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LA TUA PAROLA È VERITÀ - 50° anniversario della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture

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Prezzo di vendita14,66 €
Descrizione
Autore: HAL FLEMINGS - ANTONY BYATT
Formato:  16,5 X 22
Pagine: 510
Anno: 2007
Editore: VEGA GRAPH

fleming-hal-120L'AUTORE Hal Flemings, laureato in lettere e filosofia alla Wayne State University di Detroit, ha studiato lingue classiche (greco e latino) e si è specializzato in ebraico, divenendo docente di ebraico al San diego Community College (California). E' autore di numerosi articoli di teologia biblica e libri fra cui L'esistenza di Dio, prove filosofiche, scientifiche e tologiche e Critica Biblica sotto esame. Ispirazione, inarranza e canonicità delle Sacre Scritture. Anthony Byatt vive in Inghilterra ed è uno studioso della Bibbia da molti anni. Membro della International Society of Bible Collectors, ha scritto numerosi articoli di teologia biblica. Fra i suoi libri segnaliamo Le metafore del NuovoTestamento.


LA TUA PAROLA È VERITÀ - INTRODUZIONE B

INTRODUZIONE41-parola-e-verita-250

L'idea di realizzare questo libro nacque quasi per caso. Avevo ricevuto dal mio amico HaI Flemings copie di alcune lettere che egli aveva inviato a di­fesa della TNM a diversi corrispondenti. L'illuminazione che queste lettere fornirono in merito ad alcuni problemi di traduzione delle Scritture Ebraiche mi portarono a riflettere sull' utilità di raccoglieme alcune in modo da realiz­zare un libro che dimostrasse la precisione e l'accuratezza con cui è stata rea­lizzata la TNM.
Scrissi ad HaI riferendo gli della mia idea, ed egli, a sua volta, la espose nel corso di una riunione di un gruppo di studiosi Testimoni di Geova, i quali la accolsero con grande entusiasmo. Fu così che abbozzai il nostro primo indi­ce degli argomenti, e cominciammo a ricercare persone interessate a collabo­rare al progetto.

Alcuni potrebbero chiedersi perché un tale progetto non sia mai stato rea­lizzato prima, specie in considerazione delle numerose recensioni critiche e degli attacchi rivolti alla TNM, una situazione che non si verificava sin dalla furente aggressione alla Improved Version of the New Testament di Thomas Bel­sham, pubblicata per la prima volta nel 1808. Mentre la Revised Version del 1881 ricevette molte critiche, essa produsse altrettanti commenti favorevoli, e contribuì inoltre a creare un rinnovato apprezzamento per l'importanza del testo originale, soprattutto il Nuovo Testamento in lingua greca.
Quando la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane ap­parve per la prima volta nel 1950, la Società Biblica Torre di Guardia11 replicò ad alcune delle critiche precedenti, ma ignorò in grande misura quelle che giunsero in seguito12 Per quale motivo? In tutta la sua storia, la Società Bibli­ca Torre di Guardia ha cercato di attenersi fedelmente al proprio statuto d'origine, implicante in primo luogo la ricerca delle verità bibliche e la loro divulgazione in tutta la terra (Matt. 24:14; 28:19, 20). Il tempo costituiva un e­lemento di gran rilevanza, poiché come affermava Gesù, "Si, la messe è gran­de, ma gli operai sono pochi" (Matt. 9:37). Sarebbe stato estremamente facile essere depistati da questioni irrilevanti e non obbedire al .comando di Gesù.

11In inglese denominata Watchtower Bible and Tract Society, ente giuridico che rappresenta i cristiani testimoni di Geova a livello mondiale.

