DOMANI, CHI GOVERNERÀ IL MONDO
RETROCOPERTINA
"È la prima volta che succede nella storia: ci ritroviamo in un mondo senza governo. La globalizzazione dei mercati non si è accompagnata alla globalizzazione del diritto. Questa è la fonte dei nostri malanni".
Jacques Attali
Domani, chi governerà il mondo? Gli Stati Uniti La Cina, l'India, l'Europa, il G20, l'ONU, le multinazionali, le mafie? Quale paese, quale coalizione, quale istituzione internazionale avrà i mezzi per fronteggiare le minacce ecologiche, nucleari, economiche, finanziarie, sociali, politiche militari che pesano sul futuro del mondo? Chi saprà valorizzare il formidabile potenziale delle diverse culture? Bisogna lasciare le redini del mondo alle religioni? Agli Imperi?Ai mercati? O forse andranno restituite alle nazioni, chiudendo di nuovo le frontiere. Un giorno l'umanità capirà che la strada più vantaggiosa e quella di costituirsi un governo democratico del mondo, che superi di interessi delle nazioni più potenti, protegga l'identità di ogni cultura è interesse generale dell'umanità. Cogliendo le difficoltà di un sistema sempre più incapace di gestire le crisi economiche e le grandi questioni internazional, Attali lancia la proposta di un "governo mondiale" a partire da dieci "cantieri" concreti: da un'alleanza per la democrazia ha un codice mondiale. Un governo del genere esisterà un giorno. Dopo un disastro, o nel migliore dei casi al suo posto. È urgente iniziare a pesarci, per il bene del mondo.
INTRODUZIONE
Da quando ha l'uso della ragione, l'uomo si è posto il problema del governo del mondo. Dapprima ha immaginato che fossero gli dèi a dominare la natura, e di non aver nessuna possibilità di controllarla. Poi alcuni uomini - preti, militari, oligarchi - hanno preteso di governare parti di mondo sempre più grandi, fino a cercare di conquistarlo tutto. Con la fede. Con la forza. Con il commercio:
Domani sarà controllato dagli Stati Uniti? Da una loro alleanza con la Cina? Dalla sola Cina? Dall'India? Dall'Europa? Dalle imprese? Dalle mafie?
Senza dubbio né dagli uni né dagli altri. Anche se i primi continueranno a essere molto potenti e gli altri lo diventeranno. Perché, diversamente da quello che si crede troppo spesso, il mondo sarà sempre meno sotto il controllo di un impero e sempre di più sotto quello del mercato.
Arriverà però un momento in cui si imporrà questa realtà: il mercato non può funzionare correttamente senza uno Stato di diritto; lo Stato di diritto non può essere applicato e rispettato senza uno Stato; uno Stato non può durare se non è realmente democratico.
Ma né un impero né il mercato possono governare gli immensi problemi che il mondo deve affrontare. Per fare questo servirà un governo mondiale, che dovrà assumere una forma molto simile ai sistemi federali di oggi; l'Unione Europea ne rappresenta senz'altro il miglior laboratorio. Lasciando ai governi delle nazioni il compito di assicurare il rispetto dei diritti specifici di ciascun popolo e la protezione di ogni cultura, questa amministrazione si farà carico degli interessi generali del pianeta e verificherà che ogni nazione rispetti i diritti dei cittadini dell'umanità.
La sua nascita sarà il risultato di un processo caratterizzato da un gigantesco caos economico, monetario, militare, ambientale, demografico, etico, politico; o invece, meno probabilmente, avverrà semplicemente al posto di questo caos. Prevederà una terapia choc; oppure si formerà gradualmente, nelle pieghe dell' anarchia, con l'accumularsi di reti tessute dagli Stati, dalle imprese, dai sindacati, dai partiti politici, dalle ONG, dagli individui. Sarà un governo totalitario o democratico, a seconda di come si instaurerà. Ma è ormai urgente cominciare a pensarci, prima che ci piombi addosso cogliendoci di sorpresa.
