GLI ESSENI, QUMRAN, GIOVANNI BATTISTA E GESÙ
RETROCOPERTINA
Nell'angolo di nord-ovest del Mar Morto, a 12 Km a sud di Gerico e a 32 Km a nord dell'oasi di Ein Gedi si incontrano, completamente isolate, delle rovine che i beduini chiamano da sempre Khirbet Qunram. I circa 900 manoscritti originali trovati nelle grotte di Qunram fra il 1947 e il 1956 profondamente mutato il quadro dell'antico giudaiusmo finora delineato dagli studiosi. Che cosa si nasconde veramente dietro il mistero di Qunram? Partendo dalle più recenti acquisizioni scientifiche e alla luce di tutti i testi di Qunram, Hartmut Stegemann presenta i fatti in modo comprensibile ed estremamente avvincente e situa chiaramente i testi sul terreno della realtà storica. qual' era lo scopo effettivo dell'insediamento di Qunram? Che cosa speravano gli esseni? Com'era organizzata quest'élite giudaica di studiosi della legge? In che cosa consisteva il loro sapere segreto? Quali erani i loro riti? Giovanni Battista era in origine un esseno? E perchè ha battezzato nel fiume Giordano e non nei bagni rituali degli esseni? In che cosa consiste la specificità della venuta di Gesù? Il battesimo e la cena sono stati praticati già a Qunram, quindi molto prima che esistessero i cristiani?
Grazie ai documenti ritorvati a Qunram, ora per la prima volta è possibile rispondere in modo fondato a simili domande.
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA
L'opportuna pubblicazione in Italia del libro tedesco del collega e amico di Gottingen Hartmut Stegemann su Qumran ci offre l'occasione per un bilancio complessivo su tale genere di studi. Stegemann è uno studioso del NT e dell'antico Vicino Oriente giudaico-cristiano che si è dedicato con particolare applicazione agli studi qumranici, e oggi è uno dei più autorevoli esponenti in tale campo non solo nell'area tedesca, anche perché lavora direttamente sugli originali e cura un gruppo internazionale di giovani studiosi, che stanno preparando ricerche specifiche su frammenti ancora inediti del Museo Rockfeller di Gerusalemme.
Il libro presenta una puntualizzazione sintetica e incisiva di quanto si è scritto di interessante, di quello che si dibatte e soprattutto della vicenda-Qumran dal punto di vista della ricerca storica e archeologica, dei suoi contenuti, dei suoi rapporti con il giudaismo e il cristianesimo nascente. Assiduo frequentatore dell'École Biblique di Gerusalemme, l'a. ne condivide la serietà di ricerca e la ponderatezza di giudizio, per cui il volume anche per il lettore italiano può essere un utile sguardo d'insieme su quanto oggi si può pensare intorno al grande argomento-Qumran, e anche sullo stato della ricerca.
In 50 anni ormai di pubblicazioni su Qumran è già tempo di bilanci e di messe a punto di un certo spessore, che non sia solo parziale, o comunque di parte, possibilmente al di fuori di ogni polemica, reale o fittizia, o mirata a secondi fini, che non siano quelli puramente scientifici e, si presume, oggettivi.
Per quanto riguarda i manoscritti di ogni tipo - e cioè i testi preziosi che copiosamente sono venuti alla luce nella varie grotte - si può ormai convenire che siano stati pubblicati tutti e messi a disposizione degli studiosi e dei lettori, sia nella loro stesura originale - ebraica e aramaica - che nelle traduzioni nelle lingue più note,1 compresa quella italiana:2 restano frammenti di modesta dimensione, in giacenza o in Musei - come il Rockfeller di Gerusalemme - o presso privati, che sono riusciti ad acquistarli, soprattutto nella fase convulsa che seguì alla scoperta negli anni '50, verosimilmente passati anche di mano in mano.3 Dopo la pubblicazione infatti del Rotolo del Tempio da parte dello studioso e archeologo israeliano Y gael Yadin nel 19774 non ci possiamo più attendere novità di rilievo, né in campo giudaico, né tanto meno in campo cristiano, se mai ci sono state.5 È certo comunque che l'apporto dei testi qumranici alla conoscenza del cosiddetto Medio Giudaismo e dell'ambiente delle origini cristiane è stato enorme, e talvolta decisivo.
