SHALE GAS - LA ROVINA DELLA TERRA SI STÀ COMPLETANDO
SHALE GAS
LA ROVINA DELLA TERRA
SI STÀ COMPLETANDO
“È giunta l'ora della resa dei conti, è venuto il momento …
di distruggere tutti quelli che rovinano la terra”
Apocalisse 11:18, TILC.
Felicemente, chi possiede la corretta cultura biblica è consapevole che i “dolori di parto” Matt. 24:8, TILC, aumenteranno, man mano che ci avviciniamo al punto di non ritorno, per ampiezza, frequenza ed intensità. Le scene di disperazione che sempre più spesso si vedono accadere in varie parti del mondo avvalorano le parole profetiche di Gesù. La Bibbia ha previsto che Dio dovrà intervenire per “ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. (Rivelazione 11:18, TNM) In entrambi i casi è usato il verbo d?af?e??? (diaftheirô) che presenza più sfumature di significato. Nel caso in cui è applicato a Dio significa distruggere, eliminare fisicamente e nel caso in cui è applicato agli uomini malvagi significa rovinare in senso fisico e corrompere in senso morale.
NUOVO
FENOMENO INDUSTRIALE:
GAS SHALE
Prendiamo in considerazione un nuovo e recente fenomeno industriale: l’estrazione dello shale gas mediante il processo chimico-fisico denominato fracking.In un sito web specializzato si legge: “Il Gas di Scisto o Shale Gas è un tipo di gas metano derivato da argille ed è prodotto in giacimenti non convenzionali, situati tra i 2000 e i 4000 metri di profondità e raggiungibili attraverso tecniche di perforazioni orizzontali e fratturazioni idrauliche.
L’estrazione dello Shale Gas è tornata in auge negli ultimi anni anche in Europa, tuttavia l’entusiasmo iniziale ha presto lasciato il posto ai timori derivanti dalla tecnica della fratturazione idraulica e dai rischi ambientali derivanti dall’estrazione. Durante l’estrazione il Gas di Scisto libera nell’atmosfera una quantità di anidride carbonica, il gas maggiormente responsabile dell’effetto serra. Tutti gli approfondimenti e le novità sullo Shale Gas o Gas di Scisto, le ricerche ed i siti in cui viene estratto nel mondo”. — http://www. greenstyle.it/ storie/shale-gas.
DANNI AL SISTEMA ORMONALE
Secondo un autorevole studio scientifico il fracking provoca effetti nocivi al sistema ormonale umano. Al riguardo si legge: “Il fracking interferirebbe con il sistema ormonale umano provocando effetti nocivi sulla salute. A questa conclusione sono arrivati i ricercatori americani dell’Università del Missouri che hanno studiato un risvolto finora non tanto preso in considerazione di questa forma di approvvigionamento energetico. Durante il processo di fratturazione idraulica (fracking) per estrarre shale gas, si perforano le rocce con alcune sostanze chimiche. Analizzando l’acqua nei bacini vicini ai siti nei quali il fracking viene praticato negli Stati Uniti, sono state trovate tracce troppo elevate di interferenti endocrini.
“In sostanza, affermano i ricercatori, gli agenti chimici utilizzati per distruggere le rocce finiscono nei bacini idrici e da qui inquinano le riserve utilizzate dagli esseri umani. Una volta entrati in contatto con il sistema endocrino, gli interferenti disturbano le risposte del corpo agli ormoni, sia maschili che femminili, favorendo così malattie metaboliche, neurologiche o interferenze con l’apparato riproduttivo.
EFFETTI DEVASTANTI SUI BAMBINI
“E gli effetti sembrano ancora più devastanti quando le sostanze chimiche vengono assorbite dal corpo di un bambino. Più di 700 sostanze chimiche sono utilizzate nel processo di fracking, e molte di loro disturbano la funzione ormonale. Con il fracking in aumento, le popolazioni possono affrontare maggiori rischi per la salute a causa di una maggiore esposizione chimica del sistema endocrino ha spiegato Susan Nagel, uno dei principali autori dello studio pubblicato sulla rivista specializzata Endocrinology.
AVVELENAMENTO DELLE ACQUE
IN SUPERFICIE
“La ricerca si è basata sui campioni prelevati dai siti in cui c’erano stati incidenti nella Garfield County, Colorado, a causa dei quali c’erano state dispersioni di sostanze chimiche. I risultati di queste rilevazioni sono stati poi confrontati con quelli simili effettuati in altri luoghi, e si è così scoperto che i livelli di inquinamento più preoccupanti avvengono nelle acque di superficie, fiumi come il Colorado che raccoglie per migliaia di chilometri queste sostanze provenienti dai pozzi di perforazione (nella sola Contea di Garfield sono oltre 10 mila), rendendo molto pericoloso in questo modo l’approvvigionamento idrico”.
http://www.greenstyle.it/fracking-pro-voca-effetti-nocivi-al-sistema-ormonale-lo-rivela-uno-studio-65976.html.
TERREMOTI IN AUMENTO
Un altro serio studio scientifico ha lanciato l’allarme, perché risulta dimostrata la connessione tra fracking e terremoti, come si legge: “Che il fracking causi i terremoti lo sospettano gli ambientalisti e qualche geologo da alcuni anni. Adesso però arriva la conferma scientifica dal Texas, probabilmente la “patria” dello shale gas. Alcuni ricercatori della Southern Methodist University hanno appena pubblicato l’articolo “Analysis of the Cleburne, Texas, Earthquake Sequence from June 2009 to June 2010? sul Bulletin of the Seismological Society of America. Nell’articolo i ricercatori dimostrano come nell’area normalmente non sismica di Cleburne, le operazioni nei pressi dei pozzi destinati al fracking abbiano comportato dei terremoti più grandi in grado persino di danneggiare le abitazioni del circondario.
MICRO-TERREMOTI :
ANTEPRIMA DI GRANDI TERREMOTI
“I ricercatori hanno analizzato un campione decisamente ampio: ben 50 terremoti che hanno colpito l’area di Cleburne in Texas tra il 2009 e il 2010. Studi come questo della Southern Methodist University non sono isolati, tempo fa anche ricercatori della US Geological Survey hanno dimostrato come l’iniezione di acqua nel terreno per estrarre gas possa provocare micro-terremoti.
“Questi ultimi, spesso sottovalutati dai cosiddetti “esperti”, per molti potrebbero in realtà essere la causa scatenante dei grandi terremoti. Oltre alle ricerche accademiche una prova tangibile della pericolosità del fracking dello shale gas è la Contea di Johnson, in Texas, zona storicamente non sismica, dove negli ultimi mesi si sono verificati diversi terremoti, nelle ultime 3 settimane ben 16 casi.
“Gli abitanti raccontano di sentire le loro case gemere, e in alcuni casi vedono persino aprirsi delle crepe nei muri e nei pavimenti. Proprio a causa di questa situazione, nel luglio scorso un gruppo di famiglie della Johnson County ha deciso di fare causa alle compagnie responsabili (EOG Resources, Enterprise Crude Oil, Royal Dutch Shell e Sunoco Logistics) per i danni alle loro case. È stato così nominato un panel di esperti che ha spiegato come non sono tanto le esplosioni a causare i terremoti, quanto l’iniezione di acque reflue che servono per distruggere le rocce dalle quali poi si ricava il gas. Visto il boom dello shale gas americano, le cause avviate nella Johnson County sono destinate ad allargarsi negli States?” — http://www.greenstyle.it/fracking-e-terremoti-connessione-dimostrata-in-texas-65006.html.
CONTAMINAZIONE FALDE ACQUIFERE
Il fracking avvelena l’acqua dice il cartello dell’uomo nella foto a lato. Senza entrare in dettagli tecnici è facile capire quanto possa essere invasiva, pericolosa e devastante questa tecnica ‘non convenzionale’ utilizzata soprattutto per estrarre il metano, gas non facilmente estraibile con le tecniche tradizionali a trivellazione verticale. Con il fracking, invece, i fluidi e le miscele chimiche vengono direzionate orizzontalmente e pompate ad una pressione tale da innescare microsismi che frantumano la roccia. Ma i rischi per l’uomo e per l’ambiente connessi a questa tecnica sono alti. Innanzi tutto la contaminazione delle falde acquifere, dell’aria e del terreno causata dal mix di agenti chimici e liquidi inquinanti utilizzati per spaccare, impermeabilizzare e tenere aperte le rocce.
I VELENI POMPATI
PER FRANTUMARE LE ROCCE
In un rapporto dettagliato pubblicato e diffuso nel 2011 dalla Camera Usa, l’elenco delle sostanze presenti nei fluidi usati per la fessurizzazione meccanica sarebbe estremamente lungo e preoccupante (ben 17 pagine!). Tra le principali sostanze altamente nocive vi sono: naftalene, benzene, toluene, xylene, etilbenzene, piombo, diesel, formadeldeide, acido solforico, tiourea, cloruro di benzile, acido nitrilotriacetico, acrilamide, ossido di propilene, ossido di etilene, acetaldeide, di-2-etilesile e ftalati. Sono tutti agenti cancerogeni altamente tossici. Ma non mancano le sostanze radioattive come i vari isotopi di antimonio, cromo, cobalto, iodio, zirconio, potassio, lanthanio, rubidio, scandio, iridio, krypton, zinco, xenon e manganese. — Fonte: United States of Rappresentatives Committee on Energy and Commerce Minority Staff.
GAS SHALE E
TERREMOTO A LOS ANGELES
(29 Marzo 2014)
Pochi sicuramente hanno sentito o letto la notizia del terremoto che è avvenuto il 29 marzo 2014 a Los Angeles. Quello che è molto significativo è che il terremoto è avvenuto a una profondità di 2 Km come dice l'articolo che segue tratto dal Corriere della Sera:
Terremoti, scossa 5.1 in California, zona Los Angeles
Una scossa di magnitudo del grado 5,1 ha colpito la California con epicentro nella zona di Los Angeles (La Habra) verso le 5,20 (ora italiana). Ipocentro a 2 km. Successivamente si sono registrate ulteriori scosse. La più forte di magnitudo 4,8. Al momento non si registrano danni o vittime nonostante siano molte le scosse, tutte di magnitudine inferiore, registrate successivamente. Secondo l’Istituto Geological Survey degli Stati Uniti (Usgs) l’epicentro del sisma è stato registrato vicino a La Hambra, a circa 45 km a sud est del centro di Los Angeles.
La scossa, registrata ad una profondità minima (1,9 km) è stata avvertita in tutta la metropoli californiana, innescando anche gli allarmi delle auto in alcuni quartieri. La scossa di stanotte arriva dopo un’altra scossa di magnitudo 4.4 che si era registrata il 17 marzo scorso sempre a Los Angeles, con un epicentro a meno di 10 km dal quartiere Westwood, vicino a Hollywood. 29 marzo 2014 | 07:22. — http://www.corriere.it/esteri/14_ marzo _29/terremoti-scossa-51-california-zona-los-angeles-f4cd6e58-b707-11e3-ba7c 41adf96a3a3a.shtml.
Forse il lettore potrà chiedersi: se l’estrazione del gas shale causa terremoti, anche l’estrazione del petrolio potrebbe causare fenomeni sismici? Consideriamo l’articolo che segue pubblicato sempre sull’autorevole Corriere della Sera in data 11 aprile 2014
ESTRAZIONE PETROLIO = TERREMOTI
Emilia Romagna, l’ipotesi del nesso tra sisma e petrolio
L’estrazione di petrolio nel giacimento di Cavone potrebbe aver scatenato il doppio terremoto che due anni fa ha colpito l’Emilia Romagna? Forse sì. A questa sconcertante conclusione è arrivato il comitato tecnico-scientifico Ichese, insediato presso il Ministero dello sviluppo economico nel maggio del 2012 proprio per rispondere a questa domanda. L’acronimo, infatti, sta per Commissione internazionale per la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica in Emilia Romagna.
L’OPERATO DEI
POLITICI ITALIANI
Il rapporto redatto dai sei membri, tre italiani e tre stranieri, è stato consegnato alla Protezione civile oltre un mese fa e quindi alla Regione, confermano al Corriere della sera le parti interessate. Se non è ancora stato pubblicato, ci dicono fonti del Ministero dello sviluppo economico e della Protezione civile, è perché un gruppo di lavoro sta effettuando gli opportuni approfondimenti. Diversa la versione fornita dalla rivista Science sul numero che esce oggi: il documento sarebbe rimasto in un cassetto per il timore espresso da politici di livello regionale e nazionale sulle possibili conseguenze politiche ed economiche delle rivelazioni.
GIACIMENTO A CAVONE
(Emilia Romagna)
Secondo la rivista americana, che ha potuto leggerne in anteprima le conclusioni, gli esperti scartano l’ipotesi che ad accendere la miccia siano state le indagini invasive effettuate nel deposito di gas vicino al centro di Rivara. Il dito viene puntato invece su un altro sito di proprietà della Gas Plus (società che aspetta di leggere il rapporto ufficiale prima di esprimere la sua posizione). Si tratta del giacimento di Cavone, a venti chilometri dall’epi-centro della scossa del 20 maggio.
Di per sé i cambiamenti di pressione sulla crosta terrestre dovuti alla rimozione del greggio e all’iniezione di fluidi per facilitarne il flusso non sarebbero stati sufficienti per provocare la tragedia, sostiene il rapporto.
Ma “non si può escludere” che la faglia fosse già vicina al punto di rottura e che l’attività estrattiva abbia funzionato da innesco per il primo evento sismico. Questo a sua volta avrebbe scatenato il secondo nove giorni più tardi, il 29 maggio. La correlazione tra la quantità crescente di petrolio estratto da Cavone a partire dall’aprile del 2011 e l’aumentata sismicità dell’area prima del 20 maggio 2012 costituirebbe un indizio, anche se per rafforzare la tesi di un legame causale bisognerebbe sviluppare un modello fisico che tenga conto della dinamica nel serbatoio e nelle rocce circostanti.
La commissione nata su richiesta del Presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani ha lavorato per mesi in sordina senza contatti diretti con il pubblico né con la stampa. Si è riunita diverse volte a Roma e ha eseguito sopralluoghi nell’area colpita dal terremoto e negli impianti di Cavone. “Il rapporto finale raccomanda ulteriori monitoraggi delle attività e predispone delle linee guida che saranno pubblicate a breve”, ci dice Franco Terlizzese, membro del comitato e direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello sviluppo.
