LA TERRA - Storia delle origini
RETROCOPERTINA
Sulle origini della terra si contrappongono, fondamentalmente,due teorie: evoluzionismo e creazioni, con lo rispettive sfumature. Scopriamo con sorpresa che un elemento fondamentale le unisce: la fede. Fede in un Essere trascendente, il Dio creatore, o fede nella scienza che non può comunque spiegare tutto e molte volte fonda i suoi principi su presunti assiomi.
Il credente deve saper utilizzare e beneficiare dei dati della scienza e l'ateo deve con umiltà tentare di colmare le sue lacune riferendosi all'indimostrabile
PREFAZIONE
La storia dell'umanità ha conosciuto in questi ultimi due secoli uno sviluppo senza precedenti ed è stata raccolta una quantità straordinaria di informazioni. Ma ecco presentarsi nuovi problemi proprio per la diversità e la complessità dei dati disponibili.
Se l'uomo desidera pervenire alla verità, soprattutto per quanto riguarda i grandi interrogativi delle sue origini, del suo ruolo e del suo destino deve rendersi conto dei problemi metodologici, essere cosciente dei limiti dei propri punti di vista e rinunciare ad avere una fiducia cieca e assoluta in quelli che sono i parametri, che con il presunto carisma della scientificità, sono stati comunemente accettati dalla massa.
Il testo che vi presentiamo non potrà esaurire i tanti interrogativi ma fornirà, a credenti e non, gli elementi per valutare in modo meno approssimativo i dati che potenzialmente sono a nostra disposizione.
Sulle origini della terra si contrappongono, fondamentalmente, due teorie: evoluzionismo e creazionismo, con le rispettive sfumature. Scopriamo con sorpresa che un elemento fondamentale le unisce: la fede.
Fede in un Essere trascendente, il Dio creatore, o fede nella scienza che non può comunque spiegare tutto e molte volte fonda i suoi principi su presunti assiomi.
Il credente deve saper utilizzare e beneficiare dei dati della scienza e l'ateo deve con umiltà tentare di colmare le sue lacune riferendosi all'ìndìmostrabìle.
Paul Davis, professore di fisica teorica e ricercatore in Inghilterra, che non dichiara di aderire a nessuna religione, conclude il suo libro La mente di Dio, con queste parole: «Non posso credere che la nostra presenza in questo universo sia solo un gioco del fato, un accidente della storia, una battuta casuale del grande dramma cosmico. Il nostro coinvolgimento è troppo intimo: la specie fisica Homo può anche non contare nulla, ma l'esistenza del- la mente in un organismo di un pianeta dell'universo è sicuramente un fatto d'importanza fondamentale. L'universo ha generato, attraverso degli essere coscienti, la consapevolezza di sé: non può essere un dettaglio banale, un sottoprodotto secondario di forze cieche e senza scopo. La nostra esistenza è stata voluta».
Auspichiamo una scienza sempre più aperta al trascendente e una fede che si consolidi e si sviluppi anche grazie alla ricerca scientifica.
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Capitolo 1
FEDE E SCIENZA A CONFRONTO
Scienza e religione: agli occhi di molti contemporanei, sono due ambiti distinti, inconciliabili. Per secoli, in Europa, la religione ha tormentato e oppresso gli uomini di scienza, in particolare nei paesi di tradizione cattolica. Galileo Galilei rimane il simbolo di questa arroganza del potere.
Non c'è da stupirsi che ora alcuni scienziati si «vendichino» un po', screditando a loro volta teologi e uomini di fede. Si tratta di un atto di giustizia storica! Ma è veramente corretto? Oggi il conflitto scienza-religione deve manifestarsi ancora come in passato? Quali sono le radici di questo contrasto?
Intolleranza e pregiudizio
Prima di tutto è semplicemente una conseguenza dellassolutìsmo e del dogmatismo che si nasconde in ogni essere umano. Una forma dell'intolleranza che deriva dal grande orgoglio degli uomini (esponenti della scienza o della religione) quando pretendono di detenere il monopolio della verità; quando si attribuiscono il diritto esclusivo di giudicare in anticipo una causa, di conoscere il risultato di una ricerca prima ancora di intraprenderla. Questo, purtroppo, è stato l'atteggiamento quasi costante della chiesa, che ha espresso il suo immobilismo dogmatico e conservatore fino all'inizio del XX secolo.
Il regno del dogmatico
All'origine di questa concezione, dispo- tica e riduttiva, c'è una motivazione puerile e per certi versi divertente - se non avesse creato un vero e proprio dramma - che si potrebbe definire così: poiché Dio è superiore all'uomo, la «scienza di Dio» (la teologia) si eleva al di sopra delle «scienze dell'uomo».
