VANGELO E MEDJUGORJE
Autore: | ERNANNO ARRIGONI |
Formato: | 17 X 24 |
Pagine: | 165 |
Anno: | 2015 |
Editore: | ARACNE EDITRICE |
L'Autore Ermanno Arrigoni ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, la laurea in Filosofia presso l'Università Cattolica di Milano e il dottorato in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. |
VANGELO E MEDJUGORJE
RETROCOPERTINA
Un confronto il più possibile oggettivo tra il Vangelo e i messaggi di Medjugorje, nella consapevolezza che la parola defmitiva per un cristiano è quella di Gesù. Una teologia critica, del resto, non può evitare di porsi delle domande. Se da un lato, infatti, sono importanti per un confronto le parole di papa Francesco su Medjugorje, dall'altro è vero che la Commissione incaricata da Benedetto XVI non si è ancora ufficialmente pronunciata su queste apparizioni. Ai lettori l'ultima parola
INTRODUZIONE
Gesù Cristo prima di tutto
In questi ultimi anni ho fatto una ricerca personale sul pensiero di Gesù; mi interessava molto conoscere il più possibile dò che aveva detto, cosa avesse in mente. Come si fa una ricerca sul pensiero di un autore o di un filosofo antico, per esempio Socrate che, come Gesù, non ha scritto nulla, così nel mio lavoro ho cercato di avvicinarmi a Gesù, seguendo tutti i momenti necessari per ricostruire il pensiero di un filosofo: occorre conoscere la cultura, l'economia, la religione e la storia dell' ambiente in cui il suo pensiero è cresciuto e individuare in questo contesto storico le origini della sua filosofia1.
La ricostruzione del pensiero di Gesù è della massima importanza per coloro che credono nel profeta di Nazaret Tornare al suo pensiero diventa un passaggio ermeneutico obbligato, fondamentale, assoluto, perché solo il suo pensiero è normativo, solo il suo pensiero è cristianesimo. Senza il suo pensiero non d sarebbe né fede cristiana, né cristianesimo, né Chiese. Ed è con il continuo confronto con la filosofia di Gesù che i cristiani e le Chiese possono dire oggi di essere i testimoni autentici del Nazareno. Gesù è l'inizio e la fine del cristianesimo, è l'alfa e l' omega del movimento cui lui ha dato inizio.
Il cristianesimo poi non è un'ideologia, non è una religione nel senso tradizionale, non è una dottrina, ma prima di tutto è l'incontro con una persona: Gesù Cristo. È lui la Rivelazione, è lui il Messia, è lui il figlio di Dio, è lui il salvatore, è lui la parola di Dio:
E la Parola si è fatta carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità (Gv 1,14).
Voglio presentare una serie di citazioni dei Vangeli, degli Atti degli apostoli e, per non essere troppo lungo, della sola lettera ai Romani dell' apostolo Paolo per mostrare chi è Gesù, la sua centralità nel Nuovo Testamento, la sua unicità, la sua totalità. Lo scopo di questo lavoro non è di esprimersi sulla verità delle apparizioni di Medjugorje, questo spetta solo alla Chiesa; la Commissione incaricata dal Vaticano di esprimersi su queste apparizioni e presieduta dal cardinal Ruini, sembra aver concluso il suo iter, e quindi presto dovrebbero essere resi pubblici i risultati. Il mio intento è solo quello di confrontare con la massima obiettività che mi è possibile, il Vangelo di Gesù, con i messaggi di Medjugorje, lo spirito del Vangelo di Gesù, con lo spirito di questi messaggi. Tutto qui.
Ecco cosa si dice di Gesù nei Vangeli, negli Atti degli apostoli e nella lettera ai Romani:
È il profeta Gesù, di Nazaret, in Galilea (Mt 21,II).
Uno solo è la vostra guida, il Cristo (Mt 23,10).
lo so chi tu sei: il santo di Dio (Mc 1,24).
Che vuoi da me, Gesù, figlio del Dio Altissimo (Mc 5,7).
Cominciò a gridare e a dire: figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! (Mc 10,47).
