Triangoli Viola 430

TRIANGOLI VIOLA - Le persecuzioni e la deportazione dei Testimoni di Geova nei Lager nazisti

18,00 €
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Prezzo di vendita17,60 €
Descrizione
Autore: CLAUDIO VERCELLI
Formato:  15 X 21
Pagine: 185
Anno: 2012
Editore: CARROCCI EDITORE

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L'Autore Prof. Claudio Vercelli , Dopo aver compiuto studi in Scienze Politiche (indirizzo internazionale) presso le Università Statali di Torino e Milano e aver acquisito una formazione di storico contemporaneista e in materia di relazioni internazionali, svolge attualmente attività di ricerca e didattica presso l’Istituto di studi storici Salvemini di Torino dove coordina il progetto pluriennale “Usi della storia, usi della memoria” articolato in più cicli di iniziative (lezioni, seminari, corsi di formazione e aggiornamento, proiezioni cinematografiche e redazione di dispense ad uso didattico) sulle grandi questioni della storia dei giorni nostri... (Continua)

TRIANGOLI VIOLA: LIBRO+DVD - Il prof. C.Vercelli presenta il suo ultima opera

Nell’ambito dello stesso Istituto si occupa più in generale delle tematiche concernenti la contemporaneità, con particolare riguardo per i conflitti del Novecento, i sistemi concentrazionari e i totalitarismi politici. Sta svolgendo una ricerca sulla deportazione europea dei testimoni di Geova nei lager nazisti che pubblicherà per la primavera dell’anno entrante in un volume. A tale riguardo ha già concorso con saggi e articoli editati su varie riviste.
Tra i diversi si ricorda il recente lavoro per Quale Storia sul tema de “L’oppressione e la persecuzione contro i testimoni di Geova nella Germania nazista e l’Italia fascista
tra memoria e oblio” e Il secolo dei campi? I lager nazisti e i gulag staliniani tra interpretazione e comparazione in Asti Contemporanea, n°9/2003; inoltre ha redatto alcune voci del Dizionario dell’Olocausto per l’Editore Einaudi. Per il mese di gennaio del 2005 è prevista la pubblicazione del suo volume su Gli altri “Olocausti”.

Le deportazioni non razziali per i tipi della casa editrice La Giuntina di Firenze oltre ad un testo, coredatto con Giovanni Carpinelli, sul conflitto israelo-palestinese editato dalla casa editrice Ega-Edizioni Gruppo Abele.

RETROCOPERTINA

Conosciuti nei Lager come "triangoli viola" per via del segno di riconoscimento che gli era imposto, i testimoni di Geova condivisero con gli altri prigionieri la tragedia della detenzione nei luoghi di annientamento. Confessione cristiana presente nel continente europeo già alla fine dell'Ottocento e diffusasi in Germania con l'inizio del secolo successivo, i testimoni di Geova furono duramente perseguitati negli anni del Terzo Reich. Benché costituissero una minoranza religiosa estranea alla politica il loro pervicace rifiuto di accettare le imposizioni del regime hitleriano ne determinò il destino di vittime della violenza degli apparati repressivi nazisti, fino alla deportazione nei campi di concentramento.
La loro storia, oltre a testimoniare della forza dei convincimenti interiori, è parte della più generale vicenda delle opposizioni e delle resistenze civili che accompagnarono gli anni cupi del totalitarismo nazionalsocialista.
Claudio Vercelli è ricercatore di storia contemporanea presso l'Istituto di studi storici Salvemini di Torino. Tra i suoi volumi ricordiamo Tanti Olocausti. La deportazione e l'internamento nei Lager nazisti (La Giuntina, 2005) e Storia del conflitto israelo-palestinese (Laterza, 2010). È coautore del manuale di storia Un mondo al plurale (La Nuova Italia, 2009), curato da Valerio Castronovo. Per i nostri tipi ha pubblicato Breve storia dello Stato d'Israele (2008).

