LE GUARIGIONI DEL CERVELLO - Nuove strade delle neuroplasticità: terapie rivoluzionarie che curano il ns. cervello
RETROCOPERTINA
«Chiunque possieda un cervello trarrà giovamento dalla lettura del libro di Norman Doidge». The Columbus Dispatch
«Splendido e originalissimo. [...] Il libro è uno scrigno delle idee dell'autore e ogni pagina è illuminata dalla radiosa luce dell'ottimismo». V.S. Ramachandran
«Una panoramica avvincente delle nuove, potenti teorie neuroscientifiche che mettono in relazione mente, corpo e anima ... Il saggio di Norman Doidge è la Guida Michelin a questo nuovo, incoraggiante scrigno di conoscenze e intuizioni». Boston Globe
«Doidge spiega che quando il cervello subisce un danno o quando viene meno una sua parte - a causa di un ictus, di sclerosi multipla, di trauma cranico, autismo ecc. - è possibile 'ricablare' i circuiti, allenando un'altra sua parte affinché svolga la funzione compromessa...» Toronto Star
«In uno dei più affascinanti libri mai scritti sul cervello umano e i suoi misteriosi poteri, Doidge descrive come, con terapie mediche alternative, si possano restituire condizioni di salute relativamente normali a persone che la medicina tradizionale considerava casi senza speranza, incurabili, che invece sono state salvate...» Huffington Post
RISVOLTO COPERTINA
Negli ultimi secoli la medicina ha considerato il cervello come un organo immutabile e incapace di guarire.
Le malattie neurologiche e degenerative erano viste come una condanna senza appello per il malato, i trattamenti farmacologici e riabilitativi poco efficaci o inutili. Ma la visione introdotta dalla neuroplasticità, ossia la capacità del cervello di modificare la propria struttura e il proprio funzionamento, ha aperto la strada a possibilità terapeutiche rivoluzionarie, già presentate da Norman Doidge in "Il cervello infinito".
A distanza di qualche anno, l'autore approfondisce il tema della guarigione neuroplastica, descrivendone due elementi centrali: l'esercizio fisico e mentale, e il ricorso all'energia, sotto forma di luci, suoni, vibrazioni. Il cervello non è più una scatola impenetrabile, ma un organismo in grado di connettersi al mondo esterno tramite i sensi, e sono proprio questi ultimi i canali da sfruttare per intervenire in modo non invasivo e del tutto sicuro sulle strutture neuronali, così da ricuperarne le funzioni. Una vera e propria rivoluzione copernicana, che allevierà le sofferenze di moltissimi pazienti, e che Doidge racconta con grande ricchezza di particolari, attraverso numerose storie reali. Le guarigioni del cervello è un saggio pieno di speranza, che viene a dirci che il cervello può guarire, anzi, di più: è in grado di curarsi da solo.
PREFAZIONE
Questo libro parla di come il cervello umano è in grado di guarire, e del modo in cui, una volta compreso questo processo, molti problemi cerebrali ritenuti incurabili o irreversibili possano migliorare, spesso radicalmente, e in alcuni casi, come vedremo, essere curati. Mostrerò come questo processo di guarigione dipenda proprio dalle caratteristiche altamente specializzate del cervello, un tempo considerate così sofisticate da comportare un prezzo: il cervello, a differenza degli altri organi, non è in grado di ripararsi o di recuperare le proprie funzioni. In queste pagine sosterrò che è vero il contrario: la complessità del cervello gli consente di ripararsi e di migliorare il proprio funzionamento generale.
