ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO

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ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO (249)

ANDATE … E PREDICATE - Riflessioni bibliche sul ministerio rivolte ad ogni credente

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L'Autore
LEADERSHIP MINISTRIES WORLDWIDE

 

RETROCOPERTINA:

"Andate... e predicate" è il risultato di un imponente lavoro di diversi pastori e ministri dell'Evangelo che servono il Signore in altre parti del mondo, sapientemente amalgamati da una regia editoriale interessata a fornire all'opera di Dio in Italia un ulteriore ausilio di studio dei diversi aspetti del servizio cristiano: quello che viene svolto sul pulpito, pubblicamente, e quello che avviene giù dal pulpito, nella vita personale e nelle relazioni con altri. Per ciascuna di queste parti l'insegnamento è sistematico, didascalico, diretto. Per questo non è un libro da leggere d'un fiato, ma è piuttosto una fonte di consultazione al servizio delle periodiche necessità di approfondimento degli aspetti di teologia e di pratica pastorale. Risulterà senz'altro utile a ogni ministro di Dio alla ricerca di un confronto con altri conservi e a quanti desiderino ricevere istruzione dalla Parola per viverla spiritualmente e concretamente, nella gioia di chi è al servizio del Signore dei signori.

PREFAZIONE

Caro conservo,
immagina un professionista o un uomo d'affari nell'ambito del mondo secolare che deve intervenire a una conferenza rivolgendosi a diverse centinaia di suoi colleghi. Nel corso della settimana lavorativa, quanto tempo dedicherà alla preparazione del suo discorso? due ore? cinque ore? dieci ore? Cosa farebbe se dovesse parlare allo stesso gruppo di
persone due o tre volte nel corso della stessa settimana? Quanto tempo sottrarrebbe ai doveri ordinari per preparare i due o tre discorsi diversi? E se invece dovesse fare di più che preparare e fare soltanto due o tre interventi? Cosa accadrebbe se dovesse prendersi cura e ministrare per ognuna delle duecento persone presenti alla conferenza quando ...
~ qualcuno si ammala o viene ricoverato in ospedale;
~ un membro della loro famiglia viene ricoverato in ospedale;
~ sorge un grave problema;
~ occorrono dei consigli;
~ quando si verifica un decesso;
~ quando si sposa un figlio;
~ quando si raduna un 'assemblea.

Inoltre,
~ cosa accadrebbe se il professionista dovesse presiedere la conferenza organizzandone i lavori, i comitati, gli orari, le risorse economiche, il programma e tutti gli altri aspetti che la caratterizzano e possono causare problemi?
~ cosa accadrebbe se il professionista dovesse visitare e raggiungere costantemente nuove persone invitandole a partecipare ed unirsi alla conferenza?
~ cosa accadrebbe se il professionista dovesse essere esaminato costantemente dai suoi colleghi diventando oggetto di critiche e lamentele, e causa di divisioni?
~ Molti professionisti si arrenderebbero, rinuncerebbero al lavoro e darebbero le dimissioni. Tuttavia, nel mondo secolare questo è il compito di ogni responsabile, anche se sembra umanamente impossibile! Per Dio, però, non è impossibile poiché il pastore è un suo ministro, un servo amato, scelto e chiamato per servire il suo prezioso popolo. Dio conosce ogni fremito del suo cuore ...
~ ogni gioia, soddisfazione, dolore, fardello, invocazione, lacrima e preoccupazione;
~ ogni prova e ogni tentazione da affrontare;
~ ogni persona che critica, ostacola e perseguita;
~ ogni dovere e istanza da evadere;
~ ogni sermone da preparare e annunciare con premura;
~ ogni fardello sopportato per la congregazione e i perduti del mondo;
~ ogni momento di delusione e scoraggiamento.

Dio sa tutto: conosce ogni necessità meglio di chiunque altro, e soprattutto desidera supplire ad esse garantendo ciò di cui si ha bisogno, in modo perfetto e completo attraverso la pienezza della sua presenza e provvidenza.

L'argomento principale della pubblicazione è:
~ la Parola di Dio per il ministro;
~ cosa Dio ha da dire al ministro.

Il libro include la maggior parte (o tutti) i versetti biblici che si rivolgono direttamente al ministro, raggruppati in conformità agli argomenti trattati. La nostra preghiera quotidiana è che leggendo queste pagine udiate la voce di Dio attraverso la sua Parola. Essa annuncia il messaggio di cui avete bisogno nel momento opportuno:
~ Scoraggiamento dinanzi a Dio - Conforto.
~ Nuova consacrazione - Incoraggiamento.
~ Chiamata rinnovata - Pace.
~ Nuovi stimoli e visione - Forza.
~ Proposito e significato - Potenza.
~ Amore e comprensione - Certezza.
~ Correzione e istruzione - Sicurezza.
~ Restaurazione: ravvedimento - Vittoria e perdono.

Possa il nostro meraviglioso Signore benedirvi abbondantemente attraverso l'opera "Andate ... e predicate", sia nella vita privata quanto nel ministerio per Cristo. Possa il Signore usare questo libro per comunicarvi il messaggio di cui avete bisogno nel corso del servizio quotidiano che gli rendete! Consultatela spesso e il Signore supplirà a ogni vostra necessità usandovi oltre ogni aspettativa!

Un saluto cristiano,
Leadership Ministries Worldwide
e la Casa Editrice Hilkia

INDICE

Prefazione all'edizione italiana
Prefazione

PRIMA PARTE

1. IL MINISTERO
1. Scelti direttamente da Dio.
2. Scelti da Gesù Cristo.
3. Scelti dallo Spirito Santo di Dio.
4. Considerati fedeli e affidabili da Cristo.
5. Chiamati a essere ministri mediante il dono della grazia di Dio.
6. Chiamati a essere amministratori, servitori di Dio
7. Chiamati a essere ambasciatori di Cristo.

2. L'OBBIETTIVO DEL MINISTRO
1. Conoscere Dio.
2. Conoscere personalmente Cristo e la potenza della sua risurrezione.
3. Dimenticare il passato e proseguire il corso per ottenere il premio.
4. Porsi questo grande obbiettivo e perseguir/o.
5. Impegnarsi in una cosa in particolare, ossia nella coerenza per non dare motivo di scandalo in cosa alcuna. Dimostrare inoltre, di essere un vero ministro di Dio che rimane fedele in ogni esperienza della vita, in ogni prova e in ogni tentazione.
6. Ubbidire all'ordine supremo di Dio: essere fedeli.
7. Essere così fedele da abbandonarsi e consacrarsi completamente a Cristo.
8. Essere fedele sino alla fine della vita.

3. IL PROPOSITO DEL MINISTRO.
1. Essere un esempio della verità gloriosa che Dio salva i peccatori; essere un esempio vivente della misericordia di Dio.
2. Ammaestrare tutti i popoli.
3. Presentare ogni uomo perfetto in Cristo Gesù.
4. Essere un testimone del Signore Gesù Cristo. Egli venne sulla terra portando vita esuberante ed eterna; venne per salvare dalla schiavitù del peccato, della morte e dal giudizio futuro. Si è stati chiamati da Cristo per essere testimoni della sua salvezza.

4. LE RISORSE DEL MINISTRO.
1. La grazia e potenza di Cristo.
2. La presenza e potenza dello Spirito Santo.
3. La presenza e potenza di Dio.
4. La certezza assoluta della vittoria.
5. Un dono spirituale.
6. La fede.
7. L'amore di Cristo.
8. La speranza della risurrezione.

5. IL MANDATO E L'OPERA DEL MINISTRO
1. Esortare e guidare le persone ad adorare il Signore.
2. Ministrare e servire come Cristo.
3. Cercare i perduti come fece Cristo (si veda la sezione intitolata: "Essere un testimone di Cristo").
4. Lavorare per Dio immediatamente: le campagne sono mature e la missione è urgente.
5. Predicare la Parola di Dio correggendo, riprendendo ed esortando le persone (si veda il Capitolo 6, Il messaggio, la predicazione e l'insegnamento).
6. Istruire e radicare le persone in Gesù Cristo e nella Parola di Dio.
7. Edificare i credenti.
8. Aver cura dei credenti.
9. Vigilare sui credenti.
10. Guidare i credenti in una religione pura e immacolata.
11. Il. Svolgere l'opera di evangelista (si veda il punto 3: "Cercare i perduti").
12. Gestire con ordine l'amministrazione e organizzazione della Chiesa.
13. I nuclei familiari.
14. Edificare la Chiesa come un architetto savio.

6. IL MESSAGGIO, LA PREDICAZIONE E L'INSEGNAMENTO

A. IL MINISTRO E IL SUO MESSAGGIO
1. Attenersi alla sana dottrina, predicarla e insegnarla.
2. Predicare e insegnare la Parola di Dio, le Sacre Scritture.
3. Proclamare Gesù Cristo e Lui crocifisso.
4. Proclamare che Gesù Cristo fu sepolto e risorse dai morti.
5. Predicare e insegnare il regno di Dio e dei cieli.
6. Non falsificare la Parola di Dio.

B. IL MINISTRO, LA PREDICAZIONE E L'INSEGNAMENTO
1. Assicurarsi di mettere in pratica ciò che si predica e insegna.
2. Predicare il Vangelo con senso di urgenza.
3. Predicare nella potenza dello Spirito di Dio, non mediante le riflessioni e le idee persuasive degli uomini.
4. Predicare e insegnare per compiacere Dio, non gli uomini. Non addolcire il Vangelo o usare parole lusinghiere per assicurarsi approvazione.
5. Non vantarsi di sé stessi; gloriarsi solo della croce. Non cercare popolarità e riconoscimento mondano, né di fare una buona impressione e attirare l'attenzione su sé stessi.
6. Non predicare sé stessi, ma Cristo Gesù il Signore.
7. Essere coerenti e insegnare nel corso di un lungo periodo di tempo.

7. L'IMPEGNO CONTRO IL FALSO INSEGNAMENTO

A. IL MINISTRO E I FALSI MAESTRI
1. Vivere nella sincerità.
2. Credere, confessare e predicare che Gesù Cristo è venuto nella carne.
3. Credere e confessare che Gesù è il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio.
4. Non apostatare dalla fede.
5. Guardarsi da quelli che resistono alla verità.
6. Guardarsi da coloro che rinnegano l'unico Dio e Signore Gesù Cristo.
7. Rifiutare uomini settari, maestri falsi.
8. Rifiutare quelli che non insegnano le parole di Cristo e la dottrina che è secondo pietà.

B. IL MINISTRO E GLI ALTRI VANGELI
1. Non sovvertire il Vangelo di Cristo né predicare qualsiasi altro vangelo.
2. Non introdurre nella chiesa dottrine deleterie neganti il Signore e la sua morte per l'uomo.
3. Non predicare un altro Gesù, ossia diverso da quello proclamato dalle Scritture e dagli Apostoli.

C. IL MINISTRO, LA DOTTRINA E L'INSEGNAMENTO FALSI
1. Non insegnare tradizioni, idee e comandamenti degli uomini come dottrina.
2. Non lasciarsi sviare da vari tipi di insegnamento, né predicare o insegnare favole, leggende, speculazioni, idee e dottrine false degli uomini.
3. Schivare le profane vacuità di parole e le opposizioni della scienza e della conoscenza false.
4. Guardarsi dall'insegnamento falso del mondo religioso e civile.
5. Non predicare idee e discussioni vane degli uomini, ovvero cose opinabili, ma proclamare l'amore, la fede e la necessità di avere una coscienza pura.

SECONDA PARTE

8. IL CAMMINO QUOTIDIANO DEL MINISTRO

A. IL MINISTRO E CRISTO
1. Assicurarsi che la propria fede in Cristo sia autentica.
2. Assicurarsi di essere una nuova creatura in Cristo Gesù.
3. Esaminare costantemente sé stesso, assicurandosi di perseverare nella fede, affinché non sia riprovato, considerato non idoneo o rifiutato.
4. Camminare costantemente con Cristo, cercando prima il regno di Dio e la sua giustizia.
5. Vivere una vita crocifissa in Cristo, di abnegazione e sacrificio.
6. Essere rinnovato interiormente giorno per giorno, e cambiato a immagine di Cristo.
7. Rivestirsi di tutta l'armatura di Dio ed essere forte in Cristo.

B. IL MINISTRO E LE SCRITTURE
1. Studiare ogni giorno le Scritture, essere ad esse sottomesso e proclamarle.
Memorizzare la Parola di Dio affinché dimori nel cuore.
Essere coerente nelle Scritture, studiarle e viverle.

C. IL MI ISTRO E LA PREGHIERA
1. Pregare ogni giorno come insegnò Cristo nel Padre Nostro.
2. Pregare ogni giorno per la Chiesa e per i credenti seguendo l'esempio paolino.
3. Pregare ogni giorno per il mondo intero.
4. Pregare ogni giorno affinché vi siano più operai.
5. Pregare con la consapevolezza di essere nella santa presenza del Signore.
6. Quando vi sono necessità speciali deve dedicare del tempo alla preghiera fervente.

9. LA VITA E IL COMPORTAMENTO PRIVATO

A. IL MINISTRO, IL SUO CORPO E LA SUA MENTE
1. Presentare la propria vita in sacrificio vivente a Dio.
2. Essere consapevole che il proprio corpo è il tempio dello Spirito Santo.
3. Vigilare sulla propria mente e i relativi pensieri.
4. Disciplinare e sottomettere il corpo a Cristo per non essere riprovato.
5. Esercitare il corpo sia spiritualmente che fisicamente.

B. IL MINISTRO E LA SUA CONDOTTA
1. Essere devoti.
2. Condurre una vita di separazione dal mondo.
3. Essere un uomo di Dio.
4. Essere fedele nelle tentazioni e nelle prove, indipendentemente da quanto siano dure.
5. Fuggire gli appetiti giovanili.
6. Evitare conversazioni profane e vuote; gli insegnamenti o le argomentazioni opinabili.
7. Sapere che negli ultimi giorni verranno tempi difficili e allontanarsi da persone egoiste e profane.

C. IL MINISTRO E IL SOSTEGNO ECONOMICO
1. Accettare il sostegno economico senza sentirsi in imbarazzo o in colpa, ma non ambire al lusso.
2. Non bramare ricchezze mondane.
3. Se necessario per predicare il Vangelo, bisogna avere un lavoro secolare.
4. Confidare in Dio affinché supplisca alle necessità economiche.

10. RELAZIONI INTERPERSONALI

A. IL MINISTRO E LA FAMIGLIA .
1. Camminare con spirito di sottomissione e amore insieme alla consorte.
2. Essere marito di una sola moglie.
3. Governare bene la famiglia.

B. IL MINISTRO E GLI ALTRI MINISTRI
1. Comprendere il valore dell'unità e uguaglianza in quanto collaboratori di Dio.
2. Lasciare che sia Dio a giudicare i sentimenti e l'operato altrui.
3. Accogliere e sostenere i missionari.
4. Non avviare precocemente un credente al ministero e vigilare sul comportamento.
5. Prima di dar luogo alle norme disciplinari bisogna assicurarsi della fondatezza delle accuse.

C. IL MINISTRO, L'OPPOSIZIONE, LA CRITICA E LA PERSECUZIONE
1. Predicare il Vangelo con la consapevolezza di vivere in un mondo antagonista.
2. Sapere che il mondo perseguiterà.
3. Quando si viene criticati, giudicati, calunniati, censurati e attaccati, bisogna confidare inDio.
4. Amare i propri nemici; tutti quelli che maledicono, odiano, perseguitano e
maltrattano.

D. Il MINISTRO E GLI INCREDULI
E. IL MINISTRO E GLI ALTRI CREDENTI

11. IL MINISTRO E LA SOFFERENZA
1. Fiducia in Dio.
2. Vincere le sofferenze, le "schegge nella carne", per amore di Cristo.
3. Trionfare su ogni sofferenza, prova e tentazione.

12. VITA ETERNA E PREMIO
1. Sicurezza nel Regno celeste di Dio.
2. La vita eterna.
3. Un corpo nuovo, trasformato, glorioso e incorruttibile.
4. La corona di giustizia.
5. La corona della vita.
6. La corona dell'incorruttibilità.
7. La corona della gloria.
8. La perfezione di tutte le cose.
9. Un'eredità eterna.

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LA PAROLA SI MOLTIPLICAVA

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L'Autore GIUSEPPE BARBAGLIO, presso le EDB, cura due collane di argomento biblico: «La Bibbia nella storia» e «Scritti delle origini cristiane» (con Romano Penna); ha curato Schede bibliche pastorali (8 voll.), Spiritualità del Nuovo Testamento e l'edizione greco-italiano del MERK; è autore di La Prima Lettera ai Corinzi. Introduzione, versione, commento (22005), La teologia di Paolo. Abbozzi in forma epistola re (22001), Gesù ebreo di Galilea. Indagine storica (52005); Davanti a Dio. "cammino spirituale di Mosè, di Elia e di Gesù (22001), insieme a Piero Stefani; Canti d'amore nell'antico Israele. Traduzione poetica del Cantico dei Cantici (22004), insieme a Luigi Commissari. Ha inoltre pubblicato: I Vangeli, Cittadella, Assisi 1978, di cui ha curato la traduzione e il commento insieme a Rinaldo Fabris e Bruno Maggioni; Paolo di Tarso e le origini cristiane, Cittadella, Assisi 32002; Le lettere di Paolo, 2 voll., Boria, Roma 21990; Dio violento? Lettura delle scritture ebraiche e cristiane, Cittadella, Assisi 1991; SAN PAOLO, Lettere, 2 volI., Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1997, di cui ha curato l'introduzione e la traduzione.


RETROCOPERTINA

Con la sua passione per la Bibbia, Giuseppe Barbaglio è stato al centro di una rete di gruppi, parrocchie e associazioni; ha collaborato a periodici e riviste. Oltre ai volumi pubblicati, ha prodotto una quantità impressionante di materiali, che restano a documentare la risposta che egli ha cercato di dare alla domanda viva presente nella comunità credente. Con questo volume iniziamo a raccogliere gli scritti che egli ha disseminato in varie pubblicazioni sotto forma di articoli o ha presentato a gruppi diversi in tutta Italia (da Porto Torres a Pallanza, da Voghera a Thiene, da Roma a Milano ... ) e ai missionari in America latina e in Asia. Ricostruire questa rete attraverso i testi e il ricordo (spesso le conferenze sono annotate di data e di riferimenti alle persone e all'ambiente che lo invitavano) crea un diretto parallelo con i versetti degli Atti degli apostoli che presentano la Parola come una cosa viva, personificandola sulle strade: «Cosl la parola del Signore cresceva e si raffcrzava» (At 19,20), versetti che lanciano sprazzi di luce su comunità raccolte attorno alla Parola: «la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei dlscepoìì» (At 6,7).

PRESENTAZIONE

Avevamo presentato un suo libro alla Chiesa valdese-metodista di Bologna e tornavamo per le stradette del centro verso via Nosadella. Come sempre in questi casi, si parlava della serata: com'era andata, gli appunti sull'uno o sull'altro relatore, la gente presente e le sue reazioni e, ovviamente, l'ambiente ecumenico, con pubblico cattolico e non cattolico, di vicini e di non vicini. E di fronte alle diversità emerse, sia tra i relatori che tra il pubblico, Barbaglio uscì con un' osservazione che gli ho poi sentito ripetere anche in altri contesti: «In fondo le diversità di reazione non sono la cosa più importante. L'importante è che la Parola giri, perché il testo biblico è di tutti. Una volta detta e pubblicata, la parola ha una vita sua, autonoma perfino rispetto a chi l'ha pronunciata; attraverso l'ascolto produce reazioni ed effetti per la sua forza interna; direi per "contaminazione" se il termine non avesse un connotato negativo, ma, del resto, l'impollinazione non è contaminazione e fecondazione assieme? li nostro compito, il mio di studioso e di divulgatore, il tuo di editore, è quello di moltiplicare la forza di questo testo autonomo che corre sulle strade del mondo. È nostro nel senso che è di tutti». Queste parole sono ricche di senso autobiografico, perché la vita di Giuseppe Barbaglio è stata scandita da un calendario fitto di incontri e di pubblicazioni sulla Parola. Con la sua passione per la Bibbia, egli è stato al centro di una rete di gruppi, di parrocchie e associazioni; ha collaborato a periodici e riviste. Oltre ai volumi pubblicati, ha prodotto una quantità impressionante di materiali, che restano a documentare la risposta che egli ha cercato di dare alla domanda viva presente nella comunità credente.

Mettere mano agli archivi che egli ha lasciato, sia su supporto elettronico che cartaceo, significa ridelineare un vissuto fatto di persone, di viaggi e di amicizie, di giornate di studio in cornice religiosa o scientifica, di dibattiti spirituali e culturali. A chi è stato vicino a Giuseppe Barbaglio, a sua moglie Carla anzitutto, è sembrato un dovere di amore e di amicizia far continuare la sua voce e la sua presenza. Con questo volume iniziamo a raccogliere i materiali che egli ha disseminato in pubblicazioni diverse sotto forma di articoli o ha presentato a gruppi diversi in tutta Italia (da Porto Torres a Pallanza, da Voghera a Thiene, da Roma a Milano, da Bergamo a Noto, da Palermo alla Svizzera ... ) e ai missionari italiani in America Latina, in Asia e in Africa, dai quali riportava ricordi nitidi di simpatia e di quotidianità. Ricostruire con il pensiero e con il ricordo questa rete di luoghi, di testi e di persone (spesso le conferenze sono annotate di data e di riferimenti a persone e a luoghi che lo invitavano) crea un diretto parallelo con i versetti degli Atti che presentano la Parola come una cosa viva, personificandola sulle strade: «Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava» (At 19,20), versetti che lanciano sprazzi di luce su comunità raccolte attorno alla Parola: «la Parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli» (At 6,7).

I 20 capitoli di questo volume sono nati per la maggior parte come contributi per il semestrale di lettura spirituale della Bibbia, Parola Spirito e Vita (EDB, Bologna), alcuni per il bimensile Credere Oggi (Messaggero, Padova), uno è la ripresa di una conferenza per l'«Associazione Ore Undici» (Roma). La loro origine esprime in modo evidente che si tratta di una esegesi e di una cultura biblica messa al servizio dell'intelligenza che crede e della fede che pensa. L'indice dei brani del Nuovo Testamento presi in considerazione è posto alla fine del volume, così da permettere un utilizzo più diretto e immediato di questo commento.