12 'An Answer tothe Baptist Record', w1950, pp.453-457. 'An Open Letter to the Catholic Monsignor', w 1950,469-474. 'An Open Letterto "The Vindicator" w 1951,pp. 105-108. 'Domande dai lettori', w 1960, pp. 318-320. Rif. B. M. Metzger.
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Mentre Gesù rispondeva a chi gli si avvicinava per muovergli delle critiche spesso dinnanzi ai suoi discepoli egli non li smascherava, ma sovente taceva dinanzi alle false accuse che venivano mosse contro di lui.
Vi è "untempo per tacere e un tempo per parlare" (Eccl.3:7), e tale valu­tazione dipende da se coloro che porgono le domande o avanzano le critiche sono spinti da un sincero desiderio di conoscere la verità o, più banalmente, da intenti distruttivi, senza alcun desiderio di appurare la verità di una que­stione.13Purtroppo, i denigratori pubblicizzano questi casi in maniera estre­ma, ed alcune persone sincere alla ricerca della verità nella Parola di Dio pos­sono essere,ahimè, spinte a prestar loro ascolto. La mancata risposta alle cri­tiche può indurli a pensare che non sia possibile controbattere, e che pertanto le critiche siano giustificate.

L'apostolo Paolo consigliò a Timoteo di evitare i discorsi vuoti, e di aste­nersi dal creare dispute con chi "non approva le sane parole"(1 Tim. 6:3-5,20,21; 2 Tim. 2:14-19). A Tito ripeté "evita le questioni stolte" perché queste era­no "inutili e vane" (Tito 3:8-9). Questa è stata la filosofia attuata dalla Con­gregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, sebbene la stessa non abbia mai esitato a rispondere, per iscritto e personalmente, a quanti davano parvenza d'essere mossi da un sincero interesse per la verità.

Pertanto è necessario agire con equilibrio, e nel tentare di fronteggiare questa circostanza, la Congregazione Cristiana ha di recente istituito, in molte tra le maggiori filiali di tutto il mondo, un 'Ufficio per le pubbliche relazioni' con l'incarico di fornire chiarimenti volti a rettificare eventuali distorsioni e travisamenti. Ma quando sono coinvolti aspetti dottrinali e insegnamenti di un certo peso, l'unico modo per potersene occupare è con articoli prolissi re­datti in stile accademico. La "Società"non dispone né dello spazio letterario né delle risorse editoriali necessarie per occuparsene, mentre continua a met­tere la predicazione della Buona Notizia al primo posto nella scala delle sue attività. Inoltre, il grande pubblico non ha alcun interesse per gli argomenti in questione.

Tuttavia esiste un piccolo numero di persone che sono soddisfatte uni­camente da un tale livello di conoscenza, ed è a loro che questi saggi si rivol­ono. Tra questi possono trovarsi studiosi non testimoni di Geova ma motivati da un vivo interesse per la verità, o possono dei testimoni di Geova con il vivo desiderio da acquisire una maggior profondità di conoscenza, persone che forse si sono già imbattute in simili questioni nell'esercizio del loro ministero, e che non sanno dove trovare le risposte, o come fare le opportune ricerche. Alcuni di loro forse hanno persino visto vacillare la loro fede proprio per non aver saputo rispondere a questioni di tale complessità, e talvolta, tri­ste a dirsi, non hanno neppure trovato anziani14 disposti ad aiutarli nell' impresa.

13 'Difendiamo la nostra fede', La Torre di Guardia, 1 Dicembre 2998, pp. 13-18.

14 Anziano o presbitero (gr. presbyteros),è un termine biblico per indicare i responsabili della congregazione, ossia i pastori. In alcuni versetti gli" anziani" sono chiamati "sorveglianti" (gr. episkopoi;"vescovi", Di, Na), (N.d.R.)
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Ci auguriamo che questi saggi riescano a soddisfare, anche solo in parte, le esigenze di tutti loro. Forse non copriranno tutti i punti che il lettore po­trebbe voler analizzare, ma ciò che ci ha guidato in modo particolare nella compilazione dell'elenco degli argomenti sono state le critiche avanzate dai recensori nei decenni passati a partire dalla prima pubblicazione della TNM, che ebbe luogo nel 1950. Per lungo tempo solo alcuni testimoni di Geova han­no risposto a tali critici, privatamente e di loro propria iniziativa. Talvolta si sono avuti risultati positivi ed immediati, alcuni hanno cambiato idea ed ammesso l'infondatezza delle loro critiche. E' giunto ora il momento di repli­care, più apertamente e in pubblico, a molte di queste controverse questioni.

