ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO

ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO

ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO (249)

IL MISTERO DELL'INIQUITÀ

RETROCOPERTINA

Quest'opera, scritta da Thomas Helwys nel 1612 e tradotta per la prima volta in italiano, è uno dei primi testi in difesa della libertà di religione e di coscienza.
L'edizione originale fu inviata dall'autore al re Giacomo I, accompagnata da un appello manoscritto che rivendicava per tutti il diritto di praticare liberamente la propria religione. Si tratta dunque di un documento di grande importanza per capire la genesi storica di problematiche fondamentali per la cultura e il pensiero occidentali.

AL LETTORE

Il timore dell' Altissimo (per mezzo dell' opera della sua grazia) ci ha finalmente aiutato a vincere il timore dell'uomo che fino ad oggi ci aveva paralizzato. Grazie alla guida della Parola e dello Spirito di Dio i nostri cuori e mani sono stati rafforzati per confessare il nome di Cristo dinanzi agli uomini, e per dichiarare con franchezza al principe e al popolo le loro trasgressioni, affinché tutti possano ascoltare e vedere la loro spaventosa condizione e pentirsene per ritornare al Signore, prima che il decreto sia adempiuto, e giunga per loro il giorno della visitazione, e perché siano a loro manifeste le cose che appartengono alla loro pace e che ora ignorano. Diciamo a nostra giustificazione che quanto abbiamo ora scritto in questo libro con umile lealtà dinanzi al nostro signore il re, lo abbiamo fatto perché Dio ci insegna a presentare suppliche, preghiere, intercessioni e ringraziamenti per il re nostro signore (1 Tm 2:1-2). Ci insegna altresì la Bibbia che Dio nella sua grazia celeste (per la quale lo stesso re governa) vuole che il re sia salvato e giunga alla conoscenza della verità; questo vogliamo anche noi, umili servitori del re, poiché siamo obbligati ad adempiere con tutta l'anima e il corpo tutti i nostri doveri per la salvezza del re, anche a rischio delle nostre vite. Perché se noi vedessimo che la persona del re è in pericolo, sia per una cospirazione privata che per un attacco diretto, saremmo obbligati a procurare la salvezza e preservare la vita del re, anche a costo delle nostre stesse vite, e se non lo facessimo saremmo passibili di essere condannati come traditori.
Quanto più siamo obbligati a procurare la preservazione e la redenzione del corpo e dell' anima del nostro signore, il re, vedendo che si trova in un così grande pericolo spirituale. Se qualcuno si scandalizza perché avvertiamo il re di questo pericolo è perché non ama il re; se a scandalizzarsi è il re contro noi, suoi servitori, allora il re non ama se stesso. Anche se il re e tutti quanti si offendono contro di noi (Dio non voglia), noi invece sappiamo che Dio ci approverà perché con tutte le nostre forze abbiamo fedelmente obbedito al suo comandamento di esortare tutti gli uomini in tutti i luoghi, perché si pentano, e ciò è la nostra speranza e la nostra consolazione. Fino ad oggi noi abbiamo (come è nostro dovere) confessato il nome di Cristo dinanzi agli uomini con i nostri scritti, da oggi (con l'aiuto di Dio) siamo pronti a confessarlo con le nostre parole (considerandolo nostro dovere), senza timore (con l'assistenza della grazia di Dio) di quelli che possono uccidere il corpo ma non possono fare altro. Dobbiamo confessare che fino ad oggi abbiamo mancato in questo nostro dovere verso Dio e il suo popolo, ma ora siamo pronti, perché il Signore ci dà la forza, a essere sacrificati per la proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo, e per il servizio della vostra fede, piuttosto che continuare a mancare ai nostri doveri verso Dio e verso di voi.
Questo solennemente promettiamo a Dio e a voi. In noi è presente il desiderio di farlo, ma non si trova in noi la capacità di realizzare questo servizio e dovere. Noi sentiamo che la legge della nostra carne si ribella fortemente contro la legge della nostra mente. Però la nostra fiducia e speranza sono poste nella sola grazia di Dio che realizzerà in noi quello che da parte nostra è impraticabile. Per questo diciamo come l'Apostolo Paolo: "Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dell'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la nudità, il pericolo o la spada?" No, in queste cose il Signore in cui confidiamo ci fa vincitori (Rom 8:31, 35, 37). Anche se "il nostro uomo esteriore perirà" (2 Cor 4:16), o soffrirà molte afflizioni (e saremmo dei folli se non ce le aspettassimo), il popolo di Dio giudicherà la verità cui rendiamo testimonianza, e rifletterà con cuore saggio e santo sul buon mandato che abbiamo ricevuto, un comandamento a rendere testimonianza e questo facciamo ora, anche se saremo sempre indegni di un tale servizio. Ascoltiamo quel che il Signore dice, "Uscite da essa, o popolo mio" (Ap 18:4), e se lo Spirito che governa tutti quelli che ascoltano dicesse: "Venite", non andremmo tutti?
Se la parola del Signore ordinasse di chiamare gli arcieri contro Babele, e a tutti quelli che tirano d'arco di accamparsi contro di lei tutti attorno perché nessuno scampi e abbia dunque come castigo il doppio del male che ad altri ha inflitto (Ger 50:59; Ap 18), risparmieremmo noi le nostre frecce, anche se sono deboli? Se lo Spirito del Signore dicesse: "Tutti voi che amate il Signore, non tacete" (Is 62:12), dovremmo rimanere in silenzio perché non siamo eloquenti? No, no, abbiamo già trascurato i nostri doveri per troppo tempo, e adesso, assistiti dalla grazia non osiamo più tacere. Per questo ora noi gridiamo così dinanzi a tutti voi, popolo di Dio, dicendo: "Babilonia è caduta, è caduta! Uscite da essa, uscite" (Ap 18:2,4), perché se partecipate ancora ai suoi peccati, avrete anche voi una parte delle sue piaghe. Pertanto diciamo: "Chi ha sete, venga: chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita" (Ap 22:17). Chiamiamo dunque tutti i valorosi arcieri che tirano d'arco a cingere d'assedio la grande città. Preghiamo tutti quelli che amano il Signore di non tacere, di non dare tregua al Signore finché non avrà restaurato Gerusalemme per fare di essa la lode del mondo. Non cesseremo di pregare affinché il Signore illumini la vostra intelligenza, faccia risuscitare gli affetti delle vostre anime e dei vostri spiriti, perché possiate tutti voi dedicarvi a queste cose, diretti dalla Parola e dallo Spirito, e non più dai falsi profeti, che fino ad oggi vi hanno ingannati e sedotti, che profetizzano pace quando la guerra e la distruzione sono alle porte, e perché il Signore riporti alla luce voi e loro e siate condotti alla salvezza e alla liberazione. Amen.
Tho Helwys

Le materie principali di cui tratta questo libro

L'affermazione, con le prove necessarie, che questi giorni corrispondono alla grande tribolazione di cui parlò Cristo (Mt 24,15), quando l'abominio della desolazione sarebbe stato istaurato nel luogo santo.

Che si è verificato un allontanamento generale dalla fede e una completa desolazione della vera religione.

Che la profezia della prima bestia (Ap 13) si compie sotto il dominio spirituale e il governo papisti.

Che la profezia della seconda bestia si compie sotto il dominio spirituale e il governo degli arcivescovi e dei signori vescovi.

Come i re devono odiare la prostituta e abbandonarla a se stessa.

Quali grandi poteri e autorità, quali onori e nomi e titoli, Dio abbia dato al re.

Che il Signore ha dato al re un regno terreno con tutti i poteri mondani a cui nessuno può opporsi, ma tutti devono ubbidire volontariamente in tutte le cose o soffrire la dovuta punizione.

Che solo Cristo è il re d'Israele e siede sul trono di Davide e che il re deve essere un suddito di questo regno.

Che nessuno dovrebbe essere punito con la morte o imprigionato per trasgredire le ordinanze spirituali del Nuovo Testamento, e che tali offese dovrebbero essere punite soltanto con la spada spirituale e le censure.

Che, siccome la gerarchia papista afferma a parole di non potere errare, e che la stessa pretesa di essere senza errore è sostenuta con i fatti dalla gerarchia degli arcivescovi e dei signori vescovi, entrambi si smentiscono vicendevolmente.

Sarà mostrata la falsa professione del cosiddetto Puritanesimo e dunque svelato il falso profeta.

Sarà confutato il doppio argomento falso che usano per giustificare la loro pretesa opposizione a quello che dicono di combattere.

Sarà mostrata la falsa professione del cosiddetto Brownismo, scoperti i suoi falsi profeti e la loro falsa separazione dal mondo.

Sarà mostrata la loro vana e subdola distinzione tra una falsa chiesa e nessuna chiesa (sul quale poggia l'intera loro costruzione) e la vera chiesa.

Saranno confutati alcuni errori nel libro di Robinson sulla giustificazione della separazione.

Che non potrà essere salvato un uomo che giustifichi qualunque errore o falsa via, neppure per ignoranza.

Che le parole del nostro Salvatore Cristo in Matteo 10, "se vi perseguitano in una città fuggite in un'altra" sono state gravemente travisate, contro il significato chiaramente mostrato da Cristo.

INDICE

Introduzione
Al Lettore

Libro I
Libro II
Libro III
Libro IV

Appendice
Postfazione
Bibliografia

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NÈ POVERTÀ NÈ RICHEZZA - Una teologia biblica dei beni materiali

RETROCOPERTINA

Mi come oggi lo scenario socio-economico mondiale sembra essere al centro dei dibattici e studi, eppure la personale attitudine nei confronti dei beni materiali continua a essere una delle questioni più difficili da affroontare. Secondo le statistiche il 2% della popolazione adulta del mondo possiede oltre la metà di tutta la ricchezza mondiale; siamo testimoni della fragilità e dell'instabilità degli ecquilibri mondiali causati dall'iniquità del sistema di approvvigionamento e di distribuzione delle risorse. La percezione di trovarsi a uno snodo importante per la storia socio-economica dell'intera umanità rende, quindi, quanto mai giustificato interrogarsi su quale sia la visione biblica da tali temi e quale il richiamo per i crisriani di tuttoil mondo.
In Né povertà né ricchezza Craig Blomberg cerca di rispondere a queste domande, evitando le facili semplificazioni e fornendo piuttosto uno studio esaustivo della teologia biblica dei beni materiali. L'autore comincia ponendo le basi dell'Antico Testamento e nei principi del del periodo intertestamentario; continua esponendo ciò che il Nuovo Testamento ha da dire sull'argomento e conclude offrendo delle rivelanti implicazioni per il mondo moderno.

"È straordinariamente raro trovare un commento equilibrato e allo stesso tempo profetico su un argomento tanto delicato. Ritengo sia, fino ad oggi, il miglior libro su questo tema".

PREFAZIONE ALLA COLLANA

Nuovi studi di Teologia Biblica è una serie di monografie che affronta le questioni chiave nella disciplina della teologia biblica. I contributi alla collana si concentrano su un solo settore specifico o su un ventaglio di più di tre settori: 1. La natura e lo status della teologia biblica, comprese le sue relazioni con altre discipline (per esempio, la teologia storica, l'esegesi, la teologia sistematica, la critica storica, la teologia narrativa); 2. L'espressione e l'esposizione della forma di pensiero di un particolare scrittore biblico o di un determinato corpus di scritti; e 3. La definizione di un tema biblico in tutto o in parte del corpus biblico.
Innanzitutto, queste monografie sono tentativi creativi tesi ad aiutare i cristiani a comprendere meglio le loro Bibbie. La collana mira, nel contempo, a insegnare e a edificare, interagendo con la letteratura attuale, e ad indicare la strada verso il futuro. Nel pensiero di Dio, la mente e il cuore dovrebbero essere in perfetta sintonia e, quindi, in questa collana, cercheremo di non separare ciò che Dio ha unito. Mentre le note interagiscono con il meglio della letteratura accademica, il testo è sgombro da termini ebraici e greci non traslitterati, cercando di evitare l'uso di una terminologia eccessivamente tecnica. I saggi sono redatti nel quadro dell'evangelicalismo confessionale, ma non disdegnano di tenere presenti i possibili contributi della letteratura pertinente. Il volume del dotto Blomberg è un successo straordinario. Mediante un notevole impegno, questo libro non solo guida il lettore attraverso quasi tutti i passi biblici che concernono la povertà e la ricchezza, ma costruisce l'esegesi biblica di una teologia allo stesso tempo fedele ai testi storici e sensibile, dal punto di vista pastorale, agli immensi problemi della Chiesa odierna. Blomberg non giunge a condannare semplicisticamente la ricchezza in quanto tale: egli ha imparato da Abramo, da Giobbe e da Filemone, ma non giustifica neanche la voglia sfrenata di possedere: ha imparato da Amos, da Gesù e da Giacomo. Il risultato è un libro che, decisamente, è il migliore sull'argomento. I lettori non si sentiranno carezzati, ma nemmeno manipolati. Leggetelo e fatelo leggere anche ad altri.
D.A Carson
Trinity Evangelical Divinity School
Deerfìeld, Illinois

