LE COSTANTI FONDAMENTALI DELL'UNIVERSO: Tutto per caso, VERO?
Le costanti fondamentali dell’universo
Anche tutto questo, è frutto del caso, vero?
PARTE 1
Nello studio del complesso mondo fisico, dalle microscopiche particelle subatomiche alle immense galassie stellari, gli scienziati sono rimasti sorpresi nello scoprire che tutti i fenomeni naturali conosciuti sono conformi ad una struttura di leggi fondamentali. Ovverosia hanno scoperto l’evidenza di logica ed ordine in tutto ciò che avviene nell’universo e conseguentemente hanno potuto esprimere tale logica ed ordine in termini matematici.
In un articolo pubblicato nella prestigiosa rivista New Scientist, il famoso fisico teorico Paul Davies ha dichiarato:
“Sono pochi gli scienziati che non rimangono impressionati dalla semplicità e dall’eleganza quasi sovrabbondanti di queste leggi”.
http://wasitdesigned.blogspot.it/.
Un fatto particolarmente significativo relativo a queste leggi è che in esse sono presenti certi elementi che devono avere un valore ben preciso affinché il nostro universo possa addirittura esistere. Tra queste costanti fondamentali vi sono l’unità di carica elettrica del protone, la massa di certe particelle fondamentali e la costante di gravitazione universale di Newton, il cui simbolo è la lettera G.
Le quattro forze fondamentali della natura
FENOMENO
FORZA
Caduta dei gravi. Moti celesti
GRAVITAZIONALE
Interazione tra cariche elettriche. Orientamento con la bussola
ELETTROMAGNETICA
Radioattività
NUCLEARE DEBOLE
Stabilità del nucleo
NUCLEARE FORTE
Nel mondo tutte le forze derivano da queste quattro interazioni
A questo riguardo il sopra citato prof. Paul Davies ha osservato:
“Anche la minima alterazione dei valori di alcune di esse muterebbe radicalmente la struttura dell’Universo. Ad esempio, Freeman Dyson ha fatto notare che se l’interazione forte che tiene uniti i nucleoni (protoni e neutroni) fosse appena più energica, l’Universo sarebbe privo di idrogeno. Stelle come il Sole, per non menzionare l’acqua, non potrebbero esistere. La vita, almeno come noi la conosciamo, sarebbe impossibile. Brandon Carter ha dimostrato che variazioni di G ancora più piccole trasformerebbero tutte le stelle in giganti blu o nane rosse, con conseguenze ugualmente spaventose per la vita”.
Quindi Paul Davies ha concluso:
“In tal caso è concepibile che potrebbe esserci solo un Universo possibile. Se è così, è straordinario pensare che la nostra stessa esistenza come esseri coscienti è un’inevitabile conseguenza della logica. - http://wasitdesigned.blogspot.it/.
A quale risultato si può giungere in base a tutto questo? La prima conclusione è questa: se l’universo è governato da leggi matematiche, ciò presuppone l’esistenza di un legislatore intelligente dotato di una mente matematica che ha formulato e fissato nella materia queste leggi. In precedenza, il famoso fisico Paul Dirac (1902–1984), docente di matematica presso l’Università di Cambridge, aveva di chiarato:
“Si potrebbe forse descrivere la situazione dicendo che Dio è un grandissimo matematico, e nel creare l’universo si è servito di matematica ad altissimo livello”. - http://cristianamenteabili.blogspot.it/2007_05_29_archive.html.
Inoltre, giacché le leggi che regolano il funzionamento dell’universo sembrano formulate in previsione della vita e delle condizioni favorevoli per sostenerla, è chiaramente insito un proposito. Un progetto e un proposito: queste non sono caratteristiche del cieco caso; sono esattamente ciò che un Creatore intelligente manifesterebbe.
Quali sono alcune di queste costanti fondamentali della fisica essenziali per l’esistenza della vita nell’universo? Un articolo pubblicato nell’Orange County Register dell’8 gennaio 1995 ne elencava alcune. Sottolineando che queste caratteristiche devono essere perfettamente calibrate, affermava:
“I valori quantitativi di molte costanti fisiche fondamentali che definiscono l’universo — ad esempio la carica dell’elettrone, la velocità costante della luce, o il rapporto tra le intensità delle forze fondamentali in natura — sono straordinariamente precisi, in alcuni casi fino a 120 decimali. Lo sviluppo di un universo capace di generare la vita è estremamente sensibile a queste caratteristiche. Basta una minima variazione — un nanosecondo qui, un angstrom là — e l’universo avrebbe potuto benissimo essere morto e sterile”. - http://home.comcast.net/~stevendwright/science.html.