PREMESSA

Un piccolo paradosso accompagna le pagine di questo libro: l'oggetto delle sue riflessioni sono le vicissitudini storiche che hanno interessato i testimoni di Geova, un gruppo coeso, fortemente presente nella vita quotidiana del nostro paese e, più in generale, di quella di molte altre nazioni europee, ma assai poco conosciuto nei fatti. Di esso, e soprattutto dei suoi recenti trascorsi, benché costituisca una delle religioni più importanti in Italia, coinvolgendo un insieme non indifferente di connazionali, si sa ben poco se non nulla. Non è il caso di invocare una cospirazione del silenzio, che non c'è mai stata. Senz'altro, però, sussiste una disattenzione non casuale, le cui ragioni sono da imputarsi a molti fattori, non da ultimo la predominanza istituzionale in Italia di un culto su tutti gli altri così come la diffidenza verso ciò che ha anche solo lontanamente il sapore di "settario" o, comunque, iniziatico e quindi non conforme alla prevedibilità quotidiana. Egemonia culturale e diffidenza diffusa sono forse due facce della stessa medaglia, ma da sole non spiegano tutto.
Bisogna guardare allora anche ai fattori endogeni, interni all' oggetto delle proprie riflessioni. Tra i testimoni di Geova parrebbe sussistere a tutt' oggi una scarsa propensione autobiografica: la giovane età della Denominazione, il fatto che la narrazione di sé sia incorporata essenzialmente nelle opere mentre solo adesso sta prendendo piede una forma, sia pure in modo ancora timido, di riflessione storiografica sull'evoluzione del Movimento, incidono infatti non di meno. Tra gli elementi che concorrono alla definizione di questo quadro vi è anche «il non facile accesso alle fonti storiche primarie (talora addirittura inesistenti) e il carattere più prosaico e meno spettacolare della vita religiosa quotidiana dei Testimoni di Geova»1. Le letture apologetiche, di cui il Movimento è prodigo e solerte diffusore, basando parte dell'efficacia della sua proposta proprio sull'accessibilità ad un' abbondante letteratura, non colma tale divario. L'autobiografia è cosa che solo in parte corrisponde all' autorappresentazione. Si tratta quindi di fonti, e come tali vanno riportate, e fatte interagire con un più ampio orizzonte di elementi, per costruire un' analisi e delle valutazioni di merito.
Così come ancora meno fanno quelle opere polemiche che si adoperano contro la Denominazione, destoricizzandone il profilo e riconducendo retoricamente la sua presenza ad un esercizio di interessi contro i culti maggiori, ad un'espressione di superstizioni oppure - alternativamente - ad un "totalitarismo dal volto umano" (ma dai meandri insondabili). In realtà la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova è una presenza oramai più che centenaria, ha un seguito corposo, ha conosciuto periodi diversi nella sua storia secolare, ha un corpus dottrinario in evoluzione e vive dinamiche interne complesse. L'insieme di questi elementi è il vero oggetto sul quale esercitarsi. Non compete peraltro allo studioso formulare un giudizio sulle opinioni ma, piuttosto, l'argomentare una valutazione sui fatti e su come essi furono vissuti dai protagonisti del tempo. Questo, ovviamente, nel limite degli strumenti e delle competenze di cui può disporre. Indagare e riflettere su di un oggetto storico non implica il parteggiare aprioristicamente.
È odioso il diffondersi, che si è misurato in questi ultimi decenni, di un atteggiamento che riconduce il lavoro dello storico ad una sorta di esercizio tribunalizio, dove alla conclusione di una sorta di istruttoria dovrebbe esserci l'emissione di una sentenza, possibilmente inappellabile. Da ciò è bene astenersi, non solo per vincoli di ordine
deontologico e professionale ma anche per un più elementare principio di natura umana: di donne e uomini si parla, infatti, e non di cose da prendere o da gettare. Il fuoco di queste pagine non sarà quindi la storia dei testimoni di Geova in quanto tali. Di essi non si prenderà in considerazione l'evoluzione come corpo a sé, come unità separata, bensì in quanto soggetto storico inserito dentro alcune peculiari vicende europee che tra gli anni Trenta e Quaranta mutarono il volto del continente. Poiché il loro coinvolgimento in quei fatti fu, come il lettore avrà modo di riscontrare, rilevante. La scarsa o nulla consapevolezza di quest'ultimo dato renderebbe peraltro meno completa la conoscenza che si intende invece disporre del quadro d'insieme di quell' ampio fenomeno che furono le persecuzioni naziste e le deportazioni nei Lager. Poiché lo sforzo compiuto in questi anni, non senza difficoltà, è stato quello di restituire la memoria di tutte le vittime, non è accettabile l'assumere atteggiamenti che potrebbero risultare riduttivi nei confronti di una parte d'esse.
Anche qui va ribadito il principio per il quale non si sta parlando di una deliberata volontà di rimozione ma di come si sono articolate le strategie della memoria che soggiacciono ai tempi correnti, allo spirito dell'oggi. Poiché la memoria, per meglio dire le "memorie" demandano al passato ma parlano la lingua del presente.