Oggi, nella città di Davide, è nato per voi il Salvatore, che è Cristo Signore (Lc 2,II).
Gesù, maestro, abbi pietà di noi (Lc 17,13).
La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo (Gv 1,17).
Gesù, ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me (Gv 7,37).
lo sono la luce del mondo (Gv 8,12).
Gesù le disse: lo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno (Gv II,2S).
Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine (Gv 13,1).
lo sono la via, la verità e la vita (Gv 14,6).
Chi mi ama veramente, conosce i miei comandamenti e li mette in pratica.
Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio; anch'io lo amerò e mi farò conoscere a lui (Gv 14,21).
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo da lui e prederemo dimora presso di lui (Gv 14,23).
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore (Gv 15,10).
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3).
Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è più qui (Mc 16,6).
Uomini di Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mezzo di pagani, l'avete crocifisso e l'avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere (At 2,22).
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni (At 2,32).
Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso (At 2,36).
Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù (At 3,13).
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù (At 4,33).
E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo (At 5,42).
Egli [Stefano], pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio (At 7,55-56).
Filippo annunciava il Vangelo del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo (At 8,12).
Filippo annunciò (all'Etiope) la buona novella di Gesù (At 8,35).
Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret (At 10,38).
[Pietro] ordinò che (i pagani) fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo (At 10,48).
Dio ha dato a loro (ai pagani) lo stesso dono che ha dato a noi, per avere creduto nel Signore Gesù Cristo (At n,17).
Noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l'ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù (At 13,32).
Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati (At 15,11).
Barnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo (At 15,25-26).
Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia (At 16,31).
Paolo ad Atene annuncia Gesù e la sua risurrezione (At 17,16-31).
[Apollo ad Efeso] parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù (At 18,25).
[Ad Efeso] il nome del Signore Gesù veniva glorificato (At 19,17).
[L'apostolo Paolo dice:] lo sono pronto non soltanto ad essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù (At 21,13).
Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto (a Roma) e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento (At 28,30-31).
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il Vangelo di Dio che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle Sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore (Rm 1,1-4).
Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini, secondo il mio Vangelo, per mezzo di Gesù Cristo (Rm 2,16).
È lui [Cristo Gesù] che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù (Rm 3,25-26).
Noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo (Rm 5,1).
Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rm 5,8).
La grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti (Rm 5,15).
O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione (Rm 6,3-5; vedi tutto il cap. 6).
Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (Rm 8,35).
Se con la tua bocca proclamerai: Gesù è il Signore! E nel tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza (Rm 10,9-10).
Rivestitevi del Signore Gesù Cristo (Rm 13,14).
Chi si fa servitore di Cristo ... è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini (Rm 14,18).
Il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti sull' esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio (Rm 15,30).
Fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore dello Spirito Santo, vi raccomando: lottate con me nella preghiera che rivolgete a Dio (Rm 15,30).
E si potrebbe continuare.
Di questo Gesù si parla poco nei messaggi di Medjugorje; al confronto con i testi del Nuovo Testamento di sopra, essi sembrano più una catechesi tradizionale. Perché in questi messaggi non c'è al centro Gesù Cristo? Le grandi verità cristiane sono contenute nei Vangeli e nel Nuovo Testamento. Non si parla mai di regno di Dio in questi messaggi, eppure era il nocciolo della predicazione di Gesù. La crocefissione di Gesù e la sua risurrezione sono l'essenza della fede cristiana; è questa l'identità cristiana; nei messaggi c'è poco o nulla su queste verità fondamentali del cristianesimo. Non voglio suggerire alla Signora di Medjugorje ciò che deve dire, solo un pazzo potrebbe fare una cosa del genere; voglio solo fare delle domande per la mia ricerca personale, voglio solo chiedermi perché non sono presenti in questi messaggi dati che io ritengo fondamentali del Vangelo. Voglio farmi domande del tipo: perché non parla mai del regno di Dio, il messaggio centrale della predicazione di Gesù? E domande più secondarie: perché non dice mai di essere ebrea? Perché non parla mai di suo marito che era Giuseppe?
