ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO

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ARTICOLI DI TUTTO IL NEGOZIO (249)

I CRISTIANI HANNO UN SOLO DIO O TRE? - La trinità nascita e senso di una dottrina cristiana


RETROCOPERTINA

Com'è possibile pensare la Trinità conservando un rigoroso monoteismo? Ovvero, com'è possibile pensare le tre persone divine nell'unità di Dio?
Vero e proprio cuore comune della fede di cattolici, evangelici e ortodossi, elemento imprescindibile per un'autentica comprensione del Dio cristiano, la dottrina trinitaria comporta difficoltà di comprensione tali da fame «il più profondo mistero divino».
Facendo riferimento alle testimonianze bibliche nonché alle correnti religiose e filosofiche dei primi secoli, Helmut Fischer ripercorre con grande chiarezza e competenza il processo storico e culturale di elaborazione del concetto cristiano di Dio, illustrando come si sia sviluppato, che cosa significhi e come si caratterizzi il modello concettuale della Trinità.


FONDAMENTO E RETROTERRA DELLA DOTTRINA TRINITARIA

1. INTRODUZIONE

a) Indicazioni per i lettori

Nella storia della dottrina cristiana quello della «Trinità» è uno dei temi che maggiormente richiedono uno sforzo i0ntellettuale non indifferente. Allo stesso tempo, però, si tratta di un argomento che introduce il lettore ai punti cruciali e alle decisioni essenziali che fissano i paletti entro i quali si sviluppa la comprensione cristiana della fede e di Dio. Tuttavia il traguardo di questo percorso difficile vale la fatica, proprio come il panorama a 360 gradi che si offre agli occhi dell'alpinista giunto sulla vetta più alta lo ricompensa della faticosa arrampicata. Nessuno, però, che sia privo delle conoscenze alpinistiche elementari circa la montagna, i suoi segreti e pericoli, e non sia munito dell'equipaggiamento tecnico indispensabile, riuscirà mai a compiere l'ascensione fino alla vetta. Seguendo la regola elementare dell'«imparare facendo» e prevedendo il momento nel quale ne avrete bisogno, ho anteposto ai «passaggi» nevralgici dell'escursione che state per iniziare gli strumenti necessari, quelle conoscenze elementari della «montagna» che vi permetteranno di continuare la vostra ascesa verso la vetta.
L'equipaggiamento indispensabile è costituito da pochi termini tecnici, ahimè inevitabili, senza i quali taluni «passaggi» non potrebbero essere affrontati e superati oppure richiederebbero molta, troppa fatica. Tuttavia' non è necessario caricarsi subito di tutta 1'attrezzatura e si può lasciare tranquillamente al campo base quella che inizialmente sarebbe inutile zavorra. Gli attrezzi di cui avrete sicuramente bisogno vi saranno messi a disposizione più avanti, al momento opportuno. Voi, lettori, non dovete conquistare la vetta in un solo giorno: i singoli capitoli sono scritti in maniera tale da poter essere letti anche a intervalli, rimanendo sempre comprensibili. Perché ciò sia possibile, è indispensabile, tuttavia, essere disposti a incontrare alcune ripetizioni. I termini tecnici più difficili saranno spiegati di nuovo nel glossario che chiude il libro.

b) Tanto per capirci

«Trinità» è il termine usato dai cristiani per caratterizzare, in maniera inequivocabile, la loro comprensione di Dio. Ma comunque si cerchi di modernizzarlo, per la maggior parte dei nostri contemporanei esso rimane sempre, a causa del suo contenuto, una parola straniera, strana ed estranea. Persino la maggioranza dei fedeli che vanno regolarmente in chiesa e che recitano domenica dopo domenica la confessione di fede trinitaria in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo non saprà dare un contenuto molto concreto a quella parola. D'altra parte, i manuali di teologia, i catechismi e i testi liturgici di tutte le chiese cristiane affermano senza tentennamenti e all' unanimità che «la teologia trinitaria è patrimonio teologico accertato comune a tutte le confessioni cristiane» (BREUNING, p. 524.).
Lo riconoscono i cattolici: «La confessione di fede trinitaria è [...] la formula breve della fede cristiana e la dichiarazione decisiva della comprensione cristiana della fede» (SCHNEIDER, pp. 53 ss.); gli evangelici: «La dottrina cristiana di Dio è, immancabilmente, dottrina della Trinità» (M. BARTH, p. 272); gli ortodossi: «Per la chiesa ortodossa la Trinità è il fondamento incrollabile di tutto il pensiero religioso, di tutta la pietà, di tutta la vita spirituale, di ogni esperienza estatica» (LARENTZAKIS, p. 41). In linea generale si può certamente affermare che la dottrina della Trinità è «un elemento costitutivo del consenso cristiano generale» (BREUNING, p. 521).
Perché, allora, quello che i teologi affermano sia il cuore stesso della fede cristiana continua a rimanere per i credenti totalmente incomprensibile? Quello che si legge nel Catechismo cattolico per gli adulti non è certo una spiegazione sufficiente: «La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati [...], un mistero inaccessibile alla sola ragione». (CCC, 237). Non è, invece, alcun mistero, bensì chiara e certa conoscenza storica, che la dottrina della Trinità non è caduta dal cielo come un corpo alieno incomprensibile, bensì sia il risultato di un grande impegno intellettuale durato un secolo. Ciò che con buone ragioni delle persone, non importa quando, hanno formulato in questi termini e non altrimenti, deve essere ricostruibile e condivisibile anche per tutte le generazioni successive, sia pure con qualche sforzo. Se così non fosse, sarebbe del tutto giustificato il sospetto più volte avanzato che una stravagante speculazione teologica sarebbe stata più tardi
artatamente magnificata quale mistero inspiegabile per sottrarla a ulteriori domande critiche.
Non solo i cristiani sembrano avere problemi con la dottrina della Trinità, bensì anche gli ebrei e i musulmani. Insieme con l'islam e l'ebraismo, il cristianesimo si considera una religione rigorosamente monoteistica, ma per ebrei e musulmani la dottrina trinitaria è una bestemmia contro il solo e unico Dio e una ricaduta nel politeismo. Così, nel Corano si legge che «quelli che dicono: "Dio è uno dei Tre" sono miscredenti [...] una punizione dolorosa li colpirà» (Corano 5,21 s.). Ma i cristiani parlano davvero di tre divinità?
Per atei e agnostici la Trinità sarebbe «uno stranissimo disturbo multiplo della personalità». Tale giudizio non dice niente circa il senso della dottrina della trinità; dice, però, moltissimo circa l'orizzonte mentale di chi lo pronuncia. Non ogni enunciato è privo di senso e assurdo già per il solo fatto di non avere un significato nel quadro dei parametri mentali e delle possibilità linguistiche di un dato individuo. Questo tascabile intende aiutare anche quanti hanno avuto finora difficoltà a capire la dottrina della Trinità (di chiunque possa essere la colpa di tale lacuna) a raggiungerne una conoscenza storicamente adeguata.
Nel Dizionario delle religioni curato da Kroner, alla voce «Trinità,» troviamo questa informazione religiosamente asettica: per Trinità s'intende «l'unità delle tre persone divine del cristianesimo: Padre, Figlio e Spirito»(BERTHOLET, p.624). Tuttavia, per quanto tale definizione possa essere esatta, restano senza risposta le domande di quanti si chiedono e chiedono come queste tre persone divine possano essere pensate nell'unità dell'Essere divino. Mistero, enigma, speculazione, gioco numerico, malinteso? Il bisogno di chiarimento - almeno così sembra - è generale e lo è sotto molteplici aspetti, a cominciare dagli stessi cristiani. Tale chiarimento, però, non è meno necessario per gli scettici e per gli avversari della religione cristiana e, infine, anche per gli appartenenti ad altre religioni che desiderano comprendere la fede cristiana guardandola, per così dire, con i suoi stessi occhi e capire come essa veda e intenda se stessa.