PREFAZIONE DELL'AUTORE

Ironia della sorte, il presente libro è scritto da un ricco per i ricchi. Questo non vuol essere un commento sulla posizione finanziaria dei lettori o dell' autore, ma soltanto la constatazione del fatto che gli studiosi di teologia e il pubblico colto, ai quali è rivolta un' opera del genere, appartengono secondo degli standard globali, a una piccola élite socio economica di persone nel mondo attuale. Essendo io stesso un appartenente a quella categoria di ricercatori, sono ben consapevole di quanto sia facile distorcere l'interpretazione dei dati biblici, in modo da rassicurarmi del fatto che, in definitiva, la mia condizione finanziaria e le mie abitudini economiche siano perfettamente in armonia con l'insegnamento biblico sui beni materiali. Per cercare di contrastare questa tendenza, ho attinto da autori di estrazione teologica, etnica e di prospettive economiche ampiamente diverse. Ho cercato di considerare profondamente quelle poche ma significative esperienze di vita, fatte di viaggi, di incontri con persone appartenenti a comunità afflitte da povertà cronica, sia nei centri urbani del Nord America sia internazionali; ho ascoltato con particolare attenzione le voci dei colleghi e degli allievi che hanno letto il manoscritto nella sua forma attuale o in quella precedente, i quali rappresentano le comunità emarginate in patria e all'estero. Una delle dinamiche più significative dell'essere poveri, ovviamente, è il senso di impotenza che spesso accompagna la ristrettezza economica. Se è vero che non posso sostenere di aver provato questo tipo d'impotenza, ho avuto esperienze in qualche modo paragonabili a causa di varie afflizioni fisiche.
Proprio mentre ero impegnato
nella ricerca per la stesura di questo libro, ho cominciato a soffrire della sindrome da tensione ripetuta,1 o più nello specifico, quella che i medici hanno definito la sindrome dello stretto toracico superiore, anche se nessuno lo ha mai diagnosticato definitivamente. Mentre ero alle prese con questa prefazione, ed ero quasi pronto per dare alle stampe il manoscritto definitivo del libro, sono stato sottoposto, per circa un anno e mezzo, a un regime di terapia riabilitativa, comprendente il nuoto, il sollevamento pesi e altri esercizi di stiramento muscolare; ora, per la prima volta, a un anno e mezzo dalla comparsa della RSI, posso scrivere al computer non più di sette o otto pagine consecutivamente, prima di dover fare una pausa. Per molti mesi, finanche lo scrivere una sola pagina mi causava un considerevole dolore. Questa inabilità ha reso l'ultimazione di questo libro molto più difficoltosa; tuttavia, grazie a un gruppo di amici e ai progressi della tecnologia, essa è diventata possibile. Inoltre, anche se la mia RSI sembra migliorare, il ginocchio destro sta diventando sempre più artritico perché, in seguito a un intervento chirurgico subito quando avevo diciannove anni per una ferita, non ha un'adeguata quantità di cartilagine. I medici dicono che, per il momento, sono troppo vecchio per un trapianto di cartilagine e troppo giovane per sostenere un intervento chirurgico di sostituzione del ginocchio, per cui devo contare su ulteriori esercizi fisici, su un sostegno per il ginocchio, su una terapia farmacologica e rinunciare a uno stile di vita sedentario. Penso che il senso d'impotenza spesso suscitato in me da entrambe queste lesioni, in realtà, assomigli a quello sperimentato da chi si trova in ristrettezze economiche.
Tuttavia, ritengo importante, fin dalle prime pagine di questo libro, ammettere francamente di non essere povero economicamente e mi rendo conto che ciò, in una certa misura, limita la mia capacità di comprensione del soggetto di questa opera. Sono molti quelli che meritano il mio sentito ringraziamento per avermi fornito il loro aiuto, nella realizzazione del presente lavoro.
Prima di tutti, esso va alla signora Jeanette Freitag, che ha trascritto le bozze di questo libro con grande rapidità e precisione. Devo anche esprimere la mia gratitudine al signor Russ Bruxvoort, che ha letto e riassunto per me numerose opere, durante un trimestre, da lui dedicato volenterosamente ad assistermi. Poi, alle signore Esther Kissel e Karen Fisher, per il loro aiuto nel dattiloscrivere la bibliografia; alla professoressa Elodie Emig per aver controllato scrupolosamente le fonti citate e per aver garantito la loro accuratezza e, infine, al mio curatore, il dottor D. A. Carson del Trinity International University, e al dottor Mark Smith della IVP, nel Regno Unito. Avendo insegnato a due corsi facoltativi basati su questo materiale, sono inoltre riconoscente agli allievi di due classi, per aver esercitato la loro positiva influenza su di me a proposito di questo argomento, inclusa mia moglie, Fran. È doveroso, da parte mia, esprimere apprezzamento anche ai responsabili del Seminario di Denver, per aver permesso di ritirarmi presso i locali del collegio durante la primavera e l'estate del 1997, consentendomi di completare la ricerca per questo progetto, e alle biblioteche del Seminario e della Tyndale House di Cambridge, in Inghilterra, per il loro amichevole aiuto e l'efficienza mostrata in numerosi dettagli del progetto. Nella speranza di risparmiarmi involontarie scorrettezze nell' analisi del materiale veterotestamentario, i miei colleghi, il dottor Daniel R. Carroll e il dottor Richard Hess hanno letto e commentato in dettaglio alcuni capitoli che affrontano l'argomento del contributo delle Scritture ebraiche al tema dei beni materiali. Tutte le citazioni della Sacra Scrittura sono tratte dalla NIV (in italiano dalla Nuova Versione Riveduta). Le citazioni dagli apocrifi sono state tratte dall' edizione di Bruce M. Metzger degli Oxford Annotated Apocriphal (Revised Standard Version; New York: Oxford, 1977). Per il materiale pseudepigrafico, mi sono avvalso dell' edizione di J ames H. Charlesworth (Old Testament Pseudepigrapha, 2 volumi [Garden City: Doubleday, 1983-85]).
Per il materiale di Qumran, ho citato l'edizione di Fiorentino Garcia Martinez ([Leiden: Brill, 1994]). Per le altre fonti antiche greche e romane, ho citato le traduzioni dalla Loeb Classical Library. Per concludere, vorrei dedicare questo libro alla memoria di mio nonno materno, William Collitz (1900-1984). Da giovane, si trasferì dalla Germania agli Stati Uniti, dove trascorse anni e anni come droghiere a Muscatine, Iowa. Come tanti cristiani laboriosi della sua epoca, ma forse con maggior successo e costanza di molti, ha applicato parecchi dei principi biblici indicati in questo libro riguardo al risparmio e al saggio investimento, allo spendere poco per sé e al dare generosamente per gli altri. Visto che la generazione degli americani che hanno vissuto il periodo della Grande Depressione si va estinguendo, possano le loro vicende e l'eredità da loro lasciata spingere le generazioni più giovani a imitare il loro esempio nell'uso saggio e misericordioso dei beni materiali.
Marzo 1998
Craig L. Blomberg

NOTA

1. Nel testo inglese RSI, ossia repetitive strain injury. È una sindrome da sovraccarico lavorativo che affligge i muscoli, i tendini e i nervi dell braccia e della parte superiore della schiena; è nota anche come disturbo degli arti superiori da lavoro [N.d. T.].

INDICE

Abbreviazioni
Prefazione alla collana
Prefazione dell'autore

Considerazioni introduttive
Alcune statistiche a campione
La reazione cristiana

1. L'Antico Testamento e le ricchezze materiali: i libri storici
Dall'Eden al Sinai
Dal Sinai a Canaan: la legge di Mosè
Nella Terra Promessa: fasi alterne di ubbidienza e disubbidienza
Riassunto e conclusioni

2. La sapienza veterotestamentaria e la letteratura profetica
Poesia e letteratura sapienziale
I profeti
Sommario e conclusioni
Osservazioni conclusive su tutto l'Antico Testamento e sulle ricchezze materiali

3. Elementi aggiuntivi sul contesto storico: il periodo intertestamentario
Sviluppi socio-politici
La produzione letteraria giudaica
Ulteriori sviluppi ideologici precedenti all'epoca neotestamentaria
Informazioni tratte dai Vangeli riferentisi alla condizione socio-economica dei loro principali personaggi
Conclusioni

4. L'insegnamento di Gesù nei Vangeli sinottici
Le parabole di Gesù
Altri insegnamenti di Gesù
Conclusioni

5. Il cristianesimo primitivo
L'Epistola di Giacomo
Il libro degli Atti

6. La vita e gli insegnamenti di Paolo
Galati
1 e 2 Tessalonicesi
1 Corinzi
2 Corinzi
Romani
Le epistole della prigionia
Le epistole pastorali
Sommario e conclusioni

7. Il resto del Nuovo Testamento
Gli evangelisti sinottici
Il resto del Nuovo Testamento
Sommario e conclusioni

8. Sommario, conclusioni e applicazioni
Sommario
Considerazioni aggiuntive
Applicazioni

Bibliografia
Indice degli autori

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STORIA DEL DOGMA - Un compendio

RETROCOPERTINA

Una riflessione sull'etica neotestarnentaria è sempre problematica, sia per l'impossibilità di trasferire semplicemente nei nostri tempi e nelle situazioni odierne i precetti etici contenuti nel Nuovo Testamento, sia oggi in particolare, in cui l'orizzonte etico tanto sociale quanto individuale è offuscato e incerto.
In questa che è stata definita «la migliore etica del Nuovo Testamento che oggi possediamo», Wolfgang Schrage non intende presentare un compendio né tanto meno una sintesi delle linee unitarie dell'etica neotestamentaria, bensì esaltare la libertà e pluralità dell'etica frammentaria e non sistematica del Nuovo Testamento, sulla base di principi ermeneutici chiaramente stabiliti.
Per W. Schrage un'etica del Nuovo Testamento deve essere prescrittiva e non descrittiva, ma non legalistica (più che di norme bisognerebbe parlare di modelli e criteri); deve sempre mirare a cogliere la coerenza interna della condotta cristiana in rapporto al kerygma.
Con questi presupposti l'esposizione di Schrage si attiene a uno schema evolutivo (che non implica alcun giudizio di valore) che dall'etica escatologica di Gesù e dagli sviluppi etici nelle prime comunità giunge all'ammonimento escatologico nell'Apocalisse di Giovanni passando per l'etica cristologica di Paolo e l'etica della responsabilità nelle deuteropaoline.

INTRODUZIONE

1. Il compendio di Storia del dogma nella biografia intellettuale di Adolf Harnack1

La professione di fede della chiesa cristiana è: in nessun altro nome c'è la salvezza che nel nome di Gesù Cristo, né è dato agli uomini nessun altro nome, in virtù del quale possiamo diventare beati2.
Con queste parole Adolf Hamack iniziava la sua conferenza Il cristianesimo e la storia, tenuta a Francoforte sul Meno nel 1894, appena un anno dopo la pubblicazione della seconda edizione del suo fortunato Grundriss der Dogmengeschichie3. Dopo vent'anni di carriera universitaria, egli stava per raggiungere le più alte vette della vita accademica e politica. Figlio d'arte4, Harnack consegue nel 1873 il dottorato con una dissertazione sulla critica delle fonti dello gnosticismo; nel 1876 è già professore straordinario a Lipsia. Nel corso dell'anno accademico 1877-78 Hamack, schierandosi apertamente a favore delle idee teologiche di Albert Ritschl (1822-1899), considerate liberali5, compie una svolta determinante per il suo percorso di ricerca. L'approccio di Harnack al patrimonio della fede cristiana rimane tuttavia prettamente storico, a differenza di Ritschl, influenzato nella sua teologia dalla filosofia kantiana.
Nel 1879 l'Università di Giessen, nota per la sua impostazione culturale progressista, gli affida la cattedra di Storia della chiesa. L'insegnamento a Giessen dura sette anni. Sono anni in cui Harnack fonda, in collaborazione con Emil Schùrer, la più nota rivista di segnalazioni bibliografiche, la "Thelogische Literaturzeitung" (1881). Nel 1882 Harnack inizia anche la pubblicazione di una collana di studi e ricerche di storia della letteratura cristiana antica: Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literaturo Nel 1886 si sposta all'Università di Marburgo, considerata la vera roccaforte del liberalismo teologico. Al tempo stesso un gruppo di amici e discepoli fonda la rivista "Christliche Welt", che gli darà un costante sostegno nel corso dei numerosi dibatti suscitati dalle sue opere. Sempre nel 1886 esce il primo volume del Lehrbuch der Dogmengeschichte (Manuale di storia del dogma). I volumi successivi saranno pubblicati nel 1889 e nel 1890. Sia l'approccio metodologico sia le tesi di Harnack hanno una portata rivoluzionaria e suscitano reazioni diverse nel mondo accademico: dall'incondizionato entusiasmo all' aperta ostilità. Quest'ultima reazione assume la forma di un vero e proprio osteggiamento quando, nel 1888, Hamack, per espresso volere del cancelliere del Reich Otto von Bismarck, è chiamato alla cattedra di Storia della chiesa a Berlino. Gli oppositori di Harnack accusano addirittura il governo di una violazione dell' autonomia accademica dell'Università di Berlino. Nonostante l'ostracismo di una parte dell'ambiente accademico tedesco, nel 1890 Harnack è accolto come membro dell' Accademia prussiana delle scienze. Nell' ambito dell' Accademia egli fonda nel 1891 la Commissione per lo studio dei Padri della chiesa, iniziando la pubblicazione dei testi degli scrittori cristiani greci anteriori al concilio di Nicea (321). A questo periodo risale anche la sua monumentale edizione critica della Didachè. L'anno successivo lo vede coinvolto in un acceso dibattito circa l'opportunità di conservare ancora in vigore, nelle cerimonie delle chiese evangeliche in Germania, il simbolo apostolico. Nel suo scritto divulgativo Das apostolische Glaubensbekenntnis (La professione di fede apostolica) Harnack cerca di mediare tra i due estremi della disputa: auspica il mantenimento del simbolo, mettendo tuttavia in risalto la sostanziale differenza tra questa formula teologica e i contenuti essenziali della fede cristiana. È a questo punto che si inserisce il compendio di Storia del dogma, che esce dalle stampe nel 1889 per assumere la sua forma definitiva nel 1891. Grazie alla sua compattezza il libro ottiene subito un notevole successo editoriale: l'edizione francese curata da Eugène Choisy, con la prefazione dello stesso Harnack, vedrà la luce già nel 1893.
Prima di ritornare alla nostra opera è necessario soffermarsi su alcune tappe successive del percorso intellettuale di Harnack. Nel 1893, seguendo il piano di ricerca dell'Accademia delle scienze, egli licenzia il primo dei due volumi dedicati alla storia della letteratura cristiana dei primi tre secoli, Geschichte der altchristlichen Literatur der ersten drei Jahrhunderte; il secondo volume, dedicato esclusivamente alla cronologia e alla datazione, uscirà nel 1897. È una ricognizione minuziosa e accurata dei testi noti, della storia della loro tradizione teologica, edizione, attendibilità, origine, datazione. L'originalità è costituita dal fatto che anche i libri canonici del Nuovo Testamento sono trattati in quest' opera alla stessa stregua degli altri documenti letterari. Benché aiutato da un gruppo di ricercatori e assistenti, è stato Harnack ad assumersi la parte più grave del lavoro e la responsabilità per l'intero progetto. Ancora oggi la ricchezza di risultati ne rende utile la consultazione. Una terza parte del progetto non è stata mai ultimata e ne esistono solo alcuni frammenti.
Le lezioni di Harnack sull'essenza del cristianesimo, tenute nel semestre invernale 1899-1900 e pubblicate nel 1901 sotto il titolo Das Wesen des Chrisieniums6, costituiscono indubbiamente lo scritto più conosciuto di Harnack; la sua pubblicazione innesca subito un ampio dibattito che travalica il mondo accademico tedesco, suscitando anche accesi dibattiti interconfessionali7. L'essenza del cristianesimo assume chiaramente i connotati di uno scritto programmatico, anche se la sua origine fa pensare a una destinazione diversa e prettamente accademica. Nell' opera emergono distintamente le tre convinzioni fondamentali del liberalismo teologico, che si intrecciano con una vera e propria professione di fede dell'autore8.
La prima si fonda sull'asserzione che è possibile, attraverso un'indagine storica accurata e criticamente responsabile, individuare e circoscrivere il nucleo originario di ogni fenomeno storico. Una volta individuato, esso costituisce la sua verità e conferisce certezza al sapere umano. L'essenza del cristianesimo è appunto il suo nucleo storico originario che, secondo Harnack, coincide con la predicazione di Gesù. Tre sono i suoi tratti essenziali: l'annuncio del regno di Dio e la possibilità di percepire oggettivamente la sua venuta; la fede in Dio padre, per il quale ogni anima umana ha un valore infinito; l'esigenza di una giustizia superiore, che sia cioè dettata dall' amore del prossimo e persino dei nemici.
La seconda convinzione del liberalismo teologico si riferisce alla coscienza religiosa di Gesù e al suo rapporto con Dio. Il cristianesimo significa in questa prospettiva la possibilità e la necessità di ripetere l'esperienza religiosa di Gesù, rivivere il suo rapporto filiale con Dio, essere afferrati non solo dalla forza delle parole di Gesù ma dal mistero della sua persona.
La terza convinzione espressa da Harnack vede nell'evangelo la forza di trasformazione sociale. Non si tratta di vedere in Gesù un riformatore sociale, ma di riconoscere che l'evangelo con la sua giustizia fondata sull'amore è un fermento di critica sociale e di ricostruzione dei rapporti collettivi nel segno di un' effettiva solidarietà e fraternità con i poveri.
Una particolare rivalutazione della teologia liberale, riassunta attraverso il pensiero di Hamack, è stata espressa da Dietrich Bonhoeffer in una lettera scritta nel carcere di Tegel il 3 agosto 1944 e indirizzata a Eberhard Bethge:

La Chiesa deve uscire dalla sua stagnazione. Dobbiamo tornare all' aria aperta del confronto spirituale col mondo. Dobbiamo rischiare di dire anche cose contestabili, se ciò permette di sollevare questioni di importanza vitale. Come teologo «moderno», che tuttavia porta in sé l'eredità della teologia liberale, io mi sento tenuto a mettere sul tappeto tali questioni. Tra i giovani non ce ne saranno molti che connettono in sé le due cose9.