“E’ già accaduto in altri paesi che degli studi suggerissero un legame fra attività umane ed eventi sismici. I tre forti terremoti del 2011 in Oklahoma, ad esempio, potrebbero essere stati innescati dal pompaggio di acqua in un pozzo svuotato. Ma il caso italiano è più incandescente per l’elevato numero delle vittime, ventisette, che non avrebbe precedenti per un sisma indotto dall’uomo. (Pubblicato sul Corriere della sera l’11 aprile 2014)” — http://lostingalapagos.corriere.it/2014/04/12/emilia-romagna-quei-dubbi-sul-nesso-tra-sisma-e-petrolio/.
IL SOLE 24 OREdel 27 Agosto 2013
Relazione Fra Gas Shale e Terremoti
Articolo de Il Sole 24 ore in data 27/8/2013 sulla relazione fra estrazione di gas shale e terremoti:
Shale gas, studio Usa: «L'estrazione prolungata causa terremoti» 27 agosto 2013
L'America di Barack Obama sogna di sostituirlo al petrolio per segnare «un nuovo secolo americano» . E persino la chiesa d'Inghilterra vi vede una possibile via per la salvezza (dal caro bolletta). Eppure, lo shale gas – l'energia che si ottiene dalle argille iniettando acqua ad alta pressione - è prima di tutto l'energia della discordia.
Non solo gli ambientalisti di tutto il mondo l'attaccano, da sempre, definendo il "fracking" devastante per l'ambiente. Ora ci si mettono anche gli scienziati, lanciando l'allarme su una possibile correlazione tra estrazione di shale gas e terremoti. A dirlo è uno studio che sarà pubblicato sulla rivista «Earth and planetary science letters», anticipato dal «Wall street Journal».
Secondo gli autori, la grande quantità di shale gas estratta nel sud del Texas dal giacimento dell'area denominata «Eagle Ford shale» sarebbe la causa di un'ondata di piccoli terremoti registrati nella zona.
Il motivo è dovuto al metodo di produzione, che prevede perforazioni della roccia verticali e orizzontali e frantumazioni idrauliche (fracking). Dopo l'estrazione del gas e il suo progressivo esaurimento, dicono gli studiosi, i liquidi (gas e acqua) presenti nelle rocce limitrofe si stabilizzano, innescando una serie di piccole scosse che sono spesso troppo deboli per essere avvertite in superficie. Ma non per questo meno dannose, sul lungo periodo. Lo studio però non fornisce prove, se non nella forma di connessioni indirette. A cominciare dai piccoli terremoti che sono stati regolarmente registrati, fin dal 1970, nei pressi della cittadina di Fashing, in Texas, non lontana da un centro di estrazione di shale gas.
In passato altri studi hanno collegato l'attività svolta nei pozzi con un aumento dell'attività sismica: tra questi il rapporto «US Geological Survey 2012». Ma quello che sarà pubblicato sulla «Earth and planetary science letters» è il primo a mettere a correlare l'aumento di terremoti con l'esaurimento dei giacimenti. —http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-08-27/shale-studio-estrazione-prolungata-135738.shtml?uuid=AbJakoQI.
IL SOLE 24 ORE del 8 Agosto 2013
SCONTRO USA - RUSSIA
La produzione del gas shale da parte degli Stati Uniti d’America potrebbe innescare una grave crisi politica e non solo politica fra gli Usa e la Russia, come ha osservato l’articolo che segue pubblicato sempre su Il Sole 24 ore:
Shale gas, l'energia della discordia di Vittorio Emanuele Parsi - 8 agosto 2013
L'annullamento da parte della Casa Bianca del summit con Vladimir Putin esprime nella maniera più netta l'irritazione di Barack Obama per la decisione del Cremlino di concedere asilo (sia pure temporaneo) a Edward Snowden, tecnico Cia autore di rivelazioni imbarazzanti. Vedere qualcuno che le autorità americane considerano un funzionario infedele, se non un vero e proprio traditore, trattato dai russi come un perseguitato per delitti di opinione ha fatto infuriare il presidente Obama, che intervenendo a una trasmissione tv ha affermato di «non avere pazienza verso quei Paesi che trattano gay, lesbiche e transgender in maniera intimidatoria o minacciosa». Tanto per ricordare la differenza in termini diritti civili e libertà individuali tra i due regimi … Ed è facile immaginare che Putin, ex colonnello del Kgb, si debba essere divertito parecchio a recitare il ruolo del difensore dei diritti umani violati dall'arrogante superpotenza imperiale: una bella soddisfazione per lui questa inversione delle parti, non c'è che dire.
La Casa Bianca ha tenuto a precisare che il presidente parteciperà al G20, in programma a San Pietroburgo tra il 5 e l'8 settembre (ci mancherebbe altro): ma c'è da scommettere che quanto accaduto in questi giorni non rappresenti un buon viatico per quel riavvicinamento russo-americano al quale, al suo esordio, Obama sembrava tenere parecchio. Ricordate l'allora segretario di Stato Hillary Clinton quando, in un siparietto ad uso della stampa internazionale durante il suo primo incontro col ministro degli Esteri russo, schiacciava un grande «restart botton», a significare l'avvio di una nuova era - definitivamente post-postsovietica - nelle relazioni tra Washington e Mosca? Sembrano passati secoli. E in realtà i rapporti tra le due superpotenze sono peggiorati a partire dalla guerra di Libia, quando gli americani e i loro alleati trasformarono la no fly zone sui cieli libici in una licenza per eliminare Gheddafi e il suo regime. Ed è ancora la sorte di un altro regime arabo, quello siriano di Afez al Assad, ad aver esasperato la tensione tra Russia e America, con la seconda troppo incline credere che la prima si rassegnasse a considerarsi un muto spettatore di una partita giocata da altri.
A lato: Un carro armato statunitense Abraham M1A2
Altro che collaborazione russo-americana per garantire la governance multilaterale di un mondo avviato al multipolarismo: gli sviluppi di questi ultimi anni prospettano semmai la possibile riedizione della sfida che ha dominato la seconda metà del '900, sia pure con altri mezzi, ma sempre e comunque allo scopo di proiettare influenza sull'intero sistema. La Russia post-sovietica, in particolare da quando al comando siede Putin, non ha mai fatto mistero di aver sostituito alle risorse ideologiche quelle energetiche.
Che si tratti di tessere relazioni con la Cina o di tenere agganciate le nuove repubbliche centroasiatiche o caucasiche, o di esercitare pressioni sugli Stati europei (dalla Polonia alla Germania, dalla Francia all'Italia), le forniture di gas e petrolio rappresentano una carta importante tra le (poche) a disposizione del Cremlino. Negli anni, con questo dato di fatto a Washington hanno dovuto imparare a fare i conti, perché se l'America vanta un potere militare, culturale ed economico ben superiore alla Russia, quest'ultima non ha mai dovuto temere che gli Stati Uniti potessero competere con lei nel ruolo di provider di energia ai propri alleati. Finora.
Le cose però potrebbero presto iniziare a cambiare , se attraverso lo shale gas l'America dovesse tornare a essere quel grosso produttore ed esportatore di energia che era stato fino agli anni 40 del secolo scorso. Un'America energeticamente indipendente potrebbe essere forse tentata da forme di neo-isolazionismo; ma un'America in grado di provvedere ai propri alleati non solo protezione militare e un grande mercato comune, ma anche energia abbondante e a costi contenuti potrebbe essere soggetta alla tentazione opposta: quella cioè di riaffermare la leadership globale, rintuzzando i tentativi russi di riacquisire influenza in Europa attraverso la ragnatela dei tubi di Gazpron. Saranno i prossimi anni a dirci quale piega prenderanno gli eventi e se il ruolo dello shale gas segnerà un «nuovo secolo americano», tanto quanto l'importanza del petrolio aveva contraddistinto il «vecchio». http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-08-08/shale-energia-discordia075545.shtml?uuid=AbjpQMLI.
RAI 3 – PROGRAMMA REPORT
del 12 Maggio 2014 – SHALE CAOS
Ecco un altro interessante documento che illustra i rischi connessi con l’estrazione dello shale gas:
Shale caos
Durata:00:57:57
Andato in onda:12/05/2014
Di Roberto Pozzan. Quale sarà il futuro dell’approvvigionamento energetico del nostro paese e dell’Europa? Possiamo continuare a basarlo sulle energie fossili o ci sono nuove frontiere per l’estrazione di gas e petrolio che possono essere percorribili come alcuni credono? Per capire meglio abbiamo fatto un viaggio tra gli stati di New York, Pennsylvania e Texas. Siamo stati nei luoghi dove si sta praticando l’estrazione dello shale gas, attraverso la pratica del fracking, la frantumazione del sottosuolo attraverso pressioni e solventi chimici. Una tecnica che consente di estrarre il gas e il petrolio intrappolati tra le rocce. Con conseguenze per gli abitanti che dai loro rubinetti vedono uscire acqua puzzolente che s’incendia a causa del metano che a seguito delle frantumazioni è penetrato nella falda acquifera.
Ma è questo il futuro che ci aspetta? Abbiamo incontrato gli esperti delle più importanti università americane che ci hanno rivelato i limiti e pericoli ambientali del fracking ma anche gli inconvenienti economici di quello che viene presentato come il nuovo “rinascimento energetico” d’oltre oceano. Ma l’aspetto più inquietante è che alcuni autorevoli studi proverebbero una correlazione tra l’estrazione dello shale gas e i terremoti. Eppure il fracking sta prendendo piede sempre di più, e ora rischia di attecchire anche in Europa.
In Inghilterra il governo Cameron sta investendo per l’estrazione dello shale gas. E qualcuno vorrebbe pure estrarlo nella pianura padana. Alla luce delle informazioni disponibili, si può capire se esiste una correlazione fra il terremoto in Emilia Romagna e le pratiche di estrazione? E soprattutto lo stoccaggio di idrocarburi nelle zone altamente sismiche del nostro paese, è ancora praticabili alla luce delle nuove scoperte sulla relazione tra estrazione e iniezione di fluidi nel sottosuolo e sismicità? E cosa sa la nostra classe dirigente di questi temi? E’ informata al punto tale da poter decidere per il meglio? — http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-4d3b88f2-8a75-4ca7-8144-5362a2e60632.html .
TRASCRIZIONE dello SPECIALE di
REPORT di RAI 3 del 12.05.2014
Ecco la trascrizione dello speciale di Reporter andato in onda su RAI 3 in data lunedì 12/5/2014:
“SHALE CAOS” di Roberto Pozzan
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Il 20 e 29/5/2012, due terremoti di magnitudo 5.9 e 5.8 della scala Richter provocano 47 vittime e danni valutati per oltre 13 miliardi di euro in Emilia Romagna. Il sospetto che a causare il sisma sia stata una attività umana, comincia a serpeggiare. Il dito puntato finirà su Cavone. Un importante gruppo politico pretende un’inchiesta. L’11/12/2012, 7 mesi dopo, viene istituita una commissione internazionale che studi il caso.
Per più di un anno silenzio completo fino a quando l’11/4/2014 la rivista americana “Science” pubblica un articolo intitolato “l’attività umana può aver innescato il disastroso terremoto italiano”. L’articolo è basato su una fuga di notizie legata al rapporto della commissione che giaceva in Regione da quasi 2 mesi.
ROBERTO POZZAN
La correlazione articolo di Science, articolo internazionale, è troppo evidente, non può essere un caso. Cioè: le mie autorità non mi tengono informato di quello che succede.
PAOLA GAZZOLO – ASSESSORE SICUREZZA TERRITORIALE EMILIA ROMAGNA
Ha ragione. Infatti il presidente, devo dire, che il presidente Vasco Errani, da questo punto di vista, ha voluto anche chiedere scusa nel metodo se questo ha generato questa perplessità.
Su una parte, in particolare sulla parte riferita a un singolo impianto, l’impianto di Cavone, che è sito nel comune di Novi – la concessione Mirandola che abbraccia tre comuni - il rapporto inserisce una formulazione, una formulazione, io gliela cito letteralmente insomma, “non si può confermare ma neanche escludere, che ci sia una correlazione fra terremoto innescato e trivellazioni”.
ROBERTO POZZAN
Ma in questa sperimentazione avete quantificato la quantità di petrolio che continueranno a estrarre?
PAOLA GAZZOLO – ASSESSORE SICUREZZA TERRITORIALE EMILIA ROMAGNA
Guardi, in questi giorni abbiamo steso l’accordo che lei trova pubblicato sul sito.
ROBERTO POZZAN
Ma estrarranno più o meno di prima?
PAOLA GAZZOLO – ASSESSORE SICUREZZA TERRITORIALE EMILIA ROMAGNA
Beh, sicuramente meno. È ovvio.
ROBERTO POZZAN
Questo è sicuro?
PAOLA GAZZOLO – ASSESSORE SICUREZZA TERRITORIALE EMILIA ROMAGNA
Io direi proprio di sì e lo andremo a vedere, mah ...
MILENA GABANELLI IN STUDIO
La commissione internazionale ha stabilito che non si può confermare ma nemmeno escludere che estrarre e iniettare fluidi abbia scatenato terremoti in Emilia Romagna. Nel dubbio si va avanti a estrarre.
Noi sappiamo che sotto le Alpi e le Prealpi ci sono faglie attive, e quindi presto o tardi sarebbe successo, l’attività umana può averlo anticipato, di sicuro ha anticipato il disastro con i permessi delinquenziali dati per costruire in quel modo.
Intanto la direzione in Italia è quella di raddoppiare la produzione di gas e petrolio nazionale. Con tecnologie più sicure? Non lo sappiamo perché il mondo si divide in due: quelli che abbracciano gli alberi e quelli che dicono che è tutto a posto.
Intanto nell’adriatico la Crosco ha dichiarato di aver fatto la perforazione più profonda d‘Europa a 7.300 metri, tutto quello che sappiamo è che, al contrario di quello che avviene nel mare del nord da noi si possono buttare giù acidi e fanghi diesel, se poi i pesci muoiono è un problema dei pescatori.
Intanto nel mondo la nuova frontiera si chiama fracking, che vuol dire frantumazione violenta della roccia alla ricerca dello shale gas. I primi ad estrarlo sono stati gli americani, sono gli americani. Quindi andiamo a vedere che cos’è e come funziona in casa loro. Roberto Pozzan …
DONNA
È imprevedibile, ma a volte il metano esce con l’acqua. Guardate! [vedi foto a lato]
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Siamo in America, negli ultimi anni in queste case, quando aprono il rubinetto, l’acqua si incendia. Gli esperti chiamano il fenomeno “migrazione del metano”. Sotto a queste case, si estrae lo “shale gas”.
ROBERTO POZZAN
Ma quanti camion ci vogliono per organizzare un pozzo?
