GIGANTI - Le prove storiche di un'antica esistenza in sardegna e nel mondo
RETROCOPERTINA
Secondo la teoria evolutiva sostenuta dalla comunità scientifica internazionale e dal mondo accademico, l'Uomo avrebbe acquisito una maggiore altezza a seguito di una lenta evoluzione durata migliaia di anni. Numerose evidenze dimostrano tuttavia che, in un passato ormai remoto, uomini di dimensioni superiori a quelle attuali hanno vissuto sul nostro pianeta interagendo perfino con gli altri esseri umani.
Per la prima volta viene presentata in ambito europeo una ricerca storica completa che raccoglie le testimonianze sull'esistenza dei "Giganti". L'autore, avvalendosi di uno stile chiaro e facilmente accessibile, cerca di far luce su un tassello dimenticato della Storia dell'Umanità, proponendo una versione storica in netto contrasto con la teorie ufficiali sostenute dall'Establishment scientifico.
PREFAZIONE
Secondo la Teoria dell'Evoluzione biologica della specie umana, appoggiata dal mondo accademico e dalla comunità scientifica internazionale, l'Uomo si sarebbe evoluto da un ominide di piccole dimensioni simile alla scimmia, aumentando la propria statura fisica lungo il corso di un processo durato millenni. Sebbene non vi siano mai state prove inequivocabili della validità di questa ipotesi, essa è stata assunta come verità storica assodata e viene tuttora insegnata nelle scuole. Numerose evidenze storiche paiono invece suggerire che in un passato ormai remoto siano vissuti uomini di dimensioni straordinarie, di molto superiori a quelle attuali. Questi uomini, descritti da molteplici fonti scritte e orali provenienti da tutto il mondo, avrebbero interagito per un periodo con gli esseri umani di normale altezza.
Il presente lavoro si prefigge di dimostrare come l'esistenza dei Giganti sia documentata da numerosissime fonti antiche e moderne, imponendosi come autentica realtà storica. Le tante notizie sui ritrovamenti di Giganti non possono al giorno d'oggi più essere ignorate, ma la dimostrazione di loro esistenza in un passato assai remoto confuterebbe le teorie sull'evoluzione e la Preistoria dell'Uomo, stravolgendo le Scienze Antropologiche e causando serie ripercussioni sull' Archeologia, la Storia e molte altre branche della conoscenza ufficiale.
Lo studio delle antiche cronache mette in luce una Storia assai diversa rispetto a quella diffusa e insegnata in tempi moderni, e meraviglia che la cultura odierna ignori buona parte delle antiche testimonianze. Questa ricerca pone in evidenza la necessità di riscrivere la storia delle origini dell'Uomo con maggiore rispetto verso le tradizioni millenarie, patrimonio inestimabile quanto le moderne teorie e scoperte. Mi rendo perfettamente conto di quanto sia ambizioso, nella fatti specie, lo scopo di un libro che esce così tanto dal coro dell'ufficialità; non ci sarà pertanto da meravigliarsi se verrà criticato e discusso dagli attuali rappresentanti del mondo accademico: è stato il prezzo da pagare, da sempre, ogni qual volta si è trattato di riaffermare una scomoda verità.
Alcuni sosterranno che quella dei Giganti è solo una leggenda, ma la quantità di testimonianze sulla loro remota esistenza è talmente imponente da imporla come verità storica. Le cronache ci giungono dal passato attraverso i testi sacri delle principali religioni, le antiche civiltà, gli autorevoli storici e gli autori classici mentre quelle del presente provengono da testimoni oculari viventi che affermano di avere visto i corpi o parte di essi. Tutti pazzi o bugiardi? Sarà molto difficile per chiunque far passare tutti per visionari.
