ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO

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ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO (249)

TESTIMONIANZE EXTRABIBLICHE SU GESÙ - Da Giuseppe Flavio al Corano


RETROCOPERTINA

Se i racconti biblici sull'attività di Gesù sono fedeli alla realtà dei fatti, nei resoconti storici del tempo se ne dovrebbe trovare traccia.Nei documenti non cristiani o non canonici, quali prove vi sono dell'esistenza storica - ormai indiscussa - dell'uomo Gesù di Nazareth vissuto in Giudea e Galilea nel primo trentennio della nostra era? Come venne visto dai contemporanei ebrei, romani e paganiBruce approfondisce le nostre conoscenze su Gesù e sulla sua influenza sugli uomini e le donne del suo tempo studiandone le tracce nelle fonti più diverse: ebraiche, pagane, apocrife e anche islamiche, con particolare riferimento a Giuseppe Flavio, ai manoscritti del Mar Morto, al Vangelo di Tommaso e al CoranoGrande attenzione è dedicata inoltre ai detti di Gesù non inclusi nei Vangeli canonici e alle prove legate alle scoperte archeologiche.


INTRODUZIONE di DOMENICO TOMASETIO

Se il Nuovo Testamento fosse un libro dettato direttamente da Dio o ricopiato da un originale celeste, quindi possedesse una forma di autorità tale da travalicare l'ambito storico e fosse rivolto soltanto ai credenti, il lavoro di esegeti, teologi e storici delle origini cristiane sarebbe grandemente facilitato. Ma sarebbe anche asfittico, in quanto mancante del confronto critico continuo che persone non credenti, o comunque mossi da curiosità scientifica, possono stimolare. L'incontro con l'indagine storica sarebbe infatti precluso per definizione e ciascuno rimarrebbe con le proprie certezze, non toccato dalle domande, dagli interrogativi e dalle problematiche che una normale indagine storico-critica rivolge a fenomeni che vengono presentati come accaduti in un ambito storico, geografico, sociale e culturale ben definito. Eppure il Nuovo Testamento non ha mai preteso una simile autorità staccata dall'ambito storico e da riferimenti ben precisi e concreti, ponendo così il problema del rapporto fra storia e fede.

FRA STORIA E FEDE

Il dibattito sul Gesù della storia, che si era assopito dopo Albert Schweitzer e che è stato ripreso, come è noto, da un saggio di Ernst Kasemann nel 1951, e poi continuato nell'ambito della scuola bultmanniana e post-bultmanniana, ha messo in evidenza da una parte l'esigenza e quindi l'esistenza di un radicamento storico dei dati essenziali del N.T., e dall'altra la necessità che la scienza storica non debordi dalla valutazione dei dati analizzati, sovrapponendovi una visione ideologica di uno o di un altro colore. I dati della fede si espongono al vaglio dello storico, ma lo storico deve vigilare sul suo strumento di analisi.
In questo campo, infatti, è emersa la necessità di rispettare il "taglio" delle informazioni storiche riportate in chiave teologica, di salvaguardare il contesto di significati veicolato dalle informazioni storiche presenti nel N.T. Le chiavi di lettura della scienza storica non possono essere direttamente traslate in altro settore scientifico. Viene anche ricordato che un dato storico, estrapolato per l'analisi scientifica dal suo contesto, dissociato dagli altri elementi con i quali è intrecciato, non è più lo stesso dato iniziale.
In questo campo gli errori del passato sono stati troppo negativi per l'una e per l'altra parte, tanto che ancora oggi se ne pagano prezzi altissimi, in quanto i due interlocutori o hanno talmente radicalizzato le proprie posizioni così da rendere impossibile il dialogo che, seppur critico, è sempre comunque costruttivo; oppure hanno finito con l'ignorarsi a vicenda, ciascuno persuaso della sua verità e sempre più infastidito, quando non intollerante, dell'altrui domanda critica. Questo periodo, ce lo auguriamo, è ormai definitivamente tramontato.
Non è quindi un caso che oggi si ritorni a quel genere letterario dell'antichità classica che va sotto il nome di apologetica. Si riscopre il gusto del dialogo, ma non quello ad un solo interlocutore, segnato dalla polemica ad oltranza e dall'intolleranza, in cui ciascuno si sente sicuro delle proprie certezze non soggette a scrutinio; ma dal dialogo a due, in cui ciascuno è pronto a presentare se stesso con argomenti che l'altro può comprendere, analizzare e dibattere con piena onestà morale e intellettuale. Il dialogo nasce dalla disponibilità all'ascolto delle ragioni dell'altro in piena reciprocità. Finito il tempo delle polemiche astiose, delle trincee da difendere a tutti i costi, ci si apre allo scrutinio: è la sfida che il nostro tempo rivolge a tutti noi.
È in questo quadro che si situa la rinascita dell'apologetica cristiana che non disdegna di immergersi nella realtà storica contrassegnata dalla frammentarietà e dalle contraddizioni. È anche in questo contesto che nasce il libro di F.F. Bruce, professore, ora emerito, di scienze neotestamentarie nell'Università di Manchester, uno dei frutti che osiamo dire più classici, un segno dei tempi nuovi.

MOLTI TESTIMONI

La domanda sottesa a tutto il libro, e che in fondo ne costituisce il motivo ispiratore, è molto semplice: esiste altra documentazione storica sulle origini cristiane al di fuori di quella incorporata nel Nuovo Testamento? La domanda si pone sul piano della legittimità storica che nasce dal dubbio che i documenti e i dati storici rintracciabili nel N.T., poiché sono funzionali ad una elaborazione teologica, nascano nel contesto della fede e rispondano più a problematiche prevalentemente teologiche interne alla comunità cristiana primitiva e abbiano perciò subìto un processo di "manipolazione", così da renderli non affidabili per lo storico odierno. Ci sono testimonianze storiche dei dati neo-testamentari e delle origini cristiane esterne al N.T. e al mondo ecclesiastico in genere?
La domanda, s'è detto, ha una sua legittimità e dignità scientifica; merita quindi una risposta allo stesso livello di serietà. Ma ad una condizione: che i dati esterni al N.T. non diventino il metro di misura di tutti i dati neotestamentari. Che cioè non si considerino i dati di questa indagine storiografica del Bruce (si tratta di un repertorio di testimonianze diverse con breve commento) come unico criterio di giudizio su cui valutare l' attendibilità dei dati biblici. L'attestazione documentale esterna al N.T. non può diventare il metro dei dati che si evincono dall' attestazione documentale interna. Ciascuna delle due scienze ha i suoi criteri che vanno rispettati per evitare sempre nuovi conflitti di interpretazioni, forieri di nuovi sospetti e nuove chiusure.
Qual è dunque la documentazione storica su Gesù di Nazareth e sulle origini cristiane esterna al N.T.? La formulazione stessa della domanda comporta un' osservazione previa. Per documentazione «esterna» al N.T. si intende tutta quella documentazione che non è compresa fra i libri che formano il N.T. Per usare il vocabolario delle scienze bibliche: da una parte abbiamo i testi canonici, dall'altra quelli extra-canonici; l'indagine è centrata su questi ultimi, ma non limitata ad essi. Il processo storico che ha portato alla determinazione del canone è abbastanza complesso: ne ripercorreremo velocemente e sommariamente le tappe principali.

VERSO IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO

Iniziamo con la letteratura che nasce nell' ambito ecclesiastico ortodosso, eterodosso o eretico che sia. Inizialmente l'avvenimento di Gesù di Nazareth, il suo ministero, la sua morte e risurrezione, era ricordato, narrato e predicato dai primi testimoni del fatto. Con il passare del tempo però, estendendosi l'area interessata alla predicazione cristiana, aumentando il numero delle chiese e venendo piano piano a mancare i primi testimoni apostolici, si rischiava di perdere la memoria storica degli avvenimenti originali. Inoltre, come sempre avviene in ogni fenomeno storico, l'interpretazione del dato originale dà luogo a diverse «scuole» di pensiero: nel nostro caso fra il settore della chiesa che si sentiva più vicino all'ambito e alle tradizioni giudaiche, e quello che, operando nel variegato mondo ellenistico, ne aveva anche assorbito cultura e costumi.
Accanto a queste "letture" di scuola, che si muovevano nel raggio dell' ortodossia o al massimo dell' eterodossia, c'era in agguato un altro fenomeno ben più grave: i movimenti religiosi e culturali del tempo si appropriavano dei dati cristiani e con una sintesi li organizzavano sui loro schemi, dando origine a testi di natura chiaramente eretica. Ma - e questo è il nostro problema - queste delimitazioni (ortodosso, eterodosso, eretico) sono tutte posteriori alla decisione sul canone, cioè alla lista di scritti che la chiesa cristiana considera autorevoli, quindi normativi per la fede. Questo significa che, nell'ambito della chiesa cristiana, esistevano molti scritti, spesso diversi quando non erano in contraddizione tra di loro, a cui le singole comunità facevano riferimento, correndo il rischio della divaricazione dottrinale. La diversità, pur evidente e favorita, poteva degenerare nella divisione e nella Babele teologica e pratica. E non si poteva permettere che questo accadesse.
L'ulteriore elemento da tenere presente è quello esterno: proponendo il progetto di una nuova umanità, la chiesa attirava contro di sé una serie di attacchi denigratori e perfino la persecuzione. Anche qui occorreva rispondere alle accuse infamanti, precisare il proprio sentire, respingere illazioni fuorvianti e presentare in termini positivi il contenuto della predicazione evangelica. È il tempo degli Apologisti. Ma per fare questo era necessario avere un punto di riferimento preciso, un metro di misura, cioè il canone. E questa non fu una decisione improvvisa, unanime o imposta da una autorità superiore; il consenso si trovò piano piano nel tempo e liberamente.
Anche qui ci sono varie fasi. Inizialmente ogni singolo scrittore cristiano, studioso della Bibbia o vescovo, impegnato nella predicazione, nella divulgazione teologica, nella traduzione o nella difesa dell'evangelo, indicava fra i tanti scritti che circolavano nelle chiese quelli ai quali si rifaceva, quelli che riteneva autorevoli, cioè quale fosse il proprio canone. Questa prima fase, dei canoni «personali», va avanti fino al IV secolo e ne abbiamo ampia testimonianza documentale sia per la chiesa d'Oriente che per quella d'Occidente.
Su questa fase, e in parallelo con essa, si innesta la fase dei canoni dei Sinodi provinciali. I Sinodi o Concili delle varie province dell'Impero romano, di fronte al pullulare di scritti nella chiesa e ai canoni personali diversi tra loro, decisero di formulare e di attenersi ad un canone neotestamentario comune. Questo doveva valere per tutte le chiese della provincia o per quelle che rientravano nella giurisdizione dei vescovi che lo riconoscevano come normativo. Anche per questa fase abbiamo ampia testimonianza documentale. È indubbio che inizialmente i canoni personali divergessero l'uno dall' altro e che anche i canoni dei Sinodi provinciali divergessero fra di loro e da quelli personali. Ma indubbiamente non si trattava di differenze enormi: il tutto si limitava ad avere qualche libro in meno delle epistole «cattoliche», l'Epistola agli Ebrei o l'Apocalisse; oppure qualche libro in più (di quei testi che più avanti saranno indicati con il nome di Padri apostolici). In questa fase della storia non ci fu mai una decisione vincolante per tutte le chiese cristiane né dell'Oriente, né dell'Occidente.
Ma il consenso si raggiunse piano piano. Il risultato fu che il primo documento che riporta la lista degli scritti del N.T., il canone così come l'abbiamo oggi nelle nostre Bibbie, è la lettera pasquale n. 39 di Atanasio del 367. Quel canone ha ottenuto un crescente consenso da parte di tutte le chiese, consenso del tutto spontaneo, senza che ci fosse un'imposizione dall'alto di un seggio patriarcale o da parte di un Concilio ecumenico. Parrà strano a molti, ma la decisione ecclesiastica ufficiale, che vale per tutta la chiesa universale (in questo caso cattolica), è stata presa soltanto al Concilio di Trento, nella IV sessione, l'8 aprile 1546. Le chiese che prendono origine dalla riforma protestante, senza aspettare quella decisione, hanno indicato il loro canone nelle proprie confessioni di fede, acquisendo di fatto il dato ormai assodato e condiviso dalla cristianità per più di un intero millennio.

IL CRITERIO DEL CANONE

Qual è stato il criterio in base al quale è stata operata una tale scelta fra i vari scritti che circolavano nelle diverse chiese o province ecclesiastiche? In verità fu utilizzato un criterio multiplo. Innanzi tutto l'apostolicità. Uno scritto, per poter essere ritenuto canonico, doveva avere un rapporto diretto con un apostolo o con il periodo apostolico (doveva quindi essere stato scritto da un apostolo, o da persone che stavano vicine a lui, oppure da persone autorevoli del periodo apostolico). Certo, oggi sappiamo che molti libri sono stati ascritti ad un apostolo per poter avere ascolto nelle chiese (il fenomeno della pseudoepigrafia o pseudonirnia), ma questo nulla toglie alla validità del criterio scelto.
Un secondo criterio fu di tipo sostanziale: la congruità con il kerygma, con la predicazione primitiva. Uno scritto poteva ritenersi autorevole per la chiesa a condizione che (positivamente) fosse congruo con la predicazione apostolica primitiva; veniva rifiutato se (negativamente) ne contraddiceva anche un solo elemento. Si tratta di un criterio di critica interna, ma ha la sua legittimità facilmente comprensibile in una situazione storica contraddistinta e caratterizzata dalla lotta contro le eresie sempre nuove.
C'è infine il terzo criterio: l'universalità; uno scritto poteva essere riconosciuto autorevole, quindi canonico, se era conosciuto e utilizzato da tutte le chiese cristiane antiche. Si tratta di un criterio che va utilizzato con un po' di elasticità, ma ha anch'esso la sua rilevanza.
Per riassumere: con il triplice criterio della apostolicità, della congruità con il kerygma e dell'universalità, la chiesa dei primi secoli precisò la lista degli scritti che dovevano ritenersi autorevoli e normativi per tutte le espressioni della sua fede (pensiero e azione). Cioè precisò il canone del N.T. che divenne la «norma normans», a cui tutto doveva riferirsi.

AL DI FUORI DEL CANONE

Fra gli scritti esclusi dal canone ci sono anche quelli che poi saranno conosciuti con il nome di «Padri apostolici»: Didaché, Clemente Romano, Ignazio di Antiochia, Martirio di Policarpo, il Pastore di Erma, Epistola a Diogneto, Lettera di Barnaba (Papia?). Queste sono testimonianze accolte e onorate nella chiesa cristiana, ma non sono né canoniche né normative per la chiesa.
La maggior parte degli scritti non canonici, cioè di quelli non solo non accolti nel canone del N.T., ma rifiutati dalla chiesa, sono chiamati «apocrifi del N.T.». li loro numero è alto (sono più del doppio di quelli presenti nel N.T. stesso) e si possono suddividere per generi:

a) Vangeli dell'infanzia;
b) Vangeli;
c) Storie della passione;
d) Atti degli apostoli;
e) Apocalissi.

Mentre il carattere e la sostanza teologica dei Padri apostolici è fondamentalmente cristiana, la sostanza teologica degli Apocrifi è contrassegnata da forti venature di una o dell'altra eresia che aveva lambito alcuni settori della chiesa a partire dalla [me del primo secolo in avanti.
Riepilogando e precisando il tutto, ci troviamo di fronte ad una vasta letteratura che possiamo suddividere anch'essa in varie categorie:

1) Scritti canonici (il N.T. attuale);
2) Scritti cristiani, non canonici, ma ortodossi (p. es. i Padri apostolici e poi tutti i Padri della chiesa, gli Apologisti, i teologi e pensatori cristiani, ecc.);
3) Scritti apocrifi, nati nella chiesa, ma esclusi dal canone e rifiutati dalla chiesa, che li considera eretici.