Il successo dello scritto L'essenza del cristianesimo rischia di spostare in secondo piano l'unica opera di Hamack non dedicata alla storia del cristianesimo: Geschichte der preussischen Akademie der Wissenschaften (Storia dell'Accademia prussiana delle scienze), pubblicata nel 1900. È tuttavia proprio questo studio a porre Hamack in stretto contatto con la politica culturale dell'im- peratore Guglielmo II. Si intensifica così la presenza di Hamack ai più alti livelli decisionali dello stato prussiano; al tempo stesso il suo impegno personale lo porta a dirigere dal 1903 al 1911 il Congresso evangelico-sociale, organismo che coordina l'impegno dei cristiani nella sfera sociale.
L'impegno politico non impedisce a Hamack di continuare le sue ricerche. Nel 1902 appare un altro dei suoi saggi più celebri Vie Mission und Ausbreitung des Christentums (La missione e la diffusione del cristianesimo). È l'opera della piena maturità scientifica, la sintesi completa delle conoscenze storiche e filologiche dall'autore. Nel 1905 Hamack assume la direzione generale della Biblioteca nazionale. L'anno dopo inizia il suo lavoro di minuzioso studio storico dei vangeli, i Beitriige zur Einleitung in das Neue Testament (Contributi per l'introduzione al Nuovo Testamento), terminato nel 1916. Nel 1911 Hamack ispira la fondazione e assume la presidenza della Kaiser-Wilhelm-Gesellschaft zur Forderung der Wissenschaften, la massima istituzione tedesca per la ricerca scientifica10. A quell'epoca risale la sua amicizia con Friedrich Schmidt-Ott (1860-1956), ministro della cultura fino al 1920 e principale architetto della politica prussiana nel campo della formazione universitaria e della ricerca scientifica11,
In questa prospettiva segue la firma apposta da Harnack al manifesto dei 94 intellettuali a sostegno dell' entrata in guerra della Germania nel 1914. Nello stesso anno Harnack è elevato al rango di barone, e quindi al suo cognome si aggiunge la preposizione «von». Tuttavia, già nel 1916, egli si impegna pubblicamente a favore di una conclusione negoziata della pace e di una riforma della monarchia e dell' amministrazione statale.
Dal 1918 in poi la sua carriera politica entra in una fase di declino. Il governo della Repubblica di Weimar tende a limitare l'effettiva influenza di Harnack sulla vita culturale tedesca. Questo mutamento è anche legato a una forte reazione contro la teologia liberale e contro Harnack stesso che avrà in Karl Barth uno dei principali protagonisti. Nel 1919 Harnack pubblica uno scritto intitolato Fiinfzehn Fragen an die Veriichter der Wissenschaftlichen Theologie (Quindici domande a chi disprezza la teologia scientifica). Lo scritto evidenzia in maniera abbastanza palese la sostanziale inconciliabilità delle posizioni di Harnack e Karl Barth.
Nel 1921 Harnack lascia la direzione della Biblioteca Nazionale e limita l'attività di insegnamento. Nello stesso anno pubblica l'ultima delle sue opere maggiori dedicate al cristianesimo antico: Marcion, das Evangelium vom fremden Gott (Marcione, il vangelo del Dio straniero). È un'opera costruita con il consueto rigore scientifico, ma tra le righe si legge l'intenzione di mettere in guardia le chiese e le facoltà di teologia dai pericoli della teologia della trascendenza, della distanza, del rifiuto di quella sintesi tra cristianesimo e cultura che caratterizzava la teologia liberale. La pubblicazione nel 1923 del suo carteggio con Barth segna tuttavia una frattura anche tra i seguaci delliberalismo teologico: l'approccio storico-critico viene di fatto superato da quello esistenziale e kerygmatico. Harnack cerca di reagire trasformando la sua casa di Berlin-Dahlem in un circolo culturale, luogo di incontro e dibattito tra studiosi ancora fedeli all'impostazione della ricerca scientifica propria di Harnack. Questo impegno si concluderà solo nel 1930 con la sua morte.
Come si è detto, nell'imponente bibliografia degli scritti di Adolf Harnack l'opera più letta e citata è L'essenza del cristianesimo. Abbiamo evidenziato in precedenza le ragioni di tale considerazione. Bisogna tuttavia precisare che il compendio di Storia del dogma è il più importante documento dell'approccio metodologico di Harnack alla storia del pensiero cristiano. Tale approccio è stato ovviamente sviluppato e teorizzato nel Lehrbuch der Dogmengeschichte (Manuale di Storia del Dogma), pubblicato negli anni 1886-1890. Con particolare consapevolezza Hamack scelse tuttavia il compendio per divulgare e perfezionare sia le tesi della sua ricerca sia l'approccio metodologico stesso. (Continua...)

NOTE

1 Hamack (1851-1930) nacque a Dorpat (oggi Tartu) in Estonia. Studiò teologia a Dorpat e a Lipsia. Entrambe le facoltà erano considerate all'epoca piuttosto conservatrici. Hamack ottenne il titolo nobiliare nel 1914. Nel testo di questo saggio, tuttavia, scriveremo il suo cognome senza la preposizione «von», Nei riferimenti bibliografici useremo invece il cognome completo.

2 A. VON HARNACK, Cristianesimo, storia, società. Due conferenze, a cura di P. BOSCHINI, Pisa, Edizioni ETS, 2003, p. 37. Si tratta di un riferimento esplicito al testo di At. 4,12.

3 La prima edizione della Dogmengeschichte risale agli anni 1889-1891. Fu però solo la seconda edizione del 1893 che diede al libro la sua forma pressoché definitiva; si vedano più avanti in questo volume le introduzioni alle varie edizioni dell'opera.

4 Il padre di Adolf, Theodosius (1817-1889), cultore di Lutero, fu pastore e docente di teologia a Dorpat. L'influenza di Thedosius su Hamack si nota anche nelle pagine del compendio di Storia del dogma a proposito della valutazione di Lutero e della sua opera.

5 Sulla figura di Ritschl e sui dibattiti suscitati dal suo metodo teologico si veda H. BERKHOF, 200 anni di teologia e filosofia. Da Kant a Rahner, Torino, Claudiana, 1992, pp. 153-207.

6 È senz'altro l'opera di Hamack più tradotta in italiano. Nota come L'essenza del cristianesimo, la sua prima traduzione fu pubblicata a Torino già nel 1903. Cfr. G. SPINI, Italia liberale e protestanti, Torino, Claudiana, 2002, p. 273. Le successive edizioni risalgono al 1980 e il 1992, curate da G. BONOLA per i tipi della Queriniana di Brescia. Di recente è apparsa in Germania una nuova edizione critica dell'opera. A. VON HARNACK, Das Wesen des Christentums, a cura di C.-D. OsTHOVENER, Tubinga, Mohr, 2005; cfr. la recensione di F. FERRARIO, "Protestantesimo", 60, 3-2005, pp. 258-260.

7 Cfr. PC. BORI, Sviluppi e dibattiti, in: A. VON HARNACK, L'essenza del cristianesimo, Brescia, Queriniana, 19922,·pp. 35-62.

8 Cfr. P. RICCA, Le chiese protestanti, in: AA.VV, Storia del cristianesimo. L'età contemporanea, a cura di G. FILORAMO e D. MENOZZI, Roma-Bari, Laterza, 2001, p. 91.

9 D. BONHOEFFER, Resistenza e Resa. Lettere e scritti dal carcere, Cinisello Balsamo, San Paolo, 19962, p. 458. Bonhoeffer seguì alcuni seminari di storia del cristianesimo tenuti da Hamack all'Università di Berlino negli ultimi anni della sua vita. Si può affermare che l'influenza di Harnack sul pensiero di Bonhoeffer è stata tutt'altro che superficiale. Si veda lo studio di Ci-]. KALTENBORN, Adolfvon Harnack als Leherer Dietrich Bonhoeffers, Berlino, Evangelische Verlagsanstalt, 1973, pp. 106-146. li saggio di Kaltenbom è inoltre un'interessante introduzione al pensiero teologico di Hamack.

10 La Società è stata rifondata nel 1948 come Max-Planck-Gesellschaft zur Forderung der Wissenschaften.

11 Si veda la dedica con cui si apre il compendio.

INDICE

Introduzione di Pawel Gajewski
Abbreviazioni
Prefazioni
Prolegomeni alla disciplina della storia del dogma
I presupposti della storia del dogma

Parte prima
La genesi del dogma ecclesiastico

Libro primo
La preparazione

Libro secondo
La fondazione

Parte seconda
Lo sviluppo del dogma ecclesiastico

Libro primo
La storia dello sviluppo del dogma come dottrina del Dio-uomo sulla base della teologia naturale

Libro secondo
L'ampliamento e la tramutazione del dogma in dottrina del peccato, della grazia e dei mezzi di grazia sulla base della chiesa

Libro terzo
Il triplice esito della storia del dogma

Appendice

Bibliografia essenziale

Indice analitico

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ETICA DEL NUOVO TESTAMENTO

RETROCOPERTINA

Una riflessione sull'etica neotestarnentaria è sempre problematica, sia per l'impossibilità di trasferire semplicemente nei nostri tempi e nelle situazioni odierne i precetti etici contenuti nel Nuovo Testamento, sia oggi in particolare, in cui l'orizzonte etico tanto sociale quanto individuale è offuscato e incerto.
In questa che è stata definita «la migliore etica del Nuovo Testamento che oggi possediamo», Wolfgang Schrage non intende presentare un compendio né tanto meno una sintesi delle linee unitarie dell'etica neotestamentaria, bensì esaltare la libertà e pluralità dell'etica frammentaria e non sistematica del Nuovo Testamento, sulla base di principi ermeneutici chiaramente stabiliti.
Per W. Schrage un'etica del Nuovo Testamento deve essere prescrittiva e non descrittiva, ma non legalistica (più che di norme bisognerebbe parlare di modelli e criteri); deve sempre mirare a cogliere la coerenza interna della condotta cristiana in rapporto al kerygma.
Con questi presupposti l'esposizione di Schrage si attiene a uno schema evolutivo (che non implica alcun giudizio di valore) che dall'etica escatologica di Gesù e dagli sviluppi etici nelle prime comunità giunge all'ammonimento escatologico nell'Apocalisse di Giovanni passando per l'etica cristologica di Paolo e l'etica della responsabilità nelle deuteropaoline.

INTRODUZIONE

Oggetto di un'etica del Nuovo Testamento è lo studio dei principi ispiratori e delle motivazioni, dei criteri e dei contenuti dell'azione e della condotta di vita del cristianesimo primitivo. In un'epoca di disorientamento e d'incertezza di comportamenti sembra quanto mai urgente guardare indietro e riflettere sull'etica del Nuovo Testamento. Nonostante tutti i comitati, assemblee e sinodi e la produzione di una mole immensa di documentazione relativa ai problemi etici, la teologia e la chiesa sono pur sempre in grave ritardo e si alzano da più parti voci che lamentano un eccessivo impegno sociale, ricordando che decisiva è la fede, non l'azione, quasi che le due cose fossero alternative. Certo è solo la fede che salva, ma questa fede è efficace nell'amore (Gal. 5,6) e al suo ritorno il Figlio dell'uomo non chiederà che cosa si è creduto, bensì che cosa si è fatto o non fatto (Mt. 25,31 ss.). Per il Nuovo Testamento la fede non è primariamente né speculazione né accettazione di idee e teorie, non è né un esercizio liturgico, né abbandono mistico, bensì ascolto della parola ed esecuzione della volontà di Dio. Credere e fare sono indissolubilmente legati insieme.
Certamente, in tutte le epoche la chiesa ha dovuto combattere su due fronti, con un'alternanza di accentuazioni, affinché non ci fossero «o meri operatori senza fede o addirittura credenti inoperosi1 . [ Ma per quanto non si debba minimizzare il pericolo di un attivismo senza fede, pure bisogna essere estremamente attenti quando la fede cristiana, conformandosi alla mentalità borghese del benessere e a un diffuso narcisismo, minaccia di precipitare in un intimismo privato ed esclusivo o in un ripiegamento della chiesa su se stessa oppure di rifugiarsi, per rassegnazione davanti al presente, in una «religiosità oltremondana». Il Nuovo Testamento non potrà esser ritenuto responsabile di soluzioni e atteggiamenti di questo genere. La chiesa primitiva non è un'associazione misterica né un movimento monastico né un circolo filosofico. È una comunità di testimonianza e di servizio, è la chiesa per Dio e anche «chiesa per gli altri». Gesù stesso, ad esempio, non raccomanda ai suoi un'esistenza monastica nel deserto, come gli esseni; non li indirizza verso il regno interiore o ultraterreno della speculazione o dell'anima, come i mistici e gli gnostici, ma li manda nel mondo verso il prossimo del momento.
Anche nei casi in cui si prenda veramente sul serio che l'azione e il modo di vita dei cristiani nella realtà quotidiana abbiano un'importanza decisiva, spesso si pone tuttavia l'interrogativo se il pensiero di fondo e i motivi tematici del Nuovo Testamento vengano tenuti in debito conto e se la sua linea e il suo orientamento vengano mantenuti. È certamente vero che non è possibile trasferire, sic et simpliciter, secondo una malin-tesa fedeltà biblica, le indicazioni del Nuovo Testamento nel nostro tempo e che a questo punto si pongono ineludibili e importanti questioni ermeneutiche e teologiche. Chi, ad esempio, considerato lo stretto rapporto esistente nel Nuovo Testamento tra escatologia ed etica, ritenga l'escatologia neotestamentaria obsoleta, sarà portato, come J.T. Sanders (p. 29; cf. p. I29), a dimettere anche l'etica del Nuovo Testamento. E chi scambia la «fedeltà alla terra» col mero adattamento a ciò che è terreno e non permette più che si faccia sentire la contraddizione insita nella pro- messa e nel comandamento di Dio, ecco anche costui non ha più bisogno dell'etica neotestamentaria, considererà il Nuovo Testamento po- tenzialmente sostituibile, se non lo elimina addirittura del tutto quale strumento autoritario di una volontà aliena. Certamente la questione del corretto equilibrio tra fedeltà alla Scrittura da un lato e la conformità ai tempi, alla ragionevolezza e alla situazione concreta dall'altro, è tutt'altro che chiarita.
Comunque sia, tanto nella chiesa quanto nella teologia non dovrebbe sussistere alcun dubbio che, nonostante l'innegabile differenza di situazioni e di problemi, un riferimento al Nuovo Testamento rimanga imprescindibile, se il diverso comportamento richiesto oggi ai cristiani deve continuare a essere un comportamento cristiano e deve essere ancora fondato sul nome di Gesù Cristo e se la chiesa vuole restare nella continuità col Nuovo Testamento non solo per quanto riguarda la dottrina, ma anche per quanto attiene alla sua vita. Anche in un'epoca che cerca, con un'intensità sconosciuta alle precedenti, altri modelli di comportamento e che - per dirla con Lutero - deve formulare nuovi decaloghi, le soluzioni alternative vanno misurate col metro del Nuovo Testamento, giacché l'etica cristiana non può avere in se stessa la propria norma né trovare il suo fondamento e le sue ragioni nella riflessione e nella discussione. Il Nuovo Testamento non è, certamente, la premessa da cui trarre deduzioni, ma è sicuramente il termine decisivo di riferimento, perché è testimonianza della rivelazione escatologica della volontà di Dio in Gesù Cristo, che non è soltanto il riconciliatore e il redentore, ma anche il Signore imperioso. Già per questo semplice fondamentale motivo ogni etica cristiana va sviluppata sempre e comunque secondo l'orientamento del Nuovo Testamento.
Ora, il Nuovo Testamento non è certamente né un manuale né un compendio di etica cristiana con regole di valore generale o con un catalogo particolareggiato di comportamenti. Il Nuovo Testamento non contiene né una dottrina di tipo filosofico sui doveri e le virtù né definizioni e legittimazioni basare sul diritto naturale e assiomi simili del matrimonio e dello stato, del diritto e della proprietà, del lavoro e della società.
Nel Nuovo Testamento non si trova mai, o quasi mai, un interesse per principi morali universalmente validi, per affermazioni specifiche eternamente valide circa il giusto ordinamento sociale e politico, circa il reciproco rapporto dei sessi o programmi e pratiche indicazioni su come comportarsi e agire in altri settori problematici dell'etica. Ma nei diversi scritti che, ciascuno a suo modo, vogliono tutti rendere testimonianza della salvezza donata in Gesù Cristo e della signoria di Dio spuntata, come un nuovo giorno, in lui, i cristiani vengono chiamati a un comportamento coerente con questa realtà in un ambito che non è limitato alla condotta individuale del singolo. Piuttosto, nonostante alcune carenze dal punto di vista etico-sociale, sono visibili, almeno a livello di spunto e di suggerimento, modelli di comportamento relativi all'ambito sociale e alle strutture della società che non vengono assolutamente sottratte al rinnovamento. Certamente si può benissimo essere «una nuova creatura» anche nelle situazioni preesistenti, ma anche per i «rappresentanti del nuovo mondo»2 non è necessario che questo nuovo mondo sia oggetto meramente dell'attesa o dell'utopia. Anzi esso può divenire realtà sia parzialmente sia proletticamente. La chiesa ha lasciato già abbastanza a lungo la fede nella potenza trasformatrice del regno di Dio e dell'amore ai cosiddetti entusiasti e alle sette, accontentandosi della privacy etica e dell'introversione spirituale (cf. Wendland, Etica, 37 s.). (Continua...)