Altri affermeranno che sono stati tutti fenomeni di gigantismo patologico, ma tutte le testimonianze che abbiamo raccolto non parlano in nessun caso di malattia, mentre si fa addirittura riferimento a interi popoli composti da Giganti. È indubbio che esistano forme patologiche di gigantismo, ma sono assai rare: più diffuse sono invece le ben più gravi forme di nanismo mentale, che impediscono a molti di accettare la verità dei fatti.
Dopo diversi anni di studio e ricerca, mi sono reso conto che la quantità di documenti sui Giganti era tale da giustificare una pubblicazione volta a raccoglierli e divulgarli, in modo tale da rendere possibile una loro analisi comparata. Il fatto che le molte testimonianze siano derivate da autori distanti nel tempo, nello spazio e nelle finalità, ritengo sia una riprova della loro validità storica.
Benché abbia cercato di realizzare una ricerca a 3600 al fine di reperire quante più prove possibili da tutto il mondo, ho dovuto soffermarmi in maniera particolare sulla Sardegna, in cui le tracce dei Giganti paiono essere - limitatamente all'area mediterranea - più abbondanti che altrove. Molti sardi affermano di aver visto i loro corpi e io stesso ho avuto occasione di parlarci e convincermi della loro sincerità. Se valutassimo le loro deposizioni isolatamente la loro credibilità verrebbe probabilmente messa in dubbio, ma se le confrontiamo con testimonianze analoghe rilasciate da personaggi illustri del nostro passato, l'intera questione assume tutta un'altra attendibilità. Questo fatto mi ha convinto dell'urgenza di colmare la lacuna costituita dalla mancanza di una ricerca storica adeguata.
Ritengo che l'argomento in esame sia degno del massimo interesse, non solo per via dell' enorme fascino che esercita, ma soprattutto per la notevole importanza storica, scientifica, antropologica e archeologica che esso riveste nella prospettiva di far luce sui punti oscuri della Storia dell'Uomo. Gli storici e gli archeologi si sono rivelati incapaci di fare le dovute ricerche su tali misteri, radicati come sono su idee preconcette che hanno avuto l'unico scopo di provocare una vera e propria "imbalsamazione" dell'indagine storica. Per dirla con le efficaci parole di Peter Kolosimo, "la colpa è dei faraoni dell'archeologia che dormono i loro sonni senza sogni nei sarcofaghi delle scuole, dei musei, degli uffici, mentre la ricerca prosegue ad opera di gruppi non fasciati di ufficialità, che si muovono come avventurieri della scienza senza poter sperare in appoggi, in riconoscimenti, neppure in un cenno d'incoraggiamento".
L'autore
INTRODUZIONE
C'è luce abbastanza per quelli che non desiderano che di vedere, e oscurità abbastanza per quanti hanno una disposizione contraria.
B. Pascal
L'Uomo moderno ha cercato in tutti i modi di conoscere le proprie origini e la Storia è ricca di personaggi che hanno dato un contributo a questa causa. Scienza e religione hanno tentato di soddisfare i quesiti sull' origine dell'Uomo e della vita, e si ritiene comunemente che la prima sia fondata su verità inappuntabili e dimostrabili mentre la seconda si basi su credenze che appartengono alla sfera dell'irrazionale.
Un serio e obiettivo ricercatore non potrà tuttavia mancare di osservare come la cosiddetta Scienza abbia liquidato questioni di tale importanza con supposizioni, come quella di Darwin e del Big Bang, le quali vengono insegnate nelle scuole e spacciate per verità almeno sino a quando una teoria migliore non sarà in grado di sostituire la precedente.
Quando Charles Darwin pubblicò la sua Origine delle Specie, nel 1859, la tesi evoluzionista da lui ipotizzata era incompleta e presentava degli anelli mancanti che lui sperava si sarebbero trovati, prima o poi, per confermarne la validità. Egli non fu mai completamente convinto della sua idea e, quando nel 1872 fu pubblicata l'ultima edizione dell' opera, nutriva ancora molti dubbi. Sebbene sino ad oggi gli anelli mancanti non siano stati trovati, la sua teoria gode d'ampi consensi e suscita notevole influenza nell'intero mondo accademico.