Da un punto di vista storico, di colui che si pone come studioso critico delle origini cristiane, con o senza connotazione confessionale, si deve aggiungere anche una quarta categoria di scritti:

4) Testimonianze esterne, si tratta di dati rintracciabili nella documentazione storica del tempo, oppure in scrittori classici, o negli scritti di altri gruppi religiosi, che fanno da riscontro storico e critico ai dati presenti nel N.T.

UN AVVENIMENTO, PIÙ TESTIMONI DIVERSI

A questo punto si comprende il lavoro di F.F. Bruce; nella sua analisi egli prende in considerazione le ultime due categorie: le testimonianze presenti negli scritti apocrifi e in quelli, di vario genere, esterni al mondo cristiano. E così, dopo una lunga ma sommaria indagine storico-letteraria del complesso problema canonico, siamo tornati alla domanda iniziale che il nostro autore si pone: nella letteratura esterna al N.T. esistono testimonianze che riguardano o si riferiscono alle origini cristiane? Il libro di Bruce si sforza di far notare queste testimonianze, il cui valore è molto vario, da un punto di vista sia storico che teologico, commentandone l'apporto alle conoscenze storiche delle origini cristiane o ad un suo particolare aspetto e valutandone lo spessore e la portata testimoniale. Un libro apologetico, si diceva, ma di un genere positivo, com'è tradizione nel mondo inglese, senza per questo forzare i dati e far dire loro cose che non dicono. In questo caso si può ben dire che lo studioso prevale sull'apologeta a tutti i costi, il quale utilizza senza alcun riguardo metodologie o criteri di altre discipline pur di provare una sua tesi precostituita. Non sempre i dati analizzati corroborano i dati del N.T., spesso si apre una contraddizione problematica che porta ad esaminare i motivi ispiratori dei due testi documentali, le scelte interne o i riferimenti ideologici propri di ciascuno. Ma alla fine una conclusione si impone: ci sono elementi sufficienti per dire che anche altri, esterni al N.T., e anche al mondo cristiano, hanno detto qualcosa sulle origini cristiane e su Gesù di Nazareth che ne è l'ispiratore.
Di fronte alla polemica più feroce di tempi certo passati, ma non troppo lontani da noi, in cui a partire da presupposti diversi si negava addirittura l'esistenza di un uomo chiamato Gesù di Nazareth, adesso molta acqua è passata sotto i ponti. Questo dato oggi non è più in discussione. Il valore e il significato di quell'uomo, dell'esigenza di cui si fece portatore, del fatto che per i cristiani egli impersonificava e rendeva presente Dio stesso fra gli uomini, tutto questo non è più un dato da sottoporre ad indagine storica; è un dato di fede. E per quanto fra fede e storia ci sia un rapporto, è ancor più vero che il dato di fede non è riconducibile al semplice dato provato dall'indagine storica. Si tratterebbe di una riduzione inaccettabile.
Nell'ambito della fede esiste comunque uno «zoccolo duro» di dati, che fungono da suo supporto strutturale e che superano l'indagine storica. Ma anche il dato di fede più semplice, e perciò più basilare, che Gesù è il Signore, non è e non può essere oggetto di analisi storica. È una confessione di fede, non un'evidenza storica, e nell'ambito della fede ciascuno assume su di sé la responsabilità della propria confessione. Può esserci il conforto della consonanza con i testimoni cristiani di ieri e di oggi, ma il rischio della fede è del tutto personale e non può essere evitato o diminuito con il ricorso alla prova storica.
Così il testo di Bruce si pone a metà strada fra il credente cristiano e lo storico, serve ai due, ma non autorizza nessuno dei due ad impadronirsene. La cosa diventa un po' più problematica quando il cristiano e lo storico sono la stessa persona: un credente con interessi di conoscenza storica. In questo caso il lettore si ritrova con due risposte; l'informazione storica è certamente ampliata e convalidata da documenti testimoniali di prima mano, ma il rischio della fede rimane tale. Ha soltanto dei riscontri esterni che ne sostengono l'impalcatura strutturale, sulla quale egli edifica giorno dopo giorno la propria vita cristiana.

INDICE

Abbreviazioni
Introduzione all' edizione italiana (di Domenico Tomasetto)

1 - LA TESTIMONIANZA DEGLI SCRITTORI PAGANI

Svetonio e la cacciata degli ebrei
Tacito e l'incendio di Roma
Plinio e i cristiani della Bitinia
Tallo e il racconto della Passione
Mara bar Serapion

2 - LA TESTIMONIANZA DI GIUSEPPE FLAVIO

Giuseppe Flavio e Giovanni Battista
Giuseppe Flavio e Giacomo il Giusto
Giuseppe Flavio e Gesù

3 - LA VERSIONE SLAVA DI GIUSEPPE FLAVIO
Riferimenti a Gesù
Riferimento a Giovanni Battista
Altre interpolazioni

4 - GESÙ NELLA TRADIZIONE RABBINICA

5 - PREPARAZIONE PER IL MESSIA
Qurnran e il Maestro di giustizia
Attesa messianica a Qurnran
I Testamenti dei patriarchi
I Salmi di Salomone

6 - DETTI «NON SCRITTI» E VANGELI APOCRIFI
Agrapha
Papia e la tradizione orale
I Vangeli dell'infanzia
Il Vangelo di Pietro
Il Vangelo di Nicodemo
Il Vangelo secondo gli ebrei
Il Vangelo degli ebioniti
Il Vangelo di Bamaba

7 - IL VANGELO DI TOMMASO
Appendice al cap. 7

8 - ALTRI SCRITTI NON CANONICI
Un altro papiro di Ossirinco
Papiro Egerton 2
Una seconda edizione di Marco?

9 - GESÙ NEL CORANO

10 - GESÙ NELLA TRADIZIONE ISLAMICA

11 - LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE
Documenti su papiro
Censimento in Giudea
Monete
Iscrizioni su pietra
Disordini sotto Claudio
Altre testimonianze su iscrizioni

Epilogo

Nota Bibliografica
Indice dei nomi
Indice dei luoghi
Indice degli argomenti

Leggi tutto...

TEOLOGIA DEL NUOVO TESTAMENTO - VOLUME 1 La predicazione di Gesù

PREMESSA ALLA SECONDA EDIZIONE

Nella seconda edizione s'è provveduto a correggere e integrare il testo. Sostanzialmente nuovo sono il brano "Iperbole e paradosso" (pag. 357) e, alla fine, l'appendice "L'annuncio di Gesù e la testimonianza di fede della chiesa" (pag. 355).

Pasqua 1973
Joachim Jeremias

CAPITOLO PRIMO
ATTENDIBILITְÀ DELLA TRADIZIONE DELLE PAROLE DI GESÙ
In questo primo capitolo tratteremo il problema del Gesù storico1. Più precisamente, concentreremo la nostra attenzione sulla questione decisiva agli effetti dell'intento che ci proponiamo e ci chiederemo se dalle nostre fonti possono emergere con sufficiente probabilità i pensieri di fondo della predicazione di Gesש, o se invece questa speranza
è utopistica già in partenza.
Due grosse difficoltà si presentano. Innanzitutto: mentre di Paolo noi possediamo documenti originali, non ci è stata tramandata nemmeno una riga scritta propriamente da Gesù. Erano giא trascorsi più di trent'anni da che era morto quando si incomincià a mettere in scritto, collegando le logicamente, le sue parole, che nel frattempo erano state tradotte in greco da un pezzo. Era inevitabile che, in questo lungo periodo di trasmissione orale, la tradizione subisse delle modifiche. Il confronto tra le redazioni, ad es., del padrenostro o delle beatitudini in Matteo e Luca può dare un'idea di questo processo; beninteso, deve anche mettere in guardia da una sua sopravvalutazione. C'è poi un altro fatto che rende la questione scottante: fino a qual punto l'annuncio di Gesù stato trasmesso in maniera attendibile? Dobbiamo infatti non solamente pensare che le parole di Gesù, fino al momento della loro fissazione scritta, abbiano subito modifiche, ma anche mettere in conto che abbiano conosciuto formulazioni del tutto nuove. Delle sette lettere di Cristo alle comunità dell'Asia Minore (Apoc. 2-3) e da altre parole del Cristo glorioso tramandateci in prima persona (p. es. Apoc. 1,17-20; 16,15; 22,12 ss.), si può evincere che i profeti della cristianità primitiva hanno indirizzato alle chiese parole che hanno l'intonazione ora della durezza, ora dell'ammonizione e del biasimo, ora della promessa, e che ciò han fatto in nome di Cristo e in prima persona singolare. Queste parole di indole profetica hanno poi trovato posto nella tradizione relativa a Gesù e sono state fuse con le parole da lui pronunciate quando ancora era in vita. I discorsi di Gesù, quali si leggono nel Vangelo di Giovanni, offrono un esempio di quanto abbiamo detto; in gran parte sono senza dubbio omelie in prima persona costruite su parole di Gesù.
Il metodo che, in considerazione di questi fattori di incertezza, da tempo e con pieno diritto si segue per dare una risposta al problema dell'autenticità delle parole di Gesù, è l'analisi comparata delle religioni. Esso utilizza soprattutto il 'criterio della dissomiglianza'2. e ravvisa la tradizione più antica là dove un detto o un tema non si possono ricollegare nè al giudaismo antico nè alla chiesa. Come esempio di detto estraneo all'antico giudaismo può essere addotto il messaggio di Gesù che annuncia l'amore di Dio nei confronti dei peccatori, messaggio che per la maggior parte dei contemporanei era scandaloso a tal punto, da non poterlo noi ricollegare alla mentalità dell'ambiente di Gesù. Un detto che non può esser fatto risalire alla chiesa primitiva si può ravvisare con sicurezza là dove Gesù esprime un'aspettativa che non si è poi realizzata3; in casi simili è da ritenersi provata l'origine pre-pasquale. A questo criterio, che si può ritenere condiviso da tutti, noi verremo dedicando la nostra attenzione. Ma esso presenta anche un lato debole. Infatti raffronta le parole di Gesù con la mentalità religiosa del giudaismo palestinese e della chiesa in modo unilaterale, usando il principio della originalità; di conseguenza, coglie solo in parte le parole di Gesù che devono essere considerate antiche.
Tutti i casi in cui Gesù si rifà a materiale preesistente - quali sono, ad es., le idee dell'apocalittica, certe massime del tardo giudaismo o l'uso linguistico in voga nel suo ambiente - sfuggono alle maglie della ricerca, e lo stesso avviene per quei casi in cui la comunità primitiva ha trasmesso invariate le parole di Gesù, come l'appellativo 'abbà' (padre) rivolto a Dio nella preghiera. Bisogna insomma riconoscere che il modo con cui oggi si adopera il 'criterio della dissomiglianza' come una specie di scatola cinese, da una parte cela una pericolosa fonte di errori e dell'altra decurta e svisa la vera situazione storica, poichè non considera le connessioni fra Gesù e il giudaismo.
È
allora di estrema importanza che, assieme al metodo dell'analisi comparata delle religioni, si possieda un altro sussidio atto a lumeggiare la tradizione pre-pasquale, cioè lo stato di fatto della lingua e dello stile. I tre paragrafi del primo capitolo verteranno dunque su questo sussidio troppo trascurato. (Continua...)

NOTE


1. La pronuncia del nome in Giudea era jesuà' (con 'ajin), come apprendiamo dalle iscrizioni degli ossuari dei dintorni di Gerusalemme (document. in W. Foerster, ThWb III, 1938, 284-295 [285], ed. it. 1968 ss., IV coll. 91O-934 [910 s.]: è anche attestata la pronuncia [j]sù, in un graffito, ora coperto, che io stesso ho trovato sulla parete sud della vasca meridionale di Bethesda; cfr. jeremias, The Rediscovery of Betbesda, New Testament Archaeology Monograph n. 1, Louisville, Ky, 1966, 31 n.107, illustraz. 32). La forma jesu senza' ajin usata di preferenza nel Talmud (documenti in H. L. Strack, Jesus, die Hdretiker und die Christen nach den dltesten [ùdischen Angaben, Leipzig 1910, passim), non è un'abbreviazione intenzionale, dettata da motivi polemici anticristiani, ma quasi sicuramente (Flusser, Jesus, 13) è la pronuncia galilaica del nome; l'assorbimento nella pronuncia della lettera 'ajin era tipica del dialetto della Galilea (Billerbeck I, 156 s.).
2. Perrin, Rediscovering, 39-43.
3. V. p. 164 s.


INDICE

Premessa alla seconda edizione

CAPITOLO PRIMO
Attendibilità della tradizione delle parole di Gesù

1. Il substrato aramaico dei logia di Gesù nei sinottici

2. Modi di dire preferiti da Gesù
1. Il 'passivo divino'
2. Il parallelismo antitetico
3. Il ritmo
a. Membri con due 'ictus', - b. Membri con quattro 'ictus', - c. Membri a tre 'ictus', - d. Il metro qinà, 37.
4. Allitterazione, assonanza e paronomasia
5. Iperbole e paradosso

3. Contrassegni della ipsissima vox Iesu
1. Le parabole di Gesù
2. Enigmi
3. Il regno di Dio
4. Amen
5. Abba

Appendice al capitolo primo: La questione sinottica

CAPITOLO SECONDO
La missione

4. Gesù e il Battista
1. I rapporti di Gesù col Battista
2. Il riconoscimento del Battista da parte di Gesù
3. Gesù sotto l'influsso del Battista
5. La vocazione di Gesù
1. Le fonti
2. Il battesimo di Gesù
3. Il significato dell'esperienza battesimale di Gesù
6. Il conferimento della rivelazione
1. Mt. 11,27 (par. Le. 10,22) è una parola di rivelazione giovanneo-ellenistica?
2. Il senso del logion di MI. 11,27 (par. Le. 10,22)
7. 'abba' come invocazione di Dio
1. Le fonti
2. L'assoluta singolarità di 'abba' come invocazione di Dio
3. Il significato dell'innovazione 'abba'
8. L'accettazione della missione
1. Le fonti
2. Un nucleo storico?
3. Il senso dei racconti

CAPITOLO TERZO
L'aurora del tempo della salvezza

9. Il riaccendersi dello Spirito estinto
1. Il profeta
2. Lo Spirito estinto
3. La rivelazione conclusiva
10. La vittoria sul regno di Satana·
1. I miracoli nella testimonianza dei vangeli
2. Il potere del maligno
3. La sconfitta di Satana
11. L'aurora del regno di Dio
1. La basileia, tema centrale della predicazione pubblica di Gesù
2. "Basileia" come 'regno avvenire' nelle parole di Gesù
3. L'inizio del compimento del mondo

12. La buona novella per i poveri
1. Chi sono i poveri?
2. La lieta novella
3. La giustificazione della buona novella

CAPITOLO QUARTO
Il tempo di grazia
13. L'imminenza della catastrofe

1. Le due apocalissi sinottiche
2. Che cosa attendeva Gesù?
3. Quando arriverא la catasfrofe?
a. L'annuncio della basileia, - b. Parole di vocazione, - c. Parole d'invio in missione - d. L'appello alla penitenza, - e. Le parole, - f. Predizioni di sofferenze e parole di consolazione, - g. Dichiarazione di rinuncia e preghiera al Getsemani,
14. La minaccia
1. Le minacce ai contemporanei
2. La minaccia ai sacerdoti, scribi e farisei
3. La religiosità che separa da Dio
15. L'esigenza dell'ora
1. La conversione
2. Il motivo
3. La gioia della penitenza

CAPITOLO QUINTO
Il nuovo popolo di Dio
16. La fede
1. Le fonti
2. Che cosa significa credere?
3. La valutazione della fede da parte di Gesù
17. Il raduno della comunitא dei salvati
1. La terminologia
2. Il santo resto
3. La grazia senza limiti
18. La condizione di Figlio
1. Il Padre
2. La nuova preghiera

a. L'eredità liturgica, - b. L'esempio di Gesù, - c. Le istruzioni di Gesù sulla preghiera, - d. Il Padre nostro,
19. La vita dei discepoli
1. Critica di Gesù alla legge divina del vecchio eone
a. Gesù e la legge dell'A.T., - b. Gesù e la tradizione orale
2. Il comandamento dell'amore come legge di vita del regno
3. Il nuovo motivo
4. I singoli settori
a. La santificazione della vita di ogni giorno, - b. La rinuncia agli averi, - c. Gesù e la donna, - d. Il bambino, - e. L'atteggiamento politico, - f. Il lavoro,
20. Invio dei messi
1. Le fonti
2. Direttive, incarico e poteri
3. La sorte dei messi
21. Il compimento del popolo di Dio
1. Il tempo della tribolazione escatologica
2. La svolta
3. L'afflusso dei popoli
4. Dio è re