NOTE

1. M. Luther, WA 45, 689 a Gv. 15,10 ss.

2. M. Dibelius, Die Bergpredigt, in Botschaft und Geschichte I, 1953, 79-174:117.

INDICE

9 Introduzione
Capitolo I
25 L'etica escatologica di Gesù
Capitolo II
143 I primordi dell'etica cristiana nelle prime comunità
Capitolo III
162 La tematica etica nei sinottici
Capitolo IV
196 L'etica cristologica di Paolo
Capitolo V
290 L'etica della responsabilità verso il mondo nelle deuteropaoline
Capitolo VI
334 La parenesi della lettera di Giacomo
Capitolo VII
352 Il comandamento dell'amore fraterno negli scritti giovannei
Capitolo VIII
380 Le esortazioni al popolo di Dio in cammino nella lettera agli Ebrei
Capitolo IX
386 Esortazione escatologica nell'Apocalisse di Giovanni
Capitolo X
406 La questione dell'unità e del centro dell'etica neotestamentaria
417 Bibliografia generale
421 Indice analitico
425 Indice dei passi biblici
439 Indice del volume

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TEOLOGIA DEL NUOVO TESTAMENTO - VOLUME 1 La predicazione di Gesù

PREMESSA ALLA SECONDA EDIZIONE

Nella seconda edizione s'è provveduto a correggere e integrare il testo. Sostanzialmente nuovo sono il brano "Iperbole e paradosso" (pag. 357) e, alla fine, l'appendice "L'annuncio di Gesù e la testimonianza di fede della chiesa" (pag. 355).

Pasqua 1973
Joachim Jeremias

CAPITOLO PRIMO
ATTENDIBILITְÀ DELLA TRADIZIONE DELLE PAROLE DI GESÙ
In questo primo capitolo tratteremo il problema del Gesù storico1. Più precisamente, concentreremo la nostra attenzione sulla questione decisiva agli effetti dell'intento che ci proponiamo e ci chiederemo se dalle nostre fonti possono emergere con sufficiente probabilità i pensieri di fondo della predicazione di Gesש, o se invece questa speranza
è utopistica già in partenza.
Due grosse difficoltà si presentano. Innanzitutto: mentre di Paolo noi possediamo documenti originali, non ci è stata tramandata nemmeno una riga scritta propriamente da Gesù. Erano giא trascorsi più di trent'anni da che era morto quando si incomincià a mettere in scritto, collegando le logicamente, le sue parole, che nel frattempo erano state tradotte in greco da un pezzo. Era inevitabile che, in questo lungo periodo di trasmissione orale, la tradizione subisse delle modifiche. Il confronto tra le redazioni, ad es., del padrenostro o delle beatitudini in Matteo e Luca può dare un'idea di questo processo; beninteso, deve anche mettere in guardia da una sua sopravvalutazione. C'è poi un altro fatto che rende la questione scottante: fino a qual punto l'annuncio di Gesù stato trasmesso in maniera attendibile? Dobbiamo infatti non solamente pensare che le parole di Gesù, fino al momento della loro fissazione scritta, abbiano subito modifiche, ma anche mettere in conto che abbiano conosciuto formulazioni del tutto nuove. Delle sette lettere di Cristo alle comunità dell'Asia Minore (Apoc. 2-3) e da altre parole del Cristo glorioso tramandateci in prima persona (p. es. Apoc. 1,17-20; 16,15; 22,12 ss.), si può evincere che i profeti della cristianità primitiva hanno indirizzato alle chiese parole che hanno l'intonazione ora della durezza, ora dell'ammonizione e del biasimo, ora della promessa, e che ciò han fatto in nome di Cristo e in prima persona singolare. Queste parole di indole profetica hanno poi trovato posto nella tradizione relativa a Gesù e sono state fuse con le parole da lui pronunciate quando ancora era in vita. I discorsi di Gesù, quali si leggono nel Vangelo di Giovanni, offrono un esempio di quanto abbiamo detto; in gran parte sono senza dubbio omelie in prima persona costruite su parole di Gesù.
Il metodo che, in considerazione di questi fattori di incertezza, da tempo e con pieno diritto si segue per dare una risposta al problema dell'autenticità delle parole di Gesù, è l'analisi comparata delle religioni. Esso utilizza soprattutto il 'criterio della dissomiglianza'2. e ravvisa la tradizione più antica là dove un detto o un tema non si possono ricollegare nè al giudaismo antico nè alla chiesa. Come esempio di detto estraneo all'antico giudaismo può essere addotto il messaggio di Gesù che annuncia l'amore di Dio nei confronti dei peccatori, messaggio che per la maggior parte dei contemporanei era scandaloso a tal punto, da non poterlo noi ricollegare alla mentalità dell'ambiente di Gesù. Un detto che non può esser fatto risalire alla chiesa primitiva si può ravvisare con sicurezza là dove Gesù esprime un'aspettativa che non si è poi realizzata3; in casi simili è da ritenersi provata l'origine pre-pasquale. A questo criterio, che si può ritenere condiviso da tutti, noi verremo dedicando la nostra attenzione. Ma esso presenta anche un lato debole. Infatti raffronta le parole di Gesù con la mentalità religiosa del giudaismo palestinese e della chiesa in modo unilaterale, usando il principio della originalità; di conseguenza, coglie solo in parte le parole di Gesù che devono essere considerate antiche.
Tutti i casi in cui Gesù si rifà a materiale preesistente - quali sono, ad es., le idee dell'apocalittica, certe massime del tardo giudaismo o l'uso linguistico in voga nel suo ambiente - sfuggono alle maglie della ricerca, e lo stesso avviene per quei casi in cui la comunità primitiva ha trasmesso invariate le parole di Gesù, come l'appellativo 'abbà' (padre) rivolto a Dio nella preghiera. Bisogna insomma riconoscere che il modo con cui oggi si adopera il 'criterio della dissomiglianza' come una specie di scatola cinese, da una parte cela una pericolosa fonte di errori e dell'altra decurta e svisa la vera situazione storica, poichè non considera le connessioni fra Gesù e il giudaismo.
È
allora di estrema importanza che, assieme al metodo dell'analisi comparata delle religioni, si possieda un altro sussidio atto a lumeggiare la tradizione pre-pasquale, cioè lo stato di fatto della lingua e dello stile. I tre paragrafi del primo capitolo verteranno dunque su questo sussidio troppo trascurato. (Continua...)

NOTE


1. La pronuncia del nome in Giudea era jesuà' (con 'ajin), come apprendiamo dalle iscrizioni degli ossuari dei dintorni di Gerusalemme (document. in W. Foerster, ThWb III, 1938, 284-295 [285], ed. it. 1968 ss., IV coll. 91O-934 [910 s.]: è anche attestata la pronuncia [j]sù, in un graffito, ora coperto, che io stesso ho trovato sulla parete sud della vasca meridionale di Bethesda; cfr. jeremias, The Rediscovery of Betbesda, New Testament Archaeology Monograph n. 1, Louisville, Ky, 1966, 31 n.107, illustraz. 32). La forma jesu senza' ajin usata di preferenza nel Talmud (documenti in H. L. Strack, Jesus, die Hdretiker und die Christen nach den dltesten [ùdischen Angaben, Leipzig 1910, passim), non è un'abbreviazione intenzionale, dettata da motivi polemici anticristiani, ma quasi sicuramente (Flusser, Jesus, 13) è la pronuncia galilaica del nome; l'assorbimento nella pronuncia della lettera 'ajin era tipica del dialetto della Galilea (Billerbeck I, 156 s.).
2. Perrin, Rediscovering, 39-43.
3. V. p. 164 s.


INDICE

Premessa alla seconda edizione

CAPITOLO PRIMO
Attendibilità della tradizione delle parole di Gesù

1. Il substrato aramaico dei logia di Gesù nei sinottici

2. Modi di dire preferiti da Gesù
1. Il 'passivo divino'
2. Il parallelismo antitetico
3. Il ritmo
a. Membri con due 'ictus', - b. Membri con quattro 'ictus', - c. Membri a tre 'ictus', - d. Il metro qinà, 37.
4. Allitterazione, assonanza e paronomasia
5. Iperbole e paradosso

3. Contrassegni della ipsissima vox Iesu
1. Le parabole di Gesù
2. Enigmi
3. Il regno di Dio
4. Amen
5. Abba

Appendice al capitolo primo: La questione sinottica

CAPITOLO SECONDO
La missione

4. Gesù e il Battista
1. I rapporti di Gesù col Battista
2. Il riconoscimento del Battista da parte di Gesù
3. Gesù sotto l'influsso del Battista
5. La vocazione di Gesù
1. Le fonti
2. Il battesimo di Gesù
3. Il significato dell'esperienza battesimale di Gesù
6. Il conferimento della rivelazione
1. Mt. 11,27 (par. Le. 10,22) è una parola di rivelazione giovanneo-ellenistica?
2. Il senso del logion di MI. 11,27 (par. Le. 10,22)
7. 'abba' come invocazione di Dio
1. Le fonti
2. L'assoluta singolarità di 'abba' come invocazione di Dio
3. Il significato dell'innovazione 'abba'
8. L'accettazione della missione
1. Le fonti
2. Un nucleo storico?
3. Il senso dei racconti

CAPITOLO TERZO
L'aurora del tempo della salvezza

9. Il riaccendersi dello Spirito estinto
1. Il profeta
2. Lo Spirito estinto
3. La rivelazione conclusiva
10. La vittoria sul regno di Satana·
1. I miracoli nella testimonianza dei vangeli
2. Il potere del maligno
3. La sconfitta di Satana
11. L'aurora del regno di Dio
1. La basileia, tema centrale della predicazione pubblica di Gesù
2. "Basileia" come 'regno avvenire' nelle parole di Gesù
3. L'inizio del compimento del mondo

12. La buona novella per i poveri
1. Chi sono i poveri?
2. La lieta novella
3. La giustificazione della buona novella

CAPITOLO QUARTO
Il tempo di grazia
13. L'imminenza della catastrofe

1. Le due apocalissi sinottiche
2. Che cosa attendeva Gesù?
3. Quando arriverא la catasfrofe?
a. L'annuncio della basileia, - b. Parole di vocazione, - c. Parole d'invio in missione - d. L'appello alla penitenza, - e. Le parole, - f. Predizioni di sofferenze e parole di consolazione, - g. Dichiarazione di rinuncia e preghiera al Getsemani,
14. La minaccia
1. Le minacce ai contemporanei
2. La minaccia ai sacerdoti, scribi e farisei
3. La religiosità che separa da Dio
15. L'esigenza dell'ora
1. La conversione
2. Il motivo
3. La gioia della penitenza

CAPITOLO QUINTO
Il nuovo popolo di Dio
16. La fede
1. Le fonti
2. Che cosa significa credere?
3. La valutazione della fede da parte di Gesù
17. Il raduno della comunitא dei salvati
1. La terminologia
2. Il santo resto
3. La grazia senza limiti
18. La condizione di Figlio
1. Il Padre
2. La nuova preghiera

a. L'eredità liturgica, - b. L'esempio di Gesù, - c. Le istruzioni di Gesù sulla preghiera, - d. Il Padre nostro,
19. La vita dei discepoli
1. Critica di Gesù alla legge divina del vecchio eone
a. Gesù e la legge dell'A.T., - b. Gesù e la tradizione orale
2. Il comandamento dell'amore come legge di vita del regno
3. Il nuovo motivo
4. I singoli settori
a. La santificazione della vita di ogni giorno, - b. La rinuncia agli averi, - c. Gesù e la donna, - d. Il bambino, - e. L'atteggiamento politico, - f. Il lavoro,
20. Invio dei messi
1. Le fonti
2. Direttive, incarico e poteri
3. La sorte dei messi
21. Il compimento del popolo di Dio
1. Il tempo della tribolazione escatologica
2. La svolta
3. L'afflusso dei popoli
4. Dio è re

CAPITOLO SESTO
Gesù e la coscienza della propria missione
22. Il salvatore
1. L'uso enfatico di ָyw
2. Predicazione pubblica e istruzione dei discepoli
23. Il Figlio dell'uomo
1. Le fonti
a. Dati- filologici, - b. Il dato della storia delle tradizioni
2. La questione dell'autenticità
3. La preistoria del titolo (il problema storico-religioso)
4. Significato dell'espressione 'Figlio dell'uomo' sulla bocca di
Gesù

24. La passione
1. Gli annunci della passione
2. L'interpretazione della passione
a. Le parole dell'ultima cena, - b. La vita 'data in riscatto' - c. La parola della spada, - d. La parola su Elia, - e: 'Consegnato', - f. 'Colpirò il pastore...', - g. L'intercessione per i colpevoli

CAPITOLO SETTIMO
La Pasqua
25. La più antica tradizione e la prima interpretazione
1. Le fonti
2. Gli avvenimenti pasquali
3. L'interpretazione degli eventi di Pasqua

Appendice: L'annuncio di Gesù e la testimonianza di fede della chiesa

Aggiunte

Indice dei passi biblici citati

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IL PROCESSO DI GESU' - Giorgio Jossa


RETROCOPERTINA

Chi ha condannato a morte Gesù, il sinedrio giudaico di Gerusalemme o il prefetto romano Ponzio Pilato? Per quale motivo Gesù è stato condannato: per motivi religiosi (la bestemmia) o per motivi politici (laesa maiestas)? Questa condanna è stata emessa nel rispetto delle forme legali o il processo si è svolto in una cornice di sostanziale illegalità? E la condanna è da ritenersi fondamentalmente giusta, o Gesù è stato vittima di un clamoroso errore giudiziario? A queste domande il volume di Giorgio Jossa offre una risposta che si distingue per competenza e grande equilibrio, fondata su una conoscenza non comune delle fonti originali, non soltanto neotestarnentarie ma anche giudaiche e profane, e su un confronto costante con i risultati della ricerca attuale e meno recente.

