ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO

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ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO (249)

LIBRI SAPIENZIALI E ALTRI SCRITTI


RETROCOPERTINA

Dedicato ai libri sapienziali e lirici dell'Antico Testamento, questo volume è un'approfondita introduzione letteraria ed esegetica ad alcuni tra i maggiori e più noti scritti biblici, da Giobbe e l'Ecclesiaste ai Salmi e al Cantico dei cantici. In un esteso capitolo premesso all'esame dei singoli libri sapienziali, la sapienza, la figura del sapiente e la tradizione sapienziale ebraica vengono situate nei contesti sociali e religiosi che ne videro la luce e viste sullo sfondo della tradizione sapienziale del Vicino Oriente antico. Ciò fa da indispensabile premessa allo studio del significato e della funzione teologica della letteratura sapienziale così come della singolarità delle sue forme. Dei tre capitoli dedicati al Salterio, il primo comprende una circostanziata presentazione delle forme della poesia ebraica e delle poetiche ad essa sottese. Di fronte a scritti che non di rado appaiono inaccessibili sia per la lingua poetica sia per la tematica svolta, questa introduzione mostra preziose doti di concisione e precisione.

INDICE

9 Premessa

13 Prologo

15 Biografia essenziale

Parte prima
La letteratura sapienziale d'Israele

Capitolo I
19 Sapienza e letteratura sapienziale

Capitolo II
55 Tradizione sapienziale ed espressione letteraria.

Parte seconda
I libri sapienziali

Capitolo III
91 Il libro dei Proverbi

Capitolo IV
117 Il libro di Giobbe

Capitolo V
147 Il libro di Ecclesiaste

Capitolo VI
175 Il libro di
Ecclesiastico

Capitolo VII
209 Il libro della Sapienza

Parte terza
La letteratura lirica

Capitolo VIII
233 Il libro dei Salmi:aspetti letterari

Capitolo IX
261 Generi letterari del Salterio

Capitolo X
293 Teologia del Salterio

Capitolo XI
323 Storia dell'interpretazione del Salterio

Capitolo XII
365 Il Cantico dei cantici

Capitolo XIII
393 Il libro delle Lamentazioni

421 Indice del volume

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LIBERAZIONE DALLA CASA DI LUNGA DURATA - La fine della morte - PRIMI 18 CAPITOLI

LIBERAZIONE"DALLA CASA DI LUNGA DURATA"LA FINE DELLA MORTE

CARATTERISTICHE dell'OPERA:

1) - Un romanzo/saggio originale nella letteratura accademica e intelletuale italiana e internazionale per i soggettitrattati che lasciano il lettore senza fiato!
2) - Citazioni di centinaia di intellettuali, anche di opposte conclusioni, vengono analizzate in modo che il lettore arrivi lui a farsi un’opinione chiara sull’argomento.
3) - Centinaia di riflessioni che aprono gli occhi della mente e toccano il cuore, anche quello di pietra!
4) - Rafforza la fede dei cristiani che possiedono intelligenza morale e sono onesti intellettualmente. È in grado inoltre di indurre a riflessioneatei, agnostici, religionisti in genere e quelli che sono diventati apatici a causa della "malattia del sistema".

Gentile e affezionato Lettore, L’AZZURRA7 EDITRICE è lieta di presentarle la sua ultima significativa opera letteraria dal titolo: “Liberazione dalla casa di Lunga durata – La fine della morte”. Qual è l’obiettivo di tale opera? Che cosa vuole l’autore che il pubblico apprenda dalla sua lettura? Sappiamo che molti intellettuali, uomini di scienza e politici stanno attualmente impegnandosi per contribuire al miglioramento dei problemi socio/economici e politici di questa nostra società. Prima di questi, nel passato, molti altri hanno tentato inutilmente di fare la stessa cosa. Anche Niko, personaggio principale di quest’opera, che stiamo presentando al pubblico, è stato trascinato ad abbracciare delle ideologie nichiliste nella speranza di poter cambiare il sistema.

Il libro Liberazione presenta la storia di un giovane, Niko, che fu adolescente e fortemente politicizzato nel travagliato periodo storico degli “anni di piombo”. Le sue aspirazioni giovanili, le sue passioni e le sue delusioni sono vissute nel racconto come un percorso per giungere ad una crescita e maturazione ideologica in una società che mai come oggi continua a disorientare giovani e adulti circa il senso della vita. C'è da identificare innanzi tutto qual è la più spietata prigione che da millenni tiene in schiavitù il genere umano, e come riuscire a liberarsene in vista di un mondo senza sofferenza, affrancato dall'odore della morte. Se la politica ha rivelato tutti i suoi limiti e le religioni e le filosofie nel loro insieme hanno fallito il loro mandato, la ricerca può e deve proseguire in un'altra direzione, molto più concreta di ciò che queste ultime hanno sempre proposto. Può essere Dio la meta finale dell'uomo? Ma cosa si deve intendere con il termine “Dio”?

Nel suo libro Il sogno dell’unità dell’universo, il noto fisico Steven Weinberg, premio Nobel per i suoi studi sulle forze fondamentali, ha osservato: “Alcuni hanno un’idea di Dio talmente amplia e flessibile che per loro è inevitabile trovarlo ovunque lo cerchino. Così, sentiamo dire che “Dio è l’essere ultimo”, o “Dio è la nostra natura migliore”, o “Dio è l’universo”; e naturalmente alla parola “Dio”, come a qualsiasi altra, possiamo dare il significato che preferiamo … Qualche volta gli scienziati, e anche i non scienziati, usano il termine ‘Dio’ per indicare un essere così astratto e lontano da ogni impegno pratico che non lo possiamo più distinguere dalle leggi naturali”. Quindi Weinberg ha aggiunto: “Io penso, ragionando in questo spirito, che se la parola ‘Dio’ deve essere di qualche utilità va intesa come nome di un essere interessato, un creatore e legislatore che non ha solo fatto l’universo e stabilito le leggi naturali ma ha anche fissato i criteri del bene e del male, una persona che si preoccupa per le nostre azioni —in breve, un’entità che abbia senso adorare. È questo il Dio che, in tutte le epoche storiche, ha avuto importanza per gli uomini e le donne”. Op. cit., trad. di G.Rigamonti, Mondadori, Milano, 1993, pp.251, 252.

Se l'uomo non avesse paura della morte, sentirebbe ugualmente il bisogno di Dio nella sua vita? È la morte ad aver creato nell'uomo la figura di Dio? Il prof. Umberto Eco ha osservato: “Quando la morte non viene considerata un mezzo per ottenere qualcos'altro [come ad esempio il prezzo di un riscatto] bensì un valore in sé, allora abbiamo il germe del fascismo e dovremmo chiamare fascismo ciò che si fa agente di questa promozione”. (Sette anni di desiderio, La voglia di morte, Bompiani, Milano, 1985, p. 123) Potrà sorprendere il lettore apprendere che la cultura biblica non glorifica affatto la morte, come fa invece quella ellenistica che è stata assorbita dalla cristianità, ma ne annuncia da millenni la prossima fine. Questo è in contrasto con la cultura della morte che invece prevale nel mondo, una cultura alimentata dai media che spingono le masse ad afferrare più cose materiali possibili finché si è in vita, perché poi c'è la morte.

In merito a questo, il celebre sociologo Zygmunt Bauman, teorico della post-modernità, ha affermato: “È tutta colpa dei media. Sono loro i grandi burattinai. Sono loro che per trarre profitto non esitano a portare in vetrina personalità discusse e negative, dandone un'immagine di credibilità, trasformandoli in idoli”. Il risultato dice “È una società liquida, [dove] non c’è più un progetto di vita”. (Dall'intervista su Panorama del 23/08/2007, il grassetto è aggiunto) Questa cultura della morte in odore di morte, dominata dall'avidità più sfrenata, si manifesta con l'espandersi dell'inquinamento, delle malattie, delle guerre, del terrorismo, della violenza e la proliferazione delle armi convenzionali e di distruzione di massa. Oggi la difficoltà non consiste soltanto nel fare una corretta diagnosi delle reali condizioni del mondo, ma consiste soprattutto nel dare il giusto indirizzo nella ricerca dei veri valori e nel trovare la vera alternativa alla dominante cultura della morte. È questo lo scopo del libro “Liberazione”.

Escludendo gli opposti estremismi dell'evoluzionismo e del creazionismo, cos'ha da dire la scienza, in merito a Dio e alla cultura biblica? Lo scienziato Allan Sandage ha osservato: “Non mi rivolgo a un libro di biologia per imparare a vivere”. La più grande scoperta del nostro tempo è la scoperta di un concetto nuovo di Dio, liberato dalle catene della falsa religione e dell'ignoranza. Se cerchiamo un Dio buonista, o per contro alleato con i potenti, oppure indifferente alle vicende umane, una misteriosa ed incomprensibile trascendenza, che voglia mantenerci nell'ignoranza e nel conformismo della Tradizione umana, non lo troveremo mai in questo romanzo/saggio!

Piuttosto, queste migliaia di informazioni inedite e poco conosciute del libroLiberazione, aiutano il lettore a condividere l'osservazione fatta duemila anni fa da uno scrittore intelligente che ha conosciuto e assimilato la cultura della vita, quando scrive che è stata data a molti “la capacità intellettuale di acquistare conoscenza del Vero(1 Giovanni, Efeso, 98 e.v., TNM, Rbi8-I, p. 1469), sempre che la nostra mente e cuore lo vogliano. Proficua ricerca!


Post Scriptum

Noi crediamo che la lettura di questo romanzo/saggio, possa rappresentare per una persona della sua cultura un prezioso arricchimento ed uno stimolante confronto ideologico. Crediamo inoltre che conoscere come questo giovane, Niko, pur vivendo dentro a certe realtà ideologiche, non le ha subìte, ma progressivamente, grazie alla sua sete di capire e all’amore per la conoscenza, le ha approfondite per sottoporle a verifica, possa rappresentare per ogni lettore, un vantaggio vitale, nel beneficiare da tutte quelle migliaia di informazioni che l’opera contiene, perché, come ha scritto Antonio Gramsci, “mi pare che non sia difficile trovare formule splendide di vita, [ma] difficile è vivere”? Lettere dal carcere: a Tania, 18 maggio 1931.

Circa duemila anni fa, nel centro della cultura greca di Atene, ci sono state persone che dopo aver sentito parlare un illustre Giurista ebreo, Saulo di Tarso, incuriosite dalla soluzione che egli proponeva, essendo di “mente aperta”, vollero esaminarne la fonte, per vedere se ciò che diceva era la verità. Molte ideologie si sono presentate all’uomo come depositarie della verità, invitando altri ad abbracciarle. Tuttavia hanno presentato una sconcertante varietà di “verità”.

In un suo libro il prof.Vincent R.Ruggiero si è stupito che anche persone intelligenti sostengano che la verità è relativa. Ruggiero fa questo ragionamento: “Se ognuno determina la propria verità, l’idea di uno non può essere migliore dell’idea di un altro. Sono tutte sullo stesso piano. E se tutte le idee sono uguali, a che serve fare ricerche in un dato campo? Perché scavare per trovare risposte nel campo dell’archeologia? Perché ricercare le cause della tensione in Medio Oriente? Perché cercare la cura del cancro? Perché esplorare la galassia? Queste attività hanno senso solo se alcune risposte sono migliori di altre, se la verità è qualcosa di separato e distinto dalle opinioni individuali”.The Art of Thinking, Longman, 9 edition, november 6, 2008.

In effetti nessuno crede veramente che la verità non esista. Quando si tratta di realtà materiali, fisiche, come nel campo della medicina, della matematica o della fisica, anche il più risoluto dei relativisti crederà che certe cose sono vere. Chi di noi si azzarderebbe di salire su un aereo se non avesse fede che le leggi dell’aerodinamica sono verità assolute, non certo relative? Esistono infatti verità verificabili; esse sono intorno a noi e ci fidiamo di esse anche quando è in gioco la vita.

Perciò noi crediamo che anche lei abbia le stesse qualità di quelle persone di “mente aperta” ateniesi poco prima citate. Quindi se ha letto questa nostra presentazione, la invitiamo calorosamente a chiederci una copia di quest’opera. Saremmo felici di potergliela far pervenire all’indirizzo da lei suggerito. Con l’occasione riceva i nostri cordiali e sinceri saluti.

Vista l'importanza che l'opera riveste,
VI FACCIAMO CONOSCERE
tutti i titolidei 38 capitoli di questa opera


Prefazione


Questo saggio-romanzo offre al lettore la storia di Niko, un giovane rappresentativo di un certo tipo di ragazzi non conformisti del nostro tempo, una persona virtuale che fu un adolescente nel periodo dal 1965 al 1977, poco più di un decennio segnato dalla grande svolta culturale e politica della contestazione del 1968 che in Italia fu di preludio ai cosiddetti “anni di piombo”. Riferendosi a questi ultimi, l’enciclopedia libera Wikipedia li descrive come il “periodo, coincidente grosso modo con gli anni settanta, in cui l'insoddisfazione per la situazione politico-istituzionale caotica (governi che duravano anche pochi giorni) si tradusse in violenza di piazza prima e, successivamente, in lotta armata, perpetrata da gruppi organizzati che usarono l'arma del terrorismo nell'obiettivo di creare le condizioni per influenzare o sovvertire gli assetti istituzionali e politici del Paese”.

In quegli anni critici due ideologie si fronteggiarono tra loro: il marxismo dei gruppi dell’estrema sinistra ed il neofascismo dei gruppi dell’estrema destra. Era il momento centrale della “prima repubblica”, il periodo tra il 1948 ed il 1994. Al riguardo si legge: “Lo scenario politico fu costantemente caratterizzato dalla contrapposizione tra i due maggiori partiti, la Democrazia Cristiana [DC] e il Partito Comunista Italiano [PCI], rappresentativi dell'elettorato in misura (media) rispettivamente del 35-40% e del 25-30%, mentre una manciata di soggetti politici minori si spartiva il resto delle preferenze (il più importante fra questi era il partito Socialista; gli altri principali erano il Movimento Sociale di estrema destra, i partiti Liberale, Repubblicano e Socialdemocratico, i Radicali, e il cartello di estrema sinistra Psiup-Pdup-Dp). La DC, grazie al peso politico e alla collocazione di centro, ricopriva un ruolo insostituibile per la formazione delle maggioranze parlamentari, ottenendo di volta in volta l'appoggio decisivo di qualche partito minore attraverso elaborati giochi di potere. Il Pci rimase sempre escluso da qualsiasi incarico di governo per le evidenti differenze ideologiche con la DC, e anche il tentativo di compromesso storico nel 1978 fallì”. — Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il libro si articola attraverso le esperienze del giovane Niko, le sue speranze giovanili, le sue passioni, le sue delusioni ideologiche ed apre al lettore una finestra su informazioni filosofiche e scientifiche solitamente appartenenti alla cultura universitaria o addirittura specialistica propria degli addetti ai lavori. Attraverso questa finestra di opportunità conoscitive vengono presentate al lettore una serie di domande: Perché un giovane è facilmente sedotto dal fascino dell’ateismo? La teoria dell’evoluzione organica ha davvero un supporto scientifico? Se l’uomo non avesse paura della morte, sarebbe incline alla religione e sentirebbe il bisogno di Dio? La figura di Dio può essere ancora considerata come legata alla religione tradizionale? Può esserci un altro modo, più moderno e scientifico, per definire “Dio”? Al riguardo un’ulteriore finestra è aperta per il lettore attraverso un confronto con la cultura e la logica biblica, considerata in questo libro in modo non settarico e del tutto neutro. Nel nostro paese c’è una diffusa ignoranza in merito alla cultura biblica, dovuta anche al fatto che il cattolicesimo, che è la confessione dominante, può essere considerata una religione fondata essenzialmente più sul magistero dogmatico della Chiesa che sull’autorità della Scrittura.

Indipendente dall’opinione che le persone hanno in merito alla Bibbia, che tuttavia per molti resta solo un libro completamente chiuso, rimane il fatto importante che essa è stata positivamente considerata da grandi letterati. Anche la filosofia in genere è considerata un argomento tedioso e solo riservato agli appassionati. Similmente, la storia è di solito intesa in modo riduttivo e nozionistico come un insieme di nomi e di date. Il lettore potrà invece accorgersi di come sia possibile arricchirsi intellettualmente e senza particolare sforzo quando l’argomento filosofico e storico viene convogliato in precisi fasci di informazioni sociologiche ed esistenziali. La peculiarità con cui è stato scritto il libro è quella di permettere conseguentemente al lettore un’azione attiva, anziché passiva, in modo che egli possa interagire con il materiale presentato facendo appello alle sue stesse conoscenze ed esperienze, in un sereno confronto dialettico, seppure possa anche non conoscere granché né di scienza, né di filosofia, né di storia, né religione, né di testo biblico. Per contro, qualora avesse delle competenze in questi campi, la sua interazione sarebbe ancor più facilitata.

Un discorso a parte merita la Bibbia, testo decisamente no politically correct. Il drammaturgo e poeta William Shakespeare trasse dalla Bibbia molta ispirazione per le sue opere, al punto che nessuno altro scrittore ha assimilato i pensieri e riprodotto le parole della Bibbia più copiosamente di lui.

L’Encyclopædia Britannica (edizione del 1971) descrive la Bibbia dicendo che costituisce “probabilmente la più influente collezione di libri della storia umana”. La Britannica afferma ancora: “Qualunque cosa si pensi del contenuto della Bibbia, il suo ruolo nello sviluppo della cultura occidentale e nell’evoluzione di molte culture orientali fa di almeno qualche conoscenza della sua letteratura e della sua storia un tratto indispensabile dell’uomo colto nel mondo di lingua inglese”. Il libro “Liberazione dalla casa di lunga durata - La fine della morte” presenta la cultura biblica nella sua logica intrinseca, lasciando al lettore ogni valutazione sulla natura di questo antico sacro testo. In ogni caso il libro mantiene una linea non apologetica verso la Bibbia, limitandosi ad indicarne le peculiarità; lo stile del libro fa sì che il lettore sia in grado di partecipare in modo interattivo anche alla storia di Niko e, vale la pena ancora ripeterlo, alla progressiva esposizione del materiale filosofico, storico e scientifico. Il lettore potrà accorgersi che certi argomenti o dichiarazioni sono più volte ripetuti nel testo; non si tratta di un’inutile o pedante reiterazione, ma di precisi punti di riferimento aventi valenza esplicativa necessaria per la comprensione di questioni importanti e fondamentali. Il linguaggio scelto per il libro è stato volutamente scorrevole per rendere semplici concetti in sé difficili.

