UNA BELLEZZA NON GIUSTIFICABILE... A cosa serve?

UNA BELLEZZA NON GIUSTIFICABILE... A cosa serve?

UNA BELLEZZA NON GIUSTIFICABILE... A cosa serve?

UNA BELLEZZA
NON
GIUSTIFICABILE
A cosa serve?

Il significato della bellezza nel mondo naturale

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Se questa splendida scena venisse modificata e gli alberi fossero grigi e senza fronde a causa di piogge acide, il lago fosse privo di vita a causa di scorie radioattive e liquami e l’aria fosse satura di polveri sottili, tutto sarebbe diverso. Bellezza, purezza e pulizia sono qualità inseparabili. Molti non lo sanno,

Indiscutibilmente la bellezza ci affascina. Per esempio, guardate la foto di questa pagina. Questa scena è un tripudio di colori riflessi in un lago dove due cigni bianchi a loro volta si specchiano. Cosa rende questa scena così attraente? Osservate come le tonalità cromatiche delle piante si armonizzano fra loro creando un insieme in cui l’effetto è perfino superiore alla somma delle singole parti. L’ambiente trasmette non solo l’idea della bellezza, ma anche della purezza e della santità. I colori sono naturali, l’aria e l’acqua sono pulite, incontaminate da inquinamento industriale.

Se questa splendida scena venisse modificata e gli alberi fossero grigi e senza fronde a causa di piogge acide, il lago fosse privo di vita a causa di scorie radioattive e liquami e l’aria fosse satura di polveri sottili, tutto sarebbe diverso. Bellezza, purezza e pulizia sono qualità inseparabili. Molti non lo sanno, ma la Bibbia nel descrivere Dio lo rappresenta con queste qualità. Ad esempio, in alcune visioni, come quelle di Ezechiele 1:25-28 e Rivelazione (Apocalisse) 4:2, 3 il Creatore è descritto come una luce smagliante, paragonabile per analogia fisica allo splendore e ai colori delle pietre preziose:

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“E al di sopra della distesa che era sulla loro testa
[di alcune creature angeliche] c’era qualcosa dall’aspetto simile alla pietra di zaffiro, la somiglianza di un trono. E sopra la somiglianza del trono c’era una somiglianza di qualcuno dall’aspetto simile a un uomo terreno sopra di esso, di sopra. E vedevo qualcosa come l o splendore dell’elettro, come l’aspetto del fuoco tutt’intorno dentro di esso, dall’aspetto dei suoi fianchi in su; e dall’aspetto dei suoi fianchi in giù vidi qualcosa come l’aspetto del fuoco, e aveva fulgore tutt’intorno. C’era qualcosa di simile all’aspetto dell’arco che compare nella massa di nuvole nel giorno del rovescio di pioggia. Così era l’aspetto del fulgore all’intorno. Era l’aspetto della somiglianza della gloria di Geova. Quando [lo] vidi, caddi sulla mia faccia, e udivo la voce di uno che parlava”.? Ezechiele 1:26-28, TNM.

“Dopo queste cose mi trovai immediatamente nella [potenza dello] spirito: ed ecco, un trono era nella sua posizione in cielo, e c’è uno seduto sul trono. E colui che sta seduto è nell’aspetto simile a pietra di diaspro e a pietra preziosa di color rosso, e intorno al trono [c’è] un arcobaleno dall’aspetto simile a smeraldo”. ? Rivelazione 4:2, 3, TNM.

È più che ovvio che Dio sia raffigurato ricorrendo a queste analogie, poiché, come insegna la Bibbia, il vero Dio è un essere spirituale (2 Corinti 3:17), non fisico, ed in quanto tale Egli è immensamente superiore agli esseri umani e fuori dalla portata della loro percezione sensoriale. Come si legge in 1 Timoteo 1:17 è definito come “Re d’eternità, incorruttibile, invisibile”. La Bibbia dice anche che “nessuno ha mai visto Dio” (1 Giovanni 4:12, TNM). Il Creatore è così superiore a noi che non possiamo neanche lontanamente immaginare che aspetto abbia.

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“A chi potete assomigliare Dio, e quale somiglianza gli potete mettere accanto?”, dice giustamente Isaia 40:18. Poiché Dio rappresenta la somma della bellezza, non c’è da stupirsi se nella sua creazione terrestre ha immesso molta bellezza fisica, una bellezza tale nelle forme e nei colori da lasciarci stupiti ed affascinati. Comunque esistono creature intelligenti in grado di vedere Dio come Persona e perfino di parlare al suo cospetto. Possono farlo perché anche loro sono spiriti e vivono nella dimensione spirituale ? 1 Re 22:21; Ebrei 1:7.

Riguardo a queste creature sovrumane, che la Bibbia chiama angeli, l’uo-mo Gesù Cristo disse: “Vedono sempre la faccia del Padre mio che è nel cielo”. (Matteo 18:10, TNM) Ma ritorniamo alle bellezze naturali. Ci sono casi in natura in cui un eccesso di bellezza o grazia, non ha alcuna giustificazione in un processo evolutivo che non potrebbe mai essere finalizzato. Questo può riguardare, ad esempio, il canto soave di certe specie di uccelli, un canto che spesso è innato e non richiede alcun esercizio o apprendimento graduale.

La scienza di fronte
alla bellezza in natura

Nel suo libro Dimenticare Darwin il biologo Giuseppe Sermonti ha scritto:

“I silvidi sono passeracei minuti, grigio-bruni, il più noto dei quali è la capinera. Essi eccellono per il canto giovanile, che cominciano a solfeggiare alla seconda settimana e che emettono integro e gioioso dopo il mese. Il canto è peculiare di ogni specie, e non ha bisogno di alcun esercizio o apprendimento. Anche se l’uccellino è stato tenuto al riparo da ogni suono e persino il suo uovo è stato tenuto nel silenzio, il canto sgorga spontaneo quando viene il suo tempo e tutti gli studiosi sono d’accordo nell’affermare che non abbia alcuna funzione “adattativa”. In alcune specie il canto compare anche negli esemplari senza udito, che eseguono, senza ascoltarla, la loro nona sinfonia.