Da millenni, gli uomini si riuniscono in gruppi creando tribù, poi villaggi e, infine, insiemi sempre più grandi di individui. Dapprima pensano di essere sottomessi a forze superiori, quali la natura, gli dèi, un Dio, da cui ricevono tutto: la vita, il nutrimento, la salute, la morte. Per loro, l'invisibile guida il mondo e gli dèi ne costituiscono il primo governo.
Poi alcuni uomini, dei ribelli, pensano che non sia giusto essere sottomessi completamente alla natura e alla divinità. E si reimpossessano del governo del mondo.
Tra questi, alcuni principi - babilonesi, egiziani, assiri, cinesi e altri ancora in Africa, in America, nel resto dell'Asia - decidono di giocare il ruolo di padroni del creato, in nome degli dèi. Perlomeno, padroni di quelle parti di esso che riescono a immaginare. Per suggellare la loro alleanza con gli dèi, danno forma a una religione, mantenendo sotto il loro controllo i sacerdoti; ricevono tributi, creano un esercito e un' amministrazione, sorvegliano il resto del mondo, fanno trionfare il loro diritto, trasmettono ordini a distanza, attirano le élite dei popoli che hanno sottomesso prendendo in ostaggio i figli dei loro principi, gestiscono le coalizioni, scatenano conflitti tra i loro rivali.
Talvolta questi sovrani vivono in capitali stanziali, altri invece sono incessantemente in movimento. Governando aree sempre più estese, senza altri mezzi, per millenni, che il cavallo e la ruota, si allontanano dalla loro base, per realizzare nuove conquiste. Alla loro morte, o dopo qualche generazione, i loro imperi si sfaldano. E ne compaiono altri. Così, per alcune migliaia di anni, si affiancano e si succedono in alcune parti del mondo governi guidati di volta in volta da uomini dall' energia e dall' arroganza smisurate.
Gli ebrei sono forse i primi a concepire l'idea che esistano un solo Dio e un'unica specie umana, che non è composta solo da loro e alla quale non sono superiori.
Senza pretendere di dominare gli altri, senza altra volontà di conquista che quella di una terra detta "promessa", si dotano di una Legge. Secondo loro, perché venga il Messia destinato a salvare l'intera umanità e a regnare su di essa, tutti gli uomini devono rispettare sette importanti regole. Si tratta della prima definizione di uno Stato di diritto planetario, di un governo globale.
Più o meno nello stesso periodo, cinque secoli prima della nostra era, in un luogo vicino, alcuni filosofi greci, sofisti e poi stoici, che viaggiano per il Mediterraneo, pensano anche loro all'uomo come" cittadino del mondo" (letteralmente "cosmopolita"); proclamano l'uguaglianza dei greci e di tutti gli altri esseri umani, chiamati "barbari". Nel IV secolo prima della nostra era, in un piccolo paese, Alessandro tenta di creare un governo del mondo sulle basi di questa filosofia. Dall'Albania all' attuale Pakistan, dalla Macedonia all'Egitto, riesce nell' arco di qualche anno a conquistare tutti i popoli che lì vivono e a mescolarli tra loro.
Un po' di tempo dopo, da Roma, un nuovo impero, erede della civiltà greca, conquista più di un terzo del mondo, applicando le stesse regole degli imperi precedenti; e intanto in Cina, in India, in Africa e in America prendono forma altri governi.
Con l'avvento del cristianesimo in Occidente e in Medio Oriente, un nuovo potere, quello della Chiesa, rivaleggia con l'Impero romano. Entrambi sono convinti di avere ricevuto dall'unico Dio e da suo Figlio la missione di guidare tutti gli uomini.
Altrove, altri imperi - dalla Cina all'Ungheria, dall'Africa all' America - pensano anch' essi di essere padroni del mondo. Sono molto più vasti, più potenti e più civilizzati di quelli dell'Europa.
Tutti applicano gli stessi principi, utilizzano gli stessi mezzi, ricorrono alle stesse astuzie, esercitano lo stesso tipo di potere. Alcuni si legittimano con la fede, altri con la forza militare, tutti devono controllare le ricchezze e disporre di guide ambiziose e senza limiti.
