QUALE MARIA? - Che cosa hanno in comune la fanciulla di Nazaret e la Madonna dei dogmi?
Autore: | GIUSEPPE MARRAZZO |
Formato: | 11,5 X 16,5 |
Pagine: | 160 |
Anno: | 2003 |
Editore: | EDIZIONI ADV |
L'Autore Giuseppe Marrazzo |
QUALE MARIA? - Che cosa hanno in comune la fanciulla di Nazaret e la Madonna dei dogmi?
RETROCOPERTINA
Le poche notizie contenute nei vangeli su Maria di Nazaret, borgo della Galilea, ci aiutano a guardarla come una «sorella» della chiesa primitiva, umile credente, fidanzata e poi moglie di Giuseppe, il carpentiere.
La sua vita è stata prima turbata poi illuminata dalla presenza del Signore. Maria della tradizione è diventata una madre generosa e attenta, una creatura umana sì, ma beatissima e santissima, una «regina del cielo» da venerare e pregare.
Queste due donne sono la stessa persona o due figure distinte? Quale Maria merita la nostra particolare attenzione? Le critiche protestanti alla mariologia cattolica sono note, tuttavia la sfida si gioca su un piano più grande. Non si tratta di avere ragione nella teoria ma di trovare nella Scrittura una risposta convincente e gratificante sul rapporto tra l'uomo e Dio, senza dover ricorrere alla devozione mariana per scoprire una divinità amica.
PREFAZIONE
La mariologia diviene spesso il luogo di verifica della qualità della fede. Da parte cattolica costituisce il punto d'arrivo di un complesso sistema di mediazione nel rapporto del credente con Dio; da parte protestante costituisce uno dei principali motivi di critica al culto cattolico, ritenuto superstizioso e idolatrico.
Notata la fondamentale distanza fra la Maria dei testi evangelici e la Madonna del culto cattolico - ciò che Giuseppe Marrazzo documenta ampiamente - ci si può chiedere quali motivazioni e quali fattori hanno incrementato lo sviluppo della mariologia cattolica.
Probabilmente, all'origine troviamo il dato antropologico della ricerca di certezze e gratificazioni che rendono rassicurante il rapporto dell'uomo con la divinità. Lo stesso Israele, perfino dopo essere stato guidato da Dio nell'uscita dall'Egitto e dopo aver ricevuto i comandamenti, non riuscì a sopportare l'assenza della mediazione visibile di Mosè, del quale non si sapeva «che fine avesse fatto» e, costruito il vitello d'oro, credette di aver trovato in esso la propria sicurezza. «Questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!» (Es 32:4). Anche in seguito, nonostante la perentorietà del primo edel secondo comandamento, Israele cercò più volte un rapporto con la divinità mediato da simulacri fatti «dalla mano dell'uomo» (Sal 115:4).
La volontà di tradurre in esperienza concreta il rapporto con la divinità si ripete a più riprese sia nella Bibbia sia nella storia delle religioni. Sia Tommaso che credette solo «dopo aver veduto», sia i cultori dei Misteri dell' antichità che cercavano di superare i limiti della loro umanità attraverso l'immedesimazione nelle vicende e nella gesta mitologiche degli dei, esprimevano lo stesso desiderio di riduzione del rapporto con una divinità trascendente, e più in generale con il mistero.
La rivelazione biblica, al contrario, propone un cammino inverso: non il rapporto con Dio come risultato di una ricerca umana, ma l'obbedienza al Dio che viene incontro all'uomo, gli propone un progetto di salvezza e chiede la sua ubbidienza. Yahweh si rivela nella sua trascendenza e nella sua totale diversità dall'ambito dell'esperienza umana: all'uomo non è dato né di pronunciare il suo nome né di vedere il suo volto. Più si manifesta e più appare come un mistero per l'uomo.
Fin dai tempi molto antichi, la predicazione cristiana ha dovuto fare i conti con la difficoltà dell'umanità a entrare in contatto con il Dio trascendente e con la sua ricerca di mediazioni e di certezze.