“Un’osservazione di Konrad Lorenz rafforza questa opinione. Il pettazzurro, ci racconta, emette un canto armonioso e complesso, una vera delizia musicale, e lo gorgheggia quando se ne sta tranquillo e rilassato nel suo cespuglio, a “poetare tra sé e sé”. Quando l’adulto è impegnato a cantare per qualche scopo, per difendere il territorio da un rivale e per attirare l’attenzione della femmina, la finezza del canto scompare e l’uccellino ripete monotonamente le strofe più forti, senza più grazia, ma stavolta con un intento.

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“Il canto, insegna questo apologo, è un’espressione innata dell’uccellino, uno sfogo di “auto-presentazione”, per usare un termine di Adolf Portmann. Esso non è certo derivato dalle necessità dell’uccello, che al contrario lo degradano. Per i suoi scopi adattativi, il pettazzurro adulto preleva dal suo vasto repertorio solo alcuni brani chiassosi, e quindi nella lotta per l’esistenza esprime molto meno di cui egli non disponga”. ? Op. cit., Il Cerchio, Rimini, 2003, p. 47.

Come per il canto degli uccelli c’è una bellezza che non ha giustificazioni pratiche, per non dire evolutive, così nel regno vegetale la natura esibisce una tale grazia e bellezza prodotta dalle vivaci policromie e dalle molteplici forme dei fiori, spesso accompagnate da delicati e caratteristici profumi, da lasciarci senza parole. Anche in questo caso, né le particolari forme estetiche, né le splendenti colorazioni, né le tipiche profumazioni, hanno necessariamente uno scopo nelle tattiche riproduttive per attirare insetti per farsi impollinare. Eppure la natura raggiunge qualità estetiche superlative, difficili a spiegarsi ed anche a descriversi.

È come se nel mondo biologico emergesse energicamente una disposi-zione estetica autonoma, risultato di uno sviluppo di forze in grado di produrre da sole armonia e bellezza. A proposito dei fiori presenti nel regno vegetale, nel suo libro Ehrengard la poetessa danese Karen Blixen (1885–1962), dopo aver deliziosamente descritto i fiori del castagno, quelli del lillà, quelli del citiso e quelli del biancospino, ha affermato:

“Non è possibile che una varietà così infinita sia necessaria all’economia della Natura, dev’essere per forza la manifestazione di uno spirito universale ? inventivo, ottimista e giocondo all’estremo, incapace di trattenere i suoi scherzosi torrenti di felicità”. ? Op. cit., trad. A. Motti, Adelphi, 1979.

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Architetture di silicio di una diatomea

Il significato
della bellezza artistica in natura

Trasferendoci nel regno animale, risulta evolutivamente inspiegabile perché le ali di certe farfalle siano così belle e vistose. La selezione naturale non dovrebbe realizzare nulla di inutile. Nelle ali delle farfalle si ha la dimostrazione che la natura (rectius: il Creatore) è stata in grado di creare combinazioni gioiose di forme e colori, che non trovano spiegazione nel principio dell’economia in base al quale l'inutile è biologicamente inammissibile ed ingiustificabile. Basta infatti pensare alle straordinarie architetture realizzate in silicio presenti in alcune alghe marine.

Le diatomee, che sono organismi unicellulari, utilizzano il silicio e l’ossigeno dell’acqua di mare per produrre una sostanza vetrosa con la quale costruiscono minuscole “scatolette” che contengono la loro verde clorofilla. Nel suo libro The River of Life, lo studioso Rutherford Platt ne ha esaltato sia la bellezza che l'importanza dicendo:

“Queste foglie verdi racchiuse in cofanetti costituiscono i nove decimi dell’alimento base di tutto ciò che vive nei mari”. I loro splendidi cofanetti vitrei si presentano in una “sbalorditiva varietà di forme ? circolare, quadrata, romboidale, triangolare, ellittica, rettangolare ? sempre squisitamente decorati con incisioni geometriche. Sono filigrane in vetro puro di una finezza tale che, per entrare negli spazi vuoti, un capello umano dovrebbe essere diviso in quattrocento parti nel senso della lunghezza”. ? Op. cit., Touchstone, 1962, p. 116.

I radiolari sono un gruppo di organismi animali che vivono nella profon-dità degli oceani e producono anch'essi una sostanza vetrosa con la quale costruiscono “formazioni silicee a raggiera, con lunghi e sottili elementi spiniformi, trasparenti, che si irradiano da una sfera centrale di cristallo”. Oppure realizzano “puntelli di vetro [che] formano esagoni che sostengono semplici cupole geodetiche”. Nel suo libro The Center of Life l’autore L. L. Larison Cudmore, riferendosi all’ipotetico costruttore di queste eccezionali strutture, ha scritto:

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Euplectella aspergillum o navicella (cestello) di Venere

“Questo superarchitetto non si accontenta di una sola cupola geodetica; possiede tre cupole silicee concentriche ricamate a merletto”. ? Op.cit., Quadrangle/New York Times Book Co., New York, 1977, pp. 16, 17.

Si rimane veramente stupiti nel descrivere gli splendidi disegni e le perfette geometrie di diatomee e radiolari che non sono assolutamente spiegabili in termini evolutivi. Le spugne sono formate da milioni di cellule scarsamente differenziate. Nel suo libro Biology l’autrice Helena Curtis ha spiegato:

"Le cellule non sono organizzate in tessuti od organi, pur esistendo fra di loro un qualche sistema di riconoscimento che le tiene unite e le organizza” . ? Op. cit., Worth Publishers, 1975, p. 484.