Gesù Cristo è la forza che tiene insieme i 27 libri così eterogenei che formano il Nuovo Testamento. In essi c'è il ricordo di quel Gesù che in greco viene chiamato Cristo, in ebraico Messia, cioè l'Unto, e lui tiene insieme i nostri 20 secoli così discordanti di storia e di tradizione cristiana. Il dato particolare, distintivo, sostanziale del cristianesimo sia per i cristiani che per i non cristiani, è sempre lui, Gesù Cristo; è lui l'assolutamente essenziale, normativa, determinante per coloro che credono o vogliono credere in lui. Lui solo è il vivente. "lo sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio" (Gv 14,6-7). La Parola di Gesù è la Parola di Dio (Le 5,1-2); per questo Gesù è l'unico maestro: "Voi non fatevi chiamare rabbi, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli" (Mt 23,8).
In Luca 10,38-42 Gesù arriva a Betania con i suoi discepoli e viene accolto nella casa di Marta; c'è da preparare un pranzo o una cena. Mentre Marta è "presa da molti servizi", Maria "seduta ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola". Marta si fa avanti e dice a Gesù: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". La risposta di Gesù è da meditare ogni giorno: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria ha scelto la cosa migliore che non le sarà tolta". La preoccupazione prima in assoluto del discepolo di Gesù è di ascoltare la su parola, perché solo la sua parola è la Parola di Dio.
L'ascolto e la pratica della parola di Gesù sono elementi talmente importanti e unici che sono le condizioni per salvarsi:
Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile ad un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande (Mt 7,24-27; Le 6,47-49).
Il criterio del giudizio finale, di fronte al Figlio dell'uomo, sono ancora le parole di Gesù:
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi (Mc 8,38; Le 9,26).
Gesù rivela in modo autorevole e definitivo la volontà di Dio; egli presenta le esigenze della volontà di Dio e la interpreta con le sue parole, con le sue scelte e con le sue prese di posizione; ecco perché lui è l'unico riferimento del credente:
Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Se uno mi ama, osserva la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto (Gv 14,15.23-26).
Solo Gesù è la Rivelazione, per questo deve essere continua e unica la meditazione sulle sue parole. Dopo 20 secoli i cristiani devono ritornare sempre e unicamente al pensiero del loro unico maestro (Mt 23,8); è questa un' esperienza unica e incontaminata di fede, come era tra i discepoli delle origini, esperienza che si libera, se è necessario, da tutto l'armamentario teologico, da tutte le strutture pietistiche, burocratiche, disciplinari, sovrastrutture nelle quali si smarrisce la sorgente viva, vitale, cristallina, salvifica del pensiero di Gesù È sempre lo stesso Gesù: il Gesù della storia nel quale hanno creduto i discepoli che egli ha chiamato e che lo hanno seguito sulle sponde del lago di Galilea, è lo stesso Cristo della fede nel quale hanno continuato a credere i suoi discepoli e le prime comunità cristiane dopo la sua risurrezione, è lo stesso Gesù Cristo nel quale anche noi crediamo e che incontriamo ogni domenica nell'Eucarestia, in ricordo della sua ultima Cena, secondo la su parola. Questo Gesù è presente nel suo pensiero, come è presente nell'Eucarestia; ecco perché il pensiero di Gesù è l'unico riferimento della fede, l'unica via per arrivare al Padre. Perché questi pensieri non compaiono quasi mai nei messaggi di Medjugorje? Perché in questi messaggi sono così rare le parole di Gesù?
Scriveva Pascal, scienziato, filosofo cristiano francese, nei suoi Pensieri:
Non è solamente impossibile, ma inutile conoscere Dio senza Gesù Cristo. Non solo noi non conosciamo Dio se non per mezzo di Gesù Cristo, ma non conosciamo neppure noi stessi se non per mezzo di Gesù Cristo. Noi non conosciamo la vita, la morte se non per mezzo di Gesù Cristo. Al di fuori di Gesù Cristo, non sappiamo cosa sia la nostra vita, la nostra morte, Dio, noi stessi.