Nell'VIII secolo l'islam concepisce l'Umma come fondamento di un nuovo impero, militare e universale, di fronte ai due imperi cristiani di Oriente e Occidente e al papa. La Cina e l'India sono ancora, economicamente e demograficamente, le prime potenze del mondo, ma non si spingono fuori dalle loro frontiere.
A partire dall'anno 1000, grandi imperi asiatici, dalla Cina a Tamerlano, da Gengis Khan ai Moghul, si dissanguano in continue battaglie; in Europa, alcune città mercantili inventano un nuovo modo di governare il mondo: mentre ovunque gli imperi sopravvivono solo con la guerra, il mercato ha bisogno di pace. Di volta in volta, Bruges, Venezia, Anversa e Genova impongono la loro legge, diventando, una dopo l'altra, i "cuori" del mondo mercantile. Esse governano zone sempre più ampie dei territori conosciuti.
Alla fine del XV secolo, dopo la scoperta del Nuovo Continente da parte degli europei e del fatto che la Terra è rotonda, quando i vari avatar dell'Impero romano sono scomparsi in Oriente e quasi altrettanto in Occidente, gli imperi dei nativi americani si sfaldano e quelli asiatici si richiudono nei propri confini; la Chiesa Cattolica (ovvero "universale") si crede ancora così potente da decidere di spartire le terre e i mari del pianeta fra i due nuovi imperi cristiani, la Castiglia e il Portogallo. Nel 1648, la fine della guerra dei Trent'anni lascia apparentemente il potere ai grandi Stati d'Europa, a scapito della Chiesa. In realtà, i centri mercantili, nomadi, s'impongono sempre di più sugli imperi e sulle nazioni stanziali: Amsterdam supera Lisbona, Madrid, Parigi e Vienna, e i Paesi Bassi, a loro volta, si affermano come i veri padroni del mondo.
La Cina e l'impero moghul in India producono ancora la metà del PIL mondiale con una popolazione superiore alla metà di quella dell'intera terra. Però, né l'una né l'altro influiscono più sulle dinamiche generali. In vari momenti, in ciascun "cuore", teorici e filosofi, quali l'abate di Saint-Pierre, Kant e Hegel, elaborano dei progetti in cui concepiscono un governo a livello globale o, perlomeno, un trattato mondiale, destinati ad assicurare infine la pace tra le nazioni.
Nel 1815, dopo la sconfitta del sogno rivoluzionario di un governo del mondo nel nome dei diritti dell'uomo, e mentre in America emerge un nuovo candidato all'egemonia planetaria, in Europa si costituisce un assetto definito "Concerto delle Nazioni". In realtà, sotto questa etichetta, la Gran Bretagna prende il potere su una vasta area che va dal Canada all'India. E sotto la facciata del sistema aureo, è la sterlina a governare il sistema monetario mondiale.
Le tecnologie si rivoluzionano, assicurando il trasporto degli uomini e delle idee. Alla fine del XIX secolo, ci vogliono ottanta giorni per fare il giro del mondo. Darwin sancisce l'unità della specie umana. Il libero scambio è presentato come un mezzo per realizzare la fraternità tra gli uomini, sbarazzandosi dei vincoli nazionali. Perché il mercato funzioni nel modo migliore possibile, crollano delle frontiere, si creano nuove norme, mettendo insieme iniziative provenienti da imprese capitaliste e da qualche utopista. I potenti cominciano ad aver bisogno di istituire governi che coinvolgano il mondo intero, non potendo più lasciare che siano solo dei sognatori a immaginarli. Questa è l'euforia di una mondializzazione felice.
Appaiono le prime "internazionali": quella dei lavoratori voluta da Marx nel 1864; l'Unione internazionale delle telecomunicazioni nel 1865; i primi giochi olimpici dell' era moderna nel 1896. In Occidente, la pace sembra assicurata perché rappresenta la condizione del progresso. La ricchezza prodotta in Europa supera per la prima volta quella prodotta in Asia. E le potenze europee continuano a sfruttare le loro colonie in nome di quella che chiamano civilizzazione.