Le spugne sono organismi speciali sotto altri aspetti. Se si passa una spugna viva ad un fine setaccio, questa si suddividerà in milioni di cellule dotate della capacità di riaggregarsi, tornando a formare l’animale originale. Se invece si macinano insieme due spugne, le cellule gradualmente si separeranno per ricostituire gli individui originali. L’autorevole National Geographic News ha osservato: “Nessun altro animale o pianta ha una simile capacità di rigenerazione”. Certe spugne costruiscono scheletri vitrei di superlativa bellezza.

Una delle più stupefacenti è la Euplectella aspergillum o navicella (cestello) di Venere (ne possiamo vedere la foto nella pagina in alto) che vive in acque profonde e forma, con le sue purissime fibre in silicio, minuscoli cristalli detti spicole che realizzano un complesso reticolato vitreo di una bellezza spettacolare. Le spicole sono quasi identiche ai cavi a fibre ottiche industriali, ma il modo in cui queste fibre sofisticate si formano nel mare e a basse temperature lascia stupiti e sconcertati gli scienziati.

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Il ricercatore Cherry Murray dei Laboratori Bell ne ha spiegato il motivo:

     “Queste fibre ottiche biologiche sono estremamente resistenti. Se vengono annodate strettamente non si rompono affatto, a differenza delle fibre industriali. In questo caso un organismo relativamente semplice ha la soluzione di un problema assai complesso nel campo dell’ottica integrata e della progettazione di materiali”.

Nel suo libro La vita sulla Terra, l’autore David Attenborough ha affermato:

    "Quando osserviamo lo scheletro complesso di una spugna, come quello, formato di spicole silicee, noto come cestello di Venere, la nostra immaginazione rimane confusa. Come è possibile che cellule microscopiche quasi indipendenti abbiano collaborato nella secrezione di un milione di frammenti vitrei e abbiano costruito una struttura tanto bella e complessa? Non lo sappiamo" . ? Op. cit., trad. di Libero Sosio, Rizzoli, 1979, p. 29.

Ma una cosa è assolutamente certa: è impossibile che il progetto sia da attribuirsi al dio minore del caso. Il risultato di quanto finora considerato in merito alla grazia e alla bellezza presenti nel mondo vivente contraddice clamorosamente la selezione naturale e l’evoluzione biologica. La dottoressa Nancy M. Darral ha affermato:

“La complessità del mondo naturale è fuori discussione; l’origine di tale complessità, attraverso l’evoluzione o un disegno divino, richiede una valutazione attenta delle informazioni provenienti da tutte le fonti. L’essenza dell’evoluzione neo-darwiniana risiede nel fatto che nuove specie, nuovi progetti, nuovi organi ? come occhi, ali, orecchie ? possono originare dal caso”. ? L’origine dell’universo, trad. di R. Terrone, Gruppo Editoriale Armenia, 2004, p. 179.

Il matematico Andrew McIntosh ha osservato:

“Quando esamino i meccanismi presenti in natura, come scienziato non capisco perché l’ipotesi delle Scritture debba essere tenuta in scarsa considerazione … Molti, naturalmente, rifiutano di ammettere l’evidenza di un disegno preciso in natura, perché accettano l’ipotesi, non dimostrabile, dell’ateismo … il pregiudizio dell’uomo nei confronti di un disegno nella creazione potrebbe essere risolto solo mediante un cambiamento radicale del cuore e un incontro personale con l’Autore del creato”. ? Op. cit., p. 165.

 

Lo scienziato Stephen Taylor ha osservato:

“Il naturalismo evolutivo ci chiede di credere proprio a questo: un quadro senza pittore, l’arte senza artista. Non dimentichiamo, inoltre, che per quanto bello sia, il dipinto è solo una rappresentazione statica, bidimensionale di una realtà vivente tridimensionale molto più bella: il paesaggio, gli alberi, i cavalli, i bambini, il cielo, il sole e le nubi!

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Il mitico archaeopteryx, definito come il “pollo di Piltdown”

“Quale errore e quale follia apprezzare l’opera della mano e dell’occhio dell’uomo, negando l’opera dell’Artista Divino che creò tutte le cose, infondendo vitalità e abilità alla mano e all’occhio dell’uomo! Non solo un progetto implica un Architetto, un progetto ci dice qualcosa dell’Architetto stesso. Quando pensiamo alla vastità dello spazio profondo, alla complessità del cervello umano, alle potenti forze che tengono insieme il nucleo di ciascun atomo, possiamo concludere che Dio è veramente immenso e grande nella Sua intelligenza e nel Suo potere”. ? Op. cit., p. 293.

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Nel sito dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) si legge questa espressione della tesoriera Isabella Cazzoli:

“Essere atei vuol dire accettare serenamente la vita e la morte come ciclo biologico senza doversi inventare una risposta fasulla alle proprie ansie”.

Se la signora Isabella Cazzoli si riferisce alle invenzioni clericali, che includono l’illusoria speranza dell’aldilà chi può darle torto?

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Sempre nel sito dell’UAAR, anche Federica Turiziani Colonna, redattrice de L’Ateo, ha dichiarato:

“Lungi dal fornire una serie di precetti in pillole, l’ateismo incarna piuttosto l’attitudine di chi si approccia al mondo con onestà intellettuale, vivendo il presente come l’unica ricchezza realmente ? e pienamente ? disponibile”.

 Anche in questo caso la signora Turiziani si esprime in modo razionale riferendosi al dogma dell’immortalità dell’anima. In effetti ha ragione a dire che esiste solo il presente, dato che l’aldilà è un’invenzione della falsa religione

 

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Con eleganza Maria Turchetto, direttore de L’Ateo, ha detto:
“Credere è uno spreco di intelligenza. Credere in qualcosa inventato da qualcun altro è uno spreco di fantasia”.

