I CRISTIANI E L'IMPERO ROMANO
Autore: | ILARIA RAMELLI |
Formato: | 12 X 20 |
Pagine: | 110 |
Anno: | 2011 |
Editore: | MARIETTI 1820 |
L'Autore Ilaria Ramelli ha conseguito due lauree, un dottorato e una ricerca postdottorale e negli ultimi 15 anni è stata Giovane Ricercatore nel Tardoantico, Assistente in Storia Romana e Storia della Storiografia Antica, Professore di Storia dell'Oriente Romano e Assistente di Filosofia Antica (dal 2003 presso l'Università Cattolica di Milano). Dirige progetti di ricerca internazionali. |
I CRISTIANI E L'IMPERO ROMANO
RETROCOPERTINA
La presente raccolta è una selezione degli articoli di Ilaria Ramelli apparsi nella rubrica di "Avvenire" tra il 2009 e il 2010 e basati su intense e ininterrotte ricerche scientifiche ormai ventennali. Il libro, diviso in quattro sezioni, mette in luce un'indagine del tutto originale di documenti noti e meno noti sulla figura di Gesù in fonti non cristiane del I secolo; su come il cristianesimo fu conosciuto a Roma già nel I secolo; sulle allusioni al cristianesimo nei romanzi e nelle satire pagane del I-Il secolo; su alcuni esempi della prima diffusione del cristianesimo dal Vicino
Oriente all'India.
PREFAZIONE
La presente raccolta costituisce una selezione tratta dagli articoli apparsi nella mia rubrica settimanale Colombario sul quotidiano "Avvenire" nel 2009/2010. Questi brevi articoli, a loro volta, rappresentavano una stretta selezione e un' estrema condensazione, a scopo divulgativo, di alcuni risultati di intense e ininterrotte ricerche scientifiche ormai ventennali sulle origini del cristianesimo.
Ho suddiviso questa raccolta in quattro ampie sezioni:
I) La figura di Gesù in fonti non cristiane del I secolo, che attestano da subito la sua piena storicità e la diffusione della sua conoscenza: prima ancora di Tacito o Svetonio, a ricordare Gesù come figura importante e straordinaria sono Mara Bar Serapion, uno stoico pagano, parlante siriaco, nel 73 d.C. o poco dopo, e Flavio Giuseppe, giudeo protetto dalla dinastia Flavia, fariseo, storico della cultura e del popolo giudaico e, prima ancora, della guerra che portò ai tragici eventi del 70 d.C., con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio. Sia Mara sia Giuseppe caratterizzano Gesù come "saggio", al punto che Mara lo assimila perfino a due massimi filosofi greci, Socrate e Pitagora; Giuseppe stesso lo presenta come "maestro". Mara però ne enfatizza il titolo di "re dei Giudei", fatto anche apporre da Pilato sul cartiglio che ne motivava la condanna, mentre Giuseppe ne enfatizza i miracoli. Entrambi ricordano da subito quello che era il primo messaggio portato dall'annuncio (kerygma) cristiano: la resurrezione di Gesù.
Però a modo loro: Mara, da stoico, non crede alla resurrezione del corpo, bensì interpreta quella di Gesù come un suo sopravvivere "nelle nuove leggi da lui promulgate", a dispetto della sua ingiusta uccisione, come furono ingiuste quelle di Socrate e di Pitagora, che non rimasero impunite. Nemmeno quella di Gesù restò impunita, secondo Mara: egli è il primo - e forse l'unico non cristiano - a istituire un nesso tra l'iniqua condanna di Gesù e la caduta di Gerusalemme. Quanto a Giuseppe, egli ne riferisce sì la resurrezione, come pure ne riporta il titolo messianico, ma senza credervi: la resurrezione è quello che affermano i discepoli, che continuarono ad amare Gesù anche dopo la sua morte; quanto al titolo messianico, Giuseppe in due passi delle Antiquitates (uno su Giacomo Minore e uno su Gesù) chiama Gesù "il cosiddetto Messia". Proprio l'estraneità delle due fonti al cristianesimo rendono Mara e Giuseppe testimoni preziosi e non "sospetti" della figura storica di Gesù, e ben prima di Tacito.