CAPITOLO SESTO
Gesù e la coscienza della propria missione
22. Il salvatore
1. L'uso enfatico di ָyw
2. Predicazione pubblica e istruzione dei discepoli
23. Il Figlio dell'uomo
1. Le fonti
a. Dati- filologici, - b. Il dato della storia delle tradizioni
2. La questione dell'autenticità
3. La preistoria del titolo (il problema storico-religioso)
4. Significato dell'espressione 'Figlio dell'uomo' sulla bocca di
Gesù

24. La passione
1. Gli annunci della passione
2. L'interpretazione della passione
a. Le parole dell'ultima cena, - b. La vita 'data in riscatto' - c. La parola della spada, - d. La parola su Elia, - e: 'Consegnato', - f. 'Colpirò il pastore...', - g. L'intercessione per i colpevoli

CAPITOLO SETTIMO
La Pasqua
25. La più antica tradizione e la prima interpretazione
1. Le fonti
2. Gli avvenimenti pasquali
3. L'interpretazione degli eventi di Pasqua

Appendice: L'annuncio di Gesù e la testimonianza di fede della chiesa

Aggiunte

Indice dei passi biblici citati

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TANTI OLOCAUSTI - La deportazione e l'internamento nei campi nazisti


RETROCOPERTINA

La distruzione degli ebrei dell'Europa è un evento storico sul quale l'attenzione collettiva è andata soffermandosi e affermandosi, soprattutto in questi ultimi vent'anni.
Non senza difficoltà la coscienza della catastrofe delle deportazioni e dei campi di concentramento tedeschi è divenuta patrimonio del nostro continente. Ma nei lager confluirono, concentrati e internati per i più svariati motivi, persone e categorie di individui deportatevi non solo per ragioni razziali ma anche politiche, religiose, etniche e cosìvia.
Una umanità varia, a tratti disperata, unita dal comune denominatore della violenza subita ma anche delle strategie di sopravvivenza quotidiana che, individualmente e collettivamente, pose in essere dentro i recinti della morte. Chi erano, da dove provenivano, quale fu il destino degli internati? Come funzionava il lager, in quanto istituzione criminale ma anche microuniverso so­ciale del Novecento?
Quali furono gli elementi di analogia e quelli di differenza tra l'internamento ebraico e quello dei non ebrei? Quali sono le parole chiave dell'esperienza della deportazione nazista? E quali i precedenti storici? Su queste ed altre domande Vercelli dipana con il rigore del saggio storico ma anche con la passione del narratore una riflessione ad ampio raggio, intesa a ricostruire origini, vicende, pratiche e destini dellager e di chi vi fu imprigionato.

INDICE

1. Di cosa parleremo. Le parole chiave
1.1 Stanchezza?
1.2 Memoria e storia
1.3 Il secolo dei campi?
1.4 Sul metodo

2. Comprendere l'universo concentrazionario nazista: il lager come istituzione del Novecento
2.1 I precedenti
2.2 Campi di concentramento e regime nazista
2.3 L'universo dei campi
2.4 Lo strumento giuridico e il braccio esecutivo: la custodia preventiva e la Gestapo
2.5 L'evoluzione storica
2.6 I lager in un'ottica si:stemica: i campi di sterminio
2.7 I campi di concentramento

3. Il senso della giornata di un deportato
3.1 L'arresto
3.2 Il viaggio
3.3 L'internamento
3.4 Il campo e il Block
3.5 Il risveglio
3.6 L'appello e l'Appellplatz
3.7 Il lavoro e l'Arbeitskommando
3.8 La fame e il pane
3.9 Il camino e i crematori
3.10 La lingua dei lager e la sua funzione
3.11 La violenza quotidiana e la sopraffazione
3.12 Il filo spinato
3.13 I neri e i verdi: le SS e i Kapos
3.14 La speranza, il desiderio, la disperazione e l'annichilimento
3.15 I "musulmani" e la morte
3.16 Uomini e donne
3.17 I cancelli e la liberazione
3.18 La strada del ritorno
3.19 Tra stupore e incredulità: il ricordo tra i perseguitati e la memoria dei persecutori
3.20 TI silenzio

4. La deportazione degli "altri"
4.1 I politici e i sindacalisti
4.2 I "devianti", gli asociali e gli outsider
4.3 Gli omosessuali
4.4 I testimoni di Geova
4.5 Gli zingari
4.6 I malati di mente e le vite "non degne d'essere vissute"
4.7 TI dramma della nazione polacca e il trattamento delle popolazioni slave
4.8 I religiosi e il clero
4.9 I prigionieri di guerra sovietici
4.10 Gli Internati militari italiani dopo 1'8 settembre
4.11 TI problema del numero delle vittime

5. In forma di appendice bibliografica e filmografica
5.1 Un consiglio e dieci testi per iniziare
5.2 Testi propedeutici e riassuntivi
5.3 Volumi di ricerca e di analisi dettagliata
5.4 Le deportazioni dei singoli gruppi
5.5 Dieci film per dieci diversi angoli visuali ed interpretativi


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STORIA, NARRATIVA, APOCALITTICA


RETROCOPERTINA

Questo volume della Introduzione allo studio della Bibbia guida alla lettura dei libri storici e narrativi non compresi nel Pentateuco, in parte espressione della scuola deuteronomistica - Giosuè e Giudici, libri di Samuele e dei Re - in parte di quella cronistica: i due libri delle Cronache e i libri di Esdra e Neemia. I due libri canonici dei Maccabei sono oggetto di approfondito esame nella sezione dedicata alla storiografia ellenistica, mentre i libri di Rut, Tobia, Giuditta ed Ester, tanto brevi quanto interessanti, sono studiati negli aspetti letterari e teologici loro propri. L'ultima parte dell'opera è dedicata al fenomeno dell'apocalittica giudaica e all'unico scritto che nella Bibbia ebraica rispecchia questo ambiente: il libro di Daniele, sorta di arco teso fra ciò che vi è di più caratteristico dell'Israele antico e uno degli orientamenti peculiari del Nuovo Testamento. Di tutti i libri si fornisce, nello stile di questa Introduzione, una breve storia della ricerca, le vicende e i risultati della quale sono imprescindibili per una comprensione del testo che si voglia informata e proficua.

INDICE

9 Premessa

13 Abbreviazioni e sigle

Parte prima
LA STORIA DEUTERONOMISTICA

Capitolo I
17 Storia deuteronomistica e Deuteronomio

Capitolo II
53 I libri di Giosuè e dei Giudici

Capitolo III
92 I libri di Samuele. Dai giudici alla monarchia

Capitolo IV
129 I libri dei Re. La monarchia

Parte seconda
LA STORIA CRONISTICA

Capitolo V
169 I libri delle Cronache. Dimensione letteraria

Capitolo VI
205 I libri delle Cronache. Dimensione teologica e socio-storica

Capitolo VII
226 I libri di Esdra e Neemia

Parte terza
STORIA ELLENISTICA

Capitolo VIII
265 I libri dei Maccabei

Parte quarta
RACCONTI BIBLICI

Capitolo IX
301 Il libro di Rut

Capitolo X
317 Il libro di Tobia

Capitolo XI
334 Il libro di Giuditta

Capitolo XII
356 Il libro di Ester

Parte quinta
DANIELE E L'APOCALIITICA

Capitolo XIII
379 Il libro di Daniele

Capitolo XIV
411 L'apocalittica

429 Indice del volume

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STORIA DEL NOME DI DIO - Un recente studio che fa luce sulla corretta pronuncia del Sacro Nome

"Io sono JeHoWaH,
questo è il mio nome
"
[Is. 42:8]

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Per chi cerca o ha conosciuto JHWH
e la sua meravigliosa personalità: UN BALSAMO!


Mentre per i DEMISTIFICATORI e i CRITICI:
qui "sarà il pianto e lo stridore dei denti"
[Matt. 13:42] - Interlineare letterale Greco/Italiano di A. Vianello

RETROCOPERTINA LIBRO

Il primo regalo che avete ricevuto: il nome. L'ultimo ricordo che resterà a lungo dopo di noi inciso sulla pietra: il nome. Quindi il nome è veramente importante! Eppure molti lo negano proprio a Dio.
Ma Dio ha un nome, la Bibbia lo riporta oltre 7000 volte e tutte le religioni ne convengono; allora perché così poca gente lo conosce? Alcuni dicono che è troppo sacro perché si usi, altri che Dio vuole nasconderlo, oppure che la pronuncia e andata persa quindi non è importante.
Però, nella Bibbia, il solo personaggio religioso che rifiuta sistematicamente di usare il Nome, è Satana il Diavolo.
Quando Gesù discusse con Satana, la discussione è edificante, Gesù usò soltanto il Nome e Satana solo il titolo anonimo “Dio”. (Mt. 4:1-11)
Questo antagonismo non è una novità tra coloro che evitano il nome di Dio (Ger 23:27) e quelli che accettano di usarlo! (Ger. 10:25).
Questo studio a carattere storico e filologico ha lo scopo di aiutare tutti a capire che per 6000 anni questo nome è stato conosciuto e usato, ma, nel giro di pochi secoli sono sorte filosofie e interessi umani, che hanno cercato di oscurare questo grande nome, sopravvivendo fino ai nostri giorni.
Il dottor Gèrard Gertoux con questo suo studio oltre a ripercorre i sei millenni di storia del nome di Dio, dimostra la correttezza filologica della pronuncia che risulta leggendo i testi antichi “secondo le lettere”, ovvero Y.EH.OW.AH.
Inoltre come specialista del tetragramma, dimostra la superficialità e l’infondatezza di tutti gli argomenti di quei studiosi che, sviliscono pregiudizialmente e quindi rifiutano anche oggi, di pronunciare il Sacro Nome.
Scoprirete anche che usare e pronunciare il nome di Dio in questo momento storico, è indispensabile per la nostra salvezza fisica e spirituale , in base alle dichiarazioni di Dio contenute nella Bibbia. (Gl. 2: 32; Ro 10:13)

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA

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Dopo la pubblicazione di
questo libro in francese, inglese danese e spagnolo, sono lieto di scrivere la prefazione anche per la versione italiana.

E’ con molto piacere che ringrazio tutta l’èquipe italiana, re­sponsabile della pubblicazione del mio libro. Ho particolarmente apprezzato l’accoglienza molto piacevole e la professionalità della professoressa Gabriella Gabrielli, la tra­duttrice, insieme alla dottoressa Maria Grazia Aragone. Ringrazio anche la professoressa Elena Necchi che ha effettuato un’accurata revisione linguistica, rendendo il più scorrevole possibile il testo per i lettori italiani; il Prof. Stefano Pizzorni per la revisione finale.
Vorrei infine ringraziare il dottor Steno Sari, che ha coordinato l’insieme dei lavori e l’editore, per aver deciso di pubblicare questo libro in lingua italiana.
Gérard Gertoux



RECENSIONI

Desidero innanzitutto ringraziare le persone qui sotto elencate per le preziose parole di incoraggiamento che mi hanno espresso. Ricordo con grande piacere le loro osservazioni, pre­cisando che esse non costituiscono in alcun modo una garanzia per quanto riguarda le conclusioni della mia ricerca, ma stanno comunque a indicare al lettore la serietà del mio lavoro.

André Chouraqui (Biblista e traduttore).Si è detto personal­mente compiaciuto per questo lavoro che ha giudicato molto serio su di un soggetto tanto importante. L’ha citato nel suo libro Mosè.

Henri Cazelles (Direttore del’Institut Catholique di Parigi): “La ringrazio vivamente di avermi inviato il suo “In Fame only?”,1 molto ricco di documentazione. Lo depositerò presso la Biblio­teca Biblica, dove i ricercatori potranno trarne gran profitto. Complimenti egrazie”.

Edward Lipinski (Professore alla Katholieke Universiteit Leuven): “Ci tengo a ringraziarla per questo invio e a congratularmi per il lavoro coscienzioso di cui questa ri­cerca è la prova. Non mancherò di farne uso ogni qualvolta ritornerò su questo tema”.

Shelomo Morag (Professore alla Hebrew University di Geru­salemme): “Lo studio è ricco di importanti testimonianze e costituisce una buona sintesi della ricerca”.

Daniel Faivre (Professore presso l’Université de Franche-Comté CRNS): “La mia prima impressione è molto positiva. Presuppone una ricerca di impressionante erudizione sul Te­tragramma, che supera ampiamente le analisi che io ho sviluppato nel mio ultimo lavoro…”

Mireille Hadas Lebel (Professoressa all’Università Parigi IV Sorbona): “Sono rimasta colpita dal fatto che il Tetragramma scritto in geroglifici si pronunci Yehua. Il suo studio è tanto denso e ricco che meriterebbe una rilettura immediata”.

Marguerite Harl (Professoressa all’Università di Parigi IV Sor­bona, traduttrice e curatrice della Bibbia di Alessandria): “L’invio [del suo libro] mi riempie di ammirazione. Ancora una volta, tutti i miei complimenti”.

Jacques Duquesne (Scrittore biblico): “Sulla pronuncia del Tetragramma, io non possiedo un’erudizione paragonabile alla sua. Ma le argomentazioni sostenute mi sembrano del tutto con­vincenti e sono felicissimo di averne avuto conoscenza”.

R. Josy Eisenberg (Scrittore e animatore della trasmis­sione “Sorgente di vita”): “Tengo a dirle che condivido pienamente le sue opinioni. Attualmente ci sono troppi equivoci a proposito del Tetragramma”.

E. J. Revell (Professore emerito all’Università di Toronto): “Ero molto interessato a leggere la copia del suo lavoro da Lei speditomi. Prima della lettura del suo studio non avevo una particolare opinione sulla pronuncia del nome di Dio. Come studente, negli anni ‘50, appresi che gli studiosi avevano de­terminato che Yahweh fosse la pronuncia antica. Non ritenni l’argomento ben fondato, ma questa opinione era considerata quasi come un articolo di fede dai miei insegnanti, e non avendo argomenti migliori ignorai il problema. Da allora ho pensato alla questione occasionalmente, ma le informazioni da me acquisite sono tutte riportate nel suo studio. Lei ha certa­mente raccolto più informazioni sull’argomento di ogni altro studioso che io conosca e mi congratulo con lei per aver pro­dotto questo prezioso lavoro. Molte grazie per avermelo spedito”.

D. C. Hopkins
(Curatore del Near Eastern Archaeology): “Gra­zie per avermi sottoposto il suo ricco e dettagliato studio. Il soggetto è affascinante”.

G. W. Buchanan (Curatore del Mellen Biblical Commentary): “Mi permetta di ringraziarla molto per avermi spedito la sua eccellente tesi. Confido che venga presto pubblicata”.

E. A. Livingstone (Dottore all’Università di Oxford): “Ho in­viato una copia della sua garbata lettera e della sua tesi a uno dei miei colleghi che mi ha dato un grande sostegno nella scelta del materiale sull’Antico Testamento nella terza edizione dell’Oxford Dictionary of the Christian Church (…); mi ha detto di aver trovato la sua tesi molto interessante; ha detto anche che la sua posizione è ragionevole e ben argomentata”.

D. N. Freedman (Curatore dell’Anchor Bible): “Sono stato lieto di avere Sue notizie e la Sua trattazione dettagliata di questo prezioso e interessante soggetto, su cui ho scritto di tanto in tanto. Non sono mai stato completamente soddisfatto della mia stessa analisi e interpretazione del nome divino nella Bibbia ebraica, né di quella di altri, incluso il mio stesso professore, W. F. Albright e il suo insegnante (da cui Albright derivò la sua posizione), Paul Haupt. Allo stesso tempo non ho visto nient’altro che mi persuadesse del valore superiore di un’altra interpretazione, ma sarò felice di imparare dal suo studio e forse di scoprire che lei ha finalmente risolto questo enigma di vecchia data”.