Per quanto riguarda il materiale filosofico, storico e scientifico, il libro si articola nello sviluppo del pensiero di illustri intellettuali quali lo storico Ambrogio Donini, il teologo Oscar Cullmann, il logico matematico William A. Dembsky, il paleontologo Roberto Fondi, il fisico Gerald L. Schroeder, il cardinale cattolico John Henry Newman, il biologo Jacques Monod, il fisico Steven Weinberg, il fisico Paul Davies, l’astrofisico Fred Hoyle, il chimico Stephen Groccott, il fisico George S. Hawke, l’astronomo Alan Dressler, l’ingegnere meccanico Jeremy L. Walter, il fisico atomico Ben Clausen, il microbiologo Giuseppe Sermonti, lo psichiatra Rollo May, lo storico Guenter Lewy, il teologo Alister McGrath, lo psichiatra Viktor Frankl, lo scrittore giornalista Ruggero Guarini, lo scrittore e giornalista Cal Thomas, il matematico Giorgio Israel, il romanziere russo Fëdor Michailovi? Dostoevskij, il genetista Adriano Buzzati Traverso, il gesuita Vincenzo Arcidiacono, il genetista Maciej Giertych, il fisico Lee Spetner, il fisico Freeman Dyson, il chimico Ilya Prigogine, il geofisico Ker C. Thomson, il filosofo Adnan Oktar (pseudonimo di Harun Yahya), lo storico Johan Huizinga, l’archeologo Marcel Homet, l’archeologo Charles Marston, il linguista semitista Rolf Furuli, lo storico Arnold J. Toynbee, il geologo Jeremy Leggett, l’economista Jeremy Rifkin, il fisico Fritjof Capra, il filosofo matematico Blaise Pascal, il divulgatore scientifico Richard Milton, il teologo Robert E. Van Voorst, il teologo Marvin L. Lubenow, lo scrittore giornalista Giorgio Amico, lo storico Will Durant, l’attivista protestante Martin Luther King, il fisico atomico Antonino Zichichi, il sociologo Massimo Introvigne, l’insegnante Fernando De Angelis, l’astronomo George Greenstein, il teologo James Orr, lo scrittore giornalista David Yallop, il giornalista e saggista Marco Respinti, il fisico Walter Heitler, l’erudito biblico Michele Buonfiglio, l’astro-nomo David Levy, il fisico Mariano Artigas, il microbiologo Michael Behe, lo scrittore giornalista e divulgatore Maurizio Blondet, il fisico Stephen Hawking, lo storico Pepe Rodríguez, il fisico Abraham Cressy Morrison, il docente di fisica Brian Greene ed altri ancora. Quale contributo sono in grado di dare questi grandi pensatori al pensiero razionale del nostro tempo?

Un’altra interessante ed utile caratteristica del libro riguarda la rappresentazione, all’inizio di ogni capitolo, di un’opera grafica o pittorica che si inserisce armonicamente nella trattazione, conferendole un arricchimento estetico oltre che culturale. Sono presenti le opere artistiche dei seguenti autori: Yacek Yerka, Marcus Cornelius Escher (1898–1972), William Hogarth (1697–1764), René Magritte (1898–1967), Jolan Gross Bettelheim (1900-1972), Oscar Reutersvard (1915–2002), Arghal, Giorgio De Chirico (1888–1978), Edvard Munch (1863–1944), Wassily Kandinsky (1866–1944), Paul Gauguin (1848–1903), Vincent Van Gogh (1853–1890), Albrecht Dürer (1471–1528), Pablo Ricasso (1881–1973), Caspar David Friedrick (1774–1840), Georges Seurat (1859–1891), Britt Taylor Collins, Andrew Annenberg, Bruno Cini e Mark Bryan.

Infine, un’altra apprezzata peculiarità grafica è rappresentata dall’uso del grassetto e del corsivo, che spezza la tipica monotonia dello scritto che caratterizza le pagine di un libro.

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LIBERARSI DALLO STRESS CON L'EBORISTERIA - Ritrovare l'equilibrio interiore grazie alle virtù terapeutiche delle piante medicinali

RETROCOPERTINA

L'ansia rappresenta una condizione che può compromettere la qualità della nostra esistenza quotidiana. Questo saggio, proponendo una diversa visione glo­bale della vita e della salute, suggerisce una soluzio­ne naturale al problema dello stress.
Dedicarsi al giardinaggio, e quindi alla coltura di piante medicinali dalle virtù curative e distensive, è un'attività in sé rilassante e terapeutica, e può configu­rarsi come un antidoto efficace per ritrovare la sereni­tà e il benessere fisico.
Se dal punto di vista teorico quindi questo piccolo saggio ci aiuta a comprendere come uno stabile equilibrio interiore garantisca !'inte­grità personale e la salute fisica, dal punto di vista pra­tico illustra gli innumerevoli benefici rilassanti delle erbe, specie se coltivate con le biotecnologie che ne rispettano r principi attivi, e spiega come talora sia possibile sostituire i farmaci della medicina tradizionale, tranquillanti e antidepressivi, con rimedi naturali.

INDICE

Ringraziamenti
Prefazione
Introduzione

Capitolo 1 - Cause, effetti e conseguenze
Lo stress utile
(Stress + disagio = ansia) = malattia
Sull'onda dello shock
L'adattamento
L' omeostasi, equilibrio biochimico
L'ansia
L'insonnia
Virus & Co
La memoria

Capitolo 2 - I trattamenti della medicina convenzionale
I diversi approcci
I tranquillanti
Gli ipnotici
Gli antidepressivi
Gli analgesici
Gli antibiotici

L'effetto terziario
La fitoterapia, una soluzione di ricambio

Capitolo 3 - L'ambiente, l'orticoltura e la salute
L' omeostasi ambientale
Le piante transgeniche
Concimi, pesticidi e diserbanti chimici
La sindrome «non nel mio cortile»
La coltura ecologica
Qualche indicazione sulle piante selvatiche
Il giardinaggio terapeutico

Capitolo 4 - La fitoterapia
Breve cenno storico
Il potere delle piante
Le piante e la sicurezza
Farmaci o integratori
Sciamani o medici?
I principi attivi
La commissione E
Gli estratti standardizzati
Le controindicazioni
Un buon approccio

Capitolo 5 - Le piante medicinali
Camomilla
Passiflora
Luppolo
Valeriana
Iperico
Echinacea
Vite rossa
Ginkgo biloba
Tiglio
I compagni adatti
Kawa kawa, un dono d'oltremare
Biofiltri per la casa

Capitolo 6 - Dal seme alla tazza
Semina
Trapianto
Cura
Tavola delle carenze
Raccolta
Essiccazione
Infusi
Decotti
Estratti liquidi
Oli medicinali
Creme e unguenti
Altri preparati
Qualche ricetta casalinga

Capitolo 7 - Altre considerazioni
Strumenti semplicissimi
Un po di umonsmo
Tuffo al cuore
Un'ultima parola

Bibliografia

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LETTERATURA GIUDAICA INTERSTAMENTARIA

RETROCOPERTINA

Questo volume IX della Introduzione allo studio della Bibbia fornisce una presentazione ordinata e approfondita della letteratura giudaica che convenzionalmente viene detta intertestamentaria, e che grosso modo è contemporanea al Nuovo Testamento: i testi di Qumran, i cosiddetti apocrifi dell'Antico Testamento e infine la letteratura rabbinica.
Le tre sezioni in cui si articola il volume sono opera di riconosciuti esperti del settore: Fiorentino Garda Martlnez, noto per la sua edizione dei testi di Qumran; Gonzalo Aranda Pérez, editore di testi apocrifi dell'Antico Testamento, in particolare in lingua copta; Miguel Pérez Fernàndez, che ha tradotto e commentato numerosi testi della letteratura rabbinica.
Il volume non si limita a presentare il contenuto dei singoli testi, bensì li situa nel contesto in cui videro la luce, mettendoli in rapporto con altri testi affini o per contenuto o per genere letterario. Per la letteratura rabbinica, infine, si offre un'esposizione chiara del movimento rabbinico ai tempi di Gesù e dei problemi che questo si trovò ad affrontare nella pluralità delle diverse scuole, così da consentire un più perspicuo disegno storico di una letteratura per tanti versi intricata.

PREMESSA

Questo volume, nono dell'Introduzione allo studio della Bibbia, dedicato alla Letteratura giudaica intertestamentaria si suddivide in tre parti:

1. testi di Qumran: di Fiorentino Garda Martinez, dell'Università di Groningen in Olanda;
2. apocrifì dell'Antico Testamento: di Gonzalo Aranda Pérez, dell'Università di Navarra;
3. letteratura rabbinica: di Miguel Pérez Fernàndez, dell'Università di Granada.

Il lettore troverà un'introduzione estremamente esaustiva, che gli consentirà di accostarsi a testi con i quali forse non ha familiarità, ma che rappresentano la chiave ermeneutica di numerosi passi neo testamentari.
Al tempo stesso, ciascuna delle tre esposizioni offre strumenti suffìcienti per intraprendere lo studio autonomo e personale della letteratura di cui si tratta.
In senso stretto, soltanto le opere raccolte sotto la prima e seconda parte possono essere defìnite intertestamentarie, anche se i testi illustrati nelle due sezioni possono coincidere cronologicamente con alcuni scritti dell'Antico o del Nuovo Testamento. La maggior parte della letteratura rabbinica (terza parte) è certamente più tarda degli scritti neotestamentari; nondimeno, il carattere tradizionale e midrashico (esegetico) che la contraddistingue ne rende indispensabile una trattazione in questo volume, che intende offrire un quadro generale del pensiero giudaico che derivò dalla Bibbia ebraica e si sviluppò parallelamente al cristianesimo delle origini. «lntertestamentario» è pur sempre una defìnizione convenzionale.
Per la trattazione relativa al contesto storico in cui si inserisce la letteratura qui presentata si rimanda il lettore al Vol. I dell'opera (La Bibbia nel suo contesto, parte seconda, capp. VII-XI); nello stesso volume si trova una prima introduzione alla letteratura apocrifa, qumranica e rabbinica (pp. 334-346). Alcune pagine del Vol. I, inoltre, sono dedicate alle fìgure di Flavio Giuseppe, Filone di Alessandria e gli storiografi, poeti e fìlosofì giudei (pp. 346-350), che qui non sono trattati.

Miguel Pérez Fernàndez - Coordinatore dell'opera

INDICE

7 Sommario
9 Premessa
11 Abbreviazioni e sigle

Parte prima
TESTI DI QUMRAN
Fiorentino Garda Martinez

Capitolo I
17 Introduzione

Capitolo II
20 Testi halakici e regole
21 I. Lettera halakica
28 II. Rotolo del Tempio
35 III. Regola della Comunità
41 IV. Documento di Damasco
49 V. Altre regole e testi legali
49 1. Regola della Congregazione
50 2. 4QOrdinanze
52 3. 4QRegoie di purità
53 4. Regola di Damasco
54 5. Resti di altre regole e composizioni halakiche

Capitolo III
57 Letteratura di contenuto escatologico
58 I. Regola della Guerra
58 1. I Qlìegola della Guerra
62 2. 4 QRegoia della Guerra
66 3. Testi connessi con la Regola della Guerra
66 a) 4QBenedizioni
67 b) 4QDominio del Male
68 c) 4QParoie di Michele
68 II. Descrizione della Nuova Gerusalemme
70 III. Altri testi
70 1. 4 QTestimonia
71 2. 4 QApocaiisse aramaica
72 3. 4 QQuattro regni
72 4. II QMelkisedeq

Capitolo IV
75 Letteratura esegetica
76 I. Targumim
77 L 4 QTargum del Levitico
78 2. 4 QTargum di Giobbe
78 3. II Q'Targurn di Giobbe
79 II. Commenti biblici: i pesharim
82 L Pesharim di Isaia
85 2. Pesharim di Osea
85 3· Pesharim di Michea
86 4. Pesher di Naum
87 5. Pesher di Abacuc
89 6. Pesharim di Sofonia
90 7. Pesher di Malachia
90 8. Pesharim dei Salmi
92 III. Altri commentari biblici
92 L 4 QTanhumim
93 2. Midrash escatologico
96 3. 4QPesher sui periodi
97 4· 4QOpera esegetica
97 5· 4QPesher della Genesi

Capitolo V
100 Letteratura parabiblica
101 I. «Riscritture» del Pentateuco
101 L Parafrasi del Pentateuco
104 2. 4QParafrasi di Genesi ed Esodo
104 3. Ammonizione basata sul diluvio
105 4. Apocrifo di Giuseppe
107 5. 4QSecondo Esodo
108 6. 4QOpera con toponimi
109 7. 4QCronoiogia biblica
109 II. r QApocrifo della Genesi
112 IlI. Libro dei Giubilei
117 IV. Pseudo-Giubilei
118 v. Libri di Enoc
123 VI. Libro dei Giganti
126 VII. Libro di Noè
128 VIII. Libri dei Patriarchi
128 L Visioni di Giacobbe
129 2. Testamento aramaico di Giuda (?)
130 3. Testamento aramaico di Giuseppe
131 4. Testamento aramaico di Levi
133 5. Testamento di Neftali
134 6. Testamento aramaico di Qahat
135 7· Visioni di 'Amram
136 8. Hur e Miriam
136 9. Narrazione sui Patriarchi
137 IX. Pseudo-Mosè

137 I. I QParole di Mosè
137 2. Liturgia delle tre lingue di fuoco
139 3· Apocrifo di Mosè
139 a) 4QApocrifo di Mosè A
139 b) 4QApocrifo di Mosè B
140 4· 4QPseudo-Mosè
140 5. 4QPseudo-Mosè apocalittico
14I 6. 2QApocrifo di Mosè (?)
14I X. Pseudo-Giosuè (Salmi di Giosuè)
142 XI. Pseudo-Samuele
142 I. 4QVisione di Samuele
143 2. 6QApocrifo di Samuele-Re
143 XII. 4QPseudo-Geremia
143 XIII. 4QPseudo-Ezechiele
144 XIV. Pseudo-Daniele
144 I. 4QPseudo-Daniele
145 2. 4QPreghiera di Nebonedo
147 XV. 4QProto-Esther

Capitolo VI
149 Testi poetici

150 I. Rotolo degli Inni
156 II. Salmi apocrifi
156 I. Salmi apocrifi inclusi in copie del salterio biblico
158 2. Raccolte indipendenti di salmi apocrifi
159 IlI. Inni contro i demoni
159 I. Cantici del Saggio
160 2. Salmi di esorcismo
161 3. Scongiuri contro i demoni
161 IV. Poemi sapienziali
161 I. 4QLa donna demoniaca
162 2. 4QElogio della Sapienza
163 3. 4QParole del Saggio ai Figli dell'Aurora
163 4. 4QPoema sapienziale
163 5. 4QComposizione sapienziale A
165 6. 4QComposizione sapienziale B
165 7. 4QComposizione sapienziale C
166 8. 4QSulla risurrezione
167 9· 4QBeatitudini
168 V. Altri testi poetici
168 I. Libro dei Misteri
168 2. Lamentazioni apocrife

Capitolo VII
169 Testi liturgici
170 I. Preghiere quotidiane
172 II. Preghiere festive
174 III. Parole dei Luminari
175 IV. Canti dell'olocausto del sabato
180 v. Benedizioni e maledizioni
180 1. 1QRaccolta di benedizioni
181 2. 4QBenedizioni
184 3· 6QBenedizioni
184 4. 4QBenedici, anima mia
185 VI. Altri testi liturgici

Capitolo VIII
187 Testi astronomici, calendari e oroscopi
187 I. Testi astronomici
187 1. Enoc Astronomico
189 2. 4QFasi della luna
190 II. Calendari e turni sacerdotali
193 1. 4QCaiendario A
195 2. 4QCaiendario Ba-b
197 3. 4QCaiendario ca-!
200 4. 4QCaiendario D
200 5. 4QCalendario e-b
201 6. 4QCalendario Fa-b
201 7. 4QCaiendario G
201 8. 4QCalendario H
202 III. Testi astrologici
202 1. 4QBrontoiogion
203 2. 4QOroscopi

Capitolo IX
204 Rotolo di Rame

Parte seconda
APOCRIFI DELL' ANTICO TESTAMENTO
Gonzalo Aranda Pérez

Capitolo I
209 Introduzione
209 I. Definizione
209 II. Apocrifi e pseudepigrafi
210 III. Estensione della raccolta di apocrifi dell'Antico Testamento
212 IV. Ambiente d'origine
212 1. Fervore religioso e affermazione della propria identità
213 2. La «cultura letteraria» dell'epoca
213 3. Gli eventi politici
214 v. Trasmissione
214 VI. Lo studio degli apocrifi dell'Antico Testamento
214 1. Inizi e primo sviluppo degli studi
215 2. Prime valutazioni
216 3. L'età contemporanea

217 4. Pubblicazioni recenti più importanti
218 VII. Forme e generi letterari
220 VIII. Distribuzione degli scritti in questa esposizione
221 IX. Aspetti più significativi del pensiero teologico
222 I. Il concetto di Dio
222 2. L'uomo
222 3. La legge di Dio
223 4. La figura del messia
223 5. Il mondo futuro
223 6. L'escatologia individuale
224 Bibliografia
228 Excursus. Pseudepigrafia e apocalittica

Capitolo II
232 Le apocalissi. Origine del male e vittoria di Dio
232 L Introduzione
233 II. Opere connesse con Enoc
233 I. Importanza della figura di Enoc
234 2. Libro etiopico di Enoc (I Henoch): un «pentateuco- enochico
236 a) Sezione I o Libro dei Vigilanti (I Hen. 6-36): il male introdotto nel mondo
239 b) Sezione II o Libro delle Parabole (I Hen. 37-71): il giudizio del figlio dell'uomo
243 c) Sezione III o Libro dell'Astronomia (I Hen. 72-82): l'ordinamento divino del cielo e della terra
245 d) Sezione IV o Libro dei Sogni (I Hen. 83-90): la rigenerazione nel mondo futuro
248 e) Sezione V o Libro delle Ammonizioni di Enoc (I Hen. 91-1°7): preparazione al giudizio
252 3. Enoc slavo (2 Henoch). I misteri dei sette cieli
255 4· Libro ebraico di Enoc (3 Henoch): la contemplazione della merkavah
256 5. Apocrifo copto di Enoc
256 6. Enoc nella letteratura gnostica
256 III. Rivelazioni divine a patriarchi e profeti
257 I. Testamento di Mosè: regno di Dio senza messi a
261 2. Apocalisse di Abramo: l'idolatria d'Israele
264 3. Apocalisse di Elia: l'apparizione dell'anticristo
268 4. Apocalisse di Daniele
268 5. Frammenti di opere perdute
269 6. Apocalisse di Adamo: una spiegazione differente
270 IV. I testimoni della rovina: Baruc ed Esdra
271 I. Apocalisse siriaca di Baruc (2 Baruc): Israele e i giusti saranno ristabiliti
277 2. Apocalisse greca di Baruc (3 Baruc): i segreti dei cinque cieli
280 3. Quarto libro di Esdra: il mondo presente è destinato alla perdizione
288 4. Apocalisse greca di Esdra: rivelazione di nuovi misteri
288 5. Altre opere trasmesse sotto il nome di Esdra

Capitolo III
290 Nuove narrazioni della storia biblica
290 I. Introduzione
291 II. Le opere
291 1. Libro dei Giubilei: tutto è prestabilito in cielo e sulla terra
296 2. Terzo libro di Esdra: i pilastri che sostengono il popolo
297 3. Libro delle Antichità Bibliche o Pseudo-Filone: Dio salverà il suo popolo come lo salvò in passato
303 4· Vite di Adamo ed Eva
303 a) Vita di Adamo ed Eva greca: perdita del paradiso e promessa di risurrezione
307 b) Vita di Adamo ed Eva latina: permanere della tentazione e necessità della penitenza
309 5. Opere perdute
310 6. Opere cristiane