 





 

Bellezza 009

Presunti antenati degli Uccelli : A. Rettile bipede.
B. Uccello ancestrale ipotetico. C. Archeopteryx. D. Uccello moderno.

Personalmente capisco queste donne atee che hanno dell’ateismo una visione molto idealistica, poiché l’ho condivisa anch’io in passato. Quando avranno una visione più matura e realistica dell’ateismo, soprattutto per quanto riguarda il profilo scientifico, potranno rendersi conto che l’ateismo e il religionismo sono identici, perché come nel religionismo prevale il dogmatismo, così il dogmatismo prevale nell’ateismo. Infatti un uomo che conosceva molto bene i meccanismi del cervello (avendolo progettato nella sua esistenza preumana), che associano quello che viene inserito dentro (immagini/informazioni) con ciò che è nella memoria, producendo ciò che poi è l’uomo, in un’occasione disse: Comunque, le cose che escono dalla bocca vengono dal cuore, e queste cose contaminano l’uomo. Per esempio, dal cuore vengono malvagi ragionamenti, assassinii, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, bestemmie. Queste sono le cose che contaminano l’uomo;” (Matt. 15:19-20)

In volo
con l’archaeopteryx

Facciamo un esempio considerando un clamoroso mito dell’evoluzionismo, l’archaeopteryx, presunto anello di congiunzione tra rettili ed uccelli, di cui nelle due pagine precedenti ed in questa sono riportate alcune illustrazioni.

Nel suo libro Le bugie della scienza, il prof. Federico Di Trocchio, docente di Storia della Scienza presso l’università di Lecce, ha dedicato alcune pagine all’esame dell’archaeopteryx, da lui scherzosamente chiamato “il pollo di Piltdown”. In esse vi si legge:

“Dopo la scoperta della frode di Piltdown, evoluzionisti ed antropologi divennero molto più cauti e le loro affermazioni sull’esistenza degli anelli mancanti divennero meno categoriche. La maggior parte di essi adottò il punto di vista di Darwin secondo il quale gli anelli mancanti divennero sono difficili da trovare semplicemente perché i resti fossili di cui disponiamo sono molto scarsi ed imperfetti.

“Questa scarsità dei reperti non doveva però far supporre che tali anelli non fossero mai esistiti. Evoluzionisti ed antropologi erano infatti convinti di poterne indicare almeno uno, famosissimo, l’Archeopteryx, un animale con il corpo e la coda da rettile e ali e penne simili a quelle di un uccello”. ? Op. cit., Oscar Saggi Mondadori, 1995, pp. 299.

 Bellezza 010
Ipotetico lucertolone in evoluzione verso l’archaeopteryx

Come riferisce Di Trocchio, i resti fossili dell’archeopteryx sono sei in totale e sono stati ritrovati tutti nella cava calcarea di Solhhofen in Baviera:

“I sei scheletri di Archeopteryx di cui disponiamo oggi costituiscono dunque i più antichi fossili di uccelli noti”.

Possedendo apparenti caratteristiche rettiliane, possono essere considerati una forma di transizione rettiliana-aviana? Questo è il problema. Lo stesso Federico Di Trocchio mostra di avere dei dubbi in proposito, perché, secondo lui, c’è pure il sospetto che l’archeopteryx consista nell’abile manipolazione di qualche truffatore:

“Il noto astronomo Fred Hoyle e il matematico N. C. Wickramasinghe … hanno ripreso una ipotesi avanzata qualche anno fa dal fisico israeliano Lee Spetner, e hanno sostenuto che l’Archeopteryx è stato creato da un abile falsario applicando un sottile strato di legante miscelato con roccia polverizzata allo scheletro fossile di un piccolo dinosauro dall’impossibile nome di Compsognathus, e aggiungendovi poi le impronte delle penne. La cosa fece un certo scalpore e, dal momento che ricordava molto da vicino la storia dell’altro famoso anello mancante, quello dell’uomo di Piltdown, l’Archeopteryx cominciò a essere chiamato il “pollo di Piltdown””. ? Op. cit., pp. 300-301)

La questione del falso è rimasta tuttora piuttosto controversa. A proposito dell’archaeopteryx, o archeopteryx, il paleontologo non creazionista Roberto Fondi ha scritto:

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     Nonostante la sua peculiare posizione sistematica, così isolata e lontana da tutti gli altri gruppi di Uccelli, Archaeopteryx ha talmente colpito l’immaginazione degli evoluzionisti, da essere sempre considerato come l’esempio ? e la prova ? più lampante di un “anello evolutivo di congiunzione”. Ma lo è veramente? Secondo noi no, e questo per il solo fatto che era provvisto di penne. Poiché sappiamo che gli unici Vertebrati ad essere dotati di penne sono gli Uccelli, è chiaro che in questo caso ci troviamo di fronte non già ad un essere con caratteristiche intermedie tra Rettili e Uccelli, bensì a un vero uccello ? singolare quanto si vuole, ma sempre un vero uccello.

“E gli altri caratteri?” incalzeranno gli evoluzionisti. “E la presenza di denti? E le vertebre non foggiate a sella? E i metacarpi non fusi? E le dita unghiate sporgenti dalle ali? E la lunga coda mobile? E le ossa non pneumatizzate? Forse che tutti questi non sono caratteri da rettile?” Noi risponderemo ancora una volta no, facendo rilevare che anche in altri Uccelli possono trovarsi peculiarità di questo genere; mentre, d’altro canto, non sempre queste ultime si riscontrano in tutti i Rettili”. ? Dopo Darwin ? Critica all’evoluzionismo, Rusconi, p. 260, 261.

