LETTERA A UNA NAZIONE CRISTIANA - SAM HARRIS
RETROCOPERTINA
"Da quando è stato pubblicato La fine della fede, migliaia di persone mi hanno scritto per dirmi che faccio male a non credere in Dio. I messaggi più ostili in assoluto mi sono giunti da fedeli cristiani. È una cosa ironica visto che, in generale, i cristiani pensano che nessuna fede meglio della loro trasmetta le virtù dell'amore e del perdono. La verità è che molti di coloro che sostengono di essere stati trasformati dall'amore di Cristo sono profondamente - se non spaventosamente - intolleranti alle critiche. Pur ammettendo che ciò si possa ascrivere alla natura umana, è chiaro che quest'odio trova una buona dose di giustificazione nella Bibbia. Come faccio a saperlo? I più inferiori di tra i miei corrispondenti non facevano altro che citare capitoli e versetti".
"Ateismo è una parola che non dovrebbe esistere. Nessuno ha bisogno di identificarsi come non-astrologo o non-alchimista. Non c'è una parola per descrivere le persone che dubitano che disse sia ancora vivo, o che gli alieni abbiano attraversato le galassie. L'ateismo non è altro che la reazione delle persone razionali di fronte a credenze religiose prive di giustificazione".
PREFAZIONE di Ricard Dawkins
Sam Harris non esita neppure un istante. Si rivolge direttamente al suo lettore cristiano dandogli del "tu" e gli concede il privilegio di prendere sul serio le sue convinzioni: " ... se uno di noi due è nel giusto, l'altro è nel torto... a tempo debito, uno di noi due avrà senza dubbio la meglio in questa disputa, mentre l'altro dovrà rassegnarsi alla sconfitta". Tuttavia non è necessario - e io ne sono l'esempio - riconoscersi nel profilo del lettore cristiano per godersi questo meraviglioso libretto. In esso, ogni parola sibila come una freccia scoccata con eleganza da un arco ben teso e vola verso il suo bersaglio descrivendo una parabola armoniosa e rapida nell'aria prima di colpirlo in pieno.
Se pensate di essere tra i destinatari di questa lettera, vi sfido a leggerla. Sarà un test utile per verificare la vostra fede.
Se sopravviverete al fuoco di fila di Sam Harris, potrete affrontare il mondo con equanimità. Tuttavia, perdonate il mio scetticismo: Harris non perde mai un colpo, in nessuna frase, ed ecco perché questo libretto, pur essendo piuttosto breve, risulta così devastante. Se, invece, come me e come Harris, nutrite già molti dubbi riguardo alla religione e non vi ritenete destinatari della lettera, questo libro costituirà per voi un'arma potente per affrontare coloro che, al contrario, si sentono chiamati in causa.
O forse, pur essendo cristiani, non è a voi che Harris si rivolge: questo libro, infatti, ammette apertamente l'esistenza di cristiani che assumono quella che loro stessi definiscono una posizione meno radicale:
... non sempre i cristiani liberali e moderati si riconosceranno nel cristiano al quale mi rivolgo. Tuttavia, riconosceranno probabilmente molti dei loro vicini di casa - e oltre 150 milioni di americani.
Ed è proprio questo il punto. Il libro che state leggendo nasce in seguito alla minaccia rappresentata proprio da queste 150 milioni di persone.
Se le vostre convinzioni religiose sono talmente vaghe e nebulose da non farvi notare neppure le frecce più acuminate e ben scoccate, allora non è a voi che Harris si rivolge. Ciononostante, vi dovrebbe stare ugualmente a cuore l'emergenza che preoccupa tanto lui quanto me. Come divulgatore scientifico, sono costernato all'idea che per il 50% della popolazione americana il mondo esista da 6000 anni (ed è un errore tanto grave quanto credere che la distanza tra New York e San Francisco sia minore della lunghezza di un campo da cricket), mentre Sam Harris è seriamente preoccupato per un altro genere di convinzioni nutrite praticamente da quello stesso 50%.
Quindi non è esagerato affermare che, se una palla di fuoco prendesse improvvisanente il posto di Londra, di Sydney o di New York, una percentuale significativa della popolazione americana, pur vedendo sorgere il fungo atomico, penserebbe che non tutto il male viene per nuocere.
Questo, infatti, potrebbe indicare loro che sta per avverarsi il migliore degli eventi possibili: il ritorno di Cristo. Dovrebbe essere assolutamente ovvio che credenze come queste possono essere difficilmente d'aiuto all'umanità per costruire un futuro solido dal punto di vista sociale, economico, ambientale e geopolitico. Immaginate quali sarebbero le conseguenze se uno qualsiasi dei membri illustri del governo americano
credesse davvero che, in quella circostanza, il mondo starebbe per finire e che quella sarebbe persino una fine gloriosa. Il fatto che quasi metà della popolazione americana, almeno in apparenza, creda tutto questo sulla base di un dogma religioso dovrebbe essere considerata una vera e propria emergenza sia morale che intellettuale.
