QUANDO GESÙ DIVENNE DIO? - La grande controversia sulla divinità di Cristo negli ultimi giorni dell'impero romano
L'OPERA
Quanti comprendono questa affermazione di Gesù: "Il Padre [YHWH] è la vita: io sono stato mandato da Lui e ho vita grazie a Lui" [Giov. 6:57, Parola del Signore]
Una delle MIGLIORI opere del XXI sec.
scritta in lingua inglese.
In questa lingua, l'opera è un Best Seller!
e ora, finalmente, è tradotta in lingua italiana!
Avrete modo di leggere come “per mezzo dell’inganno degli uomini per mezzo dell’astuzia nell’artifico dell’errore”, hanno escogitato il modo di annullare “il solo vero Dio”, che Gesù riconosceva, YHWH. - [Ef. 4:14 - Giov. 17:3]
RETROCOPERTINA
Nel 324, dopo tre secoli di persecuzioni, il cristianesimo entra in un'epoca di pace e Costantino il Grande diventa il primo imperatore cristiano. Ma appena riconosciuta ufficialmente la Chiesa deve affrontare una delle controversie più violente della sua storia.
All'inizio del IV secolo lo statuto teologico di Gesù, il Figlio di Dio, non era stato ancora definito. Gesù era uguale a suo Padre condividendone la stessa essenza divina, come proclamava il vescovo di Alessandria Atanasio, oppure era una creatura, certo di rango elevato, ma subordinato al suo creatore, come sosteneva Ario, un semplice prete? Questa controversia nascondeva una considerevole posta in gioco: l'unità dell'Impero e quella della Chiesa, ma anche la condizione stessa dell'uomo e il suo possibile accesso alla divinità.
Rubenstein ci racconta la storia appassionata di questa controversia che per circa un secolo agiterà il mondo romano, restituendoci il clima dei complotti politico-teologici sullo sfondo dei concili e delle rivolte popolari in cui si diedero battaglia, senza esclusione di colpi, i partigiani di Ario e quelli di Atanasio. Ci rivela anche come la controversia ariana in realtà mostrava le profonde differenze culturali esistenti tra l'oriente greco e l'occidente latino.
INTRODUZIONE
Questo libro è stato pensato in circostanze del tutto particolari.
Era il 1976. Con la mia famiglia ero arrivato da poco tempo ad Aix-en-Provence dove dovevo passare un anno sabbatico come insegnante all’università. Avevamo affittato la casa di Michel Vovelle, eminente storico francese, anche lui beneficiario di un anno sabbatico e che stava facendo le valigie per Princeton. Il prezzo era ragionevole, ma una clausola del contratto segnalava che, se avessi voluto aver accesso alla biblioteca privata del professor Vovelle, avrei dovuto pagare un piccolo supplemento. Dopo aver fatto conoscenza, Michel Vovelle era un uomo con il quale ci si sentiva subito a proprio agio, gli domandai di vedere questa famosa biblioteca.
Era una stanza rettangolare arredata molto semplicemente, in stile provenzale, che occupava tutta la lunghezza della casa. Degli alti scaffali incastrati in una lunga parete si piegavano sotto il peso dei volumi. Il muro di fronte era aperto da larghe finestre che restavano aperte per lasciar entrare il gradevole calore del mese di settembre. Dall’ ufficio del professor Vovelle si poteva contemplare un giardino ornato di arbusti e di un olivo. In fondo al giardino un ruscello mormorava e gorgogliava come se stesse facendo un’audizione per ottenere un ruolo in un dramma bucolico. Mia moglie, di solito piuttosto sobria, appena data un’occhiata alla stanza mi sussurrò: “prendiamola in affitto!”.
Firmammo il contratto e, quello stesso pomeriggio, cominciai ad esplorare il contenuto degli scaffali. C’erano serie di libri su dozzine di soggetti differenti che riflettevano la vasta curiosità intellettuale del proprietario, ma un gran numero di questi erano trattati di teologia e di storia della chiesa. Mi ricordai che Michel Vovelle era noto per il suo lavoro sulla decristianizzazione della Francia alla vigilia della Rivoluzione. Il suo approccio, che metteva assieme la storia sociale con quella religiosa, aveva contribuito a ridefinire il campo della ricerca storica. Un certo numero di titoli stuzzicarono la mia curiosità e, quando Michel Vovelle entrò nella stanza per recuperare gli ultimi bagagli, mi trovavo dietro la scrivania intento a sfogliare una mezza dozzina di volumi.
“Allora, già a studiare?”, osservò cordialmente.
