IL LIBRO DI GIOBBE
RETROCOPERTINA
Il volumetto è il risultato della collaborazione di uno studioso dell'Antico Testamento e di uno specialista di letteratura tedesca dai profondi interessi biblici e teologici, mossi entrambi dalla convinzione che lo studio letterario del libro di Giobbe possa condurre a risultati teologici per altre vie difficilmente raggiungibili. L’analisi puntuale dei due autori mostra come il libro di Giobbe, opera di grande teologia, è al tempo stesso un testo poetico di prim'ordine, che per valore letterario non sfigura a fianco di creazioni immortali come il Prometeo di Eschilo, la Commedia di Dante, l'Amleto di Shakespeare o il Faust di Goethe. Nel libro di Giobbe quanto è più proprio della teologia del testo può essere colto soltanto quando se ne penetri il lato poetico, e d'altro canto la poesia del libro non può venire alla luce se non dopo che se ne sia afferrata la dimensione teologica. Questi sono i principi metodologici che mostrano la loro fecondità nell'esame meticoloso e sempre brillante dei due autori.
PREMESSA
Questo volumetto è il risultato di un seminario tenuto in comune da un vetero-testamentarista e da un germanista con interessi teologici nel semestre invernale 2004/2005 all'Università di Basilea. Il seminario fu possibile grazie alla deliberazione della locale Facoltà di Teologia di affidare quell'anno l'incarico a contratto a un non professionista della teologia. Punto di partenza del seminario era la convinzione del germanista che lo sguardo di un letterato sul libro di Giobbe potesse condurre a risultati teologici; base della collaborazione è stata la disponibilità del vetero-testamentarista ad affrontare questo rischio e mettere a disposizione le proprie conoscenze specifiche.
La pubblicazione rispecchia il contrario. Il saggio interpretativo è stato scritto dal germanista, con ricorsi frequenti, spesso non dimostrabili nel singolo caso, a contributi seminariali del teologo; gli excursus (destinati soprattutto a non teologi) sono opera del teologo. Gli excursus e il saggio non sono completamente coordinati fra di loro. Deve restare chiaro che una cosa è illustrare un caso in concreto della varietà del materiale biblico e della ricerca, un 'altra è rendere accessibile lo svolgimento di un libro biblico e in questo interpretare il singolo elemento sulla base del complesso dell'opera, e interpretarlo nella sua espressività in relazione al complesso dell'opera. Vengono in tal modo alla luce diversi ma corrispondenti tipi di evidenza.
Gli autori hanno goduto della produttiva collaborazione dei pochi ma impegnati partecipanti al seminario. Essi sono grati del dono della costellazione di doti personali e professionali che ha consentito loro senza difficoltà una serena e produttiva collaborazione. Un particolare ringraziamento del germanista, emerito dell'Università Albert-Ludwig di Friburgo i.Br., va alla Facoltà di Teologia della vicina Università di Basilea e alla Freiwillige Akademische Gesellschaft di Basilea per il supporto finanziario alla cattedra. Il comune ringraziamento degli autori va alla concessione di un contributo ai costi della stampa ricevuto dal medesimo mecenate, e per l'autorizzazione a ore aggiuntive per lavori di redazione da parte di assistenti della facoltà di teologia. Un sentito ringraziamento anche al Dr. V. Hampel del Neukirchener Verlag, che ha curato la pubblicazione con la sua consueta, grande disponibilità e competenza, e soprattutto agli editori delle Biblisch- Theologische Studien, Pro! Dr. F. Hartenstein, Pro! Dr. B. janowski e Pro! Dr. W.H. Schmidt, che hanno deliberato di accogliere il nostro contributo.
Basilea, giugno 2006.