Quello che ora impegna gli studiosi è l'interpretazione di questo materiale letterario in sé e in rapporto all'ambiente nel quale è sorto e anche alla ricostruzione dello stesso. Quello che è emerso anche nell'ultimo Convegno qumranico (IOQS, Cambridge - GB, 16 - 17/7/1995) è una crescente aggregazione di persone e Istituzioni (soprattutto in USA) allo studio del fenomeno-Qumran.
In Italia la situazione è confortante, sia in seno all' ABI (Associazione Biblica Italiana),6 che nell' AISG (Associazione Italiana per lo studio del Giudaismo), con interventi puntuali e pubblicazioni di pregio, tra le quali segnaliamo la rivista Enoch, e inoltre non pochi sono gli studiosi su Qurnran nei vari Centri accademici.7
Che dire allora sulla situazione attuale degli studi qumranici e sulle eventuali prospettive che si presentano?
La pubblicazione del materiale letterario si può considerare esaurita o quasi. In base alle esplorazioni e ai sondaggi effettuati da varie Istituzioni e archeologi non sembrano possibili nuovi rinvenimenti di manoscritti, almeno nella zona del Mar Morto.8 E gli stessi frammenti in corso di verifica e pubblicazione - esistenti sia presso Musei (come il Rockfeller di Gerusalemme) che privati - non sembrano modificare sostanzialmente il quadro letterario.
Le pubblicazioni di vario genere dall'epoca del ritrovamento dei primi manoscritti nel 1947 si sono succedute senza interruzione e a ritmi talvolta frenetici. I libri - numerosi - e gli articoli - numerosissimi - risentono del loro periodo di apparizione: generalmente enfatizzati ed entusiasti i primi, più ponderati e anche problematici i più recenti.9
Sul piano della ricostruzione storica e ideologica o religiosa si sono fatti passi notevoli, con tentativi di caratterizzare meglio l'ambiente e il movimento, di coglierne con maggior rigore le idee e le motivazioni.
Ma a questo punto il cammino resta aperto a ogni nuovo apporto o precisazione, e talvolta appaiono ancora ricostruzioni anche nuove e anzi radicali, come vedremo.
La letteratura qumranica - quella cioè contenuta nei manoscritti delle grotte a nord-ovest del Mar Morto - ci fornisce anzitutto una serie di testi biblici riprodotti fedelmente nella linea più della versione alessandrina in greco della LXX che del TM (Testo masoretico in ebraico a noi giunto), per quanto le varianti non siano eccezionali, tutt'altro. Comunque si prospetti la soluzione della questione intricatissima del testo10 è evidente che Qumran documenta già dal II sec. a.c. sia una sostanziale fedeltà nella trasmissione del testo biblico, secondo i canoni poi codificati dell'ispirazione e della normatività, sia una relativa libertà interpretativa e anche creativa, come dimostrano versioni e parafrasi in aramaico e generi derivati di tale letteratura. È bene tener presente infatti quanto ricordano non pochi studiosi11 prima della seconda metà del I sec. d.C. non esiste ancora esasperazione e contrapposizione frontale tra i movimenti all'interno dell'ebraismo e dello stesso cristianesimo nascente, come avverrà inevitabilmente con la caduta di Gerusalemme (70 d.C.). E questo coinvolge appunto l'aspetto peculiare e qualificante della letteratura qumranica: le opere di intepretazione come i Pshartm, che tendono ad amplificare, riflettere e attualizzare il testo sacro in base alle proprie visioni e convinzioni religiose, nel genere noto degli stessi Midrashim. E ci introduce quindi nell'ambito della stessa creatività o originalità del movimento qumranico: dagli stessi Salmi (preghiere in forma poetica, dette Hodayyòt12 ai testi normativi, come la Regola della Comunità (1QS), fino ai numerosi testi di genere apocalittico, che rivelano le ansie, le aspettative - spesso deluse - e comunque le speranze del movimento religioso.