Il prof. Corrado Malanga, docente di chimica all'Università di Pisa noto in tutto il mondo, scrive: "Le incertezze sulla vera evoluzione umana sembrano non comparire minimamente nei testi canonici usati all'Università, dove si tenta, sempre più disperatamente, di convincere lo studente che tutto è sotto il controllo della "scienza". La spudoratezza della scienza moderna, che si esprime attraverso i suoi oracoli (i docenti universitari), sembra non aver limiti.»1
In realtà, scienziati ed archeologi hanno sempre trovato oggetti anacronistici che rivelano la comparsa di una civiltà evoluta assai prima rispetto ai tempi da loro indicati, ma tali reperti, chiamati ooparts (out of piace artifacts, ossia al di fuori d'ogni logica e convenzionale collocazione), sono stati rifiutati e nascosti con l'oscurantismo di una Chiesa medioevale. Storia, Scienza ed Archeologia ufficiali sono assimila bili sotto quest'aspetto a veri e propri credo cui gli adepti aderiscono in maniera dogmatica e assolutistica, ridicolizzando o peggio nascondendo qualunque scoperta "scomoda" in quanto capace di compromettere la teoria dominante. Tali dottrine, oggi spacciate per verità assolute, anziché contribuire a svelare le origini dell'Umanità le hanno celate. Non a caso, l'astronomo Fred Hoyle ebbe modo di affermare che gli scienziati «devono riconoscersi per ciò che sono, sacerdoti di una religione non molto popolare», mentre il premio Nobel per la Fisica Max Planck osservò che «una nuova teoria scientifica non trionfa mai perché riesce a convincere i suoi avversari e li illumina, ma piuttosto perché i suoi avversari muoiono per vecchiaia e cresce una nuova generazione che ha familiarità con quella teoria».
La maggior parte delle persone che ha fede nella Scienza ritiene che essa sia sempre sostenuta da prove obiettive, nonché da un metodo rigoroso che ha l'unico scopo di rivelare la verità dei fatti. Peccato che numerose evidenze dimostrino il contrario. Per fare un solo esempio, gli scienziati hanno avuto molte prove a sostegno del fatto che l'uomo sia comparso assai prima rispetto alle datazioni ufficiali e il libro Archeologia proibita: la storia segreta della razza umana di Michael A. Cremo e Richard Thompson illustra moltissimi casi di tracce e resti umani in strati geologici vecchi di milioni di anni, risalenti a un tempo in cui l'Uomo, secondo le scienze ufficiali, non sarebbe dovuto esistere. Gli autori di questa pubblicazione, divenuta un vero e proprio bestseller, hanno documentato il fatto che gli scienziati, di fronte a prove dello stesso identico valore, hanno privilegiato quelle a sostegno di una certa loro versione preconcetta delle origini dell'Uomo, tralasciando arbitrariamente tutte le altre. I dati forniti da Cremo e Thompson consentono di farsi un'idea ben precisa del monopolio assoluto delle verità operato dalla Scienza. Michael Cremo ebbe a scrivere a riguardo:
A questo punto ci si chiederà per quale ragione, se i dati da noi raccolti e divulgati mostrano quanto detto, non se ne senta allora parlare. La ragione di ciò è dovuta a un inevitabile e pressoché naturale processo di "filtraggio della conoscenza" da parte del moderno mondo scientifico, ieri come oggi. In altri termini, è come se il mondo accademico, da sempre e per definizione istituzionale e conservatore, costituisse un vero e proprio "filtro" per le idee e le scoperte scientifiche nuove. Nella misura in cui si conformi a tale "filtro", che risulta necessariamente e "fisiologicamente" formato da concetti "fissi" e "tradizionali", qualsiasi nuovo elemento è destinato a "passare" con maggiore o minore rapidità