Alfio Filippi
direttore EDB

 

INDICE

PRESENTAZIONE

1 - IL NUOVO TESTAMENTO: IMMAGINI DI DIO

1. Le immagini di Dio presenti in Gesù di Nazaret
1.1. Ilimmagine regale di Dio
1.2. L'immagine paterna di Dio
2. «Colui che dà vita ai morti»: la «teologia» di Paolo
3. «Dio è amore»: la «teologia» di Giovanni

2 - Il NUOVO TESTAMENTO: L'UOMO «CREATURA NUOVA» IN CRISTO
1. Cristo, iniziatore di una nuova umanità
2. L'uomo nuovo in Cristo
3. Gesù di Nazaret, uomo nuovo

3 - LE SPIRITUALITÀ DELLE CHIESE PRIMITIVE
1. Alcune premesse
2. Che cosa si intende per spiritualità
3. Lo spirito e la carne
4. Spiritualità in Luca e Giovanni
5. La spiritualità di Matteo
6. Gesù è maestro di vita
7. L'obbedienza radicale
8. La spiritualità di Paolo
Conclusione

4 - IL DONO DELLO SPIRITO (At 2)
La promessa di Gioele ai suoi contemporanei del IV secolo
La citazione e i riferimenti in At 2
Le linee ermeneutiche dell' autore di Atti
    3.1. La direttrice pneumatologica
    3.2. La direttrice ecclesiologica
    3.3. Il motivo soteriologico

5 - Lo SPIRITO SANTO IN LUCA, PAOLO, GIOVANNI FONTE DI PROFEZIA, DI VITA NUOVA, DI. VERITÀ
Lo Spirito di missione profetica (Luca)
Spirito di vita nuova (Paolo)
Lo Spirito di verità (Giovanni)

6 - IL BATTESIMO DI GESÙ: L'IDENTITÀ SVELATA
Il ricordo storico
L'interpretazione della Chiesa primitiva
Le redazioni evangeliche
    3.1. Il racconto di Marco
    3.2. Le caratteristiche della narrazione matteana
    3.3. 1.: accentuazione di Luca
    3.4. La prospettiva di Giovanni

7 - EUCARISTIA: DAL CENACOLO ALLA COMUNITÀ CRISTIANA
(Me 14,22-25; lCor 11,23-24 e par.)
Storicità dell'ultima cena
   
1.1. Dai racconti neotestamentari alla cena di Gesù
    1.2. Tradizione antichissima dell'ultima cena
Prassi liturgica delle comunità cristiane
Indice generale
L'ultima cena nel racconto della passione e nella parenesi
    3.1. Nel quadro del racconto e dei racconti della passione
    3.2. Nel contesto della parenesi paolina

8 - EUCARISTIA: SOLIDALI CON CRISTO E CON I FRATELLI (l Cor 11,17-34)
li pasto
La liturgia eucaristica a Corinto
Le esortazioni conclusive (w. 27-34)

9 - LA COMUNITÀ E CRISTO: L'ALLEGORIA SPONSALE IN 2Cor 11,2
Analisi del testo
Approfondimento dell'allegoria sponsale
    2.1. I precedenti veterotestamentari e giudaico-rabbinici
    2.2. L'originalità di Paolo
    2.3. Gli sviluppi successivi

10. «AMATE COME CRISTO HA AMATO» L'AMORE SPONSALE IN Ef 5,25-27
    1.1. L'espressione dell' amore di Cristo per la Chiesa
    1.2. La Chiesa amata da Cristo
Amore creativo
Amore esemplare
    3.1. Le precomprensioni culturali del!' autore sacro
    3.2. Parità di amore

11 - L'UOMO NON SEPARI CIÒ CHE DIO HA UNITO
Le testimonianze del Nuovo Testamento
Il pronunciamento di Gesù di Nazaret
    2.1. La liceità del divorzio nel giudaismo
    2.2. La reazione di Gesù
Le applicazioni della Chiesa delle origini
    3.1. Libertà d'interpretazione di Paolo
    3.2. La ricezione propria di Marco
    3.3. La prospettiva del Vangelo di Matteo
    3.4. La versione di Luca

12 - LA GENEALOGIA DI GESÙ: IDENTITÀ E UNIVERSALISMO (Mt 1)
«Figlio di Abramo»
La presenza di donne nella genealogia matteana


13 - «SIETE DIVENTATI I VICINI»: GESÙ E I NON EBREI (Me 7,24-30)
Analisi di Mc 7,24-30
    1.1. Racconto particolare di guarigione
    1.2. Il quadro narrativo
    1.3. Le battute del dialogo
    1.4. Annotazione conclusiva (v. 30)
Contesto letterario del testo marciano


14 - «DIO NON È PARZIALE CON LE PERSONE». PURO E IMPURO IN At 10-11
Leggere un testo di ieri con gli occhi puntati sull'oggi
li codice tabuistico e il suo superarnento nel racconto di Atti


15 - LA «VIA CRUCIS» DI PAOLO
Un tesoro custodito in vasi d'argilla (2Cor 4,7-15)
Le sue originali credenziali (2Cor 6,4-10)
Un auto elogio originalissimo (2Cor 11,22-12,10)
A immagine del Crocifisso


16 - LE PAROLE VIOLENTE SULLA BOCCA DI GESÙ
I dati
Interpretazione
Indice generale


17 - REALTÀ FINITE E VALORI ASSOLUTI «C'È UNA QUANTITÀ DI DÈI E SIGNORI, MA PER NOI...»
(1Cor 8,5-6)
Ambientazione e significato del passo paolino
Nella prospettiva dell'apostolo

18 - L'ATTEGGIAMENTO VERSO I BENI E LA REGOLA D'ORO (Mt 6,19-7,12)
Tesori sulla terra e tesori in cielo (Mt 6,19-21)
Dio e mammona (Mt 6,24)
«Non affannatevi!» (Mt 6,25-34)
La regola d'oro (Mt 7,12)


19 - «UNA SPERANZA ATTIVA»: IL DISCORSO ESCATOLOGICO DI Mc 13
Analisi del testo
    1.1. Articolazione del capitolo
    1.2. Tempi al futuro e modi imperativi
    1.3. Determinazioni cronologiche
Visione d'insieme
    2.1. Parola di Cristo alla sua Chiesa
    2.2. Parola rivelativa o apocalittica
    2.3. Parola esortativa:
Parola per noi oggi


20 - «SIAMO RISORTI CON CRISTO!» IL PASSATO GETTATO ALLE SPALLE
Svolta epocale nella storia dei credenti
TI passato gettato alle spalle
Il presente: oscurità e povertà
Il futuro e la speranza:
Conclusione: lettura meditativa


INDICE DEI PASSI COMMENTATI DEL Nuovo TESTAMENTO .....

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NOSTRA FIGLIA DESIREE - Una storia di vita e di fede


NOSTRA FIGLIA DESIREE
Una storia di vita e di fede

Fra le brutte storie di questi ultimi anni certamente l'uccisione di Desirèe, 14enne di Leno in provincia di Brescia, è tra le più terribili. Era il 28 settembre del 2002 quando tre minorenni e un adulto tesero una trappola a Desirèe Piovanelli per poi ucciderla. Maurizio Piovanelli, il papà di Desirèe, caparbiamente non ha abbandonato il suo paese pur avendo per vicino di casa quel Giovanni Erra, l'adulto del gruppo, e, in case abbastanza prossime, i familiari degli altri tre assassini. A Maurizio Piovanelli manca disperatamente Desirèe come se sua figlia sia appena uscita di casa e il rito barbarico stia per compiersi. Ho avuto occasione di intervistare almeno tre volte il papà di Desirèe e ogni volta ho cercato di convincerlo ad abbandonare il suo paese cercando di disciplinare perciò le sensazioni, le memorie, le rabbie. E' un uomo cortese, Maurizio Piovanelli, e mi ha sorriso.
Ho capito che non c'era niente da fare: la partita l'avrebbe giocata fino in fondo, costi quel che costi. L'altra angustia riguarda le sentenze ondivaghe emesse negli ultimi mesi. Lui si aspetta che da un momento all'altro uno degli assassini di sua figlia venga rimesso in libertà e lui debba vivere il doppio schiaffo: quello della contiguità con i familiari di chi ha generato i mostri e forse anche i "mostri" stessi.
Roberto Fiorentini, che ha curato "Nostra figlia Desirèe", annota, in poche pagine, cose di grande interesse che agevolano il percorso nelle tipologie dei protagonisti. Nel libro si legge molto spesso di sconfinamenti, di sette sataniche e quant'altro. In questo caso la tragedia di Desirèe si andrebbe ad aggiungere ad altre analoghe. In una domanda a Maurizio Piovanelli si legge:
"Maurizio, altri magistrati, nei primi giorni dopo il delitto, hanno spiegato che i tre ragazzi erano sotto "anestesia etica". Una frase agghiacciante perchè uuol dire persone prive di morale che agiscono per impulsi terzi che non sono quelli determinati dalla nostra volontà". E forse è vero se si pensa che alla lettura della sentenza gli imputati hanno riso.
Negli occhi di Maurizio Piovanelli, un uomo mite, disperato, ma non rassegnato, si è aggiunto un ulteriore velo di tristezza. Da quando l'ho conosciuto devo ammettere di provare per lui una forte solidarietà. Malgrado la sua ostinazione nel rimanere a Leno, come gli ho detto a voce, gli ripeto per scritto di trovare il modo di andarsene da quella scenografia del dolore che lo accompagna da anni.

Maurizio Costanzo

INTRODUZIONE

Il 28 agosto del 2002, Desirèe Piovanelli, quattordicenne studentessa di Leno, viene uccisa nella cascina Ermengarda; a pochi metri da casa. Nel giro di pochi giorni, i carabinieri, guidati dai procuratori Emilio Quaranta, Giancarlo Tarquini e Silvia Bonardi, scoprono gli autori dell' atroce delitto. Sono tre compagni minorenni di Desy: Nicola Bertocchi, Nicola Vavassori e Mattia Franco. Con loro un adulto: Giovanni Erra; vicino di casa della famiglia Piovanelli. Il cadavere della ragazza, scoperto dopo sei giorni dalla scomparsa, viene trovato martoriato nelle stanze della cascina diroccata. Ragazzi e adulto sono ritenuti i responsabili del terribile omicidio e sono stati condannati nei diversi gradi di giudizio.
Tutta l'Italia rimase sbigottita dalla ferocia dimostrata dai quattro nell'uccidere una ragazzina inerme che non avrebbe ceduto ai loro corteggiamenti morbosi. A due anni e mezzo dai quei fatti e al termine della vicenda giudizi aria, restano ancora dei dubbi, delle perplessità, dei coni d'ombra sul perché Desirèe Piovanelli abbia dovuto subire quelle atrocità e su chi ne ha abbia decretato un' esecuzione così assurda.
"Nostra figlia Desirèe" Una storia di vita e di fede vuole ricordare la figura di Desy, il suo spessore morale e la drammaticità della vicenda di cui è stata vittima. Cerca, però, di capire se la verità giudiziaria corrisponda a quella reale. Indaga nei risvolti drammatici di quei momenti frenetici delle prime indagini. Fa luce su quanto accaduto nelle aule giudiziarie durante gli interrogatori e nel corso dei diversi processi tutti svoltisi a porte chiuse. Spiega per quali motivi, Giovanni Erra, viene prima condannato all'ergastolo e poi, in secondo grado, i giudici della Corte d'Appello di Brescia lo puniscono con venti anni di reclusione. Oltre agli aspetti tecnici e giudizi ari c'è anche il risvolto umano.
I sentimenti, le impressioni e gli stati d'animo di chi, in diverse posizioni, ha vissuto quegli istanti così forti: la morte di una figlia, l'interrogatorio di un omicida ragazzino, la confessione convulsa di un trentenne che ha acconsentito e dato il via a una carneficina; una vera e propria mattanza. Ma la storia di Desy, non è da collocare solamente nell' ambito della cronaca giudizi aria o del racconto emotivo.
E' stata e lo è ancora una storia di fede. Quella fede incrollabile che i suoi genitori, Maurizio e Maria Grazia, hanno dimostrato fin dai primi momenti. Quell' attaccamento a Dio, attraverso la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, che gli ha permesso, nonostante il dolore rimanga per sempre, di superare la disperazione. Di sperare, comunque, in un futuro in cui Desy riapparirà con il suo sorriso. Di credere che una giustizia divina esiste e che l'istinto umano della vendetta deve essere consegnato solo e solamente alla Divinità. Una fede che non obbliga a perdonare i carnefici, ma che dà la certezza di un castigo che supera gli stretti confini del codice penale per collocarsi in una dimensione che trascende le vicende umane.
Per fare questo ci sono i protagonisti. Parlano i genitori di Desy: mamma Maria Grazia e papà Maurizio. Gli avvocati che li hanno assistiti in tutti i processi: Cesare Gualazzini ed Enrico Forghieri. I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Brescia, sezione minorenni, Augusto Bitonte, Marina Dughi, Carmelo Sigillo, Angelo Bosio e Raffaella Picaro che hanno pronunciato la sentenza di secondo grado nei confronti di Nicola Bertocchi, Nicola Vavassori e Mattia Franco.
Mamma e papà Piovanelli raccontano la loro Desy. Quella ragazzina bresciana che sognava una laurea in Medicina e poi una professione da chirurgo per aiutare gli altri. Che srudiava la Bibbia per prepararsi e aderire alla Congregazione dei Testimoni di Geova. Gli avvocati spiegano perché questo è un delitto che è rimasto senza un movente; un perché reale e non quello raccontato, forse ad arte, dai quattro imputati.
Poi i giudici. Loro non si intervistano: loro scrivono le motivazioni delle sentenze per spiegare quello che devono dire. Ampi stralci di quella sentenza del 20 ottobre del 2003 costituiscono la terza, ed ultima parte, di questo libro. In quelle pagine c'è quello che lo stato, la giustizia è riuscita a dimostrare sulla morte della piccola Desy. Una pronuncia che si chiude con le condanne: 18 anni per Nicola Bertocchi, 15 anni e 4 mesi per Nicola Vavassori e 10 anni per Mattia Franco. Si è scelto di riprodurla fotograficamente per dare al lettore la possibilità di ricostruire i fatti dalla "viva" voce dei magistrati.
Questo libro non vuole essere la tappa finale di una storia truce e drammatica. Vuole essere, invece, un nuovo stimolo per capire cosa sia accaduto, veramente, quel 28 di settembre nella cascina Ermengarda di Leno. E' un tributo di verità che si deve, prima di tutto, a Desirèe.

Ringrazio di cuore il fotografo e collega Raffaele Rastelli per la preziosa collaborazione nell'opera di riproduzione della sentenza dei giudici.

INDICE

Prefazione
Introduzione

Parte Prima
I Desirèe: la sua vita
II Quel maledetto 28 settembre
III Faccia a faccia con gli assassini
IV L'uscita dal tunnel del dolore
V Desirèe rimane un simbolo

Parte Seconda
VI E' stato detto tutto sulla morte di Desy?
VII Quando Giovanni Erra confessò
VIII I processi ai quattro del branco
IX E' possibile un recupero?

Parte Terza
Avvertenza
La sentenza contro Mattia Franco, Nicola Vavassori e Nicola Bertocchi

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5 - PICCOLA ENCICLOPEDIA STORICA SUI TESTIMONI DI GEOVA - VOL. V - 1939 ÷ 1940

RETROCOPERTINA V° VOLUME

Con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista il 1° settembre 1939, si decretò di fatto, l’inizio della seconda guerra mondiale. In Italia c’era piena consapevolezza della guerra incombente, perciò il 31 agosto quando il governo dichiarò in via precauzionale la non belligeranza dell’Italia la sorpresa fu generale, anche perché nel mese di agosto truppe di leva erano già state spostate verso il confine francese e il 30 vennero emanate direttive sull’oscuramento, la chiusura dei locali pubblici, la distribuzione di generi alimentari.

Fu in questo particolare periodo che il controllo delle autorità si inasprì molto sulle attività clandestine dei fedeli alla Denominazione, determinando alla metà del mese di settembre l’inizio dei primi generalizzati arresti nella nazione.

Tra il 18 settembre e il 6 ottobre 1939, ci furono arresti e provvedimenti di confino nei confronti di alcuni fedeli e simpatizzanti al Movimento, sia nel nord che nel centro della nazione, affiliati che in qualche modo destarono l’attenzione delle autorità le quali prontamente intervennero.

Tuttavia l’ondata generalizzata di fermi e di arresti, che colpì circa il 90% dei fedeli e simpatizzanti alla fede dei Testimoni di Geova allora in Italia, ci fu il 29 ottobre 1939, quando nel pomeriggio della domenica, alle ore 15:00, riuniti per il culto, 5 fedeli vennero arrestati a Montesilvano (PE) su espressa richiesta del Dirigente dell’Ispettorato Speciale della 4^ Zona dell’Ovra.

Fu quindi l’Ovra n. 4, con sede in Avezzano (AQ) che, su apposito incarico e mandato del Capo della Polizia, Arturo Bocchini, perseguì nella nazione tutte quelle persone che, in qualche modo, avevano a che fare con il Movimento religioso, sia fedeli (definiti: aderenti), sia simpatizzanti (definiti: gregari), verso i quali furono presi i provvedimenti più disparati.

Ad essere fermati e ad essere indagati, tra il 18 settembre ed il 26 dicembre 1939, furono 136 persone riconducibili a vario titolo alla Denominazione sia come “aderenti” sia come “gregari”.

Dei 136, sottoposti a vari provvedimenti di PS, il 12 gennaio 1940, 26 furono denunciati e deferiti dall’Ovra n. 4, al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, anche se solo 25 di questi in realtà erano “aderenti” alla fede dei Testimoni di Geova, mentre uno d’essi era un fedele alla Chiesa Cristiana Libera dei Fratelli, confuso dall’Ovra n. 4, come effettivo affiliato al Movimento.

Il prossimo volume, il VI, descriverà in modo esaustivo l’istruttoria processuale, iniziata a fine gennaio 1940 e il dibattimento avvenuto il 19 aprile 1940, che portò alla pronuncia della sentenza da parte dei giudici del Tribunale Speciale, per la condanna ad oltre 180 anni, dei 26 imputati. Senza dubbio una durissima pena, che oggi assume per la storia una pagina ignominiosa, che rispecchiò il carattere politico del momento per il regime e per i loro accoliti.

Alla fine del mese di giugno 1940, la filiale Svizzera della WTB&TS tentò di riattivare in qualche modo, quell’attività clandestina, istituendo un “ufficio” a Cernobbio (CO) che in realtà a causa di altri sopraggiunti arresti di fedeli, non poté mai esplicare la propria attività, quindi ebbe vita breve.

PRESENTAZIONE V° VOLUME

L’autore, con questo suo lavoro, “Piccola Enciclopedia Storica sui Testimoni di Geova in Italia” ha voluto tracciare essenzialmente un percorso orientato verso un’unica precisa meta: dare riscontro, ampiezza e profondità, ai fatti che la cultura dell’uomo conserva sotto l’appello dell’antropologico e del tradizionale.

Picc. encicl. vol. 5 325Tutta una materia, da sempre, per la quale bisogna lottare per attestarne la giusta e adeguata significazione. Lottare ieri, come oggi. E non si consideri questo mio dire un’esagerazione. La storia dei Testimoni di Geova è anche lotta contro sistemi totalitari per la libertà di culto e di religione e triste a dirsi anche contro chi il cristianesimo avrebbe dovuto professarlo.

Alcune vicende, anche se poco note, sulla persecuzione dei Testimoni di Geova sotto il regime fascista, presenti nell’archivio centrale dello stato, assumono un aspetto che non sorprende e inquieta. Dimostrano come l’uso strumentale e spregiudicato della disinformazione ha avuto ieri ed ha oggi, l’interesse a creare confusione influenzando negativamente le Autorità e a generare nell’opinione pubblica discriminazione e razzismo.

La ricerca dell’autore, più interessante e sulfurea, ci dà la possibilità di seguire una riflessione antropologica costruita per offrire una lettura organica della storia di questo gruppo religioso e dell’organizzazione sociale su cui è cresciuto.

Sulla base dell’indagine e della ricerca scrupolosa, il Pace ci dà uno strumento di lettura della diversità, individuale, sociale e cultuale di un gruppo, in origine piccolissimo, che ha saputo crearsi uno spazio non soltanto dove altri avevano fallito ma anche in territori vergini, dove gli autoctoni per la prima volta hanno potuto beneficiare del riscatto del Cristo.

La documentazione raccolta evidenzia la discriminazione e la persecuzione verso un gruppo che con spirito di abnegazione, in lungo e in largo ha fatto opera di proselitismo come mai nessuno aveva fatto dai tempi dell’apostolo Paolo. Un’opera d’istruzione e insegnamento che ha dato, in assoluto, il più alto tasso di accrescimento.

Questa Enciclopedia Storica, che può essere considerata punto di riferimento per ulteriori conoscenze, tratteggia delle novità storiche perlopiù sconosciute alle fonti ufficiali. Materiale inedito che risulta, alla luce di attente ricerche, d’importanza storiografica.

Analizzarne la natura e la storia vuol dire affrontare il problema della sua influenza sull’opinione pubblica. L’iniziale opera dei Testimoni di Geova non è stata mera illusione, semmai è da considerarsi una “rivoluzione” del cristianesimo che boccheggiava notevolmente sotto l’influsso della religione di Stato, “professata” dalla stragrande maggioranza degli italiani.

La Chiesa Cattolica ha agito come gruppo di pressione tendente a influenzare i poteri dello Stato, come ben evidenziato da Sergio Lariccia, Dottore in diritto canonico e Avvocato della Sacra Romana Rota in un suo studio sul pluralismo confessionale. Questa pressione, in parte palese, è stata esercitata non solo a danno dei Testimoni di Geova ma contro tutti i “protestanti” accusati di minare le convinzioni della Chiesa Cattolica, convinta di essere l’unica vera chiesa per ordinazione divina.

Lo smarrimento della vecchia religione, avrebbe dovuto lasciare spazio al diritto inalienabile della professione religiosa dei gruppi minori, nel ricordo di un’uguaglianza cristiana abbandonata, senza disagio dagli studiosi, dai teologi e dai giuristi i quali venendo meno alle loro riflessioni etico-religiose, decisero restare muti e ciechi. La storia sarebbe stata diversa e non sarebbe sfociata nelle sue fragili posizioni che ancora oggi sopravvivono.

Pertanto, leggendo il primo volume si rivisitano gli albori di una confessione religiosa in una società complessa come quella italiana che presentava grandi stratificazioni socio-religiose e poco orientata ad aperture che si affacciavano dal “nuovo mondo”.

Purtroppo va detto che la nuova proposta, inizialmente, di fatto, era debole, nonostante le buone intenzioni. Nel 1891, Charles Taze Russell, che soprintendeva all’attività mondiale di predicazione degli Studenti Biblici, visitò per la prima volta alcune città italiane. Egli stesso dovette ammettere che i risultati non erano stati esaltanti, e disse: “Non abbiamo visto nulla che ci incoraggi a sperare in qualche raccolta in Italia”.

Un approccio critico quello di Russell. Gli esiti, nel complesso, ebbe a scrivere, si rivelarono deludenti.