c) Che cosa ci si può aspettare da questo libro?

Con quale scopo e in che modo va affrontato qui il tema della «Trinità»? Diciamo subito ciò che il lettore non deve temere. Se si deve partire dal presupposto che la dottrina della Trinità si sia formata in un processo di chiarificazione lungo e complesso, anche sotto l'influenza delle molteplici correnti culturali del I secolo d.C., allora è escluso che si possa considerare questa dottrina della Trinità una condizione indispensabile prestabilita da Dio perché ci si possa chiamare cristiani. Similmente è escluso che, alla luce del modello concettuale ormai definitivamente adottato, si possa spiegare il percorso che avrebbe portato a questa dottrina della Trinità adducendo una pretesa necessità teologica. Circoli viziosi di questo genere non portano ad alcuna nuova conoscenza; servono unicamente a confermare la premessa, cioè ciò che si è già deciso. Non è accettabile neanche la via classica di rendere pensabile l'impensabile, ricorrendo a 0paragoni che ne dimostrino la necessità concettuale. Questo modo di procedere sarebbe analogo all'intento assurdo di voler salvare un miracolo spiegandolo razionalmente, cioè non facendolo più essere un miracolo.
Quanto si andrà dicendo nelle prossime pagine mostrerà come sia successo che, partendo dalla molteplicità delle testimonianze bibliche di Cristo, si sia arrivati a una visione di Dio talmente difficile da comprendere che ci si presenta come «il più profondo mistero divino». Si dovranno, allora, ricercare le necessità culturali, le forze e le motivazioni trainanti, le situazioni culturali, religiose, politiche e linguistiche che hanno avuto un ruolo nella formazione della dottrina trinitaria. Raramente gli sviluppi concettuali seguono un percorso lineare verso una meta. Il processo di chiarimento del problema di Dio in seno al cristianesimo richiese quattro secoli. In questa sede non è necessario far luce su tutte le ramificazioni e i vicoli ciechi della discussione trinitaria, bensì possiamo limitarci a mettere in evidenza quelle posizioni, idee fondamentali e direttrici concettuali che ci sembrano oggi, in retrospettiva, essenziali e che hanno condotto, allora, alla formulazione della dottrina trinitaria.

INDICE

1. Fondamento e retro terra della dottrinatrinitaria
1. Introduzione
a) Indicazioni per i lettori
b) Tanto per capirei
c) Che cosa ci si può aspettare da questo libro?
2. La «teologia» di Gesù
a) La natura delle fonti disponibili
b) Il Dio di Gesù è il Dio della fede ebraica
c) Gesù non si mette sullo stesso piano di Dio
3. La confessione di Cristo negli scritti del Nuovo Testamento
a) All'inizio c'è la molteplicità
b) I titoli onorifici di Gesù
c) Il titolo di «Figlio»
d) Il significato di «figlio di Dio» in Israele
e) L'idea ebraica di «figlio di Dio» nel Nuovo Testamento
f) L'idea di «figlio di Dio» nella cultura ellenistica
g) Tracce della concezione ellenistica nel Nuovo Testamento
h) Quand'è che Gesù diventa il figlio di Dio?
i) Visioni diverse della persona di Gesù
l) L'elemento comune: la missione di Gesù
4. La concezione ellenistica della divinità: concorrenza e stimolo
a) li monoteismo, base della fede cristiana
b) Monoteismo e monolatria: la differenza
c) Il dio di Platone
d) Un dio lontano e irraggiungibile: varianti a confronto
5. Il cristianesimo nel mondo ellenistico
a) La legge dello scambio e della delimitazione
b) Il cristianesimo accoglie idee ellenistiche
c) Il cristianesimo fissa i limiti della compatibilità

2. Chi è Gesù? Si cerca una risposta adeguata
1. I primi tentativi dopo il Nuovo Testamento
a) La Bibbia non contiene alcuna dottrina su Cristo
b) La Bibbia non contiene alcuna dottrina della Trinità
c) Il sincretismo imperante costringe a spiegare le cose
d) Una temibile concorrente: la concezione ellenistica della divinità
2. Passi in direzione di una dottrina della Binità
a) Il messaggio di Cristo viene trasposto in modelli concettuali ellenistici
b) Il modello dellogos, base del concetto ellenistico di Dio
c) Modelli cristologici elementari
d) Il modello del logos diventa lo sfondo concettuale plausibile
e) Lo sviluppo parallelo di modelli cristo logici diversi
f) Lo Stato interviene nella formazione della dottrina della chiesa
g) Il completamento della dottrina della Binità

3. Dalla Binità alla Trinità
1. Esiste un «impulso intrinseco» verso la Trinità?
2. Lo Spirito Santo
a) Per chiarirei le idee
b) L'idea biblica di «spirito»
c) Concezioni ellenistiche
d) Gli sviluppi nell' epoca patristica
3. Passi verso la dottrina della Trinità
a) Dalla triade alla Trinità
b) La terminologia essenziale
c) La pietra di volta
4. La base comune resta fragile e minima
a) L'interpretazione occidentale
b) L'Occidente cristiano abbandona la base comune
c) Concezioni diverse del «dogma»

4. Valutazione critica
1. Quali sono i meriti della dottrina della Trinità?
a) La chiesa cristiana affronta le sfide dell' ellenismo
b La concezione di Dio proclamata da Gesù viene difesa con successo
c) Un elemento fondamentale dell'unità della chiesa
2. Interrogativi critici

a) La conoscenza dell'essere divino
b) Le possibilità della conoscenza umana
c) La Trinità, un mistero della fede
d) Una dottrina vincolante?
e) Una dottrina necessaria?
f) Il ritorno alla base dell' esperienza

Glossario

Letteratura citata

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I CRISTIANI E L'IMPERO ROMANO


RETROCOPERTINA

La presente raccolta è una selezione degli articoli di Ilaria Ramelli apparsi nella rubrica di "Avvenire" tra il 2009 e il 2010 e basati su intense e ininterrotte ricerche scientifiche ormai ventennali. Il libro, diviso in quattro sezioni, mette in luce un'indagine del tutto originale di documenti noti e meno noti sulla figura di Gesù in fonti non cristiane del I secolo; su come il cristianesimo fu conosciuto a Roma già nel I secolo; sulle allusioni al cristianesimo nei romanzi e nelle satire pagane del I-Il secolo; su alcuni esempi della prima diffusione del cristianesimo dal Vicino
Oriente all'India.