MARC W. McCORD – DIRETTORE FRACDALLAS
Per fare un solo pozzo ci vogliono dai 2000 ai 2500 gradi camion pesanti che portino i materiali. Dentro quei serbatoi si conserva l’acqua inquinata che risale col gas. Di fianco vedete due colonnine dei disidratatori? Quelle separano l’acido solfidrico e l’umidità.
Dall’altra parte, dietro c’è la stazione di compressione: ce ne è una ogni 70 miglia per spingere il gas verso i consumatori. Lì viene purificato dalle sostanze corrosive che potrebbero far collassare il gasdotto, cosa che è successa il 9 settembre 2010 a San Bruno, California.
IMMAGINI CBS 5, NEWS CHANNEL DEL 9 SETTEMBRE 2010
Un metanodotto è esploso e ha ammazzato 8 persone, ferite 58, distrutto 38 case e danneggiate altre 100.
BARACK OBAMA – DISCORSO SULLO STATO DELL’UNIONE 2012
Abbiamo riserve di gas naturale che possono fornire all’America 100 anni di sufficienza energetica. E la mia amministrazione prenderà tutte le azioni necessarie perché questa fonte di energia venga sfruttata al massimo con massima attenzione alla sicurezza dei cittadini. Gli esperti dicono che così si potranno creare 600 mila nuovi posti di lavoro per il 2020. Ma richiedo a tutte le compagnie energetiche che perforano terreni pubblici di rivelare i prodotti chimici utilizzati.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Banche di investimento e borsa, dopo la crisi, si rianimano e festeggiano. Finanziano l’avventura dello shale gas. I problemi ambientali saranno risolti dopo.
VERA SCROGGINS - GIORNALISTA
Ecco quello che vedremo accanto alle nostre case, di fronte alle nostre case; alcuni ce li hanno addirittura a 90 metri da casa.
ROBERTO POZZAN
Quanti pozzi ci sono?
VERA SCROGGINS - GIORNALISTA
A dicembre c’erano 160 pozzi. Alcuni collocati da entrambi i lati in questa zona residenziale. È cambiata l’acqua, il colore, l’odore. Dentro c’è finito del metano ed è diventata effervescente.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Leonardo Maugeri, fino al 2011 Direttore Strategie e Sviluppo di Eni, oggi è consulente per l’energia dell’amministrazione Obama. Maugeri è uno dei massimi esperti di gas e petrolio al mondo. È quello che potremmo definire un “petroliere illuminato”.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI - HARVARD UNIVERSITY
Se noi vogliamo un futuro sostenibile, dobbiamo guardare a un futuro in cui si integrano più fonti di energia e si interviene pesantemente sull’abbattimento ambientale dei danni. Ripeto che l’industria petrolifera ha fatto pochissimo per rendere il petrolio più verde. Si può rendere il petrolio più verde; ha dei costi, ma se non si lavora in termini di ricerca scientifica e tecnologica e di innovazioni tecnologiche, prima o poi si avranno dei conflitti con le popolazioni che vivono a ridosso delle attività petrolifere, enormi.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Ma come si estrae lo shale gas? La tecnica si chiama fracking e le aziende la spiegano così.
RIDUZIONE DA VIDEO CHESAPEAKE ENERGY
Si perfora il terreno sopra il bacino e il tubo di acciaio introdotto viene isolato dalla roccia circostante con cemento, per proteggere l’acqua del terreno e mantenere l’integrità del pozzo. A questo punto, con nuovi strumenti, inizia la perforazione orizzontale che penetra nella formazione dello scisto. La parte orizzontale del pozzo viene perforata con piccole cariche esplosive; poi l’acqua, con una piccola porzione di sostanze chimiche e sabbia o microsfere di ceramica, viene pompata dai compressori ad alta pressione nel tubo e questa frattura la roccia circostante. Poi viene applicata una barriera in modo che il gas rimanga intrappolato. E il processo viene ripetuto ogni 20 metri in tutto il braccio orizzontale del pozzo. Alla fine, tutti i fluidi utilizzati vengono recuperati e riciclati secondo la legge.
BARBARA ARRINDELL – DIRETTORE CITTADINI DI DAMASCO PER LA SOSTENIBILITÀ
Questa è l’Upper River Valley che sta dentro il parco nazionale di Yellowstone. Questa foto è stata scattata nel 1986 e, come si può vedere, non c’erano piattaforme. Nel ’99 vede quante ce ne sono? Grandi da uno a due ettari. Andiamo avanti: questa foto è del 2006. Vede quante?
ROBERTO POZZAN
Come siete riusciti a fermarli in questa contea?
BARBARA ARRINDELL – DIRETTORE CITTADINI DI DAMASCO PER LA SOSTENIBILITÀ
Le persone hanno capito che la loro casa e il loro futuro, erano in pericolo. E per difendersi si sono organizzati in gruppi.
GREG SWARTZ – COLTIVATORE BIOLOGICO
Queste sono le prime piantine di cavoli di Bruxelles.
ANNIS KOWALCHUCK – COLTIVATRICE BIOLOGICO
Vendiamo i nostri prodotti ai mercati, ai ristoranti.
ROBERTO POZZAN
Adesso però hanno smesso di trivellare, dunque non c’è più ragione di preoccuparsi.
ANNIS KOWALCHUCK – COLTIVATRICE BIOLOGICO
E invece c’è da preoccuparsi, perché sappiamo che non è una cosa definitiva. Stanno solo aspettando.
GREG SWARTZ – COLTIVATORE BIOLOGICO
È una vera e propria guerra tra l’industria dell’estrazione del gas e tutte le altre attività che si svolgono su questo territorio.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
I coltivatori biologici sotto attacco hanno ottenuto la moratoria. Nella contea confinante le regole sono diverse e da questa animazione possiamo vedere i nuovi pozzi che spuntano ogni tre mesi. Ciascuno di questi puntini colorati indica la presenza di più pozzi su una stessa piattaforma.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Un pozzo di shale, dopo un anno di produzione, ha già esaurito il 50% di quello che può darle. Quindi, lei per continuare a tener viva la produzione di shale, sia di shale gas o di shale oil, deve perforare di continuo. È come una groviera, no? Deve fare un pozzo; una volta che quel pozzo ha dato il massimo che poteva dare, quindi lei mette una pompa e passa a trivellare subito da un’altra parte e poi passa a trivellare da un’altra parte e poi a trivellare da un’altra parte. Quindi quello che lei ha è un’intensità di perforazione sconosciuta al resto del mondo.
VERA SCROGGINS - GIORNALISTA
La vedete quella ciminiera bianca con quella ventola sopra? È stata messa per depurare l’acqua dal metano. Se ce ne è troppo, c’è rischio di esplosione. Qua dentro c’è il serbatoio di plastica per l’acqua. Contiene fino a 1500 litri. Questa preghiera degli indiani creek dice: “Quando avrete contaminato tutto, tagliato ogni albero e avvelenato ogni cosa e l’ultimo pesce sarà andato, vi accorgerete che i soldi non sono commestibili”.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Thomas Meagher III è l’avvocato che ha seguito la stipula dei contratti tra i cittadini di Montrose e l’industria del gas, perché in America, chi possiede un terreno, possiede anche il gas, il petrolio e minerali che ci stanno sotto e così può affittarli per l’estrazione.
THOMAS F. MEAGHER III – AVVOCATO
Anche oggi è possibile tracciare una linea di confine attorno alla propria proprietà e dire “io non voglio trivellazioni, andatevene”. Ma dovrai sopportare comunque il passaggio dei camion per il trasporto del gas, dell’acqua e tutti i disagi che ne conseguono. Se leggevi il contratto di concessione nel 2007, capivi che ci trovavamo nella fase iniziale di un progetto da un miliardo di dollari di infrastrutture per lo sfruttamento del gas della zona. E il progetto andrà avanti per 20 o 30 anni. Prima offrivano meno di 500 dollari per lo sfruttamento di mezzo ettaro; tra il 2009 e il 2010, invece, c’è stato chi ha ottenuto anche 6 mila e 200 dollari.
ROBERTO POZZAN
E lei avrebbe dato in concessione la sua terra?
THOMAS F. MEAGHER III - AVVOCATO
Mia moglie gestisce la fattoria, lei è una contadina, ha la passione della terra, da una parte c’era questa opportunità economica, dall’altra c’era l’agricoltura. Si è chiesta: “sarà possibile conciliare le due cose?”. E dopo averci pensato a lungo ha deciso che era possibile e come lei molti altri proprietari in questa contea sono giunti alla stessa conclusione e hanno ceduto. Giusto o sbagliato che fosse. E magari un giorno lei, Vera, girerà per la contea a fargli notare che hanno sbagliato e loro ammetteranno che aveva ragione.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Questa famiglia ha affittato il terreno alla compagnia, ma non è andata proprio come speravano.
UOMO
Una mattina ci siamo svegliati e usciva acqua grigia. Puzzava come urina di topo. Sono venuti a analizzarla, c’era il 97, 98% di metano dentro quell’acqua.
VERA SCROGGINS - GIORNALISTA
Oltre a tutto il resto.
UOMO
Esatto, oltre a tutto il resto. Poi hanno detto che la nostra terra era stata tutta contaminata da queste compagnie di estrazione del gas.
ROBERTO POZZAN
Ma per un po’ ve l’hanno portata loro l’acqua?
UOMO
Sì, ci hanno portato l’acqua tutti i giorni per circa un anno. Adesso invece tocca a noi procurarcela.
ROBERTO POZZAN
Quindi quale è stato il vantaggio per te nell’aver affittato il terreno?
UOMO
Fosse stato per me non l’avrei mai fatto.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
E’ difficile per un cittadino dimostrare in tribunale che malattie, danni o inquinamento dell’acqua, siano causati dalle perforazioni. Nessuno può pagare periti all’altezza di quelli schierati dai colossi di olio e gas, per cui spesso si va a un accordo economico che include il silenzio stampa.
ROBERTO POZZAN
Ma hanno avuto qualche risarcimento?
VERA SCROGGINS – GIORNALISTA
Sì, dopo 4 anni di causa giudiziaria. Sono riusciti a ottenere un piccolo indennizzo, ma hanno l’obbligo alla riservatezza, che vuol dire divieto di parlare del caso. Né di dire niente riguardo la compagnia di perforazione. Altrimenti perdi l’indennizzo.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Tre mesi dopo questa intervista, il 22 aprile 2014, un tribunale Texano per la prima volta ha condannato una piccola compagnia petrolifera a risarcire con 3 milioni di dollari una famiglia proprio in questa zona. La condanna viene inflitta da una giuria popolare, per danni alla salute, causati “oltre ogni ragionevole dubbio” dai liquidi del fracking e diventa così un formidabile precedente per i 15 milioni di americani che vivono entro un miglio dalle perforazioni. Alla Cornell University di NY, il Professor Antony Ingraffea sperimenta dagli anni ‘80 la frantumazione delle rocce.
ANTHONY R. INGRAFFEA – CORNELL UNIVERSITY
La gran parte del gas è contenuto all’interno di questo frammento. Un’altra parte la troviamo tra gli strati, e quello è il metano, immediatamente disponibile. Perché è facile ottenere quello che sta tra le stratificazioni di scisto, mentre è più difficile arrivare a quello contenuto all’interno dello scisto stesso. E dato che stiamo parlando di una perforazione orizzontale molto lunga, occorrerà un volume elevatissimo di fluidi per la fratturazione idraulica. Stiamo parlando di 30 o 40 milioni di litri. Poi quel pozzo, dove hai speso dai 5 ai 10 milioni di dollari, in 5 o 6 anni diverrà improduttivo.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
All’Accademia dei Lincei c’è tutto il mondo politico e non. L’occasione è l’opera prima del presidente uscente dell’Eni: “Nuove energie, le sfide per lo sviluppo dell’occidente”.
ROBERTO POZZAN
Ma lei un’intervista non ce la dà per Report?
GIUSEPPE RECCHI – PRESIDENTE ENI [vedi foto 1]
No, no.
ROBERTO POZZAN
Complimenti. Perché no?
GIUSEPPE RECCHI – PRESIDENTE ENI
Perché non, adesso non è il momento di fare, non sono un tecnico dello shale gas, quello che dovevamo dire l’ha sentito ...
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Non è un tecnico ma ci ha scritto un libro, e a presentarlo c’è Giuliano Amato, che si improvvisa esperto.
GIULIANO AMATO – GIUDICE COSTITUZIONALE [vedi foto]
Noi pure ci avremmo un po’ di shale gas visto che è la carta del tempo, è lo shale gas che effettivamente, insomma, nel giro di tre anni gli Stati Uniti saranno un Paese esportatore, ecco, cosa impensabile 15 anni fa.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Anche il presidente di Confindustria fa un intervento cruciale.
GIORGIO SQUINZI – PRESIDENTE CONFINDUSTRIA [vedi foto 3]
Sono convinto che vedremmo di nuovo gli Stati Uniti riprendere la leadership del mercato mondiale in generale proprio grazie a quello.
GIUSEPPE RECCHI – PRESIDENTE ENI
Oggi con la tecnologia, dove siamo arrivati con la tecnologia noi abbiamo davanti 180 anni di riserve di idrocarburi e ad oggi gli idrocarburi rappresentano ancora, diciamo l’80 per cento della modalità con cui si crea energia. Forse la risposta tra 180 anni sarà una nuova forma di shale gas, di quello che oggi si chiama shale gas, chissà cosa sarà.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Quindi secondo l’expertise energetica del Presidente uscente Eni, oggi non esperto in telefoni, grazie alla nomina in Telecom, petrolio e gas di scisto sono pressoché inesauribili.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Recentemente è venuta a trovarmi negli Stati Uniti la delegazione dell’Unione europea per capire il fenomeno dello shale, perché erano tutti entusiasti sullo shale e mi si son presentati come sedicenti esperti. Le garantisco che era una tragedia assoluta, non sapevano niente. Quindi quando gli ho detto: “guardate il problema dello shale è questa perforazione intensiva che non sarà, mai possibile in Europa, mai” sono rimasti con due occhi tanti e sono tornati indietro tutti delusi e tristi.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Quindi, la nostra visione sono 180 anni di fossile. Tutti sappiamo quali sono le conseguenze del fossile: i dati ufficiali, quelli non smentibili da nessuno: il 90 per cento dei 950 disastri naturali che si sono verificati nel 2010 sono inequivocabilmente collegati al surriscaldamento globale. Il gas tuttavia ha meno impatto, lo sappiamo, meno impatto sull’emissione di Co2, ma l’impatto ce l’ha sotto. E con la stessa tecnica si estrae anche il petrolio. Ed è una trivellazione senza fine proprio perché i pozzi si esauriscono in fretta. L’anno scorso negli Stati Uniti, solo nel 2012, sono stati aperti 45.000 nuovi pozzi. Una corsa all’oro che ha esaltato anche l’Europa e anche qualche italiano. Ora per indirizzare la politica, bisogna studiare bene, studiare bene chi questa esperienza ce l’ha, vasta e per il momento unica, che è quella americana appunto.