Alcune costanti fisiche necessarie per l’esistenza della vita
- La carica dell’elettrone dev’essere uguale e di segno contrario a quella del protone.
- Il neutrone deve avere una massa leggerissimamente superiore a quella del protone.
- Temperatura del sole e proprietà di assorbimento clorofilliano devono essere “sintonizzate” per poter realizzare la fotosintesi.
- Se la forza nucleare forte fosse solo un po’ più debole, il sole non potrebbe produrre energia mediante le reazioni nucleria.
- Se la forza nucleare forte fosse solo un po’ più forte, il combustibile necessario per produrre energia diventerebbe violentemente instabile.
- Se non fosse per due diversi e notevoli fenomeni di risonanza tra i nuclei atomici nel cuore delle stelle giganti rosse, non si sarebbe formato nessun elemento più pesante dell’elio.
- Se lo spazio avesse avuto meno di tre dimensioni, le connessioni necessarie per la circolazione sanguigna e il sistema nervoso sarebbero impossibili.
- Se lo spazio avesse avuto più di tre dimensioni, i pianeti non avrebbero potuto girare intorno al Sole secondo orbite stabili.
Fonte: The Symbiotic Universe: Life and mind in the cosmos, Morrow, 1st edition, 1988, pp. 256-257.
L’autore dell’articolo menzionava poi quello che di solito non è ammesso affermare:
“Sembra più ragionevole ipotizzare che in questo processo si nasconda qualche misteriosa tendenza, magari frutto dell’operato di una forza intelligente ed intenzionale che ha calibrato con cura l’universo in vista del nostro arrivo”. ? Op. cit.
Nel suo libro The Symbiotic Universe: Life and mind in the cosmos (L’universo simbiotico: vita e mente nel cosmo) lo scienziato George Greenstein, docente di astronomia e cosmologia, ha fatto un elenco più lungo di queste costanti fisiche. L’elenco comprende costanti calibrate con tale precisione che se fossero anche solo leggerissimamente diverse non sarebbero mai potuti esistere né atomi, né stelle, né l’universo. Queste relazioni sono elencate in dettaglio nel riquadro in alto.
Queste costanti fisiche sono assolutamente essenziali affinché la vita sia possibile. Si tratta di questioni complesse e probabilmente di non facile comprensibilità a tutti i lettori, ma sono questioni ben note agli astrofisici che investigano in questo campo, i quali le accettano, insieme a molte altre. Tuttavia, malgrado le notevoli evidenze attestanti il fatto che queste costanti fondamentali dell’universo non possono essersi verificate per caso, gli scienziati che hanno sposato la filosofia evoluzionistica hanno resistito all’idea di una creazione divina.
Ad esempio, nel suo libro The Symbiotic Universe: Life and mind in the cosmos il già citato George Greenstein ha osservato:
“Quante coincidenze! Più leggevo, e più mi convincevo che queste ‘coincidenze’ non potevano essersi verificate per caso. Ma mentre cresceva in me questa convinzione, cresceva anche qualcos’altro. Tuttora trovo difficile esprimere questo ‘qualcosa’ a parole. Era un’intensa repulsione, a volte quasi di natura fisica.
“Mi sentivo terribilmente a disagio ... È possibile che all’improvviso ci siamo imbattuti senza volerlo nella prova scientifica dell’esistenza di un Essere Supremo? Fu Dio a intervenire e a progettare il cosmo in maniera così provvidenziale per nostro beneficio?”
Allibito, infastidito e disturbato da questo pensiero, Greenstein ha sconfessato subito questa conclusione ‘teista’, e facendo quadrato attorno al suo dogma materialistico, cioè alla sua ‘ortodossia’ scientifica, ha sentenziato:
“Dio non è una spiegazione”. Greenstein non ha presentato alcuna spiegazione razionale per giustificare questa sua conclusione. Semplicemente egli non poteva ammettere a livello concettuale l’esistenza di un Creatore divino.
