GIACOMO, FRATELLO DI GESÙ
Autore: | CLAUDIO GIANNOTTO |
Formato: | 12,5 X 20,5 |
Pagine: | 140 |
Anno: | 2005 |
Editore: | EDITRICE IL MULINO |
L'Autore Claudio Giannotto Insegna Storia del cristianesimo e Storia delle origini cristiane nell'Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni "L'enigma di Gesù" (a cura di E. Prinzivalli, con E. Norelli e M. Pesce; Carrocci, 2008), "Ebrei credenti in Gesù" (Edizioni Paoline, 2012) e, per il Mulino, "I vangeli apocrifi" (2009). |
GIACOMO, FRATELLO DI GESÙ
RETROCOPERTINA
Giacomo, fratello del Signore, svolse un ruolo di grande rilevanza all'interno del movimento diGesù nel periodo immediatamente successivo alla morte del capo carismatico, e godette per un certo periodo di autorità e prestigio non inferiori a quelli attribuiti a Pietro e Paolo.
Perché allora - dopo essere stato anche punto di riferimento di molte tradizioni eterogenee - cadde nell'oblio?
INTRODUZIONE: QUALE GIACOMO?
In italiano, il nome Giacomo si presenta come la traduzione del latino Iacobus e del greco Iakpbos, che a loro volta traducono l'ebraico ya'aqou. Le ricorrenze di quest'ultimo termine nella Bibbia ebraica (cfr. Gen 25,26) sono generalmente rese in greco con Iacob e in latino con Iacob, forme indeclinabili, che in italiano diventano Giacobbe; mentre negli scritti cristiani il termine viene reso declinabile con l'aggiunta della desinenza (-os per il nominativo greco; -us per il nominativo latino) e in italiano diventa Giacomo1
Negli scritti del Nuovo Testamento, sono almeno cinque i personaggi designati con il nome di Iakobos = Giacomo. Il primo è Giacomo figlio di Zebedeo, fratello di Giovanni, che era pescatore nel lago di Gennesaret e di lì fu chiamato a seguire Gesù (Mc 1,19-20: «E, procedendo un poco più avanti, [Gesù] vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e suo fratello Giovanni, che stavano anch' essi sulla barca, rassettando le reti; e subito li chiamò; e quelli, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con gli operai, lo seguirono»; cfr. Mt 4,21-22). In quanto membro del gruppo dei Dodici, egli partecipò attivamente alla vita pubblica di Gesù: insieme a Pietro e al fratello Giovanni fu testimone oculare della risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37; Lc 8,51); della trasfigurazione di Gesù sul Tabor (Me 9,2; Mt 17,1); dell'angoscia di Gesù al Getsemani (Mc 14,33; Mt 26,) I). Fu messo a morte da Erode Agrippa I nel 44 ca. durante una persecuzione contro i seguaci di Gesù a Gerusalemme (At 12,1-2: «In quel tempo il re Erode si mise a maltrattare alcuni membri della chiesa; fece morire di spada Giacomo, fratello di Giovanni»).
Un secondo Giacomo è il figlio di Alfeo, anch'egli uno dei Dodici (Me 3,16-19: «Così, dunque egli [Gesù] costituì i Dodici: Simone, cui diede il nome di Pietro; Giacomo di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di boanérges, vale a dire "figli del tuono"; e poi Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, che poi lo tradì»; cfr. Mt 10,2-4).
Un terzo Giacomo, che in Mc 15,40 porta il soprannome di «il piccolo» (gr. ho mikros), viene menzionato nei racconti della passione per identificare una certa Maria, presentata come madre di Giacomo, la quale è testimone dell' esecuzione capitale di Gesù (Me 15,40: «C'erano pure alcune donne, che stavano osservando da lontano; tra di loro: Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo il piccolo e di Ioses, e Salome, le quali lo avevano seguito e servito quando era in Galilea, e molte altre che erano salite a Gerusalemme con lui»; cfr. Mt 27 ,56) e del sepolcro vuoto (Me 16,1: «Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome comprarono degli aromi per andare ad ungerlo»; cfr. Le 24,10). Il soprannome «il piccolo», che poteva riferirsi o alla bassa statura2 oppure alla giovane età, doveva servire con ogni probabilità a distinguere il personaggio da altri che portavano lo stesso nome di Giacomo; l'uso, che si impose più tardi, di distinguere tra i Dodici un Giacomo il maggiore (il figlio di Zebedeo) e un Giacomo il minore (il figlio di Alfeo) aprì poi la possibilità per l'identificazione, attestata già in epoca patristica, di Giacomo il piccolo con Giacomo di Alfeo.