MARC W. McCORD – DIRETTORE FRACDALLAS: La sente la puzza? Questi ragazzi con questo odore ci vivono, lo sanno riconoscere bene perché ci crescono dentro.
RAGAZZO: Delle volte ti viene da starnutire, ti vengono attacchi di allergia, in tanti qui sono diventati allergici.
ROBERTO POZZAN: E chi si è arricchito con questi pozzi?
RAGAZZO:Il proprietario. Lui ha fatto tanti soldi.
“È giunta l'ora della resa dei conti, è venuto il momento …
di distruggere tutti quelli che rovinano la terra” Apocalisse 11:18, TILC.
Felicemente, chi possiede la corretta cultura biblica è consapevole che i “dolori di parto” Matt. 24:8, TILC, aumenteranno, man mano che ci avviciniamo al punto di non ritorno, per ampiezza, frequenza ed intensità. Le scene di disperazione che sempre più spesso si vedono accadere in varie parti del mondo avvalorano le parole profetiche di Gesù. La Bibbia ha previsto che Dio dovrà intervenire per “ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. (Rivelazione 11:18, TNM) In entrambi i casi è usato il verbo d?af?e??? (diaftheirô) che presenza più sfumature di significato. Nel caso in cui è applicato a Dio significa distruggere, eliminare fisicamente e nel caso in cui è applicato agli uomini malvagi significa rovinare in senso fisico e corrompere in senso morale.
ROBERTO POZZAN: I tuoi genitori ci hanno guadagnato qualche cosa?
RAGAZZO:No, i miei genitori non fanno parte di quel business. Ho visto impiantare una trivella addirittura nel bel mezzo del parcheggio.
DEBORAH ROGERS – EX CONSULENTE FINANZIARIO MERRILL LYNCH
Abbiamo preso in esame alcuni modelli economici elaborati dalle università, tra l’altro finanziate dalle compagnie per l’estrazione, in cui si dichiarava che avrebbero creato un numero x di posti di lavoro, ma abbiamo scoperto che erano incluse anche spogliarelliste e le prostitute: insomma saranno pure posti di lavoro, ma di certo non sono quelli che ti aspetteresti di vedere.
JON BOGLE – DRILLING ALLIANCE WILLIAMSPORT PA
Non hanno mantenuto le promesse sui posti di lavoro. Il problema sta nel fatto che l’industria dell’estrazione del gas investe capitali enormi, ma ha un bassissimo bisogno di manodopera.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Posti di lavoro non creati, terremoti e inquinamento hanno portato stati e città, a bandire il Frackng. L’ultima proibizione l’ha decretata Los Angeles, mentre avanza nel Senato californiano, una proposta di moratoria per il fracking in tutto lo Stato. Ma il primo divieto è stato imposto nella città simbolo del petrolio.
MARC W. McCORD – DIRETTORE FRACDALLAS
A Dallas siamo riusciti a fermare le trivelle prima che entrassero in città, lavorando per 4 anni nel consiglio comunale, ma sono sicuro che se non avessimo partecipato in centinaia alle riunioni avrebbero trasformato la città in un cantiere.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
La rivoluzione dello shale gas è nata in Texas 10 anni fa grazie a un pacchetto di leggi fatte approvare nel 2005 dal vicepresidente di Bush, Dick Cheney, ex amministratore delegato del colosso energetico Halliburton. L’Energy Policy Act, è di fatto un via libera all’inquinamento delle acque. Quindi se si fa fracking, sottoterra puoi iniettare quello che ti pare, e di quello che riemerge nella falda, nessuno è responsabile.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Quando giro il mondo e sento i politici che si occupano di queste materie, ahimè, la competenza è prossima allo zero, quindi poi non è che mi aspetti leggi fatte bene. Se le leggi sono prodotte poi dalle lobby che si scontrano tra di loro, o dalla lobby dei petroliferi o dalla lobby degli ambientalisti, naturalmente non c’è la camera di compensazione che dovrebbe essere rappresentata dalla politica, che dovrebbe misurare, no, le istanze degli uni e degli altri e capire dove sta la verità.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Scienza è anche la società geologica italiana che organizza in un aula della Sapienza di Roma, un convegno pubblico intitolato: “La geologia per l’esplorazione petrolifera in Italia”. Tre relatori su quattro sono dipendenti di società petrolifere, il quarto ha solo collaborato con Eni.
UOMO
Oggi come oggi non esiste nessuna evidenza di correlatività tra un evento sismico e un pozzo petrolifero.
UOMO
C’interessa sapere un po’ se le estrazioni petrolifere, invito la comunità geologica a prendere parola, se può provocare inquinamenti delle acque se si provocano inquinamenti dell’aria, se c’è consumo di suolo dalle estrazioni petrolifere se ci sono altri effetti collaterali che vanno a ricadere soprattutto sulle economie locali. Ho capito che forse nelle estrazioni petrolifere 500 geologi salveranno il posto di lavoro, ma quanti agricoltori lo perderanno? Quanti allevatori lo perderanno? Lo avete mai calcolato? Ve lo chiedo a voi che siete gli scienziati.
UOMO DAL PUBBLICO
Zero.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
In tutto il convegno mai una parola sui rischi ambientali. Si vede che non seguono la letteratura scientifica sui terremoti indotti e non leggono nemmeno le brochure della società di perforazioni Archer, che sottolinea che un’impressionante percentuale di pozzi spande idrocarburi!
ANTHONY R. INGRAFFEA – CORNELL UNIVERSITY
I pozzi devono attraversare per forza le falde acquifere che contengono la gran parte della nostra acqua potabile, l’unica cosa certa è che un numero significativo di questi pozzi prima o poi avrà qualche fuori uscita. Noi abbiamo cercato di prevedere in che percentuale succederà, all’inizio sarà solo un 5% ma tra 10, 20 o 30 anni questa percentuale potrebbe arrivare al 20, 30, 40%.
RAFFAELE PIGNONE - DIRETTORE SERVIZIO GEOLOGICO EMILIA ROMAGNA
Allora io farei solo per una settimana di chiudere i rubinetti del gas e del petrolio, stai sicuro che tutta la gente scende in piazza che vuole una trivella non a 200 metri, ma sotto casa la vuole.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Forse ha ragione lui, ma l’industria non è che va nella direzione che è più sostenibile, va dove gli conviene di più. E se ogni anno vengono dati 557 miliardi di sussidi pubblici alle energie fossili e solo 88 alle rinnovabili perché si dovrebbe cambiare direzione? Che incentivo c’è? Tanto poi le conseguenze dei cataclismi le paga il pubblico e le popolazioni. Sono state anche fatte delle stime, dei calcoli esatti: 14 mila miliardi da qui al 2050, per ricostruire le infrastrutture distrutte e sommerse e per i costi sanitari dovuti all’aumento di malattie, conseguenza dell’implacabile surriscaldamento del pianeta. E queste non sono favole. Poi, la gente è sballottata fra chi vorrebbe tornare ad andare col cavallo e la potenza di fuoco delle compagnie che comprano giornali e televisioni, quindi monopolizzano i media. Che cosa vuol dire questo nuovo tipo di corsa a questo nuovo tipo di trivellazioni, non è che ce l’è venuto a raccontare la Chevron di turno. Ma per la prima volta, nel 2010 un film coraggioso.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Gasland è un film pluripremiato e candidato all’Oscar. Il regista Josh Fox ha aperto gli occhi a milioni di americani che nemmeno sapevano cosa fosse il fracking e quali rischi comportasse.
JOSH FOX – AUTORE “GASLAND”
L’industria dell’estrazione del petrolio e del gas ha speso 747 milioni di dollari per modificare la legge sulla sicurezza dell’acqua potabile. Nelle elezioni del 2012 hanno donato 150 milioni di dollari ai candidati, il ritorno sul loro investimento è evidente. Prendete ad esempio me e il mio film, siamo stati vittime di una campagna denigratoria da centinaia di milioni di dollari.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Nello Stato di New York il fracking per ora è bandito. L’acquedotto che fornisce quasi 10 milioni di persone è stato sviluppato acquistando terreni e impedendo lo sviluppo urbano e industriale nelle aree da cui provengono le acque. Questo permette a New York di bere acqua non filtrata. E’ un sistema naturale ed economico, reso possibile dall’ex Commissario alle acque, Al Appleton.
AL APPLETON – EX COMMISSARIO ACQUE NEW YORK
Il fracking è assolutamente incompatibile con l’attività con la raccolta d’acqua per un acquedotto. Ogni volta che si costruisce un pozzo s’iniet-tano 34 milioni di litri di fluidi, la metà di questa acqua piena di sostanze chimiche resta nel sottosuolo e arriva a contaminare le acque freatiche e queste quando ritornano in superficie in più si trascinano dietro anche una serie di materiali radioattivi che giacevano in profondità da centinaia di milioni di anni, come l’uranio, il radio, il polonio.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Ma non c’è solo il problema d’inquinam
ento della falda. Iniettare grandi quantità di fluidi nel sottosuolo può alterare gli equilibri delle faglie. Nel dipartimento di “Scienze della terra” della Columbia University Sismologia è un’eccellenza, conservano le registrazioni dell’onda sismica creata dalla prima bomba all’idrogeno.
JOHN ARMBRUSTER – SISMOLOGO COLUMBIA UNIVERSITY
L’abbiamo registrata nel 1952. Siamo stati noi a sviluppare i sismografi che sono andati sulla luna.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Il sismologo John Armbruster spiega alcuni recenti risultati di ricerche relative al fracking.
JOHN ARMBRUSTER – SISMOLOGO COLUMBIA UNIVERSITY
A dicembre del 2010 è stato trivellato un pozzo tra la Pennsylvania e Ohio. Nei nove mesi a seguire sono stati percepiti 9 terremoti. E la notte di Natale del 2011 abbiamo registrato un terremoto di magnitudo 3, l’epicentro si trovava entro un km dal fondo del pozzo. A quel punto l’agenzia che regolava questo pozzo ha stabilito che non si potevano più iniettare liquidi nel terreno.
ROBERTO POZZAN
Quindi l’intensità dei terremoti aumentava?
JOHN ARMBRUSTER – SISMOLOGO COLUMBIA UNIVERSITY
Sì, i terremoti aumentavano d’intensità. A quel punto era abbastanza evidente che tutto quel pompaggio stava provocando i terremoti.
ROBERTO POZZAN
L’industria ha ammesso la relazione tra pompaggio e terremoti?
JOHN ARMBRUSTER – SISMOLOGO COLUMBIA UNIVERSITY
No, non dichiareranno mai pubblicamente che sono stati loro a causare i terremoti.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
La seconda disastrosa scossa del terremoto del 2012 ha il suo epicentro a pochi chilometri da Rivara. Che sia ben chiaro che qui nessuno ha perforato o iniettato fluidi nel terreno, ma qui sotto c’è un lago che potrebbe dare spazio a uno stoccaggio di gas.
LORENZO PRETI – COMITATO SALUTE E AMBIENTE RIVARA
Qua è uno dei punti dove ci sono gli epicentri del terremoto del 2012, quindi proprio sopra la faglia dove ha scatenato i terremoti.
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
C’è stata tutta una serie di passaggi autorizzativi dove alla fine tutti gli enti competenti tecnici, gli organi tecnici che sono previsti dallo Stato hanno dato un parere positivo. Perché? Perché in realtà l’attività sismica e lo stoccaggio convivono.
ROBERTO POZZAN
Ma il progetto è fermo o sta andando avanti?
LORENZO PRETI – COMITATO SALUTE E AMBIENTE RIVARA
Per adesso è fermo perché c’è un procedimento al Tar contro la regione Emilia Romagna e il Ministero.
ROBERTO POZZAN
Quindi se il Tar vi dà ragione voi lo farete?
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
In questo momento veramente la maggiore preoccupazione che noi abbiamo è quella di prendere e dire “l’azienda ha operato correttamente, ha rispettato le leggi e ha fatto tutto quello che era previsto”.
FRANCO ORTOLANI – ORDINARIO GEOLOGIA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Se andiamo a vedere nella pagina ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico “Nessuno degli studi e delle analisi condotte in questi anni ha evidenziato possibili correlazioni fra fenomeni sismici e lo stoccaggio di gas nel sottosuolo.”
ROBERTO POZZAN
Dunque il Ministero afferma che non c’è relazione tra iniezione di fluidi e terremoti?
FRANCO ORTOLANI – ORDINARIO GEOLOGIA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Ministero dello Sviluppo. Mentre il Ministero dell’Ambiente riconosce che si può causare sismicità, si è autorizzati a determinare sismicità indotta fino a 3.
ROBERTO POZZAN
Ma è ridicola come cosa.
FRANCO ORTOLANI – ORDINARIO GEOLOGIA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Originale, molto originale.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Quindi se il Tar darà ragione alla Compagnia, qui sotto si inietterà il gas.
ROBERTO POZZAN
Ma, si metta nei panni di un cittadino che legge che il Ministero dice che non esiste nessuna relazione tra immissione di fluidi e terremoti, dopodiché legge i giornali e vede che, non so, Los Angeles, Santa Monica ci son stati 4 sismi 4 giorni fa, insomma, per cui hanno bloccato le immissioni di fluidi e via dicendo, cioè, questa credibilità del Ministero su cui voi fate affidamento per la onorabilità della vostra impresa, cioè è abbastanza ...
SIMONEFERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
No, noi facciamo affidamento sulla scienza e sulle regole che fissa lo Stato, dopodiché in questo noi ci muoviamo.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Una legge ben fatta spinge l’industria a cercare altre vie per esempio anche per pulire il petrolio, no? I governi devono avere le forze di fare queste leggi. Guardi, la sfido a trovare, fuorché negli Stati Uniti dove il ministro dell’energia è un esperto di energia, negli altri Paesi nemmeno esiste, nemmeno esistono ministeri dell’energia, di solito rientrano nelle generiche competenze dei ministeri dell’Industria o dello Sviluppo Economico, dove le competenze sono veramente prossime allo zero.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Allora torniamo negli Stati Uniti dove la competenza sul fracking se la stanno costruendo anche quelli che subiscono le conseguenze sulla loro pelle.
CHUCK HUNNELL
Una volta che hanno perforato, dove credi che mettano quelle acque? Tutta l’acqua che beviamo finirà per essere contaminata. Contamineranno tutto quello che è lì sotto a seconda della profondità e in più non puoi sottoporre un terreno a quella pressione senza scatenare un terremoto.