Nel suo libro Una fortuna cosmica ? La vita nell’universo: coincidenza o progetto divino? il fisico teorico Paul Davies ha esposto le sue stesse perplessità. Si legge:
“Molte caratteristiche fondamentali dell’universo fisico ? dalla velocità della luce alla struttura dell’atomo di carbonio ? sembrano calibrate in modo apparentemente miracoloso per permettere l’esistenza della vita. Spostamenti anche minimi nei valori di queste costanti potrebbero dare luogo a universi altrettanto fisicamente sensati del nostro, ma senza alcuna speranza di ospitare qualcosa di simile a uomini, piante e animali. Com’è quindi possibile che, di tutti gli universi, ci sia capitato in sorte proprio l’universo che sembra fatto su misura per produrre la vita? Abbiamo forse vinto una sorta di lotteria cosmica, il cui premio era la nostra stessa esistenza?” ? Op. cit., trad. di Tullio Cannillo, Mondadori, Milano, 2007.
Tuttavia, malgrado la solita consumata abilità con cui Paul Davies è capace di suscitare domande interessanti senza però fornire particolari risposte, Davies ha almeno il merito di mostrarsi scettico di fronte alle teorie bizzarre inventate da alcuni scienziati irriducibilmente atei per aggirare il problema delle costanti fondamentali dell’universo. Ad esempio l’ipotesi del multiverso, l’ipotesi di un universo autogeneratosi dal nulla o l’ipotesi dei falsi universi immaginati secondo l’idea del dramma fantascientifico della serie cinematografica di Matrix.
Nel suo libro La mente di Dio ? Il senso della nostra vita nell’universo, l’autore Paul Davies, aveva osservato:
Universo virtuale o falso universo alla maniera di Matrix. Nel suo libro Una fortuna cosmica il fisico teorico Paul Davies ha presentato la teoria fantascientifica secondo cui viviamo in una simulazione e ciò che consideriamo come mondo reale è uno spettacolo realizzato di realtà virtuale. Questa teoria ha il notevole problema di vanificare la ricerca scientifica. Se l'universo è un inganno, perché preoccuparsi di capire come funziona?
“L’esistenza di un universo ordinato e coeso contenente strutture stabili, organizzate e complesse richiede leggi e condizioni di un tipo molto particolare”.
Dopo aver considerato diverse coincidenze rilevate dagli astrofisici e da altri, Davies aveva aggiunto:
“Nel loro complesso costituiscono una prova impressionante del fatto che la vita, come la conosciamo, è estremamente sensibile alla forma delle leggi fisiche e ad alcuni valori, apparentemente fortuiti, scelti dalla natura per la massa di varie particelle, l’intensità di certe forze e così via ...
“Basterà dire che se potessimo giocare a essere Dio e scegliere i valori di queste quantità come ci pare, manovrando un insieme di manopole, scopriremmo che quasi tutte le posizioni di queste manopole renderebbero inabitabile l’universo.
“In alcuni casi è come se le manopole dovessero essere regolate con enorme precisione perché l’universo sia tale che la vita vi fiorisca ... Il fatto che anche dei piccoli cambiamenti del modo di essere delle cose potrebbero rendere inosservabile l’universo ha, sicuramente, un profondo significato”. ? Op. cit., trad. di M. D’Agostino e A. Gulotta, Mondadori, Milano, 1993, pp. 244, 246-247.
Riprendendo questo concetto delle “manopole” finemente regolate, nel suo libro Una fortuna cosmica ? La vita nell’universo: coincidenza o progetto divino?, ancora una volta Davies ha scritto:
“Ritornando alla metafora della Macchina del Progettista, la serie di felici «coincidenze» che si incontrano in fisica e in cosmologia implica che il Grande Progettista avrebbe dovuto regolare con cura le manopole, altrimenti l’universo sarebbe stato un luogo molto inospitale. Quante manopole ci sono? Il modello standard della fisica delle particelle contiene circa venti parametri indeterminati, mentre in cosmologia ce ne sono circa dieci. In totale ci sono più di trenta «manopole». ? Op. cit., pp. 187-188.
LE QUATTRO FORZE FONDAMENTALI
DELLA NATURA
L’intero universo è regolato da quattro forze fondamentali. Esse sono:
1) GRAVITÀ
2) ELETTROMAGNETISMO
3) INTERAZIONE FORTE
4) INTERAZIONE DEBOLE
Gli scienziati stanno indagando sul loro significato più profondo e sperano di scoprire che sono solo diverse manifestazioni di un’unica grande forza universale, una super-forza in grado di mutare aspetto a seconda delle circostanze. L’effetto di queste forze consiste nell’attirare oppure respingere. Tuttavia ma mentre l’influenza di gravità e di elettromagnetismo si estende all’infinito, le altre due forze agiscono soltanto entro i ristretti confini del nucleo atomico.