Gli studi recenti non hanno favorito particolarmente le esatte configurazioni e la stessa origine del movimento qumranico, tuttavia hanno contribuito ad analizzare l'ampia letteratura fin nei più piccoli meandri e a prospettare piuttosto l'ampia estensione di tale movimento religioso e culturale, non riconducibile al piccolo sito - per quanto suggestivo - di Khirbet Qumran, 12 Km a sud di Gerico, a nord-ovest del Mar Morto, al quale peraltro sono state date interpretazioni varie, e non raramente peregrine.
Ed è proprio nell'ambito di tali prospettive che vorremmo richiamare l'attenzione su nuove proposte intorno all'insediamento qumranico e al suo movimento, promosse in gran parte dai successori di R. De Vaux, l'archeologo-principe di Oumran, e mio venerato maestro.
Come si sa, gli scavi di Qumran (1951-1958) non hanno mai avuto una pubblicazione organica e definitiva - anche per la prematura scomparsa di De Vaux (1971) - ma solo dei Rapporti preliminari in non pochi articoli della Revue Biblique, tanto che potrebbero formare un volume di 153 pp. dense, oltre a piante fotografiche, schizzi e planimetrie, disegni e fotografie.
Solo due anni fa, l'École Biblique di Gerusalemme ha dato alla stampe un sontuoso volume - il primo tra altri - che riporta per la prima volta note di cantiere di P. De Vaux, oltre a numerose fotografie dell'epoca degli scavi, planimetrie e ricostruzioni del sito.13 La documentazione è interessante, ma occorre precisare che gli aa. non si sono limitati a proporre materiale passato, ma nel raccogliere e ristudiare i numerosi dati hanno maturato una serie di ipotesi e proposte che tendono a modificare il quadro qurnranico, a suo tempo prospettato da De Vaux e poi seguito dalla maggioranza degli studiosi, in qualche modo orientato sinteticamente alla ricostruzione analoga a un insediamento monastico. È proprio tale ricostruzione che è stata messa in discussione: ma questo implica conseguentemente la riconsiderazione di tutto il movimento, della sua origine, della sua identità, del suo habitat e della sua espansione e storia.
J.B. Humbert - in un articolo parallelo al testo _14 ha presentato la sua possibile ricostruzione dell'insediamento qumranico, con ipotesi anche ardite, che faranno discutere non poco gli studiosi.15
Prima propone alcune osservazioni critiche.
Anzitutto si pone in discussione la triplice divisione dell'insediamento: dalle origini (epoca del Ferro) al 31 a. C. (terremoto?); dal 31 a. C. al 68 d. C. (arrivo dei romani); dopo. Inoltre tutto il periodo del Ferro (o almeno dal VII sec. a. C.) è documentato in modo insoddisfacente, e irrilevante è il suo collegamento con il periodo ellenistico. L'insediamento esseno poi o almeno il suo inizio resta enigmatico, e la ceramica e le monete raccolte tra la fine del II sec. a. C. e la fine del I sec. a C. non portano a una chiarificazione. La stratigrafia stessa dello scavo qumranico si presenta parziale e non globale, mentre le costruzioni più consistenti possono reggere a varie successioni edilizie, e inoltre il cambiamento di vita e la destinazione degli edifici si può modificare o ristrutturare in vario modo.
Che cosa propone allora sostanzialmente J. B. Humbert? Soprattutto due cose nuove, e in qualche modo sconvolgenti.