Noi non conosciamo Dio che per mezzo di Gesù Cristo. Senza questo mediatore è interdetta ogni comunicazione con Dio; per mezzo di Gesù Cristo noi conosciamo Dio. Tutti coloro che hanno preteso di conoscere Dio e di provarlo senza Gesù Cristo, avevano solo prove inefficaci.
Tendo le braccia al mio liberatore che, essendo stato predetto per quattromila anni, è venuto a soffrire e a morire per me sulla terra nel tempo e in tutte le circostanze che sono state predette; e, per mezzo della sua grazia, attendo la morte in pace, nella speranza di essere a lui unito eternamente; e vivo intanto con gioia, sia nei beni che gli piace di donarmi, sia nelle sventure che mi invia per il mio bene, e che col suo esempio mi ha insegnato a sopportare. Chi lo conosce, conosce la ragione di tutte le cose. Coloro che vanno fuori strada, lo fanno perché non vedono una di queste due cose (Pensieri 728; 729; 730; 600; 602).
Papa Francesco nel discorso ai vescovi italiani durante la sessantesima Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (20 maggio 20I4), ha posto queste domande ai vescovi:
Chiediamoci: Chi è per me Gesù Cristo? Come ha segnato la verità della mia storia? Che dice di lui la mia vita? Fratelli se ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l'incontro con lui perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano soltanto la sterilità delle nostre parole e delle nostre iniziative. Non stanchiamoci dunque di cercare il Signore, di lasciarci cercare da lui, di curare nel silenzio e nell' ascolto arante la nostra relazione con lui. Teniamo fisso lo sguardo su di lui, centro del tempo e della storia; facciamo spazio alla sua presenza in noi: è lui il principio e il fondamento che avvolge di misericordia le nostre debolezze e tutto trasfigura e rinnova, è lui ciò che di più prezioso siamo chiamati a offrire alla nostra gente, pena di lasciarla in balia di una società dell'indifferenza, se non della disperazione. Di lui, anche se lo ignorasse, vive ogni uomo. In lui, uomo delle Beatitudini, pagina evangelica che torna quotidianamente nella mia meditazione, passa la misura alta della santità: se intendiamo seguirla, non ci è data altra strada. Percorrendola con lui, ci scopriamo popolo, fino a riconoscere con stupore e gratitudine che tutto è grazia, perfino le fatiche e contraddizioni del vivere umano, se queste vengono vissute con cuore aperto al Signore, con la pazienza dell'artigiano e con il cuore del peccatore pentito. Non si può narrare Gesù in maniera lagnosa, continua il papa, tanto più che, quando si perde l'allegria, si finisce per leggere la realtà, la storia e la stessa propria vita sotto una luce distorta.
Non c'è questa priorità di Gesù nei messaggi di Medjugorje, non si parla mai delle Beatitudini.
La priorità di Gesù in tutto e la conoscenza del suo Vangelo costituiscono l'essenza del cristianesimo. Scrive l'apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi:
Quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero una spazzatura (nel testo greco c'è una parola ancora più forte, skubala, che vuol dire escremento) al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui (3,7-9).
Giovanni scrive: "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore" (15,10); e nell' Apocalisse è scritto: "Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (3,20).
Per chi crede in Gesù vale sempre ciò che il geniale Dostoevskij ha scritto una volta per sempre: "Se mi si dimostrasse che Cristo non è nella verità e se fosse matematicamente dimostrato che la verità non è in Cristo, preferirei comunque restare con Cristo, piuttosto che con la verità". Questo è il Gesù dei Vangeli, il Cristo biblico: in comunione con te, Gesù, nella gioia, nella sofferenza, nella morte e dopo la morte.
Maria di Nazaret
Come per conoscere Gesù occorre partire dal Gesù storico e dal Cristo della fede dei Vangeli, così è per Maria, occorre partire dalla Maria della storia, dalla Maria dei Vangeli, per non fare una mariologia astratta, una mariologia delle nuvole, come è successo e succede anche oggi (Radio Maria, e anche a Medjugorje). Basta la Maria dei Vangeli per comprendere la grandezza e l'unicità di questa ragazza: "La Parola si è fatta carne" (Gv 1,14) nel suo utero! Detto questo, è detto tutto della grandezza della Maria della storia, tutto il resto è un contorno.
