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MINORANZE COSCIENZA E DOVERE DELLA MEMORIA - Riflessioni recenti (1986-2000): Documentazione storica

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Descrizione
Autore:  GIURISTI E RELATORI VARI
Formato:  16,5 X 23,5
Pagine: 345
Anno: 2001
Editore:  JOVENE EDITORE

 

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L'Autore  GIURISTI E RELATORI VARI

 

 

foto non disponibileIl dovere della memoria

 

L'Autore: GIURISTI E RELATORI VARI


PREMESSA

Dal 1998 al 2000 si sono tenuti in alcune città italiane incontri e convegni sui temi dell'Olocausto, dell'obiezione di coscienza al servizio militare e dell'intolleranza razziale, etnica e religiosa.
Tali argomenti hanno un filo conduttore in comune: la coscienza e l'esistenza degli individui e delle minoranze di fronte alla pressione del potere o all'oppressione delle dittature.
Questa pubblicazione si propone di non fare svanire nel nulla le testimonianze raccolte a tali convegni e si offre come contributo alla memoria di avvenimenti e di comportamenti che debbono essere ricordati, in positivo e in negativo: tutto ciò allo scopo di esaltare i valori della coscienza, come monito che induca gli esseri umani a non «viver come bruti, ma per seguir uirtute e conoscenza».

PREFAZIONE

È difficile, ma soprattutto è sgradevole, se non addirittura odioso, cercar di stabilire chi, in un immane, inumano sterminio d'innocenti, sia vittima più innocente degli altri. È in qualche modo come cercar di stabilire anche una graduatoria di giustificazioni per gli assassini, gli sterminatori.

Allo stesso modo è impossibile affermare se l'una o l'altra categoria di perseguitati, di deportati, di sterminati costituisca il simbolo della persecuzione, dello sterminio, degli sterminii.

Eppure qualcosa del genere si è certamente verificato e si verifica sotto i nostri occhi, quotidianamente. L'impossibile, assurda, odiosa discriminazione tra sterminati e, quindi, tra sterminii, negata oggi (e non è stato facile giungere a ciò) in teoria e in astratto, è praticata di fatto, con i mille espedienti della rarefazio ne della conoscenza e della memoria, fino a rendere fastidiosa e provocatoria l'evocazione di stragi e persecuzioni lontane o recenti o attuali, se non si è giunti a negarle e farle scomparire e ciò senza neppure ricorrere all' assurdità manifesta ed esibita del co-siddetto «revisionismo». Sopprimere la verità senza mai negare i fatti, ma negando, sopprimendo l'evocazione, la presenza, l'importanza, l'immanenza di essi.

Eppure, di fronte alla follia dell'umanità rappresentata da queste inumani tragedie, di fronte all'intreccio di esaltazioni, di furori, di cinismo, di indifferenza che ha reso possibili queste catastrofi, la soppressione della memoria, dell'importanza, del significato di uno solo dei momenti, delle categorie dei perseguitati e degli sterminati comporta la distorsione del significato del sacrificio di tutti, l'avvio alla soppressione della memoria di tutti, come pure già presuppone l'abbandono di una piena, totale e sincera ripulsa dell' orrore e dell' obbrobrio di queste tragedie.

Se dei testimoni di Geova, della pagina atroce ed esaltante della persecuzione da loro subita sotto il nazismo ed il fascismo si è potuto e dovuto dire che si è trattato dei «dimenticati dalla storia», credo sia lecito trame la considerazione che in ogni persecuzione, in ogni strage, in ogni genocidio c'è una componente rappresentata dall'intolleranza, dal furore scatenati contro la «testimonianza» che i perseguitati, i prescelti per la persecuzione e la soppressione, rappresentano per i loro persecutori.

I testimoni di Geova, i Bibelforscher, in effetti, tra tutti i perseguitati nei campi nazisti di sterminio e, probabilmente, tra tutti quelli che nelle varie parti del mondo hanno subito e subiscono una simile sorte, sono quelli che visibilmente, coscientemente, e quindi al massimo grado, hanno affrontato la persecuzione come testimonianza, giorno per giorno fino alla morte, rinnovando, con il rifiuto della sottomissione e dell' abiura, loro concessa e solo a loro come «via d'uscita», il loro «martirio» nel senso etimologico del termine, al punto da lasciare sbalorditi molti dei loro compagni di sventura e gli stessi aguzzini.