Così l’archaeopteryx, icona privilegiata, concupita, ammirata, e venerata dagli iperevoluzionisti, è stata irrimediabilmente dissacrata, con grande loro dolore. Il “pollo di Piltdown” non ha funzionato. Il già citato paleontologo Roberto Fondi ha scritto:

“Sono perciò del tutto fantasiose, ed anche abbastanza ridicole, le ricostruzioni del cosiddetto “Proavis” suggerite da diversi autori, in base alle quali si vorrebbe far credere che gli Uccelli si originarono da piccoli Arcosauri corridori e saltatori (versione di Nopcsa) o arboricoli (versioni di Pycraft, Beebe e Steiner), le cui squame, a forza di salti sempre più lunghi sul terreno o di lanci sempre più arditi da un ramo e poi da un albero all’altro, finirono per trasformarsi a poco a poco in penne. A parte le tremende modificazioni anatomiche e fisiologiche che sarebbero state necessarie per trasformare le caratteristiche di un rettile in quelle di un uccello … non è pensabile che da una squama potesse formarsi una struttura così straordinaria come una penna”. ? Op. cit., p. 263.

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La storia incredibile dell’archaeopteryx è stata considerata anche dallo studioso Harun Yahya nel suo libro L’inganno dell’evoluzione in cui ne ha fatto una trattazione attenta e particolareggiata che merita attenzione:

Un'altra ipotetica forma transizionale: l'Archæopteryx

   Gli evoluzionisti, per controbattere, pronunciano il nome di un'unica creatura. Questo è il fossile di un uccello chiamato Archæopteryx, una delle più note forme cosiddette di transizione tra le poche che essi difendono ancora. L'Archæopteryx, il cosiddetto antenato degli attuali uccelli secondo l'opinione degli evoluzionisti, visse approssimativamente 150 milioni di anni fa.

La teoria sostiene che alcuni dinosauri di piccole dimensioni, come i Velociraptor o i dromeosauri, si siano evoluti in seguito all'acquisizione delle ali, iniziando quindi a volare. Così si presume che Archaeopteryx fosse una forma di transizione che si distaccò dai suoi antenati dinosauri e iniziò a volare per la prima volta. Gli ultimi studi sui fossili di Archæopteryx rivelano, tuttavia, che questa creatura non è assolutamente una forma transizionale, ma una specie estinta di uccello con alcune differenze significative rispetto a quelli attuali.

“La tesi che l'Archæopteryx fosse un "mezzo uccello", incapace di volare perfettamente, era molto popolare nei circoli evoluzionisti fino a pochi anni orsono. L'assenza di uno sterno in questa creatura venne sostenuta come la prova più evidente dell'incapacità di volare perfettamente di questo uccello (lo sterno si trova sotto il torace, a cui si collegano i muscoli necessari al volo. Ai nostri giorni, lo sterno si trova in tutti gli uccelli, volatili e non. Anche nei pipistrelli, mammiferi volanti che appartengono a una famiglia del tutto diversa).

 

“Tuttavia, la scoperta del settimo esemplare di Archæopteryx fossile nel 1992 causò un grande stupore tra gli evoluzionisti. La ragione fu che si scoprì che in esso lo sterno, che gli evoluzionisti avevano sempre creduto mancasse, era invece presente. La ri-vista Nature descrisse il rinvenimento nei termini seguenti: “La recente scoperta del settimo esemplare di Archæopteryx, scoperto nel 1992, preserva un parziale sterno rettangolare a lungo sospettato ma mai documentato prima. Esso attesta la forza dei suoi muscoli atti al volo”. Questa scoperta minò alla base la tesi che l'Archæopteryx fosse un mezzo uccello incapace di volare completamente.

“D'altra parte, la struttura delle penne degli uccelli divenne uno dei più importanti elementi di prova a dimostrazione del fatto che l'Archæopteryx fosse un uccello volante nel vero senso della parola. La struttura asimmetrica delle penne di questo animale non è distinguibile da quella degli uccelli moderni, a riprova così della sua perfetta idoneità al volo. L’eminente paleontologo Carl O. Dunbar ha scritto: "In ragione delle sue ali, [l'Archæopteryx] deve essere chiaramente classificato come un uccello”. Un altro fattore che venne rivelato dalla struttura delle penne dell'Archæopteryx fu il suo metabolismo a sangue caldo.

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Nel caso l’archaeopteryx sia vero, 1) lapresenza delle penne indica che si tratta di una creatura volante a sangue caldo. 2) Le ossa sono vuote come negli uccelli moderni. 3) I denti nella mandibola non provano alcun tipo di relazione con i rettili. Nel passato sono esistite diverse specie di uccelli “dentati”. 4) Alcuni uccelli odierni presentano artigli simili sulle ali. 5) La recente scoperta del settimo esemplare di Archaeopteryx, il quale pre-senta lo sterno rovesciato, dimostra chequesto uccello era dotato di forti muscoli delvolo come i moderni uccelli volanti.

“Come si è visto sopra, i rettili e i dinosauri sono animali a sangue freddo la cui tem-peratura corporea varia con la temperatura dell’ambiente e non viene regolata omeo-staticamente. Un’importante funzione delle penne negli uccelli consiste nel manteni-mento di una temperatura corporea co-stante. Le penne dell'Archæopteryx, di cui aveva bisogno per regolare il calore del suo corpo a differenza dei dinosauri, dimostrano che questi fu un vero uccello a sangue caldo.

Congetture degli evoluzionisti:
i denti e gli artigli dell'Archæopteryx

“Due punti importanti sui quali i biologi evoluzionisti si fondano quando affermano che l'Archæopteryx fosse una forma transizionale, sono gli artigli sulle ali e i denti. Sebbene queste caratteristiche siano effettivamente presenti, ciò non implica alcuna relazione con i rettili. Inoltre, due specie di uccelli oggi viventi, il turaco e l'hoatzin, hanno artigli che permettono loro di aggrapparsi ai rami. Queste creature sono assoluta-mente uccelli e non presentano alcuna caratteristica dei rettili. Questa è la ragione per cui è completamente infondato sostenere che l'Archæopteryx sia una forma transizionale soltanto per la presenza degli artigli sulle ali.