Partiamo dal Vangelo di Luca:
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei disse: Rallegrati piena di grazia: il Signore è con te. A queste parole fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell' Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria disse all' angelo: Come avverrà questo che non conosco uomo? Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio ... Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola. E l'angelo si allontanò da lei (1,26-38).
Da notare che Maria al momento dell' annunciazione poteva vere 15-16 anni, perché era quella l'età del matrimonio a quei tempi. Siamo abituati a sentire questo brano del Vangelo, ma proviamo a riflettere su quanto Luca non dice, ma che sta dietro al suo racconto. Maria era fidanzata con Giuseppe; allora l'usanza ebraica prevedeva il fidanzamento un anno prima del matrimonio; i promessi sposi avevano così il tempo per preparare la dote e un' abitazione, ma secondo la tradizione ebraica, i due erano come se fossero già sposati, per cui chi trasgrediva, in particolare la donna, era già un' adultera e, secondo la legge ebraica, poteva essere lapidata. Maria dice di "non conoscere uomo", nel senso che non aveva rapporti sessuali con Giuseppe; molto spesso nella Bibbia questo verbo ha questo significato; ovviamente conosceva Giuseppe nel nostro significato perché era il suo fidanzato.
Non dobbiamo immaginare Giuseppe come un vecchio, come appare in quasi tutti i dipinti; ciò è quanto dicono i Vangeli apocrifi, non riconosciuti dalla Chiesa. I Vangeli canonici non dicono mai che Giuseppe era un vecchio, avrà avuto qualche anno più di Maria. Se pensiamo a quanto è successo dopo il racconto di Luca, probabilmente ci furono grossi problemi per Maria. Restare incinta, quando ancora non viveva con Giuseppe, significava rischiare la lapidazione. Cosa avrebbe detto Giuseppe? Cosa avrebbero detto i suoi genitori? Cosa avrebbe detto la gente di Nazaret che allora era un villaggio di 200-300 persone? Maria conosceva tutti questi rischi, ma con la sua assoluta fede in Dio dice: 'Avvenga per me secondo la tua parola". È considerando Maria da un punto di vista storico che riusciamo a capire la portata della sua risposta affermativa di fronte all' angelo.
Luca non accenna ad alcuna conseguenza della risposta di Maria; Matteo invece parla della reazione di Giuseppe:
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto (1,18-19).
Anche Matteo non dice nulla del dramma che è venuto dopo; Giuseppe non sapeva nulla dell'annunciazione e quindi pensava che Maria le fosse stata infedele; un dramma per ogni fidanzata, un dramma per Maria che sapeva come stavano le cose. Per tutti e due sicuramente una grande sofferenza; e i genitori di Maria? E le chiacchiere della gente di Nazaret?
Giuseppe avrebbe potuto denunciare Maria e lasciarla alla sua sorte, ma Giuseppe era buono, voleva bene a Maria e pensava di lasciarla senza alcune denuncia. Poi l'angelo rivela a Giuseppe come stavano le cose: anche lui crede all' angelo e può tirare un respiro di sollievo. Anche per questo l'amore di Maria per il suo ragazzo sarà sicuramente aumentato.
Maria, incinta, va a fare visita alla sua parente Elisabetta, anche lei incinta: ciò che Luca mette in bocca alla ragazza di Nazaret in questa occasione è qualcosa di rivoluzionario. Luca utilizza dall'inizio alla fine del Magnificat il linguaggio dell'Antico Testamento; è un inno "dei poveri del Signore", cioè di quei fedeli ebrei che si affidavano totalmente a Dio e alla sua parola. L'inno, il Magnificat, propone una celebrazione dell' agire di Dio attraverso sette verbi che rivelano la diversità di ciò che Dio apprezza e di ciò che apprezzano gli uomini; la logica di Dio, dice Maria, è l'opposto di quella degli uomini. Questa ragazza di Nazaret, diremmo noi oggi, è una contestatrice. Dice infatti:
Dio ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele suo servo (1,51-54).