PREFAZIONE

La presente raccolta costituisce una selezione tratta dagli articoli apparsi nella mia rubrica settimanale Colombario sul quotidiano "Avvenire" nel 2009/2010. Questi brevi articoli, a loro volta, rappresentavano una stretta selezione e un' estrema condensazione, a scopo divulgativo, di alcuni risultati di intense e ininterrotte ricerche scientifiche ormai ventennali sulle origini del cristianesimo.

Ho suddiviso questa raccolta in quattro ampie sezioni:

I) La figura di Gesù in fonti non cristiane del I secolo, che attestano da subito la sua piena storicità e la diffusione della sua conoscenza: prima ancora di Tacito o Svetonio, a ricordare Gesù come figura importante e straordinaria sono Mara Bar Serapion, uno stoico pagano, parlante siriaco, nel 73 d.C. o poco dopo, e Flavio Giuseppe, giudeo protetto dalla dinastia Flavia, fariseo, storico della cultura e del popolo giudaico e, prima ancora, della guerra che portò ai tragici eventi del 70 d.C., con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio. Sia Mara sia Giuseppe caratterizzano Gesù come "saggio", al punto che Mara lo assimila perfino a due massimi filosofi greci, Socrate e Pitagora; Giuseppe stesso lo presenta come "maestro". Mara però ne enfatizza il titolo di "re dei Giudei", fatto anche apporre da Pilato sul cartiglio che ne motivava la condanna, mentre Giuseppe ne enfatizza i miracoli. Entrambi ricordano da subito quello che era il primo messaggio portato dall'annuncio (kerygma) cristiano: la resurrezione di Gesù.
Però a modo loro: Mara, da stoico, non crede alla resurrezione del corpo, bensì interpreta quella di Gesù come un suo sopravvivere "nelle nuove leggi da lui promulgate", a dispetto della sua ingiusta uccisione, come furono ingiuste quelle di Socrate e di Pitagora, che non rimasero impunite. Nemmeno quella di Gesù restò impunita, secondo Mara: egli è il primo - e forse l'unico non cristiano - a istituire un nesso tra l'iniqua condanna di Gesù e la caduta di Gerusalemme. Quanto a Giuseppe, egli ne riferisce sì la resurrezione, come pure ne riporta il titolo messianico, ma senza credervi: la resurrezione è quello che affermano i discepoli, che continuarono ad amare Gesù anche dopo la sua morte; quanto al titolo messianico, Giuseppe in due passi delle Antiquitates (uno su Giacomo Minore e uno su Gesù) chiama Gesù "il cosiddetto Messia". Proprio l'estraneità delle due fonti al cristianesimo rendono Mara e Giuseppe testimoni preziosi e non "sospetti" della figura storica di Gesù, e ben prima di Tacito.
Mara è del 73; Giuseppe nemmeno vent'anni dopo; se poi la versione slavonica del suo Bellum Iudaicum dovesse provenire dalla redazione originaria, aramaica, dell' opera - come avevo sospettato una dozzina d'anni fa e come successivamente Étienne Nodet ha sostenuto -, allora anche la testimonianza di Giuseppe su Gesù non solo sarebbe molto più ricca del Testimonium Flavianum delle Antiquitates, ma proverrebbe addirittura dai primissimi anni Settanta del I secolo. In entrambi i casi, saremmo a soli quarant' anni dalla morte di Gesù. È anche l'epoca approssimativa della redazione finale dei vangeli; san Paolo aveva già scritto da tempo.
Proprio la piena storicità di Gesù fa correggere alcune conclusioni che talora sembrano essere state suggerite riguardo a una stele giudaica anteriore alla sua vita terrena e proveniente dalla zona del Mar Morto. Essa è preziosa per documentare le attese messianiche del tempo, ma sarebbe scientificamente inaccettabile dedurne che la figura e le vicende di Gesù fossero state inventate dai cristiani per adattarle a quelle attese.

II) Ancora sul I secolo: come il cristianesimo venne subito conosciuto a Roma (il senato consulto del 35 sotto Tiberio, citato non solo da Tertulliano ma, come ho scoperto, anche in un frammento porfiriano; la venuta di Paolo a Roma e la sua corrispondenza con Seneca, che potrebbe non essere pseudo-epigrafica, come ho suggerito adducendo nell'ultimo quindicennio sempre nuove prove, filologiche, linguistiche, e storiche). Quella che probabilmente è la più antica lettera cristiana privata pervenutaci all' esterno del canone neotestamentario proviene da Alessandria, la città di Filone, dove secondo la tradizione 1'evangelista Marco si recò dopo essere stato l'interprete di san Pietro a Roma e avervi composto il suo vangelo, il più antico dei quattro pervenuti (senza considerare il "Matteo semitico" che è perduto, sempre che fosse un vangelo e non una raccolta di detti di Gesù o altro). La tradizione del II secolo fissa la composizione del vangelo marciano a Roma agli inizi del regno di Claudio.
In Fonti note e meno note sulle origini dei Vangeli ("Aevum", 81 [2007], pp. 171-185) ho addotto nuovi argomenti contro un troppo frettoloso accantonamento di questa tradizione. E proprio sui vangeli ho voluto inserire almeno un piccolo articolo, sia nella rubrica Colombario sia in questa raccolta, tratto da un saggio fra i tanti che ho offerto, in riviste scientifiche di filologia neotestamentaria, su passi filologicamente problematici del Nuovo Testamento. Qui emerge dalle mie argomentazioni che Gesù non disse mai a sua Madre: "Che ho a che fare con te, o donna?". Anche in questo caso specifico, come in quasi tutti gli altri che ho studiato nel Nuovo Testamento, il ricorso alle antiche versioni e all' esegesi patristica, accanto alle armi filologiche e interpretative dell' esegesi scientifica, si è rivelato illuminante. In tutti questi saggi spero allora di aver dato, e di continuare a dare, un minuscolo apporto a quella "esegesi teologica" di cui il Santo Padre Benedetto XVI ha così opportunamente sottolineato la necessità. La sua istanza, che ho abbracciato da sempre, è quella di un' esegesi che unisca la metodologia storico-critica, in cui l'esegesi accademica è a un altissimo livello, a quella teologica (fondata sull'unità della Scrittura, sulla tradizione patristica e sull'analogia della fede), in cui invece l'esegesi scientifica risulta scadente. Sull' esegesi teologica mi limito a rinviare i lettori al recente libro di Mons. Enrico dal Covolo, Il Vangelo e i Padri: per un'esegesi teologica, Roma 2010.

