IL CRISTIANESIMO ANTICO - Da Gesù a Costantino
L'Autore Paul Mattei insegna Lingua e letteratura latina nell'Università di Lione 2. Specialista di patristica, è responsabile scientifico dell'istituto di ricerca Sources chrétiennes e ha curato edizioni di Tertulliano e Cipriano.
RETROCOPERTINA
Nell'arco di tre secoli, una piccola setta periferica riesce a imporre il proprio messaggio, la propria legge, all'interno dell'impero romano. È questa la vicenda straordinaria della prima diffusione del cristianesimo, qui ricapitolata con chiarezza.
Dopo aver tratteggiato il contesto religioso in cui il cristianesimo sorse, e cioè il giudaismo tardo e i vari paganesimi vigenti nel territorio dell'impero, il volume descrive l'azione di Gesù e degli apostoli, l'intensa opera di proselitismo che essi intrapresero, la progressiva elaborazione della dottrina, l'organizzazione delle comunità, e naturalmente le persecuzioni, che contribuirono a formare un'idea di Chiesa di martiri.
PREMESSA
Un manuale come questo rientra, malgrado la ristrettezza delle sue ambizioni, in una tradizione storiografica plurisecolare, il cui «padre» fu un erudito che ritroveremo spesso nel corso di queste pagine, Eusebio di Cesarea, e di cui, molto tempo dopo, uno degli eroi fu il dotto e modesto Louis-Sébastien Le Nain de Tillemont, condiscepolo di Racine a Port-Royal des Champs. Non che, è addirittura superfluo precisarlo, da questi antenati in poi i metodi e l'approccio, e anche il modo stesso di considerare la storia del cristianesimo, non si siano rinnovati, non siano divenuti più complessi e diversificati - e anche in modo più radicale e più tumultuoso, attraverso maggiori drammi e tormenti rispetto ad altri campi delle scienze umane, malgrado le serene apparenze che l'ingannevole perennità del soggetto farebbe balenare. Tuttavia, oltre ai riferimenti religiosi (d'altra parte, ovviamente, diversi tra loro) di Eusebio e di Tillemont, nonostante le scelte teologiche più o meno dichiarate, più o meno coscienti, con cui l'uno e l'altro colorano o strutturano il proprio racconto, rimane il loro esempio di impegno rivolto a una scrupolosa informazione e alla diligente sottomissione a documenti che ciò nonostante sono spesso imprecisi o lacunosi, e che lasciano insoddisfatta la nostra fame di sapere. Ecco i due patroni cui era giusto, fin dall'inizio, rendere omaggio.
E proprio il ricordo del probo e pio giansenista, dell'equilibrio che seppe trovare tra la sua fede e la sua ragione - pur nei limiti e nella prospettiva a lui imposti dai suoi tempi e dal suo contesto, e che non sono più i nostri - non può che riportarci a quanto Henri Irénée Marrou, terzo genio tutelare, esigeva dallo storico. Due virtù - laiche! - in tensione tra loro: la simpatia nei confronti del proprio oggetto di ricerca e la critica più rigorosa. Ed è sempre Marrou a sottolineare che per scoprire, non la verità, ma un cantuccio di verità, per individuare un punto di attacco di questa verità mai completamente raggiungibile, lo storico si rivolge al proprio oggetto, lo delimita, lo interroga, con tutta la ricchezza che gli consente la sua personale esperienza umana e la sua apertura culturale (l'attrezzatura mentale a sua disposizione) e con le domande di ogni genere che condivide con i suoi contemporanei. Lavoro che ogni generazione, in uno sforzo ininterrotto, ma per nulla lineare (non vi è «progresso»), riprende a sua volta, da capo, usque ad consummationem saeculi.