La "nazione cristiana" per la quale è stato originariamente scritto il libro sono, naturalmente, gli Stati Uniti. Tuttavia, sarebbe pura follia liquidare la questione come un problema che riguarda soltanto gli Usa. Gli States, quanto meno, possono defendersi grazie all'illuminante muro divisorio che Jefferson eresse per separare Chiesa e Stato.
In passato in Inghilterra i religiosi hanno fatto parte dell'establishment, e anche oggi la nostra devota classe dirigente (la più osservante dai tempi di William Gladstone) è decisissima a sostenere le "scuole di fede". Non soltanto, si badi bene, le tradìzionali scuole cristiane: il nostro governo, istigato da un erede al trono che vuole essere chiamato "Difensore della Fede", dimostra attivamente la propria simpatia verso le altre "comunità di fede", che a loro volta avanzano svariate pretese, ansiose di indottrinare i propri figli grazie ai sussidi dello Stato. Si può forse concepire una formula educativa che semini più discordia?
Cosa ancor più significativa, l'unica superpotenza del mondo sta per cadere nelle mani di elettori che credono che l'intero universo sia comparso dopo l'addomesticamento del cane da parte dell'uomo, e che credono che, al termine della loro vita e prima di un'Apocalisse che sarà salutata come araldo del Secondo Avvento, ascenderanno al cielo uno a uno. Anche dall'altra parte dell'oceano Atlantico, l'espressione di Harris "emergenza sia morale che intellettuale" suona quasi come un eufemismo.
***
Ho iniziato questa prefazione dicendo che Sam Harris non esita neppure un istante. Uno dei punti che sottolinea maggiormente è che nessuno di noi può permetter si di farlo. Lettera a una nazione cristiana vi spingerà ad agire. Avrete una reazione difensiva oppure aggressiva, ma di certo non vi lascerà indifferenti. Leggetela anche se fosse l'ultima cosa che fate. E sperate che non sia così.
IL PENSIERO DI SAM HARRIS
Da quando è stato pubblicato il mio primo libro, La fine della fede, migliaia di persone mi hanno scritto per dirmi che faccio male a non credere in Dio. I messaggi più ostili in assoluto mi sono giunti da fedeli cristiani. È una cosa ironica visto che, in generale, i cristiani pensano che nessuna fede meglio della loro trasmetta le virtù dell' amore e del perdono.
La verità è che molti di coloro che sostengono di essere stati "trasformati" dall'amore di Cristo sono profondamente - se non spaventosamente - intolleranti nei confronti delle critiche. Pur ammettendo che ciò si possa ascrivere alla natura umana, è chiaro che quest' odio trova una buona dose di giustificazione nella Bibbia. Come faccio a saperlo? I più infervorati tra i miei corrispondentinon fanno altro che citare capitoli e versetti.
Pur rivolgendosi a persone di qualsiasi credo religioso, questo libro è stato scritto sotto forma di lettera ai cristiani. Con esso, replico a molti degli argomenti che i cristiani conservatori propugnano per difendere le proprie convinzioni religiose. Di conseguenza, il "cristiano" a cui mi rivolgo è un cristiano inteso nel senso letterale del termine. Un individuo che crede, come minimo, che la Bibbia sia la parola ispirata di Dio e che solo coloro che accettano la natura divina di Cristo otterranno la salvezza dopo la morte.
Secondo decine di sondaggi!", oltre metà degli americani abbraccia credenze di questo tipo. Ovviamente, questa dedizione metafisica non è legata ad alcuna nazionalità o denominazione di cristianità in particolare. I cristiani conservatori di ogni nazione e di ogni confessione - cattolici, protestanti, evangelici, battisti, pentecostali, testimoni di Geova, e così via - sono ugualmente chiamati in causa dalla mia trattazione.
Sebbene non vi sia alcuna nazione sviluppata in grado di eguagliare l'America in fatto di devozione, al giorno d'oggi tutte le nazioni si trovano costrette a convivere con le conseguenze delle convinzioni dei miei compatrioti. È risaputo, infatti, che le credenze dei cristiani conservatori esercitano un'influenza straordinaria sul dibattito pubblico statunitense - nei tribunali, nelle scuole e in ogni ramo del governo.
Nonostante l'obiettivo più ampio della mia opera sia fornire ai laici di ogni società gli strumenti da usare contro i loro oppositori, che sono sempre più accaniti, con Lettera a una nazione cristiana, in particolare, mi propongo il fine specifico di demolire le pretese intellettuali e morali avanzate dal cristianesimo nelle sue forme più radicali.
Di conseguenza, non sempre i cristiani liberali e moderati si riconosceranno nel "cristiano" al quale mi rivolgo. Tuttavia, riconosceranno probabilmente molti dei loro vicini di casa - e oltre 150 milioni di americani.