Nella Roma ormai cristiana dell'anno 609, il papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon non a Yahweh, al Dio rivelatosi a Mosè come il Dio geloso che non sopporta altri dèi nel suo cospetto, ma a Maria e a tutti i martiri, lasciando in tal modo uno spazio di continuità tra il pantheon pagano e il culto che nasceva dall'evangelo di Gesù Cristo. Maria e i martiri venivano a costituire un nuovo pantheon di mediatori e di intercessori tra l'umanità e la cultura greco-romana e il Dio d'Israele e di Gesù Cristo.
La mariologia poi si è sviluppata nei secoli, ma aveva già in quella vicenda una sua prima, potente affermazione. I dogmi, le affermazioni teologiche e le prassi pastorali susseguitesi nei secoli non sono altro che suoi sviluppi conseguenti.
Fra le componenti di tali sviluppi è da segnalare il trasferimento sulla figura di Maria dei significati antropologici di alcune divinità pagane, il cui culto era diffuso soprattutto nelle popolazioni rurali del- l'antichità. Ne abbiamo degli esempi in numerosi santuari mariani collocati in zone di campagna, in particolare in regioni montuose, che fra l'altro sono i luoghi più frequentati dall'affluenza spontanea delle popolazioni. In essi la Maria evangelica ha rivestito i panni e il ruolo delle divinità femminili pagane, in particolare delle dee della fecondità. Fra i numerosi esempi possibili, voglio citare due santuari, distanti fra loro oltre mille chilometri, il cui sviluppo storico, molto simile nei contenuti, si è svolto in maniera totalmente indipendente l'uno dall'altro: la Madonna del Pettoruto di San Sosti (Cosenza) e la Madonna di Oropa (Biella).
Ambedue i santuari sono posti in un contesto di sosta dei greggi in occasione della transumanza dal basso all'alto e viceversa. Entrambi si trovano inuna conca riparata con a ridosso una grande montagna e dotata di una notevole disponibilità di acqua corrente per l'abbeveramento del bestiame. Nel corso dei secoli in entrambe le località si sono sviluppate ampie strutture per l'ospitalità dei greggi e dei pastori. Inoltre, i due santuari celebrano la loro festa annuale l'8 settembre, verso la fine dell'estate, quando i greggi discendono dall'alto verso le località dove trascorreranno il resto dell'anno.
Oropa e il Pettoruto, nel contesto della civiltà pastorizia, rappresentavano certamente luoghi di incontro fra le famiglie dei pastori e i momenti favorevoli per l'intreccio anche dei rapporti amorosi tra i giovani, oltre che la fecondazione delle pecore. Avevano cioè tutte le caratteristiche dei luoghi di culto delle divinità protettrici della pastorizia e della fecondità. La loro trasformazione in santuari mariani ha sicuramente comportato una loro mutazione di significato simbolico, senza però rappresentare una radicale trasformazione nell'ambito della pratica cultuale rispetto alla precedente vita pastorale, improntata al paganesimo popolare.
Marrazzo presenta gli sviluppi teologici della mariologia cattolica e rileva con chiarezza come essi siano in contraddizione con ciò che la Bibbia afferma sul rapporto dell'uomo con Dio e sul rapporto che Maria di Nazaret ha avuto con Dio. Da parte protestante molte volte si è intervenuti in modo critico nei confronti della mariologia cattolica, e l'autore riporta le prese di posizione più notevoli in tal senso. lo credo comunque che il contributo migliore che egli offre consista nella ricchezza che, al termine della lettura, può avere comunicato a ogni persona che faccia proprie le riflessioni di questo testo. il punto di arrivo di queste riflessioni è infatti un' esperienza di fede che non lascia le persone nella necessità di cercare sicurezza e gratificazione nel rapporto con Maria e con i santi protettori, perché ha scoperto la dimensione gratificante del rapporto diretto con Dio: un rapporto familiare, paterno e materno insieme, che nello Spirito induce il credente a rivolgersi a lui con confidenza, chiamandolo "Papà» (Abbà).