All'inizio del XX secolo, una nuova crisi economica, poi politica, questa volta transatlantica, porta al protezionismo e a un conflitto per la prima volta "mondiale".
Di nuovo, francesi e tedeschi, rivali storici nell'impero dominante, si distruggono gli uni con gli altri, lasciando che un terzo incomodo, che si è mantenuto ai margini del conflitto, gli Stati Uniti, prenda il potere: il "cuore" lascia Londra e attraversa l'Atlantico per installarsi a Boston.
Una guerra mondiale, implacabili dittature e odiose ideologie invadono allora la terra. E anch' esse ne rivendicano il completo controllo.
Falliscono due tentativi di governo mondiale - ciascuno concepito dopo un conflitto e non per evitarlo la Società delle Nazioni e l'onu. La prima impotente davanti al nazismo, la seconda depotenziata dalla guerra fredda.
Dopo il 1945, due "cuori" sostituiscono Boston: prima New York, poi la California. Il dollaro prende il posto della sterlina. La coppia antagonista americano-sovietica domina il mondo. Per la prima volta, con l'arma nucleare, l'umanità ha i mezzi per suicidarsi e comincia a rendersi conto della scarsità delle sue risorse.
Nel 1989, dopo l'esplosione del blocco dell'Est, il potere è saldamente nelle mani degli Stati Uniti. 0, in ogni caso, essi credono che sia così. Si tratta, secondo loro, del "nuovo ordine mondiale".
Poi, come alla fine del XIX secolo, un ottimismo mondialista si impadronisce del pianeta; i continenti si aprono e si uniscono; i mercati diventano globali; alcune imprese assumono una dimensione plarietaria; nuove tecnologie, come Internet, riducono ancora il costo e il tempo necessari per far percorrere lunghe distanze alle persone, alle cose e alle idee. I valori dell'Occidente, primo fra tutti la libertà individuale, con le sue due incarnazioni, il mercato e la democrazia, diventano rivendicazioni universali, molto recentemente anche in Tunisia e in Egitto. Il mondo sembra uniformarsi, distruggendo le differenze culturali. In Asia, in America Latina, nell'Europa dell'Est e nel mondo arabo una parte dei poveri accede alla classe media. Numerose istituzioni internazionali, pubbliche e private, formali e informali, sembrano gestire tutti i problemi tecnici, politici, economici, culturali, sociali del pianeta; esse formano una sorta di amministrazione del mondo, multipla e disarticolata: per non parlare ancora di "governo", si parla di governance.
Oggi, i circa duecento capi di Stato possono andare ogni anno a quattromila conferenze organizzate per loro, contro una media di due all'anno nel XIX secolo. E ogni anno si contano più Stati e più conferenze.
Tuttavia, ancora una volta, niente da fare, tutto si spezza: una grave crisi economica mondiale sembra per molto tempo fuori controllo; le istituzioni internazionali, di ogni tipo, sono molto deboli; il loro impatto, su qualsiasi problematica, supera raramente lo 0,5 per cento di quello dei governi. I mercati diventano globali senza che si instaurino regole generali di diritto, e ancor meno una democrazia planetaria. Gli Stati più potenti possono assicurare al meglio il rispetto del diritto solo sul proprio territorio, lasciando incontrollati degli spazi dove potrà essere facilmente aggirato.
Gli Stati Uniti si indeboliscono senza che alcun paese sia nella situazione di prendere il loro posto alla guida degli affari mondiali; le più antiche nazioni si sfaldano; decine di Stati non trovano il modo di difendere la propria identità e di assicurare alloro interno un minimo di solidarietà in favore dei più deboli; Intere regioni diventano zone senza diritti; la finanza, le assicurazioni e le destinazioni a fini illeciti prendono ovunque il sopravvento a scapito dell'economia reale e dell'interesse generale; le valute sono instabili; si accentuano le disuguaglianze; aumentano le migrazioni; l'ambiente è sempre più degradato; manca l'acqua; proliferano i mezzi nucleari, biologici, chimici, genetici per distruggere l'umanità; si moltiplicano i rischi sistemici. Infine, catastrofi di ogni natura, come quella verificatasi nel marzo 2011 in Giappone con il terremoto, lo tsunami e il disastro nucleare, ci ricordano che siamo alla mercé dei flagelli naturali con conseguenze planetarie.