Capitolo IV
3 II La via indicata dai padri: i testamenti
311 I. Introduzione
312 II. Testamenti di carattere giudaico
312 1. Testamenti dei dodici Patriarchi: condotta e destino delle tribù
318 2. Testamento di Giobbe: la lotta contro il diavolo
322 IlI. Opere cristiane contenenti testamenti giudaici
323 1. Testamento di Abramo: la misericordia di Dio nel giudizio dopo la morte
326 2. Testamento di Isacco: i castighi dell'inferno
327 3. Testamento di Giacobbe: i beni del cielo
327 4. Testamento di Adamo: la preghiera e gli angeli
328 5. Testamento di Salomone: i demoni e come sconfiggerli

Capitolo V
329 L'esempio e la parola dei profeti
330 1. Martirio di Isaia: un esempio di fortezza
332 2. Geremia e la deporta zio ne a Babilonia
333 a) Cronache di Geremia: il profeta e il ritorno dall'esilio
335 b) Apocrifo di Geremia sulla cattività di Babilonia
337 3· Vite dei Profeti: i luoghi dove sono sepolti

Capitolo VI
339 Nuove preghiere
339 1. Salmi di Salomone: venga il messia con il suo regno
343 2. Odi di Salomone
344 3· Salmi 151-155

344 4· Preghiera di Manasse: la possibilità di convertirsi
345 5· Preghiera di Giuseppe
345 6. Preghiera di Giacobbe
346 7. Preghiere delle sinagoghe ellenistiche

Capitolo VII
347 I giudei nella diaspora
347 I. Introduzione
348 Il. Le opere
348 1. Lettera di Aristea: la legge viene presentata ai pagani
351 2. Terzo libro dei Maccabei: il trionfo della preghiera e della fedeltà
353 3· Quarto libro dei Maccabei: la vera filosofia è nella legge
355 4· Giuseppe e Asenet: la conversione dei gentili
360 5. Oracoli Sibillini: vaticini sui giudei e i gentili
360 a) La Sibilla e i suoi oracoli
361 b) Libro III
362 c) Libro IV
363 d) Libro V
363 e) Gli altri libri di Oracoli Sibillini
366 6. Storia di Ahiqar

Parte terza
LETIERATURA RABBINICA
Miguel Pérez Fernàndez

Capitolo I
369 Introduzione
369 I. Il movimento rabbinico
370 II. Studio del rabbinismo e Nuovo Testamento
371 III. Classificazione della letteratura rabbinica
372 IV. Antologia di testi
373 v. Indicazioni bibliografiche

Capitolo II
375 La Mishna
377 I. Mishna: l'etimologia
377 II. Struttura e contenuto
383 III. Il processo di formazione della Mishna
386 IV. Natura della Mishna
387 v. Aspetti linguistici e letterari
387 1. La lingua
388 2. Lo stile standardizzato halakico
389 3. Tassonomia e mnemotecnica
390 4. Elementi narrativi e informazione storica
392 VI. La torà orale
392 1. Tentativo d'interpretazione teologica
394 2. Il mito della torà orale
396 3. Concezione midrashica della Mishna
396 4. Mishna e Scrittura
398 VII. Tosefta e Talmud
398 1. Tosefta
399 2. I Talmud
401 3. I trattati extracanonici del Talmud
402 VIII. Mishna e Nuovo Testamento
402 1. La Mishna prima del 70
402 2. Contrasti e paralleli
404 3. Alcuni testi
404 a) La terminologia tecnica della tradizione ufficiale
405 b) «Con la misura con la quale l'uomo misura sarà misurato»
407 c) Il contesto sociale
408 d) Contrasto teologico
410 IX. Indicazioni bibliografiche

Capitolo III
412 Il midrash
412 I. Filologia e sociologia del midrash
412 1. La radice dri nella Bibbia ebraica
414 2. dri in Ben Sira (Ecclesiastico ebraico)
414 3·drsaQumran
415 4. Prima letteratura rabbinica: gli interpreti della torà
417 5. Il bet ha-midrash
419 6. Conclusioni
420 II. Il corpus midrashico
420 1. Midrashim e midrashot
420 2. Classificazione dei midrashim
421 3. Il midrash scolastico
422 a) Struttura formale
425 b) Struttura interna
428 c) Opere maggiori del midrash scolastico
431 4· Il midrash sinagogale
431 a) Generi di omelie
433 b) Principali opere appartenenti al midrash sinagogale
435 c) Il contesto dell'omelia: la sinagoga
437 5· Il midrash narrativo
437 a) Midrash e racconto
438 b) Principali opere appartenenti al midrash narrativo
439 c) Il contesto del midrash narrativo
439 III. L'ermeneutica rabbinica
440 I. Midrash nella Bibbia
440 a) Attualizzazione della profezia
441 b) Modelli narrativi
442 c) Tipologia dei personaggi
442 d) Adattamento liturgico

443 e) Riletture sapienziali
444 2. Il midrash degli scribi prima del 70 d.C.
445 a) La concezione nomologica della Scrittura
446 b) Prevalenza del significato letterale
448 c) Tecniche esegetiche
450 3· Il midrash del movimento rabbinico
451 a) La concezione midrashica
454 b) Maestri e scuole
460 c) La specificità del midrash rabbinico
462 4. Raccolte di middot
463 a) Le 7 regole di Hillel
463 b) Le 13 regole di r. Ishmael
464 c) Le 32 regole di r. Eliezer ben Jose ha-Gelili
465 IV. Indicazioni bibliografiche

Capitolo IV
467 Il targum
468 Io Il contesto targumico. Storia, ambiente sociale e liturgia
468 1. La lingua aramaica: storia e geografia
471 2. Il targum: mitologia, leggenda e storia
475 II. Il corpus targumico
476 1. Targumim di Qumran
476 a) Targum del Levitico
476 b) Targum di Giobbe
476 c) Apocrifo della Genesi
477 2. Targumim del Pentateuco
477 a) Targum di Onqelos
478 b) Targum Pseudo-Jonatan
479 c) Targum Frammentario
480 d) Frammenti della Geniza del Cairo
481 e) Targum Neofiti
482 3. Targumim dei Profeti
483 4. Targumim degli Scritti
484 5. Considerazioni conclusive
485 III. Ermeneutica targumica
486 1. Caratteri distintivi della traduzione targumica
486 2. Osservazioni sul carattere popolare e immediato della traduzione
487 3· Osservazioni sui condizionamenti imposti alla traduzione dalla sacralità del libro
488 4· Osservazioni sulla concezione unitaria della Bibbia
489 5· Osservazioni sull'attualizzazione della Bibbia
490 IV. Indicazioni bibliografiche

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LETTERA A UNA NAZIONE CRISTIANA - SAM HARRIS


RETROCOPERTINA

"Da quando è stato pubblicato La fine della fede, migliaia di persone mi hanno scritto per dirmi che faccio male a non credere in Dio. I messaggi più ostili in assoluto mi sono giunti da fedeli cristiani. È una cosa ironica visto che, in generale, i cristiani pensano che nessuna fede meglio della loro trasmetta le virtù dell'amore e del perdono. La verità è che molti di coloro che sostengono di essere stati trasformati dall'amore di Cristo sono profondamente - se non spaventosamente - intolleranti alle critiche. Pur ammettendo che ciò si possa ascrivere alla natura umana, è chiaro che quest'odio trova una buona dose di giustificazione nella Bibbia. Come faccio a saperlo? I più inferiori di tra i miei corrispondenti non facevano altro che citare capitoli e versetti".
"Ateismo è una parola che non dovrebbe esistere. Nessuno ha bisogno di identificarsi come non-astrologo o non-alchimista. Non c'è una parola per descrivere le persone che dubitano che disse sia ancora vivo, o che gli alieni abbiano attraversato le galassie. L'ateismo non è altro che la reazione delle persone razionali di fronte a credenze religiose prive di giustificazione".

PREFAZIONE di Ricard Dawkins

Sam Harris non esita neppure un istante. Si rivolge direttamente al suo lettore cristiano dandogli del "tu" e gli concede il privilegio di prendere sul serio le sue convinzioni: " ... se uno di noi due è nel giusto, l'altro è nel torto... a tempo debito, uno di noi due avrà senza dubbio la meglio in questa disputa, mentre l'altro dovrà rassegnarsi alla sconfitta". Tuttavia non è necessario - e io ne sono l'esempio - riconoscersi nel profilo del lettore cristiano per godersi questo meraviglioso libretto. In esso, ogni parola sibila come una freccia scoccata con eleganza da un arco ben teso e vola verso il suo bersaglio descrivendo una parabola armoniosa e rapida nell'aria prima di colpirlo in pieno.
Se pensate di essere tra i destinatari di questa lettera, vi sfido a leggerla. Sarà un test utile per verificare la vostra fede.
Se sopravviverete al fuoco di fila di Sam Harris, potrete affrontare il mondo con equanimità. Tuttavia, perdonate il mio scetticismo: Harris non perde mai un colpo, in nessuna frase, ed ecco perché questo libretto, pur essendo piuttosto breve, risulta così devastante. Se, invece, come me e come Harris, nutrite già molti dubbi riguardo alla religione e non vi ritenete destinatari della lettera, questo libro costituirà per voi un'arma potente per affrontare coloro che, al contrario, si sentono chiamati in causa.
O forse, pur essendo cristiani, non è a voi che Harris si rivolge: questo libro, infatti, ammette apertamente l'esistenza di cristiani che assumono quella che loro stessi definiscono una posizione meno radicale:

... non sempre i cristiani liberali e moderati si riconosceranno nel cristiano al quale mi rivolgo. Tuttavia, riconosceranno probabilmente molti dei loro vicini di casa - e oltre 150 milioni di americani.

Ed è proprio questo il punto. Il libro che state leggendo nasce in seguito alla minaccia rappresentata proprio da queste 150 milioni di persone.
Se le vostre convinzioni religiose sono talmente vaghe e nebulose da non farvi notare neppure le frecce più acuminate e ben scoccate, allora non è a voi che Harris si rivolge. Ciononostante, vi dovrebbe stare ugualmente a cuore l'emergenza che preoccupa tanto lui quanto me. Come divulgatore scientifico, sono costernato all'idea che per il 50% della popolazione americana il mondo esista da 6000 anni (ed è un errore tanto grave quanto credere che la distanza tra New York e San Francisco sia minore della lunghezza di un campo da cricket), mentre Sam Harris è seriamente preoccupato per un altro genere di convinzioni nutrite praticamente da quello stesso 50%.

Quindi non è esagerato affermare che, se una palla di fuoco prendesse improvvisanente il posto di Londra, di Sydney o di New York, una percentuale significativa della popolazione americana, pur vedendo
sorgere il fungo atomico, penserebbe che non tutto il male viene per nuocere.

Questo, infatti, potrebbe indicare loro che sta per avverarsi il migliore degli eventi possibili: il ritorno di Cristo. Dovrebbe essere assolutamente ovvio che credenze come queste possono essere difficilmente d'aiuto all'umanità per costruire un futuro solido dal punto di vista sociale, economico, ambientale e geopolitico. Immaginate quali sarebbero le conseguenze se uno qualsiasi dei membri illustri del governo americano
credesse davvero che, in quella circostanza, il mondo starebbe per finire e che quella sarebbe persino una fine gloriosa. Il fatto che quasi metà della popolazione americana, almeno in apparenza, creda tutto questo sulla base di un dogma religioso dovrebbe essere considerata una vera e propria emergenza sia morale che intellettuale.


La "nazione cristiana" per la quale è stato originariamente scritto il libro sono, naturalmente, gli Stati Uniti. Tuttavia, sarebbe pura follia liquidare la questione come un problema che riguarda soltanto gli Usa. Gli States, quanto meno, possono defendersi grazie all'illuminante muro divisorio che Jefferson eresse per separare Chiesa e Stato.
In passato in Inghilterra i religiosi hanno fatto parte dell'establishment, e anche oggi la nostra devota classe dirigente (la più osservante dai tempi di William Gladstone) è decisissima a sostenere le "scuole di fede". Non soltanto, si badi bene, le tradìzionali scuole cristiane: il nostro governo, istigato da un erede al trono che vuole essere chiamato "Difensore della Fede", dimostra attivamente la propria simpatia verso le altre "comunità di fede", che a loro volta avanzano svariate pretese, ansiose di indottrinare i propri figli grazie ai sussidi dello Stato. Si può forse concepire una formula educativa che semini più discordia?
Cosa ancor più significativa, l'unica superpotenza del mondo sta per cadere nelle mani di elettori che credono che l'intero universo sia comparso dopo l'addomesticamento del cane da parte dell'uomo, e che credono che, al termine della loro vita e prima di un'Apocalisse che sarà salutata come araldo del Secondo Avvento, ascenderanno al cielo uno a uno. Anche dall'altra parte dell'oceano Atlantico, l'espressione di Harris "emergenza sia morale che intellettuale" suona quasi come un eufemismo.
***
Ho iniziato questa prefazione dicendo che Sam Harris non esita neppure un istante. Uno dei punti che sottolinea maggiormente è che nessuno di noi può permetter si di farlo. Lettera a una nazione cristiana vi spingerà ad agire. Avrete una reazione difensiva oppure aggressiva, ma di certo non vi lascerà indifferenti. Leggetela anche se fosse l'ultima cosa che fate. E sperate che non sia così.

IL PENSIERO DI SAM HARRIS

Da quando è stato pubblicato il mio primo libro, La fine della fede, migliaia di persone mi hanno scritto per dirmi che faccio male a non credere in Dio. I messaggi più ostili in assoluto mi sono giunti da fedeli cristiani. È una cosa ironica visto che, in generale, i cristiani pensano che nessuna fede meglio della loro trasmetta le virtù dell' amore e del perdono.
La verità è che molti di coloro che sostengono di essere stati "trasformati" dall'amore di Cristo sono profondamente - se non spaventosamente - intolleranti nei confronti delle critiche. Pur ammettendo che ciò si possa ascrivere alla natura umana, è chiaro che quest' odio trova una buona dose di giustificazione nella Bibbia. Come faccio a saperlo? I più infervorati tra i miei corrispondentinon fanno altro che citare capitoli e versetti.
Pur rivolgendosi a persone di qualsiasi credo religioso, questo libro è stato scritto sotto forma di lettera ai cristiani. Con esso, replico a molti degli argomenti che i cristiani conservatori propugnano per difendere le proprie convinzioni religiose. Di conseguenza, il "cristiano" a cui mi rivolgo è un cristiano inteso nel senso letterale del termine. Un individuo che crede, come minimo, che la Bibbia sia la parola ispirata di Dio e che solo coloro che accettano la natura divina di Cristo otterranno la salvezza dopo la morte.
Secondo decine di sondaggi!", oltre metà degli americani abbraccia credenze di questo tipo. Ovviamente, questa dedizione metafisica non è legata ad alcuna nazionalità o denominazione di cristianità in particolare. I cristiani conservatori di ogni nazione e di ogni confessione - cattolici, protestanti, evangelici, battisti, pentecostali, testimoni di Geova, e così via - sono ugualmente chiamati in causa dalla mia trattazione.
Sebbene non vi sia alcuna nazione sviluppata in grado di eguagliare l'America in fatto di devozione, al giorno d'oggi tutte le nazioni si trovano costrette a convivere con le conseguenze delle convinzioni dei miei compatrioti. È risaputo, infatti, che le credenze dei cristiani conservatori esercitano un'influenza straordinaria sul dibattito pubblico statunitense - nei tribunali, nelle scuole e in ogni ramo del governo.
Nonostante l'obiettivo più ampio della mia opera sia fornire ai laici di ogni società gli strumenti da usare contro i loro oppositori, che sono sempre più accaniti, con Lettera a una nazione cristiana, in particolare, mi propongo il fine specifico di demolire le pretese intellettuali e morali avanzate dal cristianesimo nelle sue forme più radicali.
Di conseguenza, non sempre i cristiani liberali e moderati si riconosceranno nel "cristiano" al quale mi rivolgo. Tuttavia, riconosceranno probabilmente molti dei loro vicini di casa - e oltre 150 milioni di americani.
Non dubito affatto che la maggioranza dei cristiani che vivono al di fuori degli Usa, al pari del sottoscritto, trovi problematiche le misteriose certezze dei cristiani di destra.
Spero, tuttavia, che inizino anche a rendersi conto che il rispetto che nutrono verso le credenze religiose in genere fa sì che offrano protezione agli estremisti di tutte le fedi.
Anche se la maggioranza dei credenti non fa schiantare aerei contro gli edifici e non organizza la propria esistenza sulla base di profezie apocalittiche, pochi mettono in discussione che sia legittimo crescere un bambino facendogli credere di essere cristiano, musulmano o ebreo. In questo modo, anche le confessioni più progressiste finiscono per appoggiare tacitamente le divisioni religiose che caratterizzano il nostro mondo.
Ciononostante, in Lettera a una nazione cristiana attacco gli aspetti più latori di discordia, più nocivi e più retrogradi del cristianesimo. E questa, per i liberali, per i moderati e per i non credenti, può rappresentare una causa comune.
SECONDO UN RECENTE SONDAGGIO Callup'", soltanto il 12% degli americani crede che la vita sulla Terra si sia evoluta attraverso un processo naturale, senza interferenze da parte di un' entità divina. Il 31 % degli intervistati crede che l'evoluzione sia stata "guidata da Dio". Se mettessimo ai voti le diver- se visioni del mondo, le teorie secondo cui esiste un "disegno divino" otterrebbero quasi il triplo dei voti rispetto alle teorie che seguono i principi scientifici della biologia.
Questo è un aspetto oltremodo problematico, dal momento che la natura non presenta prove schiaccianti della presenza di un Creatore dotato di intelligenza; anzi, offre infiniti esempi di non-intelligenza.
Ad ogni modo, l'attuale controversia relativa al /I disegno divino" non deve impedirei di cogliere la vera portata della confusione legata alla religione in America all'alba del XXI secolo. Lo stesso sondaggio Gallup ha rivelato che il 53% degli americani è creazionista. Questo significa che, nonostante un intero secolo di studi scientifici che attestano l'origine antica della vita e quella ancor più antica della Terra, oltre la metà della popolazione americana crede che la totalità del cosmo sia stata creata 6000 anni fa. Tra parentesi, i sumeri avevano inventato la colla un migliaio di anni prima.
Coloro che hanno il potere di eleggere Presidenti e membri del Congresso - e anche molti di coloro che vengono poi eletti - credono che i dinosauri siano saliti a coppie sull'arca di Noè, che la luce delle galassie lontane si sia generata mentre era in viaggio verso la Terra, e che i primi esemplari della nostra specie siano stati plasmati col fango e con l'alito divino dalla mano di un Dio invisibile, in un giardino in cui viveva un serpente parlante. Tra le nazioni sviluppate, l'America è l'unica a nutrire tali convinzioni.
Sono realmente e dolorosamente consape- vole che, diversamente da quanto accaduto in tutti gli altri momenti storici, il mio paese appare oggigiorno come un gigante sgraziato, bellicoso e ottuso. Chiunque abbia a cuore il destino della nostra civiltà farebbe bene a riconoscere che la combinazione di una grande quantità di potere e di una altrettanto grande quantità di stupidità è qualcosa di semplicemente terrificante.
La verità, tuttavia, è che molti dei miei compatrioti non si preoccupano affatto del futuro della civiltà. Il 44% della popolazione americana è convinto che Gesù tornerà per giudicare i vivi e i morti nei prossimi cinquant' anni. Secondo l'interpretazione più comune delle profezie bibliche, Gesù ritornerà soltanto dopo che qui sulla Terra ogni cosa sarà andata completamente in malora.
Quindi non è esagerato affermare che, se una palla di fuoco prendesse improvvisamente il posto di Londra, di Sydney o di New York, una percentuale significativa della popolazione americana, pur vedendo sorgere il fungo atomico, penserebbe che non tutto il male viene per nuocere.
Questo, infatti, potrebbe indicare loro che sta per avverarsi il migliore degli eventi possibili: il ritorno di Cristo. Dovrebbe essere assolutamente ovvio che credenze come queste possono essere difficilmente d'aiuto all'umanità per costruire un futuro solido dal punto di vista sociale, economico, ambientale e geopolitico. Immaginate quali sarebbero le conseguenze se uno qualsiasi dei membri illustri del governo americano credesse davvero che, in quella circostanza, il mondo starebbe per finire e che quella sarebbe persino una fine gloriosa. Il fatto che quasi metà della popolazione americana, almeno in apparenza, creda tutto questo sulla base di un dogma religioso dovrebbe essere considerata una vera e propria emergenza sia morale che intellettuale.
Il libro che state per leggere costituisce la mia risposta a tale emergenza. E spero vivamente che lo troviate utile.