In fondo anche coloro che furono sterminati per la colpa di esistere rendevano, malgrado ciò, una testimonianza, perché i loro persecutori tale considerarono la loro stessa esistenza, quella del loro gruppo etnico, del loro passato. Una testimonianza di diversità per loro insopportabile.

I testimoni di Geova si posero essi stessi come testimoni di una fede e della libertà di professarla di fronte alla violenza ed alla sopraffazione estrema. E la professione del rifiuto della violenza, pagata con la vita, sembrava fatta apposta per mettere a nudo la vera essenza dei persecutori, cultori del terrore e della violenza elevati a metodo e, più che a metodo, a fondamento di un parossistico progetto di dominio universale.

Ma anche sotto altri aspetti la persecuzione dei testimoni di Geova può considerarsi rivelatrice dell'essenza meno appariscente dello sterminio, della persecuzione e dei persecutori.
È un fatto singolare che in Italia, malgrado il carattere composito e contraddittorio del fascismo e la gradualità con la quale questo spiegò la sua essenza totalitaria, i provvedimenti di polizia contro i testimoni di Geova incominciarono, si può dire, prima ancora della formale soppressione dei partiti politici e furono generalizzati prima ancora del concordato con la Santa Sede, che segnò la svolta clericale di quel regime. È pure singolare che la repressione contro questa confessione religiosa iniziò senza che se ne fosse individuata esattamente l'identità, confondendola con quella dei Pentecostali. Tipico modo di procedere dettato da una insofferenza epidermica ed approssimativa, che caratterizzò poi tanta parte della politica interna ed estera del fascismo.

In Germania, il nazismo appena arrivato al potere provvide subito all' opera di liquidazione della compagine dei Bibelforscher e dei suoi componenti, secondo un piano evidentemente concepito e preparato prima della presa di possesso dello stato.
Un piano frutto di ossessione a lungo covata.

Ma anche in Germania l'efficienza repressiva del nazismo non si scatenò avendo individuato chiaramente la «colpa» di queste sue vittime, accusate dapprima di «giudaismo», poi di fondamentalismo, al punto che è stato giustamente rilevato che i testimoni di Geova si conquistarono agli occhi dei loro persecutori e di fronte al mondo il diritto alla loro identità attraverso la persecuzione, i campi di concentramento, i patiboli, l'etichetta del triangolo viola che li segnava tra i destinati allo sterminio.

Ed anche questo dato così tragicamente tipico della vicenda dei Testimoni sotto il nazismo, può considerarsi emblematico non dello sterminio in sé ma di una lotta di libertà, di ogni lotta di libertà che, di fronte all' oppressione ed alla persecuzione, è anzitutto lotta di affermazione d'identità.

I Bibelforscher pagarono un prezzo altissimo tra quanti furono considerati nemici ideologici del nazismo e del fascismo: La totalità degli appartenenti a quella confessione in Germania e la grandissima parte in Italia subirono condanne, sorveglianza speciale, confino, deportazione, morte. Per le idee, per il credo professato, potendo tutti sfuggire ai rigori con l'abiura. In altri paesi occupati dai nazisti la loro sorte non fu diversa. Può dirsi che quell'identità, l'identità del triangolo viola, delle lacrime e del sangue sia stata pagata da tutti e da ciascuno con una testimonianza che ha reso tragicamente attuale, reale il nome di quei credenti.

Ed ora un interrogativo: perché il silenzio, perché la dimenticanza? La risposta è forse proprio nel carattere emblema tic o di sacrificio, di martirio di libertà e di fede che è proprio della vicenda dei testimoni di Geova.
Rimuovendo la loro persecuzione, il loro sterminio, molti, troppi, hanno voluto e vogliono rimuovere la loro responsabilità, la loro connivenza, il loro colpevole silenzio verso altre stragi, altre persecuzioni, altri attentati alla libertà ed anche le stragi stesse e le persecuzioni considerate «storicamente necessarie» o «spiegabili», cioè oscenamente, in fondo, «utili».

Dimenticando il sacrificio dei Bibelforscher, molti si aiutano oggi a mimetizzare, giustificare il loro «fastidio» per il proselitismo dei testimoni di Geova. Dimenticando le circolari di Bocchini, il processo al Tribunale Speciale, si vuole, in fondo, dimenticare quel ruolo di testimoni di libertà e di fede che essi si sono conquistati costituendo per lunghi anni la comunità, il gruppo, benché minuscolo, più integralmente colpito tra quelli che il regime considerò suoi nemici ed oppositori. E anche con questa rimozione si vorrebbe rendere meno aberrante e pretestuosa pure la persistente opposizione al pieno riconoscimento del diritto di libertà e di identità della congregazione di fronte alle leggi della Repubblica Italiana.