Gerhard Kaiser, Hans- Peter Mathys
POESIA COME TEOLOGIA
Il libro veterotestamentario di Giobbe è un'opera di grande teologia che ha suscitato una letteratura teologica vastissima1. I Ma il libro vetero-testamentario di Giobbe è anche una grande opera poetica, il cui significato nella letteratura universale è paragonabile a quello del Prometeo di Eschilo, della Divina commedia di Dante, dell'Amleto di Shakespeare, del Faust di Goethe, ed è per questo che esso è anche oggetto di studi letterari. Nella sostanza il libro di Giobbe richiede tuttavia che si vada al di là dei confini di entrambi gli ambiti di ricerca, perché - questa è la mia tesi - proprio ciò che ne fa un componimento poetico è anche all' origine del valore e della peculiarità della sua teologia, così che quanto vi è di più proprio o di più estraneo alla sua teologia può essere colto solo quando lo si percepisca come poesia. Per contro, esso può essere inteso adeguatamente come poesia soltanto quando se ne metta in luce la dimensione teologica.2
IL PUNTO DI PARTENZA:
IL TESTO NELLA SUA FORMA FINALE
Tanto l'indagine teologica quanto quella letteraria possono essere orientate a ricostruire la storia della formazione di un libro, e la ricerca biblica storico-critica ha dedicato molte energie a chiarire le origini del libro di «Giobbe»; ciò non di meno, i risultati concernenti la costituzione del testo sono controversi e vaghi quelli relativi alla sua datazione. La peculiarità della forma testuale - una cornice epica che racchiude una parte centrale dialogica - ha portato alle due tesi contrapposte della paternità complessiva di un unico autore da un lato e dell'assemblaggio redazionale a posteriori di cornice3 e parte interna dall'altro. Nel secondo caso, peraltro, all'opinione prevalente di una composizione più antica della cornice si oppone quella contraria di una datazione più alta della parte interna. I tentativi di datazione hanno oscillato entro il grande lasso temporale postesilico, tra il 500 circa e il 200 a.c. al più tardi.
D'altra parte grazie allo sviluppo e al perfezionamento delle ricerche bibliche storico-critiche le questioni riguardanti la storia della formazione del testo nei suoi risvolti sia teologici sia letterari oggi possono essere fatte passare in secondo piano, con riguardo tanto alla datazione quanto alla paternità o alla redazione, conformemente al principio di metodo che interpretare un testo sulla base del suo divenire oppure della sua forma ultima sono due prospettive complementari. La forma ultima di un testo non è dopotutto soltanto un risultato ma la spiegazione e la giustificazione di ciò che è grazie alla paternità o alla redazione o all'interazione di entrambe. Lavora largamente col testo definitivo, per esempio, l'esegesi di Giobbe di Karl Barth nella Kirchliche Dogmatik,4 e sotto questo rispetto come anche per alcuni importanti punti della mia interpretazione è per me rassicurante poter seguire le orme di un teologo straordinario. Anche il commento di Jiirgen Ebach apparso nel 1966, Streiten mit Gott: Hiob, muove «con coerenza dalla forma ultima del testo tramandato»5 Da letterato posso far osservare che anche tagli, lacune, ridondanze, salti, espunzioni e contraddizioni del testo, anche quando vengano ad aggiungersi alla storia della costituzione del testo, se si guarda al risultato possono essere o diventare patrimonio di una composizione complessa ed elementi rappresentativi di un momento espressivo specifico. Per questo non è detto che la mancanza di unitari età nella storia della formazione significhi senz'altro assenza di unitarietà letteraria; ciò vale a maggior ragione quando il concetto di unitarietà letteraria non venga riservato a opere di rigorosa coesione e di armoniosa corrispondenza delle parti,6 ma sia attento all'efficacia di integrazione dell' opera - anche in presenza di elementi di divergenza o addirittura di conflitto - e anche alla ricchezza e alla espressività che risultano da questa composizione. Quanto più l'unità letteraria è innervata di tensioni, tanto più ricca può essere l'opera. In ogni caso io vorrei lavorare fissando un concetto dinamico di unitarietà di questo genere. Mi prendo quindi la libertà di interpretare come opera di poesia il libro di Giobbe divenuto canonico in tutta la sua ingombrante complessità, e di verificare che cosa se ne possa ricavare.
GIOBBE: DOV'È MIO PADRE?
Giobbe come poesia - che cosa significa? Certamente il libro di Giobbe, al pari di ogni opera letteraria, si è venuto formando a partire da esperienze individuali e collettive di uomini di una determinata epoca e di una determinata area culturale, seppure come finzione. Nel Vicino Oriente il tema letterario del pio sofferente è sì presente,7 ma non lo si può applicare a un personaggio storico, e quando Ez. 14,14.20 chiama giusti Noè, Daniele e Giobbe, il personaggio di Giobbe risulta una figura della tradizione narrativa di Israele, non della storia. La diffusione del tema è segno piuttosto che esso affronta una grande e fondamentale esperienza umana, che affiora in culture e religioni in cui dio o gli dei si fanno garanti di un ordinamento del mondo giusto e quindi anche equo. Una volta che si dia questo presupposto, l'inquietante domanda delle ragioni per cui una simile connessione paia spezzarsi nella vita del singolo o anche in generale può imporsi come rappresentazione poetica e diffondersi tanto per migrazione del motivo quanto anche in invenzioni poetiche originali.8 Essa si farà più acuta quando non una molteplicità di dèi ma, come nella Bibbia d'Israele, un dio unico regge nelle sue mani l'ordine del mondo.