Sam Harris
1 novembre 2006
New York

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LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE - Tradizioni e tendenze nel cristianesimo delle origini


RETROCOPERTINA

Qualunque sia la datazione proposta per i primi scritti cristiani, anche i più antichi di essi sono stati preceduti da tradizioni orali. In esse ci si imbatte ad ogni passo. Gli scritti stessi vi fanno riferimento: sia le lettere (cf. per es. 1Cor 15,1-11) sia i vangeli (cf. Le 1,1-4). Nel cristianesimo la tradizione, diventando veicolo di un messaggio di salvezza, coinvolge ogni aspetto della vita delle comunità: predicazione, fede, liturgia, morale.
Il volume ricostruisce il formarsi e i contenuti delle prime tradizioni cristiane. Prime: concentra la sua attenzione sulla fase iniziale, allargando lo sguardo agli sviluppi successivi solo nella misura in cui possono aiutarci a far luce, retrospettivamente, su di essa. Cristiane: foca lizza soprattutto gli elementi specificamente cristiani; in concreto le tradizioni cristologiche, senza con questo porre una separazione con le tradizioni ebraiche, che non solo sono premessa o sfondo di quelle cristiane, ma spesso parte integrante di esse. Tradizioni: il plurale sottolinea l'interesse per la loro molteplicità; anche se non verranno studiate tutte, vengono però messe a confronto le principali di esse.
Dopo una verifica sulla possibilità di ricostruire o meno le prime tradizioni cristiane, il volume approfondisce la tradizione kerygmatica pasquale (l'annuncio del risorto), poi le tradizioni sul Gesù prepasquale, delinea quindi i vari gruppi della Chiesa primitiva, con le tendenze e le tensioni che esprimono, per chiudere su un quadro d'insieme.

PREFAZIONE

Le prime tradizioni cristiane
e la loro ricostruzione


1. TRA GLI EVENTI ED I TESTI


Qualunque sia la datazione ritenuta probabile per i primi scritti cristiani, anche i più antichi di essi sono stati preceduti da tradizioni orali.1 Non è una scoperta recente: gli scritti stessi vi fanno riferimento, sia le lettere (cf. per esempio 1Cor 15,1-11) sia i Vangeli (cf. Le 1,1-4), e la Chiesa antica sapeva bene che ciò che fu affidato agli scritti era stato prima predicato.2 È stata però l'esegesi moderna a portarne alla luce tutta la ricchezza e la complessità, il loro molteplice sviluppo nel tempo e nello spazio.
In esse ci si imbatte ad ogni passo, anche negli altri volumi di questa collana. In questo volume però, anziché attraversarle solo di sfuggita per puntare più a monte verso gli eventi, o più a valle verso i testi, ci proponiamo di studi arie più direttamente.
Di una realtà così vasta, va detto subito, potremo toccare solo alcuni aspetti. Nel cristianesimo infatti la tradizione, diventando veicolo di un messaggio di salvezza, assume un ruolo ancora più decisivo di quello, pur essenziale, che svolge in qualsiasi gruppo umano,3 e coinvolge ogni aspetto della vita ecclesiale: predicazione, fede, liturgia, morale. Ricostruire, anche solo a grandi linee, un panorama completo delle prime tradizioni cristiane equivarrebbe dunque praticamente a ricostruire tutta la storia di quelle comunità, da inquadrare a sua volta sullo sfondo più vasto dell'ambiente.
Si aggiungono, inoltre, le difficoltà metodologiche. Alle prime tradizioni cristiane possiamo risalire solo a ritroso, attraverso un paziente lavoro di ricostruzione, partendo da tutta una serie di scritti, il cui numero peraltro non è facilmente delimitabile. Sarebbe troppo comodo, infatti, limitarsi agli scritti più antichi, o addirittura solo agli «strati» più antichi all'interno di essi, come se quelli più tardivi non potessero incorporare anch'essi materiale tradizionale. Diventa difficile pertanto precisare un punto d'arrivo, un terminus ad quem cronologico della produzione scritta da esaminare.
A prima vista esso potrebbe essere segnato, non tanto dal momento in cui i singoli scritti apparvero, quanto dal momento in cui alcuni di essi, recepiti come corpus canonico, si imposero come punto di riferimento primario. Tale processo però si realizzò solo gradualmente: per molto tempo le tradizioni non scritte continuarono ad essere ampiamente diffuse e utilizzate autonomamente dagli scritti, come mostrano sia i detti di Gesù ignoti ai Vangeli canonici (i cosiddetti àgraphai, sia quelli citati in una forma testuale diversa.4
L'orizzonte si allarga ancora di più se non ci limitiamo semplicemente a recuperare gli elementi individuabili come «tradizionali» all'interno degli scritti successivi, ma collocandoci in un'ottica di ricezione, di «storia degli effetti», utilizziamo tutto, anche gli elementi palesemente «secondari», o addirittura devianti, ma che in qualche modo possono offrire un riflesso del punto di partenza. La teorizzazione di questo criterio ermeneutico è relativamente recente,5 come pure il termine «traiettorie»,6 ma l'impostazione storiografica è classica. Così per esempio Harnack osservava che nessuno aveva compreso Paolo se non Marcione, benché anche lui lo avesse frainteso7 o, viceversa, che l'ostilità di Porfirio per Paolo conferma « ... che l'apostolo in fondo nonsia da ascrivere tra i cristiani ellenisti ma tra i giudaizzanti»;8 analogamente BouBet poteva notare che il docetismo rappresenta l'esito estremo di un tipo di predicazione cristiana in cui aveva scarso rilievo il Gesù terreno,9 oppure che tanto l'interpretazione gnostica quanto quella cattolica sviluppavano aspetti effettivamente presenti in Paolo e in Giovanni.10 Non si tratta, ovviamente, di obbedire a un postulato evoluzionistico,11 né di mettere sullo stesso piano, come avviene in certe ermeneutiche di segno nichilistico, tutte le diverse ricezioni, rinunziando a valutarie criticamente in rapporto al dato di partenza; ma fare storia significa pur sempre collegare i fenomeni attraverso il tempo e lo spazio, capire ciò che è stato dopo in base a ciò che era stato prima, ma anche ciò che era stato prima in base a ciò che è stato dopo.
Per uno studio delle prime tradizioni cristiane, ciò significa che il suo orizzonte dovrebbe spingersi fin verso la fine del secondo secolo, allorché il cristianesimo emerge ormai chiaramente come la «terza stirpe», distinta tanto da quella dei pagani quanto da quella dei giudei,12 e all'interno del cristianesimo stesso la «grande Chiesa» si consolida istituzionalmente e dottrinalmente accogliendo insieme nel canone tradizioni originariamente distinte quali quelle sinottiche, quelle paoline, quelle giovannee, per non citare che le più importanti; e al tempo stesso si contrappone da una parte al dualismo marcionita e gnostico che ripudiava l'Antico Testamento, dall'altra alle tendenze riduttive di alcuni gruppi giudeocristiani che rischiavano di sminuire la novità salvifica di Cristo. Tutte queste traiettorie - del cattolicesimo, dello gnosticismo, del giudeocristianesimo - tutti questi processi, per un verso di confluenza ed unificazione, per altro verso di distanziazione e contrapposizione, affondano le loro radici all'indietro, in qualche modo sino alle origini stesse del cristianesimo, devono esserne illuminati e dovrebbero a loro volta illuminarle.
Gli scritti da prendere in esame, di conseguenza, sono non soltanto quelli accolti nel corpus canonico del Nuovo Testamento ma anche quelli venerati come «Padri» della Chiesa, in particolare i cosiddetti «Padri apostolici», immediatamente a ridosso delle origini, quelli di altri autori ecclesiastici, e quelli che per diverse ragioni vennero classificati fra gli «apocrifi».13

A sua volta poi anche il lavoro da compiere su tutti questi scritti è molteplice. Globalmente lo si può denominare, con i tedeschi, «storia della tradizione», ma all'interno di esso in realtà s'intrecciano inevitabilmente diversi problemi e diversi metodi: lo studio dei testi stessi sia «sincronicamente» nella loro stesura letteraria finale, sia «diacronicamente» nelle modifiche introdotte nei materiali preesistenti (<<storia della redazione»); lo studio delle singole micro-unità tradizionali durante la fase orale nella loro forma linguistica e nella loro funzione sociologica e religiosa (<<storia delle forrne»); lo studio degli eventi stessi ai quali essi fanno riferimento (critica storica).14
Tutto questo lavoro è ancora in pieno svolgimento, e benché oggi comincino a moltiplicarsi audaci tentativi di sintesi,15 non sembra ancora possibile, a differenza di altri settori, presentare semplicemente un tranquillo bilancio di risultati già acquisiti. II quadro che andremo delineando potrà presentarsi dunque solo provvisorio e frammentario, poco più che una «mappa» appena abbozzata a grandi linee per un primo orientamento. Indichiamo subito, perciò, in negativo e in positivo, alcune del imitazioni della nostra ricerca, suggerite sia dalla materia stessa, sia dallo stato attuale della discussione.
L'aggettivo «prime» esprime la scelta di concentrare l'attenzione sulla fase iniziale, allargando lo sguardo agli sviluppi successivi solo nella misura in cui possono aiutarci a far luce, retrospettivamente, su di essa.16
L'aggettivo «cristiane» vuole concentrare l'attenzione soprattutto sugli elementi più specificamente cristiani: in concreto dunque innanzi tutto sulle tradizioni cristologiche; senza con questo porre una separazione con le tradizioni ebraiche, che non sono solo premessa o sfondo di quelle cristiane, ma spesso parte integrante di esse.17 Usiamo il termine, come nel libro degli Atti (At 11,26; 26,28), anche per quella fase in cui, da un punto di vista sociologico, i seguaci di Gesù sono ancora uno dei vari gruppi interni al giudaismo (cf. At 24,5.14 e 28,22: hairesis Nazoraions, a prescindere dal problema se da un punto di vista teologico ci sia già in nuce la successiva distinzione.
II plurale infine, «le tradizioni», non significa che intendiamo studiarie tutte una per una, ma vuoi sottolineare un particolare interesse proprio al fenomeno della loro molteplicità, preso globalmente: non però astrattamente, come mero problema di principio, ma mettendo concretamente a confronto almeno alcune delle principali tradizioni. È soprattutto questo aspetto, infatti, al centro dei dibattito attuale. (Continua...)

INDICE

Introduzione
LE PRIME TRADIZIONI CRISTIANE E LA LORO RICOSTRUZIONE

1. TRA GLI EVENTI ED I TESTI
2. LE PRIME TRADIZIONI CRISTIANE NEL DIBATTITO ATTUALE
2.1. L'eredità di Tubinga: il problema del giudeocristianesimo
2.2. L'eredità del novecento: tradizioni kerygmatiche e tradizioni sul Gesù
prepasquale

3. L'ITINERARIO

1. L'ANNUNZIO DEL RISORTO. LA TRADIZIONE KERYGMATICA PASQUALE

4. UN KERYGMA INCENTRATO SULLA MORTE E RISURREZIONE DI GESÙ
4.1. I dati
4.2. La spiegazione
5. LE FONTI E IL METODO DI RICOSTRUZiONE
5.1. Tradizione kerygmatica nelle Lettere
5.2. Tradizione kerygmatica negli Atti degli apostoli
5.3. Tradizione kerygmatica nei Vangeli
6. UN MATERIALE PRIVILEGIATO: LE «FORMULE DI FEDE»
6.1. Funzione, tipologia e sviluppo delle «formule di fede»
6.2. «Dio ha risuscitato Gesù dai morti!»
6.3. «Signore è Gesù!»
6.4. Formule nominali
6.5. «Cristo è morto per noi!»
6.6. «Per noi morto, per noi risorto»

6.7. «Uno solo è Dio, uno solo è il Signore!»
6.8. Sviluppo «in avanti»
6.9. Sviluppo «all'indietro»
7. LO SVILUPPO INTERNO DI QUESTA CORRENTE DI TRADIZIONE
7.1. Sguardo d'insieme
7.2. Signoria
7.3. Valore salvifico della morte
7.4. Filiazione-preesistenza
7.5. Conclusione

2. LE TRADIZIONI SUL GESÙ PREPASQUALE

8.
LA TRADIZIONE DELLA Fonte Q

8.1. La Fonte Q è esistita?
8.2. Problemi di ricostruzione
8.3. I materiali e la struttura
8.4. Il genere letterario
8.5. L'orientamento teologico
8.6. I materiali assenti
9. LA TRADIZIONE GIOVANNEA
10. ALTRE TRADIZIONI PRESINOTTICHE
11. TRADIZIONI SU GESÙ NEGLI SCRITTI EXTRACANONICI
11.1. Sguardo d'insieme
11.2. Il Vangelo di Tommaso

3. GRUPPI, TENDENZE, TENSIONI

12. LE FONTI
13. LO SFONDO STORICO. TRA ATENE E GERUSALEMME
14. LA PRIMA COMUNITÀ DI GERUSALEMME
15. IL GRUPPO «ELLENISTA» E L'EVANGELIZZAZIONE DEI PAGANI
16. LA COMUNITÀ DI ANTIOCHIA
17. LE TENSIONI E L'ACCORDO (Gal. 1-2; AT 15)
17.1. L'accordo di Gerusalemme (Gal. 2,1-10 e At 15)
17.2. L'incidente di Antiochia (Gal. 2,11-14)
17.3. Il «decreto apostolico» (At 15,20s.28s; 21,25)
18. LE COMUNITÀ PAOLINE
19. GLI OPPOSITORI DI PAOLO
20. PAOLO TESTIMONE DELLE TENSIONI DELLA CHIESA PRIMITIVA E DELLA SUA UNITÀ

4. QUADRO D'INSIEME

21. LA TRADIZIO E «KERYGMATICA» DELLE COMUNITÀ PALESTINESI ED ELLENISTICHE
22. IL PROCESSO DI RECUPERO DELLE TRADIZIONI SUL GESÙ TERRENO
22.1. Prima della Quelle
22.2. Localizzazione della fonte Q e della tradizione soggiacente
22.3. La dinamica delle prime tradizioni cristiane

Indice biblico

Indice dei nomi

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LE ORIGINI: BIBBIA E MITOLOGIA - Confronto fra Genesi e la mitologia mesopotanica


RETROCOPERTINA

Come si pone la Bibbia rispetto ai miti?

Nelle prime pagine della Bibbia si parla di uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi (Gen,6:4) e di queti uoini prediluviani troviamo tracce nelle successive mitologie dei popoli, piene di eroi.
Nei racconti sulle origini ci si accorge sempre più di certi punti di convergenza tra i miti e il testo della Genesi. Vene perciò da chiedersi se ci ia un rapporto di dipendenza e se la Genesi sia in fondo la versione tardiva ebraica della cosmologia mitologica della Mesopotania. Se si esclude questa dipendenza, come si potrebbero spieare le assonanze?
Confrontando i miti cosmgonici, sopratutto della Mesopotania - particolarente Enuma elish, Atra-hasis e Adapa - con i pimi tre capitoli della Genesi, vengono evidenziate le differenze sostanziali tra le due classi di testi. Nel contempo, esponendo i dati all'interno della Genesi nel contesto della cultura dell'antico Medio Oriente, viene messa in evidenza la grande antichità del libro.
Un libro particolarmente prezioso per chi desidera andare a fondo nella conoscenza delle proprie origini per poter dare un senso pieno alla vita.