Non dubito affatto che la maggioranza dei cristiani che vivono al di fuori degli Usa, al pari del sottoscritto, trovi problematiche le misteriose certezze dei cristiani di destra.
Spero, tuttavia, che inizino anche a rendersi conto che il rispetto che nutrono verso le credenze religiose in genere fa sì che offrano protezione agli estremisti di tutte le fedi.
Anche se la maggioranza dei credenti non fa schiantare aerei contro gli edifici e non organizza la propria esistenza sulla base di profezie apocalittiche, pochi mettono in discussione che sia legittimo crescere un bambino facendogli credere di essere cristiano, musulmano o ebreo. In questo modo, anche le confessioni più progressiste finiscono per appoggiare tacitamente le divisioni religiose che caratterizzano il nostro mondo.
Ciononostante, in Lettera a una nazione cristiana attacco gli aspetti più latori di discordia, più nocivi e più retrogradi del cristianesimo. E questa, per i liberali, per i moderati e per i non credenti, può rappresentare una causa comune.
SECONDO UN RECENTE SONDAGGIO Callup'", soltanto il 12% degli americani crede che la vita sulla Terra si sia evoluta attraverso un processo naturale, senza interferenze da parte di un' entità divina. Il 31 % degli intervistati crede che l'evoluzione sia stata "guidata da Dio". Se mettessimo ai voti le diver- se visioni del mondo, le teorie secondo cui esiste un "disegno divino" otterrebbero quasi il triplo dei voti rispetto alle teorie che seguono i principi scientifici della biologia.
Questo è un aspetto oltremodo problematico, dal momento che la natura non presenta prove schiaccianti della presenza di un Creatore dotato di intelligenza; anzi, offre infiniti esempi di non-intelligenza.
Ad ogni modo, l'attuale controversia relativa al /I disegno divino" non deve impedirei di cogliere la vera portata della confusione legata alla religione in America all'alba del XXI secolo. Lo stesso sondaggio Gallup ha rivelato che il 53% degli americani è creazionista. Questo significa che, nonostante un intero secolo di studi scientifici che attestano l'origine antica della vita e quella ancor più antica della Terra, oltre la metà della popolazione americana crede che la totalità del cosmo sia stata creata 6000 anni fa. Tra parentesi, i sumeri avevano inventato la colla un migliaio di anni prima.
Coloro che hanno il potere di eleggere Presidenti e membri del Congresso - e anche molti di coloro che vengono poi eletti - credono che i dinosauri siano saliti a coppie sull'arca di Noè, che la luce delle galassie lontane si sia generata mentre era in viaggio verso la Terra, e che i primi esemplari della nostra specie siano stati plasmati col fango e con l'alito divino dalla mano di un Dio invisibile, in un giardino in cui viveva un serpente parlante. Tra le nazioni sviluppate, l'America è l'unica a nutrire tali convinzioni.
Sono realmente e dolorosamente consape- vole che, diversamente da quanto accaduto in tutti gli altri momenti storici, il mio paese appare oggigiorno come un gigante sgraziato, bellicoso e ottuso. Chiunque abbia a cuore il destino della nostra civiltà farebbe bene a riconoscere che la combinazione di una grande quantità di potere e di una altrettanto grande quantità di stupidità è qualcosa di semplicemente terrificante.
La verità, tuttavia, è che molti dei miei compatrioti non si preoccupano affatto del futuro della civiltà. Il 44% della popolazione americana è convinto che Gesù tornerà per giudicare i vivi e i morti nei prossimi cinquant' anni. Secondo l'interpretazione più comune delle profezie bibliche, Gesù ritornerà soltanto dopo che qui sulla Terra ogni cosa sarà andata completamente in malora.
Quindi non è esagerato affermare che, se una palla di fuoco prendesse improvvisamente il posto di Londra, di Sydney o di New York, una percentuale significativa della popolazione americana, pur vedendo sorgere il fungo atomico, penserebbe che non tutto il male viene per nuocere.
Questo, infatti, potrebbe indicare loro che sta per avverarsi il migliore degli eventi possibili: il ritorno di Cristo. Dovrebbe essere assolutamente ovvio che credenze come queste possono essere difficilmente d'aiuto all'umanità per costruire un futuro solido dal punto di vista sociale, economico, ambientale e geopolitico. Immaginate quali sarebbero le conseguenze se uno qualsiasi dei membri illustri del governo americano credesse davvero che, in quella circostanza, il mondo starebbe per finire e che quella sarebbe persino una fine gloriosa. Il fatto che quasi metà della popolazione americana, almeno in apparenza, creda tutto questo sulla base di un dogma religioso dovrebbe essere considerata una vera e propria emergenza sia morale che intellettuale.
Il libro che state per leggere costituisce la mia risposta a tale emergenza. E spero vivamente che lo troviate utile.
Sam Harris
1 novembre 2006
New York
- LA SCOPERTA DI DIO - L'origine delle grandi religioni e l'evoluzione della fede
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