Oggi siamo a questo punto, trascinati da una forte crescita mondiale oppure sull' orlo del caos. La nostra concezione del futuro e del modo in cui potrebbe - dovrebbe o non dovrebbe - essere indirizzato sarà in grande misura conseguente a questa lunga storia.
Quale potrà essere la nuova superpotenza di domani? Chi potrà disporre di tutti i mezzi economici, militari, finanziari, demografici, culturali, ideologici per governare il mondo? Chi potrà averne voglia? Potremo di nuovo pronosticare, come molti fecero negli anni Settanta, la scomparsa degli Stati Uniti? E, questa volta, a vantaggio di chi? Chi potrà indirizzare le dinamiche planetarie di domani? In che cosa la storia degli ultimi tre millenni ci può aiutare per rispondere a queste domande relative ai prossimi tre decenni?
Se la Storia tende a ripetersi, gli Stati Uniti resteranno per molto tempo ancora la prima potenza militare, tecnologica, finanziaria, politica e culturale del pianeta, continuando però a regredire, almeno in valori relativi.
Poi, per la decima volta, un nuovo "cuore" rimpiazzerà quello vecchio e il sistema si riorganizzerà intorno a esso. Questo "cuore" imporrà il suo governo, come hanno fatto in passato i fiamminghi, i veneziani, i genovesi, gli inglesi e gli americani. Questo "cuore" ancora non identificato sarà americano, cinese, indiano o europeo.
Ciò non vuol dire che avrà i mezzi per governare il mondo: un paese potrà dominare gli altri senza però avere la capacità di gestire le minacce di qualsiasi natura che pesano sull'umanità. Nessun paese, nessuna alleanza, nessun G20 ne avrà i mezzi.
Ma la Storia non ripeterà lo stesso scenario: nessuna potenza avrà la possibilità di assumere il controllo del mondo; nessuna potrà farsi carico di questo fardello. Gli Stati Uniti non avranno più la leadership globale. La Cina non ne avrà mai i mezzi né il desiderio di prenderne il posto. Neppure l'Europa, né il G20. Un G2 tra Cina e Stati Uniti si sostituirà progressivamente all' attuale onnipotenza di questi ultimi, senza però poterli rimpiazzare del tutto e assumere il governo del mondo. Nessuno sarà in grado di gestire i problemi sistemi ci del futuro.
Si verificherà un caos policentrico, prima di lasciare il posto a un governo generale del mercato, cioè a delle imprese onnipotenti - per la maggior parte compagnie di assicurazione -, alla scomparsa progressiva di qualsiasi Stato di diritto, a un'anarchia esplosiva, a disuguaglianze estreme, a sempre maggiori migrazioni, al rarefarsi di numerose risorse, a guerre regionali molto violente, a disordini finanziari e climatici. Nessuna delle attuali istituzioni internazionali - né l'ONU, né il G8, né il G20 - resisterà alla potenza dei mercati e alla durezza delle crisi. Niente e nessuno sarà in grado di contenere l'economia criminale, la proliferazione delle armi, i disordini ecologici e tecnologici.
Si potrà allora vedere su scala planetaria ciò che si è conosciuto su scala nazionale all'inizio del xx secolo, dopo il fallimento della prima globalizzazione: un ritorno di nazioni, rette da dittature arroccate nei propri territori, che rivendicano l'ambizione di proteggere la loro cultura o di governare il mondo. Due ideologie con questa ambizione, potenzialmente totalitarie, si stanno già annunciando: quella ecologica e quella religiosa' curiosamente rappresentate entrambe dal colore verde. Dapprima tenteranno di imporsi con la sola forza della dottrina, per poi cercare di inserirsi nell'ideologia di una nuova democrazia.