PRESENTAZIONE

Il titolo e il sottotitolo della presente opera appaiono abbastanza impegnativi e sono probabilmente enigmatici per tante persone. Nonostante ciò bisogna ribadire che la giusta comprensione delle origini è assolutamente importante per capire la realtà attuale e il mondo futuro.
Come si pone la Bibbia rispetto ai miti? In essa si parla di «uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi» (Gen 6,4); di questi uomini prediluviani troviamo tracce nelle successive mitologie dei popoli, piene di eroi. Nella Bibbia il termine "mito" è usato sempre in senso negativo e nell' Antico Testamento, pur mancando il termine, sono certamente presenti alcune allusioni ai miti (per esempio, Os 13,1ss.).
Nel Nuovo Testamento, i «miti profani e da vecchie» furono dall'apostolo Paolo considerati antagonisti alla «devozione» (eusébeian) e alle «parole della fede e del buon insegnamento» (1 Tm 4,6s.); anche l'apostolo Pietro contrappose i «miti artificiosamente composti» alla testimonianza oculare degli apostoli, che avevano vista la maestà del Signor Gesù Cristo (2 Pt 1,16-18).
In questo libro Alfredo Terino aiuta il lettore a scoprire il rapporto che esiste fra i testi cosmogonici in particolare della Mesopotamia da un lato, e il testo cosmogonico della Genesi dall'altro. L'opera di Terino è per certi aspetti coraggiosa ed equilibrata. È un buon conoscitore della Genesi, come mostra una sua opera precedente. Nella presente opera egli non si sottrae alle problematiche, ma le affronta puntualmente. Ad esempio, affronta la critica biblica dominante, mostrando come le conclusioni dei suoi aderenti siano dettate da apriorismi dubbi e discutibili riguardo alla paternità della Genesi e alla sua formazione; dopo aver contrastato tale critica prevalente, porta argomenti letterari che confermano la paternità mosaica e la formazione della Genesi durante il tempo della migrazione d'Israele dall'Egitto a Canaan.
Dal confronto fra i primi tre capitoli della Genesi e i miti cosmogonici dell'antico Medio Oriente, emerge che non è dimostrata una dipendenza dell'uno dall'altro. In tal modo si contrappone a quanti affermano - per partito preso, per ripetizione di luoghi comuni o per pigrizia intellettuale - una dipendenza dei testi primordiali della Bibbia da quelli mitologici della Mesopotamia. Il panbabilonismo, che faceva dipendere tutta la religione veterotestamentaria da Babilonia, è stata (ed è) un'ideologia sbagliata e non realistica della filosofia e della storia delle religioni. Le differenze fra la Genesi e i testi mitologici del Medio Oriente sono così vistose che le assonanze vere impallidiscono al confronto.
L'autore non si sottrae neppure dall'affrontare l'ipotesi della demitizzazione, che postula una purificazione dei miti per renderli accettevoli agli ebrei monoteisti. Tiene in considerazione anche l'approccio umanista, il cui motore portante è il presunto «evoluzionismo culturale», secondo cui all'inizio ci sarebbe l'uomo «primitivo», che solo col tempo si svilupperebbe in un «essere culturale». Arguisce che il modello biblico è invece «degenerativo»: l'esistenza umana, le facoltà dell'uomo, la cultura, la teologia e quant'altro erano in origine in uno stato di perfezione, poi a causa della ribellione e dell' allontanamento da Dio si sono progressivamente degenerate in forme contrarie alla verità e alla vita. Come documenta l'archeologia, gli uomini della Mesopotamia e dell'Egitto, in tempi antichissimi, avevano conoscenze d'alto livello, come le loro opere mostrano (ad esempio, le piramidi).
L'autore risponde bene anche alla questione teologica, posta da chi vuole far derivare il monoteismo dal politeismo, mostrando proprio il contrario: gli antichi reperti scritti delle culture del Medio Oriente e gli stessi testi mitologici più antichi, infatti, fanno vedere che il politeismo e l'idolatria sono stati fenomeni successivi.
Terino fa altresì presente la necessità di una corretta comprensione dei testi di Genesi 1-3 - così come essi si presentano, senza forzature interpretative - visti anche alla luce del Nuovo Testamento, dove sono posti a confronto con altrettanti fatti veri (vedere ad esempio il parallelismo fra Adamo e Cristo, fatto dall'apostolo Paolo - Rm 5,12-21).
Una tale corretta interpretazione non solo è salutare per la ricerca della verità oggettiva riguardo alle origini, ma è altresì importante per capire la «storia della salvezza», il messaggio della Bibbia e, non per ultimo, lo stesso Vangelo di Gesù Cristo, nella sua implicazione storica ed escatologica. Infatti il credo che percorre tutta la Bibbia è questo: Il Dio vivente e vero è l'unico Creatore di ogni cosa e il Salvatore di chi crede in Gesù quale Messia-Re.
L'opera non si adatta certo ai distratti, ai superficiali e a coloro che amano i luoghi comuni. Essa farà senz'altro discutere e riflettere, esperti e non. Il libro è particolarmente prezioso, sia per il laico che desidera andare a fondo e confrontarsi sulla realtà delle cose, sia per chi ama la Bibbia quale rivelazione di Dio perché sarà portato ad apprezzare maggiormente «la parola della verità» (Sal 119,43).
Nicola Martella


PREFAZIONE

Il crescente interesse per la Bibbia come letteratura, in questi ultimi decenni, ha inevitabilmente esposto molti, per la prima volta, al contesto culturale dell' Antico Testamento. I testi antichi del Medio Oriente hanno messo in evidenza somiglianze affascinanti tra Bibbia e mitologia che riguardano il tema della creazione, soprattutto nel libro della Genesi e in certi miti della Mesopotamia. Di fronte a queste somiglianze, si è stati portati a relativizzare il racconto cosmogonico della Genesi, vedendolo come mito tra altri miti.
Tuttavia, l'interesse per la creazione non è per nulla affievolito. Anzi, come per gli antichi, così per l'uomo moderno, conoscere l'origine di qualcosa significa intuire in qualche modo la sua essenza e l'intento per cui esiste. Ognuno sente la stessa esigenza di conoscere le sue origini, per sapere chi è realmente e per dare un senso alla vita. Nel pensare alle origini, la storia genesiaca della creazione rimane indubbiamente la fonte per eccellenza. Qui perciò si intende confrontare questa cosmogonia con quelle mesopotamiche, allo scopo di superare certi diffusi malintesi nella lettura della Genesi e di mettere in prospettiva il rapporto tra le due classi di racconti.
Ho scritto da non specialista, non tanto da ricercatore indipendente, ma da semplice lettore che si è interessato dell' argomento. Mi sono sforzato perciò di rappresentare accuratamente gli studiosi autorevoli da cui sono dovuto dipendere e di documentare il più possibile le mie affermazioni. Sebbene il libro sia necessariamente un po' tecnico in certi punti, si rivolge a tutti, non solo agli studiosi.
Qualche elemento del libro l'ho ripreso da altri miei scritti (L'origine del Pentateuco, 1986, La data del Deuteronomio, 1987 e Chi ha scritto i "Cinque libri di Mosè"?, 2003). Tali elementi riguardano soprattutto la critica biblica, che ritengo molto importante nel trattare il rapporto tra Bibbia e mitologia.
Le citazioni bibliche attraverso tutto il libro sono normalmente tratte da La Sacra Bibbia: La Nuova Diodati (Edizione La Buona Novella, Brindisi 1993), perché tra le versioni più letterali e lette. Le traduzioni di materiali in lingua inglese, moderni o antichi che siano, non tradotti precedentemente in italiano o che non mi sono stati accessibili nella nostra lingua, sono state fatte da me. Di queste traduzioni solo quelle delle opere antiche vengono segnalate nelle note.
Resta solo il piacevole dovere di ringraziare alcune persone che mi hanno aiutato a portare a termine questo lavoro. Ringrazio, per cominciare, tre professori dell'Università di Urbino. Pier Franco Taboni, docente di Filosofia e di Antropologia Culturale nella Facoltà di Scienze della Formazione, mi propose gentilmente cinque anni fa di tenere una lezione per il suo corso di Antropologia Culturale. La ricerca su Bibbia e mitologia ebbe inizio con i preparativi per questa eventualità. Ha poi letto il manoscritto in due fasi della stesura, rassicurandomi del valore dello sforzo. Paolo De Benedetti, docente di Antico Testamento ed Ebraismo presso l'Istituto di Scienze Religiose, mi ha aiutato per diversi anni nello studio dell'ebraico. Anch'egli ha letto parti del manoscritto nel corso della stesura, e ha fatto alcune osservazioni utili. Luigi Alfieri, docente di Filosofia e di Antropologia Culturale nella Facoltà di Sociologia, leggendo il manoscritto, ha sollevato alcune obiezioni che mi hanno dato occasione di attuare miglioramenti importanti e, come gli altri professori, mi ha incoraggiato a perseverare, mirando alla pubblicazione della ricerca. Sono grato anche a Nicola Martella, docente di Antico Testamento presso l'Istituto Biblico Evangelico Italiano di Roma, il quale - oltre alla Presentazione - ha fatto alcune osservazioni utili per gli ultimi controlli del lavoro.
La mia profonda riconoscenza va anche ad altre sei persone. Marco Pompili, studente all'Università di Urbino, oltre a starmi vicino dal principio nel discutere problemi di contenuto e di forma, ha battuto pazientemente al computer buona parte del manoscritto a mano a mano che cresceva e veniva corretto e modificato. Fernando De Angelis di Cortona (Arezzo), tra tante altre cose, mi ha molto aiutato con gli aspetti linguistici ed anche editoriali, specialmente nelle prime fasi della composizione; mi ha pure spronato ad accelerare il lavoro con le scadenze che mi ha imposto di volta in volta, interessandosi anche alla pubblicazione del libro. Anna Maria Cenci di Milano, medico e commentatrice della Bibbia a Radio Maria, con l'intento di riaffermare la verità della Sacra Scrittura, ha presentato il manoscritto a Gribaudi, manifestando la volontà di adoperarsi per diffondere quest' opera. Mio figlio Jonathan di Brescia, ha curato la parte stilistica per la stesura finale, alla quale ha validamente contribuito anche Giusy Gallo di Torino. Infine e soprattutto sono riconoscente a mia moglie Gina che mi è stata a fianco dai primi pensieri formulati fino alla stesura completa dei vari capitoli. Mi ha aiutato inoltre con i vari controlli delle bozze, con la composizione degli indici e con tanti altri dettagli pratici. Senza di lei non sarei mai arrivato a scrivere questo libro.
Oltre che alle persone fin qui ricordate - ed altre non menzionate -, sento il dovere, non meno piacevole, di riconoscere il Signore Dio Creatore che mi ha sostenuto in tutto il lavoro. Di lacune ed imperfezioni, in ogni caso, sono responsabile solo io.
Alfredo Terino
Urbino, luglio 2003


INDICE

Presentazione di Nicola Martella

Prefazione

Abbreviazioni e sigle

CAPITOLO I - LA POSTA IN GIOCO
La triplice sfida
Gli attacchi: scienza, critica biblica e mitologia
L'attualità della sfida
La domanda della scienza e l'esegesi biblica
Come vengono generalmente considerati i primi tre capitoli della Genesi
L'ipotesi di sviluppo
Speculazioni sul Sitz im Leben
Un giusto approccio
Problemi particolari o testimonianza totale?
Priorità della testimonianza interna

CAPITOLO II - MITO E BIBBIA
Il mito
Tentativi di definizione
Alcuni rilievi
Genere letterario
Tradizione primordiale nel Medio Oriente antico.
Cosmogonia e testi più pertinenti
Provenienza
Flusso della tradizione
Paralleli con i primi undici capitoli della Genesi
Dipendenza?

CAPITOLO III - LA COMPOSIZIONE DELLA GENESI
Data di compilazione e scopo del libro
Le glosse
Ricollegamento al passato
Le fonti e l'unità della Genesi
Le formule di toledoth
Unità con elementi di diversità
La teoria documentaria e il Deuteronomio
Punti fermi
Il contenuto del libro della Genesi

CAPITOLO IV - L'ANTICHITÀ DEL LIBRO DELLA GENESI
Ancora sul termine toIedoth
Segni d'antichità nella prima sezione (1,1-2,3)
Il linguaggio particolare, sui generis
Il modo di porsi dell'autore
L'estrema semplicità narrativa
L'assenza di allusioni a una cultura particolare
Segni d'antichità nella seconda sezione (2,4-11,26)
Lo schema della storia primordiale
Capitoli 2-4
Capitolo 5
Capitoli 6-9
Capitoli 10-11
Segni d'antichità nella terza sezione (11,27-50,26)
La pista interna: il testo
La pista esterna: l'archeologia

CAPITOLO V - CONFRONTO FRA TESTO MITOLOGICO E TESTO BIBLICO

Le cosmogonie mesopotamiche più pertinenti
Enuma elish
Atra-hasis
Adapa
Chiari o possibili riscontri mitologici nei primi tre capitoli della Genesi
Genesi 1 (1,1-2,3) a confronto con Enuma elish e altri testi
Genesi 2 (2,4-25) a confronto con Atra-hasis e altri testi
Genesi 3 (3,1-24) a confronto con Adapa

CAPITOLO VI - ENUMA ELISH A CONFRONTO CON GENESI 1
Rassomiglianze di forma
Differenze sostanziali
Dove ci sono paralleli
Dove non ci sono paralleli
Conclusione

CAPITOLO VII - DEMITIZZAZIONE O NON DEMITIZZAZIONE?
L'ipotesi di demitizzazione
Un creatore inesperto
L'inquadramento del vecchio racconto in una nuova cornice
Confutazione
Una domanda
L' effetto- polemica
Dal semplice al complesso e non viceversa

CAPITOLO VIII - L'UNITÀ DELLE TRE PARTI DELLA COSMOGONIA GENESIACA
Il rapporto tra Genesi 1 e Genesi 2
Il capitolo 1 è un doppione del capitolo 2?
Complementarietà piuttosto che parallelismo
Motivi della pretesa non unità
Arbitrarietà del metodo divisorio: un esempio
Indizi che fanno pensare alla non unità
Pretese contraddizioni tra i capitoli 1 e 2
Approfondimenti
L'interdipendenza dei tre capitoli alla luce dell'intento dello scrittore
L'essenza del contenuto del capitolo 2
L'esigenza dell'unità per un valido confronto

CAPITOLO IX - ATRA-HASIS ED ALTRI TESTI A CONFRONTO CON GENESI 2

Cosmogonie biblica e mitologica complete
Gli antefatti (Gen 1,1-2,3) prima della seconda sezione della cosmogonia genesiaca
Un'unica deità nel principio: solo spirito, o anche materiale?
L'acquosa materia grezza e gli atti creativi "minori"
Il modello degli atti creativi
Cessazione dell' opera creativa
La situazione dopo la creazione e prima della rottura (Gen 2,4-25)
Creazione completa
Descrizione particolareggiata della creazione della prima coppia
Nuovi elementi che preparano la scena per la rottura
L'Eden e il suo giardino
I due alberi
Il compito dell'uomo
L'ingiunzione

CAPITOLO X - ADAPA ED ALTRI TESTI A CONFRONTO CON GENESI 3

Storicità del racconto di Genesi 3
Il serpente
L'identificazione nella Bibbia
Il serpente nella mitologia
La tentazione e la caduta
Il fatto nella Genesi
Paralleli mitologici
Il mito di Adapa
Somiglianze e differenze tra il mito di Adapa e la Genesi
La cacciata dal giardino
Cibo magico nel mito
Cibo sacramentale nella Genesi

CAPITOLO XI - RIEPILOGO E APPROFONDIMENTI

Unicità e storicità
La non dipendenza
La critica biblica
Differenze fondamentali tra Bibbia e mitologia
Attingere al patrimonio comune dei miti
A favore della storicità
Perché i parallelismi?
Un'eredità condivisa
Le alternative considerate più a fondo
Distorsione e conservazione

CAPITOLO XII - COSA IMPLICA PER NOI LA COSMOGONIA GENESIACA?

Risposte a domande di fondo
Situazione esistenziale dell'uomo
La prova
L'uomo decaduto
L'intervento divino
Il dilagare del male
Prospettiva per il Vangelo
Il punto di riferimento del peccato
Peccato storico e redenzione storica

Bibliografia
INDICE DEGLI AUTORI
INDICE DEI TESTI E DEGLI DÈI MITOLOGICI
INDICE DEGLI ARGOMENTI
INDICE DEI RIFERIMENTI BIBLICI

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LE ORIGINI DELLA VITA


RETROCOPERTINA

L'origine della vita rimane ancora oggi un problema irrisolto per la scienza: l'universo teorico del neodarwinismo, con i dogmi e le spiegazioni totalizzanti tipiche di questa teoria sembrano ormai poco credibili di fronte alle nuove acquisizioni della teologia, delle scienze naturali, della chimica. In questo volume vengono presentati tutti i dati che possono contribuire a fornire una comprensione più completa è ampia delle fasi che hanno dato luogo alla comparsa della vita la terra era il suo sviluppo.
Ordine, armonia, leggi regolative, forma, complessità, gerarchia dei livelli costituiscono i fili conduttori di questo itinerario lungo i sentieri meno noti della ricerca, con l'intento di rompere certi schemi precostituiti, di instillare il tarlo del dubbio, di mettere in forse le divinità laiche e scientiste del nostro tempo.

