GESU' DI NAZARET E PAOLO DI TARSO - Confronto storico
RETROCOPERTINA
Dal punto di vista cronologico la distanza di Paolo da Gesù è di pochi anni, perché Paolo è poco più giovane di Gesù. Ma la distanza culturale, sociale e teologica è inversamente proporzionale alla vicinanza di tempo. L'uno vive nei villaggi, l'altro abita le metropoli; uno parla aramaico, l'altro usa il greco; Gesù esprime la cultura orale, Paolo dà inizio alla letteratura cristiana; e lo stigma dell'iniziatore è in Paolo tanto prepotente che qualcuno l'ha definito «l'inventore del cristianesimo». In realtà Paolo non si è appiattito su Gesù, né si è distanziato da lui fino a ignorarlo. Discontinuo, senz'altro, rispetto al Nazareno perché vissuto in un altro ambiente geografico, linguistico e culturale, missionario non nella piccola Galilea, ma nel cuore dell'impero romano e proteso alla conquista spirituale dei gentili, animato da un'incrollabile fede nel crocifisso risorto condivisa con i diversi gruppi di credenti del primo trentennio. AI Gesù evangelista del regno di Dio corrisponde il Paolo evangelista di Cristo morto, risuscitato e venturo. In una parola, l'annunciatore è diventato l'annunciato, come ha ben detto Bultmann. Il volume mette in parallelo il ritratto e l'annuncio dei due personaggi, dapprima attraverso il loro ambiente di vita, poi analizzando il loro pensiero. Un percorso storico che, nell'analisi accurata dei testi, si trasforma in un esemplare saggio di interpretazione.
INTRODUZIONE
Calcolata sui due millenni di presenza del movimento cristiano, la distanza cronologica tra Gesù di Nazaret e Paolo di Tarso appare minima. Il Nazareno, nato qualche anno prima di Cristo (!), è morto, si ritiene, nel 30 o nel 33. Pochi anni più giovane, l'apostolo ha finito i suoi giorni attorno al 60. Ma la distanza culturale, sociale e teologica è inversamente proporzionale alla vicinanza di tempo. Ora il confronto tra i due, che ha alle spalle più di un secolo e mezzo di studi e ricerche, ha registrato opinioni contrastanti: si va dagli estremi di totale continuità e completa discontinuità a soluzioni intermedie proposte sotto il segno evoluzionistico di una storica transizione dall'uno all'altro.
La lontananza più estrema è nota sotto la formula assai divulgata di Paolo «vero fondatore del cristianesimo». Una voce su tutte, l'ebreo Klausner: «Questo Saul è il vero fondatore del cristianesimo come nuova religione e come chiesa»,1 Altrettanto deciso Wrede: «Paolo si deve considerare il secondo fondatore del cristianesimo», lui che «rispetto al primo ha esercitato senz'altro l'influsso più forte non l'influsso migliore»; un giudizio così motivato: Paolo «ha fatto del cristianesimo una religione della redenzione». In particolare il confronto è stato condotto sull'immagine che Gesù ebbe e manifestò di sé e la figura divinizzata che Paolo ne tracciò nella sua riflessione. Bousset, autore della monumentale ricerca Kyrios Christos, all'inizio del secolo scorso sostenne che Paolo aveva fatto del Nazareno «un essere divino però un gradino sotto Dio [ ... ], un mezzo dio» (Halbgott). Anche Bultmann si è fatto paladino della tesi di una netta dissoci azione tra il pensiero di Paolo e la predicazione di Gesù: questa per l'apostolo «è irrilevante, almeno nell'essenziale».
Agli occhi di autori ebrei in particolare, se ultimamente il Nazareno è riconosciuto come «fratello» (Ben Chorin) o «un mio grande fratello» (M. Buber), e si può parlare di una sua felice «rimpatriata», Paolo appare un ebreo andato extra moenia, passato al campo dei gentili e al mondo della cultura greca, insomma un disertore: in lui «l'antica religione teocentrica del giudaismo viene sostituita da una confessione cristocentrica» (Klausner); ha abbandonato la fedeemunà per una fede-pistis di stampo dogmatico (M. Buber). Giudizi più passionali e meno fondati scorrono sotto la penna di uno studioso dei nostri giorni, H. Maccoby, autore di un libro il cui titolo è tutto un programma: The Mythmaker (Il creatore di miti): Paolo «era un mitologista, più che un teologo»; è «l'inventore del cristianesimo»; la sua teologia è il frutto del «più grande fantasista di tutti».