RON GULLA
Ti prendono in giro, ti dicono che sei uno che abbraccia gli alberi, che sei un verde.
CHUCK HUNNELL
Dovrebbero essere considerati criminali di guerra perché questo è un vero crimine. Ci hanno portato via terreno pubblico che era nostro, pagato con i dollari delle nostre tasse e poi l’hanno venduto all’indu-stria senza neanche chiederci se eravamo d’accordo.
LINDA HEADLEY
Hanno seppellito fango e acque di scarico nel mio terreno. Ho quattro ettari persi, non posso coltivare niente di commestibile, solo fiori, ma io non coltivo fiori!
RON GULLA
Quando gli ho chiesto cosa c’è nei fluidi che sparano nel terreno, mi hanno risposto che è tutto biodegradabile ma io voglio sapere cosa succede alla terra che ho comprato con il sudore della fronte. E’ l’investimento più importante di tutta la mia vita.
LINDA HEADLEY
Abbiamo tutti dolori alle articolazioni, ci cadono i capelli e ci sanguina il naso e il maggiore dei miei figli soffre costantemente di eczema che gli sparisce non appena si allontana da qui.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
In un rapporto del 2011 della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, intitolato “Prodotti chimici usati nel Fracking”, si evidenzia che le compagnie hanno usato più di 2,500 prodotti per la fratturazione idraulica, che contenevano 750 sostanze chimiche. Tra queste molte sono catalogate come cancerogene, e come pericolosi inquinanti atmosferici. Gran parte di questi prodotti sono coperti da segreto industriale. Le compagnie stesse dichiarano di iniettare fluidi di cui non conoscono contenuto e rischi per la salute umana.
UOMO
Guarda qua, una mucca morta, poi un’altra, un’altra e un’altra ancora, eccone un’altra, anche questa è morta. E allora che cosa c’è nel latte e nella carne che mangiamo? Nessuno di questi allevatori è stato indennizzato. Non ha avuto niente. I loro avvocati dicono “dimostralo, dimostra che siamo stati noi, provalo!”, dicono così.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Questi agricoltori tengono la Bibbia sul comodino, molti hanno combattuto in Vietnam, e non corrispondono allo stereotipo dell’ecologista. Nella campagna c’è il divieto di accendere fuochi, perché il metano può fuoriuscire dovunque. Lungo la tubatura del pozzo, la fuga è evidente. Avviciniamo un microfono.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
E’ qui sotto proprio. “L’odore è pessimo qui”. Questa è una perdita di metano, c’è un odore fortissimo, un odore strano. Questo è il rumore della perdita. Metano che si libera nell’atmosfera e accendere fuochi potrebbe generare un’esplosione. Questo è uno dei 5 pozzi sul terreno dei nostri amici.
ROBERTO POZZAN
Questo è il suo terreno?
LINDA HEADLEY
Sì, vedi che l’acqua prende fuoco?
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Anche nelle case attorno il gas esce dal rubinetto. A poche centinaia di metri ci sono altre pozze dove il metano gorgoglia e sarebbe meglio se bruciasse, perché così com’è si libera nell’atmosfera ed è un gas serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica. L’11 febbraio 10 chilometri dalla fattoria di Linda, esplode un pozzo della Chevron. Il Coroner ha chiamato un team di antropologi per trovare i frammenti inceneriti della vittima, si chiamava Ian Robert McKee, aveva 27 anni. Alla fine gli abitanti, sono stati risarciti con un buono pizza spedito dalla Chevron per scusarsi della tragedia.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Il progresso è cinico, ma ognuno di noi ha una sola vita da vivere e anche non farsela calpestare ha un prezzo, bisogna lottare. Dalle storie che abbiamo sentito verrebbe da dire, ma cosa vi lamentate a fare, potevate non affittare la vostra terra! Non è proprio così perché uno può recintarsi la sua, ma non lo fa il tuo vicino e ti becchi
le conseguenze. La signora che abbiamo sentito che si è trovata avvolta dalle fughe di metano aveva comprato la sua casa e la sua terra a poco perché aveva lasciato al vecchio proprietario i diritti minerari, che stanno sotto e lui un bel giorno ha deciso di venderli e lei si è ritrovata sopra le teste di pozzo. Certo è che tutto questo ha portato l’America a ritornare ad essere competitiva e autosufficiente perché ha molto gas a basso prezzo. Ma è un prezzo vero o un prezzo finto? Il rinascimento americano sta facendo impazzire il mondo, energia a basso costo. Ma bucherellare dove rompi le scatole a 4 o 5 famiglie è un conto, farlo in Europa è un altro. Una storia di cui si sa molto poco e molti si improvvisano esperti. Per esempio Amato ha detto che “anche in Italia noi avremmo un po’ di “gas e petrolio di scisto”, intanto è vero? E poi è vero che stiamo andando verso un’era dove gas e petrolio costeranno sempre di meno o è esattamente il contrario?
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Ma in Italia ci sono veramente Gas e Petrolio di scisto? Qui si apre un carosello di dati che ti fanno intuire che gli interessi in gioco sono enormi: la Schlumberger Oilfield Services, la più grande compagnia al mondo di servizi alle società petrolifere, nel dicembre 2009 afferma che il bacino del Po è un “POTENZIALE BACINO DI SHALE GAS”. La Compagnia di esplorazione petrolifera Exoma, nel maggio 2010, rivela agli investitori che nella valle del Po’ ci sono 28 Trilioni di piedi cubi di metano, sufficienti a coprire 10 anni di consumi italiani. Nell’ultimo rapporto del World Energy Council un’altra tabella rivela che l’Italia possiede 73,000 milioni di barili di petrolio da scisto, pari a 125 anni di consumi nazionali. Sono dati credibili o sono solo un’esca per gli investitori?
NICOLA ARMAROLI – DIRIGENTE DI RICERCA CNR BOLOGNA
Mah, di questi dati ogni tanto ne saltano fuori, se ne parla, però, sostanzialmente non c’è nulla di concreto.
ROBERTO POZZAN
Ma perché mettono fuori questo? Per acquistare prestigio? Perché ci sia più investimento?
NICOLA ARMAROLI – DIRIGENTE DI RICERCA CNR BOLOGNA
Questo è un lavoro uscito 2 mesi fa su una rivista della Royal Society britannica, fa vedere come il costo a monte della produzione petrolifera è di circa 20 dollari al barile per il petrolio per il petrolio saudita del medio oriente, mentre vedete sale sempre di più quando il petrolio diventa più difficile. Questo carissimo sono sabbie bituminose del Canada ottenute scavando. Queste potrebbero diventare convenienti se il petrolio andasse a 200, 250 dollari al barile. Cosa che sarebbe molto devastante per l’economia mondiale.
ROBERTO POZZAN
Dott. Maugeri, quanto durerà il petrolio?
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Le riserve e le risorse sono immense, è un problema solo di prezzi e tecnologie. Costi e tecnologie possono far recuperare molto più del petrolio che esiste nel sottosuolo di quanto noi oggi pensiamo.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Il mistero di gas e petrolio infiniti persiste. Quello che certo, è i colossi delle fossili continueranno ad attirare capitali, allontanando possibili rivoluzioni energetiche rinnovabili. L’ex consulente finanziario in Merril Lynch, Debora Rogers, ha messo a confronto i flussi di cassa in entrata da attività operative e i flussi in uscita per investimenti, di venti società di gas e petrolio di scisto.
DEBORAH ROGERS – EX CONSULENTE FINANZIARIO MERRILL LYNCH
... E abbiamo scoperto, dal 2009 che tutte e venti non hanno un solo anno di flusso di cassa positivo. Sono state spese enormi quantità di denaro, senza ottenere alcun ritorno. Ecco perché molte compagnie stanno vendendo gran parte dei loro diritti di perforazione. La Shell ha manifestato l’intenzione di vendere il 50% dei propri contratti per l’estrazione di shale gas in nordamerica. La Chesapeake Energy, nel 2012 ha dichiarato che le sue proprietà minerarie nel Mississippi valevano 8000 dollari ad acro, ma solo sette mesi più tardi hanno venduto a 2000 dollari.
ROBERTO POZZAN
Allora chi ci guadagna?
DEBORAH ROGERS – EX CONSULENTE FINANZIARIO MERRILL LYNCH
Le grandi banche di investimento di Wall Street ci hanno guadagnato, commerciando in diritti di perforazione, parcelle su vendite e acquisizioni. Ci guadagnano gli alti dirigenti delle compagnie che hanno intascato i bonus. Ma l’investitore medio non ci ha guadagnato niente.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Troviamo questo rapporto del 2011 sul fracking, distribuito da Merril Lynch Bank of America. Consiglia agli investitori di mettere i soldi nel disinquinamento delle acque del fracking, nella chimica per fluidi meno velenosi e nelle energie rinnovabili, invece che nello shale gas stesso. Ma allora, questa fonte di energia non è poi così attraente.
ROBERTO POZZAN
Ma i costi di tutte queste produzioni?
Petrolio e tumori in Basilicata(Leggi tutto)
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HOWARD UNIVERSITY
Lo shale è molto meno costoso di quello che molti pensano.
ROBERTO POZZAN
I bilanci delle maggiori sono negativi, insomma, anche delle maggiori ...
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Sono negativi perché lei deve considerare che il prezzo del gas in questo momento negli Stati Uniti è meno della metà di quello che è in Europa.
ROBERTO POZZAN
E’ per questo che Obama è venuto in Europa a propagandare il suo gas ...
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
In realtà non è così facile perché poi è il governo stesso degli Stati Uniti che si oppone a esportare gas o a esportarne in grande quantità.
ROBERTO POZZAN
Il gas adesso lo vendono a prezzi troppo bassi.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Sì.
ROBERTO POZZAN
Per cui non è più conveniente, cioè viene sostenuta la produzione solo da investimenti Wall Street eccetera. Cercano di vendere all’estero ma non possono, non è un’industria destinata a morire su questo? Cioè, c’è una bolla speculativa che ha creato che la porta a morire perché ...
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HOWARD UNIVERSITY
No ...
ROBERTO POZZAN
Gli utili non ci sono, non ci sono nel ...
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HOWARD UNIVERSITY
No, perché adesso quello che stanno facendo appunto il Ministero dell’Energia, Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, sta iniziando, ha già iniziato ad autorizzare alcune società a costruire dei liquefattori per poter liquefare il gas e esportarlo.
ANTHONY R. INGRAFFEA – CORNELL UNIVERSITY
Gran parte degli esperti è convinta che le riserve accertate di gas da scisto negli Stati Uniti basteranno per altri 10 o 20 anni. Ma se invece decidessimo di esportarne durerebbero molto meno.
DEBORAH ROGERS – EX CONSULENTE FINANZIARIO MERRILL LYNCH
Il problema è che questi pozzi producono una gran parte del gas nei primi 12 mesi della loro vita. Per questo le compagnie iniziano a perforare freneticamente. Questo fa sì che in apparenza sembri un gran successo, ma poi non riescono a mantenere la produzione costante in un periodo di tempo più lungo. Per farvi un esempio, qui a Fort Worth in Texas, l’amministrazione nel 2008 ha ricevuto 50 milioni di dollari in royalties per lo sfruttamento dei giacimenti di gas con 44 pozzi. Nel 2012 i pozzi sono diventati 400, ma le entrate sono scese a circa 23 milioni di dollari.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Non si può negare che perforando al ritmo di 20.000 pozzi, con più di 500 miliardi di dollari di investimento l’anno, la disponibilità di gas in America sia aumentata, ma questo gas spesso viene venduto a prezzi più bassi di quanto costa estrarlo. L’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, sostituito ad aprile, ma in piena continuità da Giorgio De Scalzi, crede fortemente nello shale.
PAOLO SCARONI – EX PRESIDENTE ENI
Possiamo in Europa ripetere il miracolo dello shale gas americano? Noi ci crediamo e stiamo attivamente lavorando in Polonia, in Ucraina, in Cina, in Sud Africa, in Pakistan. Nell’Europa occidentale dove per la verità l’attività di fracking è un’attività piuttosto invasiva perché è rumorosa, richiede grandi quantità d’acqua e quindi non è facile immaginare nella pianura padana così popolata, un’attività di questo tipo. Dicevo, l’unico Paese che ha preso decisamente la strada della ricerca dello shale gas è l’Inghilterra.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Nel momento in cui gli inglesi dovessero passare delle leggi favorevoli al fracking e gli inglesi dovessero vedere quante centinaia e migliaia di pozzi sono necessari per ottenere una produzione decente, c’è una rivolta da parte della destra, della sinistra, cioè non c’è più ... perché poi la campagna inglese, me lo vede il lord inglese che va a fare la caccia alla volpe in un panorama disseminato di pozzi petroliferi? Non scherziamo.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Addirittura Papa Francesco si fa fotografare con una maglietta antifracking. Il sospetto di una bolla speculativa tipo subprime, è tanto forte, che perfino sulla rivista Forbes leggi che “un sacco di piccoli investitori ... ci perderanno la camicia” con lo shale gas. Eppure, per la nostra classe dirigente il problema dell’energia è un altro!
Petrolio: aumentano i tumori in Basilicata. Estrazioni nel mirino. (leggi tutto)
GIULIANO AMATO – GIUDICE COSTITUZIONALE
La forsennata incentivazione delle energie rinnovabili che noi abbiamo fatto in Europa che ha alzato enormemente i costi energetici e non ha un futuro risolutivo sul piano della competitività.
GIORGIO SQUINZI – PRESIDENTE CONFINDUSTRIA
Tutti i vincoli che l’Europa si è auto costruita in questo periodo sono stati un fattore di non competitività per tutti noi.
ROBERTO POZZAN
L’alternativa delle energie rinnovabili ...
LEONARDO MAUGERI – EX ENI –HARVARD UNIVERSITY
Io credo molto nel solare a concentrazione, il kwh prodotto dal solare le costa mediamente come il kwh prodotto in media dal carbone, dal gas e dal petrolio. Io credo che il futuro sarà in realtà una integrazione di più fonti di energia. Cioè, noi stiamo sempre a parlare di avere un ruolo nelle rinnovabili, in realtà poi ci limitiamo ad essere assemblatori di pannelli che vengono prodotti in Paesi a basso costo, con tecnologie già mature.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
La forsennata incentivazione delle rinnovabili intanto ha dato dei bei risultati alla Germania e alla Danimarca, la nostra politica invece ha foraggiato le mafie eoliche, l’importazione di pannelli cinesi, reso la vita impossibile a chi vuole istallarsi un pannello sul tetto di casa. Intanto Obama ha iniziato il tour europeo per vendere il suo gas, ma non lo può fare perché le leggi americane glielo vietano. Le risorse strategiche, quelle energetiche lo sono, non sono esportabili. Ma se non esporta non può aumentare il prezzo e, in questo momento, vende a meno di quel che costa estrarlo e quindi c’è il rischio che esploda una bolla. In questo contesto si colloca, si gioca la grande partita con la Russia e la guerra civile in Ucraina. Che cosa è successo?