Del resto, non si tratta tanto di «cantucci» di verità quanto di frammenti riportati alla luce. Un compendio (e qui abban- doniamo il livello della ricerca creativa per ridiscendere a quello, più modesto, del manuale) deve, più di qualunque altro prodotto, resistere alla tentazione della sintesi artificiale. Deve rendere percepibile 1'enormità delle nostre ignoranze - pur tentando di dimostrare come una società «religiosa», tramite il confronto, pacifico o violento, con ciò che essa stessa non era, o non era più, nel corso di una storia che non scorreva senza intoppi, ma per mutamenti successivi, «produsse» norme, più o meno minuziose, e creò istanze, più o meno efficaci, ergendo barriere, più o meno porose, e forgiando una coscienza, più o meno elastica. Per contro, si può vedere che tale «produzione» di norme andò di pari passo con la creazione di istanze - così che i diversi aspetti di questa storia sono tra loro interdipendenti. Cosa che impone a questo lavoro tanto il suo andamento quanto il suo progetto: esso è necessariamente frammentario, deve volersi problematico, poiché studia fenomeni intricati.
A dire il vero, prima di questo libro, 1'autore si era in un certo senso fatto la mano con un opuscolo apparso altrove, nel 2002, più agile ma di più ampi propositi, dato che abbracciava la totalità dell' antichità cristiana, dalle origini a Calcedonia. È ora grato a Maurice Sartre per avergli offerto 1'occasione di riprendere una parte di quella materia in una redazione più ampia, più approfondita e, allo stesso tempo, in un'esposizione meno frustrante - poiché meno ellittica. li lettore troverà qui, a volte, un' eco dell' opuscolo precursore.
Dal 2002 a oggi, purtroppo, due maestri e amici sono scomparsi, e qui l'autore vuole riaffermare, con emozione, il debito che sente nei loro confronti: Serge Lancel e André Mandouze. La colta eleganza del primo, nel portamento come nel tono di tutto ciò che scrisse, la passione e la libera lealtà del secondo, rimangono per lui modelli di stile e di comportamento cui non osa nemmeno pretendere di avvicinarsi.
Lione, 15 giugno 2008
PREFAZIONE
Il sottotitolo di questo libro accenna a tre diversi inquadramenti. In maniera esplicita, o quasi, per quanto riguarda la cronologia: alto impero, da Augusto ai Severi, poi «crisi» e restaurazione del mondo romano, dalla fine dei Severi ai tempi di Diocleziano (ci spingeremo in realtà fino alle guerre civili nel corso delle quali si sfaldò il regime creato da questi, la Tetrarchia, ed emerse il potere, più tardi unico, di Costantino). In maniera implicita, per quanto riguarda la geografia: il mondo incentrato sul Mediterraneo, con i suoi margini reno-danubiani e orientali, le province del regno partico, poi divenuto persiano e zone tampone (Osroene, Armenia). Implicitamente, ancora, per quanto riguarda la cultura: principalmente la civiltà greco-latina, con le sue alte espressioni intellettuali, retorica e filosofia (lungi però dal dimenticare la fonte giudaica, dato che essa è, nel senso proprio del termine, fondamentale, e senza neanche trascurare l'ambito aramaico).
1.
1.1. Antichità classica e cristianesimo
Probabilmente nell'anno 30 un oscuro profeta viene crocifisso alle porte di Gerusalemme. Circa tre secoli dopo l'imperatore Costantino si converte (la sua personale evoluzione, dagli scopi poco chiari, è stata sempre oggetto di discussione tra gli storici), e questa conversione comporta la cristianizzazione dello Stato (nel corso di un complesso sviluppo che si estende su più di cento anni). Perché questo «trionfo» e perché così tardi?
Porre questa duplice domanda significa interrogarsi sulla relazione dialettica tra cristianesimo e antichità classica - dal momento in cui (nella prima metà del II secolo) il cristianesimo, nato nel seno del giudaismo, a conclusione di un processo doloroso e inizialmente niente affatto voluto, fu da quello separato. C'erano delle affinità, dato che vi è stato trionfo; esistevano degli antagonismi, o dei fattori di contrarietà, dato che questo trionfo ha molto tardato. Il cristianesimo dei primi secoli deve intendersi come qualcosa che aveva, con la civiltà greco-latina, un rapporto allo stesso tempo di armonia e di dissonanza.
Raccontare la storia del cristianesimo antico in generale significa studiare un lungo e faticoso fenomeno di confronto e di convergenza.
