VOCI FUORI DAL CORO - Intellettuali che considerano il darwinismo poco convincente

VOCI FUORI DAL CORO - Intellettuali che considerano il darwinismo poco convincente

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L'Autore WILLIAM A. DEMBSKI  ha ottenuto un Ph. D. in matematica dall'Università di Chicago, e un Ph.D. in filosofia dalla University of Illinois di Cicago. Ha conseguito anche la laurea in teologia e psicologia. Ha ricevuto due borse di studio dalla fondazione nazionale per le scienze, ed è attivamente senior fellow presso il Discovery Iistitute Center for the Renewal of Scienze and Culture. Dopo il dottorato ha lavorato presso l'Università di Chicago, il Massachusetts Institute of Technology, la Princeton University e la Northwestern University. Dembski ha scritto numerosi articoli specialistici. Tra i suoi libri ricordiamo Intelligent Disign,  Il ponte fra scienza e teologia (Caltanissetta, Alfa & Omega 2007)


RETROCOPERTINA

La teoria evolutiva darwiniana ha finito per assumere un'aura di invincibilità, soprattutto all'interno dei circoli intellettuali elitari. Eppure, gli ultimi anni hanno visto svilupparsi critiche sempre più sofisticate alle idee propagandate sotto il nome del darwinismo. L'insoddisfazione per la teoria darwiniana sembra che stia per raggiungere un punto di rottura, dal momento che un numero sempre crescente di intellettuali, tra i quali vi sono filosofi, biochimici, biologi, avvocati, giornalisti e teologi, individua seri problemi con l'ortodossia imperante.
In Voci fuori dal coro il Maserati col filosofo William A. Dembski ha raccolto saggi di prominenti intellettuali che trovano poco convincenti uno o più aspetti del darwinismo. Mentre coloro che mettono in discussione il darwinismo sono spesso accusati, nelle celebri parole del biologo Ricard  Dawkins, di essere ignoranti, stupidi, pazzi, o profondamente malvagi. I saggi misurati e provocatori in Voci fuori dal coro rendono evidente il fatto che le critiche al darwinismo non possono essere liquidate con tanta facilità. I contributori a questo volume sono investigatori seri e scettici, le cui obiezioni sollevano inquietanti interrogativi circa la validità dell'ideologia darwiniana, e i loro argomenti rivelano l'opera di uno spirito analitico veramente aperto. Il risultato è un libro forte e di innegabile potenza intellettuale.

"In questo provocatorio volume, biologi, matematici e fisici, come pure teologi e altri intellettuali [...] sostengono, come scrive il curatore Dembski, che "la stragrande maggioranza delle prove va contro il darwinismo". Gli autori dei saggi invocano la matematica e la statistica a supporto delle loro teorie, secondo la quale una "causa intelligente è necessaria a spiegare almeno parte della bio-diversità" [...]. Chiunque sia interessato a questi dibattiti e alle loro implicazioni per l'educazione troverà questa raccolta una lettura importante".
"Publishers Wewkly"

"Una raccolta di saggi molto acuti [...]. Queste donne e questi uomini sostengono le loro opinioni con pensieri argomenti di alta qualità.
LIONEL TIGER, "New York