Questo libro inizia dove si concludeva Il cervello infinito, dove descrivevo la scoperta più importante nella comprensione del cervello e della sua relazione con la mente fin dagli albori della scienza moderna: la neuroplasticità. La neuroplasticità è la proprietà che consente al cervello di modificare la propria struttura e il proprio funzionamento in risposta all'attività e all'esperienza mentale. Nel libro parlavo anche dei primi scienziati, medici e pazienti che avevano sfruttato questa scoperta per ottenere incredibili trasformazioni nel cervello. Fino ad allora queste trasformazioni erano inconcepibili, poiché per quattro secoli la scienza ufficiale ha ritenuto che il cervello non potesse cambiare; secondo gli studiosi, il cervello era come una macchina grandiosa, in cui ogni parte, situata in una precisa regione cerebrale, svolgeva un'unica funzione mentale. Se una regione cerebrale subiva una lesione - a causa di un ictus, un trauma o una malattia - non poteva essere riparata, poiché le macchine non possono ripararsi da sé, né generare parti nuove. Gli scienziati sostenevano anche che i circuiti cerebrali fossero immutabili o «cablati», ossia che le persone con un ritardo mentale congenito o affette da disturbi dell' apprendimento fossero destinate a rimanere tali. Man mano che la metafora della macchina si evolveva, gli scienziati cominciarono a descrivere il cervello come un computer e la sua struttura come l' hardware, ritenendo che l'unico cambiamento possibile con l'invecchiamento fosse la degenerazione dovuta all'uso. Qualunque macchina si usura: quando si usa una cosa, la si consuma, use it, and lose it. Perciò qualunque tentativo da parte delle persone anziane di limitare il declino cerebrale tramite l'attività e l'esercizio mentale era considerato una perdita di tempo.
I neuroplastici, come chiamo gli studiosi che hanno dimostrato l'esistenza della neuroplasticità, rifiutavano la tesi di un cervello immutabile. Dotati per la prima volta di strumenti in grado di osservare le attività microscopiche del cervello vivente, provarono che questo organo si modifica con il funzionamento. Nel 2000 il premio Nobel per la medicina fu assegnato a Eric Kandel per aver dimostrato che con l'apprendimento le connessioni fra i neuroni aumentano. li ricercatore dimostrò anche che l'apprendimento può «attivare» geni capaci di modificare la struttura neurale. Centinaia di studi proseguirono su questa scia, indicando che l'attività mentale non è solo il prodotto del cervello, ma a sua volta plasma il cervello. La neuroplasticità restituì alla mente il suo ruolo nella medicina moderna e nella vita umana.
La rivoluzione concettuale descritta in Il cervello infinito è stata solo l'inizio. In questo libro tratterò dei progressi stupefacenti da parte di una seconda generazione di studiosi che, non avendo l'onere di dimostrarne l'esistenza, si sono potuti dedicare.alla comprensione e allo straordinario potenziale della plasticità. Ho viaggiato in cinque continenti per incontrare ricercatori, medici e pazienti e ascoltare le loro storie. Alcuni di questi scienziati lavorano nei laboratori più all'avanguardia del mondo occidentale; altri sono medici che hanno applicato queste conoscenze; altri ancora sono medici e pazienti che hanno scoperto per caso la neuroplasticità e hanno perfezionato alcuni trattamenti efficaci, ancor prima che l'esistenza della plasticità venisse dimostrata in laboratorio.
A tutti i pazienti citati in queste pagine era stato detto che non sarebbero mai migliorati. Per molti anni il termine guarigione è stato usato raramente a proposito del cervello, come invece accadeva per altri organi o apparati, fra cui la pelle, le ossa o il tratto digestivo. Mentre organi come la pelle, il fegato e il sangue sono in grado di ripararsi utilizzando le cellule staminali come «pezzi di ricambio», nel cervello non era stato trovato nulla di tutto questo, nonostante decenni di ricerche. Non era stata individuata alcuna prova che i neuroni potessero essere sostituiti. Gli scienziati cercarono una spiegazione in termini evoluzionistici: evolvendosi in un organo con milioni di circuiti altamente specializzati, il cervello ha semplicemente perso la capacità di riparare i propri circuiti con dei pezzi di ricambio. Anche se fossero state trovate le cellule staminali neuronali - i «baby neuroni» - come sarebbe stato possibile utilizzarle? Come si sarebbero integrate nei circuiti sofisticati e infinitamente complessi del cervello? Poiché non si pensava che fosse possibile guarire il cervello, gran parte dei trattamenti ricorrevano ai farmaci per «puntellare» il sistema danneggiato e ridurre i sintomi modificando temporaneamente l'equilibrio chimico del cervello. Ma una volta interrotto il trattamento farmacologico, i sintomi sarebbero ricomparsi.
In realtà il cervello non è poi così sofisticato. Questo libro mostrerà come su tale complessità, che coinvolge i neuroni in grado di comunicare ininterrottamente fra loro tramite impulsi elettrici, e di stabilire e ristabilire nuove connessioni in qualunque momento, si basi un modello unico di guarigione. Certo, lungo il processo di specializzazione alcune importanti funzioni riparative tipiche di altri organi sono andate perdute. Ma il cervello ne ha escogitate alcune che a loro volta sono espressione della sua plasticità.