“Si, sono molto felice di aver accesso alla sua biblioteca. A proposito, cosa sapete sulla controversia ariana?
Stavo leggendo qualcosa sull’argomento”.
“Ah, ‘l’affaire Arius’”, rispose. “Dovrebbe assolutamente studiarlo. Gesù Cristo era letteralmente Dio in terra o qualcosa d’altro? Tre secoli dopo la Crocifissione i cristiani non erano ancora arrivati a prendere una decisione. La controversia ariana è il dibattito più interessante dell’Occidente fino a quello che oppose Stalin e Trotsky”.
Fui conquistato. Quell’anno stesso lessi la maggior parte dei libri che Vovelle possedeva su ‘l’affaire Arius’ e, nel corso degli anni, malgrado le interruzioni dovute ad altri progetti e alle traversie della vita, continuai a indagare su questa storia affascinante. Le fonti erano abbondanti, ma la maggior parte di libri ed articoli erano destinati ad un’élite di ricercatori interessati alla storia della teologia cattolica. Quasi tutto quello che volevo leggere era scritto in inglese o in francese, lingue che comprendevo; in quanto ai termini greci, che sono cruciali per affrontare quest’argomento, le numerose discussioni avute con specialisti di questa lingua mi permisero di afferrarne meglio il senso. Storici della Chiesa, teologi ed ecclesiastici, così come studiosi della tarda antichità, furono felici di rispondere alla mie domande.
Cominciai diverse volte a scrivere il libro che avevo già intitolato Quando Gesù divenne Dio, ma c’era sempre qualcosa che mi impediva di continuare. Il problema non erano altri impegni, ma i miei dubbi personali. Che diritto aveva un ebreo americano di scrivere sulla divinità di Gesù Cristo? Come potevo osare di immischiarmi in questioni tanto delicate e che riguardavano una fede che non era la mia? E, dietro queste domande, ne sorgeva una alla quale era ancora più difficile rispondere: cosa mi attirava tanto nell’esplorare il tema dell’identità e della missione di Gesù?
Fu in occasione di un secondo anno sabbatico che la risposta cominciò ad emergere, questa volta sull’isola di Malta, una nazione di circa 350.000 abitanti di cui più di 300.000 cattolici romani. Il direttore del dipartimento di sociologia dell’Università di Malta, dove tenevo dei corsi sulla risoluzione dei conflitti, era un saggio, amabile ed energico prete cattolico che si chiama Joe Inguanez. Padre Joe mi guardò un po’ stupito quando gli chiesi di aiutarmi a trovare delle opere sull’arianesimo nella biblioteca universitaria. La biblioteca possedeva effettivamente una bellissima collezione di opere sulla storia della Chiesa antica, mi disse, ma perché ero intenzionato a studiare proprio questa eresia?
La spiegazione che diedi era precisa ma impersonale. Avevo dedicato la maggior parte della mia vita professionale a scrivere sui conflitti sociali violenti. Per un analista dei conflitti l’intensità del conflitto religioso resta ancora un grande mistero. Nessuno dei miei colleghi aveva saputo prevedere il riemergere delle attuali violente controversie dottrinali nel mondo. La guerra civile in Algeria, i conflitti tra ultraortodossi e laici in Israele e le stesse polemiche sull’aborto o sull’omosessualità in Occidente, a molti osservatori sembravano come strane reminiscenze di un’era primitiva. Questi fenomeni sono spesso ricondotti alla idea di “fanatismo religioso”, come se una tale formula potesse spiegare perché vi siano degli individui che in certi paesi o in una certe epoche (ma non in altre) siano pronti ad uccidersi per delle divergenze religiose.
Dissi a Padre Joe che mi interessava esplorare le origini dei conflitti religiosi ed i metodi usati dalla gente per risolverli. Volevo esaminare una controversia famigliare al pubblico occidentale così da coinvolgerlo, ma abbastanza lontana da permettere qualche valutazione distaccata. La controversia ariana, che probabilmente fu il più serio conflitto tra cristiani fino alla Riforma Protestante, sembrava rispondere perfettamente a quest’obiettivo.
Joe annuì, ma sapeva che la mia spiegazione era incompleta.
“E poi?”
“Poi c’è un’altra cosa”, risposi con un po’ di esitazione. “Io sono un ebreo nato e cresciuto in un paese cristiano. Gesù ha fatto da sempre parte del mio universo mentale, almeno dall’età della ragione. Da una parte ho sempre trovato la sua figura straordinariamente attraente e stimolante, ma dall’altra…”
Joe mi guardò interrogativamente.