Partendo proprio da questa constatazione, il libro evidenzia l’assenza di un processo d’interazione tra la religione di appartenenza e quella di accoglienza, col forte rischio di sparizione.

Le cose cambiarono dopo la seconda guerra mondiale. Alcuni missionari dedicarono la loro attenzione alla “terra di vitelli”.

Le alte gerarchie vaticane chiesero al governo dell’epoca che fossero espulsi, come risulta da un carteggio rinvenuto negli archivi statali. Salvo rare eccezioni, i missionari dovettero lasciare il paese.

Nonostante gli ostacoli però, gli Studenti Biblici si resero visibili, conformi a quell’immagine che il “potere” della tradizione religiosa italiana non era disposta a concedere, tant’è che si ponevano l’accento e le loro diversità in forme sempre più decontestualizzate.

Il Pace, sulla scorta dell’ordine cronologico che ha voluto favorire nell’offrire quest’opera, stralci di documenti considerati “rari e introvabili”. Non si tratta di semplici citazioni ma di varie annotazioni sempre più particolareggiate, sempre più esito di attente e appassionate ricerche e catalogazioni che hanno richiesto anni di studi e impegno.

Gli attenti lettori, probabilmente vi troveranno alcune inevitabili ripetizioni concettuali pur se espressi in contesti diversi ma sempre col taglio fenomenologico. Inoltre l’autore ha mantenuto il più possibile intatte le citazioni per salvaguardarne il valore storico per evitare strumentalizzazioni da parte di revisionisti senza scrupoli.

Un’opera affidabile per il materiale contenuto che anche allo studioso non lascia sbavature o sbiadite pagine di un passato senza storia.

È chiaro dunque per tutto questo che per Emanuele Pace, il suo lavoro non è un’avventura o un capriccio, ma la realizzazione di un progetto capace di parlare e di farsi ascoltare.

Non sarà “una voce nel deserto” ma sarà un documento d’inestimabile valore utile soprattutto alle generazioni a venire.

Una cosa è certa, l’autore non si pone sullo “scranno del giudice”, ma un giudice che intende valutare attentamente le fonti, prima di acquisirle a piene mani. Una riprova, questa, di un Pace studioso oltre il limite del ricercatore/raccoglitore.

Dott. Christian E. Maccarone
Presidente del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani
Tourcoing (F) 24 settembre 2012

INDICEV° VOLUME

CAPITOLO XXVII Arresti nella provincia di Sondrio (18 settembre 1939) - Frontiera di Chiavenna (SO) - Arresti di TdG a Castione Andevenno e province limitrofe - Note

CAPITOLO XXVIII Arresti in Abruzzo (ottobre 1939) - Arresti nella provincia di Teramo - Arresti a Montesilvano (PE) durante un'adunanza religiosa - L’intervento dell’Ovra n. 4 - Note

CAPITOLO XXIX L’Ovra e i suoi capi - I capi dell’Ovra - L’oscuro impero dell’Ovra - L’Ispettorato Speciale Ovra n. 4 – Avezzano (AQ) - Note

CAPITOLO XXX I due rapporti dell’Ovra n. 4 sui Testimoni di Geova - Nota al primo rapporto - Ovra n. 4 - Nota al secondo rapporto - Ovra n. 4 - Affinata una “tecnica” investigativa Ovra: l’antimilitarismo - Note

CAPITOLO XXXI Statistica su 136 TdG e simpatizzanti fermati ed indagati tra settembre e dicembre 1939 - TdG – Uomini e Donne - Ripartizione di arresti in 14 regioni - Età media degli indagati - Le professioni degli indagati - L’istruzione dei 136 indagati - La condizione sociale dei 136 TdG - Conclusione - Note

CAPITOLO XXXII La “caccia” al Testimone di Geova in Italia - (29 Ottobre - 26 Dicembre 1939) - Fine ottobre – Una circolare WTB&TS da Berna - Arresto a Milano della “responsabile” italiana – Pizzato M.M - Novembre 1939 – arresti di TdG - Casi di “antimilitarismo” - Fermi ed interrogatori di TdG a Cerignola - Fermi ed interrogatori di TdG in Emilia Romagna - Fermi ed interrogatorio di TdG nella provincia di Brindisi - Fermi ed interrogatori di TdG in Sicilia - Fermo ed interrogatorio di un TdG in Sardegna - Fermi ed interrogatori di TdG ad Aosta - Fermo ed interrogatorio di un TdG nel Lazio - Fermo ed interrogatorio di un TdG in Basilicata - Fermi ed interrogatori di TdG nel Veneto - Fermo ed interrogatorio di un TdG in Abruzzo - Fermo ed interrogatorio di un TdG in Friuli Venezia Giulia - Fermo ed interrogatorio di un TdG nel Trentino - Fermo ed interrogatorio di un ex TdG nel Lazio - Fermi ed interrogatori di TdG in Campania - Ancora fermi ed interrogatori di TdG in Abruzzo - Ancora fermi ed interrogatori di TdG nel Trentino - Fermo ed interrogatorio di un TdG cittadino olandese - Altri TdG e simpatizzanti indagati e fermati a fine novembre - Fermi ed interrogatori di TdG nel mese di dicembre - Una Circolare dalla filiale WTB&TS di Berna nel dicembre 1939 - Note

CAPITOLO XXXIII “Setta” religiosa dei Testimoni di Geova (1° Gennaio - 18 Aprile 1940) - Rapporto Ovra n. 4, del 3 gennaio 1940 - Oggetto: Setta religiosa "Testimoni di Geova" - 9 gennaio 1940 - Due condanne del Tribunale Militare di Napoli - 12 gennaio 1940 - Denuncia di 26 TdG al Tribunale Speciale - Alcuni casi di “Abiura” nel gennaio 1940 - Fine gennaio 1940 – Inizio istruttoria presso il TS - Febbraio 1940 – Giro di vite della “censura postale” - Marzo 1940 – Circolare Ministero Interno n. 441/02977 - Setta religiosa dei Testimoni di Geova - Inibizione ingresso nel Regno d’Italia a TdG cittadini stranieri - Note

CAPITOLO XXXIV Sequestri operati dall’Ovra n. 4 ai TdG denunciati al TS - Bello Francesco - Cavalluzzo Michele - Costantini Guido - D’Angelo Guerino - D’Ettorre Domenico - Di Cenzo Mariantonia - Di Felice Gerardo - Di Giampaolo Francesco - Di Marco Caterina - Doria Salvatore - Ercolino Tobia - Giardinelli Veronino - Giovannoli Michele - Liberatore Francescopaolo - Martinelli Marcello - Neviconi Giuseppe - Paschetto Vittorio Giosuè - Pizzato Maria Maddalena - Pizzoferrato Vincenzo - Predebon Romano - Protti Geltrude Albina - Ricci Tommaso - Sbalchiero Girolamo - Taroni Domenico - Zortea Francesco - Note

CAPITOLO XXXV I disonorevoli, vergognosi aggettivi: - “geovita” - “geovista/i” – “geovismo” - Note

APPENDICI

Appendice al Capitolo XXVII
- N. 30: Verbali interrogatori Ovra n. 4 del 31.10.1939

Appendice al Capitolo XXX - N. 31: Rapporto Ovra n. 4 del 3.1.1940

Appendice al Capitolo XXXII - N. 32: Verbale interrogatorio Ovra n. 4 - Pizzato M. M. - N. 33: Verbale interrogatorio Ovra n. 1 – Protti G. A. - N. 34: Verbale interrogatorio Ovra n. 1 – Paschetto V. G. - N. 35: Verbale interrogatorio Ovra n. 1 – Fornerone A. - N. 36: Verbale interrogatorio Ovra n. 4 – Pizzoferrato V. - N. 37: Verbale interrogatorio Ovra n. 3 – Doria S. - N. 38: Verbale interrogatorio Ovra n. 2 – Taroni D. - N. 39: Verbale interrogatorio Ovra n. 2 – Artusi V. - N. 40: Verbale interrogatorio Ovra n. 6 – Salleo P. L. - N. 41: Verbale interrogatorio Ovra n. 1 – Predebon R. V. - N. 42: Verbale interrogatorio Ovra n. 1 – Sbalchiero G. - N. 43: Verbale interrogatorio Ovra n. 4 – Martinelli M. - N. 44: Verbale interrogatorio Ovra n. 3 – Zortea F. - N. 45: Verbale interrogatorio Ovra n. 3 – Stefanon N. - N. 46: Verbale interrogatorio Ovra n. 7 – Bello F.

Appendice al Capitolo XXXIII - N. 47: Tribunale Ter.le Militare - Sentenze Costantini Guido - N. 48: Tribunale Ter.le Militare - Sentenza Liberatore Franc.

CRONOLOGIA

INDICE DEI NOMI

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4 - PICCOLA ENCICLOPEDIA STORICA SUI TESTIMONI DI GEOVA - VOL. IV: 1936 ÷ 1939

RETROCOPERTINA IV° VOLUME

Tra il 1936 e 1939, il regime fascista, infierì con inusitata brutalità verso i fedeli alla Denominazione, determinando alla fine del mese di ottobre 1939, il totale arresto della loro evangelizzazione e delle fasi cultuali.

In questi tre anni, si registrarono diverse violenze da parte delle autorità fasciste anche mediante decisioni, spesso adottate su istigazione del clero cattolico, come fu il divieto di seppellimento della salma di un Testimone di Geova in un cimitero comunale; o il feroce ed indicibile articolo pubblicato da una rivista cattolica, vicinissima alle curie del Vaticano, dove si definirono i fedeli della Denominazione: bolscevichi e comunisti, in un momento delicatissimo per la politica interna, del regime fascista.

Sempre in quegli anni fu riproposto il tema dell’antimilitarismo da parte di alcuni giovani fedeli del Movimento, un nuovo dilemma su: militare, bellare, nell’impegno e nell’addestramento alla guerra, una faccenda di coscienza per alcuni fedeli, i quali, proponendo la loro neutralità, si scontrarono con le istituzioni statuali e con i vertici militari. In tal senso quindi, è il titolo del IV Volume: Forza fratello..., non avere paura...” una scelta dell’autore non a caso, infatti queste parole furono pronunciate da un fedele del Movimento, al nipote 17enne Testimone di Geova, il quale venne arrestato per il rifiuto ad addestrarsi alla guerra.

All’inizio dell’anno 1939, con la morte del rappresentate italiano Cuminetti Remigio, si sentì il bisogno, da parte della filiale WTS di Berna, di nominare un valido sostituto e tentare di riavviare una nuova “amministrazione” nella nazione. Ci fu così un piccolo sondaggio a cui seguì una particolare iniziativa solo per alcuni mesi, che però non portò a niente di fatto in quanto il generalizzato arresto di fedeli, spinse la WTS a rinviare ogni progetto a riguardo.

Nei primi mesi dell’anno 1940, ci furono la deportazione e vari provvedimenti delle autorità di PS, nei confronti di quasi tutti i fedeli alla Denominazione, arrestati tra la fine di ottobre e la fine di dicembre del 1939. Sempre in questi mesi, l’Ovra n. 4, deferì 26 Testimoni di Geova al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che li condannò tutti, nessuno escluso, il 19 aprile, ad un totale di oltre 180 anni di carcere.

Alla fine del mese di giugno 1940, la filiale WTS di Berna, tentò nuovamente di riavviare il progetto in precedenza sospeso di gestione e riorganizzazione dei fedeli del Movimento, chiaramente quelli non ancora perseguiti, in un’Italia e in un’Europa, oramai in totale belligeranza; e nonostante queste iniziative fossero motivate da profonda positività, non si ottenne un gran successo nel 1940, anzi, i pochi fedeli non ancora colpiti dall’ondata d’arresti del 1939, vennero in quest’anno ristretti in carcere o deportati al confino.

Dalla fine dell’anno 1940 e sino all’agosto 1943, la fede dei Testimoni di Geova nella nazione conobbe un pauroso e tremendo collasso, nonostante fosse viva nelle carceri e nei luoghi di confino, dove si trovava la maggioranza dei fedeli. Ma era solo questione di tempo, la fede si sarebbe presto ravvivata, con più forza e con più linfa di prima.

PRESENTAZIONE IV° VOLUME

L’autore, con questo suo lavoro, “Piccola Enciclopedia Storica sui Testimoni di Geova in Italia” ha voluto tracciare essenzialmente un percorso orientato verso un’unica precisa meta: dare riscontro, ampiezza e profondità, ai fatti che la cultura dell’uomo conserva sotto l’appello dell’antropologico e del tradizionale.

Picc. encicl. vol. 4 325Tutta una materia, da sempre, per la quale bisogna lottare per attestarne la giusta e adeguata significazione. Lottare ieri, come oggi. E non si consideri questo mio dire un’esagerazione. La storia dei Testimoni di Geova è anche lotta contro sistemi totalitari per la libertà di culto e di religione e triste a dirsi anche contro chi il cristianesimo avrebbe dovuto professarlo.

Alcune vicende, anche se poco note, sulla persecuzione dei Testimoni di Geova sotto il regime fascista, presenti nell’archivio centrale dello stato, assumono un aspetto che non sorprende e inquieta. Dimostrano come l’uso strumentale e spregiudicato della disinformazione ha avuto ieri ed ha oggi, l’interesse a creare confusione influenzando negativamente le Autorità e a generare nell’opinione pubblica discriminazione e razzismo.

La ricerca dell’autore, più interessante e sulfurea, ci dà la possibilità di seguire una riflessione antropologica costruita per offrire una lettura organica della storia di questo gruppo religioso e dell’organizzazione sociale su cui è cresciuto.

Sulla base dell’indagine e della ricerca scrupolosa, il Pace ci dà uno strumento di lettura della diversità, individuale, sociale e cultuale di un gruppo, in origine piccolissimo, che ha saputo crearsi uno spazio non soltanto dove altri avevano fallito ma anche in territori vergini, dove gli autoctoni per la prima volta hanno potuto beneficiare del riscatto del Cristo.

La documentazione raccolta evidenzia la discriminazione e la persecuzione verso un gruppo che con spirito di abnegazione, in lungo e in largo ha fatto opera di proselitismo come mai nessuno aveva fatto dai tempi dell’apostolo Paolo. Un’opera d’istruzione e insegnamento che ha dato, in assoluto, il più alto tasso di accrescimento.

Questa Enciclopedia Storica, che può essere considerata punto di riferimento per ulteriori conoscenze, tratteggia delle novità storiche perlopiù sconosciute alle fonti ufficiali. Materiale inedito che risulta, alla luce di attente ricerche, d’importanza storiografica.

Analizzarne la natura e la storia vuol dire affrontare il problema della sua influenza sull’opinione pubblica. L’iniziale opera dei Testimoni di Geova non è stata mera illusione, semmai è da considerarsi una “rivoluzione” del cristianesimo che boccheggiava notevolmente sotto l’influsso della religione di Stato, “professata” dalla stragrande maggioranza degli italiani.

La Chiesa Cattolica ha agito come gruppo di pressione tendente a influenzare i poteri dello Stato, come ben evidenziato da Sergio Lariccia, Dottore in diritto canonico e Avvocato della Sacra Romana Rota in un suo studio sul pluralismo confessionale. Questa pressione, in parte palese, è stata esercitata non solo a danno dei Testimoni di Geova ma contro tutti i “protestanti” accusati di minare le convinzioni della Chiesa Cattolica, convinta di essere l’unica vera chiesa per ordinazione divina.

Lo smarrimento della vecchia religione, avrebbe dovuto lasciare spazio al diritto inalienabile della professione religiosa dei gruppi minori, nel ricordo di un’uguaglianza cristiana abbandonata, senza disagio dagli studiosi, dai teologi e dai giuristi i quali venendo meno alle loro riflessioni etico-religiose, decisero restare muti e ciechi. La storia sarebbe stata diversa e non sarebbe sfociata nelle sue fragili posizioni che ancora oggi sopravvivono.

Pertanto, leggendo il primo volume si rivisitano gli albori di una confessione religiosa in una società complessa come quella italiana che presentava grandi stratificazioni socio-religiose e poco orientata ad aperture che si affacciavano dal “nuovo mondo”.

Purtroppo va detto che la nuova proposta, inizialmente, di fatto, era debole, nonostante le buone intenzioni. Nel 1891, Charles Taze Russell, che soprintendeva all’attività mondiale di predicazione degli Studenti Biblici, visitò per la prima volta alcune città italiane. Egli stesso dovette ammettere che i risultati non erano stati esaltanti, e disse: “Non abbiamo visto nulla che ci incoraggi a sperare in qualche raccolta in Italia”.

Un approccio critico quello di Russell. Gli esiti, nel complesso, ebbe a scrivere, si rivelarono deludenti.

Partendo proprio da questa constatazione, il libro evidenzia l’assenza di un processo d’interazione tra la religione di appartenenza e quella di accoglienza, col forte rischio di sparizione.

Le cose cambiarono dopo la seconda guerra mondiale. Alcuni missionari dedicarono la loro attenzione alla “terra di vitelli”.

Le alte gerarchie vaticane chiesero al governo dell’epoca che fossero espulsi, come risulta da un carteggio rinvenuto negli archivi statali. Salvo rare eccezioni, i missionari dovettero lasciare il paese.

Nonostante gli ostacoli però, gli Studenti Biblici si resero visibili, conformi a quell’immagine che il “potere” della tradizione religiosa italiana non era disposta a concedere, tant’è che si ponevano l’accento e le loro diversità in forme sempre più decontestualizzate.

Il Pace, sulla scorta dell’ordine cronologico che ha voluto favorire nell’offrire quest’opera, stralci di documenti considerati “rari e introvabili”. Non si tratta di semplici citazioni ma di varie annotazioni sempre più particolareggiate, sempre più esito di attente e appassionate ricerche e catalogazioni che hanno richiesto anni di studi e impegno.

Gli attenti lettori, probabilmente vi troveranno alcune inevitabili ripetizioni concettuali pur se espressi in contesti diversi ma sempre col taglio fenomenologico. Inoltre l’autore ha mantenuto il più possibile intatte le citazioni per salvaguardarne il valore storico per evitare strumentalizzazioni da parte di revisionisti senza scrupoli.

Un’opera affidabile per il materiale contenuto che anche allo studioso non lascia sbavature o sbiadite pagine di un passato senza storia.

È chiaro dunque per tutto questo che per Emanuele Pace, il suo lavoro non è un’avventura o un capriccio, ma la realizzazione di un progetto capace di parlare e di farsi ascoltare.

Non sarà “una voce nel deserto” ma sarà un documento d’inestimabile valore utile soprattutto alle generazioni a venire.

Una cosa è certa, l’autore non si pone sullo “scranno del giudice”, ma un giudice che intende valutare attentamente le fonti, prima di acquisirle a piene mani. Una riprova, questa, di un Pace studioso oltre il limite del ricercatore/raccoglitore.

Dott. Christian E. Maccarone
Presidente del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani
Tourcoing (F) 24 settembre 2012

INDICE IV° VOLUME

CAPITOLO XIX Caparbia persecuzione (agosto-dicembre 1936) - Persecuzione dei Testimoni di Geova nella provincia di Trento - Ottobre 1936 – Mussolini decide sui TdG trentini - Caparbia persecuzione in Abruzzo - Una leggenda metropolitana nata nel 1936 sui TdG di Pescara - Rifiuto istruzione premilitare - Un’abietta delazione - Rapporto della Polizia Politica (Ovra) sul congresso dei TdG a Lucerna (Svizzera) 1936 - Le visite pastorali di Cuminetti Remigio - Rientri di TdG nel 1936 - Note

CAPITOLO XX Il funerale “interdetto” (1937) - Un’ammorbidimento nei confronti dell’autorità - Denuncia della MVSN a Costantini Guido - La colportrice Tognetti Paolina - Internazionale Vereinigun Ernster Bibelforscher - Los Testigos de - Jehova - Il funerale “interdetto” - Congresso Internazionale a Parigi - Rapporto Annuario WTS inglese 1938 - Note

CAPITOLO XXI “Forza fratello..., non avere paura...” (1938) - Squadrismo fascista all’opera nella provincia di Pescara - Un parto trigemino & il premio fascista sulla natalità - Africa Orientale Italiana - La stampa WTS-IBSA nelle indagini delle rappresentanze - Diplomatiche - Si intensifica il sequestro della stampa WTS-IBSA in Italia - “Forza fratello..., non avere paura...” - Cuminetti Remigio - Rapporto Annuario WTS inglese 1939 - Note

CAPITOLO XXII I “GRUPPI” dei TdG in Italia dal 1904 al 1939 - I “Gruppi” dei TdG in Italia - La genesi e lo sviluppo dei Gruppi - San Germano Chisone 1904 - Pinerolo 1908-1910 - Pratola Peligna 1919 - Castione Andevenno 1920 - Pietrelcina 1920-1921 - Malo 1923. - Cerignola 1924-1925. - Roseto degli Abruzzi 1925 - Sinagra 1925 - Faenza 1927 - Spoltore 1933 - Montesilvano 1933 - Pianella 1933 - Zortea (Canal San Bovo) 1933 - Badolato 1936 - Note

CAPITOLO XXIII Testimoni di Geova “Isolati” in Italia dal 1919 al 1939... - Elenco abbonati a "La Torre di Guardia" 1929 - “Isolati” Messina 1925 - Note

CAPITOLO XXIV Epilogo della clandestinità (Gennaio-Settembre 1939)... - Ricerca di un nuovo responsabile tra i TdG in Italia - Un arresto nella provincia dell’Aquila - Il durissimo attacco del Vaticano ai Testimoni di Geova - La visita pastorale di Protti Adele - Opuscolo: Fascismo o Libertà negli Usa - Rapporto alla Regia Ambasciata d’Italia a Washington - Rifiuto della tessera fascista GIL - Appunto negligente della Divisione di Polizia Politica - Arresti in Calabria - Epilogo della clandestinità - Bando della stampa WTS-IBSA - La stampa WTS-IBSA nelle maglie della censura postale - Un’arresto alla frontiera di Chiavenna - Rapporto Annuario WTS inglese 1940 - Note

CAPITOLO XXV Testimoni di Geova assegnati al confino di PS, suddivisi per anno (1935-1942) - 1935 - 1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940 - 1941 - 1942 - Note

CAPITOLO XXVI La Stampa WTS-IBSA, in Italia (1936-1939) - Note

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3 - PICCOLA ENCICLOPEDIA STORICA SUI TESTIMONI DI GEOVA - VOL. III: 1931 ÷ 1936

RETROCOPERTINA III° VOLUME

Per la Denominazione, storico fu l’anno 1931, quando alla convention tenuta a Columbus (Ohio, Usa), dal 20 al 30 luglio, venne adottato il nome: Testimoni di Geova, un “titolo” che, come affermò MacMillan Alexander Hug, uno dei direttori della WTSB&TS: “...dice pubblicamente ed esattamente ciò che siamo e facciamo...”.