Ognuna delle storie presentate in questo libro illustra una sfaccettatura delle modalità neuroplastiche di guarigione. Più approfondivo l'argomento, più distinguevo modalità differenti, constatando che alcuni approcci erano diretti ad altrettante fasi del processo di guarigione. Nel capitolo 3 ho proposto un primo modello delle fasi di guarigione neuroplastica per aiutare il lettore a capire come si integrino a vicenda. Proprio come le scoperte farmacologiche e chirurgiche hanno portato a terapie in grado di curare un numero sbalorditivo di patologie, lo stesso vale per la scoperta della neuroplasticità. Il lettore troverà casi, molti dei quali assai dettagliati, che potrebbero interessare chi soffre - o chi si occupa di pazienti che soffrono - di dolore cronico, ictus, trauma cranico, lesioni cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, autismo, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi dell' apprendimento (fra cui la dislessia), disturbi percettivi, ritardo dello sviluppo, la mancanza di una regione cerebrale, la sindrome di Down o certi casi di cecità, fra gli altri. In alcune di queste condizioni, nella maggior parte dei casi si arriva alla guarigione completa. In altre, la gravità di una patologia si riduce, passando da seria o moderata a lieve. Parlerò di genitori a cui era stato detto che i loro figli autistici o con una lesione cerebrale non avrebbero mai portato a termine un' educazione normale, e che al contrario li hanno visti diplomarsi o perfino andare all'università, diventare indipendenti e sviluppare profonde amicizie. In altre situazioni, i sintomi più problematici di una grave patologia sottostante si riducono drasticamente. In altre ancora, il rischio di contrarre una malattia come il morbo di Alzheimer (in cui la plasticità del cervello si riduce) viene ridotto in modo significativo (capitoli 2 e 4) e vengono introdotti modi per aumentare la plasticità.
Quasi tutti gli interventi riportati in questo libro utilizzano varie forme di energia, fra cui la luce, il suono, la vibrazione, l'elettricità e il movimento, che forniscono canali naturali e non invasivi che passano attraverso i sensi o il corpo per riattivare le capacità del cervello di guarire. Ciascun organo di senso traduce una delle molte forme di energia intorno a noi in segnali elettrici che il cervello utilizza per il proprio funzionamento. Mostrerò come sia possibile ricorrere a queste forme di energia per modificare i modelli elettrici del cervello e quindi la sua struttura.
Nel corso dei miei viaggi ho visto esempi di suoni utilizzati per trattare con successo l'autismo; vibrazioni diffuse dietro la testa per curare il disturbo da deficit di attenzione/iperattività; stimolatori elettrici da applicare alla lingua per eliminare i sintomi della sclerosi multipla e curare l'ictus; luce diffusa sulla nuca per trattare i traumi cranici, nel naso per favorire il sonno, oppure iniettata per endovena per salvare una vita; e i movimenti lenti e morbidi della mano sul corpo per curare i problemi cognitivi di una ragazza quasi paralizzata e nata senza un' ampia regione cerebrale. Mostrerò come tutte queste tecniche stimolino e risveglino i circuiti cerebrali dormienti. Uno dei modi più efficaci consiste nell'utilizzare il pensiero stesso per stimolare i circuiti cerebrali, ed è per questo che gran parte degli interventi a cui ho assistito associavano la consapevolezza e l'attività mentale all'utilizzo dell'energia.
Il ricorso congiunto all' energia e alla mente per guarire è una novità per l'Occidente, mentre è un aspetto centrale della medicina tradizionale orientale. Solo oggi gli scienziati stanno cominciando a intuire come tali pratiche tradizionali possano funzionare all'interno dei modelli occidentali, ed è notevole quanto quasi tutti i medici che ho incontrato stessero studiando il modo in cui sfruttare la neuroplasticità collegando le neuroscienze occidentali alle pratiche mediche orientali, fra cui la medicina tradizionale cinese, la meditazione e la visualizzazione buddista, le arti marziali come il tai chi e il judo, lo yoga e la medicina energetica. La medicina occidentale ha per lungo tempo ignorato quella orientale - praticata da miliardi di persone per millenni - e le sue teorie, spesso perché sembrava del tutto inverosimile che la mente potesse modificare il cervello. Questo libro mostrerà come la neuroplasticità è in grado di gettare un ponte fra due tradizioni mediche importanti ma finora estranee.