Sull'altra sponda sono numerosi anche gli studiosi che, a vario titolo, riconoscono l'esistenza di una sostanziale continuità tra i due. Già il famoso Harnack dichiarava in Essenza del cristianesimo: Paolo «fu colui che meglio comprese il maestro e ne continuò l'opera», e non temeva di affermare: «è il suo discepolo», capace di fame evolvere il vangelo traendolo fuori «dall'alveo dell'ebraismo», Anche Goguel, in aspra polemica con quanti vedevano in Paolo «il vero creatore del cristianesimo» o, peggio, «il falsificatore», sostiene che «è stato, in maniera originale ma tuttavia fedelissima, il discepolo di Gesù Cristo». Assai interessante il punto di vista di Jungel sviluppato con grande suggestione nel voluminoso Paolo e Gesù: c'è, dice «totale parentela della dottrina di Paolo con quella di Gesù», perché concordano pienamente nell'annunciare «la vicinanza di Dio alla storia».
In ogni modo, un po' tutti riconoscono l'apporto positivo dell'apostolo che ha saputo dare all'orizzonte di Gesù un'apertura universalistica. Ma non mancano suoi tenaci detrattori, di cui il più famoso è senz'altro Nietzsche in L'anticristo: «Il "vangelo" morì sulla croce. Ciò che a cominciare da quel momento è chiamato "vangelo" era già l'antitesi di quel che lui aveva vissuto: una "cattiva novella", un Dysangelium [ ... ]. Alla "buona novella" seguì immediatamente la peggiore tra tutte: quella di Paolo. In Paolo si incarna il tipo antitetico alla "buona novella", il genio dell'odio, nella visione dell'odio, nella spietata logica dell'odio. Che cosa non ha sacrificato all'odio questo disangelista?».
In pratica sono state proposte tutte le possibili soluzioni del problema, riassumi bili nelle formule coordinativa e disgiuntiva: «e Gesù e Paolo», «o Gesù o Paolo», secondo che sono valutati su una linea continua di passaggio naturale dall'uno all'altro, oppure come poli contrapposti tra i quali scegliere, e in passato di regola la preferenza si è espressa in questi termini sbrigativi: «via da Paolo e andiamo a Gesù», via dal dogma dell'apostolo e ritorno alla calda e semplice religione del Nazareno. Negli ultimi decenni lo sguardo degli studiosi appare però puntato a segnalare somiglianze e, insieme, diversità, facendo un consuntivo dei punti di contatto e degli aspetti di lontananza. Il confronto comunque resta fissato non sulle due personalità religiose, come invece aveva fatto, voce isolata, Windisch, bensì sulla loro prospettiva colta nei suoi aspetti fondamentali, caratterizzanti.
Devo però constatare che ultimamente non sono stati né molti né approfonditi gli studi dedicati a tale confronto. Ora le numerose ricerche storiche di questi anni su Gesù e la New Perspective della teologia di Paolo, che ha preso avvio poco più di un ventennio fa, giustificano un nuovo tentativo: presentare un bilancio dei legami che li uniscono e delle diversità che li separano. L'approccio è rigorosamente storico, come dice anche il sottotitolo, dunque studio critico delle fonti antiche, per Gesù in primis le testimonianze evangeliche canoniche e apocrife, per Paolo le sue lettere autentiche, ma anche ascolto attento delle voci giudaiche e greco-romane di quel tempo lontano che ci fanno conoscere il mondo in cui essi hanno vissuto, senza disdegnare la ricca letteratura secondaria degli studiosi moderni che in vario modo hanno contribuito a questa mia ricerca, per questo citati in calce come segno di riconoscimento del debito contratto. Il presente contributo ha carattere sintetico; per questo qui e lì rimando il lettore ai miei precedenti studi (Gesù ebreo di Galilea, La teologia di Paolo e Il pensare dell'apostolo Paolo) dove è possibile trovare, nei singoli aspetti, notazioni più diffuse.
Infine vorrei precisare, se ce ne fosse bisogno, che in realtà un confronto storico «Gesù e Paolo» si traduce nel confronto tra una «nostra» immagine di Gesù e una «nostra» interpretazione di Paolo e del suo pensiero, l'una e l'altra criticamente vagliate sulla base delle testimonianze. Si sa che la soggettività dello storico non può essere messa tra parentesi e il suo peso si avverte in particolare quando, al di là di singole particolarità, propone una valutazione globale dei due termini a confronto e del loro rapporto: il vaglio delle fonti storiche è operazione «costruttiva», non «ricostruttiva». Dunque nessuna pretesa di supposta, ma impossibile, obiettività di natura positivistica, bensì una lettura, argomentata e motivata, di due presenze straordinarie della storia cristiana, non isolate però, bensì stelle lucenti di particolare splendore in una ricca costellazione. D'altra parte la ricerca storica afferma la sua autonomia di fronte ad altre forme di conoscenza di tipo ideologico, siano esse di carattere religioso o anche filosofico. Correttezza vuole che tutte si mantengano rigorosamente nel proprio ambito.