1.2. Evoluzione interna del «primo» cristianesimo antico
Il cristianesimo, una volta separato dalla «religione madre» e immerso nel cuore del mondo pagano, si trovava costretto a rispondere alle sfide lanciate da quest'ultimo. Sulla base di elementi presenti fin dall'inizio, anche se in altro contesto ed eterogenei tra loro, dovette costituirsi nelle sue strutture e nelle sue dottrine. Verso il 300 questa costruzione non era ancora stata portata a termine. Essa proseguì dopo Costantino, con metodi più pesanti e poste altrettanto importanti.
Raccontare la storia del cristianesimo, in particolare quella dei primi tre secoli, significa fare chiarezza su un lento processo di maturazione delle strutture e delle dottrine.
1.3. Verso più «cristianità»
Assimilando quanto nel mondo che lo circondava era assimilabile (e lasciandosi, all'occorrenza, assimilare), continuando nello stesso tempo a portare a maturazione le sue dottrine e le sue strutture, il cristianesimo, soprattutto nel III secolo, ha de facto gettato, nell'impero e nei territori confinanti, le fondamenta culturali e mentali delle prime civiltà cristiane (o «cristianità»). Iniziando a farsi strada ai tempi di Costantino, queste crebbero poco a poco, anche in rottura, a volte, col passato delle Chiese. La tarda antichità avrebbe poi trasmesso queste cristianità alle epoche successive, e alcuni aspetti ne sopravvivono ancora.
Raccontare la storia del cristianesimo dei primi tre secoli vuoi dire veder porre le basi di vivaci future imprese di civilizzazione.
Infine, un'osservazione. In questo volume si parlerà del «cristianesimo antico». Questa espressione ha un senso più ampio rispetto a «Chiesa antica», ed è migliore in quanto suggerisce che vi saranno affrontati tutti i problemi sollevati dalla nuova fede: non soltanto i problemi politici, dottrinali o di strutture, ma quelli che riguardano, in ogni campo, la vita del «popolo cristiano».
2. Limiti cronologici e articolazioni dell'opera
Partiremo da Gesù e dagli Apostoli. Questo punto di partenza può prestarsi a malintesi: sembra infatti far riferimento a una vecchia concezione che vedrebbe in Gesù il «fondatore di una religione»; ora, questa non è mai stata la sua intenzione; e d'altronde, per definizione, la nuova religione non comincia pienamente che con la fede nel Cristo risorto, dopo Pasqua. Ma è importante esaminare in che modo (grazie a quali avvenimenti, e tramite quale processo), a partire da Gesù e dagli Apostoli, nel corso di tre o quattro generazioni, il cristianesimo si sia emancipato.
Arriveremo fino al «tornante costantiniano». Il III secolo presenta, sotto vari punti di vista, diverse caratteristiche che anticipano la grande «esplosione» del IV. Resta però il fatto che la conversione di Costantino segna l'ingresso in un periodo nuovo: quello dell'impero cristiano, il cui sviluppo coincide con le grandi lotte dottrinali, trinitarie (IV secolo) e poi propriamente cristologiche (V secolo e successivi).
In questo blocco di circa trecento anni - pur prestando attenzione, come è necessario, alle continuità - la consumazione del divorzio con il giudaismo rappresenta una cesura.
Distingueremo quindi due momenti:
Gesù e gli Apostoli, o, in maniera più ampia, il «cristianesimo» (diciamo meglio: il «movimento di Gesù») delle origini (fino al primo terzo del II secolo - al più tardi verso il 135) .
Il movimento «cristiano» nell'impero pagano (II-III secolo) o, se si preferisce, il cristianesimo anteniceano (prima del concilio di Nicea, nel 325 - più esattamente sino alla fine dell'ultima grande persecuzione nell'impero romano, quella detta di «Diocleziano», nel 313.
(Preliminarmente, daremo qualche cenno sul mondo ebraico all'interno del quale, progressivamente, emerse il eristianesimo.)1
3. Un'occhiata alle fonti letterarie
Si troverà qui di seguito una semplice lista. La descrizione dei contenuti, i problemi di datazione e di autenticità verranno discussi a loro tempo nel corso dei diversi capitoli. Mi soffermerò subito soltanto su alcuni, pochi, documenti che è più comodo descrivere fin da questo momento. Non dirò nulla, qui, a proposito delle fonti archeologiche, epigrafiche e figurative: esse faranno la loro comparsa nel corso dell' esposizione, quando ve ne sarà bisogno.