Sotto le lande ucraine c’è molto shale gas e loro hanno deciso di trivellare, a questo punto la Russia rischia di perdersi una fetta di mercato e gli Stati Uniti di non poterne aprire uno nuovo e la destabilizzano. Agli occhi del mondo la prepotenza russa sull’Ucrainaè intollerabile e gli Stati Uniti chiedono l’embargo: chiedono all’Europa non dovete più comprare niente da loro, il gas, la Russia è il nostro principale fornitore. Ora quale miglior occasione per gli Stati Uniti per dire: dobbiamo cambiare le leggi, e fornire noi alla povera Europa che rischia di rimanere al freddo, il nostro gas che così aggiustiamo anche il prezzo. Però potrebbe essere anche per l’Europa e per noi un’occasione per dire rivediamo i contratti capestro e abbassiamo il prezzo del gas e niente embargo. Insomma, siamo alla mercè di 2 colossi con in ballo interessi enormi ben lontani dal cuore del problema globale. Intanto in Italia il fracking non si può fare, non si dovrebbe, però stoccare gas dentro i giacimenti esauriti sì. Che cosa comporta?
JOHN ARMBRUSTER – SISMOLOGO COLUMBIA UNIVERSITY
Ad Avoca nella parte occidentale dello stato di New York c’era il progetto di fare uno stoccaggio di gas sotterraneo. Hanno iniziato a scavare un pozzo e a iniettare acqua nel terreno. Dopo pochi giorni sono iniziati i primi terremoti e più pompavano più i terremoti aumentavano di intensità. L’agenzia dello stato di New York ha imposto di smettere. Era ormai evidente che questi pompaggi erano la causa di quei terremoti.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Martedì 11 marzo dopo due terremoti anche il dipartimento delle risorse naturali dell’Ohio ha ordinato di interrompere il fracking in 6 pozzi vicino al confine con la Pennsylvania. Da noi Collalto nel comune di Susegana, è zona a rischio sismico 2. Giace sulla stessa faglia che ha generato lo spaventoso terremoto del Friuli del 1976.
Sull’argine del Piave c’è un impianto di stoccaggio gas. E’ una struttura modernissima, la visitiamo assieme all’ingegnere Gaetano Annunziata della Edison Stoccaggi. Ci fa vedere le apparecchiature di sicurezza sofisticate e all’avanguardia.
ROBERTO POZZAN
Quindi voi qui, supponiamo, d’estate riempite il serbatoio ...
GAETANO ANNUNZIATA – INGEGNERE EDISON STOCCAGGIO
Il giacimento, il giacimento, sì.
ROBERTO POZZAN
Di gas. E di inverno lo svuotate.
GAETANO ANNUNZIATA – INGEGNERE EDISON STOCCAGGIO
Esattamente.
ROBERTO POZZAN
Questo riempire e poi svuotare un serbatoio sotterraneo non crea problemi sismici in realtà?
GAETANO ANNUNZIATA – INGEGNERE EDISON STOCCAGGIO
Abbiamo realizzato una rete di monitoraggio sismico. Ebbene da questi due anni di rilevazione possiamo affermare che non c’è stata alcuna attività sismica legata al giacimento, non c’è stata e non c’è.
VINCENZA SCARPA – SINDACO SUSEGANA
Io avevo anche mandato una lettera a vari, a vari enti fra i quali il Presidente della Repubblica perché mi dicessero se questo impianto era sicuro o se non era sicuro. Perché se non era sicuro il Ministero stesso levasse la concessione. Mi è arrivata la risposta dal Ministero dello Sviluppo Economico in cui mi certifica nero su bianco che l’impianto è sicuro.
Caccia al petrolio: Minacciate anche le isole Tremiti. (leggi tutto)
ROBERTO POZZAN
Ci sono molti di questi luoghi di stoccaggio del gas in Italia?
FRANCO ORTOLANI – ORDINARIO GEOLOGIA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Non ce ne sono ancora molti, siamo tra i 10 e i 15. Quelli che ci sono prevalentemente si trovano proprio su prismi di sottosuolo instabile tettonicamente che in passato hanno generato terremoti anche molto forti.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
A pochi chilometri dallo stoccaggio di Collalto, passando dall’altra parte del fiume Piave, sempre in zona sismica a rischio 2, il Ministero ha concesso il diritto di perforare un pozzo esplorativo alla ricerca del metano nella zona industriale del comune di Nervesa della Battaglia. Il metano è stato trovato.
FABIO VETTORI – SINDACO NERVESA
Il vantaggio che la società che andrà a estrarre darà come royalty non solo al comune, ma anche allo stato e alla regione sono circa in 8 anni 12 milioni di euro. 2 milioni di euro è una cifra importante per un comune come il nostro di 7 mila abitanti che ha un bilancio di poco più di 5 milioni di euro. Questo non significa che io andrò a barattare queste royalty con la sicurezza del territorio.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
In Olanda è ufficialmente riconosciuto che l’estrazione del gas provoca terremoti e le imprese dell’estrazione sono obbligate a pagare i danni ai cittadini colpiti. A Nervesa a breve e comincerà l’estrazione.
GUIDO LORENZON – MOVIMENTO PER NERVESA
Noi dobbiamo dire alla popolazione “il pozzo non provoca nessuna accelerazione di terremoti” oppure “il pozzo può provocare accelerazione di terremoti”. Sul piano dei soldi una certezza la possiamo avere perché le grandi assicurazioni hanno dei tecnici che possono stabilire sì o no e la quantità del rischio da assicurare. Penso sia una strada da imboccare quella.
ROBERTO POZZAN
C’era chi richiedeva che vi assicuraste. Cioè, che chi fa perforazioni o depositi di gas assicurasse il territorio circostante. Che quello sarebbe l’unico modo per valutare effettivamente il rischio. Cioè il Lloyd di Londra decide che rischio c’è di sismicità legato a un impianto come questo e lo quantifica quindi.
GAETANO ANNUNZIATA – INGEGNERE EDISON STOCCAGGIO
Guardi, se io fossi un cittadino della zona non mi preoccuperei tanto dell’assicurazione, ma pretenderei la massima sicurezza. Ciò detto l’azienda ovviamente beneficia di coperture assicurative per eventuali danni verso terzi. Ma questo indipendentemente da ...
ROBERTO POZZAN
Nel caso di danni sismici ...
GAETANO ANNUNZIATA – INGEGNERE EDISON STOCCAGGIO
Ripeto, è indipendentemente dal tipo di sorgente del danno. Siamo coperti, beneficiamo di coperture assicurative, ma per quanto riguarda il danno sismico, ci dobbiamo fermare un passo prima. Perché lo si può escludere. Abbiamo gli elementi oggettivi per escluderlo.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Ma tornando allo scisto, in Italia questa ricerca si è fatta? Si fa? La pianura Padana è stata perforata o no? Si stanno organizzando per frantumare o sono solo chiacchiere?
FRANCO ORTOLANI – ORDINARIO GEOLOGIA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Mah, ufficialmente si dichiara che non si fa. Siccome noi non abbiamo nei pozzi una scatola nera come c’era sulla Concordia che ha consentito di svelare tutti i retroscena, noi non sappiamo realmente cosa si facciano su tutti i pozzi esistenti nel territorio italiano, semplice.
ROBERTO POZZAN
Cioè, quindi dobbiamo fidarci delle aziende?
FRANCO ORTOLANI – ORDINARIO GEOLOGIA UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Esatto, esatto.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
A Ribolla in Maremma c’è una miniera di carbone. Intrappolato nel carbone c’è molto “metano non convenzionale”, che si vorrebbe estrarre. L’ingegner Fiorentino D’Arco avrebbe trovato le prove che la Indipendent Resorces avrebbe fatto attività di fratturazione idraulica a Fiume Bruna.
FIORENTINO D’ARCO – INGEGNERE
Siamo riusciti a trovare anche altri documenti dove si parla di questi risultati ottenuti, delle ipotesi di lavoro successive e anche in questo caso si parla di operazione di fratturazione idraulica.
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
Abbiamo fatto, per la precisione, una microstimolazione ed era finalizzata a comprendere la natura del sottosuolo e le eventuali potenzialità di produzione del gas da quel territorio.
ROBERTO POZZAN
Microstimolazione che cos’è? E’ una piccola fratturazione?
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
Guardi, abbiamo utilizzato 100 metri cubi di acqua, ed era finalizzata proprio esclusivamente a comprendere la natura di quella risorsa mineraria.
No all'italia petrolizzata. L'ENI la vera grande azienda corrotta.
ROBERTO POZZAN
Solo acqua o anche ...
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
Proppante, proppante. Abbiamo utilizzato del proppante.
ROBERTO POZZAN
Proppante sono delle palline di ceramica in realtà ...
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
Se posso ... ne ho qui qualcuna che ... sono queste. Sono queste qui. Sono delle micro palline di ceramica, queste qui sono tra l’altro quelle più grosse che si possono trovare in circolazione che servono a tenere aperte le fratture.
FIORENTINO D’ARCO - INGEGNERE
Diciamo che delle prove sono state fatte. I dettagli non li conosciamo. Non sappiamo effettivamente cosa abbiano utilizzato come liquidi.
ROBERTO POZZAN FUORI CAMPO
Siamo nel comune di Roccastrada e Giancarlo Innocenti è il Sindaco.
GIANCARLO INNOCENZI – SINDACO ROCCASTRADA
In via postuma abbiamo preso conoscenza che è stato fatto anche del fracking in uno dei pozzi.
ROBERTO POZZAN
Cioè quindi voi non sapevate?
GIANCARLO INNOCENZI – SINDACO ROCCASTRADA
No. Di solito per la normativa, diciamo, attualmente in vigore non prevede la descrizione specifica precisa, diciamo, delle tecniche di perforazione.
ROBERTO POZZAN
Se avesse funzionato quella piccola fatturazione che avete fatto, probabilmente sarebbe cominciato il fracking ...
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
Dunque, lei sta facendo l’ipotesi, in realtà è una cosa un po’ diversa, però teoricamente sì.
ROBERTO POZZAN
L’Europa in realtà permette il fracking, ha fatto un documento ultimamente a gennaio ...
SIMONE FERRARI – COUNTRY MANAGER INDIPENDENT RESOURCES
Sì, io non ho avuto modo di studiarlo a fondo perché è recentissimo, teoricamente sì.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Nello Shale lei deve perforare 1000 volte il numero di pozzi che deve perforare nell’attività del petrolio e del gas convenzionale. Lei pensi a fare una cosa del genere in Basilicata piuttosto che in aree d’Europa che sono densamente popolate, poi in un’Europa che in larga parte è sismica, beh ... mi opporrei.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E infatti era un papabile alla massima carica Eni, ma hanno preferito lasciarlo negli Stati Uniti a fare corsi sui progetti energetici all’università di Harvard e a fare il consigliere di Obama sullo shale gas a titolo gratuito. Lo consiglierà bene, perché poi Obama tiene il piede in due scarpe: da una parte dice “massimo impegno sulle rinnovabili, non possiamo lasciare ai figli dei nostri figli un pianeta invivibile”, dall’altra però gli mette contestualmente in mano le chiavi del suv ... perché deve poi fare i conti con le lobby energetiche che lo stanno tenendo in piedi. E infatti in Europa è venuto a fare il piazzista. L’Enel ha appena acquistato dagli Stati Uniti 3 miliardi di metri cubi di shale gas per il 2018, ma al prezzo di oggi che è basso? O al prezzo del 2018? Glielo abbiamo chiesto e ci hanno risposto “a quello che dirà il mercato nel 2018”. E se magari sarà altissimo? Insomma, a noi limitati sfugge il senso di questa operazione, ma ci sarà un suo perché. Non c’è dubbio che siamo ad un bivio, che ci costringerà a rivoluzionare il modo con cui usiamo l’energia. Consumandone di meno, con le reti intelligenti, con la pretesa di sapere, prima di decidere sì o no. — http://www.report.rai.it/dl/docs/13999129044842-shale-caos-report.pdf
Emilia, parla l’esperta: ”terremoti provocati dal fracking”- 05 giugno 2013 - 19:51
Nuovo duro intervento dell’esperta Maria Rita D’Orsogna, fracking e terremoti: ecco i collegamenti
In una riunione effettuata lunedì sera presso il parco Cascino, nella ‘Bassa’, la docente dell’università della California Maria Rita D’Orsogna durante il discorso ai membri del nuovo comitato ‘No Triv’, ha ribadito la netta correlazione che è presente tra i terremoti e le trivellazioni delle falde acquifere. La stessa specifica che “da studi internazionali emerge un collegamento tra attività estrattive, stoccaggio e terremoti, il primo caso in Italia è quello di Ribolla, a Grosseto”. Ma non solo trivellazioni, anche la reiniezione dei gas nei pozzi sotterranei (in Oklahoma queste operazioni hanno provocato un terremoto del quinto grado). Viene in seguito specificato che altri casi si sono avuti in Francia, Russia, Olanda e Texas. Al dibattito partecipa anche Camassi, un ingegnere dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il quale specifica che i terremoti in italia avvengono da milioni di anni e trovare correlazioni in tal senso risulta compito arduo. — http://www.centrometeoitaliano.it/emilia-parla-esperta-terremoti-provocati-fracking-4-6-2013/
In merito alle attività estrattive la già citata attivista e docente alla California State University Maria Rita D’Orsogna ha osservato: “Per un barile di petrolio ci sono dieci barili di sostanze di scarto tossiche”. Ma la preoccupazione maggiore per gli abitanti della bassa padana è la sismicità indotta, quel legame deterministico fra estrazioni e terremoti, che vede scontrarsi attivisti, comunità scientifica e parti politiche. La posizione della D’Orsogna è esplicita: “Da studi internazionali emerge un collegamento fra attività estrattive, stoccaggio e terremoti”.