INTRODUZIONE

L'obiettivo del presente lavoro consiste nel fornire un insieme ragionato di dati e di informazioni ottenuti, negli ultimi decenni, dalla ricerca scientifica più qualificata nel campo degli studi sull'origine, la differenziazione e la complessità dei viventi. Il tema è di estrema attualità in quanto il discorso sull' evoluzione si sviluppa di continuo e si rende sempre più interessante in quanto alcune vecchie idee sembrano ormai assai poco credibili di fronte alle nuove acquisizioni della biologia, delle scienze naturali, della chimica. Facendo riferimento a "vecchie idee" si intende l'impalcatura concettuale, o, in altri termini, l'universo teorico, del neodarwinismo, con i dogmi e le spiegazioni totalizzanti tipiche di questa teoria: proprio ai suoi fondamenti vengono dedicate le prime pagine del presente lavoro. Infatti senza capire la struttura di base e le idee-forza del neodarwinismo non si riesce a cogliere l'entità della "rivoluzione" che è in atto in questi ultimi anni nel campo degli studi sul divenire della natura. In altre parole, il neo- darwinismo riesce sempre più a fatica a spiegare una serie molto ampia di dati che si trovano in obiettivo contrasto con i suoi principi. La parte più corposa del presente lavoro è poi dedicata ai settori dai quali di recente sono emerse le acquisizioni scientifiche più rilevanti e obiettivamente "eterodosse" rispetto ai dogmi neodarwiniani. Si spazia dalla paleontologia alla biologia molecolare, dall' etologia alla zoologia e alla anatomia comparata, evitando per quanto possibile ogni specialismo che potrebbe disorientare o scoraggiare il lettore (al fine di facilitare la comprensione di certi argomenti o termini si è comunque scelto di inserire in appendice un glossario esplicativo).
Quindi nelle pagine che seguono, dopo aver esposto i principi-base del neodarwinismo, vengono presentati tutti i dati che possono contribuire a fornire una comprensione più completa e ampia delle fasi che hanno dato luogo alla comparsa della vita sulla terra e al suo sviluppo nelle differenti forme che conosciamo direttamente o attraverso la documentazione paleontologica. Il lettore può trovare informazioni estremamente aggiornate sulle prime testimonianze fossili e sulla velocità dell' evoluzione, sugli eventi catastrofici che hanno punteggiato la storia del nostro pianeta, sull'attendibilità dei modelli sperimentali con i quali si è cercato di riprodurre in laboratorio la comparsa della vita sulla terra partendo da elementi chimici semplici. Inoltre è stato dato ampio spazio all' analisi dei dati offerti dagli studi sulle differenze o analogie biochimiche, genetiche, morfologiche e comportamentali fra le varie specie di esseri viventi. Il quadro che ne emerge delinea una natura in cui la vita non sembra nata "per caso", come un evento probabile, facile, ma come un fatto eccezionale, quasi "voluto" contro ogni difficoltà ambientale. Inoltre risulta evidente che i vari livelli di complessità del mondo vivente si sono manifestati attraverso una serie di "salti" qualitativi, mediante processi non-lineari, discontinui, ordinati, razionali.
Metaforicamente si potrebbe affermare che lo sviluppo prima della vita in sé e, poi, delle sue multiformi manifestazioni somiglia a una corsa a ostacoli dove a ogni ostacolo il saltatore si trasforma radicalmente, e di colpo, in un essere molto diverso da ciò che era in precedenza. Il mito darwinista di una evoluzione basata su procedure puramente meccaniche, casuali, lineari, di semplice "derivazione" da un organismo all' altro, si scontra con i dati della ricerca scientifica contemporanea in varie discipline. Ordine, armonia, leggi regolative, forma, complessità, gerarchia di livelli, costituiscono i fili conduttori di questo itinerario lungo i sentieri meno noti della ricerca, assai poco frequentati dalla scienza "gridata", una scienza che si appaga pigramente di tutto ciò che non disturba né mette in discussione il quadro "ufficiale". Invece questo studio ha proprio l'intento di rompere certi schemi precostituiti, di instillare il tarlo del dubbio, di mettere in forse le divinità laiche e scientiste del nostro tempo, secondo le quali il manifestarsi nel tempo dei molteplici livelli di complessità del mondo vivente è riducibile, in ultima analisi, ad alcuni componenti di base, semplici, di carattere fisico-chimico. Contro questo riduzionismo grossolano e cieco, di stampo materialista, è doveroso prendere posizione, così come va demistificata la sua versione apparentemente più "raffinata" secondo cui la materia si auto-organizza secondo processi spontanei ad essa inerenti. Infatti si tratta solo di un banale escamotage linguistico che non spiega nulla, in quanto la materia (anche intesa come "materia-energia") in sé manca del principio della "forma". Questo può essere inteso anche come immanente alla sfera fisica, ma se ne distingue sotto il profilo qualitativo, essenziale: come esempio si può pensare a leggi morfologiche.di tipo geometrico o matematico che rimandano a un ordine generale non-materiale.
Il pubblico per il quale il presente testo è stato pensato, in modo particolare, è costituito dagli studenti che frequentano gli istituti superiori o hanno iniziato i corsi universitari in discipline scientifiche. Ma anche i loro docenti avranno modo di attingere diverse informazioni e considerazioni utili. Inoltre, più in generale, tutti coloro che seguono l'attuale dibattito delle idee in ambito scientifico possono trovarvi spunti di interesse, di stimolo alla riflessione critica su una serie di luoghi comuni del neodarwinismo (la Selezione Naturale, l' evoluzione del più adatto, ecc.) che sono entrati nel linguaggio di ogni giorno, nella mentalità di tutti noi, anche al di fuori dell'ambito specialistico. La scuola e l'università, proprio perché formano i giovani e, quindi, i modi di pensare della società, costituiscono un ambiente di estrema importanza, su cui lavorare. Lo scandaloso conservatorismo dei testi "scientifici" a uso didattico è ben noto a chi li ha esaminati con attenzione: essi ignorano, vuoi per convenienza "ideologica" o per inerzia, le nuove acquisizioni della ricerca specie quando mettono in discussione vecchie idee passivamente acquisite e presentate ancora oggi come "verità" agli studenti. Tale conservatorismo, di fatto chiuso al dibattito delle idee e all'innovazione nel campo dei grandi modelli esplicativi della realtà naturale, va denunciato e abbandonato, in un'ottica volta a configurare un tipo di istruzione lontano dal dogmatismo e dall 'unilateralità. I docenti non devono avere paura di ciò che mette in discussione idee e certezze ritenute fideisticamente valide "per sempre". Le teorie scientifiche non possono rivestire una valenza di fede, per cui diventa quasi peccato di eresia contestarle. Invece di supportare in modo conformista certe concezioni del mondo e della natura, la scuola e l'università devono abituare i giovani a pensare, a riflettere criticamente sulle nozioni imparate, a confrontarle con le nuove acquisizioni senza prevenzioni e retropensieri, spesso inconsci, indotti da una certa cultura faziosa.
Quindi il ruolo di "messa in discussione", che questo lavoro vorrebbe svolgere, può avere una certa efficacia se sia gli studenti, sia i loro docenti (in particolare!) si liberano da preconcetti e luoghi comuni duri a morire e affrontano la lettura di queste pagine con mente aperta, ma non per questo priva di attitudine critica (nulla infatti è dogma nel campo delle conoscenze umane). Gli studenti delle scuole superiori e quelli chi iniziano i corsi universitari di biologia o scienze naturali affrontano a livelli non più generici il tema dell'evoluzione, inevitabilmente legato al significato globale della vita, con riferimenti, quindi, anche alle discipline filosofiche. È il momento fondamentale nel quale la maggioranza dei giovani sta compiendo la formazione di una propria concezione del mondo, molto legata pure a quanto si apprende in ambito scolastico e universitario. Per tale motivo una conoscenza aperta e pluralista diventa essenziale specie in questa fase cruciale di transizione che porta alla maturazione della personalità.

Giovanni Monastra


INDICE

Introduzione
I FATTI E LA TEORIA DI DARWIN

Debolezza teorica e ideologia materialista del neodarwinismo
Prime testimonianze fossili e velocità dell'evoluzione
Modelli sperimentali di abiogenesi
Irriducibile complessità primordiale e discontinuità tra i viventi
I dati della biologia molecolare
Il mondo della forma
Matematica, struttura e programma
Le incredibili analogie della natura
Ordine, armonia e razionalità
Una natura non darwiniana
Appendice: l'origine dell'uomo


GLOSSARIO
Bibliografia minima

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LE GUARIGIONI DEL CERVELLO - Nuove strade delle neuroplasticità: terapie rivoluzionarie che curano il ns. cervello

RETROCOPERTINA

«Chiunque possieda un cervello trarrà giovamento dalla lettura del libro di Norman Doidge». The Columbus Dispatch

«Splendido e originalissimo. [...] Il libro è uno scrigno delle idee dell'autore e ogni pagina è illuminata dalla radiosa luce dell'ottimismo». V.S. Ramachandran

«Una panoramica avvincente delle nuove, potenti teorie neuroscientifiche che mettono in relazione mente, corpo e anima ... Il saggio di Norman Doidge è la Guida Michelin a questo nuovo, incoraggiante scrigno di conoscenze e intuizioni». Boston Globe

«Doidge spiega che quando il cervello subisce un danno o quando viene meno una sua parte - a causa di un ictus, di sclerosi multipla, di trauma cranico, autismo ecc. - è possibile 'ricablare' i circuiti, allenando un'altra sua parte affinché svolga la funzione compromessa...» Toronto Star

«In uno dei più affascinanti libri mai scritti sul cervello umano e i suoi misteriosi poteri, Doidge descrive come, con terapie mediche alternative, si possano restituire condizioni di salute relativamente normali a persone che la medicina tradizionale considerava casi senza speranza, incurabili, che invece sono state salvate...» Huffington Post


RISVOLTO COPERTINA

Negli ultimi secoli la medicina ha considerato il cervello come un organo immutabile e incapace di guarire.

Le malattie neurologiche e degenerative erano viste come una condanna senza appello per il malato, i trattamenti farmacologici e riabilitativi poco efficaci o inutili. Ma la visione introdotta dalla neuroplasticità, ossia la capacità del cervello di modificare la propria struttura e il proprio funzionamento, ha aperto la strada a possibilità terapeutiche rivoluzionarie, già presentate da Norman Doidge in "Il cervello infinito".

A distanza di qualche anno, l'autore approfondisce il tema della guarigione neuroplastica, descrivendone due elementi centrali: l'esercizio fisico e mentale, e il ricorso all'energia, sotto forma di luci, suoni, vibrazioni. Il cervello non è più una scatola impenetrabile, ma un organismo in grado di connettersi al mondo esterno tramite i sensi, e sono proprio questi ultimi i canali da sfruttare per intervenire in modo non invasivo e del tutto sicuro sulle strutture neuronali, così da ricuperarne le funzioni. Una vera e propria rivoluzione copernicana, che allevierà le sofferenze di moltissimi pazienti, e che Doidge racconta con grande ricchezza di particolari, attraverso numerose storie reali. Le guarigioni del cervello è un saggio pieno di speranza, che viene a dirci che il cervello può guarire, anzi, di più: è in grado di curarsi da solo.


PREFAZIONE

Questo libro parla di come il cervello umano è in grado di guarire, e del modo in cui, una volta compreso questo processo, molti problemi cerebrali ritenuti incurabili o irreversibili possano migliorare, spesso radicalmente, e in alcuni casi, come vedremo, essere curati. Mostrerò come questo processo di guarigione dipenda proprio dalle caratteristiche altamente specializzate del cervello, un tempo considerate così sofisticate da comportare un prezzo: il cervello, a differenza degli altri organi, non è in grado di ripararsi o di recuperare le proprie funzioni. In queste pagine sosterrò che è vero il contrario: la complessità del cervello gli consente di ripararsi e di migliorare il proprio funzionamento generale.
Questo libro inizia dove si concludeva Il cervello infinito, dove descrivevo la scoperta più importante nella comprensione del cervello e della sua relazione con la mente fin dagli albori della scienza moderna: la neuroplasticità. La neuroplasticità è la proprietà che consente al cervello di modificare la propria struttura e il proprio funzionamento in risposta all'attività e all'esperienza mentale. Nel libro parlavo anche dei primi scienziati, medici e pazienti che avevano sfruttato questa scoperta per ottenere incredibili trasformazioni nel cervello. Fino ad allora queste trasformazioni erano inconcepibili, poiché per quattro secoli la scienza ufficiale ha ritenuto che il cervello non potesse cambiare; secondo gli studiosi, il cervello era come una macchina grandiosa, in cui ogni parte, situata in una precisa regione cerebrale, svolgeva un'unica funzione mentale. Se una regione cerebrale subiva una lesione - a causa di un ictus, un trauma o una malattia - non poteva essere riparata, poiché le macchine non possono ripararsi da sé, né generare parti nuove. Gli scienziati sostenevano anche che i circuiti cerebrali fossero immutabili o «cablati», ossia che le persone con un ritardo mentale congenito o affette da disturbi dell' apprendimento fossero destinate a rimanere tali. Man mano che la metafora della macchina si evolveva, gli scienziati cominciarono a descrivere il cervello come un computer e la sua struttura come l' hardware, ritenendo che l'unico cambiamento possibile con l'invecchiamento fosse la degenerazione dovuta all'uso. Qualunque macchina si usura: quando si usa una cosa, la si consuma, use it, and lose it. Perciò qualunque tentativo da parte delle persone
anziane di limitare il declino cerebrale tramite l'attività e l'esercizio mentale era considerato una perdita di tempo.
I neuroplastici, come chiamo gli studiosi che hanno dimostrato l'esistenza della neuroplasticità, rifiutavano la tesi di un cervello immutabile. Dotati per la prima volta di strumenti in grado di osservare le attività microscopiche del cervello vivente, provarono che questo organo si modifica con il funzionamento. Nel 2000 il premio Nobel per la medicina fu assegnato a Eric Kandel per aver dimostrato che con l'apprendimento le connessioni fra i neuroni aumentano. li ricercatore dimostrò anche che l'apprendimento può «attivare» geni capaci di modificare la struttura neurale. Centinaia di studi proseguirono su questa scia, indicando che l'attività mentale non è solo il prodotto del cervello, ma a sua volta plasma il cervello. La neuroplasticità restituì alla mente il suo ruolo nella medicina moderna e nella vita umana.

La rivoluzione concettuale descritta in Il cervello infinito è stata solo l'inizio. In questo libro tratterò dei progressi stupefacenti da parte di una seconda generazione di studiosi che, non avendo l'onere di dimostrarne l'esistenza, si sono potuti dedicare.alla comprensione e allo straordinario potenziale della plasticità. Ho viaggiato in cinque continenti per incontrare ricercatori, medici e pazienti e ascoltare le loro storie. Alcuni di questi scienziati lavorano nei laboratori più all'avanguardia del mondo occidentale; altri sono medici che hanno applicato queste conoscenze; altri ancora sono medici e pazienti che hanno scoperto per caso la neuroplasticità e hanno perfezionato alcuni trattamenti efficaci, ancor prima che l'esistenza della plasticità venisse dimostrata in laboratorio.

A tutti i pazienti citati in queste pagine era stato detto che non sarebbero mai migliorati. Per molti anni il termine guarigione è stato usato raramente a proposito del cervello, come invece accadeva per altri organi o apparati, fra cui la pelle, le ossa o il tratto digestivo. Mentre organi come la pelle, il fegato e il sangue sono in grado di ripararsi utilizzando le cellule staminali come «pezzi di ricambio», nel cervello non era stato trovato nulla di tutto questo, nonostante decenni di ricerche. Non era stata individuata alcuna prova che i neuroni potessero essere sostituiti. Gli scienziati cercarono una spiegazione in termini evoluzionistici: evolvendosi in un organo con milioni di circuiti altamente specializzati, il cervello ha semplicemente perso la capacità di riparare i propri circuiti con dei pezzi di ricambio. Anche se fossero state trovate le cellule staminali neuronali - i «baby neuroni» - come sarebbe stato possibile utilizzarle? Come si sarebbero integrate nei circuiti sofisticati e infinitamente complessi del cervello? Poiché non si pensava che fosse possibile guarire il cervello, gran parte dei trattamenti ricorrevano ai farmaci per «puntellare» il sistema danneggiato e ridurre i sintomi modificando temporaneamente l'equilibrio chimico del cervello. Ma una volta interrotto il trattamento farmacologico, i sintomi sarebbero ricomparsi.
In realtà il cervello non è poi così sofisticato. Questo libro mostrerà come su tale complessità, che coinvolge i neuroni in grado di comunicare ininterrottamente fra loro tramite impulsi elettrici, e di stabilire e ristabilire nuove connessioni in qualunque momento, si basi un modello unico di guarigione. Certo, lungo il processo di specializzazione alcune importanti funzioni riparative tipiche di altri organi sono andate perdute. Ma il cervello ne ha escogitate alcune che a loro volta sono espressione della sua plasticità.

Ognuna delle storie presentate in questo libro illustra una sfaccettatura delle modalità neuroplastiche di guarigione. Più approfondivo l'argomento, più distinguevo modalità differenti, constatando che alcuni approcci erano diretti ad altrettante fasi del processo di guarigione. Nel capitolo 3 ho proposto un primo modello delle fasi di guarigione neuroplastica per aiutare il lettore a capire come si integrino a vicenda. Proprio come le scoperte farmacologiche e chirurgiche hanno portato a terapie in grado di curare un numero sbalorditivo di patologie, lo stesso vale per la scoperta della neuroplasticità. Il lettore troverà casi, molti dei quali assai dettagliati, che potrebbero interessare chi soffre - o chi si occupa di pazienti che soffrono - di dolore cronico, ictus, trauma cranico, lesioni cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, autismo, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi dell' apprendimento (fra cui la dislessia), disturbi percettivi, ritardo dello sviluppo, la mancanza di una regione cerebrale, la sindrome di Down o certi casi di cecità, fra gli altri. In alcune di queste condizioni, nella maggior parte dei casi si arriva alla guarigione completa. In altre, la gravità di una patologia si riduce, passando da seria o moderata a lieve. Parlerò di genitori a cui era stato detto che i loro figli autistici o con una lesione cerebrale non avrebbero mai portato a termine un' educazione normale, e che al contrario li hanno visti diplomarsi o perfino andare all'università, diventare indipendenti e sviluppare profonde amicizie. In altre situazioni, i sintomi più problematici di una grave patologia sottostante si riducono drasticamente. In altre ancora, il rischio di contrarre una malattia come il morbo di Alzheimer (in cui la plasticità del cervello si riduce) viene ridotto in modo significativo (capitoli 2 e 4) e vengono introdotti modi per aumentare la plasticità.

Quasi tutti gli interventi riportati in questo libro utilizzano varie forme di energia, fra cui la luce, il suono, la vibrazione, l'elettricità e il movimento, che forniscono canali naturali e non invasivi che passano attraverso i sensi o il corpo per riattivare le capacità del cervello di guarire. Ciascun organo di senso traduce una delle molte forme di energia intorno a noi in segnali elettrici che il cervello utilizza per il proprio funzionamento. Mostrerò come sia possibile ricorrere a queste forme di energia per modificare i modelli elettrici del cervello e quindi la sua struttura.
Nel corso dei miei viaggi ho visto esempi di suoni utilizzati per trattare con successo l'autismo; vibrazioni diffuse dietro la testa per curare il disturbo da deficit di attenzione/iperattività; stimolatori elettrici da applicare alla lingua per eliminare i sintomi della sclerosi multipla e curare l'ictus; luce diffusa sulla nuca per trattare i traumi cranici, nel naso per favorire il sonno, oppure iniettata per endovena per salvare una vita; e i movimenti lenti e morbidi della mano sul corpo per curare i problemi cognitivi di una ragazza quasi paralizzata e nata senza un' ampia regione cerebrale. Mostrerò come tutte queste tecniche stimolino e risveglino i circuiti cerebrali dormienti. Uno dei modi più efficaci consiste nell'utilizzare il pensiero stesso per stimolare i circuiti cerebrali, ed è per questo che gran parte degli interventi a cui ho assistito associavano la consapevolezza e l'attività mentale all'utilizzo dell'energia.

Il ricorso congiunto all' energia e alla mente per guarire è una novità per l'Occidente, mentre è un aspetto centrale della medicina tradizionale orientale. Solo oggi gli scienziati stanno cominciando a intuire come tali pratiche tradizionali possano funzionare all'interno dei modelli occidentali, ed è notevole quanto quasi tutti i medici che ho incontrato stessero studiando il modo in cui sfruttare la neuroplasticità collegando le neuroscienze occidentali alle pratiche mediche orientali, fra cui la medicina tradizionale cinese, la meditazione e la visualizzazione buddista, le arti marziali come il tai chi e il judo, lo yoga e la medicina energetica. La medicina occidentale ha per lungo tempo ignorato quella orientale - praticata da miliardi di persone per millenni - e le sue teorie, spesso perché sembrava del tutto inverosimile che la mente potesse modificare il cervello. Questo libro mostrerà come la neuroplasticità è in grado di gettare un ponte fra due tradizioni mediche importanti ma finora estranee.

Potrebbe sembrare strano che i modi di guarire discussi in questo libro ricorrano così spesso al corpo e ai sensi come canali principali per trasmettere energia e informazioni al cervello. Ma questi sono proprio i canali che il cervello utilizza per connettersi al mondo, e pertanto costituiscono il modo più naturale e meno invasivo per guarire.
Una ragione per cui i medici hanno ignorato l'utilizzo del corpo per curare il cervello è la tendenza recente a considerare questo organo più complesso del corpo e a identificarlo come la nostra essenza. Secondo questa prospettiva ampiamente condivisa, «noi siamo il nostro cervello», ossia il cervello è il dispositivo di controllo principale da cui il corpo dipende e di cui deve eseguire gli ordini.
Un secolo e mezzo fa neurologi e neuroscienziati, grazie a una delle loro scoperte più importanti, cominciarono a descrivere i modi in cui il cervello può controllare il corpo. Mostrarono che se un paziente colpito da ictus non riusciva a muovere un piede, il problema non era nel piede, ma nell' area cerebrale che controlla il piede. Tra Ottocento e Novecento, i neuroscienziati descrissero il modo in cui il corpo era rappresentato nel cervello. Ma il rischio di tale mappatura era quello di arrivare a credere che tutto accadesse nel cervello; alcuni neuroscienziati cominciarono a parlare del cervello come se fosse separato dal corpo, o come se il corpo fosse una mera appendice del cervello, una semplice infrastruttura per sostenere il cervello. Ma quella visione non è corretta. TI cervello si è evoluto molti milioni di anni dopo il corpo, e per sostenere il corpo. Nel momento in cui il corpo fu dotato di un cervello, il corpo cambiò, in modo che corpo e cervello potessero interagire e adattarsi a vicenda. Non solo il cervello invia segnali al corpo per influenzarlo, ma anche il corpo invia segnali al cervello per influenzarlo, e pertanto esiste una comunicazione costante e in entrambe le direzioni fra corpo e cervello. Il corpo è ricchissimo di neuroni; solo nel tratto digerente ce ne sono cento milioni. Nei manuali di anatomia, invece, il cervello viene isolato dal corpo e confinato nella testa. In termini funzionali, il cervello è sempre collegato al corpo e, tramite i sensi, al mondo esterno. I neuroplastici hanno imparato a utilizzare i canali che collegano il corpo al cervello per favorirne la guarigione. Perciò, se da una parte un paziente colpito da ictus non riesce a usare il piede a causa di una lesione cerebrale, dall' altra muovendo il piede può, in certi casi, riattivare i circuiti cerebrali danneggiati. Corpo e mente lavorano insieme per guarire il cervello, e trattandosi di approcci non invasivi, gli effetti collaterali sono estremamente rari.