Il dovere della memoria, di una memoria non strabica né intermittente, è, in fondo, un dovere verso noi stessi, il dovere di essere capaci di vivere appieno libertà secondo giustizia e di misurare nella libertà del nostro prossimo il valore della libertà nostra.

La raccolta degli scritti, degli interventi in convegni e dibattiti, di persone di diversa appartenenza culturale, politica e religiosa che hanno affrontato questa pagina della storia ed hanno affermato la necessità di non indulgere a questa «dimenticanza», è opera doverosa, prima ancora che utile e positiva. Per l'affermazione del dovere di ricordare, di non dimenticare e rimuovere, prima ancora che per il ricordo, per l'informazione, che pure per molti potrà costituire fonte insostituibile di conoscenza e quindi di meditazione.

A questa affermazione è augurabile che segua una ricerca ed un' analisi ancora più estesa ed esauriente. Questo volume ne è garanzia e premessa.

MAURO MELLINI*

*Avvocato, è stato tra i fondatori, nel 1956, del Partito radicale. Deputato in varie legislature, ha difeso molti obiettori di coscienza sia dinanzi ai Tribunali militari che davanti alla Corte costituzionale. Autore di opere storiche e giuridiche, ha affrontato in più occasioni i temi dell'intolleranza religiosa.

INDICE

Premessa     p.     5

Mauro Mellini - Prefazione   7

TESTIMONIANZE  

Sergio Albesano - I testimoni di Geova e l'obiezione di coscienza   15

Giorgio Bouchard - I martiri dimenticati: i testimoni di Geova nel fuoco della persecuzione nazista    49

Roberto Castellani - Roberto Castellani: biografia e intervista   55

Alberto Cavaglion - «Gli aratori del vulcano». Riflessioni sul concetto di minoranza   65

Federico Cereja - Nazifascismo e minoranze religiose  71

Susanna Conti - Chi ha paura dell'agnello mite? Come e perché dimentichiamo una parte della storia  79

Giorgio Giannini - La repressione dei culti acattolici durante il fascismo   87

Pietro Ingrao - Difesa della libertà di coscienza   97

Gianni Long - Persecuzione religiosa e conquista dell'identità   105

Roberto Lorenzini - I testimoni di Geova durante il regime fascista   111

Claudio Marta - Lo stermtnio nazista degli zingari. Qualche riflessione su vecchi e nuovi razzismi  123

Domenico Maselli - Un grande bene da difendere   133

Gianfranco Monaca - Una documentazione particolarmente preziosa   137

Carlo Ottino - Dovere della memoria, libertà civili e libertà religiosa  139

Aldo Pavia - «Mai più!»   151

Aldo Pavia - Il valore della memoria   159

Bruno Segre - Obiettori: ieri e oggi   165

Paolo Soldano - «1 'triangoli viola' nei campi li abbiamo visti». Il racconto di un testimone oculare    173

David Sorani - Sentinelle della memoria     » 175

Italo Tibaldi - Il dovere della memoria     » 181
  
APPENDICE

     I. La condanna di Remigio Cuminetti per aver rifiutato di indossare la divisa militare   189

   II. I primi documenti che attestano il controllo delle autorità fasciste sull'opera dei testimoni di Geova (1924-26)   203

 III. Sentenze di condanna dei testimoni di Geova per avere distribuito stampa religiosa nel periodo della dittatura   209

  IV. Alcune circolari emesse per vietare l'introduzione in Italia di pubblicazioni dei testimoni di Geova   215

   V. Documenti relativi alla condanna al confino di alcuni testimoni di Geova   22l

  VI. Circolari emesse dal regime per reprimere i testimoni di Geova   239

 VII. Documenti che testimoniano la contrarietà dei testimoni di Geova alla guerra  255

VIII. Pagine del rapporto che fu il punto di partenza per istruire il processo davanti al Tribunale Speciale fascista   287

  IX. Condanna del Tribunale Speciale fascista di 26 testimoni di Geova a 186 anni e 10 mesi complessivi di reclusione   311

   X. La sentenza di condanna a morte di Narciso Riet   327

  XI. Alcuni documenti sulla persecuzione dei testimoni di Geova da parte del nazismo    335