Mara è del 73; Giuseppe nemmeno vent'anni dopo; se poi la versione slavonica del suo Bellum Iudaicum dovesse provenire dalla redazione originaria, aramaica, dell' opera - come avevo sospettato una dozzina d'anni fa e come successivamente Étienne Nodet ha sostenuto -, allora anche la testimonianza di Giuseppe su Gesù non solo sarebbe molto più ricca del Testimonium Flavianum delle Antiquitates, ma proverrebbe addirittura dai primissimi anni Settanta del I secolo. In entrambi i casi, saremmo a soli quarant' anni dalla morte di Gesù. È anche l'epoca approssimativa della redazione finale dei vangeli; san Paolo aveva già scritto da tempo.
Proprio la piena storicità di Gesù fa correggere alcune conclusioni che talora sembrano essere state suggerite riguardo a una stele giudaica anteriore alla sua vita terrena e proveniente dalla zona del Mar Morto. Essa è preziosa per documentare le attese messianiche del tempo, ma sarebbe scientificamente inaccettabile dedurne che la figura e le vicende di Gesù fossero state inventate dai cristiani per adattarle a quelle attese.
II) Ancora sul I secolo: come il cristianesimo venne subito conosciuto a Roma (il senato consulto del 35 sotto Tiberio, citato non solo da Tertulliano ma, come ho scoperto, anche in un frammento porfiriano; la venuta di Paolo a Roma e la sua corrispondenza con Seneca, che potrebbe non essere pseudo-epigrafica, come ho suggerito adducendo nell'ultimo quindicennio sempre nuove prove, filologiche, linguistiche, e storiche). Quella che probabilmente è la più antica lettera cristiana privata pervenutaci all' esterno del canone neotestamentario proviene da Alessandria, la città di Filone, dove secondo la tradizione 1'evangelista Marco si recò dopo essere stato l'interprete di san Pietro a Roma e avervi composto il suo vangelo, il più antico dei quattro pervenuti (senza considerare il "Matteo semitico" che è perduto, sempre che fosse un vangelo e non una raccolta di detti di Gesù o altro). La tradizione del II secolo fissa la composizione del vangelo marciano a Roma agli inizi del regno di Claudio.
In Fonti note e meno note sulle origini dei Vangeli ("Aevum", 81 [2007], pp. 171-185) ho addotto nuovi argomenti contro un troppo frettoloso accantonamento di questa tradizione. E proprio sui vangeli ho voluto inserire almeno un piccolo articolo, sia nella rubrica Colombario sia in questa raccolta, tratto da un saggio fra i tanti che ho offerto, in riviste scientifiche di filologia neotestamentaria, su passi filologicamente problematici del Nuovo Testamento. Qui emerge dalle mie argomentazioni che Gesù non disse mai a sua Madre: "Che ho a che fare con te, o donna?". Anche in questo caso specifico, come in quasi tutti gli altri che ho studiato nel Nuovo Testamento, il ricorso alle antiche versioni e all' esegesi patristica, accanto alle armi filologiche e interpretative dell' esegesi scientifica, si è rivelato illuminante. In tutti questi saggi spero allora di aver dato, e di continuare a dare, un minuscolo apporto a quella "esegesi teologica" di cui il Santo Padre Benedetto XVI ha così opportunamente sottolineato la necessità. La sua istanza, che ho abbracciato da sempre, è quella di un' esegesi che unisca la metodologia storico-critica, in cui l'esegesi accademica è a un altissimo livello, a quella teologica (fondata sull'unità della Scrittura, sulla tradizione patristica e sull'analogia della fede), in cui invece l'esegesi scientifica risulta scadente. Sull' esegesi teologica mi limito a rinviare i lettori al recente libro di Mons. Enrico dal Covolo, Il Vangelo e i Padri: per un'esegesi teologica, Roma 2010.