NOTA
1 Gli esatti riferimenti sono indicati all'interno dell'opera, soprattutto al capitolo I.
INDICE
INTRODUZIONE
ABBREVIAZIONI DI RIVISTE, ENCICLOPEDIE E COLLEZIONI
FONTI: EDIZIONI E TRADUZIONI
Capitolo 1
PROBLEMA DEI TEMPI MODERNI
1. LA PRIMA STAGIONE DELLA RICERCA (1831-1920)
2. I DECENNI 1920-1960
3. LA QUESTIONE VISTA CON GLI OCCHI DI STUDIOSI EBREI
4. GLI ULTIMI SVILUPPI
Capitolo 2
DISLOCAZIONE: DA UN MONDO A UN ALTRO
1. DISLOCAZIONE GEOGRAFICA: IL PAESANO GESÙ E IL METROPOLITANO PAOLO
2. DISLOCAZIONE DI LINGUA E DI LINGUAGGIO
3. DISLOCAZIONE SOCIO-RELIGIOSA E POLITICA
Capitolo 3
TRANSIZIONE DA GESÙ A PAOLO
1. STORIA DELLA RICERCA
2. IL QUADRO ODIERNO
2.1. Forme del movimento cristiano in Galilea
2.2. Le comunità cristiane di Gerusalemme
2.3. La comunità mista di Antiochia
Capitolo 4
DUE GRANDI CONVERTITI, DUE STRAORDINARI VISIONARI
1. «VEDEVO IL SATANA CHE CADEVA COME FOLGORE DAL CIELO»
2. «NON HO FORSE AVUTO LA VISIONE DI GESÙ, IL SIGNORE NOSTRO?»
2.1. Il Paolo precristiano
2.2. Il nuovo inizio
Capitolo 5
TEMPO E MONDO
1. «COME MAI NON SAPETE VALUTARE QUESTO TEMPO?»
1.1. L'oggi tempo di grazia
1.2. La prospettiva del domani ultimo
2. L'ORIENTAMENTO DI PAOLO
2.1. L'evento atteso è accaduto
2.2. La condizione presente
2.3. L'attesa del futuro
3. GESÙ E PAOLO: UN CONFRONTO
Capitolo 6
DIVINIZZAZIONE DI GESÙ
1. LE ATTESE GIUDAICHE DEL TEMPO DI GESÙ
2. LA RETICENZA DI GESÙ
3. GESÙ HA MOSTRATO INDIRETTAMENTE COSCIENZA MESSIANICA?
4. NONCURANZA DI PAOLO PER LA BIOGRAFIA DI GESÙ
5. «UN UOMO», «L'UOMO»
6. «IL SIGNORE»
7. «IL FIGLIO DI DIO»
8. CRISTOLOGIA FUNZIONALE
9. IL CRISTO DIVINIZZATO DI PAOLO
Capitolo 7
IL DIO DI GESÙ CRISTO
1. LE IMMAGINI DIVINE DI GESÙ
1.1. Deus adveniens, l'immagine regale
1.2. Deus praesens: l'immagine paterna
1.3. Figure convergenti e originali
2. «TEOLOGIA» DI PAOLO
2.1. Il risuscitatore del Crocifisso
2.2. Dio giusto e giustificante per fede
2.3. Dio promettente e fedele
2.4. «L'anima del monoteismo» di Paolo
Capitolo 8
«GESÙ ANNUNCIAVA IL REGNO ED È VENUTA LA CHlESA»
1. «I DODICI», SIMBOLO POLITICO
2. I SEGUACI DI GESÙ, UN GRUPPO ASOClALE
3. LE COMUNITÀ DI PAOLO
3.1. L'ekklesia
3.2. Corpo di Cristo
3.3. Fraternità
3.4. Solidarietà (koinònia e synergeia)
Capitolo 9
DISCORSO DELLA MONTAGNA, LIBERTÀ DELLO SPIRITO
1. GESÙ MAESTRO DI VITA
2. RADlCALlSMO MORALE
3. INTERPRETAZIONE OCCASIONALE DELLA LEGGE MOSAICA
3.1. Il sabato per l'uomo
3.2. Il tabù dell'impuro
3.3. «È stato detto, ma io vi dico»
3.4. Il divorzio equiparato all'adulterio
4. SGUARDO D'INSIEME
5. PAOLO, TEOLOGO DELLA GRAZIA
5.1. «Etica» della libertà
5.2. Etica della grazia, non del comandamento
5.3. Agiti dallo spirito
5.4. Pedagogia
Capitolo 10
FEDELTÀ EBRAICA
1. GESÙ PROFETA DEL POPOLO D'IsRAELE
2. PAOLO APOSTOLO DEI GENTILl PER ISRAELE
2.1. Diserzione dal mosaismo
2.2. Affermazione dell'identità abramica
2.3. La salvezza di «tutto l'Israele»
CONCLUSIONE
INDICE DELLE FONTI
INDICE DEI NOMI
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