PREMESSA


Il processo penale di Gesù di Nazaret dinanzi al sinedrio giudaico e al governatore romano è uno di quegli avvenimenti della storia universale che non finiscono mai di interpellare drammaticamente la coscienza umana. Problemi storici, giuridici, politici, teologici, filosofici si uniscono e si intrecciano in un insieme straordinariamente complesso che richiama l'interesse non soltanto degli esegeti neo testamentari e degli storici del cristianesimo antico, ma anche degli storici del diritto (è di due anni fa l'ultimo libro di studiosi romanisti dedicato al processo) e degli studiosi della politica e della filosofia. Anche a prescindere dagli scritti che, pur in maniera estremamente suggestiva, utilizzando soprattutto il vangelo di Giovanni, esaminano la vicenda non nel suo carattere storico, ma nel suo carattere esemplare, paradigmatico (come il celebre L'assassinio di Cristo di W. Reich1 o il recente Il «crucifìge!» e la democrazia di G. Zagrebelsleyi;2 non si contano i libri che, dai diversi punti di vista, sono stati scritti su di esso. Il carattere del tutto particolare della documentazione in nostro possesso accresce ulteriormente questa complessità. Siamo informati abbastanza diffusamente sullo svolgimento del processo; molto più certamente che non su altri famosi processi del passato, da q uello di Socrate a quello di Paolo. Ma le nostre fonti, che sono quasi esclusivamente i quattro vangeli canonici di Marco, Matteo, Luca e Giovanni, oltre ad essere più di una volta in contrasto l'una con l'altra, hanno una natura del tutto particolare. Esse presentano un amalgama così forte di informazione storica sulla vicenda di Gesù e di interpretazione di fede della sua persona da parte della comunità dei discepoli che la loro utilizzazione per una ricostruzione attendibile del processo ne risulta estremamente difficile.
Chi è che ha condannato a morte Gesù, i giudei (e più esattamente il tribunale giudaico del sinedrio di Gerusalemme) o i romani (e cioè il prefetto romano della Giudea Ponzio Pilato)? E per quale motivo Gesù è stato effettivamente condannato? Per motivi schiettamente religiosi: empietà, bestemmia, falsa profezia, o per motivi principalmente politici: ribellione, sedizione, lesa maestà? Questa condanna (del sinedrio e di Pilato) è stata emessa nel rispetto scrupoloso delle forme legali o il processo si è svolto in una cornice di sostanziale illegalità? E la condanna è da considerarsi fondamentalmente giusta o Gesù è stato vittima di un clamoroso errore giudiziario? Per non parlare di tutti quei problemi storici particolari dei quali è costellata la narrazione dei vangeli: la figura inquietante di Giuda Iscariota (un venale traditore o un politico deluso?), la data esatta della morte di Gesù (il 14 o il 15 del mese di Nisan?), il luogo di riunione del sinedrio (nella città alta o nel recinto del tempio?), il ruolo di Erode Antipa nel processo (decisivo o del tutto marginale?), la figura singolare di Barabba (un volgare assassino o un eroe della resistenza?) e così via.
Su tutti gli aspetti del processo di Gesù il lettore italiano possiede in realtà un testo che, pur risalendo agli anni '60, conserva ancor oggi la sua validità: quello dell'esegeta neotestamentario cattolico]. Blinzler, Il processo di Gesù, Brescia I966 (rist. 2001; quarta edizione tedesca aggiornata, I969). Per la completezza e l'accuratezza della indagine storica, che non trascura alcun particolare del processo, questo libro rimane infatti insuperato. E, benché altri studi notevoli siano usciti nel frattempo (in particolare quello di A. Strobel, Die Stunde der Wahrheit, Tiibingen I980; e ora anche l'opera monumentale di R. E. Brown, La morte del Messia, Brescia I 999), chiunque voglia una informazione esauriente su tutti i dettagli del processo è ancora ad esso che deve fare ricorso. Ma ci sono almeno due motivi che fanno ritenere non del tutto inutile una nuova trattazione del problema: l'opportunità di una presentazione che, senza perdersi nella selva dei numerosi temi collaterali e riducendo al minimo i riferimenti bibliografici, esponga in maniera sintetica e possibilmente con chiarezza quelli che sono gli aspetti centrali dello svolgimento del processo; e l'esigenza di una trattazione più avvertita delle difficoltà esegetiche del testo dei vangeli di quanto non fosse l'opera di Blinzler, ancora troppo poco sensibile, per la situazione dell'esegesi cattolica del tempo, alle peculiarità di quel testo.
Il lettore comune dei vangeli vuol sapere infatti anzitutto da chi, in che modo e per quale motivo secondo quei testi Gesù è stato condannato a morte; ma non può non chiedersi nello stesso tempo qual è il grado di attendibilità che riconoscono gli studiosi al racconto dei vangeli.3
Ma naturalmente, se tutto questo legittima un ennesimo tentativo di fornire una esposizione storica credibile dei principali problemi del processo di Gesù, significa necessariamente che anche questa esposizione non pretende di essere nulla più che una ragionevole ipotesi.4

Napoli, marzo 200I.

NOTE

1 Milano 1972 (p. 209:« on ha nessuna importanza se i particolari storici del racconto dei vangeli sono autentici o meno. Sarebbero veri anche se una larga parte della razza umana avesse fantasiosamente elaborato una leggenda simile. La storia di Cristo è la vera storia dell'uomo stesso anche se nemmeno un particolare di essa si verificò effettivamente. Anche se Cristo non fosse mai esistito, la sua tragedia sarebbe sempre ciò che effettivamente rappresenta»).

2 Torino 1995 (p. 11: «Noi ci rivolgiamo alla narrazione evangelica con l'interesse di chi vi cerca eventi e personaggi paradigmatici il cui significato trascende la storia sacra e investe l'esperienza umana come tale ... Da questo punto di vista, non di fatti umani storicamente verificati né di eventi divini ci appaiono allora fatte le Scritture, ma di spirito umano consolidato in duemila anni di colloquio con le generazioni che vi si sono riconosciure»).

3 Una esigenza analoga, di offrire una presentazione sintetica, ma criticamente fondata, dei principali problemi del processo di Gesù, muove anche il recente volume di S. Légasse, Le procès de Jésus. L'bistoire, Paris 1994. Ma una certa mancanza di equilibrio nel trattare con relativa ampiezza problemi abbastanza marginali (come il ruolo storico della figura di Giuda) e con singolare rapidità questioni invece essenziali (come il valore di Mc. 14, 61-62) e uno scetticismo esagerato sul contenuto storico delle fonti evangeliche, che porta a negare attendibilità a troppi episodi dei vangeli (il processo notturno davanti al sinedrio, il ricorso di Pilato all'amnistia pasquale), non consentono a mio parere all'autore di raggiungere il suo scopo.

4 Per una migliore comprensione dello svolgimento del processo giudaico ripubblico in appendice, con il cortese consenso dell'editore, il saggio sul sinedrio di Gerusalemme apparso nella Miscellanea di studi in onore di Salvatore Pricoco.

INDICE

9 Premessa

Capitolo 1

13 L'azione di Gesù

15 1. La situazione della Palestina

20 2. Il carattere dell'azione di Gesù

26 3. Gli avversari di Gesù

Capitolo 2

35 Le fonti del processo

35 1. Le fonti non cristiane

38 2. I quattro vangeli

47 3. Marco, Luca o Giovanni?

Capitolo 3

57 Il processo davanti al sinedrio

57 1. L'arresto di Gesù e il ruolo di Giuda

61 2. La critica di Lietzmann al racconto di Marco

72 3. Un processo religioso

80 4. La domanda di Caifa e la risposta di Gesù

89 5. Il motivo della condanna: la bestemmia

Capitolo 4

99 Il processo davanti a Pilato

99 1. Un processo politico

110 2. La figura di Pilato

114 3. Il carattere apologetico dei vangeli

112 Conclusione

Appendice

123 Il sinedrio di Gerusalemme nei processi di Erode e di Giacomo

126 Il processo di Erode

131 Il processo di Giacomo

141 Indice delle fonti

145 Indice degli autori

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LA SCURE ALLA RADICE - Meditazioni sul libro di Ezechiele


RETROCOPERTINA

La profezia di Ezechiele è un qualcosa di sconvolgente. Essa ci presenta un Dio inizialmente molto adirato nei riguardi dei ribelli, un Padre che prova ira nei loro confronti a causa dei loro peccati. Iniquità che tramite il "figlio di Buzi" avverte come non rimarranno assolutamente impunite. Il profeta però ci mette davanti anche un Creatore pietoso e misericordioso, il quale pur non tralasciando la sua giustizia, non si dimentica nemmeno di avere un cuore ricolmo d'amore, pronto a perdonare. Un cuore che continua incessantemente a chiamare al ravvedimento i peccatori, a spronarli ad abbandonare una volta e per sempre la via empia per convertirsi finalmente a lui, il Dio vivente, il solo da cui possono ricevere ogni bene.

La profezia del "figlio dell'uomo" era perfettamente in sintonia in quel periodo triste e tragico per il ribelle Israele, ma comprendiamo che è validissima a tutt'oggi. L'uomo purtroppo non è cambiato. Nel suo corpo abita ancora la legge del peccato ed i è ancora spinta da essa a violare la santa e immacolata volontà di Yahvé. Quindi oggi più di ieri vi è il bisogno di riscoprire il vero scopo della vita, un'esistenza la quale trova vero adempimento e pieno successo solo in Dio suo unico fattore e fonte di ogni bene.

Facciamo quindi nostri i suoi consigli, seguiamo fedelmente gli ammonimenti e i suggerimenti che Dio ci da mediante il suo servo, sapendo che mirano solamente al nostro bene eterno e certamente non alla nostra rovina, scopo invece di un'altra persona la quale ci combatte e combatte contro Yahvé, il Sovrano Signore di tutto l'universo.

Pensiamoci bene. In un modo o nell'altro Dio adempirà le sue promesse e i suoi propositi e nessuno riuscirà mai a frustrare i suoi piani. Egli è l'Onnipotente e ogni persona, tutte le creature fedeli e infedeli prima o poi capiranno tale sacrosanta verità: ed io mi magnificherò e mi santificherò, io mi farò conoscere agli occhi di molte nazioni; e loro sapranno che io sono Jhvh (Ezechiele 38,23). (ASV)

SOLI DEO GLORIA!!

PREFAZIONE

Il libro che avete tra le mani tratta un profeta che non si legge facilmente. L'autore si è voluto cimentare in questa non facile impresa attingendo ad autori riformati e dopo essersi ben documentato ha prodotto il suo lavoro.
Ma esso va anche apprezzato perché il suo autore è un credente Italiano. Non è facile trovare autori italiani nel nostro ambiente e per questo egli deve essere incoraggiato.
Il titolo scelto si rifà all'Opera di Dio descritta dal profeta Ezechiele di giudizio e di condanna, ma anche di liberazione e di forza.
Per ogni lettore sarà una riscoperta del Dio sovrano nell' Antico Testamento.
Pietro Lorefice



INDICE

Prologo, riconosciamo Dio come sovrano

Capitolo
I° Chiamata d'Israele

II° Missione di Ezechiele
III° Ezechiele, sentinella di Jahvé
IV° Gerusalemme assediata
V° Dio giudica Israele
VI° L'idolatria debellata
VII° L'imminente castigo di Dio

VIII° L'IDOLATRIA D'ISRAELE
IX° IL GIUDIZIO DEGLI IDOLATRI
X° DIO ABBANDONA IL TEMPIO DI GERUSALEMME
XI° GIUDIZIO DEGLI EMPI E SPERANZA DEGLI ESULI
XII° DISPERSIONE DEL RE E DEL SUO POPOLO
XIII° CONDANNA DEI FALSI PROFETI
XIV°- DIO S' ALLONTANA DAGLI IDOLATRI E BENEDICE I GIUSTI
XV° ISRAELE INFEDELE
XVI° GERUSALEMME:LA CITTA PROSTITUTA
XVII° LA PARABOLA DELLE DUE AQUILE
XVIII° CIASCUNO RACCOGLIERA
XIX° I PRINCIPI DI GIUDA
XX° LA BONTA DI DIO
XXI° IAHVÉ CONTRO GERUSALEMME
XXII° IL SANGUE VERSATO
XXIII° SAMARIA E GERUSALEMME, LE DUE MERETRICI
XXlV° GERUSALEMME IN ROVINA
XXV° DIO PROFETIZZA
XXVI° CONDANNA DI TIRO
XXVII° SCIAGURATO DESTINO
XXVIII° LA CONDANNA DEL RE DI TIRO
XXIX° LA CONDANNA DEL RE D'EGITIO
XXX° NAZIONI COLPITE
XXXI° L'EGITIO SUBISCE
XXXIl° FARAONE CONDANNATO DA DIO
XXXIII° EZECEITELE,SENTINELLA
XXXIV° GIUDIZIO SUI PASTORI INFEDELI
XXXV° DIO CONTRO EDOM
XXXVI° DIO RIVOLGE IL SUO FAVORE AD ISRAELE
XXXVII° IL RITORNO D'ISRAELE NELLA TERRA PROMESSA
XXXVIII° GOGDIMAGOG
XXXIX° ARRIVA IL TURNO DI MAGOG
XL° LA NUOVA GERUSALEMME
XLI° CONTINUA LA DESCRIZIONE DEL TEMPIO
XLII° DESCRIZIONE DELLE SALE
XLIII° IL NUOVO TEMPIO
XLIV° I LEVITI E IL LORO COMPITO
XLV° COSA OFFRIRE AL SIGNORE
XLVI° CONTINUAZIONE
XLVII° DIO, SORGENTE D'ACQUA VIVA
XLVIII° ISRAELE DIVISO FRA I FIGLI DI GIACOBBE
CONCLUSIONE

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Chi ha pranzato con Abrahamo? - Storia delle apparizioni di Dio in forma umana nelle Scritture Ebraiche

RETROCOPERTINA

DIO SI PUÒ VEDERE?

Nei libri della Legge e dei Profeti sono frequenti le apparizioni di un personaggio definito a seconda delle volte “l’Angelo di Yehovah”, “uno simile al Figlio d’Uomo” o persino Dio stesso. La presenza di questa figura richiede un riesame approfondito delle tradizionali concezioni giudaico-cristiane.

Con semplicità e rigore analitico, Asher illustra la natura umana del Messia da una nuova ed importante prospettiva.
Dr. Michael L. Brown, presidente della FIRE Scool of Ministery

Attraverso un'emozionante viaggio dalla genesi all'Apocalisse, questo libro esamina il legame tra l'angelo del Signore del Vecchio Testamento e il Messia del Nuovo Testamento.
Jane Hansen Hoyt, presidente di Aglow International

Asher ha ricevuto dall'Altissimo una rivelazione piena d'amore per il popolo di Dio, sia giudeo che gentile...
Francis Frangipane, In Crist's os Image Training

È uno dei libri più profondi e coinvolgenti che abbia mai letto. Lo consiglio caldamente a tutti.
Mike Bickle, International House of Prayer, Kansas City

La vita e l'insegnamento di Ashes, mio carissimo amico da circa trent'anni, sono per me di continuo esempio incoraggiamento...
Paul Wilbur, Integrity Recording Artist

Un messaggio di crescente importanza affinché la Chiesa consideri la figura di Gesù (Yeshua)da un'ottica ebraica...
Don Finto, Pastore Emerito, Chiesa di Belmont

PREFAZIONE

C'è un personaggio ricorrente nei libri della Legge e dei Profeti. A volte viene definito "l'Angelo del Signore"; a volte Dio stesso; altre volte "uno simile al Figlio d'uomo"; spesso non ha neanche un nome. Cercare di capire l'identità di questa figura può sovvertire le nostre concezioni di fondo su Dio e il Messia.
Trovare un legame tra l'Angelo del Signore nel Tanakh (Scritture ebraiche) e la figura di Yeshua (Gesù) nel Nuovo Patto è impegnativo da un punto di vista sia ebraico che cristiano. Questo libro nasce per essere una sfida intellettuale su entrambi i fronti, un punto di incontro equilibrato ed imparziale fra il pensiero ebraico e quello cristiano.
L'intento principale di questo libro è quello di descrivere le apparizioni di Dio e la natura del Messia così come sono riportate nelle Scritture.
È questa la verità che vogliamo far emergere.
Il libro ha anche tre intenti secondari:

1. Approfondire le radici ebraiche della fede cristiana.
2. Fornire una descrizione di Gesù attraverso le Scritture ebraiche.
3. Dimostrare che la Bibbia è coerente dalla prima all'ultima pagina.