Il nome venne immediatamente usato dai fedeli del Movimento e, già dall’anno 1931, si iniziò a farlo conoscere con una campagna divulgativa, a livello sociale e popolare che ebbe luogo anche in Italia.

C’è da dire che nella nostra nazione, questa campagna fu piuttosto breve, e si svolse tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 1932, con una fulminea distribuzione, in alcune città del nord, dell’opuscolo Il Regno, la speranza del Mondo, che riproduceva la risoluzione adottata sul nuovo nome. L’opuscolo, fu distribuito a 5.000.000 di persone in tutto il mondo; per quanto concerne l’Italia, vennero stampate 500.000 copie, ma a causa delle pressioni del clero milanese che portarono all’intervento dell’autorità centrale dello Stato, furono sequestrate e distrutte oltre 200.000 copie dell’opuscolo, pertanto la sua diffusione in Italia si limitò a circa 300.000 copie.

Dopo questo durissimo provvedimento, nel mese di maggio 1932, il responsabile dell’Ufficio Centrale Europeo, presso la filiale WTS, a Berna,venne a Roma, per avere contatti con le massime istituzioni dello Stato, chiedendo addirittura udienza, affinché fosse ricevuto, dal Capo del Governo, Benito Mussolini, col solo fine di chiarire la posizione del Movimento in Italia, ma tale possibilità gli venne preclusa, dalle stesse Istituzioni del regime.

Fu dalla metà dell’anno 1932 e sino alla metà del 1934, che lo Stato totalitario adottò misure ancora più energiche e dure, soprattutto in ordine al sequestro della stampa WTS-IBSA, mentre a partire dal mese di gennaio 1935, iniziarono ad esserci, i primi arresti di Testimoni di Geova, nella nazione.

L’autodafè di arresti, fu aperto in Italia dal prefetto di Pescara e, la prima “sentenza” di condanna, per i Testimoni di Geova pescaresi arrestati, non fu emessa dalla magistratura ordinaria, o dalla Commissione Provinciale in seno alla locale prefettura, ma unicamente dal Capo del Governo: Benito Mussolini, il quale decise in prima persona, la condanna da infliggere, a carico dei fedeli del Movimento.

Dopo la primavera del 1935, gli arresti si intensificarono, espandendosi in altre zone dell’Italia, come nel Trentino. Agli arresti, seguirono poi, le deportazioni al Confino di PS, che durarono fino al 1942, quando ci furono gli ultimi provvedimenti.

Tra il 1936 e il 1939, la ferocia della persecuzione, determinò una stasi nella crescita numerica della Denominazione, che fu di molto limitata, tuttavia si ebbe tra i fedeli del Movimento, un accrescimento nella qualità dottrinale e cultuale, che li portò non solo a continuare a svolgere l’opera clandestinamente, ma anche a mostrare un inusitato coraggio nell’affrontare il carcere, il confino e nel rifiutare le imposizioni nazionaliste, dettate dal regime totalitario.

Alla fine del mese di agosto 1939, purtroppo, tutte le attività clandestine, cultuali ed evangelizzatrici, si conclusero definitivamente, questo per una sopraggiunta generale ondata di arresti che colpì quasi tutti i fedeli attivi, del Movimento, ad opera dell’Ispettorato Speciale, Ovra n. 4, deputato, dai poteri centrali dello Stato, ad inquisire e perseguire, tutti i Testimoni di Geova in Italia.

PRESENTAZIONE VOLUME III

L’autore, con questo suo lavoro, “Piccola Enciclopedia Storica sui Testimoni di Geova in Italia” ha voluto tracciare essenzialmente un percorso orientato verso un’unica precisa meta: dare riscontro, ampiezza e profondità, ai fatti che la cultura dell’uomo conserva sotto l’appello dell’antropologico e del tradizionale.

Picc. encicl. vol. 3 325Tutta una materia, da sempre, per la quale bisogna lottare per attestarne la giusta e adeguata significazione. Lottare ieri, come oggi. E non si consideri questo mio dire un’esagerazione. La storia dei Testimoni di Geova è anche lotta contro sistemi totalitari per la libertà di culto e di religione e triste a dirsi anche contro chi il cristianesimo avrebbe dovuto professarlo.

Alcune vicende, anche se poco note, sulla persecuzione dei Testimoni di Geova sotto il regime fascista, presenti nell’archivio centrale dello stato, assumono un aspetto che non sorprende e inquieta. Dimostrano come l’uso strumentale e spregiudicato della disinformazione ha avuto ieri ed ha oggi, l’interesse a creare confusione influenzando negativamente le Autorità e a generare nell’opinione pubblica discriminazione e razzismo.

La ricerca dell’autore, più interessante e sulfurea, ci dà la possibilità di seguire una riflessione antropologica costruita per offrire una lettura organica della storia di questo gruppo religioso e dell’organizzazione sociale su cui è cresciuto.

Sulla base dell’indagine e della ricerca scrupolosa, il Pace ci dà uno strumento di lettura della diversità, individuale, sociale e cultuale di un gruppo, in origine piccolissimo, che ha saputo crearsi uno spazio non soltanto dove altri avevano fallito ma anche in territori vergini, dove gli autoctoni per la prima volta hanno potuto beneficiare del riscatto del Cristo.

La documentazione raccolta evidenzia la discriminazione e la persecuzione verso un gruppo che con spirito di abnegazione, in lungo e in largo ha fatto opera di proselitismo come mai nessuno aveva fatto dai tempi dell’apostolo Paolo. Un’opera d’istruzione e insegnamento che ha dato, in assoluto, il più alto tasso di accrescimento.

Questa Enciclopedia Storica, che può essere considerata punto di riferimento per ulteriori conoscenze, tratteggia delle novità storiche perlopiù sconosciute alle fonti ufficiali. Materiale inedito che risulta, alla luce di attente ricerche, d’importanza storiografica.

Analizzarne la natura e la storia vuol dire affrontare il problema della sua influenza sull’opinione pubblica. L’iniziale opera dei Testimoni di Geova non è stata mera illusione, semmai è da considerarsi una “rivoluzione” del cristianesimo che boccheggiava notevolmente sotto l’influsso della religione di Stato, “professata” dalla stragrande maggioranza degli italiani.

La Chiesa Cattolica ha agito come gruppo di pressione tendente a influenzare i poteri dello Stato, come ben evidenziato da Sergio Lariccia, Dottore in diritto canonico e Avvocato della Sacra Romana Rota in un suo studio sul pluralismo confessionale. Questa pressione, in parte palese, è stata esercitata non solo a danno dei Testimoni di Geova ma contro tutti i “protestanti” accusati di minare le convinzioni della Chiesa Cattolica, convinta di essere l’unica vera chiesa per ordinazione divina.

Lo smarrimento della vecchia religione, avrebbe dovuto lasciare spazio al diritto inalienabile della professione religiosa dei gruppi minori, nel ricordo di un’uguaglianza cristiana abbandonata, senza disagio dagli studiosi, dai teologi e dai giuristi i quali venendo meno alle loro riflessioni etico-religiose, decisero restare muti e ciechi. La storia sarebbe stata diversa e non sarebbe sfociata nelle sue fragili posizioni che ancora oggi sopravvivono.

Pertanto, leggendo il primo volume si rivisitano gli albori di una confessione religiosa in una società complessa come quella italiana che presentava grandi stratificazioni socio-religiose e poco orientata ad aperture che si affacciavano dal “nuovo mondo”.

Purtroppo va detto che la nuova proposta, inizialmente, di fatto, era debole, nonostante le buone intenzioni. Nel 1891, Charles Taze Russell, che soprintendeva all’attività mondiale di predicazione degli Studenti Biblici, visitò per la prima volta alcune città italiane. Egli stesso dovette ammettere che i risultati non erano stati esaltanti, e disse: “Non abbiamo visto nulla che ci incoraggi a sperare in qualche raccolta in Italia”.

Un approccio critico quello di Russell. Gli esiti, nel complesso, ebbe a scrivere, si rivelarono deludenti.

Partendo proprio da questa constatazione, il libro evidenzia l’assenza di un processo d’interazione tra la religione di appartenenza e quella di accoglienza, col forte rischio di sparizione.

Le cose cambiarono dopo la seconda guerra mondiale. Alcuni missionari dedicarono la loro attenzione alla “terra di vitelli”.

Le alte gerarchie vaticane chiesero al governo dell’epoca che fossero espulsi, come risulta da un carteggio rinvenuto negli archivi statali. Salvo rare eccezioni, i missionari dovettero lasciare il paese.

Nonostante gli ostacoli però, gli Studenti Biblici si resero visibili, conformi a quell’immagine che il “potere” della tradizione religiosa italiana non era disposta a concedere, tant’è che si ponevano l’accento e le loro diversità in forme sempre più decontestualizzate.

Il Pace, sulla scorta dell’ordine cronologico che ha voluto favorire nell’offrire quest’opera, stralci di documenti considerati “rari e introvabili”. Non si tratta di semplici citazioni ma di varie annotazioni sempre più particolareggiate, sempre più esito di attente e appassionate ricerche e catalogazioni che hanno richiesto anni di studi e impegno.

Gli attenti lettori, probabilmente vi troveranno alcune inevitabili ripetizioni concettuali pur se espressi in contesti diversi ma sempre col taglio fenomenologico. Inoltre l’autore ha mantenuto il più possibile intatte le citazioni per salvaguardarne il valore storico per evitare strumentalizzazioni da parte di revisionisti senza scrupoli.

Un’opera affidabile per il materiale contenuto che anche allo studioso non lascia sbavature o sbiadite pagine di un passato senza storia.

È chiaro dunque per tutto questo che per Emanuele Pace, il suo lavoro non è un’avventura o un capriccio, ma la realizzazione di un progetto capace di parlare e di farsi ascoltare.

Non sarà “una voce nel deserto” ma sarà un documento d’inestimabile valore utile soprattutto alle generazioni a venire.

Una cosa è certa, l’autore non si pone sullo “scranno del giudice”, ma un giudice che intende valutare attentamente le fonti, prima di acquisirle a piene mani. Una riprova, questa, di un Pace studioso oltre il limite del ricercatore/raccoglitore.

Dott. Christian E. Maccarone
Presidente del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani
Tourcoing (F) 24 settembre 2012


INDICE
III° VOLUME


CAPITOLO XII - Un nuovo nome: Testimoni di Geova (1931) - Sequestro dell’opuscolo “Oppressione quando cesserà?” - Controlli ai Studenti Biblici di lingua italiana in Svizzera - Ancora sul sequestro della stampa WTS-IBSA - Un nuovo nome: Testimoni di Geova - Rientri dei Testimoni di Geova 1931 - Rapporto Annuario WTS inglese 1932 - Note

CAPITOLO XIII - L’Ufficio WTS e l’intervento presso il Governo (1932) - La stampa WTS-IBSA nei rapporti delle rappresentanze diplomatiche italiane - L’apertura dell’Ufficio WTS a Milano - La fulminea distribuzione dell’opuscolo “Il Regno, la speranza del mondo” - L’intervento WTB&TS presso il Governo italiano - Chiusura dell’Ufficio WTS a Milano - Elenco della stampa WTS-IBSA al bando nella nazione dal 1928 al 1932 - Rientri di Testimoni di Geova – 1932 - Rapporto Annuario WTS inglese 1933 - Note

CAPITOLO XIV
Una fede sostenuta da intrepide opere (1933) - 1933 – Il nazismo al potere – Inizio repressione dei TdG in Germania - Le forme persecutorie tra nazismo e fascismo - 1933 – Un’importante rientro nell’Abruzzo
La stampa WTS-IBSA nei rapporti delle rappresentanze Diplomatiche - Ancora rientri di TdG, sul finire dell’anno 1933 - Rapporto Annuario WTS inglese 1934 - Note

CAPITOLO XV
Primi arresti di TdG in Abruzzo (1934-ottobre 1935) - La stampa WTS-IBSA al bando nel 1934 - 1935 – - Importante rientro nel Trentino Alto Adige - I primi arresti di Testimoni di Geova in Abruzzo - 30 gennaio 1935 - Fermo di Testimoni di Geova in Trentino Alto Adige - Si accanisce e si intensifica la persecuzione in Abruzzo - Ancora sui sequestri della stampa WTS-IBSA - La guerra d’Etiopia - No! alla guerra - Note

CAPITOLO XVI
I Testimoni di Geova al Confino (novembre-dicembre1935) - Le disposizioni di “S. E. il Capo del Governo” - Il confino di PS “la villeggiatura” - La Commissione Provinciale - Diffida - Ammonizione - La Commissione d’Appello - La vita, per i TdG, al Confino - Gli anni di Confino - Libretto - Foglio di Soggiorno - Lavoro al Confino. - Problemi finanziari – “la Mazzetta” - La famiglia al seguito - L’alloggio dello Stato- -Milizia VSN & company - L’assistenza sanitaria al confino - I trasferimenti - Le visite dei familiari - La corrispondenza - La fame - Il saluto “romano” - La violazione di “disciplina” al confino - Atti di sottomissione - Liberazioni e “proscioglimeti” dal Confino - Internati - I Testimoni di Geova al confino - Elenco assegnazione per singolo anno al confino, periodo 1935-1942. - Le attività evangelizzatrici dei Testimoni di Geova al confino - La stampa WTS-IBA al bando sul volgere del 1935 - Pionieri (colportori) nel Trentino Alto Adige - Cuminetti Remigio a Torino - Rientri di TdG nel 1935 - Rapporto Annuario WTS inglese 1936 - Note

CAPITOLO XVII
“Attività criminosa competenza del Tribunale Speciale” (gennaio-luglio 1936) - I Testimoni di Geova al confino nell’anno 1936 - Processo a due Testimoni di Geova a Pescara - Persecuzione dei Testimoni di Geova nella provincia di Teramo - Sequestro stampa WTS-IBSA nel Trentino - Persecuzione dei Testimoni di Geova nella provincia di Pescara - 9 maggio 1936 – Proclamazione dell’Impero e proscioglimento dal confino di PS - Rifiuto di munirsi della Carta di Identità - Confinati altri Testimoni di Geova di Pescara - Richiesta di deferimento al Tribunale Speciale per i Testimoni di Geova pescaresi - Persecuzione dei Testimoni di Geova nel Trentino - Note

CAPITOLO XVIII
La Stampa WTS-IBSA, in Italia (1931-1936) - Note

APPENDICI
Appendici - Appendice al Capitolo XIII - N. 19: La stampa italiana WTS e IBSA nella clandestinità 1924-1939 - 1922 - Lo Stato censura la stampa politica - 1924 - Primi provvedimenti dello Stato nei sequestri della stampa WTS-IBSA - 1925-1926 - 1927 - Ondata di sequestri della stampa WTS - 1928 - Sequestro continuativo della rivista: La Torre di Guardia: - 1929 - 1930 - 1931 - 1932 - La fulminea distribuzione dell’opuscolo “Il Regno, speranza del mondo” e suo sequestro - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940 - Note

Appendice al Capitolo XVI - N. 20: Pionieri (1935) - Note

CRONOLOGIA

INDICE DEI NOMI

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2 - PICCOLA ENCICLOPEDIA STORICA SUI TESTIMONI DI GEOVA - VOL. II - 1925 ÷ 1930

RETROCOPERTINA - VOLUME II

Tra gli anni 1925-1930, la Denominazione, Studenti Biblici, conobbe tre importanti fasi repressive ad opera, inizialmente, delle autorità periferiche e poi, successivamente, da quelle centrali dello Stato totalitario.
Una prima fase, lo si ebbe nei riguardi dell'opera evangelizzatrice, svolta da colportori nel nord-ovest della nazione tra la fine del 1925 e la primavera del 1926, quando essa lentamente cessò del tutto all'inizio del 1927 nella sua forma organizzata, ciò, per le forti pressioni e controlli delle autorità locali, un'opera iniziata nel 1923.
Immediatamente seguì una seconda fase, dalla metà dell'anno 1927, con l'intervento repressivo dei poteri centrali dello Stato che, inizialmente ostili alla stampa WTS-IBSA, iniziarono a censurarla e, dall'anno 1928, la misero gradualmente al bando nella nazione, mostrando per essa un'inusitata idiosincrasia.
La repressione attuata nei confronti della stampa WTS-IBSA, nel 1928, si tramutò in aperta persecuzione verso la persona ricettore delle dottrine e/o del fedele del Movimento, concretizzando così una terza fase repressiva, chiaramente più tenace e dolorosa delle prime due.
Tuttavia fu il 1929, l'anno evidente della persecuzione degli Studenti Biblici in Italia, e fu l'anno delle più importanti indagini dell'autorità centrale dello Stato nei loro confronti.
Il 1930 fu un anno, definiamolo di “riflessione” per la gestione e l'organizzazione della Denominazione in Italia, dove si cercherà, da parte dei vertici WTS, di far revocare dal bando la stampa WTS-IBSA tentando di chiarire e spiegare presso le autorità centrali dello Stato.
Il 1931 (e gli anni successivi oggetto di approfondimento nel III volume), fu un'anno storico ed emblematico in quanto la Denominazione, a livello internazionale, si attribuì un nome identificativo, quello di: Testimoni di Geova.
I Testimoni di Geova in Italia, supportati dalla sede filiale Svizzera e dai vertici della WTS negli Usa, usando molto buon senso, tentarono nel 1932, di avvicinare elementi rappresentativi dello Stato totalitario fascista, al fine di far conoscere la loro attività cultuale ed evangelizzatrice. Contatti ci furono solo nel 1932, per precisare la posizione dottrinale dei fedeli del Movimento, i quali non avevano alcun fine politico, ma esclusivamente religioso, ma nulla fu concluso in loro favore, tutto fu precluso dai gerarchi del regime.
Per contro, dopo l'anno 1932 gli eventi persecutori peggiorarono sempre più, la stampa WTS-IBSA entrò lentamente, ciò già dal 1928, nella clandestinità, mentre la persecuzione fisica nei riguardi dei singoli fedeli si concretizzò ampiamente a partire del 1934, con i primi provvedimenti di deportazione al confino di PS, ad inizio anno 1935, una dura persecuzione che si concluse solo nell'autunno del 1943, poco dopo la caduta del regime fascista.
Tuttavia lo spirito di profonda abnegazione per le attività pastorali e cultuali, poste in essere tra il 1925 e il 1930 in Italia, rimane oggi motivo di fierezza, intrepidezza e somma dignità, dimostrata in quegli anni dagli appartenenti al Movimento religioso.

PRESENTAZIONE II° VOLUME

L’autore, con questo suo lavoro, “Piccola Enciclopedia Storica sui Testimoni di Geova in Italia” ha voluto tracciare essenzialmente un percorso orientato verso un’unica precisa meta: dare riscontro, ampiezza e profondità, ai fatti che la cultura dell’uomo conserva sotto l’appello dell’antropologico e del tradizionale.

Picc.-encicl.-vol.2-325Tutta una materia, da sempre, per la quale bisogna lottare per attestarne la giusta e adeguata significazione. Lottare ieri, come oggi. E non si consideri questo mio dire un’esagerazione. La storia dei Testimoni di Geova è anche lotta contro sistemi totalitari per la libertà di culto e di religione e triste a dirsi anche contro chi il cristianesimo avrebbe dovuto professarlo.

Alcune vicende, anche se poco note, sulla persecuzione dei Testimoni di Geova sotto il regime fascista, presenti nell’archivio centrale dello stato, assumono un aspetto che non sorprende e inquieta. Dimostrano come l’uso strumentale e spregiudicato della disinformazione ha avuto ieri ed ha oggi, l’interesse a creare confusione influenzando negativamente le Autorità e a generare nell’opinione pubblica discriminazione e razzismo.

La ricerca dell’autore, più interessante e sulfurea, ci dà la possibilità di seguire una riflessione antropologica costruita per offrire una lettura organica della storia di questo gruppo religioso e dell’organizzazione sociale su cui è cresciuto.

Sulla base dell’indagine e della ricerca scrupolosa, il Pace ci dà uno strumento di lettura della diversità, individuale, sociale e cultuale di un gruppo, in origine piccolissimo, che ha saputo crearsi uno spazio non soltanto dove altri avevano fallito ma anche in territori vergini, dove gli autoctoni per la prima volta hanno potuto beneficiare del riscatto del Cristo.

La documentazione raccolta evidenzia la discriminazione e la persecuzione verso un gruppo che con spirito di abnegazione, in lungo e in largo ha fatto opera di proselitismo come mai nessuno aveva fatto dai tempi dell’apostolo Paolo. Un’opera d’istruzione e insegnamento che ha dato, in assoluto, il più alto tasso di accrescimento.

Questa Enciclopedia Storica, che può essere considerata punto di riferimento per ulteriori conoscenze, tratteggia delle novità storiche perlopiù sconosciute alle fonti ufficiali. Materiale inedito che risulta, alla luce di attente ricerche, d’importanza storiografica.

Analizzarne la natura e la storia vuol dire affrontare il problema della sua influenza sull’opinione pubblica. L’iniziale opera dei Testimoni di Geova non è stata mera illusione, semmai è da considerarsi una “rivoluzione” del cristianesimo che boccheggiava notevolmente sotto l’influsso della religione di Stato, “professata” dalla stragrande maggioranza degli italiani.

La Chiesa Cattolica ha agito come gruppo di pressione tendente a influenzare i poteri dello Stato, come ben evidenziato da Sergio Lariccia, Dottore in diritto canonico e Avvocato della Sacra Romana Rota in un suo studio sul pluralismo confessionale. Questa pressione, in parte palese, è stata esercitata non solo a danno dei Testimoni di Geova ma contro tutti i “protestanti” accusati di minare le convinzioni della Chiesa Cattolica, convinta di essere l’unica vera chiesa per ordinazione divina.

Lo smarrimento della vecchia religione, avrebbe dovuto lasciare spazio al diritto inalienabile della professione religiosa dei gruppi minori, nel ricordo di un’uguaglianza cristiana abbandonata, senza disagio dagli studiosi, dai teologi e dai giuristi i quali venendo meno alle loro riflessioni etico-religiose, decisero restare muti e ciechi. La storia sarebbe stata diversa e non sarebbe sfociata nelle sue fragili posizioni che ancora oggi sopravvivono.

Pertanto, leggendo il primo volume si rivisitano gli albori di una confessione religiosa in una società complessa come quella italiana che presentava grandi stratificazioni socio-religiose e poco orientata ad aperture che si affacciavano dal “nuovo mondo”.

Purtroppo va detto che la nuova proposta, inizialmente, di fatto, era debole, nonostante le buone intenzioni. Nel 1891, Charles Taze Russell, che soprintendeva all’attività mondiale di predicazione degli Studenti Biblici, visitò per la prima volta alcune città italiane. Egli stesso dovette ammettere che i risultati non erano stati esaltanti, e disse: “Non abbiamo visto nulla che ci incoraggi a sperare in qualche raccolta in Italia”.