senza eccessivi problemi, e verrà così facilmente inserito in libri di testo, discusso dagli scienziati ed esibito nei musei. Ma se un dato non si adatta al "filtro" con tutto il suo contesto di idee fisse, esso verrà allora per forza di cose contrastato, rigettato, dimenticato, ignorato e magari perfino soppresso a bella posta. E non lo vedrete mai menzionato in testi accademici, oggetto di conferenze o dibattiti a livello scientifico e tanto meno inserito nel patrimonio museale (anche se potrebbe rimanervi sepolto e ignorato nei magazzini con i tanti "pezzi" non destinati ad essere esibiti in quanto dichiarati "di minore importanza" e di cui nessuno sa né saprà così mai nulla). In campo archeologico, tale particolare processo di "filtraggio della conoscenza" sta andando avanti in questi termini da almeno 150 anni, come anche solo pochi esempi varranno a dimostrare.2
L'autore si esprime in merito alla teoria darwiniana sostenendone la totale falsità, soprattutto basandosi su ritrovamenti di esseri simili a noi apparsi tra 100.000 e 2 miliardi di anni fa. Egli cita anche i Veda, antiche scritture appartenenti a una tradizione millenaria, osservando come le prove da lui presentate siano assolutamente coerenti con tali testi, per buona pace di un Establishment scientifico conservatore ed oscurantista, timoroso di perdere le certezze su cui si basa il proprio potere accademico. In tale contesto, ribadisce l'importanza della Tradizione: «Non sarà mai tardi quando gli scienziati della nostra epoca, dominati da un'arroganza antiscientifica, comprenderanno che la Tradizione, probabile eredità di conquiste scientifiche acquisite in un passato senza ricordo, va considerata con maggiore rispetto ed attenzione ...».
Garret Hardin, professore emerito di Biologia presso l'Università di Santa Barbara in California, notò che chi mette in dubbio la teoria di Darwin «attira automaticamente su di sé lo sguardo sospettoso degli psichiatri», mentre il filosofo e critico culturale William Irving Thompson scrisse nel suo libro Appunti sul pianeta Terra: «Come una volta chiunque criticasse il potere del clero rischiava la dannazione, oggi chiunque critichi la Scienza rischia a sua volta di essere accusato di irrazionalismo e d'insania».
Quanto è stato affermato sinora riguardo alla Scienza, è valido parimenti per la Storia ed è triste constatare come anch'essa non sia una materia di studio obiettiva, sostenuta dall'unico proposito di documentare la verità, ma risenta invece di propositi ideologici della cultura dominante. È noto che, ad esempio, nel caso in cui vi siano dei Paesi coinvolti in un conflitto, la Storia venga scritta dai vincitori e mai dai vinti. Similmente, gli storici ufficiali, nel compilare i testi che attualmente vengono studiati nelle scuole, hanno preso in considerazione solo ciò che faceva loro comodo, ignorando tutto il resto.
L'archeologia, il cui obiettivo è lo studio delle antiche civiltà, dovrebbe essere una materia di studio atta a fornire documenti materiali per quei periodi non sufficientemente illuminati dalle fonti scritte; ma poiché la storia non è obiettiva, anche l'archeologia risente dello stesso problema e gli archeologi mostrano solo quel che rientra in un disegno storico precostituito, rigettando tutto ciò che vi si oppone. Non trattandosi di una scienza perfetta come la matematica, in cui tutto è governato da leggi inflessibili, l'attività degli archeologi dovrebbe essere paragonabile a quella di investigatori che cercano sempre nuove prove. Eppure, anziché mantenere una continua capacità d'aggiornamento, si sclerotizzano su idee preconcette.