Dal momento che la verità è una e Dio è uno, si impone questa conclusione: il teologo domina tutti gli altri uomini di scienza poiché può accedere direttamente alla fonte stessa di ogni verità. Gli altri vi arrivano soltanto per vie traverse, tramite delle creature, che sono solo riflessi deformati di Dio. Il teologo è illuminato dalla luce rivelatrice, mentre gli uomini brancolano nell'oscurità alla ricerca di una verità confusa, velata, quasi inafferrabile.
Questa era la filosofia che si adattava all'atteggiamento dogmatico dei teologi. È inutile insistere sul vizio del ragionamento e sulla rigidità del sistema. Del resto, ponendosi su questo stesso terreno, è possibile che il teologo sia all'altezza di comprendere tutto? È vero che Dio vuole rivelargli tutto? In altri termini la Bibbia, fondamento di tutte le religioni cristiane e documento della rivelazione, sarebbe contemporaneamente un manuale di dogmatica, storia, geografia e scienze naturali? Lo si è creduto per molto tempo, ed è per questo che invece di esaminare la natura, di dedicarsi a una ricerca approfondita, minuziosa, penosa e ... incerta, è sembrato più semplice aprire la Bibbia e interrogarla.
La terra gira intorno al sole, come affermava Galileo? No, rispondeva la chiesa, perché il salmista ispirato ha detto: «Hai fissato la terra su solide basi, nulla ormai potrà smuoverla nel tempo» (Salmi 104:5).
Sulla base dell'infallibilità biblica, il dogmatico concludeva che la terra doveva essere fissa. È concepibile che il nostro pianeta, in cui vive l'uomo, possa «volgarmente» girare intorno al sole, la cui sola ragione di esistere consiste nell'illuminare la terra? L'esempio che abbiamo appena ricordato ci permetterà di dimostrare chiaramente, sebbene in modo sommario, i tre errori fondamentali che sono alla base di questo falso contrasto fra Bibbia e scienza.
1. Ignoranza dei generi letterari. Pur concordando sul fatto che l'autore biblico sia ispirato da Dio e parli a suo nome, non risulta comunque che le sue parole siano sempre esplicative. Esse infatti non pretendono sempre - e neanche spesso - di fornire una descrizione obiettiva della realtà.
È chiaro, ad esempio, che quando Dio ricorda a Giobbe i misteri insondabili della creazione per richiamarlo all'umiltà, egli non usa il linguaggio scientifico. Non pretende di dare una descrizione oggettiva dell'ippopotamo quando dice che «ha le ossa forti come il bronzo, e sembrano sbarre di ferro» (Gìobbe 40:18).
Ugualmente sarebbe insensato considerare reale la descrizione del coccodrillo, del quale Dio ci dice che «sprizza fiamme di fuoco dal naso, ha gli occhi rossi come l'aurora ... Il suo fiato dà fuoco ai carboni, fiamme escono dalla sua bocca ... Quando si tuffa nell'acqua, la fa ribollire come in una pentola, come 1'olio in un tegame» (41:10,13,23).
È chiaro che non era intenzione del poeta ispirato informarci sulla fisiologia di un animale. Sarebbe dunque totalmente assurdo trarre da questo testo informazioni di carattere scientifico. Sarebbe comunque altrettanto sciocco non considerare l'insegnamento morale che questo poema vuole trasmetterci: «Cosa sei tu, uomo, per contendere con Dio? Tu sei solo una delle mie creature, e neanche la più forte.
Pretenderesti di comprendere tutto? Ti considereresti tu come Dio stesso? Osserva il coccodrillo di quanto la sua forza supera la tua! Sei forse tu che dirigi l'universo? "Se il falco vola e spiega le ali verso il sud, è forse per la tua intelligenza? Hai ordinato tu all'avvoltoio di volare in alto e di farsi il nido lassù? .. C'è ancora qualcuno che vuole fare discussioni con me, l'Onnipotente? Chi vuole mettersi contro di me, mi risponda" (cfr. 39:26,27; 40:2)».
Questa è la domanda di Dio a Giobbe che, convinto della sua nullità davanti al Creatore, alla fine si umilia ed esclama: «lo so che puoi tutto. Niente ti è impossibile. Tu avevi chiesto: "Chi è costui che nel- la sua ignoranza mette in dubbio le mie decisioni?". È vero, ho parlato di cose che non capivo, di cose al di sopra di me, che non conoscevo» (42:2,3).
L'obiettivo di Dio non è quello di presentare a Giobbe delle nozioni scientifiche, ma di trasmettergli un insegnamento morale. E questo insegnamento conserva ancora oggi tutto il suo valore. Sarebbe sciocco non tenerne conto, con il pretesto che è espresso poeticamente, quando è proprio per illustrarlo meglio e farlo penetrare in noi che l'autore ispirato ha scelto il genere poetico.