Un approccio critico quello di Russell. Gli esiti, nel complesso, ebbe a scrivere, si rivelarono deludenti.

Partendo proprio da questa constatazione, il libro evidenzia l’assenza di un processo d’interazione tra la religione di appartenenza e quella di accoglienza, col forte rischio di sparizione.

Le cose cambiarono dopo la seconda guerra mondiale. Alcuni missionari dedicarono la loro attenzione alla “terra di vitelli”.

Le alte gerarchie vaticane chiesero al governo dell’epoca che fossero espulsi, come risulta da un carteggio rinvenuto negli archivi statali. Salvo rare eccezioni, i missionari dovettero lasciare il paese.

Nonostante gli ostacoli però, gli Studenti Biblici si resero visibili, conformi a quell’immagine che il “potere” della tradizione religiosa italiana non era disposta a concedere, tant’è che si ponevano l’accento e le loro diversità in forme sempre più decontestualizzate.

Il Pace, sulla scorta dell’ordine cronologico che ha voluto favorire nell’offrire quest’opera, stralci di documenti considerati “rari e introvabili”. Non si tratta di semplici citazioni ma di varie annotazioni sempre più particolareggiate, sempre più esito di attente e appassionate ricerche e catalogazioni che hanno richiesto anni di studi e impegno.

Gli attenti lettori, probabilmente vi troveranno alcune inevitabili ripetizioni concettuali pur se espressi in contesti diversi ma sempre col taglio fenomenologico. Inoltre l’autore ha mantenuto il più possibile intatte le citazioni per salvaguardarne il valore storico per evitare strumentalizzazioni da parte di revisionisti senza scrupoli.

Un’opera affidabile per il materiale contenuto che anche allo studioso non lascia sbavature o sbiadite pagine di un passato senza storia.

È chiaro dunque per tutto questo che per Emanuele Pace, il suo lavoro non è un’avventura o un capriccio, ma la realizzazione di un progetto capace di parlare e di farsi ascoltare.

Non sarà “una voce nel deserto” ma sarà un documento d’inestimabile valore utile soprattutto alle generazioni a venire.

Una cosa è certa, l’autore non si pone sullo “scranno del giudice”, ma un giudice che intende valutare attentamente le fonti, prima di acquisirle a piene mani. Una riprova, questa, di un Pace studioso oltre il limite del ricercatore/raccoglitore.

Dott. Christian E. Maccarone
Presidente del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani
Tourcoing (F) 24 settembre 2012

INDICE II° VOLUME

CAPITOLO V
1925 un anno di speciale attività e l’inizio della repressione fascista (1925) - La prima importante visita pastorale - Milano - Vicenza - Udine - Porto Sant’Elpidio (AP) - Ofena (AQ) - Pratola Peligna (AQ) - Ortona (CH) - Lentella (CH) - Cerignola (FG) - Bernalda (MT) - Messina - Floridia (SR) - Canicattini Bagni (SR) - Siculiana (AG) - Alimena (PA) - Napoli - Roma - Marradi – Firenze (FI) - Savona (SV) - Torino - Reazione positiva alla visita pastorale - Commemorazione – 8 aprile 1925 - La prima assemblea degli Studenti Biblici in Italia - La stampa WTS-IBSA e la sua distribuzione in Italia - Inizio delle vessazioni fasciste contro gli Studenti Biblici .Primo arresto di due Studenti Biblici – 22 settembre 1925 - Primo rapporto ufficiale WTS di servizio degli Studenti Biblici - Rientri degli Studenti Biblici in Italia – 1925 - Note

CAPITOLO VI
Fine dell’opera colportrice in Italia (1926) - Restrizioni per gli Studenti Biblici in Italia - Roseto degli Abruzzi una prima indagine - Le Leggi “fascistissime” 1925-1927 - Il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato - Il confino di P.S. – “La villeggiatura” - Riorganizzazione dei vertici di P.S. - L’ Ovra, espressione di Bocchini, volontà di Mussolini - Il Casellario Politico Centrale - Opera nazionale balilla
Ultime esperienze e fine nell’opera evangelizzatrice organizzata - Rapporto commemorazione 1926
Rapporto generale sulla commemorazione delle classi di lingua italiana negli Usa – 1926 - Rapporto annuale del servizio in Italia – 1926 - Rapporto nel campo di lingua italiana negli Usa - 1926 - Rapporto Annuario WTS inglese 1927 - Rientri di Studenti Biblici in Italia – 1926 - Note

CAPITOLO VII
Le autorità centrali dello Stato totalitario ostili alla stampa WTS-IBSA (1927) - Rosselli E. Olimpio - Aprile 1927 – Autorizzazione negata sequestro stampa - Perquisizione nell’Ufficio filiale WTS a Pinerolo - Indagini in Italia - Indagini negli Usa - Rapporto Annuario WTS inglese 1928 - Rientri di Studenti Biblici in Italia – 1927 - Note

CAPITOLO VIII
Dentro la repressione la censura della stampa WTS-IBSA (1928) - Sequestri della stampa WTS-IBSA - Sequestro nell’ufficio Poste Ferrovia di Bologna - Rapporto sull’IBSA - Diffidato il responsabile italiano WTS Cuminetti Remigio - Divieto d’introduzione della stampa WTS-IBSA in Italia - Bando della rivista La Torre di Guardia - 1° dicembre 1928 la prima grande indagine - Rapporto Annuario WTS inglese 1929 - Note


CAPITOLO IX
Dalla repressione alla persecuzione (1929) - La chiesa cattolica strumento di Governo - I “Culti Ammessi” - Dalla repressione alla persecuzione - 1° maggio 1929 la seconda grande indagine - 24 maggio 1929 la terza grande indagine - Sequestro elenco abbonati anno 1929 - 1° novembre 1929 la quarta grande indagine - Rapporto Annuario WTS inglese 1930 - Note

CAPITOLO X
Indicazioni dal Dipartimento italiano WTS (1930) - 18 febbraio 1930 la quinta grande inchiesta - Indicazioni dal Dipartimento italiano WTS - 1930 rientri di Studenti Biblici - Le adesioni agli Studenti Biblici dal 1925 al 1930 - Rapporto Annuario WTS inglese 1931 - Note

CAPITOLO XI
La Stampa WTS-IBSA, in Italia (1925-1930) - Note

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1 - PICCOLA ENCICLOPEDIA STORICA SUI TESTIMONI DI GEOVA - VOL. I - 1891 ÷ 1924


RETROCOPERTINAI° VOLUME

E' una rara ed originale storia del movimento religioso i Testimoni di Geova, dalla loro primissima presenza in Italia, quali Studenti Biblici, fino all'inizio degli anni sessanta dell'immediato secondo dopoguerra, riproposto e raccolto in più volumi, nella Piccola Enciclopedia Storica sui Testimoni di Geova in Italia.
In questo primo volume si andrà a descrivere, dall'anno 1891 e fino all'anno 1924, con specifici dettagli ed inediti particolari, quella poco nota e troppo spesso confusa storia sui Testimoni di Geova in Italia, i quali, dal 1903, in circa un quarto di secolo, hanno tracciato con estrema fatica nella nazione.
Quello che maggiormente colpisce oggi l'osservatore, è il rapido sviluppo e il rilevante interesse che la fede dei Testimoni di Geova ha avuto per molte persone nel nostro paese. Tuttavia essi ignorano la vera e reale storia del movimento, nel contesto socio-culturale italiano.
Con questo primo volume, si inizia gradualmente a descrivere, tracciare e ripercorrere fatti storici, alcuni noti, altri completamente sconosciuti, che hanno animato la fede e la crescita numerica dei Testimoni di Geova nella nazione.
Nel successivo secondo volume, che abbraccerà un periodo di anni tra il 1925 e il 1932, si approfondirà la storia di umili credenti e di come, nella fase pastorale, si cercò di aiutarli nella dottrina.
Ma, si scriverà anche, del completo declino dell'opera di evangelizzazione, iniziata nel 1923 e conclusasi nel 1926, a motivo dell'inizio della forte avversione delle autorità del regime fascista verso i credenti di questo movimento, che sfociò in repressione della loro letteratura nel 1927-1928, per poi avviare nel 1929 il corso di una drammatica fase persecutoria.
Ricche saranno, nel secondo volume, le notizie sui fatti intercorsi tra il 1925-1932 e di come lo Stato totalitario, considerò sia la fede che il credente Testimone di Geova nella nazione.
I volumi presenteranno dei fatti reali e ben documentati, notizie che hanno carat-terizzato quell'impegno di fede dei primi Testimoni di Geova in Italia e per oltre 50 anni, circa i loro risultati in termini di raccolta che, solo successivamente, dopo il 1950, porterà all'affermazione numerica del gruppo religioso nella nazione, noto oggi come: Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

PRESENTAZIONE I° VOLUME

L’autore, con questo suo primo lavoro, “Piccola Enciclopedia Storica sui Testimoni di Geova in Italia” ha voluto tracciare essenzialmente un percorso orientato verso un’unica precisa meta: dare riscontro, ampiezza e profondità, ai fatti che la cultura dell’uomo conserva sotto l’appello dell’antropologico e del tradizionale.

Picc. encic.vol.1 325Tutta una materia, da sempre, per la quale bisogna lottare per attestarne la giusta e adeguata significazione. Lottare ieri, come oggi. E non si consideri questo mio dire un’esagerazione. La storia dei Testimoni di Geova è anche lotta contro sistemi totalitari per la libertà di culto e di religione e triste a dirsi anche contro chi il cristianesimo avrebbe dovuto professarlo.

Alcune vicende, anche se poco note, sulla persecuzione dei Testimoni di Geova sotto il regime fascista, presenti nell’archivio centrale dello stato, assumono un aspetto che non sorprende e inquieta. Dimostrano come l’uso strumentale e spregiudicato della disinformazione ha avuto ieri ed ha oggi, l’interesse a creare confusione influenzando negativamente le Autorità e a generare nell’opinione pubblica discriminazione e razzismo.

La ricerca dell’autore, più interessante e sulfurea, ci dà la possibilità di seguire una riflessione antropologica costruita per offrire una lettura organica della storia di questo gruppo religioso e dell’organizzazione sociale su cui è cresciuto.

Sulla base dell’indagine e della ricerca scrupolosa, il Pace ci dà uno strumento di lettura della diversità, individuale, sociale e cultuale di un gruppo, in origine piccolissimo, che ha saputo crearsi uno spazio non soltanto dove altri avevano fallito ma anche in territori vergini, dove gli autoctoni per la prima volta hanno potuto beneficiare del riscatto del Cristo.

La documentazione raccolta evidenzia la discriminazione e la persecuzione verso un gruppo che con spirito di abnegazione, in lungo e in largo ha fatto opera di proselitismo come mai nessuno aveva fatto dai tempi dell’apostolo Paolo. Un’opera d’istruzione e insegnamento che ha dato, in assoluto, il più alto tasso di accrescimento.

Questa Enciclopedia Storica, che può essere considerata punto di riferimento per ulteriori conoscenze, tratteggia delle novità storiche perlopiù sconosciute alle fonti ufficiali. Materiale inedito che risulta, alla luce di attente ricerche, d’importanza storiografica.

Analizzarne la natura e la storia vuol dire affrontare il problema della sua influenza sull’opinione pubblica. L’iniziale opera dei Testimoni di Geova non è stata mera illusione, semmai è da considerarsi una “rivoluzione” del cristianesimo che boccheggiava notevolmente sotto l’influsso della religione di Stato, “professata” dalla stragrande maggioranza degli italiani.

La Chiesa Cattolica ha agito come gruppo di pressione tendente a influenzare i poteri dello Stato, come ben evidenziato da Sergio Lariccia, Dottore in diritto canonico e Avvocato della Sacra Romana Rota in un suo studio sul pluralismo confessionale. Questa pressione, in parte palese, è stata esercitata non solo a danno dei Testimoni di Geova ma contro tutti i “protestanti” accusati di minare le convinzioni della Chiesa Cattolica, convinta di essere l’unica vera chiesa per ordinazione divina.

Lo smarrimento della vecchia religione, avrebbe dovuto lasciare spazio al diritto inalienabile della professione religiosa dei gruppi minori, nel ricordo di un’uguaglianza cristiana abbandonata, senza disagio dagli studiosi, dai teologi e dai giuristi i quali venendo meno alle loro riflessioni etico-religiose, decisero restare muti e ciechi. La storia sarebbe stata diversa e non sarebbe sfociata nelle sue fragili posizioni che ancora oggi sopravvivono.

Pertanto, leggendo il primo volume si rivisitano gli albori di una confessione religiosa in una società complessa come quella italiana che presentava grandi stratificazioni socio-religiose e poco orientata ad aperture che si affacciavano dal “nuovo mondo”.

Purtroppo va detto che la nuova proposta, inizialmente, di fatto, era debole, nonostante le buone intenzioni. Nel 1891, Charles Taze Russell, che soprintendeva all’attività mondiale di predicazione degli Studenti Biblici, visitò per la prima volta alcune città italiane. Egli stesso dovette ammettere che i risultati non erano stati esaltanti, e disse: “Non abbiamo visto nulla che ci incoraggi a sperare in qualche raccolta in Italia”.

Un approccio critico quello di Russell. Gli esiti, nel complesso, ebbe a scrivere, si rivelarono deludenti.

Partendo proprio da questa constatazione, il libro evidenzia l’assenza di un processo d’interazione tra la religione di appartenenza e quella di accoglienza, col forte rischio di sparizione.

Le cose cambiarono dopo la seconda guerra mondiale. Alcuni missionari dedicarono la loro attenzione alla “terra di vitelli”.

Le alte gerarchie vaticane chiesero al governo dell’epoca che fossero espulsi, come risulta da un carteggio rinvenuto negli archivi statali. Salvo rare eccezioni, i missionari dovettero lasciare il paese.

Nonostante gli ostacoli però, gli Studenti Biblici si resero visibili, conformi a quell’immagine che il “potere” della tradizione religiosa italiana non era disposta a concedere, tant’è che si ponevano l’accento e le loro diversità in forme sempre più decontestualizzate.

Il Pace, sulla scorta dell’ordine cronologico che ha voluto favorire nell’offrire quest’opera, stralci di documenti considerati “rari e introvabili”. Non si tratta di semplici citazioni ma di varie annotazioni sempre più particolareggiate, sempre più esito di attente e appassionate ricerche e catalogazioni che hanno richiesto anni di studi e impegno.

Gli attenti lettori, probabilmente vi troveranno alcune inevitabili ripetizioni concettuali pur se espressi in contesti diversi ma sempre col taglio fenomenologico. Inoltre l’autore ha mantenuto il più possibile intatte le citazioni per salvaguardarne il valore storico per evitare strumentalizzazioni da parte di revisionisti senza scrupoli.

Un’opera affidabile per il materiale contenuto che anche allo studioso non lascia sbavature o sbiadite pagine di un passato senza storia.

È chiaro dunque per tutto questo che per Emanuele Pace, il suo lavoro non è un’avventura o un capriccio, ma la realizzazione di un progetto capace di parlare e di farsi ascoltare.

Non sarà “una voce nel deserto” ma sarà un documento d’inestimabile valore utile soprattutto alle generazioni a venire.

Una cosa è certa, l’autore non si pone sullo “scranno del giudice”, ma un giudice che intende valutare attentamente le fonti, prima di acquisirle a piene mani. Una riprova, questa, di un Pace studioso oltre il limite del ricercatore/raccoglitore.

Dott. Christian E. Maccarone
Presidente del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani
Tourcoing (F) 24 settembre 2012

AI LETTORI

Senza mezzi termini, il docente definì il mio materiale pubblicato su

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DIO ESISTE - Come l'ateo più famoso del mondo ha cambiato idea - IL LIBRO

Libro:
DIO ESISTE
Come l'ateo più famoso del mondo
ha cambiato idea

Dio esiste A.Flew 250antony flew 120

Encomio a "Dio esiste"

"Quanto conta oggi porsi il tema dell'esistenza di Dio? Nell'ambito culturale caratterizzato da un indifferente post-nichilismo e dal neomaterialismo riduzionista, rilanciato nelle recenti discipline delle neuro-scienze e delle scienze bio-fisiche, in cosa crede la persona che crede?
Non nascondiamoci. Affrontiamo la questione. Oggi chi crede in Dio e lo afferma è sempre più soggetto a polemiche attenzioni. Si è ritenuti dogmatici e bigotti, con tutta una serie di conseguenze sul piano etico e sociale (tradizionalista, integralista, conservatore); si è considerati immaturi ed infantili, o untuosamente pietosi e consolatori verso se stessi. Si è accusati di mancanza di "senso critico" a favore di una vuota e mielata apologetica. Oppure il credere in Dio è un'opposizione personale e, come tale, alla stessa stregua di tante altre opzioni garantite dal diritto pragmatico di convenienza del convivere sociale, il cui baricentro sembra essere la convinzione che l'individuo sia l'unica fonte creativa dei valori etici.
Forse è una storia vecchia: la fede come menzogna, superstizione e dominio delle masse. In sintesi il tema di Dio non è accessibile per la scienza, il pensiero e la ragione: per tali forme di ricerca, Dio è un ignoto, è noli me tangere.

Antony Flew è stato un esponente sui generis di rilievo della filosofia analitica inglese. È noto come la sua posizione speculativa sia stata rigorosamente atea. L'essenza della sua argomentazione si ispira e rielabora in modo originale - con il ricorso ad argomentazioni fisico- biologiche - la legge di Hume: il divieto di dedurre il dover essere (l'esistenza di Dio) dalla constatazione di fatto. Colpisce perciò la sua scandalosa apostasia. Nel libro There is a God – qui accuratamente tradotto - abiura il suo ateismo in forza di una scoperta talmente evidente e forse per questo tanto negata: avere fede nella ragione. Una ragione che nel suo legittimo e difficile interrogarsi sulla comprensione della complessità della natura ci racconta di Dio e della sua creazione poiché il creato ed il suo significato non possono reggersi sul vuoto, sul caso o tanto meno sul niente.
Flew esemplifica magnificamente tale situazione con l'allegoria di un telefono satellitare sbarcato in un'isola primitiva che, manovrato dai nativi dell'isola, emette delle voci umane. Chi emette tale voci? Gli scienziati dei nativi ne costruiscono una copia simile ed ecco sentire le stesse voci. Conclusione: le voci sono prodotte dallo stesso telefono. Ma il saggio della tribù pone la possibilità dell'esistenza reale di esseri umani che possano comunicare con l'apparecchio telefonico e forse varrebbe la pena di investigare l'esistenza di qualche misterio- sa rete di comunicazione. Il saggio viene ridicolizzato: basta rompere l'apparecchio e le voci scompaiono, quindi perché deve esistere un mondo di persone? Le voci provengono dall'apparecchio. Basta così! È il punto cruciale di rottura con la ricerca del senso del senso. Ma la ragione del saggio dell'allegoria di Flew si chiede: "Come può da metalli e da sostanze chimiche del telefono satellitare saltar fuori la voce umana?". Sintesi: Flew - come il saggio della tribù - è convinto che il senso può nascere solo dal senso. La vita, la consapevolezza, la mente e l'io possono solo provenire da una fonte che è viva, consapevole e pensante (infra, pp. 179 ss.).
La domanda posta all'inizio, «In cosa crede la persona che crede?», ha la sua risposta: «Nel divenire di Dio». Una risposta inspirata dalla fede e dalla ragione. L'apostasia dall'ateismo di Flew, lascia anche un grande interrogativo ai lividi ateisti contemporanei, molti dei quali allievi ideali dell'autore in terra anglosassone: «In cosa crede la persona che non crede"? Come diceva G. K. Chesterton, un altro grande uomo d'Inghilterra: «Forse, chi non crede in nulla crede semplicemente in tutto», ed è un credulone che si fa schiavo di tutti gli dei, creandoseli a proprio uso e consumo, nel tentativo di dissetare quel desiderio ultimo e irriducibile del proprio cuore. Del proprio cuore, certo, ma anche della propria ragione, come ben dimostra la sincera conversione di Antony Flew, raccontata in queste meravigliose pagine».
LUCA VOLONTÈ , presidente Gruppo Popolari-Cristiano Democratici Consiglio di Europa

«La clamorosa abiura dell'ateismo da parte di uno dei suoi esponenti più famosi, Antony Flew, ha suscitato scalpore all'interno della comunità scientifica poiché a far cambiare idea al filosofo inglese non è stata un'improvvisa illuminazione religiosa o una nuova argomentazione teoretica, ma le sempre più convincenti prove empiriche che sembrano dimostrare, per l'estrema complessità dell'universo e dei modi in cui si è formata la vita, il coinvolgimento di un'intelligenza superiore»
GUGLlELMO PIOMBINI , opinionista

«Il 9 dicembre 2004 una notizia viene ripresa e diffusa dall'agenzia Associated Press: all'età di 81 anni Antony Flew si è persuaso dell'esistenza di Dio. Per il Flew prima maniera, l'uomo autenticamente "ragionevole" non può affatto accettare l'esistenza di un Essere Supremo, men che meno l'idea di un Dio Creatore come lo è il Dio rivelato nella Bibbia. Autorevole e influente, lo "scandalo" che le posizioni del filosofo hanno generato è stato notevole. Tutto cominciò quando Flew cercò di confutare la plausibilità dei miracoli difesa in pubblico da C.S. Lewis (1898-1963). Oggi invece Flew si arrende e s'inchina, e afferma che la scienza - la scienza vera - spazza come pula al vento le superstizioni e le ubbie neodarwiniste».
MARCO RESPINTI , autore di Processo a Darwin(2007)

«Flew si conferma un interprete importante della cultura filosofica contemporanea. Dopo decenni di ateismo militante, vissuto nelle aule e nelle accademie più prestigiose, si arrende all'evidenza e ricomincia a credere e pensare partendo dal Creatore. Il libro Dio esiste è una straordinaria testimonianza della vitalità e della coerenza del teismo, oltre che della sua onestà intellettuale».
Giuseppe Rizza
, Università di Trento, docente di apologetica presso l'IFED di Padova


«In gioventù, l'ateo Antony Flew si affidò al principio socratico di "seguire il ragionamento fin dove ci porti". Dopo una vita passata ad esplorare l'indagine filosofica, questa mente forte e coraggiosa è giunta ora alla conclusione che il ragionamento conduce a Dio. I suoi colleghi della chiesa del fondamentalismo ateo rimarranno scandalizzati dalla sua storia ma i credenti ne saranno enormemente incoraggiati, mentre gli investigatori zelanti troveranno nel viaggio di Flew molte cose che illumineranno il loro stesso cammino verso la verità».
FRANCIS S. COLLINS , New York Times, autore de Il linguaggio di Dio.