RICONOSCIMENTI

  È doveroso un elogio a quanti hanno contribuito a quest'opera con i loro scritti provocativi e illuminanti. Gli articoli contenuti nel libro sono stati composti specificamente per quest'opera, fatta eccezione per i saggi di Phillip Johnson e David Berlinski, e per l'intervista di Marcel- Paul Schutzenberger.
  Vorrei ringraziare Fr. Richard John euhaus e i direttori di «First Things» per avermi concesso di ripubblicare il saggio di Johnson (apparso nel fascicolo di ottobre/novembre 1990) e per aver voluto aprire le pagine della rivista alle critiche verso il darwinismo.
  Un ringraziamento va a Dennis Wagner, direttore di Access Reaserch Network (ARN), per aver concesso la ristampa dell'intervista a Schutzenberger, inizialmente pubblicata sulla propria rivista «Orìgins & Design» (primavera 1996, voI. 17, n. 2). Fu Paul Nelson, direttore di questa rivista, a incaricare David Berlinski della traduzione.
  Desidero ringraziare i curatori di «Commentary» per aver concesso il permesso di ristampare il saggio di Berlinski The Deniable Darwin (apparso nel giugno del 2006), insieme alle riposte ai critici in Denying Darwin (titolo dato da «Commentary- alle lettere in riposta al saggio di Berliski, pubblicate nel settem bre 2006).
  Esprimo gratitudine anche agli autori che hanno concesso la ristampa delle loro lettere di critica al saggio di Berlinski, segnatamente H. Allen Orr, Richard Dawkins, Daniel. C. Dennett, Arthur Shapiro, Paul R. Gross e Eugenie C. Scott.
  Vorrei inoltre porgere i miei ringraziamenti a John Wilson, direttore di «Books & Culture», che ha curato la prefazione in cui, con prezioso contributo, contestualizza questa raccolta di saggi nel più ampio panorama della discussione culturale. «Books & Culture», al pari di «First Things» e «Cornmentary», rappresenta un modello di riferimento sulla conduzione del dibattito inerente il darwinismo: discussione informata senza censure.
  Merita infine una menzione Jeremy Beer, caporedattore di 151 Books, che ha partorito questo progetto e che, soprattutto, ha avuto il coraggio di affrontare le critiche che inevitabilmente si scatenano quando si mette in discussione il darwinismo.
  Nell'edizione del 7 aprile 2003 di «Harvard Crirnson», Richard T. Halvorson, allora neolaureato, scrisse: «Dobbiamo rifiutare di inchinarci ai falsi idoli della nostra cultura. La scienza non trarrà beneficio dalla canonizzazione di Darwin, né dalla trasformazione del darwinismo in un articolo di fede secolare. Dobbiamo rifiutarci di considerare la scomunica come una valida maniera di confrontarci con le critiche: la domanda più importante che una società possa porsi è quella che le viene proibita». Con questo volume, l'Intercollegiate Studies Institute prosegue nella sua lunga e celebrata tradizione di affrontare le domande proibite, e di rifìutarsi, in questo modo, di inchinarsi alle false divinità della nostra cultura.


PREMESSA
JOHN WILSON

Da anni la «New York Review of Books» invia una comunicazione pubblicitaria in cui si chiede - con caratteri color rosso acceso - «Sei un intellettuale?». Ho notato con piacere che il sottotitolo di Voci fuori dal coro è Intellettuali che considerano il darwinismo poco convincente. "Intellettuale" è un termine perfetto che sta attraversando un periodo difficile, particolarmente fra i conservatori, che lo utilizzano quasi sempre in tono dispregiativo.
  Un intellettuale può essere, ma non necessariamente è, uno specialista. on tutti gli accademici sono intellettuali; non tutti gli intellettuali sono accademici. Essere un intellettuale significa possedere contemporaneamente una mente curiosa e la volontà di mettere in discussione l'opinione consolidata. Ma intellettuale, malgrado la pessima tendenza ormai in voga, non è sinonimo di scettico. Il sano scetticismo è indubbiamente essenziale per la vita intellettuale, ma non deve diventare fine a se stesso. C'è una realtà di cui dobbiamo tutti dar conto, una realtà che sollecita la nostra comprensione.
  Dal momento che state leggendo Voci fuori dal coro, ci sono ottime possibilità che la vostra risposta alla domanda di YRB sia affermativa. E probabilmente sapete già che il libro che tenete fra le mani è pericoloso, e che potrebbe mettervi nei guai. Mettendo in discussione il darwinismo, andrete ad aggiungervi a tutti quegli squinternati che hanno violato i tabù imposti da coloro che indirizzano l'opinione pubblica.
  In molti settori, la riprovazione degli illuminati non avrà alcuna ripercussione su di voi. Tuttavia, se insegnate in una scuola superiore o in un'università, potreste pagare un prezzo elevato. (Falsa teatralità?) Niente affatto. L'arte di stilare liste nere è praticata con grande maestria e spietatezza nel mondo accademico). È chiaro che la ferocia della resistenza non fa altro che sottolineare la necessità di un dissenso informato. L'arroganza, quasi comicamente iperbolica, della comunità darwiniana, ben documentata nell'introduzione di WilIiam Dembski a questo volume, è indicativa di un malessere maggiore. Come ha osservato Steve Fuller nel suo nuovo libro Kuhn vs. Popper. The Struggle for the Soul of Science:

