L'AUTORITÀ DELLA BIBBIA
Autore: | CHARLES HAROLD DODD |
Formato: | 15 X 21 |
Pagine: | 300 |
Anno: | 1999 |
Editore: | PAIDEIA EDITRICE |
L'Autore CHARLES HAROLD DODD è nato a Walxham in Inghilterra nel 1884. Si dedicò in un primo tempo agli studi classici, nei quali conseguì i gradi accademici presso l'Università di Oxfard nel 1906. Si diede poi allo studio della teologia e divenne nel 1912 ministro della Independent or Congregatio nal Church di Warwick.Da quell'epoca si può dire che fu tutto occupato nello studio e nell'insegnamento del Nuovo Testamento. Nel 1930 gli fu assegnata la Rylands Chair of Biblical Criticism and Exegesis dell'Università di Manchester. |
L'AUTORITÀ DELLA BIBBIA
RETROCOPERTINA
Il Dodd è considerato lo studioso più autorevole in campo neotestamentario di tutto il mondo anglosassone. Numerose sono le università che si vantano di averlo avuto come conferenziere, sempre vivace e stimolante, o come titolare di qualche corso. Nel I950 gli venne affidata la direzione generale della nuova traduzione inglese della Bibbia (The New English Bible) il che, oltre che un riconoscimento della sua competenza scientifica, deve essere considerato anche come un omaggio alla sua indiscussa notorietà e superiorità.
Il volume Attualizà di San Paolo, è una delle opere più vivaci del Dodd: egli cerca di individuare il posto di Paolo nella storia del cristianesimo e di cogliere il significato perenne del pensiero dell'Apostolo in relazione agli interessi e ai problemi della nostra generazione. Pochi libri raggiungono l'alto grado di fascino e di pathos come questo del Dodd.
Il volume Le parabole del Regno è ormai un classico. Dalla prima edizione del I 935, il libro tra semplici ristampe e ristampe rivedute ha conosciuto ben 17 edizioni. La critica di tutto il mondo ha riconosciuto unanimamente l'eccezionale ricchezza del contenuto, la novità dell'indagine, il fascino del dettato.
L'Autorità della Bibbia è il libro affascinante (così il Sunday Times), forse uno dei più vivi tuttora.
Del Dodd la Casa Paideia ha in corso di pubblicazione pressoché l'intera produzione, comprese le due grosse opere sul Vangelo di Giovanni (The Interpretation 01 the Fourth Gospel e Historical Tradition in the Fourtb Gospel).
PREFAZIONE
Questo libro, pubblicato nel 1928, era destinato in origine alla collana Libbrary of Constructive Theology ('Biblioteca di teologia costruttiva'). Vorrei riassumere quì brevemente quanto dissi nella prefazione a quella prima edizione sui fini ed intenzioni. Ogni esame della natura e ambito dell'autorità in materia religiosa tocca, in un contesto cristiano, il problema particolare dell'autorità della Bibbia. lo ho cercato qui di trattarlo induttivamente piuttosto che a priori; mi sono messo cioè a studiare la Bibbia stesa così come ci sta dinanzi, ponendo in evidenza non tanto la parola quanto la vita che è dietro ad essa, e questa vita, in quanto parte di un contesto storico il cui significato ultimo è dato dal 'fatto di Cristo'. Un'impostazione del genere può, spero, essere proposta senza timore di essere smentita dalla critica razionalistica.
Questo diceva l'introduzione originaria. È logico aspettarsi, date queste premesse, una trattazione più storica che teologica. Per introdurre al libro nel suo insieme faremo ora alcune osservazioni che servano a giustificare il metodo che ci siamo prefissi.
Il cristianesimo poggia completamente sul concetto che Iddio rivela Se stesso nella storia e mediante la storia. È senz'altro paradossale affermare che la nostra conoscenza delle verità eterne e necessarie della religione dipenda dalle verità contingenti della storia; ma il cristianesimo accetta il paradosso. Il misticismo nelle sue forme più estreme respinge l'ordine storico come irrilevante; la cristianità non può farlo, poiché usa come simbolo della propria fede un credo che cita ciò che accadde 'sotto Ponzio Pilato' e include fra quanto è oggetto di fede una società storica, la Chiesa Cattolica.
Certe correnti del pensiero cristiano pensano che la dottrina della caduta dell'uomo implichi che la natura umana è divenuta così totalmente corrotta che la storia come tale - la storia degli storici come potremmo chiamarla - non sia in grado di cogliere la verità di Dio, essendo emanazione di una stirpe decaduta. Contro quest' opinione io solleverei varie obiezioni: I) essa fa violenza alla continuità entro cui sembrano collocarsi tutti gli eventi storici, compresi quelli menzionati nel Credo, giacché Ponzio Pilato appartiene tanto alla storia secolare dell'impero romano quanto alla storia sacra della Bibbia e del Credo; 2) essa non rende giustizia al fatto che concezioni originate in settori della storia estranei alla serie biblica (come ad esempio nella religione semitica primitiva e nel pensiero religioso dei Greci) sono stati assorbiti nel Cristianesimo, persino nel Nuovo Testamento: essi devono perciò in certo senso essere dello stesso 'genere' della rivelazione biblica;3) la nostra esistenza, compreso il nostro pensiero, è condizionata storicamente. Il pensiero di coloro cui per primi venne la rivelazione biblica era condizionato in modo simile, e perciò, se non v'è una certa manifestazione di un significato divino nella storia come tale, non si vede in che modo tale significato potrebbe mai cogliersi negli eventi storici straordinari.