1. Una villa o dépendence asmonea nella I metà dal I sec. a. L'argomentazione è complessa, e non pregiudica insediamenti anteriori di gruppi, risalenti verosimilmente fino al post- esilio babilonese, con rapporti più o meno conflittuali con Gerusalemme. Gli scavi della zona del Mar Morto hanno dimostrato che la regione era abitabile a certe condizioni, e si prestava a risorse economiche, dai prodotti agricoli ed esotici ai sali e minerali ricercati dello stesso Mar Morto. Su questo scenario, gli Asmonei Giovanni Ircano (135 - 104 a. C.), e soprattutto Alessandro Ianneo (104 - 76 a. C.) modellarono il loro regno che si spingeva lungo la valle del Giordano e oltre, disseminandolo di fortezze e residenze reali o militari, per controllare i punti strategici e di passaggio. In questa rete politica, commerciale e militare rientrava anche la costruzione della fortezza Hyrcania, nella depressione del deserto di Giuda, tra Gerusalemme e il Mar Morto, mentre il terrazzo marnoso di Kr. Qumran si prestava appunto a villaggio residenziale sulle rive del Mar Morto, secondo canoni ellenistici, introdotti in Medio Oriente dai Diadochi. Quando gli Asmonei si sfalderanno per rivalità e divisioni interne e per l'incalzare di Roma - come il generale pompeiano Gabinio - tali fortezze si trasformarono in luoghi di rifugio: così nel 57 a. C. Alessandro si rifugio nell'Alexandreion, a nord di Gerico e nella stessa Hyrcania, mentre Aristobulo si rifugiò a Macheronte, a est del Mar Morto, lungo il cammino della Via dei Re.
È a questo punto che Humbert individua un chiaro riferimento all'insediamento esseno a Qumran, corrispondente al periodo la di De Vaux: si sarebbe appunto concentrato intorno a un edificio principale preesistente, di stile greco-romano, con cortile circondato da camere intercomunicanti. Tutto fu trasformato, con aggiunte anche di altri edifici, e le stesse mura esterne, che danno unità al complesso, in funzione ovviamente del costume religioso e delle regole rituali del movimento esseno. Questa comunità difficilmente poteva essere superiore ai 10 o 15 membri, poiché la maggioranza dei locali è a destinazione pubblica e religiosa, mentri altri sono adibiti a usi artigianali o a magazzini, oltre ovviamente alla numerose cisterne, piscine, canali di decantazione. Si potrebbe pensare a un nucleo di ministri o ufficiali, con inservienti o custodi, mentre operai e artigiani potevano risiedere altrove. Anche la planimetria di De Vaux è stata modificata: il cosiddetto refettorio o sala del banchetto sarebbe una sala per le offerte rituali, in quanto i pasti comunitari potevano essere solo festivi. Il refettorio si troverebbe più a ovest, accanto a una sala, nella quale sono state trovate numerose vettovaglie. Lo scriptorium sarebbe piuttosto un luogo per la preparazione dei rotoli.
2. E passiamo alla seconda novità: l'individuazione di un recinto nord per i sacrifici, a nord-ovest della famosa torre, in precedenza ritenuto un recinto per bestiame.
Le prove addotte non sono decisive,16 poiché i resti sul terreno - data anche l'erosione - sono scarsamente visibili: Humbert li individua nel muretto di recinzione, descritto da De Vaux, con locali annessi per la preparazione delle persone e l'uccisione degli animali, il passaggio dell'acquedotto con un drenaggio per le acque nel recinto stesso, e inoltre il ritrovamento a ovest di depositi di ossa di animali, in relazione più a sacrifici che a pasti.
Con questo quadro, come si presentavano gli esseni a metà del I sec. a. C.?
Citiamo lo stesso Humbert: «Gli esseni frequentavano Qumran come loro centro e come luogo santo, per le libazioni, le offerte e probabilmente per dei sacrifici. Vengono per le feste, le preghiere e per i pasti, che per alcuni e in certe occasioni presentano un aspetto comunitario».
Alla luce di queste proposte, si può dunque convenire che - se il lavoro di presentazione dei testi è ormai a conclusione o quasi, come si è detto - resta aperto il problema della loro interpretazione, della loro collocazione ambientale, dello spirito del movimento che li ha ispirati e trasmessi. E tale interpretazione investe anche le vestigia archeologiche, che appunto sembrano rimettere in circolazioni nuove interpretazioni e visuali, anche notevolmente allargate.