1 La prima versione di quest’opera s’intitolava In Fame Only? ed è disponibile per la consultazione come tesi di laurea presso l’Istitut Catholique di Parigi (T594GER) 21, rue d’Assas F-75270


INDICE

PRESENTAZIONE
PREMESSA
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA
RECENSIONI
INTRODUZIONE

PARTE I - IL NOME

CAPITOLO 1

La potenza del nome
Il nome è più di un'etichetta

Il nome nella Bibbia
Un nome per esistere
Dare e ricevere un nome
Cambiare nome
Farsi un nome, avere una fama
Un nome preservato o cancellato?
Agire "in nome di"
Nomi di angeli

CAPITOLO2

Conoscere il Nome di Dio
Conoscere di nome
Invocare il Nome
Quando il Nome è posto "su" o "in"
Bestemmiare il Nome
Ricordarsi del Nome
Il nome di Dio nelle religioni

CAPITOLO 3

Gesù, Satana e la loro controversia sul Nome
L'identificazione di Gesù e di Satana
Qual è il significato del nome di Satana?
Qual è il loro attuale ruolo secondo le religioni?

CAPITOLO 4

Il Nome letto distintamente
La pronuncia del nome di Gesù

Metodi per restaurare una pronuncia
Metodo etimologico
Metodo delle fonti
Metodo di lettura delle lettere
Metodo dell'onomastica
Conclusioni sulla pronuncia del Nome

PARTE II - CRONISTORIA

CAPITOLO 5

Da Adamo a Mosè [4000-1500 a.e.v]
Concezione mistica dell'uso dei nomi
Tracce extrabibliche del nome divino
Problemi di trascrizione e di vocalizzazione

CAPITOLO 6

Da Mosè a Davide [1500-1000 a.e.v]
In che lingua parlava e scriveva Mosè?
Come comprendere Esodo 3:13,14
Etimologia religiosa ed etimologia tecnica
Una testimonianza egiziana
Nome Abbreviato e Grande Nome

CAPITOLO 7

Da Davide a Sedechia [1000-600 a.e.v]
Influenza dell'aramaico sull'ebraico
Testimonianze archeologiche

CAPITOLO 8

Da Sedechia a Simone il Giusto [600-300 a.e.v]
Il Nome smette di essere usato dai non-Giudei
Cambiamento di lingua e di scrittura
Giudea: un nome reso sacro
Qualche testimonianza del Nome vocalizzato

CAPITOLO 9

Da Simone il Giusto a Gesù [300-1 a.e.v]
Yahu: un sostituto del Nome verso il declino

Adonai contro Geova
Confusione tra Geova e Giove

CAPITOLO 10

Da Gesù a Giustino [1-150 e.v.]
L'uso del Nome nel Tempio
L'uso del Nome da parte dei primi cristiani
Invenzione di ‘nomi sacri' da parte dei primi cristiani
Filosofi e insegnanti religiosi si oppongono al Nome

CAPITOLO 11

Da Giustino a Gerolamo [150-400 e.v.]
Generalizzazione delle abbreviazioni
Il Tetragramma era pronunciato Yaho?

CAPITOLO 12

Da Gerolamo ai Masoreti [400-900 e.v.]
I Masoreti vocalizzano il Tetragramma
L'origine del divino Qere

CAPITOLO 13

Dai Masoreti a Maimonide [900-1200 e.v.]
Nel mondo Musulmano
Nel mondo Cristiano
Nel mondo Ebraico

CAPITOLO 14

Da Maimonide a Tyndale [1200-1500 e.v.]
La Cabala

L'Inquisizione
L'Umanesimo

CAPITOLO 15

Da Tyndale all'American Standard Version [1500-1900 e.v.]
Ritorno alla questione delle etimologie

La forma Jehovah (Geova)

CAPITOLO 16

Il nome di Gesù e il suo collegamento col Nome
Qual è il significato del nome di Gesù?

Qual è la storia del nome di Gesù?

PARTE III - EPILOGO

CAPITOLO 17

Conclusione della controversia
Il ruolo giocato dalla rinascita della lingua ebraica
Perché tante forme?
Primo dilemma: Iehoua o Ioua?
Il ruolo dei nomi teoforici nel dilemma
Secondo dilemma: Iehoua o Iahue ?
Ultimo dilemma: Iehoua o YHWH?

CAPITOLO 18

Conclusioni a proposito del Nome

CAPITOLO 19

Amore per la verità, il nome e l'incenso

PARTE IV - APPENDICI

APPENDICE A

GLOSSARIO, CRONOLOGIA

Lista abbreviazioni
Alfabeto
Lessico
Cronologia dei principali avvenimenti

APPENDICE B

Interpretazione dei nomi ebraici
Difficoltà grammaticali (es. Abdièl)

Soluzione di alcuni casi (es. Samuele)
Contrazione di alcune vocali (es. Gioele)
Confusione dovuta ad influenze straniere (es. Zorobabele)
Confusione dovuta all'etimologia (es. Babele)
Confusione dovuta all'etimologia (es. Yehowah)
Confusione dovuta ad insufficienza di dati (es. Euateose)
Confusione dovuta a variazioni di vocalizzazione (es. Jupiter, Giove)

APPENDICE C

Mancanza di nomina sacra nel più antico papiro cristiano

APPENDICE D

Pronuncia del nome y-h-w-h
Testimonianze copte e greche
Testimonianze accadiche
Onomastica della LXX
Confronto con un nome ben conosciuto

APPENDICE E

PRONUNCIA DEL NOME YHWH NELLA STELE DI MESA
L'ebraico della stele di Mesa è corretto?

Lettura naturale e sistema delle Matres Lectionis
L'alfabeto greco è derivato dalla lettura naturale


APPENDICE F

Yehowah derivò da una variazione?
Variazioni dimostrate

APPENDICE G

Processi religiosi del primo secolo
Tra gli Ebrei
Bestemmia
Il processo di Gesù
Il processo di Stefano
Il processo di Paolo
Il processo di Giacomo
Tra i Romani

APPENDICE H

CAMBIAMENTI DEL SISTEMA DI NUMERAZIONE
NOTE BIBLIOGRAFICHE
INDICE ANALITICO


Abbiamo inoltre raccolto in 2 DVD audio/video, oltre 1050 foto che mostrano
come veniva usato nei secoli passati
, il nome di JeHoWaH

RETROCOPERTINA dei 2 DVD

Guardando l’universo visibile, il salmista Davide fu spinto a scrivere :“I cieli dichiarano la gloria di Dio... Non ci sono detti, e non ci sono parole; non si ode voce da parte loro”. Eppure il loro “splendore”, la loro “potenza” e la loro “gloria” lasciano senza fiato le creature umane oneste intelletualmente
In modo simile, questi 2 DVD contengono oltre 1050 foto di manufatti sui quali è riportato il Nome di colui che ha fatto i cieli e la terra. Benchè “non si ode la voce da parte loro”, nei passati secoli, hanno reso testimonianza all'umanità che il nome del “solo vero Dio” era "YHWH" [Devoto-Oli:Geova].
Avrete modo di vedere come nei secoli passati, in 35 nazioni della terra, il nome del “solo vero Dio”, YHWH
, veniva usato estesamente in tutte le attività umane. OGGI invece, ci sono addirittura grandi istituzioni religiose che cercano in tutti i modi di nasconderlo o ignorarlo!


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STORIA DEL DOGMA - Un compendio

RETROCOPERTINA

Una riflessione sull'etica neotestarnentaria è sempre problematica, sia per l'impossibilità di trasferire semplicemente nei nostri tempi e nelle situazioni odierne i precetti etici contenuti nel Nuovo Testamento, sia oggi in particolare, in cui l'orizzonte etico tanto sociale quanto individuale è offuscato e incerto.
In questa che è stata definita «la migliore etica del Nuovo Testamento che oggi possediamo», Wolfgang Schrage non intende presentare un compendio né tanto meno una sintesi delle linee unitarie dell'etica neotestamentaria, bensì esaltare la libertà e pluralità dell'etica frammentaria e non sistematica del Nuovo Testamento, sulla base di principi ermeneutici chiaramente stabiliti.
Per W. Schrage un'etica del Nuovo Testamento deve essere prescrittiva e non descrittiva, ma non legalistica (più che di norme bisognerebbe parlare di modelli e criteri); deve sempre mirare a cogliere la coerenza interna della condotta cristiana in rapporto al kerygma.
Con questi presupposti l'esposizione di Schrage si attiene a uno schema evolutivo (che non implica alcun giudizio di valore) che dall'etica escatologica di Gesù e dagli sviluppi etici nelle prime comunità giunge all'ammonimento escatologico nell'Apocalisse di Giovanni passando per l'etica cristologica di Paolo e l'etica della responsabilità nelle deuteropaoline.

INTRODUZIONE

1. Il compendio di Storia del dogma nella biografia intellettuale di Adolf Harnack1

La professione di fede della chiesa cristiana è: in nessun altro nome c'è la salvezza che nel nome di Gesù Cristo, né è dato agli uomini nessun altro nome, in virtù del quale possiamo diventare beati2.
Con queste parole Adolf Hamack iniziava la sua conferenza Il cristianesimo e la storia, tenuta a Francoforte sul Meno nel 1894, appena un anno dopo la pubblicazione della seconda edizione del suo fortunato Grundriss der Dogmengeschichie3. Dopo vent'anni di carriera universitaria, egli stava per raggiungere le più alte vette della vita accademica e politica. Figlio d'arte4, Harnack consegue nel 1873 il dottorato con una dissertazione sulla critica delle fonti dello gnosticismo; nel 1876 è già professore straordinario a Lipsia. Nel corso dell'anno accademico 1877-78 Hamack, schierandosi apertamente a favore delle idee teologiche di Albert Ritschl (1822-1899), considerate liberali5, compie una svolta determinante per il suo percorso di ricerca. L'approccio di Harnack al patrimonio della fede cristiana rimane tuttavia prettamente storico, a differenza di Ritschl, influenzato nella sua teologia dalla filosofia kantiana.
Nel 1879 l'Università di Giessen, nota per la sua impostazione culturale progressista, gli affida la cattedra di Storia della chiesa. L'insegnamento a Giessen dura sette anni. Sono anni in cui Harnack fonda, in collaborazione con Emil Schùrer, la più nota rivista di segnalazioni bibliografiche, la "Thelogische Literaturzeitung" (1881). Nel 1882 Harnack inizia anche la pubblicazione di una collana di studi e ricerche di storia della letteratura cristiana antica: Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literaturo Nel 1886 si sposta all'Università di Marburgo, considerata la vera roccaforte del liberalismo teologico. Al tempo stesso un gruppo di amici e discepoli fonda la rivista "Christliche Welt", che gli darà un costante sostegno nel corso dei numerosi dibatti suscitati dalle sue opere. Sempre nel 1886 esce il primo volume del Lehrbuch der Dogmengeschichte (Manuale di storia del dogma). I volumi successivi saranno pubblicati nel 1889 e nel 1890. Sia l'approccio metodologico sia le tesi di Harnack hanno una portata rivoluzionaria e suscitano reazioni diverse nel mondo accademico: dall'incondizionato entusiasmo all' aperta ostilità. Quest'ultima reazione assume la forma di un vero e proprio osteggiamento quando, nel 1888, Hamack, per espresso volere del cancelliere del Reich Otto von Bismarck, è chiamato alla cattedra di Storia della chiesa a Berlino. Gli oppositori di Harnack accusano addirittura il governo di una violazione dell' autonomia accademica dell'Università di Berlino. Nonostante l'ostracismo di una parte dell'ambiente accademico tedesco, nel 1890 Harnack è accolto come membro dell' Accademia prussiana delle scienze. Nell' ambito dell' Accademia egli fonda nel 1891 la Commissione per lo studio dei Padri della chiesa, iniziando la pubblicazione dei testi degli scrittori cristiani greci anteriori al concilio di Nicea (321). A questo periodo risale anche la sua monumentale edizione critica della Didachè. L'anno successivo lo vede coinvolto in un acceso dibattito circa l'opportunità di conservare ancora in vigore, nelle cerimonie delle chiese evangeliche in Germania, il simbolo apostolico. Nel suo scritto divulgativo Das apostolische Glaubensbekenntnis (La professione di fede apostolica) Harnack cerca di mediare tra i due estremi della disputa: auspica il mantenimento del simbolo, mettendo tuttavia in risalto la sostanziale differenza tra questa formula teologica e i contenuti essenziali della fede cristiana. È a questo punto che si inserisce il compendio di Storia del dogma, che esce dalle stampe nel 1889 per assumere la sua forma definitiva nel 1891. Grazie alla sua compattezza il libro ottiene subito un notevole successo editoriale: l'edizione francese curata da Eugène Choisy, con la prefazione dello stesso Harnack, vedrà la luce già nel 1893.
Prima di ritornare alla nostra opera è necessario soffermarsi su alcune tappe successive del percorso intellettuale di Harnack. Nel 1893, seguendo il piano di ricerca dell'Accademia delle scienze, egli licenzia il primo dei due volumi dedicati alla storia della letteratura cristiana dei primi tre secoli, Geschichte der altchristlichen Literatur der ersten drei Jahrhunderte; il secondo volume, dedicato esclusivamente alla cronologia e alla datazione, uscirà nel 1897. È una ricognizione minuziosa e accurata dei testi noti, della storia della loro tradizione teologica, edizione, attendibilità, origine, datazione. L'originalità è costituita dal fatto che anche i libri canonici del Nuovo Testamento sono trattati in quest' opera alla stessa stregua degli altri documenti letterari. Benché aiutato da un gruppo di ricercatori e assistenti, è stato Harnack ad assumersi la parte più grave del lavoro e la responsabilità per l'intero progetto. Ancora oggi la ricchezza di risultati ne rende utile la consultazione. Una terza parte del progetto non è stata mai ultimata e ne esistono solo alcuni frammenti.
Le lezioni di Harnack sull'essenza del cristianesimo, tenute nel semestre invernale 1899-1900 e pubblicate nel 1901 sotto il titolo Das Wesen des Chrisieniums6, costituiscono indubbiamente lo scritto più conosciuto di Harnack; la sua pubblicazione innesca subito un ampio dibattito che travalica il mondo accademico tedesco, suscitando anche accesi dibattiti interconfessionali7. L'essenza del cristianesimo assume chiaramente i connotati di uno scritto programmatico, anche se la sua origine fa pensare a una destinazione diversa e prettamente accademica. Nell' opera emergono distintamente le tre convinzioni fondamentali del liberalismo teologico, che si intrecciano con una vera e propria professione di fede dell'autore8.
La prima si fonda sull'asserzione che è possibile, attraverso un'indagine storica accurata e criticamente responsabile, individuare e circoscrivere il nucleo originario di ogni fenomeno storico. Una volta individuato, esso costituisce la sua verità e conferisce certezza al sapere umano. L'essenza del cristianesimo è appunto il suo nucleo storico originario che, secondo Harnack, coincide con la predicazione di Gesù. Tre sono i suoi tratti essenziali: l'annuncio del regno di Dio e la possibilità di percepire oggettivamente la sua venuta; la fede in Dio padre, per il quale ogni anima umana ha un valore infinito; l'esigenza di una giustizia superiore, che sia cioè dettata dall' amore del prossimo e persino dei nemici.
La seconda convinzione del liberalismo teologico si riferisce alla coscienza religiosa di Gesù e al suo rapporto con Dio. Il cristianesimo significa in questa prospettiva la possibilità e la necessità di ripetere l'esperienza religiosa di Gesù, rivivere il suo rapporto filiale con Dio, essere afferrati non solo dalla forza delle parole di Gesù ma dal mistero della sua persona.
La terza convinzione espressa da Harnack vede nell'evangelo la forza di trasformazione sociale. Non si tratta di vedere in Gesù un riformatore sociale, ma di riconoscere che l'evangelo con la sua giustizia fondata sull'amore è un fermento di critica sociale e di ricostruzione dei rapporti collettivi nel segno di un' effettiva solidarietà e fraternità con i poveri.
Una particolare rivalutazione della teologia liberale, riassunta attraverso il pensiero di Hamack, è stata espressa da Dietrich Bonhoeffer in una lettera scritta nel carcere di Tegel il 3 agosto 1944 e indirizzata a Eberhard Bethge:

La Chiesa deve uscire dalla sua stagnazione. Dobbiamo tornare all' aria aperta del confronto spirituale col mondo. Dobbiamo rischiare di dire anche cose contestabili, se ciò permette di sollevare questioni di importanza vitale. Come teologo «moderno», che tuttavia porta in sé l'eredità della teologia liberale, io mi sento tenuto a mettere sul tappeto tali questioni. Tra i giovani non ce ne saranno molti che connettono in sé le due cose9.