Nel caso dei testimoni di Geova si sono registrate fatiche molteplici all' assunzione della loro tragedia dentro il corpus europeo della storia delle deportazioni. Le "resistenze" hanno a che fare, a loro volta, con una pluralità di motivi, in parte ascrivibili anche alla difficoltà, che a tratti si è fatta incapacità, di rendere testimonianza da parte di chi ha vissuto eventi la cui rilettura è inesorabilmente filtrata dal rapporto esclusivo che intrattiene con la sua fede. La dimensione escatologica, che accompagna tutta la storia della Denominazione, potrebbe essere stata un potente elemento di inibizione, proiettando i protagonisti dei trascorsi verso un tempo a venire, nel quale il peso del passato ha scarsa rilevanza. Questo, però, se vale per i biografati, non può essere addotto a motivo per coloro che quella biografia la devono raccogliere e ricostruire. Ancora una volta va detto che una storia o la si racconta per intero oppure diventa una versione di comodo, ad uso e consumo delle circostanze. Le vicende di quegli anni, terribili e barbari, non si sono mai presentate allo sguardo di chi è venuto dopo come immediatamente evidenti, richiedendo piuttosto un lento, progressivo lavoro di scavo, a cavallo tra vittime e carnefici, offese e difese, indizi e reperti, parole e silenzi.
Questo libro non ha la pretesa di fornire l'ultima parola su una questione che, probabilmente, non potrà mai essere sviscerata fino in fondo. Né vuole dare giudizi sulla condotta delle vittime, anche quando dovessero registrarsi apparenti incongruenze, esercizio altrimenti molto comodo per chi certe situazioni non le visse in prima persona. La vittima non è buona di per sé né, necessariamente, ha a priori ragione: si tratta semmai di colui che ingiustamente subisce la prevaricazione di un soggetto più forte. li volume, basandosi su quello che è lo stato della conoscenza in materia, intende offrire al lettore italiano un ulteriore squarcio sulla storia europea del Novecento. Poiché le parole hanno il loro peso, e le accezioni nonché i significati possono mutare a seconda di chi li usa, ho deciso di adottare come convenzione di scrittura i seguenti criteri: per definire i testimoni di Geova come culto organizzato farò ricorso alle parole "Denominazione" e "Movimento" (usando per entrambi la maiuscola).
Nel primo caso i due termini si affiancano, sostanziandoli sul piano sociologico, a quelli di Confessione e di Chiesa cristiana, tralasciando del tutto invece, l'ambiguo richiamo a setta (che rinvia ad un dimensione separatista e frazionista, intesa spesso in maniera molto negativa, termine non a caso usato invece dai nazisti); nel secondo, la parola "Movimento" mi sembra sociologicamente soddisfacente per definire un'unione permanente di individui, vincolati reciprocamente da convinzioni e scopi comuni, dove però il processo di aggregazione è una costante della sua stessa identità. Sul piano territoriale ogni componente stabile di tale Denominazione/Confessione/ Movimento è stata definita "congregazione".
I membri della Denominazione sono stati da me variamente richiamati come "proclamatori", ma anche predicatori, credenti, qualche volta praticanti, o più semplicemente fedeli, aderenti e membri'. Nessuna di queste parole vuole avere un significato denotativo o qualificativo ma solo descrittivo. I termini "Studenti biblici", Ernsten Bibelforscber ("seri ricercatori biblici"), più semplicemente Bibelforscber: e "testimoni di Geova": sono intesi come equivalenti e intercambiabili, anche se l'ultimo, a partire dal 1931, sostituisce quelli precedenti. Essi si applicano sia all'insieme degli aderenti che ai singoli. L'espressione "Associazione internazionale degli Studenti biblici" indica l'organizzazione dei testimoni di Geova, denominata così per definire la struttura di riferimento legale, quella chiamata in causa nelle negoziazioni con le autorità, come l'equivalente germanico, Internationale Bibelforscher Vereinigung, deutscher Zweig, ossia l"'Associazione internazionale degli Studenti biblici, sezione tedesca".
Il nome "Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania" (“Torre di Guardia di Bibbie e Trattati della Pennsylvania"), in tedesco Wachtturm Bibel-und-Traktat-Cesellschaft (WTG), identifica l'entità legale, non lucrativa e morale, che si occupa,
tra le altre cose, della produzione e della distribuzione della letteratura della Denominazione ma, per convenzione pubblicistica, può richiamare anche le sue leadership interne. Il libro che il lettore si trova ora in mano è il risultato di una decina d'anni di riflessioni, benché discontinue, condivise sia con membri della Denominazione, come Luca Zucchini, che con interlocutori professionali, studiosi e ricercatori di storia. Significativa, anche da un punto di vista umano, è stata la collaborazione con il sito "Triangolo Viola" (www.triangoloviola.it) che a tutt'oggi rimane un buon deposito in rete di informazioni e notizie.