Le critiche protestanti alla mariologia cattolica sono note. Meno conosciuta è la qualità della vita cristiana testimoniata dalla fede protestante. Ma è proprio qui che si gioca la sfida più grande: non tanto nell'aver ragione sul piano teorico quanto sulla capacità di una risposta convincente nell'ambito della fede vissuta, perché la mariologia ha a che fare più con la qualità della fede che con la teologia sistematica.
Ma la domanda cruciale che si apre per le chiese evangeliche è proprio questa: saranno capaci di testimoniare una fede e un rapporto con Dio talmente gratificanti da vincere sul piano della vita vissuta, prima ancora che nel dibattito teologico, la complessa realtà della mariologia e del sistema delle mediazioni che la Chiesa cattolica ha frapposto nel rapporto dell'uomo con Dio?
Cesare Milaneschi
Teologo e pastore valdese della comunità di Ferentino FR
INTRODUZIONE
Maria di Nazaret è una donna di fede che ha creduto alla Parola di Dio senza bisogno di prove e di dimostrazioni. Con piena disponibilità, ha accettato di lasciarsi sconvolgere l'esistenza da un fatto incredibile: portare nel grembo il Figlio di Dio concepito per lo Spirito Santo.
Maria si definisce la serva di Dio (Le 1:38), «l'ancella del Signore». Forse altre persone al suo posto avrebbero trovato un motivo per inorgoglirsi ... Dare alla luce il Figlio di Dio, che privilegio! È già un privilegio generare un bambino normale! Eppure Maria ha detto semplicemente: «Sono la serva del Signore». Si può essere servi solo quando si è veramente liberi e la libertà di Maria è la libertà della grazia. Quella grazia che è con lei proprio nel momento in cui un angelo le è accanto.
Maria, la donna che crede, la serva di Dio, custodisce nel suo cuore tutte le cose, come Giacobbe custodiva le cose relative a suo figlio Giuseppe (Gn 37:11). Tutti quei fatti straordinari la convincevano sempre di più che quel bambino, simile a qualsiasi altro bambino, aveva in sé qualcosa di speciale: la visita dei pastori alla grotta di Betlemme, la visita dei magi provenienti dall'oriente ... «Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo» (Lc 2:19).
Maria è vissuta in un' epoca in cui la memoria era molto sviluppata. Oggi coniamo il rischio di atrofizzarla perché ci affidiamo ai mezzi tecnologici. Al tempo di Maria anche chi non aveva la possibilità di leggere o scrivere poteva, ascoltando, memorizzare intere porzioni della Parola di Dio. Maria non atrofizza, anzi, sviluppa la sua memoria facendo bene attenzione ai fatti e custodendoli nel suo cuore.
Anche oggi, Maria dei vangeli contiene un messaggio di attualità e di urgenza. Se fosse ristudiata
a partire dalla rivelazione, ne potrebbero scaturire grandi lezioni per tutta la cristianità, ma temo che le tradizioni degli uomini aggiungeranno sempre più incrostazioni su questa figura da imitare, non certo da venerare, e anziché essere un motivo di riflessione spesso diventa un'occasione per polemizzare e allargare ulteriormente il fossato della separazione tra le chiese cristiane. Con la Maria di Nazaret non abbiamo difficoltà, per contro con la Maria di Roma e della tradizione, ne abbiamo, eccome! Le due figure sono irriconoscibili, opposte e contrastanti.
Maria di Nazaret ha custodito Gesù nel suo cuore; infatti non è sufficiente ascoltare la Parola di Dio, credere a quello che il Signore ci ha detto, ma occorre custodire Gesù Cristo nel cuore. Occorre che Gesù viva dentro di noi senza cancellare la nostra personalità, che trasformi le nostre abitudini, che capovolga la nostra esistenza. Non si tratta di restaurare, di migliorare, ma di ricostruire con lo Spirito Santo un uomo nuovo, una nuova creatura. Maria sa che questa è la prerogativa del Messia, per questo lo custodisce come un «deposito» prezioso: ella non può operare nessuna trasformazione perché è una creatura come tutte le altre. Ma che cosa le è successo? Chi è diventata?