Potrebbe sembrare strano che i modi di guarire discussi in questo libro ricorrano così spesso al corpo e ai sensi come canali principali per trasmettere energia e informazioni al cervello. Ma questi sono proprio i canali che il cervello utilizza per connettersi al mondo, e pertanto costituiscono il modo più naturale e meno invasivo per guarire.
Una ragione per cui i medici hanno ignorato l'utilizzo del corpo per curare il cervello è la tendenza recente a considerare questo organo più complesso del corpo e a identificarlo come la nostra essenza. Secondo questa prospettiva ampiamente condivisa, «noi siamo il nostro cervello», ossia il cervello è il dispositivo di controllo principale da cui il corpo dipende e di cui deve eseguire gli ordini.
Un secolo e mezzo fa neurologi e neuroscienziati, grazie a una delle loro scoperte più importanti, cominciarono a descrivere i modi in cui il cervello può controllare il corpo. Mostrarono che se un paziente colpito da ictus non riusciva a muovere un piede, il problema non era nel piede, ma nell' area cerebrale che controlla il piede. Tra Ottocento e Novecento, i neuroscienziati descrissero il modo in cui il corpo era rappresentato nel cervello. Ma il rischio di tale mappatura era quello di arrivare a credere che tutto accadesse nel cervello; alcuni neuroscienziati cominciarono a parlare del cervello come se fosse separato dal corpo, o come se il corpo fosse una mera appendice del cervello, una semplice infrastruttura per sostenere il cervello. Ma quella visione non è corretta. TI cervello si è evoluto molti milioni di anni dopo il corpo, e per sostenere il corpo. Nel momento in cui il corpo fu dotato di un cervello, il corpo cambiò, in modo che corpo e cervello potessero interagire e adattarsi a vicenda. Non solo il cervello invia segnali al corpo per influenzarlo, ma anche il corpo invia segnali al cervello per influenzarlo, e pertanto esiste una comunicazione costante e in entrambe le direzioni fra corpo e cervello. Il corpo è ricchissimo di neuroni; solo nel tratto digerente ce ne sono cento milioni. Nei manuali di anatomia, invece, il cervello viene isolato dal corpo e confinato nella testa. In termini funzionali, il cervello è sempre collegato al corpo e, tramite i sensi, al mondo esterno. I neuroplastici hanno imparato a utilizzare i canali che collegano il corpo al cervello per favorirne la guarigione. Perciò, se da una parte un paziente colpito da ictus non riesce a usare il piede a causa di una lesione cerebrale, dall' altra muovendo il piede può, in certi casi, riattivare i circuiti cerebrali danneggiati. Corpo e mente lavorano insieme per guarire il cervello, e trattandosi di approcci non invasivi, gli effetti collaterali sono estremamente rari.
Se l'idea di trattamenti efficaci e non invasivi per curare i problemi cerebrali sembra troppo bella per essere vera, è per motivi storici. La medicina moderna nacque con la scienza moderna, che era concepita come una tecnica per conquistare la natura - come disse uno dei suoi fondatori, Francis Bacon, per «il sollievo della condizione umana». L'idea di «conquista» diede origine alle numerose metafore militari utilizzate ancora oggi nella pratica clinica, come indica Abraham Fuks, ex preside della facoltà di medicina alla McGill University di Montreal.' La medicina divenne una «battaglia» contro la malattia, i farmaci «proiettili magici»; la medicina «lotta contro il cancro» e «combatte l'AIDS», sotto la guida di medici dotati di un «armamentario terapeutico».' Tale «armamentario» predilige trattamenti invasivi altamente sofisticati dal punto di vista tecnologico rispetto ad approcci non invasivi e scientificamente più seri. In medicina, in particolare nella medicina d'urgenza, predomina una vera e propria attitudine bellica: se nel cervello esplode un vaso sanguigno, il paziente ha bisogno di un intervento chirurgico invasivo e di un neurochirurgo dai nervi d'acciaio in grado di operare. Ma la metafora crea anche dei problemi, e l'idea stessa che sia possibile «conquistare» la natura è una speranza vana quanto ingenua.