La professoressa D’Orsogna, che negli USA insegna Matematica, è entrata in diretta polemica con la geologa Daniela Fontana. Infatti quest’ultima ha escluso qualsiasi attività di fracking in Italia, per la mancanza di giacimenti adatti. Contraddicendo la Fontana, la D’Orsogna ha dichiarato che ”il primo caso in Italia è stato quello di Ribolla, a Grosseto” e un altro si trova in Puglia, e che “ci sono anche altri progetti che se non fermati andranno avanti”. Per quanto riguarda invece lo stoccaggio, cioè la reiniezione di gas in pozzi sotterranei, si tratta di una tecnica che la stessa multinazionale australiana Po Valley avrebbe previsto per la prossima estrazione nei pozzi di Correggio e Canolo.
La D’Orsogna ha osservato: “In Oklahoma queste operazioni hanno provocato un terremoto del quinto grado”, ma altri casi si sono verificati in Russia, Francia, Olanda e Texas. Le stesse compagnie Shell ed Exxon avrebbero ammesso un collegamento fra stoccaggio e sismicità indotta. Secondo la D’Orso-gna i petrolieri considerano l’Italia, un paradiso, per due fondamentali motivi: il primo motivo riguarda l’informazione, poiché “in America c’è una legge che obbliga i petrolieri a comprare una pagina sui giornali per dire che inquinano”, mentre in Italia, “c’è un’agenzia di stampa come l’Agi che dal 1965 è controllata al 100% da Eni”. Il secondo motivo riguarda le tasse, o royalties: “In Libia sono al 90%, in Russia e Indonesia all’80%. Da noi al 10% a terra e 4% in mare, e gratis sotto una certa soglia”.
TEMPO DI RIFLESSIONE
"Accorto è chi ha visto la calamità e va a nascondersi,
ma gli inesperti son passati oltre e devono subire la pena" - Prov. 22:3
Ora che avete letto queste informazioni, in qualità di lettori intelligenti siete in grado di avere un’opinione obiettiva in merito al problema del fracking in relazione alla sua pericolosità per l’ambiente e per la vita umana. Se noi dovessimo confidare nelle istituzioni umane per questo ed altre gravi questioni che riguardano la salvaguardia dell’ambiente naturale e della vita che esso contiene, ci sarebbe da disperare! La tecnologia moderna ha reso possibile la rovina della Terra. Potrebbe essere usata per impedirla? Ben difficilmente. C’è una ragione fondamentale per cui è impossibile che gli uomini possano risolvere questo problema e riguarda l’avidità e l’amore del denaro. Costerebbe troppi miliardi e frenerebbe l’espansione del sistema commerciale basato sul profitto.
Questo mondo non sa vedere — o nel suo egoismo non vuol vedere — oltre i suoi miopi interessi materialistici. Poiché si rifiuta di pagare in denaro, sta già pagando con la distruzione del suolo agricolo, delle foreste, delle falde acquifere, con l’effetto serra, con l’avvelenamento dell’acqua, con un crescente numero di malattie, con la perdita di vite umane. Per tenersi i suoi sporchi soldi questo mondo ha venduto il futuro dei suoi figli. Ora una riflessione:
Nel recente film di fantascienza Elysium, che presenta una situazione ipotetica dell’umanità e della Terra nell’anno 2154, il regista Neill Blomkamp ha immaginato un mondo spietatamente dominato da un’esigua minoranza di super ricchi che vivono su una stazione spaziale paradisiaca in orbita attorno alla Terra, completamente liberi da malattie invecchiamento e morte grazie ad un’elevata e sofisticata tecnologia di riparazione e riassestamento delle componenti del corpo umano. Per contro, la maggioranza della popolazione vive su una Terra completamente rovinata e inquinata in condizioni disperate.
Il regista mostra una classe politica che vive su Elysium completamente corrotta e indifferente ai bisogni della maggioranza del genere umano che vive sulla Terra in condizioni di estrema povertà, una governance che ha come unico obiettivo la preservazione degli straordinari privilegi che possono godersi solo i miliardari che vivono su Elysium. Solamente il gesto eroico del personaggio principale del film, che sacrifica la sua vita per il bene del genere umano sofferente, permetterà un cambiamento radicale che porterà condizioni di vita ottimale per tutti. Pochi sanno che Dio ha da molto tempo ha preso disposizioni per una nuova governance (l'insieme delle leggi che disciplinano la gestione e la direzione stessa del Regno messianico) che vedrà suo figlio Gesù Cristo re del Regno di Dio. Duemila anni fa Cristo sacrificò la sua vita per consentire a Dio di poter agire legalmente per questo nobile fine:
“Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. — Giovanni 3:16, TNM.
Al momento opportuno questa governance celeste eliminerà l’attuale corrotta conduzione politica e governerà la Terra trasformandola gradualmente in un paradiso mondiale. Questo rappresenterà una svolta completamente nuova per il genere umano.
CIÒ CHE FARÀ IL REGNO DI DIO
per la TERRA
? Sosterrà la sovranità di Geova e porrà fine al dominio di Satana.
? Libererà la Terra dalla falsa religione e dai governanti oppressivi.
? Porterà il regno di Cristo, il ‘Principe della pace’.
? Farà fiorire tutta la Terra come un glorioso paradiso.
? Eliminerà ogni scarsità di alloggi, alimenti e lavoro.
? Stabilirà la società in base all’amore del prossimo.
? Controllerà le forze naturali della Terra, preverrà i disastri.
? Eliminerà stress, preoccupazioni, sofferenze, vecchiaia.
? Distruggerà la nemica morte, qualsiasi infermità e ogni afflizione.
? Risusciterà miliardi di morti, onde vivano per sempre su una terra paradisiaca.
(Vedi in nodo particolareggiato la sua
"AGENDA DEI LAVORI" di 1000 ANNI)
DOPO AVER LETTO QUANTO SOPRA,
VOI cosa fareste?
Se vi interessa... sapete,
DIO HA DECISO DI FARE QUESTO!
I rapporti disastrosi che avete letto sullo shale gas fanno rabbrividire poiché mostrano la disonestà intellettuale ed il cinismo di coloro che, per amore del denaro, sono disposti a sacrificare l’ambiente naturale e la salute delle persone. Il lettore può provare perfino un senso di rabbia e di frustrazione rendendosi conto della prepotenza di coloro che sono votati alla causa del dio denaro. Quel che è certo è che la produzione dello shale-gas rappresenta un boccone succulento per gli Stati Uniti d’America, poiché garantirebbe alla superpotenza mondiale l’indipendenza energetica. Tuttavia resta sempre il problema collegato all’alto rischio dei terremoti e non sarà facile cercare di conciliare le due cose. Infatti la produzione e lo sfruttamento industriale dei prodotti energetici non è conciliabile con la tutela dell’ambiente naturale e troppo spesso quest’ultimo è stato sacrificato sull’altare del profitto economico. Un ulteriore ragione quindi per prendere seriamente in considerazione l’avvertimento di Dio riportato nel libro di Apocalisse o Rivelazione:
“È giunta l'ora della resa dei conti, è venuto il momento … di distruggere tutti quelli che rovinano la terra”. — Apocalisse 11:18, TILC.
Voi “MANSUETI DELLA TERRA”
accettate questo invito!
Se da una parte queste parole della Bibbia esprimono i sentimenti di Dio contro coloro che rovinano la Terra, dall’altra parte esprimono i Suoi sentimenti a favore delle persone oneste che ora sono disposte a schierarsi dalla parte della Sua sovranità con la prospettiva entusiasmante di sopravvivere alla distruzione di questa società malvagia e poter vivere finalmente in una Terra purificata trasformata in un paradiso mondiale. Invitiamo pertanto il lettore a riconoscere il leader mondiale costituito da Dio, il glorificato re celeste Gesù Cristo, e a fare passi concreti divenire suoi discepoli. Nella parola di Dio si legge:
“Prima che [lo] statuto partorisca [alcuna cosa], [prima che il] giorno sia passato proprio come la pula, prima che venga su di voi l’ardente ira di Geova, prima che venga su di voi il giorno dell’ira di Geova, cercate Geova, voi tutti mansueti della terra, che avete praticato la Sua propria decisione giudiziaria. Cercate la giustizia, cercate la mansuetudine. Probabilmente potrete essere nascosti nel giorno dell’ira di Geova. — Sofonia 2:2, 3, TNM.
SHALE GAS
LA ROVINA DELLA TERRA SI STÀ COMPLETANDO
Avidità ed egoismo rovinano anche l'Italia
“È giunta l'ora della resa dei conti, è venuto il momento …
di distruggere tutti quelli che rovinano la terra”. — Apocalisse 11:18, TILC.
Felicemente, chi possiede la corretta cultura biblica è consapevole che i “dolori di parto” Matt. 24:8, TILC, aumenteranno, man mano che ci avviciniamo al punto di non ritorno, per ampiezza, frequenza ed intensità. Le scene di disperazione che sempre più spesso si vedono accadere in varie parti del mondo avvalorano le parole profetiche di Gesù. La Bibbia ha previsto che Dio dovrà intervenire per “ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. (Rivelazione 11:18, TNM) In entrambi i casi è usato il verbo d?af?e??? (diaftheirô) che presenza più sfumature di significato. Nel caso in cui è applicato a Dio significa distruggere, eliminare fisicamente e nel caso in cui è applicato agli uomini malvagi significa rovinare in senso fisico e corrompere in senso morale.
Siamo in Basilicata, provincia di Potenza, zona sismica uno, la più pericolosa. Il progetto Pergola prevede la costruzione di un pozzo, di un oleodotto associato di sette chilometri che si snoderà vicino e dentro a case, campi, parchi, zone protette e riserve acquifere impattando tutto quello che troverà per strada. La destinazione finale del petrolio è il centro oli di Viggiano, aumentando ancora il quantitativo di materiale trattato e i rischi di inquinamento. E' un vero scandalo, perché' i signori politici di Basilicata continuano a promettere che tuteleranno il territorio, che tutto sarà fatto nel rispetto dell'ambiente che "ghepensomi". L'ENI dal canto suo non si vergogna neanche un po a dire che gli effetti sono "lievi/trascurabili/nulli". E certo, da San Donato Milanese, a 1000 chilometri di distanza e' tutto lieve/trascurabile/nullo. Che vuoi che dicano? Fanno veramente piangere.
http://dorsogna.blogspot.it/2014_01_01_archive.html
Petrolio e tumori in Basilicata.
La Val d’Agri paga con la salute dei suoi cittadini l’estrazione di 70mila barili di greggio al giorno; i casi di malattie respiratorie e infettive sono più del doppio della media nazionale. In cambio, la Regione incassa il 7% dei profitti che Shell e Eni accumulano: è la più bassa royalty d’Europa, meno dei diritti pretesi da Russia, Angola e Messico per le trivellazioni. Che in Lucania “bucano” il Parco Naturale. Acqua e petrolio si mischiano nei ruscelli della Val d’Agri. Tra Monte Enoc e il paese di Tramutola, scorre un torrente giallastro con le rive nere e unte, attraversato dai tubi metallici dell’oleodotto. Portano il greggio alla raffineria di Viggiano, dove la torcia del metano brucia giorno e notte i fumi di scarico dell’impianto. Qui si estrae petrolio pari al 6% del fabbisogno italiano di carburante: gli esperti dell’Eni dicono di poter arrivare al 10%, circa 100mila barili al giorno, se gli si lascia mano libera su tecnologie e permessi.
Permessi che già ora abbondano. Il 70% della Regione Basilicata è “affittata” ai petrolieri, che vi lasciano appena il 7% dei loro guadagni: una briciola, rispetto al miliardo e 560 milioni di euro guadagnati, in media, da Eni e Shell in un anno di attività . La maggior parte delle trivellazioni si concentra in un fazzoletto di terra di pochi chilometri quadrati, nella Val d’Agri: è Parco Nazionale dal 2007, ma gli interessi dei petrolieri hanno vinto su tutto e i pozzi aumentano. Due mesi fa ne è stato fermato uno che sarebbe dovuto sorgere a 1.400 metri di altitudine, in pieno Parco: la Regione sta contrattandone i diritti con l’Eni.
Intanto i lucani si ammalano. Respirano un’aria densa di zolfo, anidride carbonica e metalli pesanti. Il numero dei casi di malattie infettive e respiratorie cresce costantemente, e già oggi supera del doppio la media nazionale. Scoperta antica: già nel 1996 i medici segnalarono l’incremento di decessi e casi di tumore ai polmoni nella zona, legati anche agli incidenti legati alle attività estrattive (su molti dei quali nessuno ha mai svolto un’indagine). Il rischio di contaminazione delle falde acquifere è elevatissimo, data la vicinanza tra i pozzi e i corsi d’acqua: e nessun sistema di monitoraggio è attivo nella zona.
Tutto questo si svolge in silenzio in fondo allo Stivale. Fa comodo a tutti, perchè a pagare sono due paesini che insieme non contano più di 3000 abitanti. Ma non tutto è silenzio. Oggi, davanti al Ministero della Salute a Roma, i radicali hanno organizzato un sit in di protesta contro il “lassez faire” di Governo e Regione: porteranno al ministro Fazio il video-denuncia “La Valle dell’Agip”, realizzato dal segretario Radicali lucani Maurizio Bolognetti, che documenta gli effetti ambientali e sulla salute dei cittadini delle estrazioni petrolifere nella Val d’Agri. La richiesta è semplice: vigilate. Istituite una commissione di monitoraggio e vegliate sulla Basilicata. Non lasciatela affogare nel petrolio.
http://www.dirittodicritica.com/2011/06/16/petrolio-basilicata-eni-tumori-22026/
Petrolio:
aumentano i tumori in Basilicata, estrazioni nel mirino
Continua la denuncia contro le attività estrattive in Basilicata: dalla Regione l’80% del petrolio italiano, ma anche il doppio delle malattie in Val d’Agri.
Pubblicato il 17/06/11 in News, Ambiente & Energia
Tra il 1996 e il 1998 si è scoperto che gli abitanti della Val d’Agri, in Basilicata, si ammalano di malattie respiratorie e infiammatorie con una percentuale due volte superiore alla media degli abitanti del resto della Regione: la notizia, portata sporadicamente alla cronaca da ambientalisti, cittadini e medici, è sfuggita a gran parte dell’opinione pubblica italiana. Nonostante la gravità.
Ecco perché l’allarme è stato portato direttamente a Roma, da una delegazione composta dal segretario Mario Staderini, dalla deputata Elisabetta Zamparutti e dal segretario dei radicali lucani Maurizio Bolognetti, tutti impegnati nel consegnare all’ufficio di Gabinetto del Ministro Fazio un video-documentario che prova e denuncia i problemi della zona: “la Valle dell’Agip”.
In effetti non molti sono consapevoli del fatto che la Basilicata sia la Regione da cui si ricava l’80% del petrolio italiano, sopportando così – sottolineano i Radicali Italiani – lo svolgimento di attività estrattive fortemente dannose per ambiente e salute, attuate anche in prossimità di dighe e sorgenti, centri abitati e zone a rischio frana, aree agricole e parchi nazionali.