Le radici ebraiche
Sono cresciuto in una famiglia ebrea liberale e da giovane ho frequentato una sinagoga conservatrice. Durante gli anni del college mi ritrovai a cercare la verità spirituale, ma i frutti delle mie ricerche, insieme ai miei studi di psicologia, filosofia e letterature antiche ad Harvard, non riuscirono a soddisfare in nessun modo la mia sete di autenticità.
Provai ogni tipo di esperienza ed esperimento spirituale. L'unica cosa che non mi andava di prendere in considerazione era Gesù. Tuttavia, nello sforzo di essere fedele alla ricerca intrapresa, mi resi conto che almeno una volta avrei dovuto leggere i vangeli (pur partendo dal presupposto che non ci avrei trovato niente di così importante).
La prima volta che lessi i vangeli, nell 'inverno 1977-78, rimasi colpito dalla loro positività. La persona di Yeshua, la Sua vita e i Suoi insegnamenti ispiravano amore e timore reverenziale allo stesso tempo. Difficile non "innamorarsi" di una figura tanto carismatica.
La seconda volta in cui lessi i vangeli, nell'estate 1978, ebbi l'ennesima sorpresa: mi resi conto di quanto fossero "ebraici". Infatti, ebrei erano Yeshua e i suoi discepoli, compresi i personaggi di contorno; inoltre emergeva una concezione del regno di Dio mutuata interamente dai Profeti ebraici.
In seguito alla prima sorpresa, in quell'anno decisi di consacrare la mia vita al servizio di Yeshua. In seguito alla seconda sorpresa, invece, mi resi conto di appartenere a quello che viene comunemente chiamato "ebraismo messianico".
A quel punto approfondii non solo lo studio della Bibbia, ma anche quello della letteratura cristiana e dei testi rabbinici (a coronamento dei miei studi, nei primi anni '80 conseguii due lauree magistrali, una in Studi Ebraici presso la Baltimore Hebrew University, l'altra in Teologia presso il Messiah Biblical Institute).
Molte sono le questioni concernenti le radici ebraiche del cristianesimo. Una delle più interessanti è quella riguardante la figura dell' Angelo del Signore nella Torah (Legge) e nei Profeti. Il presente libro si propone di indagare su tali questioni.

Yeshua nel Tanakh
Il Nuovo Patto affascina soprattutto per un elemento: l'amore verso tutta l'umanità, ma in particolare verso il popolo ebreo. Non si tratta di razzismo; semplicemente, si conferma più volte la continuità del ruolo di Israele come nazione prescelta (per esempio, in Ro. 9-11). Yeshua piange su Gerusalemme (Lu. 19:41-44) e Saulo (l'apostolo Paolo) afferma di essere disposto a morire per gli Ebrei (Ro. 9:1-4).
Con la mia nuova fede in Yeshua, riscoprii anche l'amore per il mio popolo. Ero elettrizzato al pensiero di parlare alla mia famiglia della grazia di Dio e della vita eterna. Poiché molti ebrei accettano l'autorità del Tanakh ma non del Nuovo Patto, spesso si rende necessario citare solo il testo ebraico per spiegare loro il progetto divino di salvezza in Yeshua (i primi apostoli parlavano di Yeshua attraverso il Tanakh mentre erano in procinto di scrivere il Nuovo Patto).
Nel Tanakh vi sono molte meravigliose profezie sul Messia, spesso citate dagli apostoli all'inizio delle predicazioni: per esempio, in Atti 8, Filippo parla di Isaia 53 all' eunuco Etiope. La chiamata speciale di Dio sulla mia vita mi ha portato spesso a condividere la buona notizia della salvezza in lingua ebraica qui in Israele, in comunità di ebrei ortodossi. Ho capito che non bastava parlare solo delle profezie sul Messia. Il punto è questo: anche di fronte alla profezia più chiara e cristallina, chi non ha il cuore aperto potrà sempre dire di non condividere la nostra interpretazione.
Dopo un intenso periodo di studio e preghiera (oltre a una marea di dibattiti, conflitti ed esperienze personali) iniziai a vedere le cose in maniera diversa: non erano solamente profezie sul Messia, ma vere e proprie apparizioni del Messia nelle sembianze dell' Angelo del Signore. Il legame tra l' Angelo del Signore e il Messia è davvero illuminante, ed è proprio questa rivelazione dinamica che mi propongo di illustrare nel presente libro.

Coerenza delle Scritture
Tanti anni fa, il mio amico Dan Juster mi parlò del principio filosofico secondo il quale la verità deve essere coerente al suo interno, per cui se una dottrina si contraddice non può essere vera. Questo principio si applica alla filosofia, alla teologia, all'interpretazione biblica e al pensiero logico.
Yeshua ha dimostrato questo concetto dicendo di non essere venuto per abolire o contraddire quello che era scritto nella Legge e nei Profeti, ma per portarlo a compimento (Mt. 5:17-18), e perfmo l'apostolo Saulo non ha mai smesso di ripeterlo (At. 24:14; 26:22; 28:23).
Personalmente, credo che la Bibbia sia vera e attendibile, ed è perciò coerente dalla Genesi all' Apocalisse. Il primo libro biblico inizia con la creazione del cielo e della terra; l'ultimo termina con la creazione di nuovi cieli e di una nuova terra. Il progetto iniziale di Dio viene quindi portato a compimento. (I Rabbini dicono: "Per ultimo nei fatti, per primo nel pensiero." 'Inno dello Shabbat."" ;O; di R. Shlomo Halevy Alk:abets, XVI secolo').
Il regno di Dio è come un minuscolo seme che attraversa varie fasi per poi diventare un albero imponente che ricopre tutta la terra (Mt. 13:31-32; Mr. 4:26-28). Passa per diversi stadi, ma il suo sviluppo è costante dall'inizio alla fine.
Purtroppo, a causa delle storiche divisioni tra cristianesimo e giudaismo, preti e rabbini hanno innalzato solide mura teo- logiche aumentando il divario artificiale tra le due fasi del piano di Dio: la prima rivelata ad Israele, la seconda alla Chiesa. Duemila anni di discordia tra Israele e la Chiesa hanno creato una barriera che impedisce di comprendere la coerenza delle Scritture. Uno dei segreti per infrangerla risiede nel legame tra l'Angelo del Signore e Yeshua il Messia.
Le Scritture sono prive di contraddizioni, in quanto rispecchiano la natura di Dio e quella del Messia, la cui eternità dimostra la coerenza del testo biblico. Infatti Yeshua, filo conduttore delle Scritture, è lo stesso nel passato, nel presente e nel futuro (Eb. 13:8). La mia speranza è che questo libro, rivelando il ruolo essenziale dell' Angelo del Signore nella Legge e nei Profeti, aiuti a sostenere la coerenza delle Scritture dalla Legge di Mosè all' Apocalisse di Giovanni.
Spero che abbiate una buona lettura e che anche voi, come me, possiate trovare queste idee illuminanti.
Asher Intrater

INDICE

Prefazione: Dio Si Può Vedere?

PARTE PRIMA: I Patriarchi
Chi ha pranzato con Abrahamo?
Chi ha dato un calcio a Giacobbe?
Perché Yeshua è stato circonciso?

PARTE SECONDA: L'Esodo
L'Angelo di Yehovah
Chi ha scritto i Dieci Comandamenti
Yeshua e la Legge Morale

PARTE TERZA: La Conquista
Il Comandamento Supremo
Chi ha combattuto la Battaglia di Gerico?
Il possesso della terra

PARTE QUARTA: I Profeti
Chi è seduto su quel trono?
I miei occhi hanno visto il Re
Il Figlio dell'Uomo

PARTE QUINTA: La Rivelazione
Chi è l'Uomo di Fuoco?
La Rivelazione divina di Giovanni

RIASSUNTO: L'Uomo del Mistero

APPENDICE:
1. Elenco di riferimenti delle Apparizioni divine nelle Scritture Ebraiche
2. L'Angelo divino di Solomon Intrater
3. Yehovah e Yahweh
4. Yehovah e Yeshua
5. Osservare il Shabbat
6. La scaletta del Vangelo e della Legge
7. La Restaurazione di ogni cosa
8. Cielo e Terra
9. Prima della fondazione
10. Aspetto umano e glorificato
11. Divino e Davidico
12. Supporto accademico di Daniel C. Juster


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IL CODICE DA VINCI - Verità e menzogne

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L'Autore
Darrell L. Bock, studioso e professore di ricerca del Nuovo Testamento presso Dallas Theological Seminary a Dallas, Texas, Stati Uniti. Bock ha ricevuto il suo dottorato dalla Scozia Università di Aberdeen.


RISVOLTO COPERTINA

Molti lettori del best seller internazionale Il codice da Vinci hanno accolto con perplessità, e forse anche sgomento, le tesi storiche sullo sfondo del romanzo di Dan Brown, che minano le fondamenta dell’ortodossia cristiana, e si sono chiesti quale verità si celi dietro la finzione narrativa.
Darrell L. Bock, teologo americano, studioso di storia antica e insigne biblista, confuta con dovizia di argomentazioni storiche e filologiche la ricostruzione delle origini del cristianesimo alla base del thriller e risponde agli interrogativi inquietanti sollevati dal romanzo.
Chi era davvero Maria Maddalena? Fu la sposa di Gesù e madre della sua progenie, oppure Gesù, che le scritture descrivono come uomo non sposato, non seguiva le tradizioni ebraiche?
Possono i vangeli gnostici aiutarci a sciogliere il mistero della figura storica di Gesù? Ancora, e come, quando e perché la Chiesa ha ritenuto canonici, cioè ispirati da Dio, solo i quattro vangeli escludendo altre testimonianze della chiesa primitiva sulla vita di Cristo?
Rispondendo a queste e altre domande Bock spiega le ragioni del successo editoriale del romanzo e si erge a un’accorata difesa della fede cristiana.

 

PREFAZIONE


     Milioni di persone che aderiscono alla tradizione fideistica giudaico-cristiana credono in un solo Dio, creatore dell'universo (Genesi, 1,1-2,24). Inoltre, credono che le donne e gli uomini di quello che il Nuovo Testamento chiama «il mondo» voltarono le spalle alloro Creatore. In tal modo il peccato fece il suo ingresso nel mondo (Genesi 3,1-11,32; Romani 5,12). Dio, tuttavia, lo amava a tal punto da inviare il suo Figlio unigenito (Giovanni 3,16). Questo Figlio di Dio preesistente al creato entrò nella storia degli uomini facendosi carne (Giovanni 1,14). È interessante il fatto che i resoconti neotestamentari di questo evento non si aprano tutti con il medesimo tono nel riferire gli inizi della narrazione; solo Giovanni afferma a chiare lettere la preesistenza di Gesù. Il Vangelo di Marco non lascia intendere che Gesù fosse l'incarnazione di un Figlio preesistente; Matteo 1-2 e Luca 1-2 parlano di nascita, come risultato comunque dell'intervento dello Spirito di Dio. Solo il Vangelo di Giovanni presenta l'ingresso di Gesù nella storia dell' uomo come l'incarnazione del Verbo di Dio che esisteva prima del tempo nell'unione con Dio (Giovanni 1,1-2, 14).
     Per tutto il Nuovo Testamento - da Paolo a Marco, da Matteo a Luca, fino a Giovanni e a documenti meno noti come la Prima Lettera di Pietro e la Lettera di Giacomo - un insieme convergente di narrazioni ci racconta come Gesù di Nazareth offrì all'umanità la possibilità di tornare in unione con Dio, all'insegna della pace e dell'amore, alla fine della storia dell'uomo. Nello sviluppare la concezione ebraica della storia, i cristiani credono che Dio in principio creò le cose in modo perfetto, e che quello stesso ordine e quella stessa bellezza verranno ripristinati alla fine dei tempi. Ma il periodo intermedio, tra la beatitudine originaria narrata nel libro della Genesi e la promessa di futura beatitudine richiamata in tutto il Vecchio e Nuovo Testamento, è stato comunque trasformato.
     Secondo il Nuovo Testamento e il resto dei documenti successivi, la morte e la resurrezione di Gesù hanno generato una «nuova creazione». Gli esseri umani non dovranno più attendere la fine dei tempi per vedere la restaurazione dell'ordine divino. A causa della morte e della resurrezione di Gesù, una primizia di vita e di libertà la si può scorgere nella comunità cristiana. La sperimentazione del battesimo nel Cristo Gesù e l'adesione a una comunità improntata alla fede precedono le promesse di Dio; i credenti, dunque, vivono nella gioiosa tensione tra il dono dell' «adesso» generato dalla vita, dagli insegnamenti, dalla morte e dalla resurrezione di Gesù e la speranza imperitura riposta nella promessa divina di beatitudine finale.
    Esistono, naturalmente, molte varianti a questa affermazione centrale della fede cristiana. Nel senso migliore della parola storia, questa storia cristiana (la descrizione dell'agire di Dio che non può sperare di sviscerare i fatti fino in fondo, ma che rende testimonianza della verità attraverso la loro narrazione) è fonte di fede, amore e speranza per milioni di persone. Eppure una piccola, ma estremamente loquace, schiera di seri studiosi - molti dei quali lavorano in importanti istituzioni accademiche, alcune delle quali esistono proprio perché i loro fonda tori desideravano meditare seriamente sulla storia del cristianesimo - si è messa all'opera per demolirla. Gli sforzi per minare la tradizione cristiana - per dimostrarne la falsità, senza alcun fondamento nei fatti o nella ragione - non rappresentano una novità. Ciò che è interessante negli attuali tentativi è la loro base accademica. Da qualche decina di anni, negli Stati Uniti d'America, il Jesus Seminar sta cercando di individuare un metodo scientifico che stabilisca, sulla base di rigorosi criteri accademici, una versione dei fatti sulla persona, sul messaggio, sulla morte e sulla resurrezione di Gesù.
     Non è questa la sede per metterne alla prova i metodi, ma dovremmo comunque prendere atto di dove si è spinto questo gruppo. La storia del cristianesimo, come abbiamo sottolineato, si basa su ciò che chiamiamo i vangeli canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Secondo il Jesus Seminar, tali documenti sono stati così influenzati dalle costruzioni teologiche della chiesa delle origini che sono praticamente inservibili. Il rilievo non è nuovo; la cosiddetta critica delle forme dei primi decenni del XX secolo considerava i vangeli canonici storicamente inaffidabili. La novità riguardo al Jesus Seminar, e ai suoi seguaci, è la velleità di rimpiazzare i vangeli tradizionali con un documento ipotetico noto come Q*(* Probabilmente dal tedesco Quelle, ossia «fonte» - N.d.t. ) e con il Vangelo di Tomaso, composto nel II secolo.
     Dunque, i vangeli, per come li conosciamo, dovrebbe-ro essere messi da parte; e noi dovremmo concentrare la nostra attenzione sulla supposta ricostruzione di un documento precedente a Luca e a Matteo, che venne utilizzato da entrambi. I membri del Jesus Seminar proclamano di essere in grado di individuare lo sviluppo storico di Q, le sue tendenze teologiche e la comunità che lo produsse. Hanno persino pubblicato quella che definiscono un'edizione critica di Q. Una nuova definizione di edizione critica ha fatto il suo ingresso in ambito accademico. Non si tratta più della creazione di un' edizione basata sulla lettura critica delle edizioni presistenti, quanto di uno studio comparato di ciò che gli esperti affermano su un documento che non possediamo. Il Vangelo di Tomaso, che riflette tendenze gnostiche del II secolo, nondimeno viene ritenuto storicamente più fondato di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, tutti composti tra il 70 e il 100 d.C. e basati su tradizioni precedenti. L'opera di Dio in e attraverso Gesù Cristo, così come viene riferita nella tradizione evangelica, dovrebbe per ora essere accantonata, nel momento in cui veniamo a scoprire che cosa disse e fece veramente Gesù, e che cosa accadde veramente nel momento della sua morte.
    Un'ulteriore importante iniziativa accademica è emersa in seguito alla scoperta di una biblioteca degli gnostici nell'Alto Egitto, in una località denominata Nag Hammadi. Prima della scoperta, le nostre conoscenze riguardo allo gnosticismo, una varietà di cristianesimo che fiorì in forme variegate dal II al IV secolo, ci erano giunte dalla corrente principale del cristianesimo che faceva capo ai padri della chiesa. Le opere dei padri cofutavano i testi gnostici, offrendone ampie citazioni. Ora
disponiamo di documenti gnostici di prima mano (benché si tratti generalmente di traduzioni copte dall' originale greco). Esisteva dunque una vasta gamma di interpretazioni della vicenda di Cristo e una certa varietà di modi in cui era vissuta la vita cristiana. Questa importante e provvida scoperta merita tutta l'attenzione e il rispetto degli esperti. Tuttavia - e questo aspetto viene approfondito nel prosieguo del libro - parecchi distinti studiosi ci danno ad intendere che la storia del cristianesimo, amata da milioni di credenti, è stata imposta alla chiesa cristiana dalle autorità imperiale ed ecclesiastica. In altre parole, per almeno duemila anni, i cristiani sono stati trattati come funghi coltivati in serra. Se si vuole che i funghi crescano bisogna lasciarli al buio e alimentarli con materiali di scarto. Il ritorno a una base storica più fondata (il Jesus Seminar) e l'ammissione che il cristianesimo dei primi secoli presentava una varietà di aspetti non individuabili nella chiesa contemporanea (studi gnostici) produrrà una migliore conoscenza di quello che la chiesa cristiana è e dovrebbe essere. La fede di milioni di persone è il risultato del fatto che sono state nutrite con della spazzatura.
    Buon ultimo, in mezzo a tutto questo fervore di attività accademiche, arriva Il codice da Vinci di Dan Brown. Mi è piaciuto! L'ho letto d'un fiato da cima a fondo, durante un volo da Newark a San Francisco. Ma, tra le righe, sono riuscito a leggere in sottofondo il dibattito accademico che ho qui delineato. A quel bailamme, Brown aggiunge ulteriori ipotesi, riprese da un libro di qualche anno fa, Holy Blood, Holy Grail (ed. it. Il Santo Graal, Milano 1982). Quel volume descrive una società occulta, originatasi all'epoca delle crociate, che possedeva informazioni segrete su Maria Maddalena e sui suoi rapporti con Gesù. Un' associazione cattolica, di recente costituzione, l'Opus Dei, aggiunge passione, violenza, segretezza e corruzione all'intreccio. Le società segrete vennero fondate in epoca medievale e sussistono tuttora. L'Opus Dei è un' organizzazione estremamente conservatrice nell'ambito della chiesa cattolica, fortemente appoggiata da papa Giovanni Paolo Il. Brown ha intrecciato elementi eterogenei - ricerche accademiche, illazioni riguardo all'operato di società segrete e l'Opus Dei in un ottimo thriller. Sorprende che il libro abbia catturato l'immaginazione di moltissimi lettori, che si chiedono se la storia del cristianesimo, così come l'ho delineata, è semplicemente il risultato dell' esercizio del potere da parte di un imperatore romano e dell'implacabile cancellazione delle voci dissidenti ad opera della chiesa cattolica allora in ascesa. Quando un libro genera un articolo di fondo su Newsweek (dicembre 2003) conquistandone la prima pagina, vuol dire che ha colpito l'immaginazione popolare e quindi richiede attenzione.
     Le tesi di Brown hanno scarsa credibilità, se non nessuna. Mi rendo conto che la mia non è un' affermazione destinata a lusingare i più, ma bisogna essere onesti. È stato perciò un piacere scrivere la prefazione per questo ottimo studio di Darrell Bock. I problemi che ho sollevato sono ampiamente e adeguatamente trattati nel libro. Il professor Bock ed io ci siamo incontrati di recente. Lui è un illustre docente protestante del Nuovo Testamento. lo sono preside della facoltà di teologia e studi religiosi, oltre che docente di esegesi del Nuovo Testamento, presso una delle più prestigiose università cattoliche d'America. Gli studiosi dello gnosticismo del II secolo hanno insistito correttamente sulla necessità di ammettere che siano esistite diverse espressioni della fede cristiana che hanno dato vita a generazioni di credenti. Direi, anzi, che dovremmo accettare il fatto che nessun particolare «sistema» teologico o ecclesiale può esaurire la ricchezza della storia del cristianesimo. Il mio succinto riferimento alle differenze nell' esposizione dell' ingresso di Gesù nella storia dell' uomo in Marco, Matteo e Luca e poi in Giovanni è solo uno degli indizi fra i tanti che sussiste un certo grado di diversità nella proclamazione del messaggio cristiano fin dalle origini. Dal punto di vista della tradizione cattolica romana, sono lieto di unirmi alla tradizione protestante di Darrell per affermare che il «mito» presentato nel Codice da Vinci non si regge in piedi nel suo tentativo di detronizzare due millenni di storia del cristianesimo in merito a ciò che Dio ha fatto per noi attraverso Gesù Cristo. Darrell ha «violato» Il codice da Vinci. Spero che i più siano in grado di percepire l'apertura, e tuttavia l'onestà, delle pagine che seguono.