III) La presenza di allusioni al cristianesimo nei romanzi e nelle satire pagane del I-II secolo rivela quanto fosse diffusa la conoscenza del fatto e dell' annuncio cristiano fin dal primo momento. Incomincio da un editto imperiale di età neroniana contro i cristiani, che sembra riflesso sia in Caritone sia in Petronio, romanzieri appunto di quell' epoca. In questo editto i cristiani erano colpiti in quanto trafugatori di cadaveri (accusa vigente contro di loro anche secondo il vangelo di Matteo) ed empi, perché adoravano come Dio un essere umano. Petronio parodia episodi della vita di Gesù, che sembrano tratti specialmente dal vangelo di Marco, che quando egli scriveva, a Roma, al tempo della persecuzione neroniana, circolava forse in forma parziale; anzi, secondo la tradizione era addirittura già stato composto e diffuso da Roma. Caritone riflette soprattutto scene dalla crocifissione, morte e resurrezione di Gesù (la tomba trovata vuota).
Apuleio, romanziere e filosofo medioplatonico della prima metà del II secolo, fa la caricatura di una donna cristiana e di una diaconessa nelle Metamorfosi e di un uomo cristiano in un' altra opera. Entrambi i quadretti sono un concentrato di accuse anticristiane dell' epoca; quello che Apuleio incrimina in entrambi è l'ateismo nei confronti degli dèi tradizionali e la fede in un Dio unico: anche il giudaismo ne era caratterizzato, ma solo il cristianesimo era fuori legge nell'Impero romano, dal senato consulto del 35 in poi. Quanto a Giovenale, che subì influssi stoici, all'inizio del II secolo allude più volte al cristianesimo nelle sue Satire, ad esempio deplorando la condanna a morte del senatore M'. Acilio Glabrione in quanto cristiano sotto Domiziano, o alludendo alla tortura di san Giovanni apostolo, che fu fatto immergere in un contenitore d'olio bollente da Domiziano per un delitto religioso, ossia in quanto cristiano. Secondo la tradizione, Giovanni ne uscì illeso e l'imperatore lo relegò nell'isola di Patmo, dove questi poi compose l'Apocalisse.
IV) L'Oriente cristiano antico: alcuni esempi della prima diffusione del cristianesimo dal Vicino Oriente all'India. Panteno, filosofo cristiano del II secolo che ad Alessandria insegnò e fu maestro di Clemente e ben noto anche a Origene, che lo elogiò in una lettera, su invito di comunità cristiane che erano già presenti in India andò a insegnare anche là, e trovò che quelle comunità già possedevano il vangelo di Matteo in lingua semitica. Potrebbe essere stata la prima redazione di quel vangelo, in ebraico o aramaico, oggi perduta, oppure una delle primissime traduzioni siriache dei vangeli: la più antica di tutte, la Vetus Syra (che traduceva i vangeli separatamente, a differenza del Diatessaron di Taziano che li armonizzava in uno), data a partire dal II secolo. Un gruppo di articoli si concentra sulla tradizione dell' evangelizzazione di Edessa. È molto probabile che il re edesseno Abgar il Grande, contemporaneo di Bardesane di Edessa e Clemente Alessandrino, fosse un cristiano, ed è certo che il cristianesimo era ben presente a Edessa ai suoi giorni. La tradizione che gravita attorno alla figura dell'apostolo Addai, raccolta prima da Eusebio e poi dalla siriaca Doctrina Addai, risale ancor più addietro e indica Abgar Ukkama (il Nero) come primo re cristiano di Edessa, ai tempi di Gesù.
Sarebbe stato allora che Edessa avrebbe ricevuto il Mandylion, che ha buone probabilità di essere la Sindone di Torino. Mentre alcuni elementi della storia di Addai e Abgar sono leggendari (come l'epistolario tra Abgar e Gesù), altri, quali l'epistolario tra Abgar e Tiberio, rivelano, come ho dimostrato, importanti tracce storiche. In tal caso queste lettere, scritte attorno al 35, costituirebbero la prima menzione pagana di Gesù in un documento conservato (la relazione autentica di Pilato a Tiberio su Gesù è perduta), ancora prima di Mara e Giuseppe. L'ultimo gruppo di articoli riguarda la leggenda di Mari, apostolo della Mesopotamia, raccolta nei siriaci Atti di Mari, in cui pure ho potuto mettere in luce molte tracce storiche in vari articoli precedenti (segnalati qui infra a p. 101) e in un volume del 2008 (Atti di Mar Mari, Brescia). Le mie argomentazioni, accanto alla traduzione e al commento, sono state recepite molto positivamente nelle due recensioni a tale volume da parte dell' orientalista oxoniense Sebastian P. Brock e della specialista di atti apocrifi Judith Perkins, rispettivamente sulle riviste scientifiche "Ancient Narrative", 7 (2008), pp. 123-130 (www. ancientnarrative.com; anche in http./zwww.thefreelibrary.com), e "Aevum", 83 (2009), pp. 269-271.