Come che sia, l'azione e l'andamento del dialogo nel libro di Giobbe sono chiaramente modellati su un problema teologico preesistente, e già il nome del protagonista può essere letto come allusione in tal senso. In semitico occidentale o nella lingua colta accadica largamente diffusa nel Vicino Oriente antico, il nome Giobbe ('ijj6b) potrebbe significare - a mo' d'interrogativa - qualcosa come: dov'è il padre?9 Per la naturalezza con cui i testi veterotestamentari si servono della pronuncia del nome, per come lo usano e lo variano, soprattutto per l'alto livello di elaborazione che il testo del libro di Giobbe dimostra - sotto il versante poetico estremamente impegnativo sia per l'autore sia per il pubblico - è del tutto pensabile, per non dire ovvio, che il significato del nome venisse percepito e insieme indirizzasse il modo di comprenderlo. A ogni buon conto esso guida al centro della figura e degli eventi in modo tale che questi corrispondono l'uno all'altro come una chiave alla sua serratura, e ciò in modo affatto peculiare. Detto in termini estremamente concisi, nel suo corpo e nella sua vita il protagonista della storia incarna la questione del padre. In quanto protagonista di un racconto, a interrogarsi sul padre Giobbe si trova solo; ma poiché i racconti si rivolgono a un pubblico, in quanto singolo il protagonista del racconto sta in primo piano come figura di spicco di cui merita raccontare e apprendere qualcosa. La sua storia riguarda altri. Il padre cercato da Giobbe è il padre di tutti i credenti, Dio - e così la domanda che nasce in Giobbe e nella sua sorte è sì posta nella prospettiva del singolo, ma in ultima istanza è una domanda che riguarda il genere umano,10 in termini filosofici è la questione della teodicea. Quello che si manifesta in questo mondo come lo viviamo storicamente e quotidianamente sia come umanità sia come singoli nella nostra vita è un dio paterno? e se sì, come spiegare il male nel mondo e nella vita umana? Per questo mi pare sbagliato dover stabilire se inquadrare il poema di Giobbe nel tema del «significato della sofferenza» oppure in quello alternativo di «Giobbe e la sua rettitudine»11 Mentre parla di Giobbe e della sua rettitudine, il libro parla anche del significato della sofferenza.
DIO, SATANA, GIOBBE COME COSTELLAZIONE.
GIOBBE SULLA SCENA DELLA CREAZIONE
L'inizio della storia che fa da cornice al libro di Giobbe fissa preliminarmente il significato della figura di Giobbe e quindi la sua attitudine a fungere da eroe di una vicenda. Giobbe tuttavia non viene connotato come persona con un profilo individuale, ma sommariamente come l'uomo più ricco di tutti quelli che come lui abitano in Oriente - osservazione meramente quantitativa (cap. I). Egli inoltre è non solo particolarmente ricco, ma anche dotato di tutto ciò che nell'Israele antico indicava che si era benedetti da Dio: ha numerosi figli adulti, una grande famiglia molto unita al suo interno. Questi segni di benedizione corrispondono al suo modo di vivere: egli è «integro e retto», «teme Dio ed è alieno dal male»,12 fino allo scrupolo. Tanto che, come unica particolarità in una rappresentazione nel complesso estremamente scarna, si racconta che in occasione delle feste di famiglia in cui i suoi figli invitano alternativamente le sorelle, egli offre olocausti secondo il numero di tutti loro, così da stornare la punizione divina in caso i figli abbiano peccato e abbiano rinnegato Dio.
Qui affiora per la prima volta il motivo chiave dell'allontanamento dell'uomo da Dio, con il quale presto avrà a che fare Giobbe stesso! ... (continua)
NOTE
1 Non è questo il luogo in cui affrontare la letteratura specialistica su Giobbe. Soltanto di volta in volta si rinvierà alla ricerca. Per uno sguardo d'insieme cf. H.-P. Mùller, Das Hiob-Problem (EdF 84), Darmstadt 1978,31995. Un ottimo profilo della storia della ricerca, che giunge quasi fino a oggi e riguarda l'argomento specifico, è contenuto nella dissertazione ampliata di W.-D. Syring, Hiob und sein Anwalt. Die Prosatexte des Hiobbuches und ihre Rolle in seiner Redaktions- und Rezeptions-geschichte (BZAW 336), Berlin 2004. Per un'estesa rassegna comparativa con varietà di materiali, soprattutto inerenti all'islam, cf.l'esposizione di N. Kermani, Der Schrecken Gottes. Attar, Hiob und die metaphysische Reuolte, Miinchen 2005.