3.1. Il contesto ebraico
I testi sono abbondanti e diversificati. Distingueremo tra letteratura biblica, canonica o meno, e opere della letteratura non biblica.
Letteratura biblica
Libro della Sapienza: uno degli ultimi libri, di origine giudaica e non cristiana, scritti in greco e inseriti, per la maggior parte, come «deuterocanonici» nel canone cristiano cattolico dell' Antico Testamento - vale a dire, con qualche sfumatura, nel canone dei Settanta (LXX)2.
Scritti «intertestamentari», in particolare gli Apocrifi (o Pseudepigrafii dell' Antico Testamento, a volte ritoccati da mani cristiane3. Molti sono stati ritrovati tra i «manoscritti del mar Morto». Citeremo qui in maniera più particolareggiata la letteratura «enochiana» (attribuita tramite pseudepigrafo al patriarca di Gn 5, 21-23 assunto in cielo: l'Enoc «etiopico»4, [1 Enoc]; il Libro dei segreti di Enoc o Enoc «slavo» [2 Enoc] 5).
Menzione speciale anche per le pseudoprofezie degli Oracoli sibillini: centoni omerici posti sotto il patronato di quelle mitiche sacerdotesse pagane che erano le sibille 6; dei dodici libri di Oracoli, numerati da I a VIII e da XI a XIV, solamente i libri IIl, IV e V sono ebraici o, più precisamente, giudeo-ellenistici (I-Il secolo d.C.), mentre gli altri sono cristiani.
Letteratura non biblica
• Opere di ebrei ellenistici, in particolare Filone di Alessandria e Flavio Giuseppe.
• Scritti rabbinici contenuti nella Mishnah e nel Talmud da utilizzare però con cautela, perché più tardi. La compilazione scritta della Legge orale progressivamente elaborata dai maestri farisei, che forma la Mishnah, è opera di Rabbi Yehuda Hanassi [«il Principe»], composta tra il 135 e il 217. I due Talmud, che contengono la Mishnah e i relativi commentari, la Ghemara, sono ancora posteriori: IV secolo per la messa a punto definitiva del Talmud di Gerusalemme, VI secolo per quella del Talmud di Babilonia. Alcune tradizioni (baraita) non comprese nella Mishnah e nel (nei) Talmud, costituiscono la Tosefta7.
3.2. Gesù e i tempi apostolici
Fonti cristiane: il Nuovo Testamento canonico
Il Nuovo Testamento costituisce la seconda parte della Bibbia cristiana. Si compone di 27 scritti greci il cui canone, come vedremo, fu stabilito, almeno nelle sue linee principali, nel corso del periodo qui studiato. Cioè, nell' attuale ordine
di questo canone:
• I 4 Vangeli (Matteo; Marco; Luca; Giovanni).
• Gli Atti degli Apostoli.
• Le 13 lettere attribuite a Paolo e ordinate per lunghezza: ai Romani; I e II ai Corinzi; ai Galati; agli Efesini; ai Filippesi, ai Colossesi; I e II ai Tessalonicesi; I e II a Timoteo; a Tito; a
Filemone.
• La Lettera agli Ebrei, che nessuno oggi pensa più di attribuire, neanche indirettamente, a Paolo.
• Le 7 lettere dette «cattoliche», e attribuite (a torto) ad altri apostoli o persone vicine a Gesù: I e II lettera di Pietro; Lettera di Giacomo; I, n e In lettera di Giovanni; Lettera di Giuda.
• L'Apocalisse di Giovanni.
Fonti cristiane: gli «Apocrifi» (o «Pseudepigrafi») del Nuovo Testamento
Alla collezione dei libri canonici (in pratica non vi sono, per quanto riguarda il Nuovo Testamento, «deuterocanonici»)8 bisogna aggiungere, benché si tratti di opere più recenti (datano almeno al II secolo), gli Apocrifi (o Pseudepigrafi del Nuovo Testamento. Sono scritti di tono più evidentemente leggendario, o caratterizzati in maniera più o meno profonda da aspetti che 1'ortodossia allora in via di formazione non avrebbe poi ratificato.