«Una stupenda mente filosofica medita sulle più recenti scoperte scientifiche. La conclusione: c'è un Dio dietro la razionalità della natura».
MICHAEL BEHE, autore di La scastola nera di Darwin,

«Ci sarà un interesse considerevole sul resoconto chiaro e accessibile che Antony Flew presenta del "pellegrinaggio della ragione" che l'ha condotto dall'ateismo alla fede in Dio».
JOHN POLKINGHORNE
, autore di Credere in Dionell'età della scienza,


«Antony Flew è stato per gran parte della sua vita un notissimo difensore filosofico dell'ateismo. Ora ha scritto un libro molto chiaro e piacevole che ricostruisce il suo cammino verso il teismo, rivelando la sua totale apertura a nuovi ragionamenti razionali».
Richard Swinburne , autore di The Existence oj God,

“È un libro notevole sotto diversi aspetti. È sempre confortante trovare un importante pensatore che riconosca il proprio errore. Ma c'è di più. Questo libro spazia, ma senza fare digressioni. Nel capitolo Il nuovo ateismo, Dawkins e Dennett vengono messi al proprio posto da uno studioso che non possono liquidare come inferiore».
Huston Smith , autore di The Worlds Religions.

«È un resoconto affascinante e molto piacevole di come un insigne filosofo, ateo militante per gran parte della sua vita lavorativa, arrivò a credere in un disegno intelligente dell'universo e, quindi, nel deismo. Questo libro provocherà tanti dibattiti quanti ne determinarono i suoi precedenti scritti ateistici».
Professore JOHN HICK , membro dell'Istituto per la ricerca avanzata nelle arti e nelle scienze sociali, Università di Birmingham.

«Antony Flew non possiede soltanto le virtù filosofiche, ma anche quelle del filosofo. Pacato nell'argomentazione e costantemente ragionevole, la sua ricerca della verità, durata tutta la sua vita, era, implicitamente, la ricerca del Garante di tutta la verità. È giusto che lo abbia finalmente reso esplicito».
RALPH McINERNY , professoredi filosofia, Università di Notre Dame.


«Poche storie religiose hanno avuto un tale impatto. Questo sorprendente volume documenta le ragioni del cambiamento di Tony [ ... ] e rende questo piacevole libro una lettura assolutamente necessaria».
GARY HABERMAS, professore, ricercatore e presidente, dipartimento di filosofia e teologia, Università "Liberty".

«Dio esiste di Antony Flew è una testimonianza affascinante di come uno degli atei contemporanei più noti sia giunto alla convinzione che Dio esista davvero. Il racconto è una testimonianza eloquente dell'apertura mentale, dell'imparzialità e dell'integrità intellettuale di Flew. Arriverà come una scossa per coloro che una volta erano i sui colleghi atei».
NICHOLAS WOLTERSTORFF , professoreemerito di teologia filosofica, Università di Yale.

"Quando Antony Flew, con uno spirito votato alla libertà di pensiero, seguì l'evidenza dove pensava conducesse, cioè al teismo, fu denunciato esplicitamente da presunti liberi pensatori con i più severi dei termini. Aveva commesso, a quanto pareva, un peccato imperdonabile. Ora abbiamo il racconto personale del suo viaggio dall'anti-teismo al teismo. Lo raccomando a tutti i ricercatori della verità dotati davvero di una mente aperta."
WILLIAM L. CRAIG
, professore
al Talbot School of Theology


«Il libro di Antony Flew farà infuriare gli atei che sostengono (erroneamente) che la scienza dimostri che non esiste alcun Dio. Flew è un insigne filosofo la cui posizione è stata cambiata dalla forza del ragionamento sul significato delle scoperte scientifiche. Quest'affascinante retrospettiva personale sul suo pellegrinaggio filosofico mostra quanto sia pericoloso per un ateo riflettere troppo sul proprio impegno religioso ... potrebbe diventare scettico».
IAN H. HUTCHINSON , professoree capo del Dipartimento di scienza e ingegneria nucleare, MIT.

«In Dio esiste uno dei principali filosofi analitici del ventesimo secolo condivide con i lettori un pellegrinaggio intellettuale che inizia con uno scetticismo sano e di principio e culmina in un teismo basato su garanzie razionali e una disponibilità ad accettare l'evidenza come data. Forse la soddisfazione più grande che si può ricavare dalla lettura di questo saggio filosofico è l'integrità trasparente dell'autore, così consueta nel corso di una vita di realizzazioni da essere, come per Aristotele, una seconda natura. Quanto risultano striduli e incentrati solo su loro stessi i lavori contrapposti di un Dawkins o di un Dennett a confronto! Anche se utilizza una scrittura in parte diversa dal registro metafìsico dell'Apologia di Newman, l'esposizione del professor Flew sarà una fonte d'indagine meditativa per molti anni. In gioventù, era guidato dal coraggioso Socrate. Ora, più grande, servirà da modello per altri».
DANIEL N. ROBINSON
, Università di Oxford.

INDICE

Encomio a Dio esiste
Prefazione
Introduzione

PRIMA PARTE: LA MIA NEGAZIONE DEL DIVINO
1. La creazione di un ateo
2. Dove conduce l'evidenza
3. L'ateismo considerato con calma

SECONDA PARTE: LA MIA SCOPERTA DEL DIVINIO

4. Un pellegrinaggio della ragione
5. Chi scrisse le leggi della natura
6. L'universo sapeva del nostro arrivo
7. Com'è iniziata la vita?
8. E' mai nato qualcosa dal nulla?
9. Fare spazio a Dio
10. Aprirsi all'Onnipoteza

TERZA PARTE: APPENDICI
Appendice A
Il "nuovo ateismo": una valutazionecritica di Dawkiins, Dannett, Wolpert,
Harris e Stanger (Roy A. Varghese)
Appendice B
L'auto rivelazione di Dio nella storia umana: un dibattito su Gesù con N.T. (N.T. Wright)

Capitolo 1 - La creazione di un ateo

Non fui sempre ateo. Iniziai con una vita abbastanza religiosa. Crebbi in una casa cristiana e frequentai una scuola privata cristiana. Infatti, sono figlio di un predicatore.
Mio padre studiò al Merton College di Oxford, e fu un pastore della Chiesa Metodista Wesleyana, piuttosto che della Chiesa Anglicana. Nonostante il suo cuore indugiò sempre nella predicazione evangelistica e, come direbbero gli anglicani, nel lavoro pastorale, i miei primi ricordi di lui sono come insegnante universitario di studi sul Nuovo Testamento, alla scuola teologica metodista di Cambridge. Più tardi, successe al direttore della scuola per poi andare in pensione e morire a Cambridge. In aggiunta ai basilari doveri di queste cariche da studioso e insegnante, mio padre eseguì molto lavoro come referente metodista in varie organizzazioni tra diverse chiese. Prestò anche servizio per un anno come presidente sia della Conferenza Metodista che del Consiglio Federale delle Chiese Libere.

Sarei in difficoltà nell'isolare o identificare nella mia adolescenza qualche segnale delle più tarde convinzioni ateistiche. In gioventù, frequentai la Kingswood School di Bath, conosciuta in modo informale come la K. S. Era, e per fortuna lo è ancora, un collegio pubblico (quel tipo di istituto che, in qualsiasi altro posto del mondo di lingua inglese, sarebbe descritto, paradossalmente, come collegio private). Era stato creato da John Wesley, fondatore della Chiesa Metodista, per l'educazione dei figli dei suoi predicatori (dopo un secolo o più dalla costituzione della Kingswood School, fu istituita la Queenswood School per ospitare le figlie femmine in modo appropriatamente egualitario).

Entrai in quel collegio da cristiano dedicato e coscienzioso, ma indifferente. Non riuscivo mai a vedere il senso del culto e sono sempre stato troppo negato in musica per provare piacere o addirittura prendere parte al canto degli inni. Non mi avvicinai mai a nessuna letteratura religiosa con la stessa smania irrefrenabile con la quale divoravo libri di politica, storia, scienza o quasi qualsiasi altro tema. Andare in cappella o in chiesa, recitare le preghiere e seguire tutte le altre pratiche religiose, era per me una questione di dovere, più o meno noioso. Non sentii mai il benché minimo desiderio di comunicare con Dio.

Perché fossi - dai miei primissimi ricordi - disinteressato, in generale, alle pratiche e ai temi religiosi che forgiavano il mondo di mio padre, non lo so dire. Semplicemente non ricordo di aver provato alcun interesse o entusiasmo verso tali adempimenti. Non credo nemmeno di aver mai sentito la mia mente incantata o «il mio cuore inspiegabilmente riscaldato», per usare la famosa frase di Wesley, dallo studio o dal culto cristiano. Se la mancanza di entusiasmo verso la religione nella mia gioventù fosse una causa o un effetto - o entrambi -, chi lo può dire? Posso dire, però, che qualsiasi fede avessi quando entrai alla K. S. se n'era già andata quando terminai la scuola.

UNA TEORIA DI DEVOLUZIONE

Mi è stato riferito che il Barna Group, una prominente organizzazione cristiana sui sondaggi demografici, dalle sue indagini trasse la conclusione che, in sostanza, ciò in cui credi quando hai tredici anni è ciò in cui crederai fino alla morte. Che questa scoperta sia corretta o meno, so per certo che le convinzioni che maturai nei primi anni dell'adolescenza mi accompagnarono per gran parte della vita adulta.

Come e quando iniziò il cambiamento, non lo riesco a ricordare con precisione. Ma certamente, come avviene in ogni persona razionale, molteplici fattori si combinarono nella realizzazione delle mie convinzioni. Non ultimo tra questi fu ciò che Imrnanuel Kant definì «un ardore di mente non sconveniente all'erudizione», che credo avessi in comune con mio padre. Entrambi eravamo disposti a seguire il sentiero della «saggezza» così come Kant la descriveva: «È la saggezza che ha il merito di selezionare, tra gli innumerevoli problemi che si presentano, quelli la cui soluzione è importante per l'umanità». Le convinzioni cristiane di mio padre lo persuasero che non ci potesse essere niente di più «importante per l'umanità» che la delucidazione, la propagazione e la realizzazione di qualsiasi cosa fosse in realtà l'insegnamento del Nuovo Testamento. Il mio viaggio intellettuale mi portò in una direzione diversa, ovviamente, ma che non fu meno segnata dall'ardore di mente che condividevo con lui.

Rammento anche che mio padre, per mio grande vantaggio, mi ricordò in più di un'occasione che quando gli studiosi della Bibbia vogliono acquisire familiarità con qualche concetto particolare del Vecchio Testamento, non cercano di trovare una risposta semplicemente escogitandola loro stessi. Al contrario, raccolgono ed esaminano, cercando di contestualizzare il più possibile, tutti gli esempi contemporanei disponibili in cui viene utilizzato il relativo termine ebraico. Questo approccio accademico - che ancora non ho abbandonato - formò in molti modi le basi delle mie primissime indagini intellettuali di raccolta ed esame, nel contesto, di tutte le informazioni rilevanti su un dato soggetto. È ironico, forse, che fu la famiglia in cui crebbi, molto probabilmente, ad infondermi l'entusiasmo verso quell'indagine critica che mi avrebbe finalmente portato a rifiutare la fede di mio padre.

IL VOLTO DEL MALE

Ho affermato, in alcuni dei miei ultimi scritti ateistici di aver raggiunto la conclusione dell'inesistenza di Dio fin troppo rapidamente, fin troppo facilmente e seguendo quelle che, più tardi, mi sembrarono le ragioni sbagliate. Riconsiderai questa conclusione negativa a lungo e spesso ma, per quasi settant'anni, non trovai mai motivi sufficienti per giustificare qualche capovolgimento fondamentale. Una di quelle prime ragioni per la mia conversione all'ateismo fu il problema del male.

Mio padre portava me e mia madre ogni anno, per le vacanze estive, all'estero. Anche se non se le sarebbe potute permettere con lo stipendio da pastore, le rendeva possibili grazie al guadagno derivato dal lavoro come commissario agli esami di maturità che spesso svolgeva durante la prima parte dell'estate. Potevamo anche viaggiare all'estero in modo economico, poiché mio padre parlava il tedesco fluentemente, grazie a due anni di studi teologici all'Università di Marburgo, prima della I Guerra Mondiale. Riuscì così a portarci in vacanza in Germania e, un paio di volte, in Francia senza dover spendere soldi per un agente di viaggi. Era anche spesso nominato a prestare servizio come rappresentante del metodismo in svariate conferenze teologiche internazionali. A queste portava anche me, figlio unico, e mia madre come ospiti non partecipanti.

Fui molto influenzato da questi primi viaggi all'estero durante gli anni prima della II Guerra Mondiale. Ricordo in modo vivido gli striscioni e le insegne fuori dalle piccole città che proclamavano: «Qui non vogliamo ebrei». Ne rammento alcune davanti all'ingresso di una biblioteca pubblica che dicevano: «I regolamenti di questo istituto vietano di prestare qualsiasi libro agli ebrei». Assistetti a una marcia di diecimila assaltatori con le camicie marroni durante una notte d'estate bavarese. I nostri viaggi di famiglia mi esposero a plotoni di Waffen-SS nelle loro uniformi nere con i berretti con teschio e tibie incrociate.

Tali esperienze delinearono la formazione della mia vita giovanile e, per me come per molti altri, presentavano una sfida inevitabile all'esistenza di un onnipotente Dio di amore. Il grado in cui influenzarono il mio pensiero non lo posso misurare. Se non altro, queste esperienze destarono in me una consapevolezza che durò per tutta la vita dei mali gemelli dell'anti-sernitismo e del totalitarismo.

UN LUOGO MOLTO VIVACE

Crescere durante gli anni '30 e '40 in una famiglia come la nostra - schierata com'era con la confessione metodista - era come essere a Cambridge ma non appartenervi. Per iniziare, la teologia non era in quel tempo e in quel luogo accettata come "regina delle scienze", come lo era stata invece in altri istituti. é una scuola di tirocinio ministeriale era un tipo di università in voga. Di conseguenza, non m'identificai mai con Cambridge, anche se mio padre vi si sentiva piuttosto a casa. In ogni caso, dal 1936, quando iniziai a soggiornare nel pensionamento scolastico, non mi trovavo quasi mai a Cambridge durante l'anno scolastico.

Ciononostante, Kingswood era ai miei tempi un luogo molto vivace, presieduto da un uomo che sicuramente meritava di essere reputato un grande direttore. L'anno prima del mio arrivo, aveva vinto più riconoscimenti liberi a Oxford e Cambridge di qualsiasi altra scuola in cui sia presente la Headmaster's Conference1. La nostra attività non era limitata all'aula e al laboratorio.

Nessuno dovrebbe sorprendersi se, inserito in questo stimolante ambiente, iniziai a mettere in discussione la risoluta fede dei miei progenitori, una fede verso la quale non avevo mai sentito nessun intenso attaccamento emozionale. Dal tempo in cui stavo frequentando la sesta classe superiore alla K. S.2, iniziai
regolarmente a sostenere, con i compagni di classe, che l'idea di un Dio tanto onnipotente quanto perfettamente buono fosse incompatibile con i mali manifesti e le imperfezioni del mondo.
Durante il periodo alla K. S., i consueti sermoni della domenica non contenevano mai alcun riferimento a una vita futura, in paradiso o all'inferno. Quando il predicatore era il direttore, A. B. Sackett, cosa non frequente, il suo messaggio riguardava sempre le meraviglie e gli splendori della natura. In ogni modo, quando arrivai al mio quindicesimo compleanno, rifiutai la tesi che l'universo fosse stato creato da un Dio onnipresente e infinitamente buono.

Mi si potrebbe giustamente chiedere se non mi fosse mai venuto in mente di consultare mio padre, che era un uomo di chiesa, circa i miei dubbi sull'esistenza di Dio. Non lo feci mai. Per amore della pace domestica e, in particolare, per risparmiare mio padre, cercai, per il maggior tempo possibile, di nascondere la mia conversione irreligiosa a tutti, a casa. Per quanto ne sappia, vi sono riuscito per un bel po' di anni.

Tuttavia, dal gennaio del 1946, a quasi ventitre anni, il mondo fece trapelare - arrivando ai miei genitori - il fatto che fossi sia ateo che mortalista (uno che non crede alla vita dopo la morte) e che fosse improbabile un qualsiasi ripensamento. Il mio cambiamento era così totale e deciso che ritenevamo futile imbarcarci in una qualsiasi discussione sull'argomento a casa. Comunque, oggi, dopo ben più di mezzo secolo, posso dire che mio padre sarebbe enormemente lieto della mia attuale visione sull'esistenza di Dio - almeno perché la considererebbe di grande aiuto alla causa della chiesa cristiana.

UNA OXFORD DIVERSA

Dalla Kingswood, mi diressi all'Università di Oxford. Vi arrivai nel bimestre "Hilary" (da gennaio a marzo) del 1942. La II Guerra Mondiale era in corso e, in uno dei miei primi giorni da universitario diciottenne, mi fecero un esame medico e mi reclutarono ufficialmente nella Royal Air Force. In quei giorni di guerra, quasi tutti gli universitari fisicamente idonei passavano un giorno alla settimana nell'apposita organizzazione del corpo militare. Nel mio caso, si trattava della Oxford University Air Squadron.

Questo servizio militare, part-time per un anno e full-time dopo, non prevedeva alcun combattimento. Prevedeva lo studio di un po' di giapponese alla Scuola di Studi Orientali e Africani dell'Università di Londra e, quindi, la traduzione dei messaggi intercettati e decifrati delle forze aeree giapponesi, al Bletchley Park. Dopo che il Giappone si arrese (e in attesa del mio turno di essere congedato), lavorai traducendo messaggi intercettati dell'esercito di occupazione francese, da poco costituitosi, in quella che era allora la Germania dell'Ovest.

Quando feci ritorno ai miei studi a tempo pieno all'Università di Oxford, nei primi di gennaio del 1946, in previsione di discutere l'esame finale nell'estate del 1947, la Oxford in cui tornai era un luogo molto diverso. Sembrava un istituto molto più stimolante di quello che avevo lasciato quasi tre anni prima. C'era anche una maggior varietà sia di carriere del tempo di pace che di effettive carriere militari ora completate senza problemi, rispetto a quanta ce n'era stata dopo la I Guerra Mondiale. lo stesso stavo studiando per il titolo in Literae Humaniores e alcune delle mie lezioni sulla storia della Grecia classica erano tenute da veterani che erano stati attivi nell' assistere alla resistenza greca sia a Creta che nella Grecia continentale, rendendo le lezioni più romantiche e stimolanti per un pubblico di studenti.

Discussi l'esame finale nella sessione estiva del 1947. Con mia sorpresa e piacere, mi laureai a pieni voti. Dopo di ciò, tornai da John Mabbott, il mio tutor personale 'al St. [ohn's College. Gli dissi che avevo abbandonato il mio precedente obiettivo di studiare per una laurea di secondo livello alla Scuola di Filosofia e Psicologia allora da poco fondata. Avevo intenzione d'iniziare a impegnarmi per un titolo superiore in filosofia.

LA CRESCITA FILOSOFICA

Mabbott fece in modo che mi venisse assegnato un posto alla sezione di studi filosofici post-Iaurea sotto la supervisione di Gilbert Ryle, che era allora il Waynflete Professor di Filosofia Metafisica all'Università di Oxford. Ryle, nel secondo bimestre dell'anno accademico 1947-1948, era il decano delle tre cattedre di filosofia di Oxford.

Fu solo molti anni dopo che appresi, dall'affascinante libro di Mabbott Oxford Memories, che i due avevano stretto amicizia fin dal primo incontro a Oxford. Se fossi stato in un college diverso e un tutor diverso mi avesse chiesto quale dei tre possibili esperti supervisori avrei preferito, avrei sicuramente scelto Henry Price, a causa dell'interesse che condividevamo in ciò che è ora conosciuta come parapsicologia, ma che allora era ancora chiamata ricerca psichica. Ad ogni modo, il mio primo libro fu intitolato A New Approach to Psychical Research e io e Price diventammo oratori alle conferenze che riguardavano la ricerca psichica. Ma sono certo che non avrei vinto il premio universitario in filosofia in un anno straordinariamente duro, se i miei studi da laureato fossero stati supervisionati da Henry Price. Avremmo passato troppo tempo a parlare dei nostri interessi comuni.

Dopo aver dedicato l'anno accademico del 1948 a studiare per una laurea superiore in filosofia sotto la supervisione di Ryle, vinsi la borsa di studio "[ohn Locke" in Filosofia della Mente. Fui dunque nominato per quella che in ogni altro college di Oxford, tranne il Christ Church, sarebbe stata definita una carica (di prova) da Fellow3 - cioè, un lavoro da insegnante a tempo pieno. Nel vocabolario del Christ Church, tuttavia, dicevano che ero diventato uno studente (di prova).

Durante l'anno da docente, giunsero a Oxford le lezioni del noto filosofo Ludwig Wittgenstein, il cui approccio alla filosofia avrebbe influenzato il mio. Tuttavia, questi insegnamenti, più tardi pubblicati come Libro blu e Libro marrone e Osservazioni sopra i fondamenti della matematica, arrivarono sotto forma di singole lezioni dattiloscritte - accompagnate da lettere di Wittgenstein che indicavano a chi potessero o non potessero essere mostrate. Un collega ed io escogitammo, senza infrangere alcuna promessa a Wittgenstein, di produrre delle copie di tutte le sue lezioni allora disponibili a Oxford, così che chiunque lo desiderasse potesse leggerle.

Questo buon fine - utilizzo qui il vocabolario dei filosofi morali di quel periodo - fu raggiunto, inizialmente, chiedendo a tutti coloro che sapevamo stessero attivamente filosofando a Oxford in quel periodo se fossero in possesso di lezioni dattilo- scritte di Wittgenstein e, se così, di quali. Quindi, dato che le fotocopiatrici ancora non esistevano, trovammo e assumemmo un dattilografo che riproducesse sufficienti copie per soddisfare la richiesta (non potevamo sapere che, facendo circolare questi dattiloscritti solo tra i membri di un'associazione e, quindi, solo sotto giuramento di segretezza, avremmo scatenato commenti da parte di persone estranee sul fatto che Wittgenstein, che fu indubbiamente un filosofo geniale, si comportasse spesso come un ciarlatano che finge di essere un genio!).

Ryle l'aveva conosciuto quando aveva fatto visita a Cambridge. In seguito strinsero amicizia e lo convinse a unirsi a lui in un'escursione a piedi al Lake District, nel 1930 o 1931. Non pubblicò mai nessun resoconto della gita o di ciò che durante questa apprese da e su Wittgenstein. Ma dopo di essa, e da allora in poi, agì da mediatore tra il filosofo e ciò che gli altri chiamava- no "il mondo esterno".