Apparentemente, nulla sembra annunciare una simile evoluzione: il mondo è nelle mani di potenti, in primo luogo degli Stati Uniti, che non hanno alcuna ragione per voler cambiare alcunché dell' ordine costituito nel 1945; e, anche se lo volessero, avrebbero sempre meno mezzi per farlo. Da parte loro, le nuove potenze - Cina, India, Brasile, Indonesia, Messico, Turchia, Sudafrica, Nigeria ecc. - rifiuteranno anch' esse la creazione di un governo sovranazionale e democratico e preferiranno rivendicare il loro diritto al governo planetario.
Pensare a un governo mondiale non è però illusorio: la Storia ha molta più immaginazione di qualsiasi romanziere.
Bisognerà senza dubbio attendere che catastrofi di ordine finanziario, ecologico: demografico, sanitario, politico, etico, culturale, come quella del Giappone nel marzo 2011, facciano capire agli uomini che i loro destini sono comuni. Essi prenderanno allora coscienza delle minacce sistemi che che hanno di fronte. Realizzeranno che il mercato non può funzionare correttamente senza uno Stato di diritto mondiale, che lo Stato di diritto non può essere applicato senza uno Stato, e che uno Stato, anche se mondiale, non può durare se non è realmente democratico. Si renderanno conto che l'umanità dispone di importanti carte da giocare per crearsi un futuro: tecnologie, competenze, risorse umane, materiali e finanziarie. Manca soltanto un' organizzazione, un governo democratico efficace.
A questo punto, si apriranno molte questioni: un tale governo democratico sovranazionale potrà esercitare un potere reale su tutto il pianeta senza lasciare che sussistano numerose zone di non-diritto? In che cosa sarà meno corrotto, meno burocratico, più efficace dei poteri attualmente in carica? Come potrà dividere in modo equo risorse sempre più rare? Sarà in grado di ridurre i rischi di conflitto planetario? Potrà tener conto degli interessi di lungo termine? È immaginabile che un tale governo riesca a. combinare la democrazia liberale americana' la socialdemocrazia europea e la capacità di pensare a lungo termine della Cina? Infine, come evitare che questa struttura sia la semplice ratificazione della nuova onnipotenza di qualcuno, nazioni o imprese, che tenta di imporre a tutti gli altri una nuova forma di totalitarismo, nel momento in cui gli ultimi popoli sottomessi si liberano dai loro dittatori?
Molti hanno riflettuto su questi problemi per secoli. Soprattutto per inventare dei meccanismi di mantenimento della pace tra le nazioni; oggi, se la guerra resta un elemento di grande rilevanza, non è più il solo: gli uomini possono distruggersi in molti altri modi oltre che con la violenza delle armi.
Esistono innumerevoli progetti di governo del mondo. Il posto occupato dagli europei in questa riflessione non deve sorprendere: da una parte, almeno otto paesi del Vecchio Continente sono stati imperi con ambizione planetaria (greci, romani, spagnoli, portoghesi, francesi, olandesi, tedeschi, inglesi); il Vaticano e gli Stati Uniti sono anch'essi ispirati dal sogno europeo mondialista; d'altra parte, tutti gli europei e gli americani avrebbero interesse a un governo mondiale che espandesse la loro influenza sul resto dell'umanità. Questa constatazione non sarà di ostacolo alla seguente riflessione: l'Europa è stata anche la culla della democrazia; non deve dunque stupirsi di essere oggi uno dei luoghi in cui è maggiore la possibilità che venga ideato un governo democratico del pianeta. Non è il solo: anche in Cina, in India e in Africa si sta lavorando sul tema.
Per definizione, il miglior governo del mondo dovrà farsi carico del pianeta e dell'umanità. Non potrà dunque essere semplicemente multilaterale. Dovrà avere una certa dimensione sovranazionale.
Per delinearlo non basterà riformare uno Stato imperfetto: non c'è da prendere una Bastiglia, non c'è da rimpiazzare un sovrano, non ci sono ministeri o palazzi nazionali da occupare. L'aereo non solo non ha il pilota, ma neppure la cabina di pilotaggio. Non si può dunque pensare a un governo di questo genere in termini di presa del potere, né che esso scivoli dentro a un apparato di potere preesistente.