III) La presenza di allusioni al cristianesimo nei romanzi e nelle satire pagane del I-II secolo rivela quanto fosse diffusa la conoscenza del fatto e dell' annuncio cristiano fin dal primo momento. Incomincio da un editto imperiale di età neroniana contro i cristiani, che sembra riflesso sia in Caritone sia in Petronio, romanzieri appunto di quell' epoca. In questo editto i cristiani erano colpiti in quanto trafugatori di cadaveri (accusa vigente contro di loro anche secondo il vangelo di Matteo) ed empi, perché adoravano come Dio un essere umano. Petronio parodia episodi della vita di Gesù, che sembrano tratti specialmente dal vangelo di Marco, che quando egli scriveva, a Roma, al tempo della persecuzione neroniana, circolava forse in forma parziale; anzi, secondo la tradizione era addirittura già stato composto e diffuso da Roma. Caritone riflette soprattutto scene dalla crocifissione, morte e resurrezione di Gesù (la tomba trovata vuota).
Apuleio, romanziere e filosofo medioplatonico della prima metà del II secolo, fa la caricatura di una donna cristiana e di una diaconessa nelle Metamorfosi e di un uomo cristiano in un' altra opera. Entrambi i quadretti sono un concentrato di accuse anticristiane dell' epoca; quello che Apuleio incrimina in entrambi è l'ateismo nei confronti degli dèi tradizionali e la fede in un Dio unico: anche il giudaismo ne era caratterizzato, ma solo il cristianesimo era fuori legge nell'Impero romano, dal senato consulto del 35 in poi. Quanto a Giovenale, che subì influssi stoici, all'inizio del II secolo allude più volte al cristianesimo nelle sue Satire, ad esempio deplorando la condanna a morte del senatore M'. Acilio Glabrione in quanto cristiano sotto Domiziano,
o alludendo alla tortura di san Giovanni apostolo, che fu fatto immergere in un contenitore d'olio bollente da Domiziano per un delitto religioso, ossia in quanto cristiano. Secondo la tradizione, Giovanni ne uscì illeso e l'imperatore lo relegò nell'isola di Patmo, dove questi poi compose l'Apocalisse.

IV) L'Oriente cristiano antico: alcuni esempi della prima diffusione del cristianesimo dal Vicino Oriente all'India. Panteno, filosofo cristiano del II secolo che ad Alessandria insegnò e fu maestro di Clemente e ben noto anche a Origene, che lo elogiò in una lettera, su invito di comunità cristiane che erano già presenti in India andò a insegnare anche là, e trovò che quelle comunità già possedevano il vangelo di Matteo in lingua semitica. Potrebbe essere stata la prima redazione di quel vangelo, in ebraico o aramaico, oggi perduta, oppure una delle primissime traduzioni siriache dei vangeli: la più antica di tutte, la Vetus Syra (che traduceva i vangeli separatamente, a differenza del Diatessaron di Taziano che li armonizzava in uno), data a partire dal II secolo. Un gruppo di articoli si concentra sulla tradizione dell' evangelizzazione di Edessa. È molto probabile che il re edesseno Abgar il Grande, contemporaneo di Bardesane di Edessa e Clemente Alessandrino, fosse un cristiano, ed è certo che il cristianesimo era ben presente a Edessa ai suoi giorni. La tradizione che gravita attorno alla figura dell'apostolo Addai, raccolta prima da Eusebio e poi dalla siriaca Doctrina Addai, risale ancor più addietro e indica Abgar Ukkama (il Nero) come primo re cristiano di Edessa, ai tempi di Gesù.
Sarebbe stato allora che Edessa avrebbe ricevuto il Mandylion, che ha buone probabilità di essere la
Sindone di Torino. Mentre alcuni elementi della storia di Addai e Abgar sono leggendari (come l'epistolario tra Abgar e Gesù), altri, quali l'epistolario tra Abgar e Tiberio, rivelano, come ho dimostrato, importanti tracce storiche. In tal caso queste lettere, scritte attorno al 35, costituirebbero la prima menzione pagana di Gesù in un documento conservato (la relazione autentica di Pilato a Tiberio su Gesù è perduta), ancora prima di Mara e Giuseppe. L'ultimo gruppo di articoli riguarda la leggenda di Mari, apostolo della Mesopotamia, raccolta nei siriaci Atti di Mari, in cui pure ho potuto mettere in luce molte tracce storiche in vari articoli precedenti (segnalati qui infra a p. 101) e in un volume del 2008 (Atti di Mar Mari, Brescia). Le mie argomentazioni, accanto alla traduzione e al commento, sono state recepite molto positivamente nelle due recensioni a tale volume da parte dell' orientalista oxoniense Sebastian P. Brock e della specialista di atti apocrifi Judith Perkins, rispettivamente sulle riviste scientifiche "Ancient Narrative", 7 (2008), pp. 123-130 (www. ancientnarrative.com; anche in http./zwww.thefreelibrary.com), e "Aevum", 83 (2009), pp. 269-271.

Sono profondamente grata, in primo luogo, al professore e Rev. Mons. Massimo Camisasca, senza la cui iniziativa e il cui invito questa raccolta non sarebbe mai stata realizzata, e all'editrice Marietti per la pubblicazione, la professionalità e la gentilezza. Un vivo grazie anche a Roberto Righetto e ai responsabili di "Avvenire" per l'invito - oneroso, ma molto ben accetto, e che mi ha onorato - a tenere la suddetta rubrica Colombario sul loro quotidiano per un anno. È stata una bella occasione e continuerò a contribuire, pur in altra forma, lietamente.
Soprattutto, mi sia concesso di rivolgere un tributo di riconoscenza e stima vivissime in memoriam a Marta Sordi, con la quale ho collaborato per un ventennio dal punto di vista scientifico e umano, quando ero sua studentessa durante gli anni della prima e della seconda laurea all'Università Cattolica di Milano, quando ero sua assistente in Storia Romana e poi in Storia della Storiografia Antica, negli anni del dottorato di ricerca all'Università degli Studi di Milano, quindi durante la ricerca postdottorale che ho condotto ancora sotto la sua guida, come giovane ricercatrice, e da professoressa di Storia dell'Oriente Romano. Abbiamo continuato a collaborare fino alla sua dipartita, e paradossalmente (ma non troppo) anche dopo. Non ho mai interrotto queste e molte altre ricerche e, Caelo volente et mirabiliter adiuvante, proseguirò fino a quando continuerò a dedicare la mia vita alla ricerca scientifica e all' attività accademica.