Sono profondamente grata, in primo luogo, al professore e Rev. Mons. Massimo Camisasca, senza la cui iniziativa e il cui invito questa raccolta non sarebbe mai stata realizzata, e all'editrice Marietti per la pubblicazione, la professionalità e la gentilezza. Un vivo grazie anche a Roberto Righetto e ai responsabili di "Avvenire" per l'invito - oneroso, ma molto ben accetto, e che mi ha onorato - a tenere la suddetta rubrica Colombario sul loro quotidiano per un anno. È stata una bella occasione e continuerò a contribuire, pur in altra forma, lietamente.
Soprattutto, mi sia concesso di rivolgere un tributo di riconoscenza e stima vivissime in memoriam a Marta Sordi, con la quale ho collaborato per un ventennio dal punto di vista scientifico e umano, quando ero sua studentessa durante gli anni della prima e della seconda laurea all'Università Cattolica di Milano, quando ero sua assistente in Storia Romana e poi in Storia della Storiografia Antica, negli anni del dottorato di ricerca all'Università degli Studi di Milano, quindi durante la ricerca postdottorale che ho condotto ancora sotto la sua guida, come giovane ricercatrice, e da professoressa di Storia dell'Oriente Romano. Abbiamo continuato a collaborare fino alla sua dipartita, e paradossalmente (ma non troppo) anche dopo. Non ho mai interrotto queste e molte altre ricerche e, Caelo volente et mirabiliter adiuvante, proseguirò fino a quando continuerò a dedicare la mia vita alla ricerca scientifica e all' attività accademica.
Ilaria Ramelli
nella Festa dell' Assunzione della Santissima Vergine Maria, AD 2010
INDICE
Prefazione
Sezione I
Gesù nelle fonti non cristiane
1. La Lettera di Mara
La Lettera di Mara è del I secolo
Filosofia nella Lettera di Mara
Gesù, «il saggio re dei Giudei»
2. Testimonium Flavianum
Giuseppe Flavia su Gesù e i cristiani
Il Testimonium Flavianum e le redazioni di Giuseppe
3. La stele del Mar Morto
Il Messia atteso dagli ebrei
«Vivi!». Eimperatioo inciso sulla stele
Conjutazione di alcune illazioni
Sezione II
L'arrivo del cristianesimo a Roma, un passo evangelico e lettere cristiane
1. Il senatoconsulto
2. Nerone e l'arrivo di san Paolo a Roma
3. L'epistolario Seneca-san Paolo
Alcuni dubbi
Indizi storici
Dati linguistici
4. Che ho a che fare con te, o donna?
5. La lettera di Ammonio ad Apollonio
I primi cristiani d'Egitto?
Indizi linguistici e paleografici
Contestualizzazione storico-culturale della lettera
Sezione III
li cristianesimo nei romanzi e nelle satire pagane
1. L'Editto di N azareth
2. Petronio
I giudei e i cristiani
Petronio e i cristiani
Crocifissione, resurrezione, eucaristia
3. Caritone
Caritone e i cristiani
Caritone e i vangeli
4. Apuleio
Apuleio e i cristiani: l' onolatria
La moglie del mugnaio
Altre accuse alla moglie del mugnaio
I cristiani e la magia
I pesci, le persecuzioni, e il platonismo
5. Giovenale
Giovenale e san Giovanni
Giovenale e i cristiani
San Giovanni a Roma: le fonti
Sezione IV
L'Oriente cristiano antico
1. Dal Mandylion di Edessa alla Sindone
2. L'apostolo Addai
La Doctrina Addai
Abgar e Tiberio
3. Abgar il Grande re cristiano di Edessa?
4. La missione di Panteno in India
5. L'apostolo Mari
Gli Atti di Mari e le origini del cristianesimo in Mesopotamia
Gli Atti di Mari: considerazioni storiche
Gli Atti di Mari e il Mandylion di Edessa