Qurnran infatti come luogo non esauriva - ci pare -l'esistenza e l'ampiezza del movimento esseno, ma fu solo un punto forte di aggregazione e riferimento ideale soprattutto tra la metà del I sec. a. C. e la sua estinzione quasi totale nel 68 d. c., con l'arrivo dei romani.
Quali le cause e le condizioni di questi dati? Se infatti - da un punto di vista di individuazione del movimento - può apparire irrilevante la conoscenza esatta della sua origine (se durante o dopo l'esilio babilonese, o anche molto dopo), una prima costatazione porta a ritenere che Gerusalemme non polarizzò completamente l'esperienza del giudaismo post-esilico, come codificò una certa letteratura successiva, canonica o rabbinica, ma ci furono altre forme di vita e poli di riferimento.
Qurnran inoltre dimostra lungo la sua storia come anche i rapporti con la Città Santa variassero a seconda delle istituzioni ivi vigenti, che vanno dal clero del secondo tempio, alla sua delegittimazione sotto i Seleucidi, alla rivolta maccabaica, agli Asmonei, fino agli Erodi e a Roma stessa. Il movimento etnico-religioso che ha il punto di riferimento a Qurnran non si può infatti giudicare in modo omogeneo e monolitico nell'arco della sua esperienza plurisecolare, verosimilmente dall'esilio babilonese alla caduta di Gerusalemme. Così come non è possibile allinearlo esclusivamente nella classificazione di esseni, secondo gli schemi degli storici giudei e romani del I sec. d. c., anche se quest'ultima classificazione ne rispecchia la sua fase evolutiva e finale, a noi più nota.
Ci sia allora permesso proporre suggestioni maturate in seguito alle nuove ricostruzioni e proposte.
Il movimento in questione era verosimilmente molto esteso, più di quanto generalmente si è portati a pensare. La sua collocazione quindi poteva estendersi lungo la valle del Giordano e oltre, a nord, e a sud lungo il Mar Morto e oltre il deserto, tanto da chiedersi se non si possa pensare a un'ampia area che vada dall'Egitto alla Siria. Questo spiegherebbe - per es. - come nel periodo del secondo tempio il movimento riuscì a essere alternativo alla stessa Gerusalemme, e come alle origini del cristianesimo Paolo trovi cristiani a Damasco, 6-7 anni dopo la morte di Gesù, e anteriormente a ogni predicazione apostolica.
Come interpretare allora il movimento all'interno del giudaismo e delle origini cristiane?
Stando alla maggioranza degli studiosi, la figura dominante del maestro di giustizia, contrapposta al sacerdote empio, sembra rispecchiare l'epoca della delegittimazione del sacerdozio oniade a Gerusalemme, sotto Antioco IV Epifane, con la nomina dei vari Giasone, Menelao e così via. Saremmo quindi all'inizio dell'insurrezione maccabaica, che appunto anche nel deserto di Giuda intorno a Qurnran avrebbe potuto trovare sostenitori e adepti. Ma - come si è detto, secondo Humbert - non ci sarebbero stati insediamenti del movimento qumranico sotto gli Asmonei G. Ircano e A. Ianneo. Dov'erano allora? che cosa facevano? Ben poco sappiamo. Finora anzi si diceva che il movimento aveva abbandonato Qurnran all'epoca di Erode il Grande, in seguito al presunto terremoto del 31 a. C.
Dov'erano e che cosa facevano?
Sappiamo che Erode ha protetto in qualche modo gli esseni, e lui stesso era un frequentatore della zona di Gerico, dove aveva ingrandito i palazzi asmonei, costruendovi la sua reggia d'inverno, e rilanciando le acque calde termali di Calliroe, a nord-est del Mar Morto, oltre alle varie fortezze disseminate ovunque.
È significativo poi che nella Gerusalemme erodiana proprio a sud del palazzo regale - sul Sion attuale - si formasse un quartiere esseno, dove tra l'altro, secondo i Vangeli e gli Atti degli apostoli si svolsero gli eventi pasquali definitivi di Gesù e dei suoi discepoli.