Il successo dello scritto L'essenza del cristianesimo rischia di spostare in secondo piano l'unica opera di Hamack non dedicata alla storia del cristianesimo: Geschichte der preussischen Akademie der Wissenschaften (Storia dell'Accademia prussiana delle scienze), pubblicata nel 1900. È tuttavia proprio questo studio a porre Hamack in stretto contatto con la politica culturale dell'im- peratore Guglielmo II. Si intensifica così la presenza di Hamack ai più alti livelli decisionali dello stato prussiano; al tempo stesso il suo impegno personale lo porta a dirigere dal 1903 al 1911 il Congresso evangelico-sociale, organismo che coordina l'impegno dei cristiani nella sfera sociale.
L'impegno politico non impedisce a Hamack di continuare le sue ricerche. Nel 1902 appare un altro dei suoi saggi più celebri Vie Mission und Ausbreitung des Christentums (La missione e la diffusione del cristianesimo). È l'opera della piena maturità scientifica, la sintesi completa delle conoscenze storiche e filologiche dall'autore. Nel 1905 Hamack assume la direzione generale della Biblioteca nazionale. L'anno dopo inizia il suo lavoro di minuzioso studio storico dei vangeli, i Beitriige zur Einleitung in das Neue Testament (Contributi per l'introduzione al Nuovo Testamento), terminato nel 1916. Nel 1911 Hamack ispira la fondazione e assume la presidenza della Kaiser-Wilhelm-Gesellschaft zur Forderung der Wissenschaften, la massima istituzione tedesca per la ricerca scientifica10. A quell'epoca risale la sua amicizia con Friedrich Schmidt-Ott (1860-1956), ministro della cultura fino al 1920 e principale architetto della politica prussiana nel campo della formazione universitaria e della ricerca scientifica11,
In questa prospettiva segue la firma apposta da Harnack al manifesto dei 94 intellettuali a sostegno dell' entrata in guerra della Germania nel 1914. Nello stesso anno Harnack è elevato al rango di barone, e quindi al suo cognome si aggiunge la preposizione «von». Tuttavia, già nel 1916, egli si impegna pubblicamente a favore di una conclusione negoziata della pace e di una riforma della monarchia e dell' amministrazione statale.
Dal 1918 in poi la sua carriera politica entra in una fase di declino. Il governo della Repubblica di Weimar tende a limitare l'effettiva influenza di Harnack sulla vita culturale tedesca. Questo mutamento è anche legato a una forte reazione contro la teologia liberale e contro Harnack stesso che avrà in Karl Barth uno dei principali protagonisti. Nel 1919 Harnack pubblica uno scritto intitolato Fiinfzehn Fragen an die Veriichter der Wissenschaftlichen Theologie (Quindici domande a chi disprezza la teologia scientifica). Lo scritto evidenzia in maniera abbastanza palese la sostanziale inconciliabilità delle posizioni di Harnack e Karl Barth.
Nel 1921 Harnack lascia la direzione della Biblioteca Nazionale e limita l'attività di insegnamento. Nello stesso anno pubblica l'ultima delle sue opere maggiori dedicate al cristianesimo antico: Marcion, das Evangelium vom fremden Gott (Marcione, il vangelo del Dio straniero). È un'opera costruita con il consueto rigore scientifico, ma tra le righe si legge l'intenzione di mettere in guardia le chiese e le facoltà di teologia dai pericoli della teologia della trascendenza, della distanza, del rifiuto di quella sintesi tra cristianesimo e cultura che caratterizzava la teologia liberale. La pubblicazione nel 1923 del suo carteggio con Barth segna tuttavia una frattura anche tra i seguaci delliberalismo teologico: l'approccio storico-critico viene di fatto superato da quello esistenziale e kerygmatico. Harnack cerca di reagire trasformando la sua casa di Berlin-Dahlem in un circolo culturale, luogo di incontro e dibattito tra studiosi ancora fedeli all'impostazione della ricerca scientifica propria di Harnack. Questo impegno si concluderà solo nel 1930 con la sua morte.
Come si è detto, nell'imponente bibliografia degli scritti di Adolf Harnack l'opera più letta e citata è L'essenza del cristianesimo. Abbiamo evidenziato in precedenza le ragioni di tale considerazione. Bisogna tuttavia precisare che il compendio di Storia del dogma è il più importante documento dell'approccio metodologico di Harnack alla storia del pensiero cristiano. Tale approccio è stato ovviamente sviluppato e teorizzato nel Lehrbuch der Dogmengeschichte (Manuale di Storia del Dogma), pubblicato negli anni 1886-1890. Con particolare consapevolezza Hamack scelse tuttavia il compendio per divulgare e perfezionare sia le tesi della sua ricerca sia l'approccio metodologico stesso. (Continua...)

NOTE

1 Hamack (1851-1930) nacque a Dorpat (oggi Tartu) in Estonia. Studiò teologia a Dorpat e a Lipsia. Entrambe le facoltà erano considerate all'epoca piuttosto conservatrici. Hamack ottenne il titolo nobiliare nel 1914. Nel testo di questo saggio, tuttavia, scriveremo il suo cognome senza la preposizione «von», Nei riferimenti bibliografici useremo invece il cognome completo.

2 A. VON HARNACK, Cristianesimo, storia, società. Due conferenze, a cura di P. BOSCHINI, Pisa, Edizioni ETS, 2003, p. 37. Si tratta di un riferimento esplicito al testo di At. 4,12.

3 La prima edizione della Dogmengeschichte risale agli anni 1889-1891. Fu però solo la seconda edizione del 1893 che diede al libro la sua forma pressoché definitiva; si vedano più avanti in questo volume le introduzioni alle varie edizioni dell'opera.

4 Il padre di Adolf, Theodosius (1817-1889), cultore di Lutero, fu pastore e docente di teologia a Dorpat. L'influenza di Thedosius su Hamack si nota anche nelle pagine del compendio di Storia del dogma a proposito della valutazione di Lutero e della sua opera.

5 Sulla figura di Ritschl e sui dibattiti suscitati dal suo metodo teologico si veda H. BERKHOF, 200 anni di teologia e filosofia. Da Kant a Rahner, Torino, Claudiana, 1992, pp. 153-207.

6 È senz'altro l'opera di Hamack più tradotta in italiano. Nota come L'essenza del cristianesimo, la sua prima traduzione fu pubblicata a Torino già nel 1903. Cfr. G. SPINI, Italia liberale e protestanti, Torino, Claudiana, 2002, p. 273. Le successive edizioni risalgono al 1980 e il 1992, curate da G. BONOLA per i tipi della Queriniana di Brescia. Di recente è apparsa in Germania una nuova edizione critica dell'opera. A. VON HARNACK, Das Wesen des Christentums, a cura di C.-D. OsTHOVENER, Tubinga, Mohr, 2005; cfr. la recensione di F. FERRARIO, "Protestantesimo", 60, 3-2005, pp. 258-260.

7 Cfr. PC. BORI, Sviluppi e dibattiti, in: A. VON HARNACK, L'essenza del cristianesimo, Brescia, Queriniana, 19922,·pp. 35-62.

8 Cfr. P. RICCA, Le chiese protestanti, in: AA.VV, Storia del cristianesimo. L'età contemporanea, a cura di G. FILORAMO e D. MENOZZI, Roma-Bari, Laterza, 2001, p. 91.

9 D. BONHOEFFER, Resistenza e Resa. Lettere e scritti dal carcere, Cinisello Balsamo, San Paolo, 19962, p. 458. Bonhoeffer seguì alcuni seminari di storia del cristianesimo tenuti da Hamack all'Università di Berlino negli ultimi anni della sua vita. Si può affermare che l'influenza di Harnack sul pensiero di Bonhoeffer è stata tutt'altro che superficiale. Si veda lo studio di Ci-]. KALTENBORN, Adolfvon Harnack als Leherer Dietrich Bonhoeffers, Berlino, Evangelische Verlagsanstalt, 1973, pp. 106-146. li saggio di Kaltenbom è inoltre un'interessante introduzione al pensiero teologico di Hamack.

10 La Società è stata rifondata nel 1948 come Max-Planck-Gesellschaft zur Forderung der Wissenschaften.

11 Si veda la dedica con cui si apre il compendio.

INDICE

Introduzione di Pawel Gajewski
Abbreviazioni
Prefazioni
Prolegomeni alla disciplina della storia del dogma
I presupposti della storia del dogma

Parte prima
La genesi del dogma ecclesiastico

Libro primo
La preparazione

Libro secondo
La fondazione

Parte seconda
Lo sviluppo del dogma ecclesiastico

Libro primo
La storia dello sviluppo del dogma come dottrina del Dio-uomo sulla base della teologia naturale

Libro secondo
L'ampliamento e la tramutazione del dogma in dottrina del peccato, della grazia e dei mezzi di grazia sulla base della chiesa

Libro terzo
Il triplice esito della storia del dogma

Appendice

Bibliografia essenziale

Indice analitico

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SOPRAVVIVERE ALLA CRISI

RETROCOPERTINA

"Un giorno o l'altro questa crisi si concluderà, come tutte le altre, lasciando dietro di sé innumerevoli vittime e qualche raro vincitore. Ma ciascuno di noi potrebbe anche uscirne in uno stato di gran lunga migliore di quello con cui ci siamo entrati. Questo a patto di comprenderne la logica e il percorso, di servirsi delle nuove conoscenze accumulate in vari settori, di contare soltanto su se stessi, di prendersi sul serio, di diventare attori del proprio destino e adottare audaci strategie di sopravvivenza personale.
Il mio scopo non è pertanto quello di esporre un programma politico per risolvere questa crisi e tutte quelle che seguiranno, e neppure quello di offrire vaghe generalizzazioni dimora aleggiandoti, bensì di suggerire strategie precise concrete che permettono a ognuno di "cercare uno spiraglio nella sventura" e di sapersi destreggiare tra gli ostacoli che si presenteranno, senza affidarsi ad altri per sopravvivere, per vivere meglio".

Dopo aver analizzato il crac del 2008 e le sue cause socioeconomiche nel precedente saggio La crisi, e poi?, Jacques Attali estende ora la sua riflessione alle fasi cruciali della vita personale e collettiva. In una realtà complessa come quella di oggi, però, diventa sempre più arduo superare le difficoltà che incontriamo nel nostro cammino.
Per questo l'autore individua sette principi da applicare, di volta in volta, di fronte alle avversità, siano esse di natura non macroeconomica e internazionale di (la crisi finanziaria) o privata (La fine di un amore) E chi offre una sorta di manuale d'uso per ricominciare a vivere pienamente sotto ogni aspetto: come individui, come lavoratori e, come cittadini.

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Stiamo attraversando ogni sorta di crisi. Personale o collettiva. Fisica o psicologica. Materiale o soggettiva. Economica o sentimentale. La crisi economica attuale non è che una delle manifestazioni di queste innumerevoli sfide a cui l'umanità sta andando incontro.
Di fronte alle crisi, alcuni decidono di non lottare: si lasciano andare e morire, fino al suicidio. Altri pensano che sia il destino a imporsi. Altri ancora si aspettano, da un aldilà o da una reincarnazione, la fine delle loro sofferenze. Altri invece scelgono di reagire: per sopravvivere, per proiettare in avanti il loro destino, per essere utili agli altri. Perché sanno che non serve a niente aspettarsi tutto dagli altri. Anche se bisogna tenersi pronti a fare tutto per gli altri.
Ogni cultura, passata e presente, si definisce dal modo in cui affronta i suoi ostacoli. Con [atalismo, rassegnazione, allegria o rivolta. Ognuna ha messo a punto le proprie ricette per attraversare le tempeste. Dato che ne ho affrontate parecchie anch'io, ho pensato fosse utile raccogliere qui il meglio di queste lezioni di sopravvivenza, di queste lezioni di vita.
Sono sette: voler sopravvivere, darsi un progetto a lungo termine, mettersi al posto degli altri, essere ridondanti, trasformare le minacce in opportunità, prepararsi a divenire altro da sé e infine, in casi estremi, ribellarsi contro tutte le regole.
Queste lezioni sono molto difficili da mettere in pratica. La loro potenza è tale che esse si applicano a ogni crisi. E se ho scelto di illustrarle in questo libro, in particolare applicate all' universo materiale dell' economia, è perché ognuno di noi, nella propria vita privata, nell'impresa o nella nazione, vi troverà i principi di comportamento necessari per vivere davvero, liberamente e dignitosamente.