“Neppure i denti nel becco giustificano la precedente affermazione. Gli evoluzionisti commettono una vera e propria frode allorquando asseriscono che tali denti siano una caratteristica dei rettili, in quanto ciò non corrisponde al vero. Oggi non tutti i rettili sono provvisti di denti. L'Archæopteryx, per di più, non è la sola specie di uccelli che presenti tale attributo. È corretto affermare che non esistono oggi uccelli forniti di denti, tuttavia, le testimonianze fossili risalenti all'epoca dell'Archæopteryx e posteriori, sino a un'età relativamente recente, parlano dell'esistenza di un distinto genere di uccelli che può essere classificato come "uccello provvisto di denti".

“Il punto fondamentale, tuttavia, è che la struttura dentale dell'Archæopteryx e di altri uccelli è del tutto diversa da quella dei loro supposti antenati, i dinosauri. I noti ornitologi L. D. Martin, J. D. Stewart e K. N. Whetstone osservarono che gli Archaeopteryx e altri uccelli simili presentavano denti con superficie superiore piatta e radici larghe, mentre i secondi, ovvero i dinosauri teropodi, gli ipotetici antenati di questi uccelli, avevano denti a forma di sega e con radici strette. Questi ricercatori, dopo aver posto a confronto le ossa dei polsi dell'Archæopteryx e quelle dei dinosauri, hanno osservato che non esiste alcuna similitudine tra loro.Gli studi di anatomisti quali S. Tarsitano, M. K. Hecht e A. D. Walker rivelarono che alcune “delle similarità", che John Ostrom e altri avevano visto tra l’Archaeopteryx e i dinosauri erano in realtà interpre-tazioni errate.Tutti questi ritrovamenti mostrano che l'Archæopteryx non fu un anello transizionale, ma solo un uccello appartenente alla categoria degli "uccelli con i denti".

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A lato: scenario evolutivo di un dinosauro che sviluppa le ali nel tentativo di catturare gli insetti. Per difendere ad oltranza la tesi dogmatica di una graduale trasformazione dei dinosauri in uccelli, gli evoluzionisti sono arrivati ad affermare che alcuni di essi, nell’agitare le zampe al fine di catturare gli insetti e compiendo ripetutamente tali movimenti svilupparano in questo modo le ali.


L'Archæopteryx

e gli altri fossili di uccelli

“Mentre gli evoluzionisti hanno sostenuto per decenni che l'Archæopteryx fosse la prova più importante dell'evoluzione degli uccelli, altri fossili recentemente rinvenuti hanno invalidato tale prospettiva per altri riguardi. Lianhai Hou e Zhonghe Zhou, due paleontologi dell'Istituto cinese di paleontologia dei vertebrati, hanno scoperto nel 1995 un nuovo uccello fossile, da essi denominato Confuciusornis. Questo fossile risale approssimativamente allo stesso periodo dell'Archæopteryx (circa 140 milioni di anni fa), ma non è fornito di alcun tipo di dente. Il suo becco e le sue ali, inoltre, sono del tutto simili a quelle degli uccelli attuali, dei quali condividono anche la medesima struttura scheletrica, tuttavia presentano artigli all'estremità delle ali come l'Archæopteryx.

“Un’altra struttura peculiare agli uccelli, chiamata il “pigostilo”, che sostiene le penne timoniere, si è trovata anche nel Confuciusornis. In breve, questo fossile, contemporaneo dell'Archæopteryx (precedentemente considerato il più antico di tutti gli uccelli e accettato come un semirettile), ha un'enorme somiglianza con i volatili moderni. Questo fatto inficia tutte le tesi evoluzioniste che reputavano l'Archæopteryx il primitivo antenato di tutti gli uccelli.

“Un altro fossile, rinvenuto in Cina, ha creato una confusione addirittura maggiore. Nel novembre del 1996, l'esistenza di questo uccello, risalente a 130 milioni di anni fa, detto Liaoningornis, fu annunciata su Science da L. Hou, L. D. Martin e Alan Feduccia. Il Liaoningornis presentava uno sterno, sul quale si innestavano i muscoli del volo, del tutto simile a quello degli uccelli attuali, dai quali era difficilmente distinguibile anche per altri riguardi. La sola differenza erano i denti nel becco. Questo fatto mostrò che gli uccelli forniti di denti non avevano una struttura primitiva secondo quanto sostenuto dagli evoluzionisti. Come venne espresso sulla rivista Discover, in un articolo dal titolo "Whence came the birds? This fossil suggests that it was not from dinosaur stock" ("Da dove provengono gli uccelli? 'Non dai dinosauri' suggerisce questo fossile").

Un altro fossile che contraddice la tesi evoluzionista sull'Archæopteryx è l'Eoalulavis. La struttura alare dell'Eoalulavis, che si disse fosse più giovane di 25 o 30 milioni di anni dell'Archæopteryx, è stata osservata nei moderni uccelli che volano lentamente. Ciò rappresenta la dimostrazione che 120 milioni di anni fa vi erano uccelli indistinguibili per molti aspetti da quelli attuali.Queste testimonianze indicano con sicurezza che né l'Archæopteryx né gli altri uccelli antichi simili ad esso furono forme di transizione.

“I fossili non ci dicono che le differenti specie di uccelli si sono evolute le une dalle altre. Provano, al contrario, che gli uccelli attuali e quelli arcaici sono vissuti nello stesso periodo. Alcune specie, tuttavia, come l'Archæopteryx e il Confuciusornis, si estinsero e solo alcune delle specie preesistenti sono state in grado sopravvivere sino ai giorni nostri. In breve, diverse caratteristiche dell'Archæopteryx dimostrano che questo essere vivente non può essere considerato una forma transizionale.