Quanto quella mediazione fu a volte necessaria lo può rivelare l'annotazione di una conversazione tra Wittgenstein, che era ebreo, e le sue sorelle, immediatamente dopo che i soldati di Hitler ebbero assunto il controllo dell'Austria. Il filosofo assicurava alle sorelle che, a causa dei loro stretti legami con «le persone e le famiglie influenti» del precedente regime, né lui né loro si trovavano in alcun pericolo. Quando più tardi diventai insegnante di filosofia di professione, fui restio a rivelare ai miei allievi che Wittgenstein, considerato da me e da molti colleghi un genio filosofico, fosse stato così ingenuo in questioni pratiche.

Personalmente, almeno una volta lo vidi in opera. Avvenne durante gli anni in cui ero studente universitario, quando fece visita alla Jowett Society. Il suo tema annunciato era Cogito ergo sum, derivato, ovviamente, dalla famosa affermazione «penso dunque sono» del filosofo francese Cartesio. La stanza era affollata. Il pubblico si aggrappava a ogni singola parola di quel grande uomo. Tuttavia, l'unica cosa che riesco a ricordare ora dei suoi commenti è che non avevano assolutamente nessun legame percepibile con il tema annunciato. Così, quando ebbe terminato, l'emerito professore H. A. Prichard si alzò. Con evidente esasperazione, chiese cosa «Herr Wittgenstein - il dottorato di Cambridge a quanto pare non era riconosciuto a Oxford! - ne pensasse del cogito ergo sum», Rispose indicando la sua fronte con l'indice della mano destra e dicendo solamente: «Coguo ergo sum. È una frase molto particolare». Allora, come adesso, pensai che la replica più adatta a quell'affermazione sarebbe stato un adattamento di una delle vignette in Men, Women and Dogs di James Thurber: «Forse non hai fascino, Lily, ma sei enigmatica».

CONFRONTO CON C. S. LEWIS

Durante il periodo come laureato specializzando sotto la supervisione di Gilbert Ryle, mi resi conto che era proprio una sua consuetudine, essendo una persona indubbiamente corretta, quella di rispondere sempre in modo diretto, faccia a faccia, a ogni obiezione mossa contro le sue opinioni filosofiche. La mia teoria, anche se lui ovviamente non la rivelò mai né a me né, per quanto ne sappia, ad altri, è che stesse mettendo in atto l'insegnamento che Platone, nella Repubblica, attribuisce a Socrate: «Seguire il ragionamento fin dove ci porta»4. Tra le altre cose, questo principio richiede che, per fare un' obiezione faccia a faccia, le persone si debbano incontrare. È un criterio che io stesso ho cercato di seguire per tutta la mia lunga e molto controversa vita.

Questa massima socratica valse anche da ispirazione al Socratic Club, un gruppo che si trovava davvero al centro di quella vita intellettuale della Oxford del periodo di guerra. Era un forum animato aperto ai dibattiti tra atei e cristiani e io partecipavo regolarmente a quegli incontri. Il suo formidabile presidente dal 1942 al 1954 era il famoso scrittore cristiano C. S. Lewis. Il circolo si riuniva ogni lunedì sera, durante l'anno accademico, nella Junior Common Room sotterranea del St. Hilda's College. Nella prefazione alla prima uscita di Socratic Digest, Lewis citò l'esortazione di Socrate a «seguire il ragionamento ovunque esso porti». Evidenziò che questa «arena votata specialmente al conflitto tra cristiani e non-credenti era una novità». Molti dei più importanti atei a Oxford si confrontarono con Lewis e i suoi compagni cristiani. L'incontro di gran lunga più famoso fu l'acclamato dibattito tra lui ed Elizabeth Anscombe nel febbraio del 1948, il quale portò il primo a rivedere il terzo capitolo del suo libro La mano nuda di Dio5, Ricordo ancora che ero un membro di un piccolo gruppo di amici che rincasavano insieme dopo il grande dibattito, camminando proprio dietro la Anscombe e i suoi sostenitori. Era esultante, come anche i suoi compagni. Subito davanti a loro, Lewis camminava solo, con passo più svelto che poteva, per andare a rifugiarsi nelle sue stanze, al Magdalen College, appena dopo il ponte che stavamo tutti attraversando. Anche se molti hanno affermato che Lewis rimase permanentemente demoralizzato dal risultato di quel confronto, la Anscombe la pensava diversamente. Più tardi scrisse:

L'incontro del Socratic Club, al quale lessi la mia relazione, è stato descritto da molti dei suoi compagni come un'esperienza orribile e scioccante che lo infastidì parecchio. Né il Dott. Harvard (che po- che settimane dopo invitò entrambi a cena) né il Prof. Jack Bennett ricordavano dei sentimenti di questo tipo da parte di Lewis [ ... l. Sono incline a interpretare i singolari resoconti della questione, da parte di alcuni sei suoi amici [ ... l, come un interessante esempio di quel fenomeno chiamato "proiezione"6.

Lewis fu sicuramente l'apologeta cristiano più valido dell'ultima parte del ventesimo secolo. Quando recentemente la BBC mi chiese se avessi confutato in modo assoluto la sua apologetica cristiana, risposi:

No. Semplicemente non pensavo ci fosse una ragione sufficiente per crederei. Ma, certamente, quando più tardi mi fermai a riflettere sulla teologia, l'argomentazione a favore della rivelazione cristiana mi parve molto forte, quando non si crede in alcuna rivelazione.

SVILUPPI ALTAMENTE POSITIVI

Durante il mio ultimo bimestre all'Università di Oxford, la pubblicazione di Linguaggio, verità e logica di A. J. Ayer aveva convinto molti membri del Socratic Club che l'eresia ayeriana del positivismo logico -l'opinione che tutte le proposizioni religiose siano prive di significato cognitivo - dovesse essere confutata. La prima e unica relazione che abbia mai letto al Socratic Club, Theologyand Falsification, fornì ciò che allora ritenevo fosse una confutazione sufficiente. Credevo di aver raggiunto una vittoria completa e di non aver lasciato spazio a ulteriori dibattiti.

Fu sempre a Oxford che conobbi la mia futura moglie, Annis Donnison. Ci presentò la sua futura cognata durante una festa del club laburista di Oxford e, da quel momento, non prestai più attenzione a nessun altro durante quella serata. Alla fine della festa mi accordai con lei per un successivo incontro: era la prima volta che uscivo con una ragazza. Le nostre condizioni sociali allora erano molto diverse. lo ero un insegnante al Christ Church, istituto maschile, mentre lei era al primo anno come allieva al Sommerville, collegio femminile che, come tutti gli altri a Oxford in quell'epoca e per ancora un decennio circa, espelleva necessariamente qualsiasi studentessa commettesse "il delitto" di sposarsi.

La mia futura suocera era comprensibilmente preoccupata del fatto che una persona di un rango accademico superiore come me uscisse con sua figlia, molto più giovane. Consultò quindi il figlio, mio futuro cognato, che le assicurò, come avrebbe potuto considerare lei stessa, che ero «innamorato o qualcosa del genere» e che mi avrebbe spezzato il cuore se mi avesse impedito di continuare a frequentarla. Ho sempre supposto che il suo desiderio fosse semplicemente che la sorella più piccola fosse libera di condurre la propria vita da sola, sapendo che era una ragazza giudiziosa e che non avrebbe mai preso decisioni affrettate.

Anche se mi ero allontanato già da molto tempo dalla fede di mio padre, manifestavo tuttavia ciò che mi era stato insegnato dai miei genitori metodisti: non tentai mai nemmeno di sedurre Annis prima del matrimonio, ritenendo sempre un tale comportamento moralmente sbagliato. Né, essendo figlio di un accademico, mi solleticò mai il pensiero di convincerla a sposarmi prima della sua laurea.
Alla fine del settembre del 1950, cessai ufficialmente di lavorare come insegnante non di ruolo al Christ Church di Oxford e, l'l ottobre di quello stesso anno, iniziai a prestare servizio come professore universitario di Filosofia Morale all'Università di Aberdeen, in Scozia.

OLTRE OXFORD

Durante gli anni ad Aberdeen, tenni diverse conferenze in radio, partecipando a tre o quattro dibattiti promossi dal Third Programme della BBC - fondato da poco ed intellettualmente impegnato - e sottoponendomi a diversi esperimenti psicologici. Per noi, le grandi attrazioni di Aberdeen erano la socievolezza di quasi tutte le persone che incontravamo, la forza e la varietà del movimento a favore dei corsi per adulti, il semplice fatto che fosse una città in Scozia e non in Inghilterra (una novità per noi) e le possibilità così diverse, che essa ci offriva, di passeggiare lungo la costa e nei Cairngorms. Non mancammo mai di unirei al Cairngorm Club in una delle sue consuete gite mensili su quelle colline.

Durante l'estate del 1954, me ne andai da Aberdeen, passando per il Nord America, per diventare professore di filosofia alla University College of North Staffordshire, che più tardi guadagnò lo status ufficiale come Università di Keele. Per tutti i diciassette anni là trascorsi, essa fu ciò che la Gran Bretagna abbia mai avuto di più simile alle università di studi umanistici statunitensi, come Oberlin e Swarthmore. Iniziai a dedicarmi a essa rapidamente e la lasciai solo quando iniziò, lentamente ma inesorabilmente, a perdere la sua peculiarità.

Dopo aver trascorso l'anno accademico 1970-1971 come visiting professar negli Stati Uniti, consegnai le dimissioni, alla fine del 1971, da quella che da allora divenne l'Università di Keele (il mio successore fu Richard Swinburne). Nel gennaio del 1972 mi spostai all'Università di Calgary, nella provincia di Alberta, in Canada. La mia intenzione inizialmente era di stabilirmi là; tuttavia, nel maggio del 1973, dopo soli tre semestri, mi trasferii all'Università di Reading, rimanendovi fino alla fine del 1982.

Prima di richiedere e ottenere il pre-pensionamento da Reading, stipulai un contratto per insegnare un semestre all'anno all'Università di York, vicino a Toronto, per i rimanenti sei anni della mia regolare vita accademica. Dopo soli tre anni, tuttavia, rassegnai le dimissioni per accettare un invito dal Social Philoso-phy and Policy Center, presso la Bowling Green State University dell'Ohio, a prestare servizio come esimio ricercatore universitario, per i rimanenti tre anni. L'invito fu poi esteso ad altri tre. Dopodiché, andai finalmente e definitivamente in pensione a Reading, dove ancora risiedo.

Questo abbozzo della mia carriera non risponde alla domanda del perché diventai filosofo. Dati i miei interessi filosofici già alla Kingswood, può sembrare che fossi pronto a diventare filosofo di professione ancora prima di iscrivermi a Oxford. Di fatto, sapevo a mala pena che esistesse una tale figura all' epoca. Anche durante i primi due bimestri a Oxford, prima di entrare nella RAF, fu durante gli incontri del Socratic Club il momento in cui più mi avvicinai alla filosofia. I miei interessi principali, al di fuori dello studio, erano politici. La situazione era ancora questa dopo il gennaio del 1946, quando le materie di studio iniziarono a includere la filosofia.

Iniziai a vedere la carriera in filosofia solo come una remota possibilità, pochi mesi prima degli esami finali del dicembre del 1947. Se i timori di essere inserito nella II classe si fossero realizzati, avrei studiato per una seconda tornata di esami finali, concentrando mi sulla psicologia, nella nuova Scuola di filosofia, psicologia e fisiologia. Invece, continuai a lavorare per l'altrettanto innovativa laurea di I livello in filosofia, sotto la supervisione di Gilbert Ryle. Fu solo nelle ultime settimane del 1949, dopo aver vinto una borsa di studio sperimentale al Christ Church, che stabilii la mia rotta (e, in effetti, mi bruciai i ponti alle spalle) rifiutando un'offerta di unirmi alla classe amministrativa della Home Civil Service7- una scelta che rimpiansi finché non arrivò l'offerta da Aberdeen.

Nei seguenti due capitoli, cerco di descrivere la tesi che, negli anni, costruii contro l'esistenza di Dio. Approfondisco prima le argomentazioni ateistiche che raggruppai e sviluppai in mezzo secolo e, dopo, nel Capitolo 3, inizio a tracciare le varie svolte e i vari cambi di direzione che prese la mia filosofia, come possono dimostrare, in particolare, i miei frequenti dibattiti sul tema dell' ateismo.

Attraverso tutto ciò, spero che si potrà osservare, come ho detto in passato, che il mio interesse di vecchia data verso la religione non fu nient'altro che di carattere prudente, morale o semplicemente curioso. Dico prudente, perché, se esiste un Dio o degli dei coinvolti nelle questioni umane, sarebbe follemente imprudente non cercare, per quanto possibile, di stare dalla loro parte. Dico morale, poiché sarei felice di trovare ciò che Matthew Arnold una volta definì «l'eterno non per noi stessi che volge alla rettitudine». Dico, inoltre, curioso, in quanto ogni persona dotata di una mente scientifica deve avere il desiderio di scoprire ciò che, se non altro, sia possibile conoscere di questi temi. Nonostante ciò, è molto probabile che nessuno rimarrà tanto sorpreso quanto me del fatto che la mia esplorazione del divino sia passata, dopo tutti questi anni, dalla negazione alla scoperta.

Dopo aver letto quanto sopra, sicuramente vorresti leggere il 2° e 3° capitolo dal titolo:
- Dove conduce l'evidenza
- L'ateismo considerato con calma...

NOTE

1. La Headmasters' and Headmistresses' Conference (HMC) è un'associazione di direttori e direttrici di 242 scuole (N.d.T)

2. La sesta superiore corrisponde al quarto anno della scuola secondaria di
secondo grado (N.d.E.).

3. Membro di un college a Oxford (N.d.T).

4. «Del resto, nemmeno io ho le idee chiare, ma dove il discorso come un
vento ci porta là intendo andare» (Repubblica, 394d, in Platone: tutti gli scritti,
a cura di Giovanni Reale, Milano, Rusconi, 1994, p. 1139).

5. CUVE S. LEWIS, La mano nuda di Dio: uno studio preliminare sui miracoli,
Roma, Edizioni GBU, 1987.

6. GERTRUDE E. M. ANSCOMBE, The Callected Papers aJ G. E. M. Anscambe, 2, Metaphysics and the Philasaphy aJ Mind, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1981, p. X.

7. Unità che si occupa del Pubblico Impiego (N.d.T).

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DIO ESISTE - Come l'ateo più famoso del mondo ha cambiato idea: CAPITOLO 1

DAL LIBRO:DIO ESISTE

Come l'ateo più famoso del mondo ha cambiato idea

Dio esiste A.Flew 250


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Capitolo 1 - La creazione di un ateo

Non fui sempre ateo. Iniziai con una vita abbastanza religiosa. Crebbi in una casa cristiana e frequentai una scuola privata cristiana. Infatti, sono figlio di un predicatore.
Mio padre studiò al Merton College di Oxford, e fu un pastore della Chiesa Metodista Wesleyana, piuttosto che della Chiesa Anglicana. Nonostante il suo cuore indugiò sempre nella predicazione evangelistica e, come direbbero gli anglicani, nel lavoro pastorale, i miei primi ricordi di lui sono come insegnante universitario di studi sul Nuovo Testamento, alla scuola teologica metodista di Cambridge. Più tardi, successe al direttore della scuola per poi andare in pensione e morire a Cambridge. In aggiunta ai basilari doveri di queste cariche da studioso e insegnante, mio padre eseguì molto lavoro come referente metodista in varie organizzazioni tra diverse chiese. Prestò anche servizio per un anno come presidente sia della Conferenza Metodista che del Consiglio Federale delle Chiese Libere.

Sarei in difficoltà nell'isolare o identificare nella mia adolescenza qualche segnale delle più tarde convinzioni ateistiche. In gioventù, frequentai la Kingswood School di Bath, conosciuta in modo informale come la K. S. Era, e per fortuna lo è ancora, un collegio pubblico (quel tipo di istituto che, in qualsiasi altro posto del mondo di lingua inglese, sarebbe descritto, paradossalmente, come collegio private). Era stato creato da John Wesley, fondatore della Chiesa Metodista, per l'educazione dei figli dei suoi predicatori (dopo un secolo o più dalla costituzione della Kingswood School, fu istituita la Queenswood School per ospitare le figlie femmine in modo appropriatamente egualitario).

Entrai in quel collegio da cristiano dedicato e coscienzioso, ma indifferente. Non riuscivo mai a vedere il senso del culto e sono sempre stato troppo negato in musica per provare piacere o addirittura prendere parte al canto degli inni. Non mi avvicinai mai a nessuna letteratura religiosa con la stessa smania irrefrenabile con la quale divoravo libri di politica, storia, scienza o quasi qualsiasi altro tema. Andare in cappella o in chiesa, recitare le preghiere e seguire tutte le altre pratiche religiose, era per me una questione di dovere, più o meno noioso. Non sentii mai il benché minimo desiderio di comunicare con Dio.

Perché fossi - dai miei primissimi ricordi - disinteressato, in generale, alle pratiche e ai temi religiosi che forgiavano il mondo di mio padre, non lo so dire. Semplicemente non ricordo di aver provato alcun interesse o entusiasmo verso tali adempimenti. Non credo nemmeno di aver mai sentito la mia mente incantata o «il mio cuore inspiegabilmente riscaldato», per usare la famosa frase di Wesley, dallo studio o dal culto cristiano. Se la mancanza di entusiasmo verso la religione nella mia gioventù fosse una causa o un effetto - o entrambi -, chi lo può dire? Posso dire, però, che qualsiasi fede avessi quando entrai alla K. S. se n'era già andata quando terminai la scuola.

UNA TEORIA DI DEVOLUZIONE

Mi è stato riferito che il Barna Group, una prominente organizzazione cristiana sui sondaggi demografici, dalle sue indagini trasse la conclusione che, in sostanza, ciò in cui credi quando hai tredici anni è ciò in cui crederai fino alla morte. Che questa scoperta sia corretta o meno, so per certo che le convinzioni che maturai nei primi anni dell'adolescenza mi accompagnarono per gran parte della vita adulta.

Come e quando iniziò il cambiamento, non lo riesco a ricordare con precisione. Ma certamente, come avviene in ogni persona razionale, molteplici fattori si combinarono nella realizzazione delle mie convinzioni. Non ultimo tra questi fu ciò che Imrnanuel Kant definì «un ardore di mente non sconveniente all'erudizione», che credo avessi in comune con mio padre. Entrambi eravamo disposti a seguire il sentiero della «saggezza» così come Kant la descriveva: «È la saggezza che ha il merito di selezionare, tra gli innumerevoli problemi che si presentano, quelli la cui soluzione è importante per l'umanità». Le convinzioni cristiane di mio padre lo persuasero che non ci potesse essere niente di più «importante per l'umanità» che la delucidazione, la propagazione e la realizzazione di qualsiasi cosa fosse in realtà l'insegnamento del Nuovo Testamento. Il mio viaggio intellettuale mi portò in una direzione diversa, ovviamente, ma che non fu meno segnata dall'ardore di mente che condividevo con lui.

Rammento anche che mio padre, per mio grande vantaggio, mi ricordò in più di un'occasione che quando gli studiosi della Bibbia vogliono acquisire familiarità con qualche concetto particolare del Vecchio Testamento, non cercano di trovare una risposta semplicemente escogitandola loro stessi. Al contrario, raccolgono ed esaminano, cercando di contestualizzare il più possibile, tutti gli esempi contemporanei disponibili in cui viene utilizzato il relativo termine ebraico. Questo approccio accademico - che ancora non ho abbandonato - formò in molti modi le basi delle mie primissime indagini intellettuali di raccolta ed esame, nel contesto, di tutte le informazioni rilevanti su un dato soggetto. È ironico, forse, che fu la famiglia in cui crebbi, molto probabilmente, ad infondermi l'entusiasmo verso quell'indagine critica che mi avrebbe finalmente portato a rifiutare la fede di mio padre.

IL VOLTO DEL MALE

Ho affermato, in alcuni dei miei ultimi scritti ateistici di aver raggiunto la conclusione dell'inesistenza di Dio fin troppo rapidamente, fin troppo facilmente e seguendo quelle che, più tardi, mi sembrarono le ragioni sbagliate. Riconsiderai questa conclusione negativa a lungo e spesso ma, per quasi settant'anni, non trovai mai motivi sufficienti per giustificare qualche capovolgimento fondamentale. Una di quelle prime ragioni per la mia conversione all'ateismo fu il problema del male.

Mio padre portava me e mia madre ogni anno, per le vacanze estive, all'estero. Anche se non se le sarebbe potute permettere con lo stipendio da pastore, le rendeva possibili grazie al guadagno derivato dal lavoro come commissario agli esami di maturità che spesso svolgeva durante la prima parte dell'estate. Potevamo anche viaggiare all'estero in modo economico, poiché mio padre parlava il tedesco fluentemente, grazie a due anni di studi teologici all'Università di Marburgo, prima della I Guerra Mondiale. Riuscì così a portarci in vacanza in Germania e, un paio di volte, in Francia senza dover spendere soldi per un agente di viaggi. Era anche spesso nominato a prestare servizio come rappresentante del metodismo in svariate conferenze teologiche internazionali. A queste portava anche me, figlio unico, e mia madre come ospiti non partecipanti.

Fui molto influenzato da questi primi viaggi all'estero durante gli anni prima della II Guerra Mondiale. Ricordo in modo vivido gli striscioni e le insegne fuori dalle piccole città che proclamavano: «Qui non vogliamo ebrei». Ne rammento alcune davanti all'ingresso di una biblioteca pubblica che dicevano: «I regolamenti di questo istituto vietano di prestare qualsiasi libro agli ebrei». Assistetti a una marcia di diecimila assaltatori con le camicie marroni durante una notte d'estate bavarese. I nostri viaggi di famiglia mi esposero a plotoni di Waffen-SS nelle loro uniformi nere con i berretti con teschio e tibie incrociate.

Tali esperienze delinearono la formazione della mia vita giovanile e, per me come per molti altri, presentavano una sfida inevitabile all'esistenza di un onnipotente Dio di amore. Il grado in cui influenzarono il mio pensiero non lo posso misurare. Se non altro, queste esperienze destarono in me una consapevolezza che durò per tutta la vita dei mali gemelli dell'anti-sernitismo e del totalitarismo.

UN LUOGO MOLTO VIVACE

Crescere durante gli anni '30 e '40 in una famiglia come la nostra - schierata com'era con la confessione metodista - era come essere a Cambridge ma non appartenervi. Per iniziare, la teologia non era in quel tempo e in quel luogo accettata come "regina delle scienze", come lo era stata invece in altri istituti. é una scuola di tirocinio ministeriale era un tipo di università in voga. Di conseguenza, non m'identificai mai con Cambridge, anche se mio padre vi si sentiva piuttosto a casa. In ogni caso, dal 1936, quando iniziai a soggiornare nel pensionamento scolastico, non mi trovavo quasi mai a Cambridge durante l'anno scolastico.