INTRODUZIONE

Un giorno o l'altro questa crisi si concluderà, come tutte le altre, lasciando dietro di sé innumerevoli vittime e qualche raro vincitore. Ma ciascuno di noi potrebbe anche uscirne in uno stato di gran lunga migliore di quello con cui ci siamo entrati. Questo a patto di comprenderne la logica e il percorso, di servirsi delle nuove conoscenze accumulate in vari settori, di contare soltanto su se stessi, di prendersi sul serio, di diventare attori del proprio destino e di adottare audaci strategie di sopravvivenza personale.
Il mio scopo non è pertanto quello di esporre un programma politico per risolvere questa crisi e tutte quelle che seguiranno, e neppure quello di offrire vaghe generalizzazioni moraleggianti, bensì di suggerire strategie precise e concrete che permettano a ognuno di «cercare crepe nella sventura» e di sapersi destreggiare tra gli ostacoli che si presenteranno, senza affidarsi ad altri per sopravvivere, per vivere meglio.
Ma, nel frattempo, occorre salvarsi dalla crisi attuale. Perché, contrariamente a quanto vogliono far credere le grida di trionfo di qualche politico e di un ristretto gruppo di banchieri, la crisi finanziaria del 2008 - che non faceva altro che rivelare quella economica che veniva da molto più lontano - è lungi dall'essere terminata. Negli Stati Uniti come altrove, anche se le Borse sono in alcuni casi in crescita, molte banche continuano a essere insolventi; i prodotti speculativi più rischiosi ad accumularsi; i disavanzi pubblici a crescere; il livello della produzione e il valore dei patrimoni restano ancora in grandissima parte inferiori a quelli precedenti la crisi; i rischi di fallimento delle imprese aumentano; la disoccupazione è in crescita; molte famiglie non potranno far fronte alle loro scadenze; infine, nonostante tutti i discorsi e le promesse, nessuna regolamentazione del sistema finanziario e nessuno dei cambiamenti strutturali resi necessari dalla crisi è ancora stato messo in atto.
L'incapacità dell'Occidente di mantenere il suo tenore di vita senza indebitarsi, che è la causa più profonda di questa crisi, è lungi dall' essere stata riassorbita. E la strategia messa in atto finora dai governi per rimediare è riassumibile nel far finanziare dai contribuenti di dopodomani gli errori dei banchieri di ieri e i bonus dei banchieri di oggi. Inoltre, molti altri cambiamenti radicali - tecnologici, economici, politici, sanitari, ecologici, culturali, personali - si aggiungeranno a questi, rendendo meno decifrabile e ancora più precario il mondo nel quale ciascuno di noi dovrà cercare di vivere e sopravvivere. Crisi e scosse varie porteranno alla gente, alle imprese e alle nazioni diverse delusioni e molti pericoli.
Ci toccherà riconoscere questa realtà da capogiro: i nostri sistemi sociopolitici non fanno nulla, assolutamente nulla di serio per allontanare le minacce che incombono sulla sopravvivenza degli individui, delle imprese, delle nazioni, dell'umanità stessa. Peggio ancora: nonostante i tentativi di legittimarsi, non ne hanno alcun diritto, poiché si nutrono della vitalità delle persone che abitano questi sistemi: il mercato non ha alcun interesse a far sì che la gente vivi a lungo, che le imprese durino, che le nazioni prosperino. Al contrario, ha interesse alla loro cancellazione per poter allocare nel modo più efficace e secondo i propri interessi le scarse risorse disponibili.
Alcuni continueranno però a credere che ciò che viviamo oggi è soltanto il punto più basso di un ciclo economico come altri, e che basta attendere due o tre anni perché tutto rientri nell'ordine finanziario, economico e sociale; continueranno a condurre i loro affari come prima e andranno dritti contro il muro. Altri, meglio informati sulle cause profonde dei problemi attuali e futuri, troveranno invece le opportunità per costruire nuove fortune sul fallimento altrui, comprando a basso prezzo dei beni che un giorno varranno molto di più.
Altri, infine, preparati da queste lezioni, ricorderanno che alcuni dei nostri antenati avevano capito di non poter attraversare i labirinti della condizione umana e sfuggire ai suoi trabocchetti se non prendendo in mano il proprio destino e facendo uso di strategie molto sofisticate. E si ricorderanno che tutte le cosmogonie fanno di questi rari uomini liberi, ultimi testimoni delle esperienze delle generazioni precedenti, le avanguardie di una nuova saggezza.
Di fronte ai pericoli del prossimo decennio - che è l'orizzonte cronologico di questo libro - chi vorrà sopravvivere dovrà, come le avanguardie del passato, accettare il fatto di non doversi più attendere nulla da nessuno; e che qualsiasi minaccia è anche un'opportunità per ognuno di noi, in quanto lo costringe a riconsiderare il proprio posto nel mondo, ad accelerare i cambiamenti nella sua vita, a mettere in atto un' etica, una morale, dei comportamenti, delle attività e delle alleanze radicalmente nuovi. Costui saprà che la sopravvivenza non implica per forza la necessità di aspettare questa o quella riforma generale, quella grazia o quel salvatore; che non esige la distruzione degli altri, ma soprattutto la costruzione di sé e l'attenta ricerca di alleati; che non risiede in un ottimismo illimitato, ma in un'estrema chiarezza in relazione a se stessi, in un desiderio selvaggio di trovare la propria ragion d'essere; la quale non è da costruire soltanto nel singolo momento, ma anche sul lungo periodo; la quale non è finalizzata alla conservazione di ciò che si è acquisito, ma può riguardare il superamento dell'ordine attuale; la quale non si limita soltanto a mantenere l'unità del proprio io, ma esige di prevedere tutte le possibili diversità.
Per arrivare a questo punto, costoro dovranno cominciare un lungo apprendistato relativo al controllo del sé, a cui nulla, per il momento, li prepara. In particolare, dovranno saper riconoscere, in alcune situazioni specifiche, l'importanza di caratteristiche che raramente vengono identificate e riconosciute come qualità: la paranoia, che aiuta a individuare i nemici esterni; l'ipocondria, che conduce a valutare i pericoli provenienti dall'interno; la megalomania, che incita a fissare degli obiettivi. E dovranno infine utilizzare gli ultimi risultati dell' antropologia, della storia, della biologia, della psicologia e delle neuroscienze per scoprire le prossime fonti di crescita e di occupazione, la formazione necessaria e il profilo futuro della felicità e della serenità.
I sette principi di questo apprendistato saranno applicabili a qualsiasi epoca, qualsiasi minaccia e qualsiasi tipo di crisi: che si tratti di una crisi economica come quella di oggi, di una carestia, di una guerra, dell'avvento di una dittatura, di uno tsunami, di una valanga, o anche di una crisi sentimentale o di un collasso cardiaco. A condizione, però, di applicarli ogni volta con approcci diversi e con metodi specifici, utilizzando, naturalmente, alleati e consigli differenti a seconda della natura delle minacce.
Questa strategia, frutto di un lungo ragionamento su quelle utilizzate finora, permetterà di sopravvivere in particolare ai rischi di disoccupazione, fallimento e declino.
Essa si snoda, a mio parere, attorno a sette principi da attuare nell'ordine suggerito qui di seguito, il cui utilizzo, per ciascuna di queste minacce, sarà esposto nei dettagli - per gli individui, le imprese, le nazioni, l'umanità - nella seconda metà di questo libro. Va da sé che la loro messa in opera richiede sforzi considerevoli e che pure io, come tutti, fatico molto a metterli in pratica. Vi invito a riflettere su di essi, fin da questa introduzione.

1. IL RISPETTO DI SÉ: innanzitutto, voler vivere, e non soltanto sopravvivere. Quindi, prendere pienamente coscienza di sé, attribuire importanza alla propria sorte, . non provare né vergogna né odio verso se stessi. Rispettarsi e dunque cercare la propria ragione di vivere, imporsi un desiderio d'eccellenza in relazione al proprio corpo, alla propria conservazione, al proprio aspetto, alla realizzazione delle proprie aspirazioni. Per raggiungere questo scopo, non bisogna attendersi nulla da nessuno; occorre contare soltanto su se stessi per definirsi; non bisogna avere paura davanti a una crisi, quale che sia la sua natura; occorre accettare la verità anche se non è piacevole da ammettere; e bisogna voler essere protagonisti, né ottimisti né pessimisti, del proprio futuro.

2. L'INTENSITÀ: proiettarsi sul lungo periodo; formarsi una visione di sé, per sé, da qui a vent'anni, da reinventare incessantemente; saper scegliere di compiere un sacrificio immediato se può rivelarsi benefico sulla lunga distanza; nello stesso tempo, non dimenticare mai che il tempo è prezioso, perché si vive una volta sola, e che bisogna vivere ogni momento come se fosse l'ultimo.

3. L'EMPATIA: in ogni crisi e di fronte a ogni minaccia, a ogni cambiamento radicale, bisogna mettersi al posto degli altri, avversari o potenziali alleati; comprendere le loro culture, i loro modi di ragionare, le loro motivazioni; anticipare i loro comportamenti per identificare tutte le minacce possibili e distinguere tra amici e potenziali nemici; bisogna essere amabili con gli altri, accoglierli per stringere con loro alleanze durature, praticare un altruismo interessato e, a tale scopo, fare mostra di una grande umiltà e di una piena disponibilità intellettuale; essere in particolare capaci di ammettere che un nemico può avere ragione senza provare vergogna o rabbia per questo.

4. LA RESILIENZA: una volta identificate le minacce, diverse per ogni tipo di crisi, occorre prepararsi a resistere - mentalmente, moralmente, fisicamente, materialmente, finanziariamente - se una di esse dovesse concretizzarsi. Di conseguenza, bisogna pensare a costituire difese, riserve, piani alternativi, abbondanza e sicurezza a sufficienza, ancora una volta a seconda del tipo di crisi da affrontare.

5. LA CREATIVITÀ: se gli attacchi persistono e diventano strutturali, se la crisi si radicalizza o si iscrive in una tendenza irreversibile, bisogna imparare a trasformarli in opportunità; fare di una mancanza una fonte di progresso; volgere a proprio vantaggio la forza dell' avversario. Ciò esige un pensiero positivo, il rifiuto della rassegnazione, un coraggio e una creatività pratica. Queste qualità si forgiano e si allenano come i muscoli.

6. L'UBIQUITÀ: se gli attacchi continuano, sempre più destabilizzanti, e non è possibile nessun loro impiego positivo, bisogna prepararsi a cambiare radicalmente, a imitare il migliore di quelli che sanno resistere, a rimodellare la rappresentazione di sé per poter passare nel campo dei vincitori senza perdete il rispetto di se stessi. Occorre imparare a essere mobili nella propria identità e, perciò, tenersi pronti a essere doppi, dentro l'ambiguità e l'ubiquità.

7. IL PENSIERO RIVOLUZIONARIO: infine, occorre essere pronti, in una congiuntura estrema, in situazione di legittima difesa, a osare il tutto per tutto, a forzare se stessi, ad agire contro il mondo violando le regole del gioco, pur persistendo nel rispetto di sé. Quest'ultimo principio rinvia dunque al primo e tutti insieme formano così un sistema coerente, un cerchio.

Colui che metterà in atto questi principi, con qualsiasi tipo di crisi, e ne verificherà incessantemente l'applicazione, avrà più possibilità degli altri di sopravvivere.
Che sia un miserabile o che si ritenga un potente, nessuno potrà vivere e sopravvivere senza valeria, senza operare la sua rivoluzione, così come nessuno potrà fare la rivoluzione senza sopravvivere. Come diceva il Mahatma Gandhi: «Siate voi stessi il cambiamento che volete vedere nel mondo».

INDICE

Introduzione 5
1. Inserirsi nel movimento 13
2. Anticipare: dopo la crisi, le crisi 34
3. Strategie di sopravvivenza 86
4. Le persone 108
5. Le imprese 131
6. Le nazioni 158
7. L'umanità 174
Ringraziamenti 186

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SOLA DI FRONTE AL LEONE - Una ragazzina resiste al regime nazista (Lingua Italiana)

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RETROCOPERTINA

Alsazia, anni Trenta. Simone, una ragazzina felice e spensierata, scopre a poco a poco la povertà, l'ingiustizia, l'intolleranza e quindi l'angoscia della guerra, degli arresti e degli interrogatori. A scuola, in città e ovunque è sempre più sola di fronte al "Leone", il sistema nazista avido di prede.
Costanza, 9 luglio 1943. La porta dell'istituto Wessenberg viene serrata pesantemente. Simone viene separata con crudeltà da sua madre e internata in un riformatorio nazista, Privata di tutte le sue gioie. Sola nella tana del Leone ...
Con uno stile vivace e anche un tocco di umorismo, Simone Arnold Liebster narra la sua sopravvivenza a un mondo diventato improvvisamente tragico e duro, e la vittoria di una ragazzina normale e vulnerabile in lotta contro il Leone. La sua autobiografia dà alle vittime ignote del nazionalsocialismo un viso, un'identità. È anche una prova molto avvincente che la coscienza ha la forza di resistere a ogni manipolazione, anche sotto pressioni estreme.
Fino a oggi il destino dei figli dei testimoni di Geova, che hanno rigettato l'ideologia nazista fin dai suoi albori, è stato totalmente occultato. Questo racconto, simile nella sua forma al Diario di Anna Frank, ci aiuterà a conoscerlo e a non dimenticare mai il pensiero riassunto da Primo Levi: "Nel rileggere le cronache del nazismo, dai suoi inizi torbidi alla sua fine convulsa, non riesco sottrarmi all'impressione di una generale atmosfera di follia incontrollata che mi pare unica nella storia".

Opera tradotta in 8 lingue

In tutto il mondo la sua vicenda ha commosso uomini e donne di ogni ideologia. Già pubblicata in inglese, è stata tradotta anche in tedesco, danese, francese, spagnolo, coreano e giapponese.

(All'AZZURRA7 EDITRICE, il libro è disponibile anche in lingua

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SESSO SENZA TABÙ - Alla scoperta dei segreti del corpo per vivere con gioia e fantasia il rapporto sessuale

RETROCOPERTINA

Sesso senza Tabù

Sebbene oggi il sesso non sia più ritenuto un argomento proibito e se ne parli con maggiore disinvoltura rispetto al passato, per molti il rapporto sessuale rimane ancora motivo di imbarazzo, di conflitti interiori e di sensi di colpa.

Convinti che esso debba invece essere visto e vissuto quale una libera e naturale espressione della nostra più intima personalità, un momento di gioia assoluta e di unione piena con la persona amata, con questo libro i coniugi McCarthy hanno inteso offrire a tutte le coppie un aiuto per conoscersi meglio, per imparare ad affrontare in modo più consapevole l'atto sessuale, senza perdere nulla della sua spontaneità e della sua magia.
I molti aspetti dell'amore fisico affrontati dagli autori vanno dal superamento delle inibizioni alla presa di coscienza del proprio corpo, dall'importanza dell'olfatto a quella delle parole nell'incontro sessuale, da come facilitare l'eccitazione nella donna a come prolungare il piacere nell'uomo.

PARTE PRIMA INTRODUZIONE

Oggi assistiamo al diffondersi di un nuovo mito: quasi nessuno ormai ha più problemi in campo sessuale. Secondo dati scientifici invece, circa il 50070 delle coppie sposate trova difficoltà nella propria vita sessuale e circa il 65070 delle persone non sposate lamenta disfunzioni o insoddisfazioni sessuali; le coppie giovani manifestano in molti casi gli stessi problemi di quelle più anziane. I mass media ci subissano di programmi sul sesso; di questo argomento si parla più apertamente e frequentemente che mai e una percentuale sempre più vasta di individui ha le proprie esperienze sessuali in giovane età, ma in generale le persone non si dichiarano soddisfatte quanto dovrebbero dopo le grandi prospettive della rivoluzione sessuale.
Il presente libro ha lo scopo di aiutare i singoli, ma specialmente le coppie, a migliorare la propria capacità di comunicazione, la propria sensibilità e il proprio rendimento in campo sessuale, e mira specialmente a migliorare la sessualità dell'individuo medio e ad eliminare il più possibile qualsiasi fonte di disagio. Verranno comunque prese in considerazione le tecniche fondamentali, tralasciando quelle bizzarre o insolite.
Il rapporto sessuale viene visto come espressione di un concetto più ampio di sessualità, e la sessualità stessa come parte integrante e positiva della nostra personalità. Nella nostra cultura tuttavia la sessualità non è stata mai apprezzata totalmente né apertamente incoraggiata, e per la maggior parte delle persone non è stata tanto fonte di eccitazione o di gioco o segno di maturità, quanto causa di conflitti, sensi
di colpa o imbarazzo, soprattutto per la sensazione di non essere all'altezza degli altri nel rendimento sessuale. Dal canto
nostro riteniamo che il sesso e la sessualità dovrebbero servire a migliorare i nostri sentimenti verso noi stessi come individui e ad aiutarci nell'intrecciare relazioni intime più agevoli con un'altra persona.

COMPRENDERE ED ACCETTARE LA SESSUALITÀ

Alla base di un soddisfacente rendimento sessuale si pone la comprensione e l'accettazione di se stessi, del proprio corpo, della propria sensualità e appunto della sessualità. Nel nostro cammino verso l'età adulta di solito vediamo sottolineati due aspetti fondamentalmente negativi del sesso, considerato qualcosa di essenzialmente sconveniente, accettabile soltanto nel contesto del matrimonio, e associato unicamente al coito. Secondo noi invece il sesso è un elemento positivo, così come la sessualità è parte integrante di ciascuno di noi e non si esprime soltanto nei rapporti sessuali. Sessualità è anche uno sguardo affettuoso, una carezza delicata sul braccio, un atteggiamento amorevole e rilassato dopo il coito. La questione più importante dal punto di vista psicologico diventa quindi come esprimere la propria sessualità in modo da accrescere la propria autostima oltre ad approfondire la propria relazione con l'altro e a trame sempre maggiore soddisfazione.
Il nostro progetto nasce dalla convinzione che fosse necessario un libro in cui delineare con chiarezza i componenti fondamentali della coscienza sessuale e di una facile espressione della propria sessualità. L'orientamento da noi adottato è quello di migliorare l'atteggiamento verso il sesso, la capacità di comunicazione e di rendimento, ma non vogliamo assolutamente proporre terapie fai-da-te. Gli esercizi indicati intendono dare all'individuo o alla coppia la possibilità di vivere esperienze sessuali alternative, ma non è necessario provari i tutti o diventare esperti in determinate tecniche. Speriamo soltanto che gli atteggiamenti, gli esercizi e le sensazioni da noi descritti possano servire ad intensificare il piacere sessuale.
Ripetiamo ancora una volta che il libro non vuole essere un sostituto alla terapia per le coppie che lamentino insoddisfazioni o disturbi sessuali; intende costituire invece un aiuto per ampliare la loro capacità di comprensione e le loro
esperienze nel campo. Consulenti matrimoniali e sessuologi hanno adottato gli esercizi descritti come supplemento terapeutico per i loro pazienti, e un capitolo del libro tratta i problemi sessuali più comuni per aiutarvi a capire di non essere i soli ad avere difficoltà, tra l'altro perfettamente superabili. Nell' Appendice I troverete alcuni consigli per l'eventuale scelta di un consulente matrimoniale o di un sessuologo.
Con questo libro inoltre intendiamo rivolgerei agli studenti di psicologia, medicina, consulenza matrimoniale, assistenza sociale, assistenza sanitaria, a livello universitario o superiore, e ai sacerdoti; se queste persone riescono già dal canto loro ad assumere un atteggiamento rilassato nei riguardi del sesso e della sensualità, potranno migliorare non solo la propria vita ma anche quella dei clienti che ad esse si rivolgono. Riteniamo infatti che un'istruzione adatta sia il mezzo migliore per rimediare o impedire i danni derivanti da miti e atteggiamenti negativi riguardanti il sesso e crediamo che questo libro possa rappresentare un passo avanti nel fare della sessualità un aspetto soddisfacente e positivo della nostra vita.