Se l'idea di trattamenti efficaci e non invasivi per curare i problemi cerebrali sembra troppo bella per essere vera, è per motivi storici. La medicina moderna nacque con la scienza moderna, che era concepita come una tecnica per conquistare la natura - come disse uno dei suoi fondatori, Francis Bacon, per «il sollievo della condizione umana». L'idea di «conquista» diede origine alle numerose metafore militari utilizzate ancora oggi nella pratica clinica, come indica Abraham Fuks, ex preside della facoltà di medicina alla McGill University di Montreal.' La medicina divenne una «battaglia» contro la malattia, i farmaci «proiettili magici»; la medicina «lotta contro il cancro» e «combatte l'AIDS», sotto la guida di medici dotati di un «armamentario terapeutico».' Tale «armamentario» predilige trattamenti invasivi altamente sofisticati dal punto di vista tecnologico rispetto ad approcci non invasivi e scientificamente più seri. In medicina, in particolare nella medicina d'urgenza, predomina una vera e propria attitudine bellica: se nel cervello esplode un vaso sanguigno, il paziente ha bisogno di un intervento chirurgico invasivo e di un neurochirurgo dai nervi d'acciaio in grado di operare. Ma la metafora crea anche dei problemi, e l'idea stessa che sia possibile «conquistare» la natura è una speranza vana quanto ingenua.
In questa metafora, il corpo del paziente non è un alleato, ma il campo di battaglia; il paziente è passivo, uno spettatore che assiste impotente al conflitto fra due potenti nemici, il medico e la malattia, conflitto da cui dipende il suo destino. Tale atteggiamento ha influenzato persino il modo in cui molti dottori comunicano con i pazienti, interrompendoli mentre parlano della loro situazione, poiché spesso i medici, riponendo tutta la loro fiducia nelle tecnologie di cui dispongono, sono più interessati agli esami di laboratorio che ai racconti delle persone che hanno davanti.

Gli approcci neuroplastici, invece, richiedono il coinvolgimento attivo nella cura del paziente nella sua totalità: mente, cervello e corpo. Tale approccio riprende non solo l'eredità dell'Oriente, ma anche dell'Occidente stesso. il padre della medicina scientifica, Ippocrate, vedeva nel corpo la medicina più importante, e pensava che medico e paziente operassero insieme alla natura per consentire al corpo di attivare le proprie capacità terapeutiche.
In questa prospettiva i professionisti della salute non si concentrano solo sui deficit del paziente, per quanto importanti possano essere, ma vanno anche alla ricerca delle aree cerebrali sane quiescenti, e delle capacità che potrebbero favorire la guarigione. Tale approccio non intende spazzare via il nichilismo neurologico del passato per fare posto a un utopismo neurologico altrettanto estremo, sostituendo un falso pessimismo con false speranze. Perché siano validi, non è necessario che i nuovi modi di curare il cervello offrano la certezza di guarire tutti i pazienti e in qualunque caso. E spesso non sappiamo neppure cosa accadrà finché il paziente, sotto la guida di un professionista preparato, non metterà alla prova i nuovi approcci.
In inglese beal, «guarire», deriva dall'inglese antico haelan, che non significa solo «cura», ma anche «rendere intero». È una nozione ben lontana dall'idea di «cura» in termini militari e di divide et impera.

Nelle pagine che seguono troverete i racconti di persone che hanno trasformato il loro cervello, recuperato parti di sé che avevano perduto, o scoperto capacità che non sapevano di avere. Ma l'aspetto più stupefacente, al di là delle tecniche, è il modo in cui, nel corso di milioni di anni, si è evoluto il cervello, maturando sofisticate capacità neuroplastiche e una mente in grado di guidare un processo unico di crescita e guarigione

INDICE

Prefazione

Capitolo 1. «Medico, cura te stesso»
Michael Moskowitz scopre che si può «disimparare» il dolore cronico


Capitolo 2. L'uomo che ha sconfitto i sintomi del Parkinson camminando
Come l'esercizio fisico aiuta a sconfiggere i disturbi degenerativi
e a ritardare la demenza

Capitolo 3. Le fasi della guarigione neuroplastica
Come e perché funziona

Capitolo 4. Ricablare il cervello con la luce
Usare la luce per risvegliare i circuiti neurali dormienti

Capitolo 5. Moshé Feldenkrais: medico, cintura nera di judo e guaritore
Guarire gravi problemi cerebrali attraverso la consapevolezza
mentale e il movimento

Capitolo 6. Un cieco impara a vedere
L'applicazione del metodo Feldenkrais, della saggezza buddista e di altri trattamenti neuroplastici

Capitolo 7. Un dispositivo per resettare il cervello
Stimolare la neuromodulazione per ottenere la remissione dei sintomi

I. Un bastone appoggiato al muro
II. Tre casi di reset cerebrale: Parkinson, ictus, sclerosi multipla

III. Due vasaie a pezzi

IV. TI cervello ritrova l'equilibrio ... con un piccolo aiutino

Capitolo 8. Un ponte sonoro
Musica e cervello: un legame speciale

I. Il riscatto di un ragazzo dislessico
II. La voce di una mamma

III. Ricostruire il cervello dal «sotto» al «sopra»
IV. La soluzione del mistero dell'abbazia


Appendice 1. Un approccio multiterapico per il TBI e i problemi neurologici

Appendice 2. Trattare il TBI con il Matrix Repatterning

Appendice 3. Il neurofeedback come trattamento per ADD, ADHD, epilessia, ansia e TBI

Ringraziamenti

Indice dei nomi e degli argomenti

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LE BALLE DI DARWIN - Giuda politicamente scorretta al darwinismo e al disegno intelligente


RETROCOPERTINA

Stanchi dei soliti libri su Darwin? Ecco il primo libro contro Darwin! Un libro che vi racconterà quello che il vostroinsegnante di scienze probabilmente non vi ha mai detto. Lo sapevate che molte prove che sono state finora addotte a supporto della teoria darwiniana sono state accettate acriticamente da tutti gli scienziati evoluzionisti senza verificarne l'attendibilità?
Lo sapevate che i fossili non ci consentono di trarre alcuna conclusione certa sull'evoluzione delle specie?
Perché l'evoluzionismo non ha trovato finora applicazione nel campo della medicina?
E se il darwinismo fosse diventato una mera ideologia e strenuamente difeso proprio in quanto ideologia indiscutibile e da accettare quasi come verità di fede?
E se il disegno intelligente fosse molto di più che un'ipotesi utile agli uomini di fede?
E se fosse una teoria che riesce a spiegare le complessità del mondo vivente, anche a livello molecolare, meglio delle «mutazioni casuali» postulate dall' evoluzionismo?

INTRODUZIONE

Jonathan Wells, scienziato iconoclasta

QUESTA BRILLANTE GUIDA politicamente scorretta al darwinismo e al disegno intelligente di Jonathan Wells, ricercatore in biologia molecolare presso l'università di Berkeley, testimonia il crescente interesse intellettuale che le critiche all'evoluzionismo stanno suscitando negli Stati Uniti e in Europa. Wells, nato a New York nel 1942, è uno scienziato "iconoclasta" che non ha mai avuto paura di esporsi per le proprie idee, tanto che in gioventù si è fatto anche un anno e mezzo di galera per aver protestato contro la guerra del Vietnam. Nel 2002 aveva acquisito una certa notorietà nel mondo scientifico statunitense pubblicando un libro, The leons ofEvolution, nel quale denunciava l'approccio dogmatico e fideistico con cui il darwinismo viene insegnato nelle scuole, e metteva in luce le imprecisioni scientifiche, se non le vere e proprie frodi, che riempiono i più diffusi manuali di biologia1.
Le "icone" dell' evoluzione sono quelle immagini ormai classiche che da decenni continuano ad essere riproposte nei testi degli studenti per illustrare le "conquiste scientifiche" del darwinismo, come l'esperimento di Stanley Miller sull' origine della vita, l'albero della vita darwiniano, l'archaeopterix (il supposto anello di congiunzione tra i rettili e gli uccelli) e gli embrioni di Ernst Haeckel. La cosa sorprendente è che, malgrado la scienza ne abbia da tempo negato la validità, continuano ad essere riproposte come se nulla fosse. Per Wells queste scorrettezze intellettuali sono rappresentative dei metodi sleali che l'establishment evoluzionista è disposto ad adottare per difendere le proprie teorie.

La crisi scientifica del darwinismo

Il consenso crescente a favore della teoria dell' Intelligent Design è la conseguenza dei numerosi problemi che il darwinismo ortodosso ha accumulato nel corso degli anni, ai quali non sembra in grado di offrire risposte convincenti. Una volta eliminate tutte le sovrastrutture ideologiche e filosofiche, le certezze scientifiche del darwinismo risultano intatti scarse e di dubbio valore2.
Nessuno, infatti, ha mai osservato direttamente, in laboratorio e tanto meno in natura, le modalità con cui il caso, la selezione naturale o i condizionamenti ambientali abbiano dato origine alla vita o abbiano prodotto la macroevoluzione, cioè la trasformazione di una specie in un'altra. Se vogliamo rimanere ai fenomeni osservati, rispettando il metodo empirico canonizzato fin dai tempi di Galileo, l'abiogenesi (lo sviluppo della vita dalla materia inorganica, come postula l'evoluzionismo) è stata confutata dagli esperimenti di Francesco Redi, Lazzaro Spallanzani e, in maniera definitiva, di Louis Pasteur. Lunica cosa che si può constatare empiricamente è la microevoluzione, cioè quel cambiamento limitato dei viventi, all'interno di una stessa specie, di cui le regole della genetica mendeliana mostrano il funzionamento regolare e ordinato, e non certo casuale3.
Il campo dove si gioca la partita decisiva è probabilmente quello della paleontologia. Se la teoria di Darwin fosse corretta, la terra dovrebbe essere stracolma di reperti fossili appartenenti a un numero incalcolabile di organismi intermedi tra una specie e l'altra. Tuttavia dopo 150 anni di ricerche non solo non sono stati ritrovati gli anelli intermedi tra una specie e l'altra, ma dai ritrovarnenti fossili risulta, al contrario, che le specie viventi siano apparse più o meno simultaneamente, già perfettamente formate, nella grande esplosione di vita del Cambriano, circa 540 milioni di anni fa4.
Tutte le supposte scoperte di forme transizionali intermedie (come il teschio di Piltdown, il "pitecantropo" di Giava, l'Uomo di Pechino, l'Uomo del Nebraska, l'archaeopterix o l'archaeoraptor) si sono rivelate ad un più attento esame come degli errori di valutazione, se non dei veri e propri falsi costruiti ad arte. Occorre dunque ammettere che, allo stato attuale, i fossili non si accordano con l'ipotesi evoluzionista5.
Lo studioso Marco Respinti ha notato un fatto curioso: un abate (Gregor Mendel) ha dimostrato l'infondatezza della casualità nella trasmissione dei caratteri ereditari; un altro abate (Lazzaro Spallanzani) ha demolito per primo l'ipotesi della "generazione spontanea" della vita; un medico profondamente cattolico (Louis Pasreur) ha smascherato la farsa dell'abiogenesi. I più eristallini e onesti indagatori del reale attraverso i canoni del metodo scientifico galileiano sono quindi tutti uomini di gran fede religiosa, mentre dalla parte dei darwinisti abbondano gli ideologi pressappochisti e talvolta anche i veri e propri truffatori, come il falsificatore Ernst Haeckel, lo scienziato stalinista Trofim Lysenko o, ai nostri giorni, 1'antropologo tedesco Reiner Protsch von Zieten, che per trent'anni ha manipolato i dati a nostra disposizione sull' uomo di Neandhertal6.
L'offensiva sferrata dal1'Intelligent Design contro il darwinismo, come osserva jonathan Wells, sembra dunque avere tutte le caratteristiche delle maggiori rivoluzioni scientifiche del passato. I sostenitori del darwinismo appaiono sulla difensiva, e il loro tentativo di rifiutare o di censurare il dibattito, anche ricorrendo alla via giudizi aria, è il segno più evidente delle loro difficoltà. Per lungo tempo l'establishment scientifico ha cercato di convincere il pubblico che l'unica opposizione all'evoluzionismo proviene dai creazionisti biblici. Il disegno intelligente, tuttavia, è una teoria nata nei laboratori scientifici e nelle università, non tra i fondamentalisti protestanti della Bible Beli, e la sua popolarità si sta estendendo anche fuori dagli Stati Uniti.

I darwinisti, moderni epicurei

L'attuale confronto tra il darwinismo e il disegno intelligente non è, ovviamente, un' asettica disputa scientifica, ma è parte di un più ampio conflitto metafisico tra due visioni contrapposte del mondo: quella materialistica o naturalistica, che nega l'esistenza del sovrannaturale, e quella teistica, secondo cui l'universo è creato e guidato da un'intelligenza superiore. Levoluzionismo, come ha spiegato il professor Roberto de Mattei, è infatti un insieme composto da un'ipotesi scientifica, conosciuta come "teoria dell' evoluzione" e da un sistema filosofico, che possiamo definire evoluzionismo in senso stretto per distinguerlo dalla teoria dell' evoluzione. Teoria scientifica e teoria filosofica formano due aspetti distinti di un unico complesso, che hanno bisogno l'uno dell'altro per sopravvivere, e si sorreggono a vicenda: "l'ipotesi scientifica, che non è mai stata dimostrata, si nutre del sistema filosofico; la tesi filosofica, per giustificarsi, si fonda a sua volta sulla presunta teoria scientifica"7.
Il confronto tra il teismo e il materialismo è in verità antichissimo, e risale agli albori della cultura occidentale. Secondo lo studioso americano Benjamin Wiker una delle prime e più compiute esposizioni della filosofia naturalista si può far risalire al greco Epicuro, nato nel 341 a. C. Oggi Epicuro viene ricordato solitamente come "il filosofo del piacere", mameno note sono la sua concezione del piacere e le ragioni per cui attribuì al piacere uno status così elevato.
Diversamente dagli edonisti contemporanei, per Epicuro il piacere non consisteva nel perseguimento sfrenato del godimento fisico, ma nella liberazione dall'inquietudine. Epicuro era convinto che le credenze in Dio e nell'aldilà, così legate all'idea di responsabilità e di giudizio morale, turbassero gli animi degli uomini e fossero incompatibili con la vita buona. Per Epicuro e i suoi seguaci un Dio che è attivamente coinvolto nelle vicende umane e che ci giudica nell'altra vita pone delle indebite restrizioni alla nostra vita presente, ci impone di modificare la nostra condotta quotidiana, e distrugge pertanto la nostra pace interiore e la nostra felicità. Per annullare queste fonti di preoccupazione Epicuro propose una visione meccanicistica e materialistica della natura, vista come un aggregato di entità materiali che operano secondo cieche leggi naturali. Dio e gli dei potrebbero anche esistere, ma non si interessano del mondo e non giocano alcun ruolo nelle vicende umane. Dato che gli uomini appartengono alla natura e consistono interamente in entità materiali, la morte non è altro che una dissoluzione dello stato materiale che annulla ogni sorta di coscienza della nostra esistenza. Il materialismo diventa così una sorta di cura terapeutica, che libera gli uomini dalla paura dell'aldilà. Tutto questo suona molto moderno e "scientifico"8.
La filosofia epicurea ebbe una grande diffusione a Roma nel primo secolo a. c., ed ebbe come suo massimo esponente il poeta latino Lucrezio, il quale anticipò in maniera impressionante le idee evoluzioniste di Darwin, seppur in forma letteraria e non scientifica. Nella sua opera De Rerum Natura, Lucrezio spiegò che le combinazioni casuali degli atomi eterni sono all'origine della diversità delle specie; che i "mostri" (Darwin li chiamerà "mostruosità") non sopravvivono perché non sono in grado di difendersi, di sostenersi e di procreare; che gli animali sopravvissuti sono necessariamente i più intelligenti, forti o coraggiosi; che gli animali meno adatti alla sopravvivenza vengono distrutti dalla natura, cioè si estinguono9.
La vittoria del Cristianesimo mise però in ombra, per parecchi secoli, il materialismo di Epicuro e Lucrezio. Il Cristianesimo, il principale rivale dell' epicureismo, fece infatti trionfare l'idea che Dio ha progettato l'ordine naturale, e che questo ordine naturale è la fonte dell' ordine morale. La riscoperta di Epicuro e Lucrezio durante il Rinascimento riaccese l'antica disputa, che si prolungò nel corso della rivoluzione scientifica del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Nel diciannovesimo e ventesimo secolo, anche grazie alle fortuna delle idee di Darwin, in Occidente la filosofia materialista ha conquistato nuovamente il predominio nel mondo scientifico, e probabilmente anche nella società più in generale.