È dunque possibile che con Erode il Grande, il movimento qumranico o esseno abbia registrato una ripresa, non solo nella Valle del Giordano e mar Morto, ma nella stessa Città Santa, tanto da proporsi poi successivamente come quel grande movimento religioso che conosciamo dall'archeologia e dai manoscritti a noi giunti copiosamente.
Resta comunque - il movimento qumranico - una grande esperienza religiosa ed etnica del deserto, con le caratteristiche tipiche dell'antica religione patriarcale e soprattutto dell'Esodo mosaico, nella quale è radicato inesorabilmente l'ebraismo, ma alla quale si collegano anche gli esordi del cristianesimo, con la vita e la predicazione del Battista, il battesimo e gli inizi del ministero pubblico di Gesù.
Che sia tutto ciò che ha spinto lo stesso giudaismo - dopo il 70 d. C. - a lasciare nel silenzio questo movimento?
E come mai il NT non solo non polemizza, ma a sua volta tace?
Non c'è forse tra questo movimento e lo stesso cristianesimo un terreno d'intesa iniziale, una simbiosi di caratteristiche, che poi inevitabilmente porteranno sia all'estinzione dello stesso essenìsmo,17 che all'espansione del cristianesimo?
Bernardo Gianluigi Boschi
NOTE
1. In inglese: l'edizione fondamentale della Oxford Press, AA. Vv., Discoveries in the Judean Desert (of Jordan), in vari volumi in corso di pubblicazione (cf. ora E. Tov [con S. J. PFANN], The Dead Sea Scrolls on Microfiche: Companion Volume, Leiden - New York - Koln 1993). In francese: J. CARMIGNAC- E. COTHENET - P. GUILBERT - H. LIGNEE, Les Textes de Qumran, I, Paris 1961; II, 1963. In tedesco: E. LOHSE, Die Texte aus Qumran. Miinchen 1964, 21971; J. MAIER, Die Texte von Toten Meer, 2 voll., Base11960; J. MAIER - K. SCHUBERT, Die Qumran - Essener, Miinchen – Basel 1973. In spagnolo: F. GARCIA MARTINEZ, Textos de Qumran. Madrid 1993.
2. F. MICHELINI - TOCCI, I Manoscritti del Mar Morto. Introduzione, traduzione e commento. Bari 1967; L. MORALDI, a cura di, I Manoscritti di Qumràn. Torino 1971, 21986; TEA, 150, 1994.
3. Per il primo caso citiamo il gruppo dello stesso Stegemann, per il secondo caso richiamiamo le Comunicazioni a Cambridge (GB), per es., di E. PUECH e A. LEMAIRE su alcuni frammenti presso privati di brevissimi testi qurnranici nell'ultimo Congresso IOQS (Intern. Org. for Qurnran Studies) del 16-17/7/1995.
4. Y. YADIN, Megillat ham - Miqdas. The Tempie Seroll (Hebrew Edition) Jerusalem 1977, voI. I - III + IIIa. L'edizione inglese apparve nel 1983. In italiano esistono i testi curati da E. Juco in L. MORALDI, a cura di, I manoscritti di Qumriin, Torino 21986, 733-811, e dal compianto A. VIVIAN, a cura di, Il Rotolo del Tempio (TVOA 6, 1), Brescia 1990.
5. Non siamo favorevoli a un'esistenza di testi cristiani a Qumran, neppure del NT, come nel caso dell'ipotesi O'Callaghan, per cui cf. RB 102(1995), 570-591.
6. Come dimostra il Convegno dell'Aquila del settembre 1995 su NT e Qurnran, con prossima relativa pubblicazione degli Atti presso EDB, Bologna 1997.
7. Meno confortante è lo stacco tra gli specialisti e il resto della cultura - anche religiosa - e la stessa informazione, dove attecchiscono facili manipolazioni o estremismi.