Il carattere «apocrifo» (o apocrificità) non impedisce, a priori, che i libri che vengono così definiti possano contenere elementi direttamente utili, grazie alla loro autenticità, per la storia dei personaggi neotestamentari che ne sono l'oggetto o i supposti autori. Ma, più ancora, gli apocrifi sono stati rivalutati dalla ricerca recente per ciò che rivelano sui diversi ambienti in cui videro la luce.
Tutti i generi letterari rappresentati nel Nuovo Testamento canonico sono illustrati anche da scritti apocrifi: vangeli, atti degli Apostoli, lettere apostoliche, apocalissi.
Fonti non cristiane
Sono rare e povere.
1) Fonti ebraiche:
• Mishnah e Talmud, critiche e prive di benevolenza nei confronti del cristianesimo, e in ogni caso contenenti dati da considerare con prudenza;
• Flavio Giuseppe: ma il Testimonium Flavianum è quanto meno interpolato.
2) Fonti pagane:
• Tacito (Annali 15, 44)
• Svetonio (Vita di Claudio e Vita di Nerone)
• Plinio il Giovane (Epistole lO, 96-97: lettera a Traiano e risposta del principe).
3.3. Dalla fine del I secolo (o del primo terzo del II) all' inizio del IV
Testimonianze pagane
Sono anch'esse rare e povere. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di attacchi: Luciano, Gallieno, Marco Aurelio, Celso (il discorso Contro i cristiani del retore Frontone di Cirta, maestro di Marco Aurelio, è andato perduto).
È necessario dedicare qualche parola all'Historia Augusta. Questa collezione (in lingua latina) di biografie imperiali, da Adriano a Probo, si presenta come l'opera di molti autori vissuti sotto Diocleziano e sotto Costantino. In realtà si tratta di un falso, spesso fantasioso, volutamente o meno, scritto alla fine del IV secolo da un pagano ostile alla politica degli imperatori cristiani. Stato d'animo di cui bisogna tener conto per «decrittare» quei pochi dettagli forniti dall' Historia Augusta sul cristianesimo (o, meglio, sull' atteggiamento di tale o talaltro principe nei confronti del cristianesimo)9.
Letteratura cristiana
La «patristica» ha inizio con i «Padri apostolici». A questi segue il plotone degli «Apologisti» (ma gran parte di loro non si è limitata alla polemica antipagana). Molti scrittori si distinsero soprattutto contro altri nemici della «Grande Chiesa»10, ebrei ed «eretici»: al primo posto, Melitone di Sardi, peraltro Apologista, ed Ireneo di Lione. Il III secolo è ancora più ricco: a Roma c'è Novaziano («Ippolito», che lo precedette, rappresenta un ingarbugliato problema letterario); in Africa, Tertulliano, Minucio Felice, Cipriano, Commodiano, Arnobio, Lattanzio; in Egitto, Clemente e Origene (e poi, in Egitto e in tutto l'Oriente, gli eredi di quest'ultimo, così come i postumi avversari al suo pensiero, reale o presunto). Bisogna poi aggiungere la produzione agiografica*11 e la documentazione canonico-liturgica.
Oltre a questa letteratura «ortodossa», vi sono gli scritti gnostici restituiti dalle sabbie dell'Egitto (i codici di Nag Hammadi), o noti tramite manoscritti importati in Europa fin dal 175012.
Eusebio di Cesarea, l'«Historia Ecclesiastica», e le fonti connesse
L'Historia di Eusebio, che pur ammettendo diverse ipo- tesi non può in alcun caso essere collocata dopo la vittoria di Costantino su Licinio (324)13, è essenziale. Senza di essa, quali che siano i suoi orientamenti e le sue carenze 14, la nostra conoscenza dei fatti cristiani nel II e nel III secolo sarebbe assai scarsa. Eusebio inserisce nel suo racconto documenti antichi, che è il solo ad aver conservato, come la Lettera delle comunità di Vienna e di Lione (HE 5, 1-2). (Sulla persecuzione di Diocleziano, la circostanziata testimonianza di Eusebio deve essere confrontata con quella di un altro testimone, Lattanzio, conservata nel suo libello, autentico, checché se ne dica, su La morte dei persecutori.)