Si tratta sia di una difficoltà sia di un' opportunità: un' opportunità relativamente al pensare, una difficoltà relativamente all' agire.
In un mondo ideale, dove ciascuno avrà il diritto di circolare liberamente, si potrà immaginare un governo democratico planetario. Sarà dotato di un parlamento, di partiti, di un' amministrazione, di giudici, di forze di polizia, di una banca centrale, di una moneta, di un sistema di welfare, di un'autorità delegata al disarmo e di un'altra delegata al controllo della sicurezza del nucleare civile, e di un insieme di contropoteri. Avrà soltanto il compito di tutelare gli interessi generali del pianeta, aiuterà i più deboli a proteggere la loro identità e la loro cultura e verificherà che ogni nazione, ogni regione rispetti i diritti di ogni cittadino dell'umanità, lasciando ai governi di ciascun sottoinsieme il compito di assicurare il rispetto dei diritti specifici di ciascun popolo.
Nel mondo reale un simile governo è impossibile da realizzare. Però è invece possibile realizzarne un altro, più modesto e più pragmatico, in grado di trasformare progressivamente le organizzazioni esistenti per orientarle verso il modello ideale. Per evitare il disastro, basterebbero alcune riforme, quali la fusione del G20 con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ponendo sotto la sua autorità tutte le organizzazioni di competenza mondiale, come il FMI e la Banca Mondiale, e sottoponendo l'insieme al controllo dell' Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un simile trattato sta in due righe. Può essere adottato in una giornata.
Alcuni lo vivranno come un' opprimente dittatura a livello globale. È verosimile che, se votasse oggi, gran parte dell'umanità vi si opporrebbe, mentre voterebbe senza dubbio un testo generale che affermi l'unità e la solidarietà della specie umana, o che arrivi persino a reclamare la costituzione degli stati generali del mondo. È dunque da qui che bisognerà cominciare.
INDICE
Introduzione 9
I primi sovrani del mondo - p. 23 Gli dèi, primi sovrani del mondo, p. 23 - Gli uomini-dèi, p. 25
- Il governo giudeo-greco del mondo, p. 28 - Il mondo secondo Roma, p. 34 - Città degli uomini, città di Dio (I-XII secolo) - p. 39 - Il governo cattolico, cioè "universale", p. 39 - I barbari governano il mondo, p. 47 - La Umma, governo mondiale dell'islam, p. 49 - Ritorno del governo romano in una parte del mondo: il "cesaropapismo", p. 55 - Il mondo in frantumi, p. 58 - Il progetto svizzero, p. 63 - Il "governo del mondo" in Oriente, p. 64 - I primi governi mercantili del mondo (1300-1600) p. 69 - Bruges, Firenze e "la società universale del genere umano", p. 71- Tentativo di governo cinese del mondo, p. 74 - Il governo veneziano del mondo, p. 78 - Scoperta del resto del mondo, unità del mondo, p. 81 - Il governo della ragione, p. 83 - All'ombra di Carlo V, re dell'universo, p. 86 - Il futuro delle anime, p. 89 - Genova, l'ultimo governo mediterraneo del mondo, p. 91 - La fine di Genova, p. 94 - Il primo governo atlantico del mondo (1600-1815) 96
La vittoria di Arnsterdam: l'esiguità fa la forza, p. 97 - Organizzare il mare, p. 99 - Declino dei vecchi governi del mondo, p. 101 - Primo progetto di governo mondiale, p. 104 - Il diritto di circolare, p. 106 - Apogeo e declino del governo olandese del mondo, p. 108 - Il governo del nuovo mondo: l'''Impero della libertà", p. 110 - La Rivoluzione, per la nazione e per il mondo, p. 112 - Governo unico del mondo, p. 115 - Primo governo contrattuale del mondo: il Concerto europeo, p. 118