Attorno a noi tutto è dinamismo, perché si muove e cambia: il Sole nel cielo, le foglie sugli alberi, l’acqua nei fiumi, gli uccelli nell’aria, le rughe sul viso. Sono le forze a plasmare il mondo e a produrre i cambiamenti che osserviamo. Sono loro a dirigere qualsiasi processo fisico, chimico o biologico. Alcune forze agiscono per contatto, come il caldo su una palla, mentre altre, come la Luna sulle maree, paiono agire a distanza attraverso uno spazio vuoto.
In apparenza le forze della natura sembrano essere molte e assai diverse tra loro, ma la realtà è diversa rispetto a questa impressione. Negli ultimi trecento anni i fisici hanno notato che per spiegare ogni interazione tra i corpi, ogni struttura che si possa osservare o creare nell’universo, bastano quattro forze fondamentali: la forza gravitazionale, la forza elettromagnetica e due forze che si manifestano solo dentro l’atomo, chiamate semplicemente forza nucleare forte e forza nucleare debole.
MASSE IN MOVIMENTO
CALAMITE ED ELETTRICITÀ
La forza elettromagnetica è la seconda delle quattro in familiarità. E’ la forza che governa tutte le comodità della vita moderna: luce, tv, telefono, computer ... ma è nota all’uomo fin dai primordi grazie ai fulmini. Inoltre, si sapeva da millenni che alcuni materiali, come il vetro e l’ambra, emanano una forza d’attrazione se li si strofina. Solo nel Settecento, però, l’americano Benjamin Franklin comprese che lo strofinio carica elettricamente i corpi. La carica elettrica gioca, infatti, lo stesso ruolo della massa per la gravità: determina quanto un corpo sia sensibile alla forza elettromagnetica, cioè quanto sia attirato o respinto da altri corpi carichi.
Fino ad allora, forza elettrica e forza magnetica (quella esercitata dalle calamite e da altri materiali magnetizzati) erano però ritenute due fenomeni distinti. Finché nel 1820 il danese Christian Oersted ipotizzò che elettricità e magnetismo fossero intercambiabili e mostrò che un filo percorso da corrente elettrica agisce come un magnete influenzando le bussole. Nel 1831, l’inglese Michael Faraday verificò l’opposto, cioè che dal movimento di un magnete si ricava elettricità.
Fu poi James Clerk Maxwell nel 1873 a trovare anche la conferma matematica: un insieme di equazioni che descrivono contemporaneamente il comportamento di elettricità e magnetismo.
COLLANTE NUCLEARE
Le forze nucleari forte e debole ci sono meno familiari perché, a differenza di gravità ed elettromagnetismo la cui influenza si estende all’infinito, il loro raggio d’azione è limitato alle dimensioni dei nuclei atomici. Più in là non sono avvertibili.
Ecco perché queste due forze sono state scoperte solo recentemente. D’altra parte, finché si pensava che il nucleo atomico fosse fatto di protoni (con carica positiva) e di elettroni (con carica negativa) sembrava ragionevole supporre che la reciproca attrazione elettromagnetica bastasse a spiegare la stabilità del nucleo. Dopo il 1930, però, quando il modello di atomo ispirato da Rutherford e Bohr fu definitivamente accettato (un nucleo di protoni e neutroni attorno al quale ruotano gli elettroni), si dovette riconoscere con sgomento che non si sapeva spiegare cosa tenesse insieme il nucleo: i protoni si sarebbero dovuti infatti respingere tra loro.
Poiché l’interazione gravitazionale era troppo debole perché abbia degli effetti su scala atomica, si concluse che doveva esistere un’interazione nucleare ancora sconosciuta ma molto intensa, che per questo fu battezzata "forza forte". È questa forza a cortissimo raggio che tiene uniti i quark all’interno dei protoni e dei neutroni, e riesce a tenere stipati insieme protoni e neutroni nei nuclei atomici.
DECADIMENTI RADIOATTIVI
La forza forte non bastava a spiegare tutti i modi in cui i nuclei a volte si scindono, per esempio in alcuni casi di decadimento radioattivo (in particolare un fenomeno definito "decadimento beta"). Doveva quindi esserci un’ulteriore forza che, all’occasione, riusciva a trasformare un protone in un neutrone e viceversa. Senza questa forza, le reazioni nucleari non sarebbero possibili, nemmeno quelle che alimentano il Sole. Il primo a descriverla matematicamente fu l’italiano Enrico Fermi, nel 1934 e per contrasto con la forza nucleare forte la si chiamò "debole".