2 I lavori che hanno per argomento la portata teologica della poesia nel libro di Giobbe sono relativamente rari. Per una rapida rassegna delle ricerche che qui si sono prese in considerazione si veda in calce alla prima parte del volume, sotto, pp. 141-143.
3 Così recentemente Syring, op. cito considera la parte dialogica come poesia più antica, a cui un più tardo poeta e redattore applica la cornice epica, rifacendosi a un precedente racconto di Giobbe, «a-teologico».
In esso verrebbe delineato per la prima volta rigorosamente Giobbe come uomo messo in risalto da Dio e affidabile nella sua giustizia. Questo poeta rielaboratore e redattore è perciò indicato da Syring nel titolo del suo scritto 'quale «avvocato» di Giobbe (p. 149).
4 Riassunto in K. Barth, Hioh, ed. e intr. di H. Gollwitzer (BSt 49), NeukirchenfVluyn 1966; Barth - Gollwitzer, poscritto a BSt 49, s.l. s.d.
5 Edito in due volumi nella Kleine biblische Bibliothek (Neukirchen/Vluyn '2004 s.). Purtroppo sono venuto a conoscenza soltanto in un secondo momento di questo eccellente commento che studia in modo approfondito anche il linguaggio della forma letteraria; il presente saggio è stato quindi scritto senza tenerne assolutamente conto. Se per singole affermazioni spesso si trovano d'accordo, per problematica e intenti i nostri lavori sono fondamentalmente diversi: là si tratta di un commento teologico minuzioso che sviscera ogni aspetto senza nulla trascurare, qui invece del tentativo di messa in prospettiva di un letterato con interessi teologici.
6 Così si lavora negli studi di storia della formazione, che in larga misura dipendono da indizi immanenti al testo, anche nel presupposto di un'idea sorprendentemente rigorosa e armoniosa dell'unitarietà del testo. In Syring, op. cit., s'incontra ad esempio come argomento che depone a favore di una molteplicità di autori in tempi diversi, il fatto che la cornice narrativa metta in chiaro la mancanza di colpe di Giobbe, mentre nella parte dialogica al riguardo non vi è alcuna chiarezza e gli amici ritengono Giobbe colpevole. Senza volere con ciò prendere posizione circa questa tesi di storia della formazione, vorrei tuttavia far osservare quanto segue: fin dall'inizio un solo redattore potrebbe ben aver inserito nella dinamica della composizione questo contrasto fra la sapienza di Dio e l'insipienza dell'uomo! Secondo simili angusti criteri, non poche composizioni poetiche moderne in base alla loro complessità o alla molteplicità delle loro prospettive, abilmente create da un solo redattore, andrebbero attribuite a una pluralità di redattori.
7 Si veda la breve panoramica di J. Ebach, Hiob-Hiobbuch, in TRE xv, Berlin 1986. - Testi importanti in lingua tedesca sono raccolti in TUAT 3/1, Giitersloh 1990, 102-163
8 In senso opposto va il commento di F. Stier, Das Buch /jjob. Hebrdisch und deutsch, Mùnchen 1954, 261: «Nel Talmud sta scritto: Giobbe è un mashal e non è vissuto affatto [bBaba batra 15; Ceno r. 57]. Ma Ijjob non è un mashal se il Talmud si riferiva con questo al genere letterario del racconto didascalico e appositamente inventato. Il libro si presenta come resoconto di avvenimenti, racconta ciò che è accaduto. L'autore del libro però conosceva Ijjob solo per sentito dire, dalla viva bocca della leggenda che cresceva intorno agli elementi storici». Stier presuppone qui, senza giustificazione, un Giobbe storico ed elimina il problema: se il libro finge di essere un resoconto di avvenimenti, non è detto assolutamente che esso sia anche effettivamente un resoconto di avvenimenti. La grande maggioranza dei romanzi, racconti e anche parabole (mashal) si presenta come resoconto di fatti. Allo stesso modo trovo discutibile anche l'affermazione di Stier secondo cui il libro non sarebbe un componimento didascalico ma «il documento di una lotta di Dio, divenuto parola, vita che esprime se stessa, un libro di vita, carpito dalla vita senza mediazioni e per questo emergente anche dalla vita personale del poeta [A. Weiser, Hiob, 1951, loc. cit.]». Qui mi sembra che l'attinenza alla vita di un testo sia stata confusa con il carattere documentario, oppure - di nuovo qualcosa di diverso - con il contenuto autobiografico. Ma anche parabole inventate con intenti didascalici possono essere molto vicine e «carpite dalla vita senza mediazioni» - ad esempio la parabola del figliol prodigo.