“Quando ero bambino crebbi in un quartiere ebreocattolico, la maggior parte dei miei compagni di giochi erano ragazzi italoamericani. Eravamo buoni amici, ma imparai a restare a casa il Venerdì Santo, specialmente perché qualcuno di loro, dopo aver ascoltato la predica alla chiesa di St. Joseph, cercò di prendermi per punirmi dell’omicidio di Cristo. Una volta mi trovarono per strada e cominciarono a picchiarmi. ‘Ma Gesù era ebreo!’ trovai la forza di gridare tra le lacrime.
Quest’idea, che essi non avevano mai contemplato, li fece infuriare ancora di più e mi costò una razione supplementare di calci e pugni”.
Joe aveva l’aria così costernata che mi affrettai a spiegare: “Questo è solo un aspetto della questione. Qualche volta sembra che per noi ebrei Gesù non abbia significato altro che guai. Ma d’altra parte non lo possiamo ignorare. Io non venero Gesù, che – mi dispiace, Joe – io credo sia solo un essere umano, non il Figlio di Dio. Ma che uomo! Io penso che se i suoi seguaci non ci avessero causato cosi tanti problemi lo avremmo considerato, almeno, uno tzaddik, un grande saggio. Forse persino un profeta”.
“Si”, disse Joe dopo una pausa. “Difficile amare Gesù quando si è sistematicamente ingiuriati nel Suo nome”.
“Indubbiamente. Una ragione per cui mi interessa la controversia ariana”, osservai “è che prima della sua risoluzione ebrei e cristiani potevano parlare e discutere tra di loro di problemi cruciali come la divinità di Gesù, il significato della salvezza, i principi fondamentali della morale… di qualunque cosa. Potevano essere in violento contrasto su molte cose, ma tra di loro c’era ancora vicinanza. Partecipavamo allo stesso universo morale. Quando la controversia si concluse, quando Gesù divenne Dio, questa vicinanza scomparve. Il Dio cristiano divenne una Trinità, l’eresia un crimine, il giudaismo una forma di infedeltà. Gli ebrei che vivevano nei paesi cristiani cessarono così di considerare il messaggio e la personalità di Gesù un tema, degno della loro riflessione”.
Joe mi ascoltava in silenzio e con aria comprensiva, quindi osservò: “Ma la dottrina della Santa Trinità non è la causa di tutti questi problemi”.
“No” replicai, “ma li riflette e li ingloba. Io voglio scrivere su questa controversia perché ci rivela molte cose sul mondo da cui veniamo e su quello che ci divide. Forse ci può anche aiutare a capire come un giorno le violente divisioni potranno essere superate. E, in qualche modo, io credo che la figura di Gesù giocherà un ruolo importante in questo processo. Penso che la sua vita ci insegni quello che significa veramente essere membri della stessa famiglia umana”.
Joe ed io restammo in piedi in silenzio ancora per qualche minuto. “Più tardi”, disse prendendo un messale dal suo zainetto,“vi mostrerò la collezione di opere sulle eresie in possesso della nostra biblioteca. Per il momento, se permette, penso che mi dedicherò alla preghiera”.
Ed è quello che fece.
INDICE
Prefazione di Stefano Pizzorni
Introduzione
Ringraziamenti
1. Un incidente ad Alessandria
2. Il silenzio di Apollo
3. Zizzania nella casa del Signore
4. Il grande e santo concilio
5. Peccati del corpo, passioni dello spirito
6. Il calice infranto
7. Morte a Costantinopoli
8. Oriente contro Occidente
9. L’Impero ariano
10. Vecchi e nuovi dei
11. Quando Gesù divenne Dio
Bibliografia essenziale
- ARARAT SULLE TRACCE DELL'ARCA DI NOÈ - Uomini alla ricerca della più straordinaria scoperta della storia umana
- A SUA IMMAGINE - Cristo, la sua divinità e la trinità - Analisi di una dottrina
About Author
AZZURRA7 EDITRICEUltimi da AZZURRA7 EDITRICE
- 404 Pagina non trovata :(
- I TALLONI DI ACHILLE DELL'EVOLUZIONE - 15 Scienziati spiegano i difetti fatali evoluzionistici nei loro punti di forza
- IL FASCINO DELL'UNIVERSO: La risposta intelletualmente onesta della scienza
- Cookies
- 10 MOSSE: TENERSI AL PASSO, CON LA RIVELAZIONE DIVINA, SIGNIFICHERÀ VIVERE