Negli ultimi decenni i fisici hanno scoperto che, come la massa determina la sensibilità di una particella alla gravità e la carica elettrica la sua sensibilità all’elettromagnetismo, così una particella può essere dotata di una "carica debole" (detta anche “sapore") e di una "carica forte" (o "colore") che determinano la sua sensibilità rispettivamente alla forza debole e alla forza forte.
DISPARITÀ
Oltre al fatto che queste proprietà sono state accuratamente misurate dai fisici in laboratorio, nessuno ha ancora trovato una spiegazione del perché il nostro universo sia composto di particelle con queste particolari masse e cariche e del perché le forze sì differenzino così tanto in intensità
DEBOLISSIMA GRAVITÀ
Gli esperimenti hanno dimostrato, per esempio, che la forza forte è circa cento volte più tenace della forza elettromagnetica e addirittura centomila volte più forte della forza debole. Al contrario, a livello di particelle singole, la gravità è una forza praticamente impercettibile, più debole della forza elettromagnetica di un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di volte (1 seguito da 36 zeri).
L’unica ragione per cui la forza elettromagnetica non sopraffà completamente la gravità e che anzi sia quest’ultima a essere di gran lunga la più conosciuta ed evidente, è dovuto al fatto che la maggior parte delle cose contiene un uguale numero di cariche elettriche positive e negative, le cui azioni attrattive e repulsive si cancellano a vicenda.
La gravità è invece sempre attrattiva (neppure l’antimateria avrebbe un effetto di repulsione gravitazionale), per cui la forza gravitazionale aumenta inesorabilmente all’aumentare della quantità di materia. Ne consegue che stelle e pianeti hanno una gravità enorme, così che possono attrarsi e restare reciprocamente legati anche a distanze di miliardi di chilometri. Ed è proprio questo a rendere possibile l’esistenza stessa dell’universo. ? Testo liberamente tratto e adattato dal sito https://web.infinito.it/utenti/s/sercas/cdl/forze.htm.
Pur di salvare il loro ateismo gli scienziati che sono atei irriducibili non si sono accorti che il loro ateismo contraddice la loro stessa visione del mondo. Infatti, rifiutando la corretta conclusione sostenuta dalle costanti fondamentali dell’universo che l’universo è di origine soprannaturale, essi sostengono ad oltranza che l’universo ha solo una causa naturale, nonostante la mancanza di evidenza scientifica per sostenere una tale credenza.
L’universo
del pranzo gratuito
Per imporre a se stessi e ad altri il dogma dell’ateismo certi scienziati credono che l’universo sia un gigantesco pranzo gratuito. Ciò significa che, secondo loro, l’universo è apparso improvvisamente dal nulla e possiede energia nulla. Il fisico Alan Guth ha coniato un nuovo termine, definendo l’universo “il supremo pranzo gratuito”. Nel sito http://erafutura.blogspot.it/ 2011/ 09/ luniverso-di-tanto-in-tanto.html si legge:
“Prima Edward Tryon, nel 1973, e poi Stephen Hawking e James Hartle, nel 1983, hanno utilizzato i principi della meccanica quantistica per cercare di spiegare la nascita e lo sviluppo dell’universo. Secondo il modello quantistico la realtà fisica sarebbe potuta emergere spontaneamente dal vuoto (si parla di "Creazione senza Creazione"). In questo modello l’universo può sempre essere rappresentato come una sorta di cono in espansione, ma senza un vero e proprio vertice; la semisfera inferiore rappresenta la nascita del cosmo dal "nulla", per fluttuazione quantistica”. ? Op. cit.
Le ipotesi di base immaginate per giustificare l’auto-creazione del cosmo consistono nella supposizione teorica che l’universo si trovi all’interno di un buco nero o black hole. Nel sito web http://astrofili.altervista.org/astronomiateorica/meccquant.php si legge:
“Secondo la teoria quantistica, piccole bolle di energia possono crearsi dal nulla, posto che esse esistano solo per un breve momento e poi spariscano. Meno energia è coinvolta, più a lungo esse possono esistere. Ora, supponiamo che l'energia gravitazionale sia negativa e l'energia racchiusa nella materia sia positiva. Se l'Universo è esattamente piatto è possibile che queste due addizionate fra loro diano zero energia. Nel qual caso le regole della teoria quantistica permetterebbero all'Universo di esistere per sempre. Così, forse, l'Universo è una piccola bolla di energia (energia totale: zero) che è comparsa dal nulla. Il supremo pranzo gratuito.