È vero tuttavia che l'umanità è 'decaduta'. La presenza del male nella volontà umana e dell'errore nel pensiero dell'uomo rende inevitabile che in lunghi aspetti della storia umana il significato divino possa essere più o meno offuscato. Se tuttavia esiste nell'intimo dei processi storici un nucleo in cui è possibile mostrare come il male e l'errore siano affrontati efficacemente, siamo autorizzati a fondare su quello il significato divino di tutta la storia, anche di quella che noi stiamo facendo e che si attua mediante noi, o in altre parole, della nostra esperienza in quanto storicamente condizionata.
È questo nucleo interno della storia che è registrato, o riflesso, nella Bibbia. Possiamo chiamarla storia sacra in contrapposizione alla storia profana. Questa distinzione non implica una discontinuità tra le due, poiché gli stessi eventi possono appartenere ad entrambe; né vogliamo contrapporre la storia sacra a quella profana, sottintendendo che la prima si è conclusa con la venuta del Cristo, dato che questi è rappresentato come il 'compimento' del piano divino. Il mistero del Cristo infatti è costantemente rivissuto nella Chiesa nella proclamazione dell'Evangelo che ripropone i 'fatti salvifici' e nel sacramento dell'Eucarestia, in cui la storia dell'Evangelo è ricapitolata. La Chiesa, tuttavia, vive contemporaneamente nella corrente della storia profana, imprimendovi il sigillo evangelico e sacramentale; essa imprime sulle vite dei suoi membri, nelle loro situazioni storiche, il carattere che appartiene alla storia sacra con le sue tensioni ed i suoi conflitti, che trovano la loro risoluzione ultima nell'intervento di Dio che invierà il suo Figlio.
Ne consegue che come la nostra esperienza storica concreta fa parte della nostra comunione con Dio, così lo svolgersi concreto della storia biblica è parte costitutiva del processo di rivelazione. La storia biblica, perciò, benché occupi il posto che in altre religioni hanno i miti sacri - i quali rivestono di simboli le credenze religiose - non può essere trattata come un mito, per il quale non ha importanza l'aderenza ai fatti. L'Evangelo non è una verità narrata in forma di favola. L'avvenimento storico, così come il suo significato, è parte costitutiva della rivelazione.
È importante osservare che questi due elementi, avvenimento e significato, sono entrambi essenziali per la storia così com'essa è studiata dallo storico. Un evento suscettibile di venir considerato come storico comprende tanto l'avvenimento quanto il significato con cui l'avvenimento stesso è entrato nell'esperienza umana ed ha avuto delle ripercussioni negli altri avvenimenti conseguenti. Gli eventi registrati nella Bibbia sono ricchi di significato, e questo significato, si dichiara, non è nient'altro che la 'parola' del Dio eterno, Dio al tempo stesso trascendente la storia ed immanente in essa. La registrazione non cessa per questo d'essere storica, poiché gli eventi recavano quel significato all'atto di entrare nell'esperienza e di diventare storia; ma il significato ch'essi recano conduce ad un'interpretazione della storia secondo la quale gli eventi nella loro attualità dipendono da un fattore sovrastorico, la Parola di Dio. L'interpretazione cristiana della storia si diversifica dalle altre. Queste, infatti, considerano i fattori puramente infrastorici - biologici, economici, 'ideologici' e simili - non solo come parte delle componenti che animano il processo storico - e questo è anche il punto di vista biblico -, ma come i dati unici, perfettamente adeguati e validi, per la spiegazione della storia nella sua totalità. Il cristianesimo non nega il valore di questi fattori, né li relega nell'ambito della storia profana riservandosi il campo della storia sacra. Esso afferma che la storia non può venir compresa in ultima analisi se non è riportata nel contesto della storia sacra, la quale trova il suo compimento nella venuta di Cristo, nella sua morte e risurrezione.
Nello studiare la Bibbia, quindi, abbiamo a che fare con una storia reale, rivelante un significato che oltrepassa la storia, e non con un mito il cui contenuto di fatti è trascurabile. Se è così, la testimonianza biblica dev'essere studiata con i metodi critici e razionali che si applicano ad ogni resoconto storico come tale. Questo è il modo col quale ho cercato di avvicinare i documenti in quest'opera, convinto che, se il rapporto tra storia e parola di Dio è quello che il Cristianesimo afferma, gli scritti biblici debbono svelare anche con un trattamento strettamente storico il significato trascendente e religioso che rivestono gli avvenimenti. In questo studio, si presuppone l'accettazione del Canone biblico così come sta; questo presupposto implica un certo orientamento nella concezione della storia biblica. Ciò sembra costituire una limitazione alla stretta oggettività del metodo; ma il Canone non è stato fissato arbitrariamente. Esso fu determinato dagli avvenimenti stessi e la prospettiva che impone è inerente alla natura del processo di cui i documenti fanno testimonianza.
Le limitazioni del metodo storico sono manifeste. Esso solleva molte questioni che sconfinano nel campo della teologia o della filosofia, Un libro come questo può al massimo offrire nient'altro che un'introduzione ad una dottrina della rivelazione, con la quale è connessa tutta la questione dell'autorità in campo religioso.Vorrei ripetere qui il mio grato riconoscimento, già apparso nella prima edizione, agli amici che mi aiutarono leggendo quest'opera nel manoscritto o nelle bozze e rivolgendomi critiche e suggerimenti preziosi: lo scomparso Dr. H. Wheeler Robinson, il Dr. N. Micklem ed il Prof. L. W. Gransted.
L'opera fu riveduta per la seconda edizione nel 1938 ed è stata ulteriormente riveduta per quest'edizione; ma le modifiche e ritocchi apportati non hanno alterato sostanzialmente il suo carattere primitivo.
Oxford, gennaio 1960 C.H.D.
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