Poco incoraggiante, invece, è stato il riscontrare che nella comunità degli storici italiani, intendendo come parte d'essa sia gli accademici che i pubblicisti di vaglia, vi sia stato un così scarso interesse, se si fa eccezione per i nomi di Paolo Piccioli e di un pugno di valorosi valdesi, come Giorgio Rochat e Giorgio Bouchard, meno noti alle cronache ma non per questo meno preziosi. Il testo si inserisce nel solco delle riflessioni che da molto tempo vado facendo sulla natura dei poteri totalitari nel Novecento e sulla specificità del nazionalsocialismo. Non di meno intende confrontarsi con un oggetto eluso, a tratti difficile, in altre occasioni percepito come estraneo, lasciato comunque un po' ai margini, qual è il tema della persecuzione religiosa di una comunità che tutti ritengono di conoscere ma che pochi vogliono sapere da chi sia composta per davvero. Della dignità della scrittura ma, soprattutto di ciò che essa cerca, a volte di ciò che essa cerca, a volte faticosamente, di raccontare, giudicherà il lettore medesimo. Della responsabilità di ciò che è in essa contenuto sarà l'autore a rispondere, non impegnando che questi.

INDICE

Premessa 9

I. Qualche nota storica 15
I.I. Gli anni della Repubblica di Weimar e dell'ascesa di Hitler al potere 17
I.2. L'ascesa al potere di Hitler 25
I.3. Poco prima del grande diluvio 33

2. Un Cristo nordico: la religione nel Terzo Reich 39
2.1. Il rapporto con le Chiese 43
2.2. Una «dichiarazione dei fatti» 46
2.3. Predicare anche se banditi dalla società civile 50
2.4. Verso l'abisso 55

3. L'escalation del conflitto 63
3.I. Distruggere le basi dell' esistenza civile e sociale 66
3.2. Spezzare la resistenza rompendo le famiglie 73
3.2.1. A fin di bene: arrestare e separare 79
3.3. Vivere separatamente 88
3.4. Resistere 92

4. All'inizio della tempesta bellica 105
4.1. Nello scenario di guerra 111
4.2. Obiettare con lo spirito 114

5. Nell'universo concentrazionario 125
5.1. Portare il triangolo viola 131
5.2. Gli sviluppi della prigionia 143
5.3. Il prosieguo della prigionia 152
5.4. Dopo il 1942 159

6. Alcune conclusioni 169
Bibliografia 179