Ilaria Ramelli
nella Festa dell' Assunzione della Santissima Vergine Maria, AD 2010


INDICE

Prefazione

Sezione I
Gesù nelle fonti non cristiane

1. La Lettera di Mara
La Lettera di Mara è del I secolo
Filosofia nella Lettera di Mara
Gesù, «il saggio re dei Giudei»
2. Testimonium Flavianum
Giuseppe Flavia su Gesù e i cristiani
Il Testimonium Flavianum e le redazioni di Giuseppe
3. La stele del Mar Morto
Il Messia atteso dagli ebrei
«Vivi!». Eimperatioo inciso sulla stele
Conjutazione di alcune illazioni

Sezione II
L'arrivo del cristianesimo a Roma, un passo evangelico e lettere cristiane

1. Il senatoconsulto
2. Nerone e l'arrivo di san Paolo a Roma
3. L'epistolario Seneca-san Paolo
Alcuni dubbi
Indizi storici
Dati linguistici
4. Che ho a che fare con te, o donna?
5. La lettera di Ammonio ad Apollonio
I primi cristiani d'Egitto?
Indizi linguistici e paleografici
Contestualizzazione storico-culturale della lettera

Sezione III
li cristianesimo nei romanzi e nelle satire pagane

1. L'Editto di N azareth
2. Petronio
I giudei e i cristiani
Petronio e i cristiani
Crocifissione, resurrezione, eucaristia
3. Caritone
Caritone e i cristiani
Caritone e i vangeli
4. Apuleio
Apuleio e i cristiani: l' onolatria
La moglie del mugnaio
Altre accuse alla moglie del mugnaio
I cristiani e la magia
I pesci, le persecuzioni, e il platonismo
5. Giovenale
Giovenale e san Giovanni
Giovenale e i cristiani
San Giovanni a Roma: le fonti

Sezione IV
L'Oriente cristiano antico

1. Dal Mandylion di Edessa alla Sindone
2. L'apostolo Addai
La Doctrina Addai
Abgar e Tiberio
3. Abgar il Grande re cristiano di Edessa?
4. La missione di Panteno in India

5. L'apostolo Mari
Gli Atti di Mari e le origini del cristianesimo in Mesopotamia
Gli Atti di Mari: considerazioni storiche
Gli Atti di Mari e il Mandylion di Edessa

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I BIBELFORSCHER E IL NAZISMO - (1933-1945) - I dimenticati della storia

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L'Autore SYLIVE GRAFFARD - LÈO TRISTAN

 

Traduzione di una lettera di Thomas Mann.

Kiisnacht-Zurigo, 2 agosto 1938.

ILLUSTRISSIMO SIGNOR HARBECK,
   RingraziandoLa del dono che mi ha fatto del libro Crociata contro il Cristianesimo non faccio che compiere un atto di cortesia. Ma Le devo di più; ho contratto verso di Lei un debito di riconoscenza. È con la più viva emozione che ho letto il Suo libro così ricco di documenti terribili, e non posso descrivere il sentimento misto di disprezzo e di orrore che mi ha colto sfogliando queste testimonianze di una bassezza umana ineguagliabile e di una crudeltà inqualificabile. Le parole non riescono a descrivere l'abiezione della mentalità che è rivelata da queste pagine che ci raccontano le orribili sofferenze di vittime innocenti fermamente attaccate alla loro fede.
   Vorremmo tacere di fronte a ciò che è impossibile qualificare, ma la nostra coscienza non ci rimprovererebbe forse questo silenzio? Non ci accuserebbe forse di favorire così l'apatia morale del mondo, e di approvare tacitamente il suo miserabile principio di non intervento, oppure essa - anche solo per un istante - sarà scossa da questa lunga serie di fatti rivoltanti che Lei pone sotto i suoi occhi? Non osiamo quasi più sperarlo. In ogni caso, Lei ha compiuto il Suo dovere offrendo questo libro al pubblico, e penso che non vi possa essere appello più pressante alla coscienza del mondo.
Gradisca i miei ossequi,  
                                    
Thomas MANN

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Ogni detenuto portava un triangolo colorato (generalmente con la punta verso il basso) cucito (o dipinto) sulla sua uniforme da deportato. A seconda del colore, si distinguevano diverse categorie: i politici avevano un triangolo rosso con una lettera all'interno che precisava la nazionalità (salvo per i tedeschi). Gli ebrei politici portavano un triangolo rosso (con la punta verso l'alto) con sovrapposto un triangolo giallo (con la punta verso il basso).

   Gli ebrei avevano una stella gialla (formata da due triangoli), i Bibelforscher un triangolo color malva/viola. Alcune fonti attestano che certi Bibelforscher portavano un triangolo viola con sovrapposto un triangolo giallo. Gli internati di diritto comune avevano un triangolo verde, gli asociali un triangolo nero.

   I contaminatori della razza portavano un triangolo nero sovrapposto a un triangolo giallo, gli omosessuali un triangolo rosa, gli zingari un triangolo bruno e gli apolidi e gli emigrati (repubblicani spagnoli) un triangolo azzurro. I SAW (Sonderaktion Wehrmacht: epurazione dell'esercito tedesco), quanto a loro, avevano un triangolo rosso, con la punta verso l'alto.
                                    
Sylvie Graffard - Léo Tristan

PREMESSA


   Grande è stata la nostra curiosità di sapere chi fossero questi triangoli viola, o lilla, o color malva ... Quanto abbiamo desiderato dare un volto a questi Fondamentalisti, Scrutatori, Studenti Biblici, Bibelforscher* ... , nomi che in genere designano i Testimoni di Geova ...