DA DOVE NASCE IL NOSTRO CONCETTO DI SESSUALlTÀ?

Ci basiamo su due diverse fonti: le ricerche di Masters e Johnson e il lavoro di psicologi specializzati in sociologia. Masters e Johnson, considerati pionieri nel campo della ricerca e della terapia sessuale, con la loro opera hanno accresciuto incredibilmente le nostre conoscenze sul comportamento sessuale, sia per la fisiologia delle reazioni sessuali umane che per la cura, da loro introdotta, delle disfunzioni, demolendo molti miti causa di danni psicologici per milioni di donne e di uomini.
L'approccio sociologico consiste in una serie di tecniche che permettano alle persone di acquisire capacità ed atteggiamenti nuovi. Il presupposto principale è che il modo migliore di imparare sia quello di seguire un metodo progressivo, assicurandosi che il lettore abbia assimilato bene il primo esercizio prima di passare al seguente, e di utilizzare informazioni efficaci e costruttive in modo da facilitare il processo di apprendimento. La condizione ottimale per accrescere la propria coscienza sessuale è comunque una relazione molto profonda con una persona disposta a collaborare.

CHI SONO EMILY E BARRY MCCARTHY

Emily e Barry McCarthy hanno dedicato più di due anni a questo manoscritto, ma quel che conta di più, hanno dedicato i diciassette anni del loro matrimonio alla costruzione di un legame sentimentale basato sul rispetto, sulla fiducia e sull'affetto reciproco, oltre a quello verso i loro tre figli. Barry ha conseguito il diploma di psicologia clinica ed è iscritto all'albo dei sessuologi, che in quattordici anni ha visto più di mille coppie con disturbi o insoddisfazioni di carattere sessuale. Questo è il suo quarto libro sull'argomento. Emily McCarthy è laureata in scienza della comunicazione linguistica e fa la scrittrice; questo è il suo secondo libro sull'argomento.
Abbiamo trovato molto piacevole collaborare a quest'opera e speriamo che la troviate valida e preziosa.

AIUTO E SOSTEGNO RECIPROCO

Come potrete notare, introduciamo gli esercizi specifici per il rapporto sessuale vero e proprio soltanto dopo parecchi capitoli; abbiamo scoperto infatti che la maggior parte delle coppie dà troppa importanza al coito e all'orgasmo, e che ciò finisce per interferire con la piena espressione della loro sessualità. Se i due componenti di una coppia stanno bene con se stessi e con il partner, non hanno problemi con la sessualità o con la capacità di dare e di ricevere piacere sessuale, il rapporto e l'orgasmo costituiranno la conclusione naturale dell'attività sessuale. Come vedrete, in tutto il libro si pone l'accento soprattutto sulle carezze, lente, delicate, tenere, affettuose, ritmiche e fluide, ingrediente essenziale del soddisfacimento sessuale. Le coppie affermano di trovare molto più appaganti i preliminari, il rapporto sessuale e il "dopo" dedicandosi a simili carezze invece di sperimentare tecniche insolite o posizioni acrobatiche.
Le coppie che lamentano conflitti interpersonali, difficoltà di comunicazione, problemi psicologici o gravi disturbi sessuali cronici, trarranno invece maggior beneficio dall'aiuto di un professionista che dagli esercizi di questo libro. Se vi sono difficoltà di carattere fisico o patologico vi consigliamo di consultare prima un medico. Sebbene i problemi sessuali di solito non abbiano basi fisiologiche, fatta eccezione per i casi di alcolismo, diabete non curato, effetti collaterali da farmaci o malattie croniche, è sempre meglio prendere in considerazione una tale eventualità. Potreste quindi iniziare col rivolgervi al medico di famiglia o all'internista, oppure al ginecologo se donne e all'urologo se uomini. Altre persone che potrebbero trarre maggiori vantaggi da una terapia professionale che dagli esercizi di questo libro sono quelle coinvolte in una relazione in cui una delle controparti è entusiasta mentre l'altra è titubante, oppure in cui uno dei due o entrambi ritengono che l'aiuto di un esperto possa maggiormente favorire l'apprendimento, o ancora in una relazione in cui uno o entrambi preferiscono un approccio individuale. Gli esercizi comunque mirano a migliorare la qualità delle sensazioni in campo sessuale.

IL CONCETTO ALLA BASE DEGLI ESERCIZI

Il materiale della presente opera nasce nel contesto della terapia sessuale. Come sessuologo, Barry incontrava le coppie una volta alla settimana ed i suoi clienti avevano bisogno di esercizi strutturati per potersi concentrare sulla modificazione del proprio comportamento e delle proprie sensazioni tra una visita e l'altra. Abbiamo deciso di utilizzare questi esercizi indipendentemente dalla terapia sessuale quando abbiamo capito che individui e coppie senza problemi particolari, per intenderei persone che non si sarebbero mai considerate bisognose di terapie sessuali, possono trame notevole vantaggio.
È il caso ad esempio delle coppie che hanno soltanto bisogno di rendere più agevole la comunicazione reciproca, in modo da poter manifestare i propri gusti e le proprie preferenze. Il tipo di approccio scelto infatti previene le difficoltà di comunicazione e i problemi sessuali incoraggiando la coppia a dedicare il proprio tempo e le proprie energie psicologiche al miglioramento della propria relazione e della sessualità.
Siete solo voi a poter giudicare se il nostro approccio sia adatto o no al vostro caso. Se ritenete che sia meglio rivolgersi ad un esperto, vi consigliamo di Carlo; potreste anche decidere di usare questi esercizi in combinazione con i consigli del terapista. Se non avete la certezza che l'approccio faccia per voi, potete leggere il capitolo sulle carezze non genitali e discuterne con il partner. Vi esortiamo comunque a non passare agli esercizi prima di averne discusso con il partner, di aver accertato quali siano le vostre aspettative e di aver concluso che è possibile trame beneficio.

A CHI SI RIVOLGE QUESTO LIBRO

Anche chi non ha un partner fisso può leggere questo libro, per migliorare la propria comprensione della sessualità e per modificare il proprio atteggiamento al riguardo, ma riteniamo che un buon rapporto sia essenziale per trarre profitto dagli esercizi. Quindi è meglio limitarsi a leggere, piuttosto che provare gli esercizi assieme a qualcuno con cui non avete troppa confidenza, o che non vi attrae o che non siete certi possa aiutarvi a migliorare la vostra vita sessuale.
I nostri esercizi si rivolgono principalmente (ma non esclusivamente) alle coppie sposate, specialmente a quei mariti e a quelle mogli che hanno un buon rapporto in generale, ma manifestano un grado notevole di incomprensione ed insoddisfazione in campo sessuale. Comunque sono stati usati con successo anche da altri, e si sono rivelati molto validi anche per coppie non sposate che però tengono particolarmente al proprio rapporto e ad una migliore capacità di comunicazione. Siamo stati particolarmente felici di scoprire che i nostri esercizi si sono rivelati utili anche a coppie oltre i quarant'anni, aiutandole a risvegliare la propria sensualità e la propria sessualità.
Pensiamo che il nostro capitolo sul rendimento sessuale negli anziani (oltre i sessant'anni) sia di particolare importanza, in quanto tratta un argomento spesso trascurato. Si può condurre una vita sessuale appagante anche a sessanta, settanta, ottant'anni e più; il concetto che il sesso si addica soltanto ai giovani è uno dei miti più crudeli.
I nostri esercizi sono stati messi in pratica inoltre da coppie omosessuali, e sebbene siano nati per gli eterosessuali, si possono applicare anche in questo tipo di coppie, con qualche modifica. Naturalmente possono servire a coppie senza problemi sessuali, in quanto tutti possiamo trarre vantaggio da un miglioramento della nostra coscienza sessuale, specialmente se l'esperienza viene condivisa con il partner.
Nella maggior parte dei capitoli vengono descritti casi particolari, osservati da Barry nel corso della sua carriera; naturalmente i nomi e i particolari sono stati alterati per motivi di riserbo. Lo si è fatto allo scopo di dimostrare che numerose persone "normali" soffrono di problemi sessuali, di illustrare la molteplicità delle cause psicologiche, interpersonali e situazionali dei disturbi sessuali, e di provare che le persone cambiano e che quindi anche i loro rapporti sessuali possono migliorare. Problemi e soluzioni appaiono semplici in un riassunto di una pagina, ma di fatto risolvere le difficoltà di una coppia richiede tempo e notevole impegno, e spesso il cammino non è facile.

COME AFFRONTARE GLI ESERCIZI

Se decidete che i nostri esercizi fanno per voi, vi consigliamo la seguente procedura:
Decidete innanzitutto che cosa desiderate imparare su di voi e sul partner e ricordate che il miglior modo per imparare in questo campo è dapprima comprendere le vostre reazioni e poi fornire al partner le informazioni e la guida necessarie. Qui di seguito troverete elencati i metodi migliori per aiutare il partner a collaborare con voi.
1. Siate affettuosi e costruttivi.
2. Date istruzioni positive piuttosto che negative.
3. Siate specifici.
4. Quando date istruzioni, chiedete le modifiche che vi sono più gradite ed evitate commenti negativi sul partner come
persona.
5. Aiutate il partner nell'attuare le modifiche richieste.
Decidete inoltre quanto tempo sarete in grado di dedicare agli esercizi durante la settimana; almeno una volta la settimana è indispensabile, due è meglio, quattro è l'ideale.

ESERCIZI COME GUIDA

Gli esercizi dovrebbero essere considerati una guida più che una regola rigida e inalterabile; se li considererete come una sorta di compito a casa o un qualcosa da fare per forza, probabilmente ne trarrete scarso piacere o beneficio; utilizzateli quale un aiuto all'esplorazione, all'apprendimento, all'accettazione senza problemi delle vostre sensazioni. Gli esercizi mirano a darvi una serie di alternative tra le quali scegliere per scoprire che cosa trovate più piacevole come singoli individui e come coppia. Per migliorare il vostro rendimento, dovreste essere spontanei, sperimentare tecniche diverse, comunicare le vostre impressioni e condividerle con il partner, e variare l'approccio di volta in volta. Noi sottolineiamo, ad esempio, l'importanza delle carezze lente, tenere, delicate, ritmiche e fluide, ma se vi dedicherete soltanto a questo tipo di carezze, alla lunga finirete per annoiarvi; a volte infatti l'uno o l'altro potrebbe gradire carezze rapide, intense o concentrate in un determinato punto. Vi consigliamo inoltre di fare la doccia o il bagno insieme, ma anche di avere rapporti quando entrambi siete sudati, in quanto le sensazioni possono essere intensificate dagli odori naturali del corpo. La varietà e la spontaneità sono comunque gli ingredienti fondamentali per migliorare la vostra intesa sessuale.

ORGANIZZAZIONE DEGLI ESERCIZI: Come applicarli

Tutti i capitoli del libro comprendono quattro serie di esercizi, e questa suddivisione in quattro parti ha lo scopo di aumentare gradualmente il rilassamento e il grado di abilità. Seguite pure il ritmo che vi riesce più gradito e ricordate sempre che le sensazioni si sviluppano lentamente. La fretta è un problema comune, ma è opportuno progredire assieme,
senza che uno dei partner forzi l'altro.

LA BASE DEGLI ESERCIZI

Gli elementi principali degli esercizi per migliorare la coscienza sessuale sono: (1) il contatto fisico generale e (2) il contatto strettamente genitale. Grazie a queste esperienze potrete sviluppare una maggiore consapevolezza delle vostre sensazioni, scambiare informazioni con il partner, imparare a rilassarvi sia nel dare sia nel ricevere piacere, imparare a partecipare alle interazioni sessuali con le dovute reazioni e ad acquisire la capacità di offrire ed apprezzare carezze lente, delicate, tenere, affettuose, ritmiche e fluide. Tali principi stanno alla base di una sana sessualità di coppia; in mancanza dell'elemento fondamentale, cioè di una visione serena del sesso, gli altri esercizi non avranno valore.

EVITATE DI FISSARE UNA META

Vi consigliamo di dedicare almeno due settimane agli esercizi iniziali e in questo periodo di aste nervi dal rapporto sessuale. Spesso l'attività sessuale è finalizzata ad un unico scopo, cioè al rapporto, e la coscienza sessuale finisce per bloccarsi senza possibilità di sviluppo. Varrà la pena di rinunciare per due settimane ai rapporti completi, se il risultato sarà
quello di aiutarvi a cambiare atteggiamento nei confronti dell'espressione sessuale nel suo complesso. Avrete investito due settimane in un'intesa che potrà rivelarsi soddisfacente per molti anni. Anzi, consigliamo alle coppie di dedicarsi una volta al mese o una volta ogni due mesi alla scoperta del piacere senza dover necessariamente arrivare al coito. In questo modo ricorderete sempre che il contatto fisico non dev'essere per forza finalizzato; il rapporto completo non è l'unica forma di espressione della sessualità; potrete invece ampliare il campo delle vostre esperienze.
Nelle settimane in cui vi impegnerete assieme negli esercizi genitali e non genitali, vi suggeriamo di dedicarvi contemporaneamente agli esercizi di autoesplorazione/masturbazione. La maggior parte degli uomini e delle donne non ha la dimestichezza necessaria con le reazioni sensuali ed erotiche del proprio corpo né si trova sufficientemente a proprio agio con esso. Accettarsi e sentirsi bene con se stessi è il primo passo per poter condividere il benessere con il partner.
Negli esercizi di autoesplorazione (e in tutti gli altri contenuti nel libro) è sempre meglio non fare nulla che vi metta a disagio o vada contro i vostri valori morali. Non passate alla serie successiva finché non vi sentite soddisfatti della precedente, e ricordate che gli esercizi servono a farvi imparare. Se lo desiderate, gli esercizi di masturbazione potranno permettervi di raggiungere l'orgasmo nel periodo in cui gli esercizi da fare in coppia non lo prevedono.

SIATE FLESSIBILI

Siate pure flessibili nell'utilizzare gli esercizi. Vi consigliamo di leggere ciascun capitolo da soli e poi di discuterlo con il partner, e di decidere quindi se e quando metterlo in pratica. Alcune coppie seguiranno ogni esercizio passo passo, mentre altre potranno combinare due o più esercizi o improvvisare. Determinate pertanto quale procedura vi sembra più agevole come coppia e comunque cercate di non fare gli esercizi con il libro davanti. Non è un ricettario di cucina! L'attività sessuale richiede due partecipanti attivi e coinvolti, e l'ingrediente più importante per far sì che gli esercizi restino un'esperienza istruttiva da condividere con il partner è lo scambio reciproco di informazioni. Considerate quindi gli esercizi come direttive non troppo rigide che vi aiuteranno a cambiare atteggiamento nei confronti del sesso, migliorando le vostre reazioni e il vostro rendimento.