In questa metafora, il corpo del paziente non è un alleato, ma il campo di battaglia; il paziente è passivo, uno spettatore che assiste impotente al conflitto fra due potenti nemici, il medico e la malattia, conflitto da cui dipende il suo destino. Tale atteggiamento ha influenzato persino il modo in cui molti dottori comunicano con i pazienti, interrompendoli mentre parlano della loro situazione, poiché spesso i medici, riponendo tutta la loro fiducia nelle tecnologie di cui dispongono, sono più interessati agli esami di laboratorio che ai racconti delle persone che hanno davanti.
Gli approcci neuroplastici, invece, richiedono il coinvolgimento attivo nella cura del paziente nella sua totalità: mente, cervello e corpo. Tale approccio riprende non solo l'eredità dell'Oriente, ma anche dell'Occidente stesso. il padre della medicina scientifica, Ippocrate, vedeva nel corpo la medicina più importante, e pensava che medico e paziente operassero insieme alla natura per consentire al corpo di attivare le proprie capacità terapeutiche.
In questa prospettiva i professionisti della salute non si concentrano solo sui deficit del paziente, per quanto importanti possano essere, ma vanno anche alla ricerca delle aree cerebrali sane quiescenti, e delle capacità che potrebbero favorire la guarigione. Tale approccio non intende spazzare via il nichilismo neurologico del passato per fare posto a un utopismo neurologico altrettanto estremo, sostituendo un falso pessimismo con false speranze. Perché siano validi, non è necessario che i nuovi modi di curare il cervello offrano la certezza di guarire tutti i pazienti e in qualunque caso. E spesso non sappiamo neppure cosa accadrà finché il paziente, sotto la guida di un professionista preparato, non metterà alla prova i nuovi approcci.
In inglese beal, «guarire», deriva dall'inglese antico haelan, che non significa solo «cura», ma anche «rendere intero». È una nozione ben lontana dall'idea di «cura» in termini militari e di divide et impera.
Nelle pagine che seguono troverete i racconti di persone che hanno trasformato il loro cervello, recuperato parti di sé che avevano perduto, o scoperto capacità che non sapevano di avere. Ma l'aspetto più stupefacente, al di là delle tecniche, è il modo in cui, nel corso di milioni di anni, si è evoluto il cervello, maturando sofisticate capacità neuroplastiche e una mente in grado di guidare un processo unico di crescita e guarigione
INDICE
Prefazione
Capitolo 1. «Medico, cura te stesso»
Michael Moskowitz scopre che si può «disimparare» il dolore cronico
Capitolo 2. L'uomo che ha sconfitto i sintomi del Parkinson camminando
Come l'esercizio fisico aiuta a sconfiggere i disturbi degenerativi e a ritardare la demenza
Capitolo 3. Le fasi della guarigione neuroplastica
Come e perché funziona
Capitolo 4. Ricablare il cervello con la luce
Usare la luce per risvegliare i circuiti neurali dormienti
Capitolo 5. Moshé Feldenkrais: medico, cintura nera di judo e guaritore
Guarire gravi problemi cerebrali attraverso la consapevolezza mentale e il movimento
Capitolo 6. Un cieco impara a vedere
L'applicazione del metodo Feldenkrais, della saggezza buddista e di altri trattamenti neuroplastici
Capitolo 7. Un dispositivo per resettare il cervello
Stimolare la neuromodulazione per ottenere la remissione dei sintomi
I. Un bastone appoggiato al muro
II. Tre casi di reset cerebrale: Parkinson, ictus, sclerosi multipla
III. Due vasaie a pezzi
IV. TI cervello ritrova l'equilibrio ... con un piccolo aiutino
Capitolo 8. Un ponte sonoro
Musica e cervello: un legame speciale
I. Il riscatto di un ragazzo dislessico
II. La voce di una mamma
III. Ricostruire il cervello dal «sotto» al «sopra»
IV. La soluzione del mistero dell'abbazia
Appendice 1. Un approccio multiterapico per il TBI e i problemi neurologici
Appendice 2. Trattare il TBI con il Matrix Repatterning
Appendice 3. Il neurofeedback come trattamento per ADD, ADHD, epilessia, ansia e TBI
Ringraziamenti
Indice dei nomi e degli argomenti
- LA SINFONIA DEL CERVELLO - Come è fatto, come funziona, come cambia il nostroorgano più complesso e misterioso
- 6 - PICCOLA ENCICLOPEDIA STORICA SUI TESTIMONI DI GEOVA - VOL. VI - 1940 ÷ 1942
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