Faremo scarso riferimento ai continuatori greci di Eusebio, Socrate, Sozomeno e Teodoreto di Ciro: il loro racconto, infatti, non riguarda 1'epoca che prendiamo in considerazione - anche se a volte vi si possono trovare utili flashback. Ciò vale anche per il traduttore latino dell'Historia eusebiana, Rufino di Aquileia, nonostante le aggiunte che apporta all' originale.
Insieme all'Historia di Eusebio, vi è la sua Chronica. In particolare, non la prima parte di questa, o Cronografia, che forniva scorci sulla storia di varie popolazioni antiche e dettagliava i diversi sistemi di computo, ma la seconda, o Canoni cronologici; una presentazione sin cronica, disposta per colonne, degli avvenimenti da Abramo al IV secolo. L'opera, pubblicata nel 303, conobbe una riedizione che la portò fino al 325. A parte alcuni frammenti, la versione greca è andata perduta, ma tutte e due le sue parti sono sopravvissute in versione armena; i Canoni sono conservati nella traduzione latina di Girolamo - con la continuazione, scritta da lui, fino ai suoi giorni (periodo 326-378)15.
Dello stesso Girolamo, aggiungiamo il De viris illustribus. È una successione di capitoli biobibliografici, in ordine di tempo, dall' apostolo Pietro fino a Girolamo stesso. Si tratta di una fonte importante, benché deturpata da imprecisioni o fraintendimenti dovuti a un' erudizione a volte frettolosa. Girolamo dipende spesso da Eusebio.
Fonti sussidiarie
Sono tre complessi documentari cui faremo ricorso solo occasionalmente:
• Due delle opere che formano l' «Appendice di Ottato» (Appendix Optati) in un manoscritto della sua opera e afferenti alle origini del donatismo (Ottato di Milevi, polemista cattolico, ebbe il suo floruit nel decennio 360): le Gesta apud Zenofilum e la Purgatio Felicis. Si tratta di straordinari frammenti di vita. Le Gesta riportano il verbale di un' azione intentata da un diacono contro il suo vescovo nel 320, davanti al governatore di Numidia; racchiudono gli Acta Munati Felicis, relazione sull'irruzione effettuata, nel 303, all'inizio della persecuzione di Diocleziano, dai magistrati municipali di Cirta in Numidia (l'odierna Costantina, in Algeria), in alcuni locali appartenenti alla comunità cristiana. La Purgatio è la relazione che discolpa Felice, vescovo di Abthugni (Pro consolare - metà nord dell' odierna Tunisia), dall' accusa di aver consegnato Libri sacri e vasi consacrati ai persecutori, nello stesso periodo16.
• Il Liber pontificalis, serie, conservata solamente in una seconda edizione, delle «vite» dei papi romani, da Pietro a Stefano V (885-886) - da cui l'altro titolo: Gesta pontificum Romanorum. Il valore delle notizie è molto disomogeneo. Possono conservare utili indicazioni archeologiche, topografiche e liturgiche. Si distinguono diverse stratificazioni: fino alla Vita di Silverio (papa dal 536 al 537) si tratta di un'unica compilazione redatta sotto il pontificato di Vigilio (536-555), in seguito le «biografie», a parte alcune eccezioni, furono composte all'occorrenza. Nei manoscritti il LP è preceduto dalla lista delle Depositiones episcoporum Romanorum (date delle sepolture) che vengono peraltro fornite anche dal Cronografo (Calendario) del 354 e dal Catalogo Liberiano (composto sotto Libero, 352-366); è seguito da un secco elenco dei papi fino a Onorio II (t 113 O) . L'insieme è stato edito da Duchesne (2 volI., 1886-1892)17.
• La Biblioteca o Myriobiblion di Fozio (IX secolo), precisamente, Descrizione e repertorio dei volumi letti da noi, ampia collezione di «analisi» (o codices che riassumono e valutano 279 opere, che il futuro patriarca di Costantinopoli pubblicò poco prima dell'855, quando era ancora un alto funzionario laico (alcuni scritti sono oggetto di più di un riassunto; molti codices riguardano autori cristiani, in particolare del III secolo, altrimenti perduti)18.