La visione di Popper, secondo cui un non-scienziato può rimproverare alla scienza di non aver tenuto fede ai propri principi pubblicamente espressi, è raramente riscontrabile oggi in ambito accademico. Coloro che hanno ereditato la convinzione da guerra fredda di Kuhn, secondo cui la normale scienza è un baluardo in un mondo instabile, non saranno sorpresi di scoprire che oggi i filosofi sono più propensi a criticare i evoluzionisti per aver profanato le stenosi dell'evoluzionismo, che a criticare gli evoluzionisti per aver trasgredito alle più generali norme scientifiche
- un'attività per la quale Popper era famoso.

  Ma c'è un altro pericolo più insidioso a cui ogni lettore di questo libro è potenzialmente esposto. Il ruolo del dissenziente può essere pagato a caro prezzo, ma può risultare anche molto affascinante. Come sarebbe semplice, dopo aver letto un libro come il presente, gonfiarsi di orgoglio, di dogmatismo verso il «fatiscente edificio della teoria evoluzionistica», e cadere nell'arroganza tipica del peggiore darwinismo.
  Se siete davvero degli intellettuali, e non quelli che Solzenicyn definisce «superficiali», al termine di questo libro avrete più domande che risposte. Non accetterete passivamente le affermazioni degli autori qui raccolte, fra loro già tanto diverse; le sottoporrete allo stesso vaglio critico adottato nei confronti del darwinismo.
  Vi domanderete, tanto per cominciare, cosa s'intenda precisamente per "darwinismo" - o anche per "evoluzione", una parola notoriamente sfuggente. Si tratta della nozione della vita come semplice incidente cosmico, prodotto del caso e della selezione naturale?
 
Se è così - e questo è un aspetto essenziale della dottrina dei più autorevoli propugnatori del darwinismo - non c'è ragione di non buttarla a mare.