E' inclusa una bibliografia di queste recensioni, e abbiamo fatto del no­stro meglio per trattarne in maniera esauriente i punti principali. Non abbia­mo inserito recensioni notoriamente ad opera di apostati, bensì solo quelle prodotte da studiosi e critici non Testimoni. Inevitabilmente, molte di queste sono incentrate sul nome "Geova" e su temi dottrinali, quindi il lettore non si sorprenda di constatarne la preponderanza. Tuttavia è qui opportuno osser­vare che spesso questi sono stati gli unici mezzi impiegati per esprimere un giudizio qualitativo sulla TNM, e che pochi critici si sono sforzati di applicare in maniera imparziale i normali canoni della critica testuale e della traduzio­ne. Anzi, spesso hanno dimostrato di essere estremamente di parte e vittime del pregiudizio. Per questa ragione ho incluso un saggio sulla lettera di Paolo agli Efesini, in modo da consentire una valutazione più equilibrata della qua­lità globale della traduzione.
Si noterà che, in numerosi saggi, si fa riferimento ad un gran numero di studiosi appartenenti a diverse scuole di pensiero teologico. Essi sono citati al fine di dimostrare che i testimoni di Geova non sono soli nelle conclusioni che traggono dal loro studio della Bibbia. Altri personaggi che hanno letto da soli la Parola di Dio nel corso dei secoli hanno spesso ricavato gli stessi insegna­menti, e hanno notato la differenza tra quanto insegnavano le chiese, e ciò che asseriva la Bibbia. Tuttavia, siamo stati criticati per aver impiegato studiosi liberali, i quali possono non credere nell' ispirazione divina della Bibbia15 Ciò nonostante se quegli studiosi, malgrado i loro 'presupposti', riconoscono con tutta onestà determinati insegnamenti, allora tali commenti saranno doppia­mente preziosi, e di certo ne facciamo uso senza scrupolo alcuno.

15 J. White, 'A Summary Critique: Jehovah's Witnesses Defanded', Cristian Research Ioumal (1999), vol. 21/2, pp. 48,49.
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Per la stessa ragione, utilizziamo quasi tutte le traduzioni della Bibbia in inglese [e in italiano] indipendentemente dal loro fondamento religioso, poi­ché la verità generale dei propositi di Dio è presente in tutte queste traduzio­ni. Quando chi critica la TNM ci dice" questo è quanto dice la vostra Bibbia", spesso dimentica che i testimoni di Geova formularono i loro insegnamenti di base. in gran parte impiegando la versione della King James Version ("Bibbia del re Giacomo"), in un' epoca in cui la TNM non era ancora stata neppure i­deata. E' estremamente più facile giungere alla verità biblica se si utilizza una traduzione accurata, non dovendo quindi procedere a stenti attraverso tradu­zioni scadenti che non esprimono in maniera chiara il contenuto dei testi ori­ginali in ebraico e in greco.

UNA VISIONE EQUILIBRATA DELLA BIBBIA E DELLA TRINITÀ

Negli ultimi anni sono comparsi numerosi articoli ad opera di teologi non testimoni di Geova, i quali hanno espresso la loro inquietudine in merito alla tensione esistente tra la Bibbia e la Trinità. Uno di questi articoli esprime dei pensieri che dovrebbero indurre i Trinitari a riflettere; è un articolo scritto dal Professore Jacob W. Heikkinen per il periodico denominato Religion in Life.
Il suo paragrafo d'apertura è molto mordace:

"Vi è tra i teologi una tendenza mentale a servirsi della Bibbia. Una disposi­zione di questo tipo è evidente soprattutto in scritti convergenti sulla dottrina del­la Trinità. L'AT viene adoperato in maniera eclettica, o eclissato, dal NT; e si costringe il NT a portare carichi estranei ed innaturali".
Poi si riferisce alla lettura, all'interno del NT, di contenuti che in realtà non sono presenti, ma che costituiscono delle riletture prodotte da amplia­menti successivi. Si mette in discussione la verità di tutto questo.