NOTE
1 In compenso non tratteremo, se non in maniera molto rapida, le religioni non bibliche (i «paganesimi»), soggetto troppo vasto che ci allontanerebbe troppo a lungo dall'essenziale. Ne daremo comunque qualche accenno per tracciare almeno un abbozzo dello sfondo «spirituale».
2 Su questa versione greca (e le sue revisioni), si veda infra, cap. 1. Su altre versioni antiche della Bibbia (latina; siriaca; copta), si veda infra, cap. 6.
3 Sono rari gli Apocrifi dell'Antico Testamento di origine completamente cristiana. Citeremo alcune composizioni relative al ciclo di Esdra che si vanno ad aggiungere ai libri canonici di Esdra e di Neemia (repertoriati dai moderni anche come Esdra I e II; Esdra III è la forma particolare che assume Esdra nella versione dei Settanta): se Esdra IV è un apocrifo giudaico, Esdra V è un'aggiunta cristiana posta all'inizio di Esdra IV, conservata, e forse scritta, in latino, durante il 11-111 secolo (giudeo-cristiano); Esdra VI è un complemento messo al seguito di Esdra IV, più giudaico che cristiano, e redatto nel IV secolo; esistono altri libri, per esempio LlApocalisse di Esdra. L'apocrifo cristiano Ascesa di Isaia (Siria, II secolo) si fonda su fonti giudaiche. Altro Apocrifo dell'Antico Testamento, della stessa origine e della stessa epoca del precedente, è le Odi di Salomone.
4 Così chiamato perché conservata in ge' ez dalla Chiesa copta di Abissinia, che l'ha integrato nel suo canone biblico. Ne sono stati ritrovati a Qumran alcuni frammenti in aramaico. Il libro è stato composto in varie fasi tra il II secolo a.c. e il I secolo d.C.
5 L'originale greco è datato al I secolo d. C. Esiste inoltre un Enoc ebraico (3 Enoc) che è una compilazione rabbinica del III secolo.
6 Si sa che l'antichità conosceva varie sibille, di cui le più famose erano quella Eritrea (originaria della costa ionica) e quella di Cuma (vicino Napoli), e che si conservavano a Roma, in Campidoglio (dove venivano consultati in occasione di situazioni critiche) i Libri sibillini, che si credevano comprati da uno dei re Tarquini (Prisco o Superbo, nel VI secolo a. c.) dalla sibilla Cumana. Sappiamo anche che, sulla base degli Oracoli sibillini cristiani, e ancora di più, di una interpretatio christiana della IV Bucolica di Virgilio, il medioevo occidentale ha fatto delle sibille pagane, allo stesso titolo dei profeti ebraici, delle annunciatrici del Cristo: da qui l'evocazione della Sibilla, insieme a David, nel «Dies lrae», e i colossi dipinti da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina.
7 Cfr. G. Stemberger, Introduzione al Talmud e al Midrash, ed. it. riveduta e aggiornata dall'autore, a cura di D. e L. Cattani, Roma, 1995.
8 Benché Lutero abbia considerato di minor valore la Lettera agli Ebrei, la Lettera di Giacomo (che, per il valore che essa attribuisce alle opere, chiamava la «lettera di paglia»), la Lettera di Giuda, l'Apocalisse
9 Della HA si seguirà l'edizione Scrittori della Storia Augusta, 4 voll., introduzione, testo latino, traduzione e note a cura di G. Porta, Bologna, 1990-1995. Per quanto riguarda gli storici greci di epoca imperiale e tarda, non vi è da raggranellare altro che alcuni rari dettagli (così, per esempio, in Dione Cassio, su Domitilla e su Marcia), o, nel migliore dei casi, cogliere qualche chiarimento indiretto.
10 Su questa espressione, consacrata dall' attuale storiografia, si veda infra, cap. 4, nota 32, p. 145.
11 L'asterisco (*) segnala la prima occorrenza di una parola spiegata nel Glossario (sono sistematicamente segnalati così i sostantivi, mentre per gli aggettivi solo nel caso in cui, per chiarezza, si renda necessario).
12 Saranno elencati più avanti (cap. 10) gli eresiologi ortodossi del IV e V secolo, come Epifanio di Salamina, che combattono eresie di epoche precedenti.