Una tendenza che appare con sempre maggiore evidenza nei tempi odierni, anche a causa di studiosi apparentemente meno ortodossi, è quella di interpretare arbitrariamente le testimonianze degli antichi attribuendo loro un significato simbolico: tutto ciò che non può essere compreso e spiegato con l'attuale conoscenza viene rifiutato e fatto passare per fantasia. Questa forma mentis affonda le sue radici nell' llluminismo, momento storico e culturale in cui la Tradizione è stata sminuita in luogo della ragione quale unico strumento capace di dare risposta ai quesiti dell'Uomo. Leggendo le antiche cronache possiamo osservare come gli storici scrivessero sempre nel rispetto delle notizie tramandate dai predecessori, mentre dal Settecento in poi è avvenuta un'interruzione nel passaggio di questa conoscenza da una generazione all' altra. Il problema è che molte delle testimonianze ricorrenti nelle opere del passato possono rivelare fatti realmente accaduti e, rifiutandole solo perché apparentemente paiono inspiegabili, si pongono pesanti limiti all'indagine storica.
L'esempio che fa al caso nostro è costituito dai molti passaggi contenuti nella Bibbia nei quali si narra di un tempo in cui la Terra era abitata da uomini molto alti. Denis Saurat, autore de L'Atlantide e il regno dei giganti, osserva acutamente che le notizie bibliche relative ai Giganti «... hanno tutte le caratteristiche di citazioni, di episodi storici autentici. Esse, infatti, sono precise e concrete; non sono necessarie alla tesi storica o mitologica; non provano nulla; si presentano come fatti; sono inserite in capitoli con i quali non hanno quasi nessun riferimento, e se venissero soppresse nulla sarebbe perso della narrazione; sono brevissime, gettate a casaccio, senza importanza particolare; provengono da redattori diversissimi nel tempo e nello spazio e spesso senza relazione fra loro». In effetti, non vi era alcun bisogno di parlare dei Giganti per suffragare la dottrina e se gli episodi sui Giganti non fossero stati reali, essendo questi ultimi in stretta connessione con la storia del popolo ebraico, non vi sarebbe stata alcuna ragione di inserirli nella narrazione.
Come avremo modo di vedere più avanti, la Bibbia non è l'unico testo antico a trattare l'argomento. Il fatto che esso sia ricorrente in differenti fonti scritte sacre e profane, opere d'autori di diversa provenienza, è una conferma della sua attendibilità storica e dunque è necessario valutare le antiche storie conferendo loro il giusto peso e valore, senza credulità o faciloneria ma anche con una buona dose di rispetto.
Prima di passare all'esposizione sistematica di tutte le testimonianze sull' esistenza dei Giganti nel passato, vista la singolarità dell' argomento che ci accingiamo a sviluppare, ci
sembra opportuno fare una premessa che possa sollevare il lettore dalle anguste limitazioni imposte da Scienza e Storia canoniche, sia allo scopo di collocare gli eventi nel giusto contesto storico, sia a quello di proporre una possibile spiegazione e chiave di lettura del fenomeno.
NOTE
1. Tratto da uno studio del professore intitolato l Giganti: mito del passato, realtà del presente, pubblicato su internet nel 2004.
2. Quello che la Scienza preferisce ignorare. Scoperte, tradizione, establishment accademico, articolo di Cremo pubblicato nel 2002 dalla rivista Archeomisteri.
INDICE
Nota dell'Editore
Prefazione
Introduzione
La nascita della civiltà
Il calcolo del tempo
Il Diluvio universale
Costruzioni megalitiche: antiche vestigia dei Giganti
Le tradizioni religiose
Le testimonianze degli autori classici
I Giganti nel mondo: opinioni, tradizioni antiche e scoperte
I Giganti in Italia e in Sardegna: testimonianze e ritrovamenti
Conclusioni
Bibliografia
- IN NOME DI DIO - La morte di Papa Luciani
- VOL. X - STORIA CRIMINALE DEL CRISTIANESIMO: Il XVIII secolo e uno sguardo sul periodo successivo
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