"Innanzi tutto, dobbiamo resistere alla consuetudine di studio che utilizza il NT come deposito di affermazioni utilizzabili come prove, formule dogmatiche o piattaforme di lancio di missili matematici volti a risolvere il problema dei rap­porti con la Divinità. Si deve prendere sul serio il significato dell'intera Bibbia vista nei suoi presupposti unificanti". Quindi, poco più avanti, "innanzitutto, la Bibbia deve essere intesa come un'unica opera. Il concetto di una Bibbia divisa confonde le i­dee".16

Non potremmo mai sottolineare a sufficienza la verità di queste afferma­zioni sulla Bibbia. Si continua a fare riferimento a decine di 'testi dimostrativi' a sostegno della Trinità, ignorando l'insegnamento complessivo del resto del­la Bibbia, oppure, nella migliore delle ipotesi, gli si dedica scarsissima atten­zione. Ma solo se la si considera nel suo complesso, così come i testimoni di Geova ritengono si debba fare, è possibile cogliere pienamente tutte le mini­me sottigliezze e sfumature, e comprendere correttamente le sue progressive divaricazioni. Il carattere di Geova Dio è rivelato nella sua pienezza nell'intera Parola di Dio, e nelle Scritture Greche Cristiane, Gesù Cristo appa­re come un meraviglioso riflesso del suo Padre celeste, e ciò che apprendiamo da tutto questo non può essere spiegato semplicemente attraverso una man­ciata di testi, indipendentemente dall' importanza dell' affermazione teologica che essi sembrano costituire.

Né la Bibbia si evolve, come osserva Heikkinen, passando" dal politei­smo primitivo al monoteismo etico. In nessun periodo della sua Storia Israele non credette di essere il popolo eletto di Yahwé". Non vi è stata alcuna "curva evolutiva" della fede. Al contrario, furono alcuni degli esempi più antichi, come Noé ed Abramo, nonostante la loro limitata conoscenza del proposito di Dio per l'uomo, a costituire l'esempio più sorprendente di fede e di fiducia in Dio. Lo spirito santo di Dio ha sempre operato nello stesso modo, sia nei tem­pi antichi che in epoca cristiana, poiché "lo Spirito di Yahwé è Yahwé stesso". Egli manda il suo Spirito, che esegue l'intera Sua volontà.17

Alcuni dei più grandi malintesi sulla Bibbia derivano dal non aver com­preso chiaramente il carattere e la personalità di Geova Dio e di suo Figlio, Gesù Cristo, e del modo in cui agisce lo spirito santo. Heikkinen la definisce un'influenza 'triadica', ma non trinitaria.

16 J.W. Heikkinen, 'The Doctrine of the Trinity and the Bible', Religion in Life, voI. 29 (1959),pp. 42, 44. Corsivo dell'autore.

17Idem, pp. 43, 47.
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"La dimensione 'triadica' delle attività di Dio è onnipresente nella testimo­nianza resa dagli apostoli in merito ai Suoi potenti atti. Sotto questo aspetto, i concetti espressi dagli apostoli sono precisissimi (non confusi, sovrapponibili o non sviluppati)".

I Testimoni di Geova sottolineano ripetutamente come Geova Dio abbia operato mediante suo Figlio dapprima in quanto Logos pre-esistente all'uomo, in seguito in quanto Figlio da Lui inviato sulla terra, e mediante il Suo spirito santo. Heikkinen dice, "Le formulazioni trinitarie nel senso esplicitato dai credi di Nicea e di Con­stantinopoli non sono presenti nel NT". Aggiunge inoltre in una nota a piè di pa­gina, "I termini 'divinità' e 'umanità' non sono di origine biblica. Il termine 'divi­nità' non gioca alcun ruolo significativo nel NT, theotetos appare in Col. 2:9 e trae il suo significato dal pensiero che Dio era in Cristo. Le 'nature' del Cristo e la defi­nizione di 'Persone' nella Trinità (Agostino e Lutero nutrivano delle perplessità sull'espressione) traggono molto dalla concezione dualistica che i Greci avevano della vita, una concezione predominante nella cultura del mondo antico".18

Sì, l'insegnamento derivante dall'infiltrazione della cultura e della filoso­fia greca ha impedito a molti di comprendere la Bibbia; per meglio dire, ha gettato su di essa una fitta oscurità, un'oscurità da cui molti studiosi non rie­scono a districarsi.