8. Questo non esclude - a nostro parere - l'esistenza di un materiale affine, che potrebbe trovarsi dall'Egitto fino alla Siria, attraverso la valle del Giordano. Ma resta un'ipotesi estremamente labile e generica. Salvo, ovviamente, gradevoli e graditi imprevisti.
9. Per quanto riguarda l'Italia non citiamo il numero rilevante di articoli, rinviando alle rassegne specializzate, ma ci permettiamo di segnalare i libri più interessanti, oltre ai citati testi di MICHELINI TOCCI e MORALDI: S. MOSCATI, I manoscritti ebraici del deserto di Giuda, Roma 1955; E. PIATTELLl, Inni di ringraziamento (dai MSS del M. Morto), Firenze 1959; L. CIRILLO, Qumran e le origini dell'Eucarestia nel NT, Napoli 1965; F.S. PERICOLI RIDOLFINI, Alle origini del Monachesimo. Le convergenze essene, Roma 1966; A. PENNA, I figli della Luce, Fossano 1971; L. MORALDI, Il Maestro di Giustizia, Fossano 1971; l.A. SOGGIN, I manoscritti del Mar Morto, Milano 1978; II ed. aggiornata 1987; il cit. A. VIVIAN, Rotolo del Tempio, Brescia 1990; C. MARTONE, La «Regola della Comunità». Edizione critica (Quaderni di Enoch, 8), Torino 1995. Tra i libri poi tradotti in italiano segnaliamo; J.T. MILIK, Dieci anni di scoperte nel deserto di Giuda, Torino 1957; M. BURRows, Prima di Cristo. La scoperta dei rotoli del Mar Morto, Milano 1961; I. JEREMIAS, Il significato teologico dei reperti del Mar Morto, Brescia 1964; K.H. SCHELKLE, La Comunità di Qumran e la Chiesa del Nuovo Testamento, Roma 1970; R.H. EISEMAN - M. WISE, Manoscritti segreti di Qumran, ed. ital. a cura di E. JUCCI, Casale Monferrato 1994; J.A. FRRZ- MYER, Qumran. Le domande e le risposte essenziali sui Manoscritti del Mar Morto (Gdt, 230), Brescia 1994; J.C. VANDERKAM, Manoscritti del Mar Morto. Il dibattito recente oltre le polemiche, Roma 1995; K. BERGER, I Salmi di Qumran, Casale Monferrato 1995.
10. Individuando appunto almeno 2 o più famiglie di testi, o palestinesi - nella linea di F. CROSS - o anche introducendo una pista babilonese per il TM, nella linea di I. Tov.
11. Cf. G. BOCCACCINI, Il Medio Giudaismo. Per una storia del pensiero giudaico tra il terzo secolo a.e.v. e il secondo secolo e.v. (Radici 14), Genova 1993.
12. Cf. K. BERGER, l Salmi di Qumran, Casale Monferrato 1995.
13. Fouilles de Khirbet Qumran. Album de photographies. Répertoire du fonds photographique. Synthèse des notes de chantier du Père Roland De Vaux, présentés par Jean - Baptiste Humbert op et Alain Chambon au nom de l'Ecole biblique et archéologique française de Jérusalem (Novum Testamentum et Orbis Antiquus. Series Archaeologica 1), Fribourg, Suisse - Gottingen 1994. Rinviamo a una nostra presentazione in «Osservatorio Bibliografico» di Rivista Biblica Italiana 3(1996).
14. J.B. HUMBERT, «L'espace sacré à Qumran. Propositions pour l'archéologie», in RB 101(1994), 161-214.
15. Noi stessi ce ne siamo occupati in uno studio in corso di pubblicazione In memoriam di F. VATTIONI, a cura di L. CAGNI.