Bellezza 015Scenario evolutivo: dinosauro in fase di transizione verso una forma aviana nel corso di un tentativo di catturare un insetto.

“L’anatomia complessiva dell’Archaeopteryx implica stasi, non evoluzione. Il paleontologo Robert Carroll è costretto ad ammettere che: “La geometria delle penne da volo dell’Archaeopteryx è identica a quella dei moderni uccelli volanti, mentre gli uccelli non volanti hanno penne simmetriche. Il modo in cui le penne sono sistemate sull’ala ricade anch’esso nell’ambito degli uccelli moderni… Secondo Van Tyne e Berger, le dimensioni relative e la forma dell’ala dell’Archaeopteryx sono simili a quelle di uccelli che devono muoversi dentro aperture ristrette nella vegetazione, come i gallinacei, le colombe, le beccacce, i picchi e la maggior parte dei passeriformi … Le penne da volo sono rimaste statiche da almeno 150 milioni di anni”.

“Dall’altra parte, il “paradosso temporale” è uno dei fatti che hanno inferto un colpo mortale alle affermazioni evoluzionistiche riguardanti l’Archaeopteryx. Nel suo libro Icons of Evolution, Jonathan Wells commenta che l’Archaeopteryx è stato trasformato in una “icona” della teoria dell’evoluzione, mentre l’evidenza dimostra chiaramente che questa creatura non è l’antenato primitivo degli uccelli. Secondo Wells, una delle indicazioni di ciò è il fatto che i dinosauri teropodi, i presunti antenati dell’Archaeopteryx, furono in realtà più recenti dell’Archaeopteryx: Rettili a due gambe che correvano sul terreno e avevano altre caratteristiche che noi ci potremmo aspettare in un antenato dell’Ar-chaeopteryx, comparvero in realtà dopo.

L'immaginario vincolo
uccello-dinosauro

“La giustificazione avanzata dagli evoluzionisti, al fine di presentare l'Archæopteryx come forma transizionale, è che gli uccelli si sarebbero evoluti dai dinosauri. Uno dei più noti ornitologi al mondo, Alan Feduccia, professore presso l'Università del Nord Caroli-na, ha tuttavia osteggiato la teoria secondo cui gli uccelli sarebbero parenti dei dino-sauri, nonostante la sua fede evoluzionista. Sulla tesi dell’evoluzione degli uccelli dai rettili, ha scritto: “Ho studiato il cranio degli uccelli per ben venticinque anni e non vi trovo alcuna similitudine. Non la vedo ... L'origine degli uccelli dai teropodi, a mio giudizio, sarà il maggiore motivo di imbarazzo per la paleontologia del XX secolo”.

“Anche Larry Martin, uno specialista di uccelli antichi dell'Università del Kansas, si oppone alla teoria che gli uccelli discendano dai dinosauri. Discutendo la contraddizione in cui l'evoluzione cade riguardo a questo argomento, egli afferma: “A dir la verità, se dovessi sostenere l'ipotesi che gli uccelli con queste caratteristiche derivino dai dino-sauri, cadrei nell'imbarazzo ogni qualvolta dovessi rivolgervi la parola”. Per riassumere, lo scenario dell'evoluzione degli uccelli, costruito soltanto sulle basi dell'Archæopteryx, non è che il prodotto dei pregiudizi e delle speranze degli evoluzionisti”. ? Op. cit., trad. Di A. S. Azzali, Edizioni Al Hikma, 2001, pp. 56-64.

Bellezza 016Scheletri di tecodonte
(A) considerato il rettile presunto antenato degli uccelli, dell’uccello Archaeopteryx (B) e di un uccello moderno (C).

L’icona evoluzionistica
dell’archaeopteryx

Un attento studio degli Uccelli fornisce convincente prova del fatto che essi, come insegna la Bibbia, non si sono evoluti ma risultano essere creazioni speciali di Dio. Sia gli uccelli che i rettili sono ovipari, ma i rettili sono animali a sangue freddo mentre gli uccelli sono creature a sangue caldo e hanno inoltre un battito cardiaco eccezionalmente veloce. L’ipotesi evoluzionistica secondo cui le scaglie e le pinne dei rettili si sarebbero trasformate fino a diventare ali munite di piume o penne è immaginosa ed infondata.

Come abbiamo visto in precedenza, i fossili di certi uccelli chiamati dagli scienziati archaeopteryx (ala antica) e archaeornis (uccello antico), hanno reso evidente che quegli uccelli erano muniti di denti e di una lunga coda dotata di vertebre, oltre che completamente ricoperti di piume e penne; inoltre avevano zampe che permettevano loro di appollaiarsi, ed erano dotati di ali pienamente sviluppate. Non esistono esemplari intermedi, con scaglie che si stiano trasformando in piume o zampe anteriori che stiano diventando ali, a soste-gno della teoria evoluzionistica.

Tuttavia l’archaeopteryxè stato presentato come “anello mancante” nella linea di discendenza che porterebbe dai rettili agli uccelli. La maggioranza dei paleontologi, però, non lo considera più un antenato degli uccelli attuali. Pertanto l’archaeopteryx non rappresenta affatto uno stadio cosiddetto “intermedio”, dal momento che aveva ali completamente sviluppate e perfettamente ricoperte di piume (non squame semisviluppate in piume) e aveva zampe speciali per appollaiarsi. Le relative proporzioni della testa e del cranio sono quelle tipiche di un uccello e quindi molto diverse da quelle dei rettili dai quali non deriva affatto

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Alcuni reperti fossili che in passato erano acclamati come la prova che gli uccelli si sono evoluti da altri ani-mali si sono rivelati delle vere contraffazioni. Per esempio, nel 1999, Archaeoraptor liaoningensis, un animale simile ad un uccello che aveva la coda da dinosauro, venne presentato sulle pagine del National Geographic ed esibito alla National Geographic Society di Washington come “un anello mancante della ca-tena che lega i dinosauri agli uccelli”.