   Non è stato facile, anche se l'accoglienza è stata calorosa e benevola, e dopo aver rotto il ghiaccio della diffidenza ci siamo immersi nel mondo dei Bibelforscher. Con passione, certo, e con stupore, sorpresa, delusione, ma con la ferma intenzione di conservare uno sguardo critico, il più obiettivo possibile, al limite dell'annullamento di ogni emozione ... i fatti, sempre i fatti. Dato che non eravamo, e che non siamo tuttora, né da vicino né da lontano, implicati in questa setta, o piuttosto in questo gruppo religioso, ciò che è contato per noi sono stati i fatti: la Storia è stata la nostra unica guida.
  Abbiamo voluto rendere omaggio a un popolo torturato, svilito, perseguitato, imprigionato, decapitato, assassinato, condannato alle camere a gas e ai forni crema tori a proposito dei quali oggi alcuni odiosi sofisti1 vorrebbero farei credere che servirono solo ad alimentare l'immaginario dei ricordi di milioni di vittime. TI Tribunale di Norimberga, parlando delle «persecuzioni per motivi religiosi» le ha incluse fra i suoi capi di accusa quali crimini contro l'umanità e crimini di guerra in un Paese occupato. «Le persecuzioni di tutte le sette pacifiste e dissidenti come quella dei Testimoni di Geova e dei Pentecostali erano particolarmente accanite e crudeli2».
   In Germania, come afferma la loro associazione e come è stato confermato dallo storico M.H. Kater3, si trovavano 19.268 predicatori attivi al momento dell' ascesa al potere dei nazisti, gli arrestati furono più di diecimila e furono tra i quattro e i cinquemila a perire per mano dei carnefici «per motivi religiosi». Queste persecuzioni si estesero all'Europa intera, e le cifre evocate in questo libro sono piuttosto istruttive riguardo allo sterminio di questo popolo e non si può non essere turbati dal silenzio che la Storia riserva loro.
   Certo, si constaterà e ci verrà fatto notare un «certo comportamento» dei Testimoni di Geova nei campi di concentramento. E questo è comprensibile se queste osservazioni nascono da un riflesso emotivo e dall'ignoranza della storia generale dei Bibelforscher e della loro parte di martirio che cominciò nel 1933. Per di più, processi recenti, che hanno rimesso in questione alcuni deportati nei campi, sono là per rispondere in parte; gli pseudostorici sono spesso complici dell' assassinio della nostra memoria collettiva ... Trattare così questo popolo, con tale disprezzo e in modo così cieco, significherebbe suppliziarlo una seconda volta. Il rimprovero più diffuso nei confronti di alcuni Bibelforscher è «di essere stati domestici nelle case delle S.S., o barbieri apprezzati, o lavoratori coscienziosi». Ma questi attacchi sono fondati?
   In particolare, si prende in considerazione la finalità di questo ruolo? Ma torniamo ai fatti. Hanno avuto un comportamento collaborazionista? Si sono mostrati privi di solidarietà? (Anche ammettendo la preponderanza dell'interesse per i loro confratelli e il fatto che si isolarono, come se non facessero parte di quel mondo, per salvaguardarsi tramite una resistenza nella resistenza). Ma hanno forse derubato gli altri detenuti? Hanno forse approfittato di un posto di «Prominent* »? Si sono appropriati di ciò che non apparteneva loro? Hanno denunciato o mentito per approfittare di una situazione? Sono restati insensibili e indifferenti al dolore? Hanno rifiutato, a discapito della propria sopravvivenza, del pane a un detenuto? Non hanno mai prestato soccorso? Non hanno mai aiutato gli altri?
   Le persone evocate da questi interrogativi, nella loro pluralità, rappresentano la verità di un popolo. Alcuni detrattori o pseudorìcercatori, «nella nobiltà della loro onesta contraddizione», citeranno casi isolati per provare e ripetere scientificamente che erano tutti dei «mascalzoni».
   Il nostro scopo non è di prendere posizione o di trasformarci in difensori accaniti; noi non quantifichiamo, vogliamo semplicemente dire che questo popolo fu cacciato, torturato, internato, perseguitato, sterminato «per motivi religiosi». Questo popolo non era forse costituito da uomini, donne, bambini?
   Per porre termine a ogni qui pro quo riguardo a queste vicende, apriremo il libro di Margarete Buber-Neumann Milena e la testimonianza del dotto A. Rohmer tratta dal libro Témoignages strasbourgeois e concluderemo con la deposizione del testimone polacco e cattolico Stanislaw Dubiel, fatta in occasione del processo contro i crimini hitleriani in Polonia, citata dal libro Auschwitz vu par les S.S. che includeremo nel dibattito. È questo crimine che vorremmo iscrivere nella memoria, prima che diventi «vana». Finkielkraut ha espresso qualche timore riguardo all'Umanità e si è mostrato, a questo proposito, ben consapevole della ipocrisia e del discorso della giustizia - prima di divenire negazione della memoria della Storia. Non dimentichiamo mai che la memoria si riveste sempre degli orpelli dell' oblio straziando le sue vittime.
   Abitualmente, l'universo dei Testimoni di Geova è piuttosto schernito, dileggiato, disprezzato dalla maggioranza dei francesi. Eppure noi non sappiamo, o forse sappiamo troppo bene, cosa avrebbe fatto un altro gruppo religioso sottoposto ad un martirio identico. Tuttavia loro sono rimasti muti, solo alcuni libri o periodici pubblicati da loro stessi evocano questo periodo. Ma bisogna dire anche che è spesso più facile vivere in questo rifiuto che essere riconosciuti, essere accettati: ciò rinforza in «questi dimenticati» l'idea di incarnare la Verità.
   La nostra ricerca non è stata sempre facile: rifiuti educati, assenza di risposte da parte delle autorità, impegni non rispettati, promesse e testimonianze omesse, sogghigni, scuotimenti di spalle, rinunce premature ... Ma fortunatamente anche accoglienze entusiaste, ringraziamenti, omaggi ...
   Che questo libro possa rappresentare modestamente il riconoscimento di una battaglia, di una resistenza, di una lotta, di un martirio, di un «genocìdìo», della volontà dell'assassino nazista di rifiutare alla sua vittima la scelta della propria spiritualità. Non dimentichiamo mai che questo popolo cristiano fu suppliziato perché i suoi membri si chiamavano Testimoni di Geova, un popolo che porta il nome del suo Dio.
  La Storia ha spesso delle strane trovate che la conducono a ignorare una parte del suo patrimonio, e la storia dei Bibelforscher ne fa parte, ne costituisce un elemento indistruttibile, incancellabile, inevitabile.
   Invitiamo il lettore, questo anonimo, alle prese con questi atti autentici e degni di considerazione, a osar domandare alla Storia di far propri questi dimenticati. Perché un domani, finalmente, si possa dire: Giustizia è fatta!
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1VIadimir Jankélévitch. Pierre Vidal-Naquet, li chiama: «Eichmann de papier»,
2 Capo d'accusa N. 1 del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga.
3Michael Kater, Die Ernsten Bibelforscher im Dritten Reich