2. Confusione di ambiti. I generi letterari utilizzati dagli autori biblici si distinguevano male perché non si era abbastanza aperti alla nozione di verità multiforme e pluralità degli ambiti. Colui che, per esprimere il proprio amore alla sua innamorata, si abbandonasse alla descrizione esatta e «obiettiva» delle sue reazioni fisico-chimiche, rischierebbe di girare intorno alla questione e arenarsi lontano dall'amata. L'esattezza scientifica obiettiva è una necessità delle scienze descrittive. Essa, invece, non è né necessaria né utile nel mondo dei sentimenti e dei rapporti fra gli esseri umani.
È precisamente in questo ambito che generalmente si situa il linguaggio. Solitamente la Bibbia non descrive, ma interpella. Essa non disseziona, ma ordina. Non ci presenta nozioni scientifiche, ma insegnamenti morali. C'è dunque un grave pericolo, che è quello di fare della Bibbia ciò che non è, non solamente nella forma come abbiamo visto prima, ma anche nella sostanza. Rischiamo cioè di farne una fonte di insegnamenti storici o scientifici prima di considerarla il grande libro che ci rivela Dio.
Ma esiste anche il pericolo inverso, quello cioè di trascurare !'insegnamento fondamentale della Bibbia che è strettamente esistenziale, poiché riguarda l'etica, il rapporto fra l'uomo e Dio, il destino dell'uomo, ecc. Ed è precisamente questo insegnamento esistenziale il contenuto del messaggio degli autori biblici; il resto è soltanto forma.
3. La pretesa dell'infallibilità. Pretendere di dedurre da un testo biblico, per di più poetico, che la terra è immobile al centro dell'universo, significava confondere i generi letterari e gli ambiti. Significava anche considerarsi infallibili. Pretendere categoricamente che la propria comprensione del messaggio biblico, anche nella forma a esso corre lata, fosse senza errori, rappresentava da parte dell'uomo una forma di orgoglio, indizio di una stupidità infinita. Nel passato, molto spesso, si è confusa l'autorità del messaggio biblico con l'Infallibilità della sua interpretazione da parte degli uomini. Si è identificata la rivelazione biblica con le teorie che ne sono derivate. Questo era l'errore ricorrente degli esponenti della religione fino alla fine del secolo scorso. Ma anche oggi non dobbiamo rischiare di fare l'errore contrario: gli uomini di scienza devono, a loro volta, evitare di confondere i fatti scientifici con le relative teorie.
Vedremo in seguito che spesso si è caduti in questo errore, in particolare a proposito della teoria evoluzionistica. Professata come un dogma (peggio, come una certezza) per la quasi totalità delle scuole, questa teoria è soltanto un'interpretazione dei fatti risultanti da una visione filosofica molto discutibile. Essa presenta molto più che semplici lacune, che avremo occasione di sottolineare in seguito.
Conclusione
L'esempio di Galileo ci ha permesso di constatare che, per molti secoli, gli esponenti della religione hanno fatto tacere la scienza in nome di una cattiva comprensione della natura e della Bibbia.
Essi hanno innescato questo processo in vari modi:
- Non tenendo conto dei generi letterari utilizzati dagli autori biblici.
- Confondendo gli ambiti e facendo della Bibbia una fonte di nozioni scientifiche piuttosto che un libro ricco di insegnamenti morali e religiosi.
- Credendosi troppo spesso infallibili nel comprendere e formulare la loro dogmatica derivata dalla Bibbia.
Questo modo di procedere per molto tempo ha frenato lo sviluppo delle scienze e la comprensione del mondo.
Ma la scienza ha urtato contro un ostacolo e abbiamo assistito, nel corso degli ultimi cento anni, a un capovolgimento completo della situazione. Anche il rischio di sbagliare si è capovolto. Sono gli scienziati ora che, se non fanno attenzione, rischiano di utilizzare questo mezzo per trarre conclusioni riguardanti gli ambiti in cui la scienza non saprebbe impegnarsi senza tradire il suo compito. Rischiano, soprattutto, di far tacere la Bibbia su quei temi in merito ai quali si esprime veramente, cioè quelli dell'etica e della religione, che le sono propri.
Tuttavia, sarebbe saggio fare attenzione a non ripetere, in senso inverso, l'errore dei secoli passati
INDICE
Prefazione
I sezione
Scienza e Bibbia (Jean Fiori)
Cap. 1 Fede e scienza a confronto
Cap. 2 L'inizio, era buono
Cap. 3 Analisi di un albero ... artificiale
Cap.4 Anche l'evoluzione è un atto di fede
II sezione
La terra. Storia delle origini (Clyde Webster)
Cap. 5 Una filosofia personale
Cap. 6 La natura della scienza
Cap. 7 Le origini
Cap. 8 Quanti anni ha la terra?
Cap. 9 I fossili e il diluvio universale
Cap. 10 Il carattere dinamico della terra
Cap. 11 Gli organismi: confronti e modificazioni
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