9 Syring, op. cit., 57. Cf. Ebach, art. cito (con bibliografia sul nome).
10 Diversamente C. Westermann, Der Aufbau des Buches Hiob, Tùbingen I956, Stuttgart 'I977, 2: il libro di Giobbe tratterebbe un caso esistentivo particolare.
11 Così G. von Rad, Theologie des Alten Testaments, I. Die Theologie der geschichtlichen Uberliejerungen Israels, 5" ediz. della 4" riediz. riveduta, Miinchen 1966,426 s. (tr, it. Teologia dell'Antico Testamento, La Teologia delle tradizioni storiche d'Israele, Brescia 1972). Per il tema di Giobbe si veda anche Idem, Weisheit in Israel (1970), Giitersloh 1992, il capitolo «Il libro di Giobbe» e Nachwort zu Hioh und Prediger, 267-292. 306-308 (tr. it, La sapienza in Israele, Torino 1975).
12 I,I. Dove non sia indicato diversamente, il testo segue le citazioni e la numerazione dei capitoli e dei versetti della traduzione di Lutero nella versione riveduta del 1984.
INDICE
Premessa
Elenco delle sigle
Gerhard Kaiser
Il libro di Giobbe: poesia come teologia
Poesia come teologia
Il punto di partenza: il testo nella sua forma finale
Giobbe: dov'è mio padre?
Dio, Satana, Giobbe come costellazione.
Giobbe sulla scena della creazione
Segnato e premiato dalla sofferenza
Satana come strumento, Giobbe come cieco e tuttavia testimone di Dio
Cornice narrativa e sezione dialogica.
Sofferenza di Giobbe e sua sottile comicità
Giobbe: pio «senza ragione»?
Contrasto e consonanza fra visuale epica e visuale dialogica
Elementi del dramma in Israele?
Parallelismus membrorum, danza dei discorsi
Il monologo introduttivo di Giobbe
Elifas fornisce le parole chiave per la giustizia di Dio
Dio come nemico mortale. Primo discorso di Giobbe a Dio: umorismo per disperazione
Giobbe ingiuria Dio come giudice ingiusto e conquista un punto di forza
Gli amici diventano nemici
Hybris di Giobbe e consapevolezza della dipendenza
l luogo di Giobbe non è il luogo degli amici
Il problema di Giobbe su tre livelli
Il grido di aiuto nell'accusa; dov'è il salvatore nel giudice?
Il testo riflette su se stesso.
Giobbe sa che il suo liberatore vive
Martin Lutero ed Ernst Bloch e la traduzione dell'ebraico go'él
Nemo contra Deum nisi Deus ipse?
Prima culmine, poi generalizzazione della tematica
Gli amici hanno esaurito gli argomenti.
Giobbe: dopo le battaglie resistere
Inno di Giobbe alla sapienza di Dio
Un tempo e ora. Bilancio di Giobbe
Giuramento di purificazione di Giobbe in quanto giusto di fronte a Dio
I discorsi di Elihu
I discorsi di Dio: una risposta - nessuna risposta
Replica di Dio a Giobbe ed Ernst Bloch: chi è l'uomo?
Posizione dell'essere umano in un mondo predeterminato
Il mondo di Dio al di là di antropocentrismo e teleologia
Chiarimento per Giobbe
Frattura dell'argomentazione. Logica dell'azione
L'esperienza storica può arricchire la comprensione di una storia
Ordinamento del cosmo e ordinamento dell'uomo
Simul iustus et peccator - felix culpa
Ultime battute teologiche della narrazione
Il libro di Giobbe come poesia.
Breve bibliografia sull'argomento
Hans-Peter Mathys
Quattro excursus
1. La natura letteraria del libro di Giobbe
2. Il nome Giobbe
3. L'uno e il suo pantheon
4. Ma io so: il mio difensore vive, e un rappresentante si ergerà per me sulla polvere»
- CHI GIUDICHERÀ GLI ANGELI - Angeli e demoni a confronto
- PERCHÈ IO CREDO IN COLUI CHE HA FATTO IL MONDO - TRA FEDE E SCIENZA
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