I primi governi del mondo intero (1815-1914) p. 121 - La "super Gran Bretagna", p. 122 - L'emergenza dell'utopia europea e mondiale, p. 125 - Viaggi degli studiosi: sull'unità del mondo e degli uomini, p. 131 - L'utopia Bahà'i, p. 133 - La Prima Internazionale del Lavoro, p. 134 - Le prime istituzioni internazionali informali: il sistema aureo, p. 136 - Le prime istituzioni internazionali, p. 139 - Il giro del mondo in 80 giorni e l'unità di misura del tempo, p. 143 - L'Internazionale operaia, p. 147 - Esperanto o la lingua del mondo, p. 149 - La mondializzazione della concorrenza, p. 152 - Il governo del mondo attraversa l'Atlantico, p. 156 - Lo "Stato-mondo" o la guerra, p. 158 - Grandezza e decadenza del governo americano del mondo (1914-2011) p. 164 - Primo G2: la coppia angloamericana, p. 164 - Primo governo multilaterale del mondo: la SDN, p. 168 - I sogni di un governo totalitario del mondo, p. 174 - Il secondo governo multilaterale del mondo: l'Organizzazione delle Nazioni Unite, p. 179 - Il secondo G2: Stati Uniti e URSS, p. 195 - Il Sud entra nel mondo, p. 196 - Emergenza della "governance mondiale": dal G5 al G7, p. 199 - Il "governo del mondo" si sposta dalla parte del Pacifico, p. 203 - Inizio della seconda "globalizzazione", p. 204 - Alcuni successi del governo mondiale, p. 206 - Dal G8 al G20: i cinque choc, p. 209
Il governo del mondo, oggi p. 215 - La coscienza della razza umana, p. 215 - I valori del mondo:
Occidente e Brasile, p. 223 - Il governo mondiale di oggi: il terzo G2, p. 225 - L'ordinamento del diritto mondiale: l'OMC e la giustizia penale, p. 231 - Le istanze mondiali multilaterali, p. 233 - I trattati internazionali senza interventi governativi, p. 242 - Le istanze pubbliche informali, p. 244 - Le istanze private formali, p. 248 - Le istanze mondiali informali: le ONG, p. 253 - La seccante credenza in un governo mondiale segreto, p. 257 Domani, l'anarchia del mondo - p. 260 Il decimo introvabile "cuore" del mondo, p. 261 - Il governo mondiale del mercato, p. 269 - Disordini finanziari a catena, p. 272 - Una demografia fuori controllo, p. 274 - Da un conflitto a un altro, p. 276 - La penuria di materie prime, p. 279 - La distruzione della natura, p. 281 - La distruzione della vita dovuta all'impatto di un asteroide, p. 284 - TI mondo nel 2030, p. 286 - TI doppio verde, p. 289 Un governo ideale del mondo p. 291 -Le utopie teoriche, p. 294 - TI progetto federale, p. 302 - Diritti e doveri dei cittadini del mondo, p. 304 - Complernentarietà e ingerenza, p. 306 - Un Parlamento tricamerale, p. 306 - Un esecutivo planetario, p. 309 - Un sistema giudiziario credibile, p. 311 - Gli strumenti della democrazia, p. 311 - Un sistema finanziario mondiale sotto controllo, p. 312 - Domani, il governo del mondo p. 314
Alcune riforme proposte, p. 315 - Aprire dieci cantieri, p. 320 - 1. Trarre pragmaticamente vantaggio dal processo federale d'integrazione, p. 321 - 2. Prendere coscienza della ragione d'essere dell'umanità, p. 323 - 3. Essere più attenti alle minacce, p. 324 - 4. Far rispettare il diritto internazionale esistente: un Codice mondiale, p. 327 - 5. Procedere progetto per progetto: il rninilateralismo, p. 329 - 6. Un Consiglio di governo, p. 333 - 7. Una Camera dello sviluppo sostenibile, p. 335 - 8. L'Alleanza per la democrazia, p. 336 - 9. Liberare risorse per il governo del mondo, p. 337 - 10. Gli stati generali del mondo, p. 340
Appendice 1. Gli organismi mondiali 347
Appendice 2. I trattati "universali": un progetto di Codice mondiale? 365
Bibliografia 377
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