Darwinismo e cultura della morte


La conseguenza della vittoria culturale del naturalismo filosofico sul teismo è stata la diffusione di quella mentalità che Giovanni Paolo II ha definito, nell' enciclica Evangelium Vìtae, "cultura della morte". Questa cultura respinge l'idea cristiana della dignità assoluta e del valore infinito della persona in quanto unica, irripetibile e fatta a immagine del Creatore. Al suo posto vuole sostituirvi una concezione di individuo spersonalizzato: un essere materiale che è il risultato di forze naturali cieche e indifferenti. Il risultato di questa concezione dell'uomo è una cultura, dominante nell' attuale Occidente secolarizzato, che non solo ammette ma esalta e promuove l'aborto, il controllo delle nascite, l'eutanasia, l'eugenetica, gli esperimenti sugli embrioni umani, illibertinismo, il divorzio, la promiscuità e le perversioni sessuali, il consumo di droghe, la sfrenata ricerca edonistica del piacere, l' occultismo, l'esaltazione degli istinti più bestiali: e tutto questo non solo nelle leggi, ma anche nella letteratura, nella musica, nell' arte, nello spettacolo10.
Nelle sue ultime più mostruose manifestazioni, l'eutanasia praticata in Olanda dai medici sui bambini, si nota come questa cultura consideri come "conquiste di civiltà" tutte quelle pratiche, come l'infanticidio, che erano invece tipiche delle antiche epoche pagane. Pur spacciandosi come "progressista", l'attuale cultura secolare sta riportando l'Occidente ai secoli oscuri, prima che iniziasse l'opera civilizzatrice della Chiesa tendente a screditare o ad abolire gli aspetti peggiori della cultura pagana. Naturalmente il ritorno delle culture pre-cristiane in Occidente non è avvenuto da un giorno all'altro, ma per gradi, grazie all'influsso di una serie di pensatori che hanno respinto l'eredità cristiana per abbracciare le cosmologie materialiste sorte nell' antica Grecia (particolarmente quelle atomistiche ed epicuree), riportate in auge nel periodo rinascimentale e attualmente dominanti in Occidente sotto le più scientifiche vesti del darwinismo evoluzionistico11.
Scorrendo il pensiero occidentale degli ultimi due secoli è possibile individuare i nomi più significativi degli "architetti della cultura della morte" che hanno contribuito a formare la mentalità secolarizzata di oggi: gli amorali adoratori della Volontà come Arthur Schopenauer, Max Stirner e Friedrich Nietzsche; gli evoluzionisti fautori dell' eugenetica come Charles Darwin, Francis Galton e Ernst Haeckel; gli edificatori di utopie totalitarie anticristiane come August Com te, Karl Marx e Friedrich Engels; gli esistenzialisti atei come jean- Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Elisabeth Badinter; gli esaltatori del piacere come Sigmund Freud, Wilhelm Reich, Herbert Marcuse e Helen Gurley Brown; le femministe nemiche della famiglia e della procreazione come Margaret Sanger, Betty Friedan e Judith Jarvis Thomson (la più importante teorica dell'abortismo), i fautori della "liberazione" sessuale come Margaret Mead, Alfred Kinsey, Clarence Gamble e Alan Guttmacher; gli ambientalisti malthusiani come Dennis e Donella Meadows, Paul Ehrlich e Lester Brown; i dispensatori di morte come Derek Humphry (teorico del suicidio), Jack Kevorkian (il famoso dottor-rnorte responsabile di 130 casi di eutanasia dal 199 o al 1998) e Peter Singer (il filosofo animalista e darwinista morale sostenitore dell'infanticidio e della soppressione dei disabili)12.
Il dibattito fra il darwinismo e il progetto intelligente è dunque parte di un più ampio conflitto culturale tra coloro che ritengono che nella natura non vi sia alcun progetto morale intrinseco, e coloro che credono che nella natura vi sia un disegno, un ordine morale, che va rispettato. Perché se l'universo è quello descritto dai materialisti, allora l'uomo è interamente determinato dalla natura e quindi privo di libero arbitrio, la vita umana non ha alcun significato ultimo, e non esiste alcun fondamento assoluto del bene e del male. Nel xx secolo i nazionalsocialisti e i comunisti hanno esplicitamente incorporato il darwinismo all'intemo della loro ideologia proprio perché, degradando l'uomo al rango di un animale o, peggio, di un oggetto materiale sorto dalla fortuita combinazione di elementi chimici, erano liberi di annientarlo senza impacci d'ordine morale13.
Oggi, analogamente, i sostenitori della cultura della morte hanno bisogno di un universo che sia compatibile con i propri desideri, nel quale non può esserci posto per alcuna realtà spirituale o sovrannaturale. Per questa ragione non possono funzionare i tentativi di compromesso come il "teisrno evoluzionistico" sostenuto dai non pochi cattolici ostili alla teoria del disegno intelligente, secondo cui il principio di evoluzione e il principio di creazione convivono su due piani diversi perché il disegno di Dio si attuerebbe attraverso le leggi evoluzionistiche della natura14.
Né può funzionare la netta separazione proposta da Stephen Jay Gould, secondo cui scienza e religione opererebbero in due campi distinti senza mai incontrarsi. Queste formule "ecumeniche" sono destinate a fallire per la ragione fondamentale che la visione morale dell'uomo dipende, in ultima analisi, dalla sua concezione dell'universo: un'etica materialista richiede necessariamente un universo materialista, mentre la fede in una legge naturale ed eterna scritta nel cuore dell'uomo richiede necessariamente l'esistenza di un universo razionale e progettato. Le guerre culturali sono dunque, in fin dei conti, guerre cosmologiche.

Perché il disegno intelligente è destinato a prevalere

La teoria del disegno intelligente è la riproposizione di un argomento molto antico, secondo cui l'esistenza di un progetto nell'universo può essere dedotto dalle evidenze fornite dalla natura. Oggi però, grazie ai moderni strumenti della tecnica, le evidenze della progettazione intelligente dell'universo sono diventate molto più numerose e palpabili. Mentre i teologi di un tempo avevano a disposizione solo i loro occhi nudi e la loro ragione, oggi i fautori della teoria del disegno intelligente possono andare ben oltre l'occhio nudo, e argomentare l'esistenza di un progetto nella natura sulla base dell' ordine incredibilmente complesso rivelato dai telescopi e dai microscopi moderni, come la stupefacente complessità del DNA o della struttura della cellula15.
Oppure, si pensi al principio antropico, secondo cui l'universo appare finemente regolato, in centinaia delle sue costanti, proprio per permettere la vita dell'uomo sulla terra. Gli scienziati si sono infatti resi conto con stupore che la vita può esistere solo grazie all' esistenza di un numero altissimo di condizioni ambientali interdipendenti. Se sul nostro pianeta il livello di ossigeno nell' atmosfera, la trasparenza atmosferica, la gravitazione lunare, il livello di diossido di carbonio, la gravità, la forza centrifuga, la rotazione terrestre, i livelli di vapore e centinaia di altre costanti fossero state solo leggermente diverse, un po' più alte o un po' più basse, la vita dell'uomo non sarebbe possibile. Lastrofisico Hugh Ross ha calcolato che la probabilità che tutte queste "costanti antropiche" siano contemporaneamente presenti in un unico pianeta dell'universo, anche supponendo un numero enorme di pianeti, è praticamente uguale a zero. Sembra quindi, come afferma il cosiddetto principio antropico, che la Terra sia un pianeta unico e che l'universo sia stato finemente regolato proprio per rendere possibile la vita umana16.
Quando la scienza indaga in profondità, nell'immensamente grande così come nell'immensamente piccolo, non trova la bruta semplicità che i materialisti si aspettavano, e che poteva essere spiegata con il caso, ma una complessità prima inimmaginabile. Più gli scienziati scoprono nuove forme di complessità, più si indeboliscono le probabilità statistiche a favore del caso, e più si rafforzano le probabilità statistiche dell' esistenza di un progetto. Per questa ragione, non c'è nulla che possa favorire di più il collasso del darwinismo che il progresso della scienza17.

GUGLIELMO PIOMBINI

NOTE

1
. J. WELLS, !cons of Evolution: Why Much ofWhat We Teach About Evolution Is Wrong, Regnery, Washingron 2002.

2. Sulla crisi scientifica del paradigma darwiniano è importante il volume di M. DENTON, Evolution: A Theory in Crisis, Burnett, Londra 1985.

3. M. RESPINTI, Processo a Darwin. Un'inchiesta a tutto campo sul darwinismo per smascherare incongruenze, folsità e luoghi comuni, Piemme, Casale Monferrato 2007·

4. Come ha notato il medico e ricercatore Geoffrey Simons, «ci sono troppi anelli mancanti, scoperte non collegate, complessità anatomiche e funzionali, cambia- menti genetici inspiegabili e troppe coincidenze inesplicabili, perché l'evoluzione possa essere collocata tra le teorie scientifiche comprovate. Una marea enorme di anelli di congiunzione mancanti si sta abbattendo sulla spiaggia di Charles Darwin, ma alcuni dei residenti costieri non percepiscono il boato in arrivo» (G. SIMONS, Billions ofMissing Links, Harvest House, Eugene 2007, p. 273).

5. Una succinta esposizione dei falsi anelli di congiunzione che hanno caratterizzato la storia del darwinismo si trova in: J .-M. DE LA CROIX, Evoluzione darwiniana dell'uomo. Ipotesi vera o falsa?, Mirnep-Docete, Pessano 2004, pp. 53-66.

6. M. RESPINTI, Processo a Darwin, cit., p. 65.


7. R. DE MATTE!, "Serni-ariani di ieri e di oggi", «Radici Cristiane», n. 43, aprile 2009, p. 3.

8. B. WIKER, Moral Darwinist: How Wé Became Hedonist, InrerVarsiry Press, Downers Grove 2002.


9. Si legga specialmente il quinto libro di LUCREZIO, De Rerum Natura, Mondadori, Milano 20°7, nel quale il poeca latino sembra descrivere, molti secoli prima di Darwin, il meccanismo dell'evoluzione.


10. Sull'evoluzione culturale dell'Occidente merita una segnalazione il manoscritto non pubblicato di P. ZANOTTO, La metamorfosi del pensiero occidentale, 2009. Scrive Zanotto: «Com'è noto Darwin era un agnostico dichiarato e, senza dubbio, appare condivisibile l'entusiastica affermazione di Marx, secondo cui egli aveva inferto alla 'teologia' - per lo meno nel campo delle scienze naturali - un 'colpo mortale'. Erano queste le principali ragioni per cui l'ideologo del 'materialismo storico-dialettico' amava tanto il naturalista inglese, giudicando il suo libro importantissimo, in quanto gli serviva di base nelle scienze naturali per giustificare storicamente la sua teoria delle ricorrenti 'lotte fra classi'. Il tedesco ammirava a tal punto l'inglese che l'immagine favorita di se stesso coincideva con quella di una sorta di 'Darwin della sociologia' [ ... ]. Anche per il padre della selezione naturale, tuttavia, sembra ormai giunto il giorno del giudizio». La tesi del disegno intelligente, infatti, «sta raccogliendo un crescente numero di adepti e simpatizzanti fra qualificati intellettuali, inclusi alcuni scienziati», dato che «non occorre abbracciare il fondamentalismo cristiano e neppure condividere in toto le posizioni creazioniste [... ] per prendere le distanze dalla teoria dell'evoluzione » (pp. 18-19).

11. Si veda al riguardo B. WIKER, IO Books That Screwed Up The World. And 5 Others That Didn't Help, Regnery, Washington 2008, nel quale l'aurore recensisce quindici libri famosi che hanno allontanato l'Occidente dalle sue radici cristiane e umanistiche. Gli autori incriminati sono: Machiavelli, Cartesio, Hobbes, Rousseau, Marx, Mill, Darwin, Nietzsche, Lenin, Sanger, Hitler, Freud, Mead, Kin- sey, Friedan.

12. Si legga al riguardo D. DE MARCO, B. W1KER, Architects of the Culture o[ Deatb, Ignatius Press, San Francisco 2004.

13. Sul ruolo centrale che il darwinismo sociale ha giocato nell'ideologia nazista, si legga R. WE1KART, From Darwin to Hitler. Evolutionary Etbics, Eugenics, and Racism in Germany, Palgrave, New York 2004.

14. Il professor Roberto de Marrei ha giustamente paragonato gli attuali cattolici filo-evoluzionisti ai "serni-ariani" del quarto secolo d.C. Il Concilio di Nicea del 325 d.C. aveva condannato l'arianesimo, che sosteneva la natura esclusivamente umana di Cristo, affermandone la duplice natura divina e umana. In questa disputa sorse un terzo partito, quello dei semi-ariani, che accusavano i "niceni" di essere troppo rigidi e (diremmo oggi) di mancare di "spirito di dialogo" verso gli ariani. Lo stesso San'Atanasio, grande difensore dell'ortodossia cattolica, venne duramente contestato e perseguitato dai suoi stessi confratelli. Successivamente il semi-arianesimo scomparve come dottrina teologica, ma sopravvisse come atteggiamento psicologico di compromesso e di negoziazione con i nemici della Chiesa. «Oggi», scrive de Mattei, «i semi-ariani sono i cattolici filo-evoluzionisti che cercano di conciliare il Cristianesimo con la teoria dell' evoluzione. I semi-ariani del IV secolo negoziavano con l'imperatore romano d'Oriente; i semi-ariani dei nostri giorni negoziano con il potere politico e mediatico contemporaneo» (R. DE MATTEI, "Semiariani di ieri e di oggi", «Radici Cristiane», n. 43, aprile 2009, pp. 2-3).


15. Al riguardo è fondamentale il concetto di "complessità irriducibile" elaborato dal biologo molecolare Michael Behe per descrivere quei meccanismi il cui funzionamento dipende dall'interazione di molte parti, e che non funzionerebbero per nulla se solo una di queste parti mancasse. Questi sistemi non possono formarsi per lenta evoluzione perché nelle fasi intermedie non servirebbero a niente, ma devono necessariamente essere progettati e assemblati tutti in una volta, come solo l'intelligenza sa fare. Behe rileva che l'attento studio degli organismi a livello molecolare rivela l'esistenza di numerose macchine "irriducibilmente complesse", i cui processi di formazione non sono stati ancora spiegati in maniera plausibile dalla teoria evoluzionista. Di Behe si può leggere in italiano M. BEHE, La scatola nera di Darunn, Alfa & Omega, Caltanissetta 2007.

16. H. ROSS, "Why I Believe in Divine Crearion", in N. GEISLER, P. HOFFMAN (ed.), Why I Am a Cbristian: Leading Thinkers Explain Why They Believe, Baker, Gran Rapids 2001, cap. 8.

17. Per chiarire i rapporti tra scienza, religione e progetto intelligente, il matematico William Dembsky ha fatto notare che l'individuazione degli indizi di un intervento intelligente è un'attività comunissima nei campi più disparati: si pensi all'archeologia, quando occorre stabilire se un oggetto ritrovato sia o meno un manufatto; al programma SETI per intercettare segni di intelligenza extraterrestre provenienti dal cosmo; alle investigazioni legali, per stabilire se un determinato evento è stato causato da un fatto naturale o da un' azione dolosa e intelligente; ai brevetti, dove occorre stabilire se si è verifìcata un'irnitazione deliberata o dovuta al caso; all'analisi della falsifìcazione dei dati; alla crittografìa e alla decifrazione dei codici segreti. In genere, davanti a un algoritmo informatico, un geroglifìco, un utensile o un disegno sulle pareti di una caverna, l'uomo riesce a individuare in maniera intuitiva la causa intelligente dal tipo di informazione che vi è contenuta. Llntelligent Design propone un metodo scientifico per scoprire, in maniera rigorosa e matematica, questi segni d'intelligenza nelle cose. A tal fine, Dembsky ha elaborato un "filtro" capace di identificare statisticamente in via generale se un determinato risultato è prodotto dall'intelligenza o dal caso. Lintelligenza lascia infatti dietro di sé la sua firma, quando l'informazione è complessa (cioè non riproducibile fortuitamente) e specifica (cioè corrispondente a un certo schema o modello indipendente). Nella definizione di Dembski, il progetto intelligente è La scienza che studia i segni dell'intelligenza. Ciò che rende questa scienza così controversa è il fatto che intende applicare le sue acquisizioni anche alla biologia, sfidando il veto evoluzionista. Vi sono infatti moltissimi sistemi del mondo naturale che gli evoluzionisti attribuiscono al caso, come l'origine e l'evoluzione della vita, che sono in verità così altamente improbabili da passare il severo filtro statistico proposto da Dembski, e rientrare necessariamente tra quelli progettati da un'intelligenza. Ogni persona sana di mente guardando i volti dei presidenti americani scolpiti sul monte Rushmore li attribuirebbe a una causa intelligente e non all'erosione naturale. Ma allora, se è logico vedere l'intelligenza all'opera in una scultura, come non vederla in un corpo umano infinitamente più complesso? Di Dembski si può leggere in italiano w. DEMBSKI, Intelligent Design. Il ponte fra scienza e teologia, Alfa & Omega, Caltanissetta 2007.


INDICE

Prefazione di Guglielmo Piombini

1 Guerre e dicerie
Evoluzione
Darwinismo
La creazione
Il disegno intelligente
La guerra delle parole

2. Cosa dicono davvero i reperti fossili
L'albero della vita darwiniano
L'esplosione del Cambriano
Storia di una balena
Favole della buona notte
Vuoi provocare una rissa da bar?

3. Perché non ti sei "evoluto" nell'utero di tua madre
La prova più forte di Darwin
Come piegare i fatti della natura
Il darwinismo non spiega le differenze tra gli embrioni
Arriva in soccorso la biologia evolutiva dello sviluppo?
Una mosca è una mosca

4. Cosa ci dicono le molecole dei nostri antenati?
Filogenesi molecolare
Storia di una balena, parte seconda
Siamo parenti degli insetti o dei vermi?
Sradicando l'albero della vita
Leggere le viscere dei polli

5. Il fondamentale anello mancante
La pistola fumante dell' evoluzione
La speciazione come programma di ricerca
Presunti esempi di speciazione osservata
Microevoluzione e macroevoluzione
Un lungo bluff

6. Non è nemmeno una teoria
Controversie sui libri di testo
Prove deludenti
Scienza per consenso
Filosofia materialistica applicata?
Troppo buono per il darwinismo

7. Senza Darwin non ci sarebbe stato internet?
Agricoltura e genetica
Medicina
La scoperta degli antibiotici
Resistenza agli antibiotici
Nulla ha senso in biologia?
Come prendersi indebitamente dei meriti

8. La rivoluzione del disegno intelligente
Le inferenze del progetto
Non esistono pasti gratis
La pericolosa idea di Dembski
Scimmie che scrivono Shakespeare a macchina

9. Il segreto della vita
La molecola del DNA
Il messaggio del DNA
Le origini dell'informazione biologica
La revisione dei colleghi
Circolo vizioso numero 23

10. La scatola nera di Darwin
Irriducibile complessità
Vista e coagulazione
Il flagello batterico
Che Mosca è questa?

11. Che mondo meraviglioso
Il cosmo finemente regolato
Il nostro pianeta privilegiato
Il disegno intelligente allo Smithsonian
È il paradiso?

12 Il disegno intelligente è scienza?
Che cos'è la scienza?
Naturalismo metodologico
Criteri sociologici e psicologici
La scienza del disegno intelligente
Ma è vero?

13Insegnare o non insegnare?
La storia di due insegnanti
Insegnare la controversia
Insegna il disegno intelligente, ma insegnalo male
Kansas e Ohio
Addentrandosi nell' evoluzione

14. Il darwinismo e i conservatori
Conservatori contro il disegno intelligente
Conservatorismo darwiniano?
Darwinismo e valori sociali
È l'economia, stupido!
Al cuore della questione

15 La guerra del darwinismo alla tradizione cristiana
La tradizione cristiana
Darwinismo contro Cristianesimo
Arrendersi ai termini di Darwin
Il cattolicesimo
Il riconoscimento della religione

16 Lysenkismo americano
Come la vedono i darwinisti
Cosa fu illysenkismo sovietico
Denuncia o licenziamento?
I veri lysenkisti sono pregati di alzarsi in piedi
Mettere fuori legge le critiche al darwinismo

17 Una rivoluzione scientifica
La struttura delle rivoluzioni scientifiche
Perché il darwinismo perderà
Smodatamente finanziate?
Il disegno intelligente come programma di ricerca scientifica
Perché il disegno intelligente vincerà

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