Ma come l'uomo di Piltdown, il ritro-vamento si rivelò una frode. Quello che oggi è chiamato "il pollo di Piltdown” era un mosaico dei fossili di due animali distinti. Nell'aprile del 2000 il National Geographic ammise l'errore. Si scoprì infatti che il reperto era stato contraffatto, unendo parti di animali diversi. Il “pollo di Piltdown” aveva colpito ancora. Di fatto non è mai stato trovato un tale “anello mancante”. Cionondimeno la fede degli evoluzionisti non è scossa, tanto sono innamorati del trasformismo biologico.

Un paleontologo ex docente universitario di mia conoscenza ha dichiarato che l’idea trasformista del darwinismo lo affascina a tal punto che non sarebbe assolutamente disposto a rinunciarvi. Incredibile ma vero. Invece di rimanere colpito dalle meraviglie della creazione divina che esprimono una bellezza non giustificabile, quest’uomo di scienza rimane affascinato dalla filosofia darwiniana! Che dire ancora? Come abbiamo visto nel caso del fossile chiamato archaeopteryx, risulta evidente che per far dire ai fossili quello che essi non dicono, come in questo caso, dev’esserci la volontà di credere vero quel che si desidera.

 

La fede religiosa
dell’ateismo

Questo irrefrenabile desiderio evoluzionistico che va contro ogni ragionevolezza diffama il buon nome della scienza e lo degrada a volgare ciarlataneria. Per acquistare fede in Dio bisogna avere la volontà di credere nella sua esistenza di fronte all’evidenza dei fatti della vita. Per contro, la volontà di non riconoscere Dio è inguaribilmente scettica ed indebitamente critica. Tale volontà umana negativa si rifiuta di credere come fa l’ateo, il quale afferma dogmaticamente che Dio non può esistere, oppure assume la posizione dell’agnostico, il quale sostiene dogmaticamente che è proprio impossibile sapere da dove veniamo, perché siamo qui e come sarà il futuro della Terra.

A volte capita di sentire qualche ateo fare delle domande interessanti, come se cercasse delle risposte alle quali il suo ateismo non è in grado di rispondere. Questo è accaduto nell’estate 2013, quando, ad esempio, nell’articolo del quotidiano La Repubblica, dal significativo titolo Le domande di un non credente al papa gesuita chiamato Francesco,scritto dal noto giornalista, scrittore e politico italiano Eugenio Scalfari e rivolto al papa, tra le altre cose si legge quanto segue:

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In un sito web che propaganda l’ateismo è riprodotta questa scena del diluvio universale in cui, secondo la Bibbia, Dio fece morire la maggioranza del genere umano allora in vita. Sotto si legge questa frase sarcastica: “Dio ti ama così tanto!” (http://www.fanpop.com/clubs/ at-heism/images/19257583/title/god-loves-much-photo) È sufficiente una battuta di cattivo gusto per screditare giustificatamente la figura biblica dell’Iddio Onnipotente? Sono questi gli argomenti che i nuovi atei usano per propagandare potentemente la loro religione atea?

“Vorrei però a questo punto porgli qualche domanda. Non credo risponderà, ma qui ed oggi non sono un giornalista, sono un non credente che è da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth, figlio di Maria e di Giuseppe, ebreo della stirpe di David. Ho una cultura illuminista e non cerco Dio. Penso che Dio sia un’invenzione consolatoria e affascinate della mente degli uomini. Ebbene, è in questa veste che mi permetto di porre a Papa Francesco qualche domanda e di aggiungere qualche mia riflessione.

Prima domanda: se una persona non ha fede né la cerca, ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato dal Dio cristiano?
     "Seconda domanda: il credente crede nella verità rivelata, il non credente pensa che non esista alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma una serie di verità relative e soggettive. Questo modo di pensare per la Chiesa è un errore o un peccato?”
      Terza domanda: Papa Francesco ha detto durante il suo viaggio in Brasile che anche la nostra specie perirà come tutte le cose che hanno un inizio e una fine. Anch’io penso allo stesso modo, ma penso anche che con la scomparsa della nostra specie scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio e che quindi, quando la nostra specie scomparirà, allora scomparirà anche Dio perché nessuno sarà più in grado di pensarlo. Il Papa ha certamente una sua risposta a questo tema e a me piacerebbe molto conoscerla”.
? http://www.repubblica.it/politica/2013/08/07/news/ledomandediunnoncredenteal papa_ gesuitachiamatofrancesco-64398349/?ref=HREC1-6.

Qualcuno potrebbe affermare che Eugenio Scalfari si è rivolto all’interlocutore sbagliato per avere queste sue risposte. Qualche altro potrebbe giungere a sostenere che si potrebbe rivoltare la teoria dell’evoluzione come un calzino, metterne in risalto molte altre sue gravi pecche e cercare di demolire pezzo per pezzo la sua intera struttura. Indubbiamente questo potrebbe aprire gli occhi a molte persone sincere. Ma servirebbe davvero al fine di aiutare certi evoluzionisti irriducibili a cambiare idea?

Per quale motivo si può dubitarne? Il libro "LA TEORIA DELL'EVOLUZIONE - C'é qualcosa di molto, molto meglio all'orrizzonte " (edito da AZZURRA7 EDITRICE, che invito tutti voi a leggere - quasi 200 accademici citati) contiene un "fiume" di informazioni che mostrano la grave malattia mortale che ha colpito alcuni di questi "studiosi": la "distrofia morale e intellettuale, che non permette loro di fare una corretta valutazione fra "l'immanente" e  "trascendente" purtroppo!

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