Uno dei campi in cui la confusione regna sovrana è quello delle' tre Per­sone', che si ritiene compongano l'unico "Dio". Non sono solo i milioni di ap­partenenti alle varie chiese ad essere poco chiari, lo sono anche alcuni tra i Te­stimoni di Geova. A volte lo si comprende persino leggendo l'opuscolo Dovre­ste credere nella Trinità? pubblicato in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, sebbene dopo la sua distribuzione la questione venne chiarita mediante una serie d'articoli che oggi sono stati in gran parte dimen­ticati.19 Quindi il Padre Geova, come persona distinta, era ancora vivente in cielo, quando suo Figlio Gesù Cristo, come altra persona distinta dal Padre, era e rimase nella tomba per tre giorni. Fu così che il Padre poté ridestarlo dalla morte.

Ma su questo punto acquista rilevanza l'invito a considerare l'intero inse­gnamento della Bibbia. Le Scritture Ebraiche attestano l'unicità del Padre, Ge­ova, e la nazione di Israele, alias la nazione degli Ebrei, divenne famosa per essere un popolo monoteista. Lo stesso Dio lo si può trovare nelle Scritture Greche o NT, ed è ancora un Dio Padre, il cui nome è Geova, con una testi­monianza ininterrotta atte stante il suo essere un Dio che non cambia e non appartiene a Trinità alcuna. Cercando di affermare che ciò significa ragionare su una base errata, ossia I"Unitarismo', si stravolge la Bibbia dal suo princi­pio. Ciò significa in primo luogo insinuare la Trinità nel NT, per tentare poi di leggerla procedendo a ritroso nell' AT, o Scritture Ebraiche. Significa ignorare il 'senso esplicito' della Scrittura, che un lettore onesto dovrebbe seguire, il suo 'buon senso', come lo definisce una fonte.20

18 Idem,45, pp. 43,51.

19 Vedi la serie di articoli: W 1991, 1 novembre, pp. 19-23; W 1992, 1 febbraio, pp. 19-­23;1 aprile, pp. 24-27; 1 agosto, pp. 19-24.

20 G. D. Fee & D. Stuart, How to Read the Bible Jor al Iits Worth, 1993 rist., Zondervan & Scripture Union , pp. 15, 16.
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CINQUE ELEMENTI CHIAVE DEL CRISTIANESIMO
VALIDI PER I NON-TRINITARI

Un saggio di Brian Hebblethwaite dal titolo 'The Myth and Truth Debate'21 enumera cinque elementi chiave del cristianesimo, che a suo avviso verrebbe­ro meno qualora gli insegnamenti del cristianesimo dovessero perdere i con­cetti di incarnazione e Trinità. Ma è proprio così che stanno le cose? Esami­niamoli brevemente uno ad uno.

1 . "Il senso estremamente speciale e esclusivamente personale con cui Dio ci rivela sé stesso venendo in mezzo a noi come uno di noi".22

Quest'aspetto vertente sulla persona è estremamente importante, ma fu lo stesso Gesù a dire, "Chi ha visto me ha visto [anche] il Padre. Come mai di­ci: "Mostraci il Padre?" (Giovanni 14:9). Ciò significava che Gesù era "il rifles­so della (Sua) gloria, e l'esatta rappresentazione del suo stesso essere" (Ebrei 1:3). Come spiegano Moulton e Howard, quest'espressione identifica princi­palmente la radiosità della luce solare, non il riflesso del chiaro di luna, un ri­flesso attivo e diretto, non passivo e indiretto. Ecco perché è una rappresentazio­ne esatta, proprio come se il Padre in persona fosse presente.23 Ma la verità di tutto questo non implicava che Gesù e Dio fossero tutt'uno. Ci viene in mente il commento di Giovanni, "Nessuno ha mai visto Dio. Se continuiamo ad a­marci gli uni gli altri, Dio rimane in noi ed il suo amore è reso perfetto in noi" (1 Giovanni 4:12). Quindi Dio viene a noi nello stesso modo personale, se at­traverso l'amore e imitando Gesù abbiamo costruito una relazione personale con Geova e suo Figlio nei nostri cuori. Si osservi inoltre che quest'ultimo ver­so non dice che non abbiamo visto il Padre, ma che non abbiamo visto Dio, e­sattamente come in Giovanni 1:18. Pertanto non era necessario che Gesù fosse un' incarnazione di Dio per comunicare quel “senso estremamente speciale e esclusivamente personale”.