  E per quanto riguarda la discendenza comune? «L'evoluzione - scrive Richard Dawkins nell'introduzione a The BestAmerican Science and Nature Writing 2003 - è uno dei dati più saldamente definiti di tutta la scienza. La nozione della nostra parentela con scimmie, canguri e batteri è al di là di qualunque dubbio intellettuale». Non esistono forse prove inconfutabili del fatto che - in questo senso limitato ma tutt'altro che insignificante - l'evoluzione sia reale, per quanto possa essere aperta a discussione l'adeguatezza della selezione naturale come suo motore primario? (Persino Richard Darwkins ogni tanto ha ragione).
  Che dire di scienziati come Simon Conway Morris, autorevole paleobiologo di Cambridge, che nel suo libro Life's Solution. Inevitabile Humans in a Lonely Universe sostiene che l'evoluzione della vita rivela uno schema, una direzione fondante, in cui egli ravvisa «la ricchezza di una Creazione»? Nulla di questa «complessità e bellezza», aggiunge, «presuppone, né tanto meno prova, l'esistenza di Dio; ma tutto è congruente». Ha ragione? Se sì, perché? E se non è così, perché no? Parte del vostro compito, come lettori di Voci fuori dal coro, è di leggere quest'opera in rapporto con altri libri, come Life's Solution o Perspectives on an Evolving Creation, una raccolta di saggi a cura di Keith B. Miller di recente pubblicazione.
  Dal momento che vi ho appena fornito un accenno di bibliografia, lasciate che concluda con uno dei miei libri preferiti sul darwinismo - ingiustamente trascurato dalla letteratura specialistica. Si tratta di un piccolo libro per bambini, Yellaw and Pinh, scritto e illustrato da Wiliam Steig, scomparso nell'autunno del 2003 all'età di novantacinque anni. Steig, le cui vignette apparsero sul « ew Yorker- sin dal 1939, era molto noto per i suoi libri per bambini (fra cui Shreh!, da cui è stato tratto il celebre film).
  Yellaw and Pinh fu pubblicato nel 1984 e ristampato nel 2003, solo pochi mesi prima della scomparsa di Steig. È la storia, come ci raccontano le prime righe, di «due piccole figure fatte di legno [...] che un giorno si trovano stese al sole su un vecchio giornale. Una era bassa, grassa, e dipinta di rosa; l'altra era alta, magra, e dipinta di giallo». Si domandano come siano arrivati lì - in effetti, come abbiano avuto origine.
  Pink guarda il suo compagno - «ammirava il colore di Yellow, la sua testa ben cesellata, tutta la sua figura» - e sentenzia: «Qualcuno deve averci fatto».
Al contrario, risponde Yellow: «Io dico che siamo un caso, siamo solo capitati in qualche modo». E cominciano a discutere, ciascuno sostenendo le proprie argomentazioni con convinzione.
  Non voglio anticipare il resto del racconto, rovinandovi così la sorpresa. Mi limiterò a dire questo: sull'argomento in questione, la piccola fiaba di Steig è molto più penetrante di tutta la massa di libri che si sono accumulati nel mio studio. Spero che metterete questo nella vostra libreria, non troppo lontano da Voci fuori dal coro.

INDICE

Riconoscimenti
Premessa (John Wilson)

Introduzione: I miti del darwinismo (William A. Dembski)

PARTE PRIMA: CRISI DI CERTEZZE
1. conti non tornano: Perché il darwinismo non riesce a ispirare sicurezza (Robert C. Koons)
2. L'evoluzione come dogma: L'instaurazione del naturalismo (Phillip E. Johnson)
3. I miracoli del darwinismo: Intervista del 1996 a «La Recherche» (Marcel-Paul Schutzenberger)

PARTE SECONDA: L'INVASIONE CULTURALE DARWINISTA
4. Darwin incontra gli orsi Berenstain: L'evoluzione come visione globale del mondo ( ancy R. Pearcey)
5. Insegnare le pecche del neodarwinismo (Edward Sisson)
6. Non si accettano imitazioni: La rivalità fra naturalismo e legge naturale (J. Budziszewski)
7. Riviste specializzate: Assicurano la qualità o sostengono l'ortodossia? (Frank J. Tipler)

PARTE TERZA: ABBANDONARE IL TERRENO DARWINIANO
8. Uno scienziato cattolico di fronte al darwinismo (Michael J. Behe)
9. Un viaggio intellettuale anti-darwiniano: Ordine biologico:
proprietà intrinseca della materia (Michael J. Denton)

10. Perché non sono darwinista (James Barham)

PARTE QUARTA: CONTROLLARE I LIBRI
11. Perché l'evoluzione non supera l'esame della scienza (Cornelius G. Hunter)
12. La teoria evolutiva di Darwin e le scienze della vita nel XXI secolo (Roland F. Hirsch)
13. Ingannare il millennio: Il crescente debito di chiarezza del naturalismo scientifico (Christopher M. Langan)
14. Darwin è confutabile (David Berlinski)

Collaboratori

Indice analitico

Ultima modifica il: Mar 04, 2017
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