INDICE

PREMESSA
A     GUISA DI INTRODUZIONE
1.    I NAZISTI AL POTERE   19
2.    IL NEMICO È INDIVIDUATO   28
3.    «SE IL GIORNO IN CUI a CHIEDERANNO   33
4.     NON SOTTOMETTERSI AL POTERE DELL'UOMO   37
5.     IL GRANDE RADUNO DI BASILEA   40
6.     «SOPRAVVNERE»   43
7.     «I "NEGRI" IN EUROPA»    46
8.     «DER ANSTREICHER ... »    52
9.     «TI ACCUSANO DI DIECIMILA CRIMINI   55
10.   « ALLE JUGEND DEM FùHRER»   59
11.   IL LINCIAGGIO DELLE COSCIENZE   64
12.   FAMIGLIE DEOMATE   67
13.   «IL PAPA? ... »   71
14.   1937: L'ANNO DELLA REPRESSIO   77
15.   I CAMPI DI CONCENTRAMENTO   86
16.   L'INVASIONE DELL'AuSTRIA E IL PLEBISCITO   90
17.   GLI AUSTRIACI NELLA SPIRALE DELLA REPRESSIONE   96
18.   «MENTRE LA FRANCIA È IN ARMI ... »    101
19.   L'OPPOSIZIONI AL DUCE   110
20.   L'ORRORE QUOTIDIANO   117
21.   LA «PESTE» DILAGA IN EUROPA   121
22.   LA REALTÀ CONCENTRAZIONARIA   129
23.   DUE BAMBINI DELL'ALSAZIA LORENA   133
24.   «IL PIANETA CENERE»    137
25.   L'ITINERARIO DI UNA TEDESCA    140
26.   IL REGIME DEL TERRORE    144
27.   IL RIFIUTO DI PARTECIPARE ALLO SFORZO BELUCO   148
28.   JOSEPH HISIGER    151
29.   ARTHUR WINKLER    154
30.   LE PUNIZIONI CORPORAU    157
31.  «MA CHE COS'È LA SCRITTURA?   160
32.   «COLORO CHE HANNO IL POTERE DI FERIRE   164
33.   L'INFERNO DI AUSCHWITZ   167
34.   LE KALFAKTORINNEN E LE DIENSTMÀDCHEN DELLE S.S.   171
35.   UN'INCREDIBILE VOLONTÀ DI FARE DISCEPOLI   174
36.   LA FAMIGLIA ARNOLD   177
37.   A DIECI ANNI NEI CAMPI DELLA 5LESIA   183
38.   L'HÀFfLING LOVIS PIÉCHOTA   188
39.  VIAGGIO NELLA NOTTE    193
40.   UN RESISTENTE GOLLISTA A DACHAU   201
41.  GENNAIO 1945, L'ARMATA ROSSA ARRNA AD AUSCHWITZ. LA DISFATTA DELL'ESERCITO
       HITLERIANO   207
42.  «LA VERITÀ AVRÀ L'ULTIMA PAROLA»   210
43.   L'EVACUAZIONE DEI CAMPI   213
        QUESTI DIMENTICATI   222
        GLOSSARIO    226
        BIBLIOGRAFIA    230
        INDICE    237

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HENRY GREW - Sei trattati


RETROCOPERTINA

I personaggi quì rappresentati, hanno in comune molte delle loro dottrine. Essi sono, a seconda del metro con il quale vengono misurati, eretici della peggior specie o eroi che hanno preservato le verità bibliche.
La loro negazione della trinità, dell'immortalità dell'anima, e il loro forte e vivace millenarismo, li rendono pericolosi apostati per molti, mentre per altri, sinceri ricercatori dell'originale messaggio biblico.
Ognuno può giudicarli secondo il proprio personale punto di vista, e nell'esprimerlo, l'avere a disposizione gli scritti originali, può aiutare a conoscere meglio un filone del cristianesimo troppo spesso filtrato dalle parti interessate.
Il primo personaggio della serie è il quasi sconosciuto Henry Grew, che senza alcune brevi menzioni nelle pubblicazioni della “Watchtower Bible and Tract Society of Pennsylvania” dal 1993 in poi, sarebbe stato probabilmente dimenticato insieme alla maggioranza dei tanti anonimi predicatori americani del passato la cui scarsa notorietà concede loro solo poche righe nelle pubblicazioni contemporanee.
Con la traduzione di sei opuscoli di Henry Grew, permettiamo al lettore italiano di conoscere il pensiero religioso di una persona che fece da anello di trasmissione fra i minuscoli gruppi millenaristi e letteralisti dei secoli passati e alcuni movimenti religiosi dei nostri giorni che contano milioni di aderenti. A impreziosire il libro vi sono brevi ma accurati cenni biografici.
Se Henry Grew, e gli altri personaggi della serie, sono stati eretici, apostati e falsi profeti; oppure il grano in mezzo alle zizzanie predetto da Gesù nel vangelo di Matteo 13:24-30, è un giudizio che spetta a Dio e non agli uomini. Noi di Azzurra7 Editrice Group, mettiamo a disposizione del lettore, un lavoro fatto con rigore storico e scientifico, non apologetico.
Da qualsiasi angolazione guarderete i libri di questa serie, avrete tra le mani un'opera straordinaria, immancabile nella vostra biblioteca.

INTRODUZIONE

Henry Grew, un predicatore americano
e una biografia mancata

Durante la traduzione dei trattati e la ricerca di documenti riguardanti Henry Grew, ci siamo ritrovati fra le mani una certa quantità di materiale che lo riguarda: foto, libri, lettere, opuscoli, ecc. Nella nostra mente l’idea di scrivere una biografia si è fatta sempre più forte. In fin dei conti quello che si può leggere di lui, della sua famiglia, delle sue amicizie, delle frequentazioni, di quello che leggeva e di quello che insegnava, si può riassumere in poche righe sparse qua e là su internet. Molte delle informazioni che si leggono su Henry Grew non fanno riferimento ad alcun documento originale e uno potrebbe essere tentato di riportarle senza accertarsi che abbiano un reale fondamento. Per uno storico questa è una pessima pratica, anzi la peggiore. Leggere una notizia su internet o su una pubblicazione e crederci semplicemente perché piace crederci è una decisione personale, ma per chi intende scrivere seriamente di storia è del tutto fuori luogo. Un buon storico dev’essere scettico, non deve pubblicare alcuna notizia, anche se ci crede, a meno che non l’abbia letta nei documenti originali.

Nel mondo il miglior esempio di come si può raccontare la biografia di personaggi legati alla storia dei testimoni di Geova ci viene da Bruce W. Schulz e Rachael de Vienne. Il loro libro “Nelson Barbour: il profeta dimenticato del Millennio”, per il momento disponibile solo in inglese, è esemplare, e se lo comprate potete farvi un’idea di come si scrive la storia. Schulz e de Vienne mi hanno accordato la possibilità di leggere le bozze della biografia di Charles Taze Russel che stanno preparando, sarà la migliore e più completa maipubblicata con una mole di riferimenti ai documenti originali dell’epoca impressionante. Da noi Emanuele Pace è il miglior conoscitore della storia dei testimoni di Geova in Italia, la sua monumentale “Piccola Enciclopedia Storica sui testimoni di Geova in Italia”, edita da Azzurra 7 Editrice è un altro esempio di come si scrive la storia, cioè faticosamente e anni di ricerche personali, senza confondere la storia con la finzione, e senza mitizzare i personaggi che l’hanno fatta.