FRANCIS J. MOLONEY, salesiano e dottore in filosofia, preside della facoltà di teologia e studi religiosi e professore presso la fondazione Katherine Drexel Università Cattolica d'America Washington D.C. 2004

INDICE

Prefazione
Introduzione
Perché un'indagine di carattere storico su un libro di narrativa?

Codice 1 - Chi era Maria Maddalena?
Maria nel Nuovo Testamento
Maria Maddalena nel Nuovo Testamento
Maria Maddalena nei principali testi extrabiblici
Maria Maddalena era una prostituta?
Che cosa possiamo dire di Maria di Magdala?

Codice 2 - Gesù era sposato?
Uno sguardo alla pretesa secondo la quale Gesù era sposato
Gli argomenti a favore del celibato di Gesù
Che cosa si può dire in merito all'ipotesi che Gesù era sposato?

Codice 3 - Il fatto di essere celibe avrebbe messo Gesù in conflitto con la religione ebraica?
Altri testi ebraici sul celibato e sui
rapporti tra i sessi
Gesù, celibato e sessualità
Che cosa possiamo dire riguardo al celibato e alla sessualità di Gesù
Valutiamo attentamente dove ci conduce la nostra indagine

Codice 4 - I cosiddetti vangeli segreti o gnostici ci aiutano a capire Gesù?
Le credenze scoperte negli altri vangeli e nei testi relati
Gli attuali richiami a queste scritture
Che cosa possiamo dire dei vangeli segreti?

Codice 5 - Come furono assemblati i vangeli del Nuovo Testamento
La divinità di Gesù: accolta per convinzione o messa ai voti?
Il canone e la formazione del Nuovo Testamento
Che cosa possiamo dire dei quattro vangeli come parte del canone?

Codice 6 - Il ruolo onorato di apostolo di Maria Maddalena corrisponde alle pretese della «nuova» scuola?
Come viene usata Maria Maddalena: il nuovo codice dietro Il codice da Vinci
Uno sguardo innocente alla «nuova» scuola e alle sue rivendicazioni
Quale uso dovremmo fare delle scoperte dei nuovi vangeli
In che cosa concordano le nuove scritture e quelle canoniche
Maria e il primato delle donne
Che dire di Maria, l'apostolo degli apostoli?
Che cosa possiamo dire di Maria Maddalena e del ruolo dei sessi nella chiesa primitiva?

Codice 7 - Che cosa resta del Codice da Vinci?
La tesi della «grande congiura» nel Codice da Vinci
La scoperta delle carenze nelle tesi fondamentali del Codice da Vinci
Che dire di quello che resta del Codice da Vinci?
Che dire del codice dietro Il codice da Vinci e della nuova corrente accademica che lo alimenta
Perché infrangere Il codice da Vinci?

Codice 8 - Il vero codice di Gesù
Esaminando il codice della vita
Il divino codice di Gesù
Che cosa ci dice Maria Maddalena
Sull'autore
Ringraziamenti
Glossario

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IL MISTERO DEL MAR MORTO - Lo scandalo dei rotoli di Qumram


RETROCOPERTINA

"Una storia sensazionale ... questo scandalo è durato troppo a lungo."
The Times

"I due autori raccontano la vicenda dei rotoli di Qurnran come se fosse un romanzo di avventura, con una serie di interviste, lo studio di materiali originali e un'approfondita analisi storica."
la Repubblica

"Un libro dal potenziale esplosivo inimmaginabile."
Il Messaggero


RISVOLTO COPERTINA

Chi erano i misteriosi abitanti di Qumran che fondarono la comunità, trascrissero e depositarono i loro testi sacri per poi svanire misteriosamente dalla scena della storia?
Era il 1947 quando in circostanze fortunose, a trenta chilometri a est di Gerusalemme, furono rinvenuti in una grotta allora conosciuta solo dai beduini insediati nell'area, i primi frammenti di quelli che presto sarebbero divenuti noti al mondo come i rotoli di Qumran. La notizia allertò decine di studiosi, università e istituti di ricerca privati e religiosi, oltre che le autorità del nascente stato di Israele. La guerra arabo-israeliana del 1948 bloccò le ricerche, che ripresero in modo febbrile negli anni seguenti e fino al 1956, mentre il governo israeliano annunciava di aver recuperato tutti i primi ritrovamenti. Erano centinaia i manoscritti dissotterrati fino a quel momento. Alcuni di questi furono riprodotti e dati alle stampe, per gli altri ci vollero anni, se non decenni.
Ma il ritardo con cui venivano resi pubblici alimentarono sempre più i sospetti. La vicenda assunse i contorni di un caso internazionale e solo negli ultimi tempi gli esperti di esoterismo e storia delle religioni, Michael Baigent e Richard Leigh, sono riusciti a ricostruire quello che è stato defmito "lo scandalo accademico del Ventesimo secolo".
I due studiosi ci spiegano come e perché la stragrande maggioranza degli ottocento antichi manoscritti in ebraico e aramaico, rimasti sepolti per diciannove secoli, è stata tenuta nascosta dalle varie accademie di orientamento religioso fino a tempi molto recenti. Attraverso una serie di incontri, un'analisi storica approfondita, l'esame di materiali originali, editi e inediti, gli autori sono riusciti a scoprire, e a raccontare in questo libro, la vera ragione dell'aspra contesa che si era scatenata fra gli addetti ai lavori. Il contenuto di quelle pergamene, infatti, giustificherebbe niente di meno che una sconvolgente interpretazione delle origini del cristianesimo, una versione rivoluzionaria della vicenda storica di Gesù, favorendo una nuova prospettiva alla storia delle tre grandi religioni monoteistiche che in Medioriente hanno avuto la loro origine comune.
Questo libro ci offre l'avvincente resoconto di come una scandalosa verità sia riuscita a sfuggire al rigido monopolio delle élite accademico-religiose, per diventare finalmente patrimonio di tutti.
Michael Baigent e Richard Leigh, esperti di esoterismo e religione, sono autori di numerosi best seller internazionali, il più famoso dei quali, Il Santo Graal (Mondadori), ha venduto in Italia più di mezzo milione di copie. Insieme hanno scritto alcuni libri di grande successo pubblicati per Marco Tropea Editore tra cui, oltre all mistero delMar Morto, L'elisir e la pietra, L'Inquisizione, e con Henry Lincoln L'eredità messianica. Completano la lista Misteri antichi e Le carte di Gesù di Michael Baigent.

PREFAZIONE
I quatro rotoli del Mar Morto

Si vendono manoscritti biblici risalenti almeno al 200 a.C., il dono ideale per istituzioni culturali o religiose da parte di un privato o di un gruppo. Casella F206.