“Ma allora - se l'Universo è una fluttuazione quantica, come può fluttuare se non c'è nulla in cui fluttuare? E potevano esserci regole matematiche - le regole della meccanica quantistica - prima che l'Universo esistesse? Se le regole arrivarono con l'Universo, allora non potevano esserci prima per permettere all'Universo di essere creato!” ? Op. cit.
Per coloro che non hanno pregiudizi ideologici verso l’idea di Dio il significato delle costanti fondamentali dell’universo consiste nel fatto che la Terra e l’intero universo sono indiscutibilmente opera di un Creatore divino che non fa le cose senza uno scopo. E questo è proprio quanto indica la Bibbia quando dichiara:
“Quello che si può conoscere di Dio è manifesto fra loro, poiché Dio lo ha reso loro manifesto. Poiché le sue invisibili qualità, perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte, così che sono inescusabili”. — Romani 1:19, 20, TNM.
Nel suo libro Science & Christianity—Four Views (InterVarsity Press, 2000) sulla perfetta calibrazione delle interazioni fondamentali, il professore di fisica Richard F. Carlson ha presentato in modo illustrativo il delicato equilibro di forze ed elementi nell’universo. Carlson ha chiesto ai lettori di immaginare questa scena: un ricercatore in visita presso l’ipotetica “sala di controllo dell’intero universo”. In quella sala il ricercatore vede una lunga serie di dispositivi di comando e nota che ognuno di questi dispositivi deve essere messo a punto con grande precisione per rendere possibile la vita sulla Terra.
Un dispositivo regola l’intensità della forza di gravità, un altro dispositivo regola la forza elettromagnetica, un altro ancora regola la proporzione tra la massa del neutrone e quella del protone, e così via. Mentre osserva tutti questi comandi, il ricercatore si accorge che è possibile regolarli in modi diversi. Dopo scrupolosi calcoli capisce che persino un lievissimo cambiamento anche in uno solo di tutti quei dispositivi modificherebbe l’intera struttura dell’universo e la vita sulla Terra cesserebbe.
Tuttavia ogni dispositivo è regolato esattamente sul valore necessario perché l’universo continui non solo ad esistere ma anche ad ospitare la vita sul nostro pianeta. Se si dovesse chiedere a quell’uomo di spiegare com’è potuta avvenire tutta la particolare regolazione di quei dispositivi, egli potrebbe rispondere che tutto è avvenuto per caso? Il lettore che ha immaginato quella scena nell’ipotetica sala di controllo dell’universo, a quale conclusione giungerebbe? Accetterebbe l’idea di Dio oppure troverebbe più convincente l’ateismo?
In un’occasione il famoso traduttore biblico Roland Arbuthnott Knox (1888–1957) si trovò una volta coinvolto in una discussione teologica con lo scienziato John Scott Haldane (1860-1936). L’argomento sostenuto da Haldane era questo:
“In un universo che contiene milioni di pianeti non è inevitabile che la vita sia apparsa su almeno uno di questi?”
In risposta Knox rispose:
“Signore, se agenti di Scotland Yard scoprissero un cadavere nel suo baule, lei direbbe loro: ‘Ci sono milioni di bauli nel mondo, certamente in uno ci sarà un cadavere?’ Penso che vorrebbero ugualmente sapere chi ce l’ha messo”. — The Little, Brown Book of Anecdotes di Clifton Fadiman, editore Little Brown & Co, ottobre 1985.
Oltre a soddisfare la nostra curiosità intellettuale, c’è un’altra ragione per cui dovremmo sapere chi ci ha messo qui, al fine di rendergli l’onore che gli è dovuto. Come reagirebbe un artista di talento se un critico arrogante descrivesse la sua opera un semplice incidente avvenuto in un negozio di colori? Similmente, quale maggiore affronto faremmo al Creatore dell’universo se attribuissimo la sua arte e creazione al cieco caso?
In definitiva l’uomo ha il privilegio e la responsabilità di scoprire perché Dio creò la terra. Dobbiamo anche appurare qual è il suo proposito di vita per la Terra e per il genere umano. Purtroppo una vera e propria cultura della morte si oppone alla cultura della vita proclamato dalla Bibbia. Questo è l’argomento di un articolo liberatore che potete leggere dal titolo:"La cultura della vita contro la cultura della morte - Cosa scegli?" (Leggi)