13 Vi è un problema relativo alla data esatta di redazione e pubblicazione dei dieci libri dell' HE. Gli ultimi tre sono sicuramente posteriori al 311 (il libro VIII comprende il racconto della persecuzione di «Diocleziano» fino a questa data). Sembra preferibile ammettere che i primi sette siano stati scritti precedentemente allo scoppio della persecuzione, proprio all'inizio del IV secolo (se non proprio alla fine del II!). F. Richard, nell'introduzione alla nuova traduzione francese dell'HE (Paris, 2003, pp. 19-21), fa sua l'opinione di T.D. Barnes (Constantine and Eusebius, Cambridge, Mass., 1981), e fa notare che questa cronologia non è priva di importanza per l'interpretazione di tutta l'opera nel suo complesso: i primi sette libri non possono esser stati scritti nell' euforia della pace costantiniana e degli inizi dell'impero cristiano.
14 L'introduzione citata nella nota precedente fa utilmente il punto sulla situazione dell'HE all'interno dell'opera di Eusebio e sulle intenzioni che questi aveva quando la scriveva (Richard, in HE, pp. 13-16), e anche sul metodo storiografico adottato dall' erudito di Cesarea, i suoi meriti e i suoi difetti (ibidem, pp. 21-29).
15 La Chronica di Eusebio non è la prima scritta da un cristiano. Già «Ippolito» ne aveva composta una, dalle origini del mondo al 234 d.C., di cui non restano che alcuni frammenti e qualche parziale adattamento. Prima di Ippolito, Sextus lulius Africanus (Giulio Africano), ufficiale romano, amico intimo dell'imperatore Alessandro Severo e amico di Origene, aveva scritto una «Cbronograpbia» che arrivava fino al217 (o 224): di quest'opera possediamo oggi solo alcuni frammenti. Vanno ricordati altri due scritti di Eusebio: 1) su I martiri di Palestina, all'epoca di Diocleziano e dei suoi successori (303 ·311), un racconto conservato in due versioni (breve, in greco, come appendice al libro VIII dell'HE in quattro manoscritti di questa; lunga, in siriaco); 2) su La vita del beato Costantino, un elogio funebre lambiccato e di autenticità a lungo contestata, tutta o in parte.
16 Si veda Y. Duval, Chrétiens d'Afrique à l'aube de la paix constantinienne. Les premiers écbos de la grande persécution, Paris, 2000 (parzialmente da correggere: cfr. P. Mattei, in <<REL», 80, 2002, pp. 398-401). Agostino (Contro Cresconio 3, 27 [30J), offre a sua volta gli atti di una riunione vescovile che si tenne a Cirta nel 305 o nel 307: sbalorditiva testimonianza sui costumi dei vescovi numidi, peraltro impavidi fautori del donatismo.
17 Nuova edizione: Paris, 1955 (con un terzo volume a cura di C. Vogel, 1957).
18 Fozio, Biblioteca, 8 voll., a cura di R. Henry, Paris, 1959-1977, voI. 9: Indices, a cura di J. Schamp, Paris, 1991.
INDICE
Premessa
Prefazione
PARTE PRIMA: UNO SGUARDO AL MONDO CIRCOSTANTE
I. Il tardo giudaismo, n secolo a.c. - n secolo d.C.
II. I paganesimi in epoca imperiale
PARTE SECONDA: GESÙ E L'EPOCA APOSTOLICA, I SECOLO
III. Gesù
IV. L'epoca apostolica. Dalla morte di Gesù al primo terzo del n secolo
V. Nota sul giudeo-cristianesimo e la sua evoluzione
PARTE TERZA: IL CRISTIANESIMO NELL'IMPERO PAGANO, II - III SECOLO
VI. L'espansione cristiana
VII. Il cristianesimo e l'impero: le persecuzioni
VIII. Aspetti dottrinali, n secolo
IX. Aspetti dottrinali, n secolo
X. Aspetti dottrinali, n secolo
XI. Aspetti dottrinali, In secolo
XII. Aspetti dottrinali, In secolo
XIII. Organizzazione delle comunità
XIV Aspetti materiali, morali e spirituali
Conclusioni
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Cronologia
Glossario
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