21
In Crisis in Christology, Essays in Quest of Resolution, Ed. W.R. Farmer, 1995, Truth
Inc. Livonia, MN, pp. 1-11.

22 Ibid. 5.

23 J. H. Moulton & W. F. Howard, A Grammar of N.T. Greek, 1976 rist., Edim. Clark, vo1.2. pp. 298, 299.
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2. "Il conseguente intendimento trinitario di Dio che contraddistingue il teismo cristiano da tutti gli altri". Hebblethwaite collega poi questo fatto all' "Unitarismo virtuale", ma i Testimoni di Geova sono totalmente diversi. Concorderemmo con lui sul fatto che l'essenza di Dio è l'amore, ed è quanto produce "un concetto più ricco della divinità, perché comprende rapporti d'amore donato e d'amore ricevuto". 24

Il vero cristianesimo deve basarsi interamente sull'amore, e ciò implica il rapporto di cui parla Giovanni; "Vedete quale sorta d'amore il Padre ci ha da­to, affinché fossimo chiamati figli di Dio; e lo siamo" (1 Giovanni 3:1; 2:5; 3:16; Giovanni 3:16, 35; 10:17). Ancora, "Chi non ama non ha conosciuto Dio, per­ché Dio è amore". (1 Giovanni 4:7-12,16; Giovanni 14:21, 23, 31; 15:9). La pro­va di questo amore è chiaramente in azione oggi; "Da questo tutti conosce­ranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi" (Giovanni 13:35). Tut­tavia ciò non è visibile nella maggior parte della cristianità, con le sue nume­rose divisioni, malgrado la Trinità e l'incarnazione. E' però chiaramente visi­bile tra i Testimoni di Geova, con il superamento delle barriere etniche e na­zionali, il loro rifiuto di partecipare a guerre locali o mondiali, con il risultato che nulla può infrangere il loro amore mondiale per Geova e Gesù Cristo, né l'amore per i fratelli.

3. "La convinzione che Gesù Cristo sia vivo e oggi percepito come Signore vivente".25

Anche questa è l'effettiva convinzione dei Testimoni di Geova. Gesù promise che laddove due o tre persone fossero radunate nel suo nome (non nel nome di una Trinità), "egli sarebbe stato là in mezzo a loro" (Matteo 18:20). Poi, nell'ultimo verso di Matteo promise, "Sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose". Ma ciò era intimamente legato al coman­do del verso precedente, quello di andare e fare" discepoli di tutte le nazioni" (Matte o 28:19, 20). Oggi la cristianità trinitaria lo sta realmente facendo? O si limita ad inviare alcuni missionari? Il 'decennio dell' evangelizzazione' in Gran Bretagna, negli anni 1990-2000, si rivelò un tonfo clamoroso, poiché il numero di fedeli presenti in chiesa era costantemente in calo. Al contrario i Testimoni di Geova praticano il "sacerdozio di tutti i credenti" tipico dei pri­mi cristiani, per cui tutti predicano la buona notizia del Regno di Dio, con Cristo Gesù già insediato nel reame spirituale come Re dei Re (Atti 5:42; Riv. 14:6, 7). Tale opera non potrebbe avere luogo se non fosse Dio a dirigerla, attraverso lo spirito santo e Gesù quale capo effettivo della congregazione.