Un quarto Giacomo è menzionato due volte come padre di Giuda, uno dei Dodici (Lc 6,13-16: «Fattosi giorno, chiamò a sé i suoi discepoli, ne scelse dodici e diede loro il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro e Andrea, suo fratello; Giacomo e Giovanni; Filippo e Bartolomeo; Matteo e Tommaso; Giacomo di Alfeo e Simone, soprannominato lo Zelota; Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che poi lo tradì»; cfr. At 1,13). Come si può notare, la lista dei Dodici di Luca, ripresa in At 1,133 , non coincide esattamente con quella di Marco e Matteo: a parte l'ordine, il Taddeo di Mc 3,18 e Mt 10,3 diventa in Le 6,16 e At 1,13 Giuda di Giacomo. È probabile che il nome attestato da Luca sia quello originario, come conferma anche Giovanni, il quale, nel contesto dei discorsi di addio che Gesù rivolge ai suoi discepoli poco prima di recarsi al di là del torrente Cedron, dove sarà arrestato in seguito al tradimento di Giuda Iscariota, riferisce di una domanda posta al maestro da «Giuda, non l'Iscariota» (Gv 14,22)4 .
La sostituzione, che troviamo attestata già in Marco e che sarà poi ripresa dalla tradizione successiva5 , del nome di Giuda di Giacomo con Taddeo o Lebbeo, secondo alcune varianti testuali - appellativi che presentano una sfumatura vezzeggiativa - fu dovuta verosimilmente alla preoccupazione di evitare possibili confusioni con l'altro Giuda, l'Iscariota appunto, che, per il suo clamoroso gesto di tradimento, avrebbe prevedibilmente concentrato su di sé l'attenzione dei lettori/ascoltatori, rendendo in questo modo piuttosto problematico ogni riferimento ad un altro personaggio dello stesso nome nel gruppo dei Dodici senza il costante e faticoso ricorso a precisazioni e spiegazioni che permettessero di distinguerlo dal più famoso omonimo.
Il quinto ed ultimo personaggio di nome Giacomo ci è presentato nelle fonti antiche con gli epiteti tradizionali di «fratello del Signore» e di «giusto». Gesù, come testimoniano i vangeli canonici, doveva avere «fratelli» e «sorelle»; l'evangelista Marco, ripreso da Matteo, riporta addirittura i nomi di quattro fratelli di Gesù, mentre menziona soltanto in modo generico le sue sorelle, di cui non fornisce né il numero né i nomi (Mc 6,3: «Non è forse il carpentiere, il figlio di Maria e il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? e le sue sorelle non sono forse qui, presso di noi?»; cfr. Mt 13,55-56). Giacomo, fratello del Signore, doveva, dunque, essere un membro della famiglia di Gesù6 .
È di quest'ultimo Giacomo che ci occuperemo qui. Anche se è relativamente poco conosciuto, soprattutto se lo si confronta con altri personaggi del cristianesimo delle origini, come ad esempio Pietro o Paolo, che hanno sempre goduto, e tuttora godono, all'interno della tradizione cristiana di una notorietà incomparabilmente maggiore, Giacomo il giusto svolse un ruolo estremamente importante nel contesto del movimento di Gesù nel periodo immediatamente successivo alla morte violenta del capo carismatico. Le informazioni storicamente attendibili su di lui sono piuttosto scarne e non sempre facili da valutare; in compenso, la sua vicenda ha fornito lo spunto per la formazione di alcune linee di tradizione più o meno leggendarie, che hanno usato e valorizzato il personaggio nei modi più diversi, attraverso la selezione, la modificazione e la rielaborazione creativa dei dati storici, per rispondere alle domande e venire incontro alle esigenze dei gruppi che progressivamente si andavano diversificando all'interno del movimento di Gesù.
Così troviamo Giacomo e i familari di Gesù in competizione con Pietro e il gruppo dei discepoli più stretti nel delicato momento di transizione immediatamente successivo alla morte del capo carismatico per risolvere il problema di chi ne fosse il successore, e quindi il vero erede (cap. 1); Giacomo e la comunità di Gerusalemme si trovarono a dover affrontare forti tensioni e contrasti con Paolo, sceso in campo in modo imprevisto e promotore di una missione ai gentili senza imposizione della circoncisione e dell'osservanza della legge mosaica (cap. 2); la morte violenta di Giacomo fornì lo spunto per il formarsi di una ricca tradizione agiografica relativa al suo martirio, che si sviluppò in ambienti diversi (cap. 3); dopo la sua morte, Giacomo conobbe una certa fortuna e diventò il personaggio di riferimento per i cristiani di origine giudaica, che gli attribuirono un' autorità e un primato particolari; anche gli autori gnostici si appropriarono di Giacomo, fratello del Signore, e lo «addomesticarono» secondo le esigenze delle loro dottrine, facendone un anello della catena di tradizione esoterica che li univa al Rivelatore, in contrapposizione alla catena di tradizione pubblica e verificabile, rappresentata dalla successione dei vescovi, cui faceva riferimento la Grande chiesa7 (cap. 4); a Giacomo è attribuita una Lettera che è entrata a far parte del canone delle Scritture cristiane e, an- che se verosimilmente non fu scritta direttamente da lui, tuttavia veicola gli insegnamenti e i valori fondamentali della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme da lui guidata (cap. 5); infine, Giacomo fu coinvolto nelle discussioni sul problema dei fratelli e delle sorelle di Gesù, che sorse in concomitanza con gli sviluppi della riflessione sulla verginità perpetua di Maria; in questo contesto si affermerà la tesi di Girolamo (fine sec. IV), secondo la quale Giacomo sarebbe non un fratello, bensì un cugino di Gesù; questa tesi, destinata ad influenzare e condizionare pesantemente tutta la tradizione successiva, finirà per ridimensionare in modo radicale l'importanza e l'autorità riconosciute a Giacomo nei secoli precedenti, e a relegarlo nel ruolo di figura marginale (cap. 6).