Ciononostante, Kingswood era ai miei tempi un luogo molto vivace, presieduto da un uomo che sicuramente meritava di essere reputato un grande direttore. L'anno prima del mio arrivo, aveva vinto più riconoscimenti liberi a Oxford e Cambridge di qualsiasi altra scuola in cui sia presente la Headmaster's Conference1. La nostra attività non era limitata all'aula e al laboratorio.

Nessuno dovrebbe sorprendersi se, inserito in questo stimolante ambiente, iniziai a mettere in discussione la risoluta fede dei miei progenitori, una fede verso la quale non avevo mai sentito nessun intenso attaccamento emozionale. Dal tempo in cui stavo frequentando la sesta classe superiore alla K. S.2, iniziai
regolarmente a sostenere, con i compagni di classe, che l'idea di un Dio tanto onnipotente quanto perfettamente buono fosse incompatibile con i mali manifesti e le imperfezioni del mondo.
Durante il periodo alla K. S., i consueti sermoni della domenica non contenevano mai alcun riferimento a una vita futura, in paradiso o all'inferno. Quando il predicatore era il direttore, A. B. Sackett, cosa non frequente, il suo messaggio riguardava sempre le meraviglie e gli splendori della natura. In ogni modo, quando arrivai al mio quindicesimo compleanno, rifiutai la tesi che l'universo fosse stato creato da un Dio onnipresente e infinitamente buono.

Mi si potrebbe giustamente chiedere se non mi fosse mai venuto in mente di consultare mio padre, che era un uomo di chiesa, circa i miei dubbi sull'esistenza di Dio. Non lo feci mai. Per amore della pace domestica e, in particolare, per risparmiare mio padre, cercai, per il maggior tempo possibile, di nascondere la mia conversione irreligiosa a tutti, a casa. Per quanto ne sappia, vi sono riuscito per un bel po' di anni.

Tuttavia, dal gennaio del 1946, a quasi ventitre anni, il mondo fece trapelare - arrivando ai miei genitori - il fatto che fossi sia ateo che mortalista (uno che non crede alla vita dopo la morte) e che fosse improbabile un qualsiasi ripensamento. Il mio cambiamento era così totale e deciso che ritenevamo futile imbarcarci in una qualsiasi discussione sull'argomento a casa. Comunque, oggi, dopo ben più di mezzo secolo, posso dire che mio padre sarebbe enormemente lieto della mia attuale visione sull'esistenza di Dio - almeno perché la considererebbe di grande aiuto alla causa della chiesa cristiana.

UNA OXFORD DIVERSA

Dalla Kingswood, mi diressi all'Università di Oxford. Vi arrivai nel bimestre "Hilary" (da gennaio a marzo) del 1942. La II Guerra Mondiale era in corso e, in uno dei miei primi giorni da universitario diciottenne, mi fecero un esame medico e mi reclutarono ufficialmente nella Royal Air Force. In quei giorni di guerra, quasi tutti gli universitari fisicamente idonei passavano un giorno alla settimana nell'apposita organizzazione del corpo militare. Nel mio caso, si trattava della Oxford University Air Squadron.

Questo servizio militare, part-time per un anno e full-time dopo, non prevedeva alcun combattimento. Prevedeva lo studio di un po' di giapponese alla Scuola di Studi Orientali e Africani dell'Università di Londra e, quindi, la traduzione dei messaggi intercettati e decifrati delle forze aeree giapponesi, al Bletchley Park. Dopo che il Giappone si arrese (e in attesa del mio turno di essere congedato), lavorai traducendo messaggi intercettati dell'esercito di occupazione francese, da poco costituitosi, in quella che era allora la Germania dell'Ovest.

Quando feci ritorno ai miei studi a tempo pieno all'Università di Oxford, nei primi di gennaio del 1946, in previsione di discutere l'esame finale nell'estate del 1947, la Oxford in cui tornai era un luogo molto diverso. Sembrava un istituto molto più stimolante di quello che avevo lasciato quasi tre anni prima. C'era anche una maggior varietà sia di carriere del tempo di pace che di effettive carriere militari ora completate senza problemi, rispetto a quanta ce n'era stata dopo la I Guerra Mondiale. lo stesso stavo studiando per il titolo in Literae Humaniores e alcune delle mie lezioni sulla storia della Grecia classica erano tenute da veterani che erano stati attivi nell' assistere alla resistenza greca sia a Creta che nella Grecia continentale, rendendo le lezioni più romantiche e stimolanti per un pubblico di studenti.

Discussi l'esame finale nella sessione estiva del 1947. Con mia sorpresa e piacere, mi laureai a pieni voti. Dopo di ciò, tornai da John Mabbott, il mio tutor personale 'al St. [ohn's College. Gli dissi che avevo abbandonato il mio precedente obiettivo di studiare per una laurea di secondo livello alla Scuola di Filosofia e Psicologia allora da poco fondata. Avevo intenzione d'iniziare a impegnarmi per un titolo superiore in filosofia.

LA CRESCITA FILOSOFICA

Mabbott fece in modo che mi venisse assegnato un posto alla sezione di studi filosofici post-Iaurea sotto la supervisione di Gilbert Ryle, che era allora il Waynflete Professor di Filosofia Metafisica all'Università di Oxford. Ryle, nel secondo bimestre dell'anno accademico 1947-1948, era il decano delle tre cattedre di filosofia di Oxford.

Fu solo molti anni dopo che appresi, dall'affascinante libro di Mabbott Oxford Memories, che i due avevano stretto amicizia fin dal primo incontro a Oxford. Se fossi stato in un college diverso e un tutor diverso mi avesse chiesto quale dei tre possibili esperti supervisori avrei preferito, avrei sicuramente scelto Henry Price, a causa dell'interesse che condividevamo in ciò che è ora conosciuta come parapsicologia, ma che allora era ancora chiamata ricerca psichica. Ad ogni modo, il mio primo libro fu intitolato A New Approach to Psychical Research e io e Price diventammo oratori alle conferenze che riguardavano la ricerca psichica. Ma sono certo che non avrei vinto il premio universitario in filosofia in un anno straordinariamente duro, se i miei studi da laureato fossero stati supervisionati da Henry Price. Avremmo passato troppo tempo a parlare dei nostri interessi comuni.

Dopo aver dedicato l'anno accademico del 1948 a studiare per una laurea superiore in filosofia sotto la supervisione di Ryle, vinsi la borsa di studio "[ohn Locke" in Filosofia della Mente. Fui dunque nominato per quella che in ogni altro college di Oxford, tranne il Christ Church, sarebbe stata definita una carica (di prova) da Fellow3 - cioè, un lavoro da insegnante a tempo pieno. Nel vocabolario del Christ Church, tuttavia, dicevano che ero diventato uno studente (di prova).

Durante l'anno da docente, giunsero a Oxford le lezioni del noto filosofo Ludwig Wittgenstein, il cui approccio alla filosofia avrebbe influenzato il mio. Tuttavia, questi insegnamenti, più tardi pubblicati come Libro blu e Libro marrone e Osservazioni sopra i fondamenti della matematica, arrivarono sotto forma di singole lezioni dattiloscritte - accompagnate da lettere di Wittgenstein che indicavano a chi potessero o non potessero essere mostrate. Un collega ed io escogitammo, senza infrangere alcuna promessa a Wittgenstein, di produrre delle copie di tutte le sue lezioni allora disponibili a Oxford, così che chiunque lo desiderasse potesse leggerle.

Questo buon fine - utilizzo qui il vocabolario dei filosofi morali di quel periodo - fu raggiunto, inizialmente, chiedendo a tutti coloro che sapevamo stessero attivamente filosofando a Oxford in quel periodo se fossero in possesso di lezioni dattilo- scritte di Wittgenstein e, se così, di quali. Quindi, dato che le fotocopiatrici ancora non esistevano, trovammo e assumemmo un dattilografo che riproducesse sufficienti copie per soddisfare la richiesta (non potevamo sapere che, facendo circolare questi dattiloscritti solo tra i membri di un'associazione e, quindi, solo sotto giuramento di segretezza, avremmo scatenato commenti da parte di persone estranee sul fatto che Wittgenstein, che fu indubbiamente un filosofo geniale, si comportasse spesso come un ciarlatano che finge di essere un genio!).

Ryle l'aveva conosciuto quando aveva fatto visita a Cambridge. In seguito strinsero amicizia e lo convinse a unirsi a lui in un'escursione a piedi al Lake District, nel 1930 o 1931. Non pubblicò mai nessun resoconto della gita o di ciò che durante questa apprese da e su Wittgenstein. Ma dopo di essa, e da allora in poi, agì da mediatore tra il filosofo e ciò che gli altri chiamava- no "il mondo esterno".

Quanto quella mediazione fu a volte necessaria lo può rivelare l'annotazione di una conversazione tra Wittgenstein, che era ebreo, e le sue sorelle, immediatamente dopo che i soldati di Hitler ebbero assunto il controllo dell'Austria. Il filosofo assicurava alle sorelle che, a causa dei loro stretti legami con «le persone e le famiglie influenti» del precedente regime, né lui né loro si trovavano in alcun pericolo. Quando più tardi diventai insegnante di filosofia di professione, fui restio a rivelare ai miei allievi che Wittgenstein, considerato da me e da molti colleghi un genio filosofico, fosse stato così ingenuo in questioni pratiche.

Personalmente, almeno una volta lo vidi in opera. Avvenne durante gli anni in cui ero studente universitario, quando fece visita alla Jowett Society. Il suo tema annunciato era Cogito ergo sum, derivato, ovviamente, dalla famosa affermazione «penso dunque sono» del filosofo francese Cartesio. La stanza era affollata. Il pubblico si aggrappava a ogni singola parola di quel grande uomo. Tuttavia, l'unica cosa che riesco a ricordare ora dei suoi commenti è che non avevano assolutamente nessun legame percepibile con il tema annunciato. Così, quando ebbe terminato, l'emerito professore H. A. Prichard si alzò. Con evidente esasperazione, chiese cosa «Herr Wittgenstein - il dottorato di Cambridge a quanto pare non era riconosciuto a Oxford! - ne pensasse del cogito ergo sum», Rispose indicando la sua fronte con l'indice della mano destra e dicendo solamente: «Coguo ergo sum. È una frase molto particolare». Allora, come adesso, pensai che la replica più adatta a quell'affermazione sarebbe stato un adattamento di una delle vignette in Men, Women and Dogs di James Thurber: «Forse non hai fascino, Lily, ma sei enigmatica».

CONFRONTO CON C. S. LEWIS

Durante il periodo come laureato specializzando sotto la supervisione di Gilbert Ryle, mi resi conto che era proprio una sua consuetudine, essendo una persona indubbiamente corretta, quella di rispondere sempre in modo diretto, faccia a faccia, a ogni obiezione mossa contro le sue opinioni filosofiche. La mia teoria, anche se lui ovviamente non la rivelò mai né a me né, per quanto ne sappia, ad altri, è che stesse mettendo in atto l'insegnamento che Platone, nella Repubblica, attribuisce a Socrate: «Seguire il ragionamento fin dove ci porta»4. Tra le altre cose, questo principio richiede che, per fare un' obiezione faccia a faccia, le persone si debbano incontrare. È un criterio che io stesso ho cercato di seguire per tutta la mia lunga e molto controversa vita.

Questa massima socratica valse anche da ispirazione al Socratic Club, un gruppo che si trovava davvero al centro di quella vita intellettuale della Oxford del periodo di guerra. Era un forum animato aperto ai dibattiti tra atei e cristiani e io partecipavo regolarmente a quegli incontri. Il suo formidabile presidente dal 1942 al 1954 era il famoso scrittore cristiano C. S. Lewis. Il circolo si riuniva ogni lunedì sera, durante l'anno accademico, nella Junior Common Room sotterranea del St. Hilda's College. Nella prefazione alla prima uscita di Socratic Digest, Lewis citò l'esortazione di Socrate a «seguire il ragionamento ovunque esso porti». Evidenziò che questa «arena votata specialmente al conflitto tra cristiani e non-credenti era una novità». Molti dei più importanti atei a Oxford si confrontarono con Lewis e i suoi compagni cristiani. L'incontro di gran lunga più famoso fu l'acclamato dibattito tra lui ed Elizabeth Anscombe nel febbraio del 1948, il quale portò il primo a rivedere il terzo capitolo del suo libro La mano nuda di Dio5, Ricordo ancora che ero un membro di un piccolo gruppo di amici che rincasavano insieme dopo il grande dibattito, camminando proprio dietro la Anscombe e i suoi sostenitori. Era esultante, come anche i suoi compagni. Subito davanti a loro, Lewis camminava solo, con passo più svelto che poteva, per andare a rifugiarsi nelle sue stanze, al Magdalen College, appena dopo il ponte che stavamo tutti attraversando. Anche se molti hanno affermato che Lewis rimase permanentemente demoralizzato dal risultato di quel confronto, la Anscombe la pensava diversamente. Più tardi scrisse:

L'incontro del Socratic Club, al quale lessi la mia relazione, è stato descritto da molti dei suoi compagni come un'esperienza orribile e scioccante che lo infastidì parecchio. Né il Dott. Harvard (che po- che settimane dopo invitò entrambi a cena) né il Prof. Jack Bennett ricordavano dei sentimenti di questo tipo da parte di Lewis [ ... l. Sono incline a interpretare i singolari resoconti della questione, da parte di alcuni sei suoi amici [ ... l, come un interessante esempio di quel fenomeno chiamato "proiezione"6.

Lewis fu sicuramente l'apologeta cristiano più valido dell'ultima parte del ventesimo secolo. Quando recentemente la BBC mi chiese se avessi confutato in modo assoluto la sua apologetica cristiana, risposi:

No. Semplicemente non pensavo ci fosse una ragione sufficiente per crederei. Ma, certamente, quando più tardi mi fermai a riflettere sulla teologia, l'argomentazione a favore della rivelazione cristiana mi parve molto forte, quando non si crede in alcuna rivelazione.

SVILUPPI ALTAMENTE POSITIVI

Durante il mio ultimo bimestre all'Università di Oxford, la pubblicazione di Linguaggio, verità e logica di A. J. Ayer aveva convinto molti membri del Socratic Club che l'eresia ayeriana del positivismo logico -l'opinione che tutte le proposizioni religiose siano prive di significato cognitivo - dovesse essere confutata. La prima e unica relazione che abbia mai letto al Socratic Club, Theologyand Falsification, fornì ciò che allora ritenevo fosse una confutazione sufficiente. Credevo di aver raggiunto una vittoria completa e di non aver lasciato spazio a ulteriori dibattiti.

Fu sempre a Oxford che conobbi la mia futura moglie, Annis Donnison. Ci presentò la sua futura cognata durante una festa del club laburista di Oxford e, da quel momento, non prestai più attenzione a nessun altro durante quella serata. Alla fine della festa mi accordai con lei per un successivo incontro: era la prima volta che uscivo con una ragazza. Le nostre condizioni sociali allora erano molto diverse. lo ero un insegnante al Christ Church, istituto maschile, mentre lei era al primo anno come allieva al Sommerville, collegio femminile che, come tutti gli altri a Oxford in quell'epoca e per ancora un decennio circa, espelleva necessariamente qualsiasi studentessa commettesse "il delitto" di sposarsi.

La mia futura suocera era comprensibilmente preoccupata del fatto che una persona di un rango accademico superiore come me uscisse con sua figlia, molto più giovane. Consultò quindi il figlio, mio futuro cognato, che le assicurò, come avrebbe potuto considerare lei stessa, che ero «innamorato o qualcosa del genere» e che mi avrebbe spezzato il cuore se mi avesse impedito di continuare a frequentarla. Ho sempre supposto che il suo desiderio fosse semplicemente che la sorella più piccola fosse libera di condurre la propria vita da sola, sapendo che era una ragazza giudiziosa e che non avrebbe mai preso decisioni affrettate.

Anche se mi ero allontanato già da molto tempo dalla fede di mio padre, manifestavo tuttavia ciò che mi era stato insegnato dai miei genitori metodisti: non tentai mai nemmeno di sedurre Annis prima del matrimonio, ritenendo sempre un tale comportamento moralmente sbagliato. Né, essendo figlio di un accademico, mi solleticò mai il pensiero di convincerla a sposarmi prima della sua laurea.
Alla fine del settembre del 1950, cessai ufficialmente di lavorare come insegnante non di ruolo al Christ Church di Oxford e, l'l ottobre di quello stesso anno, iniziai a prestare servizio come professore universitario di Filosofia Morale all'Università di Aberdeen, in Scozia.

OLTRE OXFORD

Durante gli anni ad Aberdeen, tenni diverse conferenze in radio, partecipando a tre o quattro dibattiti promossi dal Third Programme della BBC - fondato da poco ed intellettualmente impegnato - e sottoponendomi a diversi esperimenti psicologici. Per noi, le grandi attrazioni di Aberdeen erano la socievolezza di quasi tutte le persone che incontravamo, la forza e la varietà del movimento a favore dei corsi per adulti, il semplice fatto che fosse una città in Scozia e non in Inghilterra (una novità per noi) e le possibilità così diverse, che essa ci offriva, di passeggiare lungo la costa e nei Cairngorms. Non mancammo mai di unirei al Cairngorm Club in una delle sue consuete gite mensili su quelle colline.

Durante l'estate del 1954, me ne andai da Aberdeen, passando per il Nord America, per diventare professore di filosofia alla University College of North Staffordshire, che più tardi guadagnò lo status ufficiale come Università di Keele. Per tutti i diciassette anni là trascorsi, essa fu ciò che la Gran Bretagna abbia mai avuto di più simile alle università di studi umanistici statunitensi, come Oberlin e Swarthmore. Iniziai a dedicarmi a essa rapidamente e la lasciai solo quando iniziò, lentamente ma inesorabilmente, a perdere la sua peculiarità.

Dopo aver trascorso l'anno accademico 1970-1971 come visiting professar negli Stati Uniti, consegnai le dimissioni, alla fine del 1971, da quella che da allora divenne l'Università di Keele (il mio successore fu Richard Swinburne). Nel gennaio del 1972 mi spostai all'Università di Calgary, nella provincia di Alberta, in Canada. La mia intenzione inizialmente era di stabilirmi là; tuttavia, nel maggio del 1973, dopo soli tre semestri, mi trasferii all'Università di Reading, rimanendovi fino alla fine del 1982.

Prima di richiedere e ottenere il pre-pensionamento da Reading, stipulai un contratto per insegnare un semestre all'anno all'Università di York, vicino a Toronto, per i rimanenti sei anni della mia regolare vita accademica. Dopo soli tre anni, tuttavia, rassegnai le dimissioni per accettare un invito dal Social Philoso-phy and Policy Center, presso la Bowling Green State University dell'Ohio, a prestare servizio come esimio ricercatore universitario, per i rimanenti tre anni. L'invito fu poi esteso ad altri tre. Dopodiché, andai finalmente e definitivamente in pensione a Reading, dove ancora risiedo.

Questo abbozzo della mia carriera non risponde alla domanda del perché diventai filosofo. Dati i miei interessi filosofici già alla Kingswood, può sembrare che fossi pronto a diventare filosofo di professione ancora prima di iscrivermi a Oxford. Di fatto, sapevo a mala pena che esistesse una tale figura all' epoca. Anche durante i primi due bimestri a Oxford, prima di entrare nella RAF, fu durante gli incontri del Socratic Club il momento in cui più mi avvicinai alla filosofia. I miei interessi principali, al di fuori dello studio, erano politici. La situazione era ancora questa dopo il gennaio del 1946, quando le materie di studio iniziarono a includere la filosofia.

Iniziai a vedere la carriera in filosofia solo come una remota possibilità, pochi mesi prima degli esami finali del dicembre del 1947. Se i timori di essere inserito nella II classe si fossero realizzati, avrei studiato per una seconda tornata di esami finali, concentrando mi sulla psicologia, nella nuova Scuola di filosofia, psicologia e fisiologia. Invece, continuai a lavorare per l'altrettanto innovativa laurea di I livello in filosofia, sotto la supervisione di Gilbert Ryle. Fu solo nelle ultime settimane del 1949, dopo aver vinto una borsa di studio sperimentale al Christ Church, che stabilii la mia rotta (e, in effetti, mi bruciai i ponti alle spalle) rifiutando un'offerta di unirmi alla classe amministrativa della Home Civil Service7- una scelta che rimpiansi finché non arrivò l'offerta da Aberdeen.

Nei seguenti due capitoli, cerco di descrivere la tesi che, negli anni, costruii contro l'esistenza di Dio. Approfondisco prima le argomentazioni ateistiche che raggruppai e sviluppai in mezzo secolo e, dopo, nel Capitolo 3, inizio a tracciare le varie svolte e i vari cambi di direzione che prese la mia filosofia, come possono dimostrare, in particolare, i miei frequenti dibattiti sul tema dell' ateismo.

Attraverso tutto ciò, spero che si potrà osservare, come ho detto in passato, che il mio interesse di vecchia data verso la religione non fu nient'altro che di carattere prudente, morale o semplicemente curioso. Dico prudente, perché, se esiste un Dio o degli dei coinvolti nelle questioni umane, sarebbe follemente imprudente non cercare, per quanto possibile, di stare dalla loro parte. Dico morale, poiché sarei felice di trovare ciò che Matthew Arnold una volta definì «l'eterno non per noi stessi che volge alla rettitudine». Dico, inoltre, curioso, in quanto ogni persona dotata di una mente scientifica deve avere il desiderio di scoprire ciò che, se non altro, sia possibile conoscere di questi temi. Nonostante ciò, è molto probabile che nessuno rimarrà tanto sorpreso quanto me del fatto che la mia esplorazione del divino sia passata, dopo tutti questi anni, dalla negazione alla scoperta.

Dopo aver letto quanto sopra, sicuramente vorresti leggere il 2° e 3° capitolo dal titolo:
- Dove conduce l'evidenza
- L'ateismo considerato con calma...


NOTE

1. La Headmasters' and Headmistresses' Conference (HMC) è un'associazione di direttori e direttrici di 242 scuole (N.d.T)

2. La sesta superiore corrisponde al quarto anno della scuola secondaria di
sec
ondo grado (N.d.E.).

3. Membro di un college a Oxford (N.d.T).

4. «Del resto, nemmeno io ho le idee chiare, ma dove il discorso come un
vento ci porta là intendo andare» (Repubblica, 394d, in Platone: tutti gli scritti,
a cura di Giovanni Reale, Milano, Rusconi, 1994, p
. 1139).

5. CUVE S. LEWIS, La mano nuda di Dio: uno studio preliminare sui miracoli,
Roma, Edizioni GBU, 1987.

6. GERTRUDE E. M. ANSCOMBE, The Callected Papers aJ G. E. M. Anscambe, 2, Metaphysics and the Philasaphy aJ Mind, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1981, p. X.

7. Unità che si occupa del Pubblico Impiego (N.d.T).

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