4. L'intendimento tipicalmente cristiano del modo in cui il nostro Dio si pone di fronte al problema del male e della sofferenza del mondo".26

Soprattutto per mezzo della morte di Gesù Cristo. Ma ancora una volta non è necessaria alcuna teologia trinitaria o della personificazione per essere illuminati su questo tema. Quante volte abbiamo sentito un padre dire dinan­zi al figlio morente "Darei volentieri la mia vita per non vederlo morire!" Tut­tavia, poiché Geova Dio è immortale, e dunque non può morire, offrì il suo Figlio unigenito come riscatto in ragione del suo amore per l'umanità (Gio­vanni 3:16). Egli dovette sopportare la straziante implorazione del figlio, che si rivolse al padre con queste parole "Dio mio" (escludendo quindi che egli stesso fosse Dio), - "perché mi hai abbandonato?" (Matte o 27:46). Non è ne­cessario ricorrere al concetto della Trinità per comprendere il pensiero di Pao­lo, "Colui che non risparmiò nemmeno il proprio Figlio, ma lo consegnò per tutti noi" (Romani 8:32a). Quel che provava Gesù in quel momento deve es­sere stato profondamente percepito anche dal Padre che dimorava in cielo (Luca 12:50; 22:42, 43; Giovanni 12:27; Ebrei 5:7-9).
Tutto questo era stato pre­detto sia in modo diretto (Salmo 22:1, 8; Isaia 53:3-12), che in modo rappresen­tativo mediante l'offerta da parte di Abramo di suo figlio Isacco quale poten­ziale sacrificio. Immaginate come si sentì Abramo quando salì sul monte atte­nendosi alle indicazioni di Geova, e quando legò suo figlio, colui nel quale aveva riposto ogni sua speranza futura? Riusciamo ad intravedere in tutto questo la sofferenza che Geova deve aver provato allorché predispose la mor­te di suo Figlio, lasciando che ciò avvenisse in quella maniera così orribile? Ma in seguito Gesù venne re suscitato dal Padre, ricevette il premio dell'immortalità per la sua lealtà e sedette alla Sua destra (Atti 2:32-36; Salmo 110:1, 2).

Tutto questo appare estremamente più chiaro se leggiamo questi brani biblici senza l'inutile interferenza di una duplice personificazione, e si­gnifica che le Scritture sono in grado di parlarci in modo semplice e chiaro quando le prendiamo così come sono, nella loro semplicità. Ciò nonostante il coinvolgimento personale di Geova Dio non varia d'intensità né di significa­to. Egli si assume tutta la responsabilità identificando sé stesso con il mezzo, tramite Cristo, per eliminare una volta per tutte il male e la malvagità, nella guerra finale di Armageddon che suo Figlio condurrà.

24 Ibid. p. 6.

25 Ibid. p. 7.

26 Ibid. pp. 7, 8.
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5. "il quinto elemento chiave che verrebbe meno è la convinzione escato­logica dei cristiani che, alla fine, è in Cristo ed attraverso Cristo risorto che Dio radunerà tutte le cose nella perfetta vita in cielo".27

Ciò consegue ottimamente dal quarto elemento citato sopra, poiché una volta che il Regno per il quale preghiamo sarà pienamente costituito in cielo, la volontà di Dio potrà essere fatta anche in terra, ossia il 'radunamento' di cui parla Paolo in Efesini 1:10; "per un'amministrazione al pieno limite dei tempi fissati, cioè radunare tutte le cose nel Cristo, le cose nei cieli e le cose sulla terra. [Sì], in lui". Ma la maggior parte dei trinitari non include la terra nella loro teologia, nonostante Gesù abbia detto nel suo Sermone del Monte: "Felici quelli che sono d'indole mite, perché erediteranno la terra" (Matteo 5:5). Viene loro a mancare la pienezza dell' escatologia biblica, e la sua pro­messa di nuovi cieli e nuova terra (2 Pietro 3:13). Non un altro pianeta, ma una terra purificata, in cui gli uomini empi saranno rimossi, esattamente co­me la terra dopo il diluvio, con cui Pietro traccia il parallelo (2 Pietro 3:5-7). Hebblethwaite cita il Paradiso di Dante, e allora quella terra paradisiaca diver­rà una realtà, e il Regno la governerà dal cielo, con Cristo Gesù e i suoi santi comprati dalla terra "radunati intorno all' Agnello" (Riv. 14:1-4). Il proposito di Dio per l'umanità verrà ripristinato nelle stesse modalità con cui Egli aveva desiderato istituirlo nell'Eden.