LA COMUNICAZIONE

I sessuologi concordano nell'affermare che la comunicazione è la chiave della felicità sessuale. Non è facile esprimere i propri sentimenti, e dopo le prime conversazioni romantiche tra gli amanti si erge una sorta di parete invisibile; per alcune persone la capacità di comunicare si riduce soltanto di poco ed esse riescono sempre a trovare il modo di esprimere i propri sentimenti; per altre invece, e sono la maggior parte, la parete diventa un muro insormontabile. Thoreau parlò per l'uomo moderno quando più di cent'anni fa scrisse: "La maggioranza degli uomini conduce un'esistenza di silenziosa disperazione". La disperazione riveste un'importanza particolare nella vita sessuale, che dovrebbe essere un'esperienza intima e personale. La capacità di instaurare una comunicazione profonda ed affettuosa può infrangere il muro e l'isolamento personale. La sessualità infatti riveste diverse funzioni nell'ambito di una relazione: è un modo di condividere il piacere, di creare una maggiore intimità, di procreare e di ridurre la tensione aiutando contemporaneamente le coppie a fronteggiare i guai della vita quotidiana.
Quasi tutti nel corso della propria esistenza incontrano difficoltà nell'esprimere l'amore, l'affetto o addirittura la preoccupazione a parole; in campo sessuale l'espressione di tali sentimenti conta quanto il contatto fisico.
A prescindere da quello che deciderete di fare di questo libro, vi esortiamo a trovare il modo di comunicare il vostro interesse, il vostro affetto e il vostro amore al partner; ditegli (ditele) sempre quanto lo (la) apprezzate. Una relazione molto stretta è una delle maggiori soddisfazioni della vita.
Gli esercizi descritti andrebbero sperimentati soltanto dopo averli letti e averne discusso con il partner. Parlate delle vostre esperienze e di quello che vorreste provare; parlate d'amore, di intimità e di affetto, oltre che delle varie tecniche e delle esperienze sessuali. Bisogna impegnarsi un po' per superare una naturale titubanza, ma i benefici che ne trarrete voi e la vostra relazione saranno incommensurabili.
Fate sempre sapere al partner che cosa vi piace e che cosa non vi piace. Un nostro collega racconta ad esempio che molte persone desiderano parlare degli odori relativi al sesso, ma non hanno il coraggio di entrare nell'argomento. La nostra cultura si preoccupa talmente della pulizia che i partner sessuali possono privarsi di esperienze piacevoli (o esporsi ad esperienze spiacevoli) per paura di menzionare appunto gli odori sessuali. Parlate di ciò che vi sembra importante: delle fantasie, dei suoni, dell'ambiente, delle posizioni, della temperatura, della luce e non esitate a fare richieste di tipo sessuale. Superare le restrizioni culturali farà sì che la vostra relazione sia più aperta e soddisfacente.

ESPRIMERE I PROPRI SENTIMENTI

Come si possono esprimere i propri sentimenti? Ogni coppia e ogni individuo troverà il proprio stile, ma noi vi diamo comunque alcuni suggerimenti.
1. "Ti desidero". Quest'espressione può essere valida per la maggioranza delle persone; confessare il proprio desiderio può portare a grandi risultati; rafforza soprattutto la convinzione del partner di essere importante per voi e apre la via ad una comunicazione più piena. Si può "desiderare" il partner in molti modi; sta a voi spiegare quali.
2. "Con te sto bene". È quasi la descrizione dell'amante perfetto. È importante confermare al partner che sa come darvi piacere! Naturalmente lo stare bene non si riferisce soltanto al sesso ma anche al rispetto, alla fiducia e all'intimità.
3. "Penso a te". È un'espressione che rivela interesse e sollecitudine, particolarmente importante in periodi di stress e problemi, ma sempre ben accetta, anche nei momenti felici.
È un fatto accertato che nel comportamento umano esprimere interesse per un'altra persona aumenta l'interesse vero e proprio.

COME PIANIFICARE GLI ESERCIZI


Dopo aver completato gli esercizi sia genitali sia non genitali, discutete su che cosa avete appreso sia individualmente che come coppia. Parlate della fase successiva; potrete decidere di fare assieme gli esercizi per intensificare il soddisfacimento sessuale, o leggerete gli esercizi che riguardano un determinato problema sessuale o integrano il rapporto con le varie tecniche del piacere per poterli poi mettere in pratica. Elaborate il vostro programma secondo le necessità personali piuttosto che seguire l'ordine del libro ..
Per quanto riguarda gli esercizi successivi, consigliamo di leggere ogni capitolo individualmente, di discuterlo in coppia e poi di proseguire. Naturalmente vorrete integrare i rapporti sessuali con gli altri esercizi, ma vi suggeriamo di non concludere tutti gli esercizi con il coito.
Speriamo che questo libro vi aiuti a crearvi una visione serena della sessualità in cui il piacere reciproco dei preliminari, del rapporto vero e proprio e del "dopo" si fondano in maniera facile e naturale. Adottando un simile atteggiamento, l'orgasmo sarà il culmine naturale dell'eccitazione sessuale, e non l'unico scopo a cui aspirare. L'approccio da noi suggerito coinvolge tutto il corpo, non soltanto i genitali, e considera i giochi e le carezze affettuose valide quanto la stimolazione genitale vera e propria, proponendovi come una persona che comunica i propri bisogni e le proprie preferenze
sessuali al partner in maniera sana ed aperta.
Alcuni capitoli potranno essere letti senza poi eseguire gli esercizi. La lettura può già da sola esservi utile, ma vi incoraggiamo a provare gli esercizi che vi sembrano adatti a voi, in modo da adottare senza problemi un nuovo approccio alla sessualità. L'atteggiamento psicologico e il rendimento sessuale migliorano notevolmente quando gli atteggiamenti, le sensazioni e il comportamento dell'individuo sono coerenti e si completano a vicenda. La lettura degli esercizi può aiutarvi a cambiare atteggiamento; l'applicazione (e quindi un ampliamento delle vostre capacità e una maggiore serenità) può modificare il vostro comportamento. Infine la consapevolezza delle vostre reazioni e lo scambio di informazioni con il partner vi aiuteranno a modificare anche le sensazioni. Speriamo quindi che tutto questo vi aiuti a maturare una nuova coscienza sessuale e una nuova capacità di trame piacere.

INDICE

PARTE PRIMA: INTRODUZIONE

1. Come vivere meglio il piacere e la sessualità
2. Orientamenti sessuali

PARTE SECONDA: BENESSERE E PIACERE SESSUALE

3. Il piacere attraverso il contatto non genitale
4. Il piacere attraverso il contatto genitale
5. Autoesplorazione e masturbazione

PARTE TERZA: COME RAGGIUNGERE L'APPAGAMENTO SESSUALE

6. Il contatto non finalizzato, chiave per un'intesa sessuale duratura
7. Il rapporto sessuale come scambio di piacere reciproco
8. Tecniche speciali
9. L'espressione sessuale negli anziani
10. Come migliorare l'intesa sessuale

PARTE QUARTA: IMPARIAMO A SUPERARE I PROBLEMI SESSUALI

11. Siamo tutti individui sessuali
12. Come diventare una coppia sessuale
13. Come facilitare l'eccitazione e l'espressione sessuale nella donna
14. Come raggiungere l'orgasmo
15. Imparare a controllare l'eiaculazione
16. Come aumentare l'eccitazione e migliorare le erezioni
17. Come lasciarsi andare e superare le inibizioni dell'eiaculazione

APPENDICE: GUIDA ALLA SCELTA DEL SESSUOLOGO

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SEPPELLIRE DARWIN - Dalla critica al Darwinismo agli albori di una scienza nuova


RETROCOPERTINA

Presentare l'argomento dell'Evoluzione va ben oltre lo storia della scienza: implica anzi polemiclìe e scontri ideologici, conflitti tra superi e fedi religiose o progressiste. L'Evoluzione non suscita analisi distaccate, non invita a confronti sereni ma è pretesto di reciproche scomuniche.
Nel dibattito odierno su Charles Darwin questo fascicolo affronta vicende e fortune, . realtà e mistificazioni di una teoria assurta talvolta a mito o a dogma.

Dalla critica al darwinismo agli albori di una scienza nuova

Esattamente 10 anni fa, il giornalista scientifico John Horgan, a lun­go redattore presso "Scientific American", pubblicava un saggio, The End of Science1, che fece scalpore per il suo provocatorio annuncio di un'immi­nente "fine della scienza", intendendo con questo l'apparente impossi­bilità, per lo ricerca moderna, di indagare ancora oltre i limiti già raggiunti.

Secondo Horgan, infatti, lo ricerca scientifica sarebbe oggi ad un punto di non ritorno, oltre il quale i tradizionali sistemi d'indagine non a­vrebbero più alcuna utilità: sarebbero incapaci, cioè, di aprire lo strada verso quella che è, in fin dei conti, lo vera Meta verso lo quale ogni ricer­catore in cuor suo tende, quella che Horgan chiama La Risposta, il mo­dello teorico capace di offrire una chiave di lettura organica e soddisfa­cente del reale.

Secondo questa pessimistica profezia, dunque, lo scienza del pros­simo futuro si troverebbe costretta alla resa di fronte all'insuperabile muro dell'ignoto: destinata ad accontentarsi delle soluzioni trovate - lì dove esse sono state realmente trovate - condannata a brancolare nel buio delle me­re ipotesi o, peggio ancora, ad essere ridotta al frustrante e pericoloso rango di ancilla tecnologiae, meramente asservita agli interessi per nùlla speculativi e spesso inquietanti dell'industria e del business economico.

Oggi tuttavia, a diec'anni da quel provocatorio annuncio, molti si chiedono se lo tanto temuta fine della scienza non possa considerarsi, piut­tosto, come il travagliato awio della nascita di una scienza nuova, tramite l'avvento di un diverso paradigma e di una differente chiave di lettura della realtà.

Certo, i segni di stasi e di involuzione che già spinsero Horgan a lan­ciare il suo clamoroso annuncio sono a tuttora ben visibili: mai come oggi, anzi, una parte ancora maggioritaria del mondo accademico sembra pi­gramente attardarsi su posizioni datate, protetta solo dalla consolante ma sterile barriera del conformismo.

Al tempo stesso, però, molti segni ci parlano di un cambiamento in atto, lento ma straordinariamente profondo, che vede l'ingresso a pieno titolo, nell'ambito scientifico, di paradigmi fino a ieri considerati eretici, ma che in un futuro prossimo potrebbero semplicemente rivelarsi come rivolu­zionari.

Durante il XX secolo, ad esempio, si è assistito - con sorpresa e per­sino sgomento da parte di taluni - al passaggio dalla fisica classica, rigi­damente meccanicista, agli orizzonti straordinariamente ampi della fisica quantistica, che coi suoi paradossi ha messo in crisi i concetti stessi di ma­teria e di causa/effetto. Una rivoluzione questa solo a fatica addomesticata - e in qualche caso semplicemente ignorata - dall'establishment acca­demico.

Al tempo stesso, sul piano delle cosiddette "scienze umane", il vec­chio materialismo ad una dimensione di cui fu paladino e corifeo un Freud, ha dovuto cedere pian piano il passo, causa inadeguatezza, alle più ampie prospettive di un Jung, di un Hillmann o di un Frankl: prospettive che presuppongono, a loro volta, una visione dell'uomo e dello stesso cosmo infinitamente più complessa e profonda.

Bisogna avere il coraggio di domandarsi, dunque, se questa tanto temuta fine della scienza non sia nient'altro, infondo, che la fine di un tipo di scienza, identificabile essenzialmente con quel paradigma materialista/meccanicista che è figlio della filosofia dell'Ottocento. Un paradigma, questo, che si dimostra ogni giorno sempre più limitato e incapace di of­frire risposte soddisfacenti alle domande che la stessa scienza moderna tende vieppiù a riscoprire.
Ed è in quest'ottica di superamento che va letto il grande fenomeno­oggi sempre più alla ribalta nonostante gli ostruzionismi dell'ortodossia accademica - della critica all'ipotesi neo-darwinista, ossia all'ultimo, gran­de dogma del materialismo classico.

In effetti, la cosiddetta teoria sintetica dell'evoluzione ha rappre­sentato per decenni una vera e propria colonna portante della Weltan­schauung materialistico-meccanicista: il tentativo più completo e certa­mente ambizioso di ridurre la sorprendente ricchezza e sconcertante complessità della materia vivente a mero riflesso del Caso e della Neces­sità.

Per quasi un secolo, infatti, il neodarwinismo ha diffuso universal­mente una visione paradossale della Natura vivente, dove ogni realtà o qualità, dalla grazia di una piuma alla potenza di un muscolo, dalla perfezione tecnica di un organo oculare all'astronomica complessità del cervello umano, non sarebbero altro che il frutto di meri errori di trascri­zione del DNA (le cosiddette mutazioni casuali), addomesticate dal potere ritenuto onnipotente della convenienza e dell'adattabilità (la cosiddetta selezione naturale).

Questa visione totalizzante e monolitica, potentemente sostenuta dal clima filosofico dominante ancor prima che da intrinseche prove scientifiche, è però fatalmente entrata in crisi parallelamente alla crescita delle conoscenze sulla natura vivente, sulla genetica, sui fossili. Il modello neodarwinista, infatti, non sembra capace di dare risposta alcuna all'irri­ducibile complessità delle forme viventi, al ruolo che appare più conser­vativo che" creativo" della selezione naturale, alla mancanza di documenti fossili che dimostrino l'andamento "lento e progressivo" dell'evoluzione, al grande enigma dell'apparizione della vita sulla Terra.

Anche il neodarwinismo, dunque, al pari di altre visioni e ipotesi scaturite dal meccanicismo ottocentesco, ha dovuto arrendersi di fronte ad una realtà che appare, ogni giorno di più, totalmente altra rispetto ad ogni riduzionismo. Da questo punto di vista, la critica al neodarwinismo ­finalmente redenta dalla sterile contrapposizione tra "mastini" di Darwin e improponibili fondamentalismi pseudoreligiosi - rappresenta la vera avan­guardia di un nuovo modo di intendere la natura e la scienza, in una chiave di lettura organica e olistica, in cui la teoria dell'evoluzione, liberatasi da ogni forma di "evoluzionismo" ideologico, si sposa alle più recenti prospet­tive emerse dalla scienza moderna, su tutte la fisica quantistica.

Con questo numero speciale "Avallon" ha voluto, per la prima volta in Italia, presentare un'antologia di contributi, unica per varietà e qualità, delle più interessanti correnti del post-darwinismo, da cui emerge una visione della natura affascinante e straordinariamente ricca. Un'antologia che, all'inevitabile pars destruens rappresentata dalla critica al vecchio paradigma, fa seguire la necessaria pars costruens rappresentata da un significativo excursus attraverso i nuovi paradigmi proposti.

La Redazione è grata a Gianluca Marletta per la composizione del presente fascicolo.

NOTA

1. Trad.it. La fine della scienza, Milano 1998

INDICE

EDITORIALE
Dalla critica al darwinismo agli albori di una scienza nuova

GIOVANNI MONASTRA
Natura archetipica: vincoli morfologici e gerarchici in biologia

SANDRO D'ALESSANDRO
La selezione naturale alla luce dei fatti dell'ecologia

ROBERTO FONDI
Charles Darwin, conquistodor dell'immaginario collettivo

MICHELE SARÀ
L'evoluzione costruttiva: una nuova idea d'evoluzione

GIUSEPPE DAMIANI
La meccanica quantistica e l'evoluzione biologica

GIANLUCA MARLETTA
Neodarwinismo e Creazionismo: due opposti fondamentalismi?

IL LIBRO MICHELE SARÀ
L'Evoluzione costruttiva. fattori d'interazione, cooperazione ed organizzazione

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