Si sottolineano poco nelle prediche questi aspetti del Magnificat; Maria era povera e si è schierata con i poveri, come farà suo figlio.
Nei Vangeli poi troviamo Maria alla nascita di Gesù; l'essere madre di Gesù è la vera grandezza della ragazza di Nazaret: "Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio" (Lc 2,6-7).
Dopo 8 giorni, come racconta sempre Luca, il bambino fu circonciso secondo la legge ebraica e gli fu messo il nome di Gesù; poi Maria e Giuseppe presentano Gesù al tempio di Gerusalemme, come richiedeva la legge ebraica: "Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore" (Le 2,23).
Nel Vangelo di Matteo troviamo la fuga in Egitto, episodio difficile da conciliare con il Vangelo di Luca; probabilmente i due evangelisti seguono tradizioni diverse. Anche qui una lettura storica dei Vangeli ci fa capire le sofferenze, le ansie, le paure di una giovane coppia con un bambino piccolo in viaggio verso l'Egitto a piedi: da Betlemme all'Egitto ci sono circa 250-300 chilometri. Il soggiorno in Egitto durò probabilmente circa due anni: Erode muore nel 4 a.c. (è noto che Gesù non nacque nell'anno zero, ma verso il 6-7 a. C.).
Non sappiamo più nulla di Gesù, di Maria e di Giuseppe fino a quando Gesù compie 12 anni e viene ritrovato nel tempio di Gerusalemme. Luca sottolinea la religiosità di Maria e di Giuseppe: erano ebrei praticanti, credenti, avevano già fatto circoncidere il loro bambino e lo avevano presentato al tempio; inoltre ogni anno "si recavano a Gerusalemme per la festa di Pasqua" (Le 2,41). Anche qui una lettura storica dei Vangeli ci fa capire la fatica e la lunghezza del viaggio da Nazaret a Gerusalemme: son circa 130 chilometri per l'andata e altrettanti per il ritorno, a piedi, pernottando sotto qualche albero, o in qualche baracca, ci volevano tre o quattro giorni. I viaggi a Gerusalemme per la Pasqua venivano fatti in gruppo; lo dice anche Luca: "Credendo che egli [Gesù] fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e conoscenti" (2,44). Gesù non c'è; pensiamo all' ansia di Maria, come succede anche oggi, quando una mamma non trova il suo bimbo. "Non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme" (Le 2,45).
Questa volta Maria e Giuseppe sono soli; avevano fatto una giornata di cammino, un altro giorno per ritornare. "Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio" (Lc 2,46). Maria era molto preoccupata, come tutte le mamme, e lo dice chiaramente a Gesù, quando lo ritrova nel tempio: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo" (Le 2,48).
Poi di Maria, come del resto di Gesù, non sappiamo più nulla fino a quando Gesù inizia il suo ministero di predicatore itinerante. Probabilmente Gesù sente parlare di Giovanni Battista e si reca da lui lasciando Nazaret: aveva circa 35 anni.
Alle nozze di Cana in Galilea troviamo Gesù con sua madre e i suoi discepoli; Maria dice a Gesù: "Non hanno più vino", probabilmente voleva evitare agli sposi una brutta figura. La risposta di Gesù a sua madre non è proprio gentile; il testo greco di Giovanni dice letteralmente: "Donna che c'è tra me e te?" (Gv 2,4). In alcuni casi questa espressione voleva dire nel Nuovo Testamento: donna, in che cosa ti immischi? (come nel Vangelo di Marco 1,24). Ma Maria conosceva bene Gesù, e dice ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dice, fatela". E Gesù compie il miracolo, ma non un miracolino: trasforma 6 anfore piene di acqua, in vino. Gesù non è un asceta; ciascuna anfora conteneva da 80 a 120 litri, una quantità enorme di vino, da 480 a 720 litri circa!