Ciascuno di questi cinque elementi caratteristici del cristianesimo man­tiene invariata la sua potenza, solidità ed efficacia senza pertanto richiedere alcuna teologia della Trinità o dell' incarnazione. Lo abbiamo visto semplice­mente attraverso l'uso della parola di Dio, la Bibbia, letta in maniera esplicita, senza alcun'aggiunta prodotta da teologie, Padri della Chiesa o credi succes­sivi. Non si perde proprio nulla; anzi, la comprensione si rivela estremamente più ricca, più chiara e meno complicata.

Che relazione ha tutto questo con la Traduzione del Nuovo Mondo? Si può vedere da due punti di vista che non è necessario lasciare entrare la Trinità nell' interpretazione perché la Bibbia possa parlare in maniera semplice, logica e armoniosa e fornire la corretta comprensione della natura di Dio. I recensori hanno spesso condannato la TNM unicamente perché essa non rende dei ver­si 'prediletti' in maniera conforme ad un modo di pensare di stampo trinita­rio, ma ha piuttosto scelto di attenersi all' effettivo testo greco seguendo dei principi d'imparzialità grammaticale. A titolo esemplificativo, in passato pressoché nessun traduttore di buona fama avrebbe accettato una traduzione indefinita dell'ultima proposizione contenuta in Giovanni 1:1. Tuttavia oggi almeno tre studiosi di spicco ne hanno ammesso la correttezza grammaticale, giungendo a definirla di gran lunga preferibile rispetto ad una traduzione di tipo qualitativo (' divino').28

Sfortunatamente oggi è nel campo della dottrina della Trinità che i teolo­gi rivelano maggiormente la loro "cecità" al 'senso esplicito' della Parola di Dio, e tale cecità li spinge a parlare ed agire nel modo meno cristiano nei con­fronti di quanti osano pensarla diversamente. Nutriamo la speranza che i saggi contenuti in questo volume possano contribuire a fare chiarezza in al­cuni di loro, e che la prova composita fornita dalle Scritture e da studiosi non accecati dal pregiudizio possa aiutarli a giungere alla verità.

Nel pubblicare questi saggi al termine del cinquantesimo anno dalla pubblicazione della prima parte della TNM (Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane), ci auguriamo che i nostri lettori possano trovarli di grande utilità. Qualora ci vengano segnalati dei punti di cui i lettori richiedo­no una trattazione più specifica, saremo felici di prendere in considerazione le loro lettere, in funzione del tempo a nostra disposizione. Vi ricordiamo inoltre di visionare le ottime trattazioni complementari di Rolf Furuli e Greg Staf­ford. 29 Vi preghiamo di scrivere agli editori o agli autori di questo libro presso la sede dell' editrice se non li conoscete personalmente, ma di non scrivere alla Società biblica Torre di Guardia. I suoi membri hanno già molto da fare per rispondere alle numerosissime lettere provenienti dalle varie parti del mon­do, e non desideriamo gravare su di loro con un carico ulteriore. Ciascun au­tore si assume la piena responsabilità di quanto ha scritto in questo volume, e noi faremo del nostro meglio per evadere tutta la corrispondenza che ad esso farà riferimento.

27 Ibid. p. 8

28 C. H. Dodd, The Bible Translator, voI. 28 (1977), No.l. 101. W. Barclay, Jesus as They Saw Him, 1977, SCM P., pp. 21, 22. J.L. McKenzie, Dizionario biblico, 1973, Cittadella Edi­trice, Assisi (PG), p. 317, con imprimatur e verifica da parte di altri otto esponenti della Society of Jesus.