A fronte di queste preoccupazioni, che negli anni non hanno ricevuto la meritata attenzione, i Radicali Italiani hanno deciso di organizzare un sit-in davanti al Ministero della Salute, proprio per portare all’attenzione di politici e concittadini gli effetti nocivi che le estrazioni petrolifere in Val d’Agri, non per nulla ribattezzata Valle dell’Agip, stanno avendo su salute e ambiente.
Marco Staderini ricorda infatti che, nonostante in tutta la Basilicata si registri una crescita dell’incidenza di malattie tumoralipari a nessun’altra regione italiana, «è dal 2000 che la Regione non effettua uno studio epidemiologico. Chiediamo al Ministro di non nascondere la testa sotto la sabbia e di supplire a questa mancanza».
Non ha dubbi a riguardo la deputata Elisabetta Zamparutti «dal caso Basilicata emerge l'esigenza di un piano nazionale per la qualità dell'aria che non è mai stato realizzato, per questo siamo sotto infrazione comunitaria».
http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/petrolio-tumori-basilicata-estrazioni-mirino.html
Caccia al petrolio:
minacciate anche le Isole Tremiti
Dopo Pantelleria, anche le Tremiti a rischio trivelle. Molti chiedono un passo indietro e invitano a riflettere: se natura e turismo fossero il vero tesoro?
Pubblicato il 09/05/11 in News, Ambiente & Energia
Il Ministero dell’Ambiente ha concesso alla Petroceltic Elsa la possibilità di sondare il mare tra il Gargano e le Isole Tremiti alla ricerca di petrolio. Al momento si tratta di un "permesso di ricerca" – e non di estrazione - ma è chiaro che una società irlandese non investirebbe in attività di questo genere, se non avesse preventivato ingenti ricavi da una futura estrazione. In secondo luogo,le “sole” attività di ricerca non sono prive di impatti negativi su ecosistemi naturali e specie marine.
Nonostante infatti il via libera dell’ufficio valutazione impatto ambientale del ministero sia stato subordinato all’obbligo per la società di dotare le navi di ricognizione di un sistema di avvistamento cetacei - per evitare di mettere in funzione i sonar che potrebbero disturbare pesantemente gli animali –, la notizia della concessione ha scatenato l’ira degli ambientalisti, e non solo.
Cinque parlamentari hanno rivolto un’interrogazione alla Commissione europea per sapere se la ricerca nel mare sia compatibile con la tutela del mare, della fauna e della flora marina, nonché con la tutela della riserva naturalistica delle isole Tremiti. Nello specifico, i politici si chiedono «quali iniziative di vigilanza intenda assumere (la Commissione) a tutela del patrimonio naturalistico dell’Unesco».
La questione viene posta all'Europa, forse perchè diventa sempre più complesso seguire la linea intrapresa dal Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, nel tutelare il Belpaese: dopo il disastro provocato dall’esplosione della piattaforma Bp al largo della Louisiana, l’Italia aveva lanciato un segnale importante per ridurre il rischio trivellazioni nel mare italiano con il decreto legislativo 128/2010, coerentemente al regime speciale di tutela del bacino del Mediterraneo stabilito dalla Convenzione ONU di Barcellona.
Ora, però, si temono passi indietro: «anche se il Ministro Prestigiacomo ha fornito tutte le rassicurazioni del caso - commentano CTS, Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano, Vas-Verdi Ambiente e Società e WWF Italia - il provvedimento apre la strada all’estrazione di petrolio nel basso adriatico, con tutti i rischi che comporta non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico. Quanti e quali turisti sceglierebbero di passare le vacanze sulle Isole Tremiti sapendo di passare l’estate in un mare costellato di trivelle?».
I rischi presentati da associazioni ambientaliste e culturali sono fondamentalmente due: danneggiare un’area marina di inestimabile valore, e, allo stesso tempo, vedere drasticamente ridotti gli arrivi di turisti che ogni anno giungono sulle isole per ammirare fondali tra i più belli del Mediterraneo, ricchissimi di biodiversità.
http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/caccia-petrolio-isole-tremiti.html
L'ENI, la vera grande azienda corrotta italiana - J. Assange
Matteo Renzi: lei parla mai di cambiamenti climatici ai suoi figli?
Federica Guidi vada a trivellare a casa sua
Peccato che Marchionne non le voglia vendere!
Thursday, February 12, 2009
Petrolio: tumori e tangenti
Quelli che riporto di seguito sono testimonianze recenti sulla situazione in Basilicata, dall'Espresso del 17 dicembre 2008 fino a episodi di vita di persone normali. Ci sono dentro storie raccapriccianti sulla tossicita' di fanghi e fluidi perforanti, lasciati alla meno peggio fra i campi, storie di uomini e donne che muoiono di tumori a quarant'anni, e accuse di reati di concussione per la costruzione del secondo centro oli lucano, a Corleto Perticara, dopo quello che gia' esiste a 20 km di distanza a Viggiano.
"Ormai il nostro terreno e' rovinato"
Il signor Pietro ha 75 anni e vive a Viggiano. A suo stesso dire, lui e sua moglie vivono circondati dalla puzza di idrogeno solforato. Non e' un biologo, ne un medico, ne un botanico e nemmeno un ingenere. E' un semplice contadino che da casa sua vede il centro oli di Viggiano e mettendo insieme due piu due giunge alla sua semplice verita': “..da quando c’è il petrolio non vengono più fuori le insalate di una volta. Il grande problema è che non possiamo neanche lasciare questo terreno, perché o nessuno lo vuole oppure, nel migliore dei casi, saremmo costretti a venderlo ad un prezzo troppo basso”.
Filippo Massaro invece e' il coordinatore per lo Sviluppo delle aree interne lucane. Commentando sul fatto che l'ENI non ha pagato una lira di risarcimento per i contadini e per le persone che possedevano campi, terreni e agriturismi da quelle parti giunge alla stessa conclusione:
L’agricoltura continua a morire. Non si contano più gli incontri e i conseguenti solenni impegni assunti da funzionari-dirigenti di Agip-Eni e dagli amministratori regionali. Solo chiacchiere. Non sono seguiti i fatti. I sistemi di monitoraggio ambientale, le centraline installate dalla Provincia, gli studi dell’Arpab e quelli di fonte diretta dell’Eni non sono efficienti e né sufficienti a garantire il rispetto dell’impatto ambientale. In alcuni casi le centraline sono state installate volutamente al posto sbagliato.
Anche la Gazzetta del Mezzogiorno conferma, spiegandoci che una volta a Viggiano c’erano le vigne che producevano uva e vino di qualità, c’erano le mele della val d'Agri. Di tutto cio' non sono rimasti che chicchi d’uva oleosi e puzzolenti e mele annerite. I contadini hanno provato a reciclarsi come tecnici petroliferi, ma lavoro non ce n'e'.
Giovanna Perruolo, presidente della Confederazione Italiana di Agricoltura (CIA) della Val d’Agri testimonia che delle cento aziende che coltivano fagioli cosiddetti "Sarconi", la metà quest’anno non ha piantato il prodotto. Fra le possibili e invisibile cause c'e' la percezione negativa di un prodotto coltivato nella terra del petrolio. Dice Giovanna:
...forse era meglio quando nessuno associava il petrolio alla nostra terra, quando la Basilicata era ancora sconosciuta in questo senso”.
Duecento ettari di terra sono stati abbandonati.
La signora Donata aveva dei terreni vicino a Corleto Perticara, dove nel 1994 perforarono dei pozzi. I signori della Total decisero, allegramente, di lasciare fanghi e fluidi perforanti ALL'APERTO, senza alcuna forma di precauzione. Tutti gli animali che mangiavano l'erba, specie le pecore, dopo un po' si accasciavano e morivano. Sono morti di tumore, dopo due anni anche il papa' della signora Donata, e il suo vicino di casa, a 43 anni.
Beffa delle beffe, la Total gli disse pure che non c'era scampo e che dovevano vendergli quelle terre che loro stesi avevano avvelenato: "Offriamo 5 euro al metro quadrato. Vi conviene vendere perché altrimenti il comune esproprierà tutto e pagherà la metà". Troppo buoni. Fattisi i conti, alla fine ai contadini venne offerto ancora meno: 2.5 euro al metro quadrato.
Fu da queste denuncie che il pubblico ministero Woodcock inizio' le sue indagini per presunta concussione da parte della Total ai lucani. La Total, secondo i pm, avrebbe truccato anche le gare per il trattamento e per la fornitura dei fanghi di perforazione, oltre che essersi sporcata di vari intrallazzi con i politici locali.
Intanto, gia' nel 2004, il Corriere diceva:
Ammine aromatiche, anidride solforosa, scarti dalla lavorazione del greggio, che qui viene separato dallo zolfo e dal metano e immesso nell' oleodotto, verso la raffineria di Taranto e le navi per la Turchia. Anche l' acqua la portano in Puglia. Qui non resta niente. Un centinaio appena di posti di lavoro. L' Eni aveva promesso la Fondazione Mattei per i giovani e un centro per il monitoraggio ambientale, ma non hanno ancora deciso il posto: vorrebbero fare la fondazione a Viggiano e il centro di controllo a Marsiconuovo, lontano dal centro oli; non sarebbe meglio il contrario? Nel frattempo si muore di cancro, almeno un caso per famiglia. La valle in teoria è diventata un parco naturale, dai confini mobili, che si spostano in caso di scoperta di un pozzo. Un giorno il petrolio finirà, e noi avremo abbandonato i meleti, le piste da sci, gli scavi archeologici di Grumento. E non c' è nessun controllo sui barili estratti. Chi ci garantisce che non ci stanno truffando? Hanno trattato la Basilicata come un Paese africano o asiatico in via di sviluppo.
Manca qualcos'altro? Dedicato ai negazionisti.
http://dorsogna.blogspot.it/2009/02/petrolio-tumori-e-tangenti.html
CORREGGIO
01/05/2013
«Ecco perché non si deve trivellare»
Gli ambientalisti scrivono alla Commissione regionale che dovrà decidere se dare il via libera alla ricerche di metano
Il comitato: oltre al rischio sismico temiamo l'inquinamento e la liquefazione del suolo
Il rischio sismico non è l'unica minaccia associata alle trivelle. Inquinamento, dissesto idro-geologico e liquefazione del suolo sono solo alcuni dei pericoli denunciate dall'associazione Ambiente e Salute di San Martino in Rio e Correggio, insieme al comitato No Triv in una lunga lettera indirizzata alla commissione regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale. Spetterà proprio a questo organismo dire l'ultima parola riguardo la richiesta della multinazionale Po Valley di aprire tre nuovi pozzi nella zona di Correggio.
Alla preoccupazione dei cittadini della Bassa reggiana si è affiancata, nelle settimane scorse, la contrarietà delle amministrazioni locali, palesata attraverso un'apposita delibera dell'Unione dei Comuni. Dopo l'esperienza del terremoto del maggio scorso, i pozzi di estrazione di idrocarburi di Canolo 1, Canolo 2 e Budrio non li vuole proprio più nessuno. Ma se la multinazionale australiana otterrà il via libera dalla Commissione, allora il processo di perforazione si metterà in moto e sarà difficile, se non impossibile, fare retromarcia.
UN'AREA GIÀ ESPLORATA
Proprio alla Commissione si rivolge l'associazione ambientalista, con una lettera inviata nei giorni scorsi, ma resa nota soltanto oggi. Per prima cosa nella missiva si evidenzia come l'aerea di Correggio fosse già stata esplorata e sfruttata in passato da Eni, con ben «52 pozzi a diversi livelli di profondità, - recita il documento - molti dei quali risultati sterili o antieconomici. Risulta quindi incomprensibile un'ulteriore indagine».
PERICOLO INQUINAMENTO
I “No Triv” fanno anche notare che l'area in cui dovrebbero sorgere i pozzi è un luogo di coltivazione agricola e molto vicina al centro abitato. Quella di Budrio sarebbe poi «letteralmente ubicata tra le case (4 abitazioni a meno di 50 metri circa dal cantiere), e a poco più di 1 chilometro dal centro abitato del paese». Vicino ai pozzi di Canolo sarebbero presenti anche piante monumentali, alcune delle quali centenarie, messe in pericolo da incidenti o inquinamento di falde acquifere. Quest'ultima un'ipotesi è «purtroppo assolutamente realistica », si legge nel documento in cui si fa riferimento l'incidente del lago del Pertusillo in Basilicata, dichiarato “senza vita” a causa di inquinamento da idrocarburi. «Incidenti che purtroppo possono sempre verificarsi, laddove si lavora con sostanze pericolose, infiammabili, inquinanti, tossiche » .
LIQUEFAZIONE DEL SUOLO
Gli ambientalisti proseguono adombrando altre conseguenze nefaste che deriverebbero dalle trivellazioni: «Come se non bastasse, proprio questa area identificata da Po Valley è soggetta a liquefazione, cioè alla perdita di resistenza e il cedimento di un terreno sottoposto a pressioni o vibrazioni. Alla liquefazione si possono associare lesioni negli edifici, subsidenza e altri effetti meno devastanti che tuttavia possono produrre gravissimi danni al patrimonio abitativo e artistico. Come se non bastasse tra gli obbiettivi dichiarati esplicitamente da Po Valley ci sarebbe la richiesta di utilizzare il reservoir di Correggio come stoccaggio. Il che vorrebbe dire creare depositi di gas nel sottosuolo come riserva da vendere sul mercato. «Ipotesi quanto meno pazzesca, - secondo il comitato - dato che lo stesso Ministero ha già giudicato Correggio assolutamente inadatto come sito di stoccaggio metano, si veda il comunicato del 31 ottobre 2001 del Ministero per lo Sviluppo Economico».
RISCHIO SISMICO
La più grande preoccupazione dei cittadini della Bassa resta però il rischio di sismicità indotta. La faglia attiva sotto il suolo di Correggio è stata responsabile di numerosi terremoti negli ultimi anni, ultimo quello devastante del maggio scorso. Ma possono le estrazioni di idrocarburi e l'attività di stoccaggio causare terremoti? Gli esperti evidenziano la differenza di profondità dei due fenomeni, ma il comitato sostiene che «se non esiste prova certa della correlazione tra le attività estrattive, di reiniezione dei fluidi, tra stoccaggi e induzione di terremoti, è vero anche l'esatto contrario».
E nel dubbio, meglio non rischiare.
Luca Gemmi
http://www.lanuovaprimapagina.it/news/reggio/3807/-Ecco-perche-non-si-deve.html