Continuando nell'ordine dei Vangeli, troviamo in Marco un episodio sconcertante da parte dei parenti di Gesù: "Entrò in una casa e si radunò attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: È fuori di sé" (3,20-21). Come spiegare questo fatto da parte dei suoi parenti che dicono che Gesù è matto? Si potrebbe spiegare in questo modo: Giuseppe era già morto, Gesù era il primogenito, ossia doveva continuare il mestiere del padre e badare alla sua famiglia; invece, spinto dalle sue convinzioni interiori, lascia la famiglia e il lavoro e si trasferisce a Cafarnao, dove inizia a fare il predicatore itinerante. Anche in una famiglia di oggi, se un giovane sui 35 anni, invece di continuare il suo lavoro, lasciasse questo e la sua famiglia e incominciasse a fare il predicatore itinerante, i suoi direbbero che è diventato pazzo. Che ci siano degli screzi tra Gesù e la sua famiglia è confermato da altri passi evangelici:
Gli dissero: Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano. Ma egli rispose loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Girando lo sguardo su quelli che erano seduti intorno a lui, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre (Mc 3,31-35; Mt 12,46-50).
Qui la famiglia di Gesù non fa una bella figura; egli risponde duramente a Maria e ai suoi fratelli, praticamente dice che la sua vera famiglia sono coloro che ascoltano la sua parola lì attorno a lui, e fanno la volontà di Dio. La volontà di Dio, come risulta da tanti passi dei Vangeli, è ascoltare la {mola di Gesù e fare dò che lui diceva.
Da qui in avanti non troviamo più Maria nei Vangeli; da un punto di vista storico è dubbia la presenza di Maria ai piedi della croce con il discepolo prediletto, come si legge nel Vangelo di Giovanni (9,25), perché i Vangeli sinottici dicono che le donne stavano a distanza dalla croce, e tra queste donne non c'era la madre di Gesù (Mc 15,40-41; Mt 27,55-56; Le 23,49). L'ultima volta che troviamo Maria nel Nuovo Testamento è negli Atti degli apostoli, dopo l'ascensione di Gesù: gli Undici ritornano a Gerusalemme e salgono "in una stanza al piano superiore; tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui" (1,41).
Non dobbiamo meravigliarsi che i Vangeli e gli scritti del Nuovo Testamento parlino piuttosto poco di Maria, la madre di Gesù. I Vangeli furono scritti dai 40 ai 70 anni dopo la morte di Gesù; gli evangelisti erano dei credenti, ed essi non vollero scrivere una vita di Gesù (non sappiamo nulla della sua fanciullezza e della sua giovinezza), ma proclamare alle loro comunità chi era Gesù: il Messia, il Cristo, il Risorto, il Figlio di Dio. A loro interessava annunciare questi eventi straordinari, i fondamenti della fede cristiana: ecco perché dicono poco della vita di Gesù e di Maria a Nazaret Ma quanto dicono di Maria è più che sufficiente per capire la grandezza e l'unicità di questa ragazza e poi di questa donna di Nazaret: lei è la madre di Gesù, e poiché Gesù è Dio, lei è la madre di Dio. I Vangeli apocrifì, non riconosciuti dalla Chiesa, hanno cercato di colmare tutti questi vuoti su Gesù, su Maria e su Giuseppe che troviamo nei Vangeli canonici, ma li hanno riempiti di leggende di tutti i tipi, che se possono essere valide da un punto di vista letterario, da un punto di vista storico non aggiungono nulla al Gesù, alla Maria e al Giuseppe dei Vangeli canonici e della storia, e neppure alla fede cristiana.
Questa è dunque Maria di Nazaret come la presentano i Vangeli; dobbiamo sempre tenere presente la Maria della storia, la Maria dei Vangeli, per non prendere tangenti astratte come fanno spesso le varie mariologie e causare danni a questa straordinaria e unica figura del Vangelo: "La parola si è fatta carne" (Gv 1,14) nel suo utero.
NOTE
1. E. ARRIGONI, Storia e jède. Introduzione al pensiero di Gesù, Aracne, Roma 2014.
INDICE
9 Introduzione
23 1. Le apparizioni di Medjugorje
29 2. Confronti: Vangelo e messaggi di Medjugorje
159 Conclusione
163 Opere citate