16. Noi stessi abbiamo espresso perplessità nel art. cito in memoriam di F. VATTIONI.
17. Come mai a Qumran si trovano testi non canonici (come lo stesso Sir) o in greco (per noi più della LXX che del NT)?
INDICE GENERALE
Capitolo 1
SCOPERTE
Capitolo 2
QUADRO DI PARTENZA
Lo stato delle pubblicazioni
L'età dei manoscritti
Capitolo 3
I ROTOLI E L'OPINIONE PUBBLICA MODERNA
Il volume «VerschluBsache Jesus»
Acquisti di manoscritti e diritto internazionale
Il best seller Jesus von Qumran
Il best seller Jesus und die Urchristen
Capitolo 4
GLI SCAVI
Khirbet Qumran
Ein Feshkha
Edifici e installazioni dell'insediamento di Qumran
L'edificio principale .
Altre costruzioni del complesso principale
Gli edifici dell'azienda artigianale-commerciale
Il laboratorio per la concia delle pelli
Altre costruzioni a uso artigianale-commerciale
La sala delle riunioni
I cimiteri
Locali adibiti ad abitazione e dormitorio
La finalità dell'insediamento di Qumran e di Ein Feshkha
Destino dell'insediamento di Qumran
Capitolo 5
LE GROTTE DEI ROTOLI
La data della distruzione di Qumran
Monete
Tradizione storica
Lo stato dei rotoli nelle grotte
Conclusioni
Altre teorie su Qurnran
Professor Norman Golb
La teoria delle grotte cultuali
I Donceels
Le grotte in cui sono stati trovati manoscritti: 1Q-11Q
Grotta 1Q
Grotta 2Q
Grotta 3Q
Grotta 4Q
Grotta 5Q
Grotta 6Q
Grotte 7Q, 8Q e 9Q
L'Esapla di Origene
Grotta 10Q
Grotta 11Q
Conclusioni
Capitolo 6
IL CONTENUTO DELLA BIBLIOTECA DI QUMRAN
Le funzioni originarie della biblioteca di Qurnran
Le nuove conoscenze offerte dai ritrovamenti di Qumran
Manoscritti biblici
Filatteri
Apocrifi
I libri di Tobia e di Gesù ben Sira
Pseudo-epigrafi
Il libro dei Giubilei
I libri di Enoch
Il libro dei Giganti
Nuove opere pre-essene
Il rotolo del Tempio
Opere di Mosè
Ordinanze
L'apocrifo della Genesi
La nuova Gerusalemme
La liturgia angelica
Testi sapienziali
Altre opere nuove
Opere relative al calendario
La regola della guerra
Scritti esseni
L'istruzione del maestro a Gionata
La raccolta innica Hodayyot
Regole della comunità
Trattati di studiosi della Bibbia
I commenti dei profeti
Una congratulazione per il re Alessandro Ianneo
Un calendario con i giorni commemorativi
Una lista di ammonizioni ufficiali
Conclusioni
Capitolo 7
GLI ESSENI
Antiche relazioni sugli esseni
Le odierne valutazioni sugli esseni
L'origine degli esseni
La carica di sommo sacerdote del maestro di giustizia
La fondazione dell'Unione essena
L'ulteriore storia degli esseni
Le peculiarità degli esseni
Gli esseni popolo di Dio di Israele
Il calendario
I sacrifici nel tempio di Gerusalemme
La comunione dei beni
Bagni rituali, momenti di preghiera e pasti cultuali
Matrimonio, famiglia ed educazione
Ammissione, posizione giuridica ed esclusione
Dottrine degli esseni
Angeli e demoni
Tempo della fine, giudizio finale, messia e tempo della salvezza
La risurrezione dei morti
Capitolo 8
GIOVANNI BATTISTA
Azione e figura del Battista
Relazioni con gli esseni?
L'importanza delle scoperte di Qumran
Capitolo 9
GESÙ
Il regno di Dio
Il giudizio finale
I libri profetici
La Torah
Conclusione
CapitoLo 10
CRISTIANESIMO PRIMITIVO
Capitolo 11
GIUDAISMO RABBINICO
BIBLIOGRAFIA
ABBREVIAZIONI
Antico Testamento
Torah, Pentateuco
Libri storici
Scritti
Libri dei Profeti
Testi di Qumran
Nuovo Testamento
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