L'altra Maria
Il culto mariano occupa un posto fondamentale nella sensibilità e nella spiritualità cattolica. Da oltre un secolo il più grande promotore della venerazione mariana è il pontefice romano. La Maria «papalina» è una prova concreta del potere infallibile che il papato ha attribuito a se stesso. Un culto totalmente assente nelle Scritture e che si regge solo su Dichiarazioni ecclesiastiche e su Costituzioni dogmatiche.
Con la prepotenza del dominus mundi, il papa, in chiusura dell'anno santo del 2000, circondato dalla coreografica compagnia di 1.500 vescovi e tramite il magico e potente mezzo mediatico, ha affidato il mondo al cuore immacolato della Madonna, senza neppure consultare gli abitanti. Come reagirebbe se il Dalai Lama affidasse il mondo a Buddha?
La chiesa vuole offrire al mondo lo spettacolo di una comunità compatta, forte e unita intorno alla figura del «capo della cristianità» (anche se per gli ortodossi è solo «il vescovo di Roma» e per i protestanti è «il segretario generale» della chiesa cattolica romana). Forse sarebbe stato più comprensibile per il mondo se i vescovi si fossero raccolti intorno alla Parola di Dio per trarre da essa il nutrimento per la loro fede e per il loro ministero. Ma non è stato così!
Per Mariam ad Christum
Le gerarchie cattoliche giustificano la devozione verso Maria perché credono che Maria conduca a Cristo. È piuttosto vero il contrario! Purtroppo Cristo porta a Maria, la quale ormai «brilla di luce propria, dice Paolo Ricca, nel firmamento cattolico».
Da ottobre 2002 a ottobre 2003 è stato l'anno del Rosario, la preghiera mariocentrica per eccellenza: 150 Ave Maria intercalate da 15 Pater Noster. li papa ha constatato che il popolo dei fedeli si allontana sempre di più da una preghiera di scarso spessore spirituale, visto il suo carattere monotono e ripetitivo, e allora è corso ai ripari. Nella sua lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ha chiesto ai cattolici di rivalutare la pratica del Rosario per esaltare nel modo dovuto la figura di Maria santissima e in conclusione del suo scritto ha raccomandato: «Che questo mio appello non cada inascoltato!».
Come pastore avventista mi sento così lontano da questa pietà, anche se ricca di sentimenti, che mi diventa difficile comprenderla alla luce della Parola del Signore. Pur mantenendo fede alle mie radici protestanti ho, però, cercato di comprendere i documenti ufficiali e le opere postconciliari. Pur animato dal desiderio di profondo rispetto per coloro che compiono percorsi di fede diversi dal mio, sono giunto alla conclusione che si può andare a Gesù senza la mediazione di Maria e della chiesa. Anzi qualche volta ho sentito che il peso della tradizione dei padri, dei dottori della chiesa, diventa una zavorra insopportabile quando ci si confronta direttamente con i testi della Scrittura.
Come non cattolico, mi verrebbe la voglia di dire che la mariologia è una «dottrina» che oscura completamente la verità rivelata: è un'eresia! (come diceva Karl Barth). Un'appendice inutile che appesantisce senza alcun bisogno la riflessione biblica.
E allora freno la mia passione ...
Mi affido al lettore e spero di essere stato capace di mostrare le due carte d'identità per poter discernere Quale Maria? merita la nostra particolare attenzione.
Firenze, 15 settembre 2003
Giuseppe Marrazzo
INDICE
Prefazione di C. Milaneschi
Introduzione
Cap 1 Maria nel Nuovo Testamento
Cap 2 Maria, che cosa ti è successo?
Cap 3 Maria e la pietà popolare
Cap 4 Abbiamo veramente bisogno di Maria?
Conclusione
Bibliografia