Questo annuncio apparve sul Wall Street Joumal il e giugno 1954. Se un annuncio del genere venisse pubblicato oggi, non c'è dubbio che si penserebbe a una beffa di cattivo gusto, oppure verrebbe considerato un messaggio in codice per mascherare un traffico d'armi o una faccenda di spionaggio.
Oggi i rotoli del Mar Morto sono piuttosto conosciuti, almeno di nome. Infatti, pur non avendo del tutto chiaro cosa essi siano effettivamente, la maggior parte delle persone ne ha sicuramente sentito parlare. Esiste, se non altro, la consapevolezza che i rotoli sono in qualche modo oggetti realmente preziosi, una testimonianza archeologica di grande importanza (nessuno si aspetta di trovare un esemplare del genere scavando nel giardino dietro casa).
La scoperta dei rotoli del Mar Morto, avvenuta nel 1947, provocò un'ondata di eccitazione sia nell'ambiente accademico sia nell'opinione pubblica. Ma nel 1954 questa eccitazione si era ormai sopita poiché era stata diffusa ad arte la notizia che i rotoli avevano rivelato tutto quello che erano in grado di rivelare, facendo in modo che i risultati della scoperta apparissero meno sensazionali di quanto si era supposto. Così che, quando apparve a p.14 del Wall Street Joumal, l'annuncio della loro messa in vendita non destò particolare interesse nel pubblico. L'inserzione che seguiva tale annuncio riguardava serbatoi in acciaio, saldatrici elettriche e altre attrezzature industriali; nella colonna adiacente compariva un elenco di locali da affittare e di appartamenti sfitti. Era come offrire in vendita oggetti provenienti dal tesoro di Tutankamen insieme a giacenze di impianti idraulici o di forniture per computer. Scopo del presente libro è spiegare come si sia potuta verificare una tale stranezza.
Nel percorrere la strada fatta dai rotoli del Mar Morto, dal deserto di Giudea dove furono scoperti alle varie istituzioni che oggi li possiedono, ci siamo imbattuti in una contraddizione a noi già nota: la contraddizione fra il Gesù della storia e il Cristo della fede. Per effettuare le nostre ricerche, che hanno avuto inizio in Israele, siamo arrivati fino ai corridoi vaticani e perfino agli archivi dell'Inquisizione. Ci siamo anche scontrati con una rigida interpretazione ortodossa del contenuto e della datazione dei rotoli e ci siamo resi conto di quanto potesse risultare esplosiva una verifica non di parte per l'intera tradizione teologica cristiana. Abbiamo inoltre scoperto con quanta determinazione gli studiosi ortodossi della Bibbia fossero pronti a combattere per conservare il monopolio di informazione sull'argomento.
Ai nostri giorni i cristiani riconoscono senza problemi che Budda o Maometto sono personaggi storici, come Cesare o Alessandro, e sono in grado di distinguerli dalle leggende, le tradizioni e le teologie a loro collegate. Per quanto riguarda Gesù, invece, questa differenziazione risulta molto più difficile perché, al cuore del credo cristiano, storia e teologia sono inestricabilmente intrecciate e l'una compenetra l'altra. Considerate separatamente, ciascuna rappresenta per l'altra una potenziale minaccia ed è, quindi, più facile e più sicuro rendere meno nette le linee di demarcazione che le separano. Così, per i credenti, due figure distinte si fondono in una. Da una parte c'è il personaggio storico, l'uomo che, secondo molti studiosi, è esistito veramente e ha percorso i deserti della Palestina duemila anni fa. Dall'altra, c'è l'uomo-Dio della dottrina cristiana, il personaggio deificato, esaltato e fatto conoscere da san Paolo. Studiare questa figura come un personaggio storico (alla stregua di Maometto o Budda, Cesare o Alessandro) equivale ancora, per molti cristiani, a una bestemmia. Alla metà degli anni Ottanta, ci siamo occupati proprio di questa bestemmia. Nello svolgere le ricerche per il nostro progetto, cercavamo di separare la storia dalla teologia, di distinguere il Gesù storico dal Cristo della fede e siamo rimasti impigliati nel groviglio di contraddizioni che si trovano ad affrontare i ricercatori in campo biblico e, come loro, ne siamo rimasti sbalorditi e sconcertati.
Nel tipo di ricerche in cui ci eravamo imbarcati, i resoconti scritti ci potevano offrire solo un aiuto molto scarso. Ogni studioso sa bene che, come documenti storici e testimonianza dei fatti, i Vangeli sono assai poco attendibili. I Vangeli sono essenzialmente una raccolta di miti molto semplici e sembrano collocarsi in un limbo storico. Gesù e i suoi discepoli appaiono al centro della scena di un quadro convenzionale dal quale l'ambientazione è stata in gran parte eliminata, e romani ed ebrei si aggirano indistinti sullo sfondo, come comparse in un set cinematografico. Non viene fatto alcun cenno alle circostanze sociali, culturali, religiose e politiche all'interno delle quali si svolge il dramma di Gesù. In realtà ci troviamo davanti a un vuoto storico.
Nonostante che negli Atti degli Apostoli la scena sia solo di poco più vivida, essi ci permettono almeno di ricavare un certo senso dell'ambiente: le lotte micidiali e le dispute dottrinali dei primi seguaci di Gesù, il movimento che si andava formando e che gradualmente avrebbe preso forma come «cristianesimo», il mondo che si estendeva ben oltre i confini circoscritti della Galilea e della Giudea, e il rapporto geografico della Palestina con il resto del Mediterraneo. Ma nemmeno negli Atti troviamo riferimenti precisi alle realtà sociali, culturali, religiose e politiche operanti in quel tempo. Tutto si focalizza su san Paolo ed è circoscritto intorno alla sua figura. Se i Vangeli sono convenzionali, anche gli Atti lo sono, seppure in maniera diversa. Se i Vangeli non sono che la nuda, estrema semplificazione del mito, gli Atti non sono altro che una specie di romanzo picaresco. Un romanzo pi- caresco, inoltre, che ha scopi essenzialmente propagandistici e di cui Paolo è il protagonista. C'è qualche approfondimento della mentalità, del comportamento e delle vicende di Paolo, ma non del mondo in cui egli si muoveva. Secondo il punto di vista di qualsiasi storico o di qualsiasi cronista responsabile, un resoconto di quell'epoca non sarebbe completo se non contenesse alcun riferimento, per esempio, a Nerone e all'incendio di Roma. Anche in Palestina avvenivano fatti di enorme importanza per coloro che vivevano a quel tempo. Nel 39 d.C., per esempio, Erode Antipa, tetrarca di Galilea, fu esiliato nei Pirenei. Prima del 41 d.C., sia la Galilea sia la Giudea (amministrate da procuratori romani fin dal 6 d.C.) furono assegnate a re Agrippa; la Palestina fu riunita sotto un monarca non romano e, per quanto questi potesse essere solo un «re fantoccio», era la prima volta che ciò si verificava dai tempi di Erode il Grande, quasi mezzo secolo prima. Ma nessuno di questi avvenimenti è menzionato negli Atti degli Apostoli.
Contrariamente a quanto sostiene la tradizione cristiana, duemila anni fa la. Palestina era una realtà paragonabile a qualsiasi altra dell'epoca, come per esempio l'Egitto di Cleopatra o la Roma imperiale, delle cui mire la Palestina era vittima, e questa realtà non può essere ridotta a puro e semplice mito. Chiunque siano stati Gesù o Paolo e qualunque cosa abbiano fatto, tutto deve essere collocato all'interno di avvenimenti più ampi, tenendo conto della miri ade di personaggi, gruppi, istituzioni e movimenti che operavano nella Palestina del I secolo e componevano il tessuto di ciò che si chiama storia.
Per riuscire ad avere il senso reale di quel periodo ci siamo dovuti rivolgere, come accade a tutti i ricercatori, ad altre fonti: resoconti romani, cronache storiche scritte da autori di orientamento diverso, documenti più tardi, testi apocrifi, insegnamenti e testimonianze di sette e credenze rivali. Gesù, inutile dirlo, è raramente nominato in queste fonti, ma esse forniscono un quadro vasto e dettagliato del mondo in cui egli operava.
È stato dunque con grande sorpresa e interesse che ci siamo ritrovati immersi nell'ambiente del Gesù storico. Ma appena lo abbiamo fatto, si è presentato il problema che assedia tutti i ricercatori in campo biblico. Ci siamo trovati di fronte a un groviglio di culti, sette e sottosette, di organizzazioni e istituzioni politiche e religiose che a volte sembravano ai ferri corti fra loro, e a volte si sovrapponevano.
Ci siamo resi subito conto che le etichette usate per distinguere questi vari gruppi (farisei, sadducei, esseni, zeloti, nazareni) non erano né esatte né utili. Il groviglio restava e Gesù sembrava avere, in un modo o nell'altro, collegamenti con quasi tutti. Così, per esempio, per quanto è possibile stabilire, egli sembrava far parte di una famiglia e di un ambiente di farisei e permeato dal pensiero fariseo. Molti commentatori moderni hanno messo in rilievo gli stupefacenti parellelismi fra gli insegnamenti di Gesù (specialmente nel Sermone della Montagna) e quelli di esponenti farisei come il grande Hillel. Secondo l'opinione di almeno un commentatore, Gesù «era un fariseo».
Ma se le parole di Gesù sono spesso intercambiabili con quelle della dottrina ufficiale farisea del tempo, esse appaiono anche in larga misura ispirate al pensiero mistico o esseno. Giovanni Battista è generalmente considerato un esseno e la sua influenza su Gesù introduce elementi esseni nell'attività di quest'ultimo. Secondo le scritture, tuttavia, Elisabetta (madre di Giovanni e zia materna di Gesù) era sposata a un sacerdote del Tempio, e questo fatto collega i due uomini ai sadducei. Infine, ed è questa la cosa che la tradizione cristiana successiva gradisce meno, sembra che fra i seguaci di Gesù ci fossero molti zeloti: Simone lo Zelota, per esempio, e forse perfino Giuda Iscariota, il cui nome secondo la tradizione può derivare dai feroci sicari.
Anche solo suggerire un'associazione con gli zeloti è giudicato estremamente provocatorio. Gesù era davvero il mite e mansueto Salvatore della successiva tradizione cristiana? Era davvero non violento? E allora perché compiva azioni violente come quella di rovesciare i tavoli dei mercanti nel Tempio? Perché viene affermato che fu giustiziato dai romani nel modo riservato a chi era accusato di attività rivoluzionarie? Perché prima della veglia nell'orto detto Getsemani, invitò i SU01 seguaci ad armarsi di spade? Perché, poco dopo, Pietro sfoderò effettivamente la spada e tagliò un orecchio a un servo del sommo sacerdote? Se Gesù era più aggressivo di come viene generalmente dipinto, non era per forza di cose anche più impegnato politicamente? E come si poteva spiegare allora la sua disponibilità a dare a Cesare ciò che è di Cesare, ammettendo che siano queste la trascrizione e la traduzione esatte delle sue parole?
Se tali erano le contraddizioni nella vita di Gesù, esse sembrano essergli sopravvissute per oltre quarant'anni dopo l'annuncio della sua morte. Nel 74 d.C., al termine di un lungo assedio da parte dei romani, la fortezza di Masada fu conquistata, ma solo dopo che l'intera guarnigione si era data la morte di propria mano. I difensori di Masada sono generalmente considerati zeloti; non in quanto, secondo le interpretazioni tradizionali, aderenti a una setta religiosa, ma in quanto appartenenti a un movimento politico e militare. Secondo la tradizione, tuttavia, sembra che la dottrina dei difensori della guarnigione fosse quella degli esseni e, a quanto si dice, gli esseni erano una setta non violenta di orientamento mistico che si credeva avesse ripudiato ogni forma di attività politica, per non parlare di quella militare.
Queste erano le contraddizioni e le informazioni caotiche che ci siamo trovati di fronte. Ma se grande era il nostro sconcerto, nella medesima situazione erano altri studiosi, professionisti molto più esperti di noi in materia. Dopo aver seguito un sentiero del labirinto, praticamente ogni commentatore si trova in contrasto con quasi tutti i suoi colleghi. Secondo alcuni, il cristianesimo è nato come una forma quietista e misterica dell'ebraismo e non poteva avere, dunque, alcun collegamento con nazionalisti rivoluzionari come gli zeloti. Secondo altri, il cristianesimo era inizialmente una forma di ebraismo rivoluzionario e non poteva avere niente a che fare con mistici pacifisti come gli esseni. Secondo altri ancora, il cristianesimo ha avuto origine da una delle correnti principali del pensiero ebraico del tempo. Infine, secondo altri, il cristianesimo ha iniziato a deviare dall' ebraismo ancor prima che Paolo apparisse sulla scena e rompesse ufficialmente col passato.
Più li consultavamo, più era evidente che in realtà i cosid- detti esperti non ne sapevano più degli altri. L'aspetto che ci irritava maggiormente era non riuscire a trovare nessuna teoria o interpretazione che mettesse d'accordo in modo soddisfacente tutte le testimonianze, le anomalie, le incoerenze e le contraddizioni.
È stato a questo punto che ci siamo imbattuti nel lavoro di Robert Eisenman, preside della facoltà di studi religiosi e professore di religioni mediorientali alla California State University a Long Beach. Eisenman ha frequentato la Cornell University nello stesso periodo di Thomas Pynchon, quando seguiva i corsi di letteratura comparata tenuti da Vladimir Nabokov. Si è quindi laureato in fisica e in filosofia nel 1958 e ha conseguito il dottorato in lingua ebraica e studi mediorientali alla New York University nel 1966. Nel 1971 gli è stato conferito un phD in lingue e culture mediorientali dalla Columbia University, con particolare riferimento alla storia della Palestina e alla legge islamica. È stato inoltre professore incaricato all'Università di Calabria e ha tenuto conferenze su legge, religione e cultura dell'Islam, sui manoscritti del Mar Morto e sulle origini del cristianesimo all'Università ebraica di Gerusalemme. Nel 1985-86 è stato chiamato a collaborare al William F. Albright Institute di Ricerca archeologica a Gerusalemme, nel 1986-87 ha tenuto corsi al Linacre College di Oxford e all'Oxford Centre di Studi ebraici postlaurea.
La prima opera di Eisenman in cui ci siamo imbattuti era un esile libretto minacciosamente intitolato Maccabees, Zadokites, Christians and Oumran, pubblicato nel 1983 da E.J. Brill, a Leida in Olanda. li libro era esattamente quello che ci si può aspettare da un autore che scrive per un editore accademico; le note a pié di pagina erano, infatti, più numerose del corpo del testo. Alla base del lavoro si intuiva una conoscenza profonda della materia e una massa di fonti e riferimenti davvero enorme. Abbiamo notato, tuttavia, che la tesi centrale dell'opera era di una comprensibilità e di una lucidità assai stimolanti. Mentre procedevamo faticosamente nella lettura del testo, le domande che ci avevano assillato cominciarono ad avere risposte chiare e organiche, senza alcun ricorso a teorie astruse e senza che venissero tralasciati particolari di cruciale importanza.
Abbiamo largamente attinto dal libro di Eisenrnan per la prima parte dell'Eredità messianica, le cui conclusioni molto devono alla prospettiva aperta da tale lavoro sulle conoscenze bibliche e sulle circostanze storiche del Nuovo Testamento. Tuttavia, alcune questioni continuavano a restare senza risposta. A quel tempo non potevamo saperlo, ma avevamo trascurato un collegamento fondamentale che in questi ultimi cinque anni è diventato oggetto di discussione e argomento di articoli di prima pagina sulla stampa. Quel collegamento era costituito dalle informazioni fornite dai rotoli del Mar Morto.
Come avremmo in seguito scoperto, al centro del rompicapo c'era un nesso, fino ad allora ignorato, fra i rotoli del Mar Morto e la figura sfuggente di san Giacomo, fratello di Gesù, la cui disputa con Paolo rappresenta il catalizzatore che affrettò la formulazione della nuova religione in seguito conosciuta come cristianesimo. Era questo il collegamento accuratamente celato da un gruppo ristretto di studiosi biblici, i quali hanno dato dei rotoli un'interpretazione ortodossa, definita da Eisenman con il termine «consensus».
Secondo Robert Eisenman:

Un gruppo ristretto di specialisti, lavorando in collaborazione, ha elaborato un consensus [...]. In luogo di una visione storica chiara [...] preconcetti e ricostruzioni arbitrarie (tali ap- punto erano) sono stati affermati come fatti, poi usati per convali darsi a vicenda, che si sono a loro volta trasformati in nuove asserzioni usate per sviare un'intera generazione di studenti restii (o forse incapaci) a mettere in dubbio il lavoro dei propri mentori.1

Da qui deriva il sostegno offerto da altri studiosi a un'interpretazione improntata all'ortodossia ufficiale: un'impalcatura di presunzioni e conclusioni che a occhi poco esperti sembra avere la solidità di un fatto certo e indiscutibile. Molti dei cosiddetti données (dati storici) sono stati presentati in questo modo. Coloro che hanno il compito di elaborare il consensus, a sostegno dell'interpretazione ortodossa del cristianesimo, hanno esercitato un monopolio su alcune fonti della massima importanza, hanno regolato il flusso delle informazioni in modo che la loro diffusione favorisse lo scopo che si erano prefissi. È lo stesso fenomeno analizzato da Umberto Eco nel Nome della rosa. Nel romanzo, il monastero e la sua biblioteca rappresentano il monopolio medievale della Chiesa sul sapere, costituendo una sorta di club esclusivo, dal quale tutti sono banditi, a eccezione di pochi eletti pronti ad adeguarsi alle «direttive di partito».
Coloro che stabiliscono le direttive possono mantenere l'autorità che si auto attrìbuìscono, affermando che solo loro hanno esaminato le fonti relative, il cui accesso è negato a chiunque altro. Per gli studiosi esterni all'équipe collegare tutti i più svariati frammenti disponibili e riuscire ad avere un quadro coerente, equivale a fare un' operazione di semiotica e, in campo semiotico, è perfettamente possibile sostenere che responsabili di tutto sono i templari e Umberto Eco è responsabile del crack del Banco ambrosiano. Così, la maggior parte degli studiosi, nell'impossibilità di accedere alle fonti, non ha altra scelta che quella di accettare le interpretazioni imposte dalle «direttive di partito». Sfidare queste interpretazioni equivale a essere etichettato, nel migliore dei casi, come stravagante e, nel peggiore, come un rinnegato, un apostata o un eretico. Sono pochi gli studiosi che hanno in sé quella combinazione di coraggio, reputazione e perizia che gli consente di mettere in atto una tale sfida mantenendo intatto il proprio credito. Robert Eisenman, che fama e credibilità hanno collocato ai primi posti nel suo campo, lo ha fatto. La sua vicenda ci ha trasmesso l'entusiasmo necessario per scrivere questo libro.

NOTA

1Probabilmente la vera storia del ritrovamento non si conoscerà mai. I vari resoconti differiscono fra loro in alcuni particolari e le discussioni sulla loro attendibilità si sono protratte fino agli anni Sessanta.
Per i resoconti vedi: Allegro, The Dead Sea Serolls, p. 17 sgg.; Brownlee, Muhammad Ed-Dheeb's Own Story of His Seroll Discovery, p. 23 sgg.; Ed-Dheeb's Story of His Seroll Diseovery, p. 483 sgg.; Some New Faets Concerning the Diseovery of the Serolls of.I Q, p. 417 sgg.; Harding, The Times, 9 agosto 1949, p. S; Samuel, The Purehase of the Jerusalem Serolls, p. 26 sgg.; Treasure of Oumran, p. 142 sgg.; Trever, When Was Oumran Cave 1 Diseovered?, p. 13S sgg.; The Untold Story of
Oumran, p. 2S sgg.; Wilson, The Dead Sea Serolls 1947 -1969, p. 3 sgg.

INDICE

Prefazione
I quattro rotoli del Mar Morto

PARTE PRIMA: L'inganno
1. La scoperta dei rotoli
2. L'équipe internazionale
3. Lo scandalo dei rotoli
4. L'opposizione al consensus
5. Politica accademica e inerzia burocratica

PARTE SECONDA: Il Vaticano
6. L'attacco della scienza
7. Llnquisizione oggi

PARTE TERZA: I rotoli del Mar Morto
8. Il dilemma dell'ortodossia cristiana
9. I rotoli
10. La scienza al servizio della fede
11. Gli esseni
12. Gli Atti degli Apostoli
13. Giacomo «il Giusto»
14. Zelanti della Legge
15. Suicidio zelota
16. Paolo: agente o informatore di Roma?

Postscriptum
Note
Bibliografia
Ringraziamenti

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