NOTE
1Come si sia originata la forma del nome nelle lingue moderne (Giacomo in italiano, dove la labiale b/v dell'ebraico, del greco e del latino è sostituita dalla nasale m, che ritroviamo anche nello spagnolo Jaime, nell'inglese [ames, ecc.) non è molto chiaro.
Un'ipotesi verosimile è che lo sviluppo Iacobus > Iacomus derivi da una nasalizzazione della vocale o con assimilazione alla labiale successiva (forma intermedia "lacombuss, cui avrebbe fatto seguito la semplificazione del gruppo consonantico mb attraverso la perdita della labiale b. Un caso analogo di sostituzione della labiale b/v con la nasale m nel passaggio dall'ebraico al greco si ha, ad esempio, nel toponimo ebraico yavneh, che diventa in greco iamneia.
2Nel famoso episodio raccontato da Le 19,1-10, Zaccheo, che era basso (gr. mikros) di statura, è costretto a salire su un albero per vedere Gesù.
3Com'è noto, Luca è l'autore sia del terzo vangelo sia degli Atti degli apostoli.
4I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono detti «sinottici» perché hanno grosso modo la stessa struttura e gli stessi contenuti e possono essere presentati su tre colonne parallele, che permettono di cogliere con uno sguardo d'insieme le parti comuni e quelle
specifiche di ciascun testo. Già nell'Ottocento, la critica filologica, sviluppatasi soprattutto nelle università tedesche, aveva studiato i rapporti fra i tre vangeli sinottici, giungendo alla conclusione che il vangelo di Marco sarebbe quello più antico e che i vangeli di Luca e Matteo dipenderebbero da esso. TI quarto vangelo, invece, quello di Giovanni, che presenta una struttura e contenuti alquanto diversi, sarebbe indipendente dai sinottici. Quando i vangeli discordano su un certo elemento, come avviene, ad esempio, nel caso del nome di uno dei Dodici (Taddeo per Mc 3,18 e Mt 10,3; Giuda di Giacomo per Le 6,16) si fa ricorso, per valutare la storicità di una testimonianza, a diversi criteri, tra i quali figura anche quello cosiddetto dell'attestazione multipla: quando un dato è attestato da più fonti indipendenti, esso ha maggiori probabilità di essere storico rispetto al dato che è attestato da una sola fonte. Nel caso in questione, il nome di Taddeo è attestato da una sola fonte (Mt 10,3 non rappresenta una seconda fonte, perché dipende da Me), mentre quello di Giuda è attestato da due fonti indipendenti (Le e Gv).
5Di un discepolo di Gesù di nome Giuda di Giacomo, oltre alla testimonianza di Luca e di Giovanni, non si hanno più notizie nella tradizione successiva, mentre di Taddeo conosciamo l'attività missionaria a Edessa, in Siria-Mesopotamia, raccontata negli Atti di Taddeo apocrifi; inoltre, su di lui ci fornisce alcune informazioni anche il primo storico della chiesa, Eusebio di Cesarea (sec. IV) nella sua Storia ecclesiastica (1,13; 2,1,6-8).
6Sul problema dei fratelli e delle sorelle di Gesù si veda più avanti, capitolo 6.
7Con questo termine si indica, per contrasto con i diversi gruppi minoritari e particolari, il settore maggioritario del cristianesimo nascente, che attraverso un complesso processo di organizzazione e istituzionalizzazione, sarebbe poi diventato, a partire dal sec. IV, il cristianesimo ufficiale.
INDICE
Introduzione: quale Giacomo?
I. Giacomo, Pietro e la successione di Gesù
La testimonianza di Paolo
Liste di apparizioni del Risorto
La testimonianza del Vangelo degli ebrei
Gesù sconfessa i propri familiari
Il problema della successione di Gesù
II. Giacomo, Paolo e la missione ai gentili
«Ebrei» ed «ellenisti»
L'assemblea di Gerusalemme
Una storia alternativa del confronto tra Giacomo e Paolo
III. Il martirio di Giacomo
La notizia di Flavio Giuseppe
Le rielaborazioni cristiane della morte di Giacomo
IV. La fortuna di Giacomo: i cristiani di origine giudaica e gli gnostici
I cristiani di origine giudaica
Gli gnostici
V. La lettera di Giacomo
Problemi storici e letterari
Il messaggio della Lettera di Giacomo
VI. Giacomo, i fratelli di Gesù e la verginità di Maria
Fratelli/sorelle di Gesù come figli di Maria e Giuseppe nati dopo Gesù
Fratelli/sorelle di Gesù come figli di Giuseppe da un precedente matrimonio
Fratelli/sorelle di Gesù come cugini
Conclusioni. L'eredità di Giacomo
Indice dei nomi