Avendo in mente il loro lavoro, stimando quello che fanno e desiderando imitarne il metodo, ci siamo resi conto che manca ancora molto materiale fondamentale per poter scrivere una biografia seria su Henry Grew. Ad esempio: Quali persone e quali scritti influenzarono Henry Grew nella sua dottrina? Cosa sappiamo della sua vita matrimoniale? Quanti erano esattamente i suoi figli e che idee avevano? Con quali personaggi collaborò nella divulgazione delle sue idee religiose e anti-schiaviste? Chi erano i suoi amici? Cosa scrivevano di lui i suoi oppositori? Dove predicò e quale fu la reazione della gente? Come si sosteneva materialmente? Potrebbero venirne fuori particolari non ancora conosciuti e raccontati. La storia è fatta di particolari. Questi particolari devono provenire dalle fonti originali, non dalla fantasia di chi scrive.

Nelle pagine che seguono alleghiamo alcuni di questi documenti, ce ne sono altri che abbiamo individuato e che intendiamo acquisire, altri ancora li stiamo cercando. Quando questa ricerca sarà completata, qualcuno potrà scrivere una biografia su Henry Grew. Ognuno che leggerà dovrà avere la possibilità di confrontare quello che viene raccontato con i documenti originali dell’epoca.

Altre notizie documentate e certe su Grew sono queste: In una lettera di Henry Grew del 1927 indirizzata alla Chiesa Battista egli dice di essere membro della “Chiesa di Cristo di Hartford”.Ciò sta a indicare che un gruppo di persone si associava a lui e ne condivideva le idee.

La rivista “National Anti-Slavery Standard” del 16 agosto 1862 annunciandone la morte riportava che Henry Grew aveva sostenuto il movimento anti-schiavista dalla fondazione fino al momento della sua morte, e che “la causa anti-schiavista non aveva mai avuto un più altruista e devoto amico”. Riguardo alla sua personalità, veniva detto che il garbo e la semplicità di Henry Grew erano combinate a risolutezza e integrità. Veniva scritto che Henry era stato zelante nel combattere le cose sbagliate, ma che i suoi rimproveri erano sempre temperati dalla gentilezza. Era anche evidenziata la sua pazienza e altre qualità cristiane. Un separato articolo rilevava che il funerale di Henry era stato imponente ed emozionante, con tributi da parte di J.M. McKim, Lucretia Mott, un signor Green, un reverendo Stewart, un dott. Child, e un reverendo Campbell.

Anche il grande e famoso anti-schiavista William Lloyd Garrison dedicò un tributo a Henry Grew nel suo giornale “Liberator” nel numero del 15 agosto 1862. In aggiunta alla menzione dell’opera umanitaria e caritatevole di Henry Grew, Garrison scrisse della profonda natura religiosa di Henry, del suo pensiero indipendente, del suo desiderio di conoscenza della verità e della giustizia, ed infine del suo tenere strette le sue impopolari convinzioni. È questo il posto giusto per ricordare che Harrison fu sempre sospettato di avere idee religiose eretiche simili a quelle di Henry Grew.

L’11 settembre 1862 la “Società Femminile Anti-schiavista di Filadelfia” adottò una risoluzione che tributava omaggio al continuato supporto di Henry Grew al movimento.

Nel suo testamento Henry Grew fece dei lasciti alle sue due figlie Susan e Mary (che non si erano sposate) e ai suoi nipoti Susan Grew Bingham, Howard Malcom Jones ed Eliza Richmond. Nel testamento Henry Grew lasciò anche un fondo di 10.000 dollari i cui interessi sarebbero stati a beneficio della sua ultima moglie rimasta vedova, con la clausola che alla sua morte il fondo sarebbe passato per il 50% ai nominati figli e nipoti, e per il 50% a varie organizzazioni di beneficienza, enti religiosi e di riforma sociale.

Henry Grew, fu un predicatore americano, coraggioso nel difendere e divulgare le sue convinzioni. Fu apprezzato e stimato anche da coloro che non ne condividevano le idee. I suoi scritti lo individuano come uno dei precursori della storia moderna dei testimoni di Geova e di altri gruppi religiosi. Ora potete leggere alcuni dei suoi scritti in italiano, forse un giorno leggerete anche una sua biografia di parecchie pagine in un libro.

Ringrazio l’Editore Oscar Michieletto per aver sostenuto con entusiasmo e convinzione questa iniziativa fin dal suo inizio, non facendo mai mancare il suo fondamentale sostegno e il paziente incoraggiamento. Un grazie sentito anche a Roberto Rossi che è stato eccezionale nel lavoro di revisione fatto con professionalità. E un grazie anche a F. Frontini che mi ha provveduto la parte più importante del prezioso materiale che è servito per la traduzione.

Roberto Daen

INDICE

Note biografiche e documenti

Trattato 1 - Un appello ai trinitari pii

Trattato 2 – Riconciliazione

Trattato 3 - Punizione futura

Trattato 4 - Lo stato intermedio

Trattato 5 - Trattato sulla Bibbia

Trattato 6 – Tributo alla memoria degli apostoli

Personaggi e libri citati da Henry Grew

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GUARIRE LA PROSTATA IN 90 GIORNI

RETROCOPERTINA

Risolvere i problemi alla prostata con l'alimentazione, il massaggio, le erbe,l'omeopatia e tanti altri metodi alternativi. La prostata è un organo importantissimo da cui gli uomini traggono vitalità, energia creativa e impulsi sessuali e senza la quale la salute generale e la qualità della vita sono gravemente compromesse. Ogni anno, purtroppo, decine di migliaia di uomini subiscono l'asportazione chirurgica della prostata o si sottopongono a pericolose radiazioni: due modalità drastiche di intervento che se, di solito, riescono ad eliminare il problema più evidente, non risolvono mai la causa e, soprattutto, determinano un notevole peggioramento della qualità della vita, con un elevato rischio di impotenza e incontinenza.
Guarire la prostata in 90 giorni oltre a fornire un quadro completo delle più recenti tecnologie mediche convenzionali, presenta con grande chiarezza nuove e sicure possibilità di cura senza effetti collaterali.
Guarire la prostata in 90 giorni insegna inoltre a:

Capire cosa origina il cancro comprese le tossine provenienti dal cibo, dai farmaci, dai pesticidi e dai parassiti, di
cui ci si può liberare facilmente.

Opporsi agli effetti cancerogeni delle tossine dentali derivate dalle infezioni nascoste, da cure canalari e dal
50% di mercurio presente nell'amalgama per otturazioni.

Depurare e rafforzare gli organi vitali compresi il colon e la prostata.
Migliorare la vita sessuale e diventare più forti sul piano fisico e mentale.
Annullare la possibilità di ammalarsi riequilibrando il PH cellulare.

Un capitolo speciale è dedicato alla personalizzazione del programma di cura, per adattarlo alle esigenze e caratteristiche di ogni lettore.

INDICE

CAPITOLO 1 - DALLA MALATTIA NASCE UN PROGRAMMA
Seconda alternativa: le radiazioni, - La terza via: le cure naturali, - Guarire è una cosa, rimanere in salute un' altra, - Ascoltare il messaggio, - Il corpo deve essere pulito per restare sano, - C'è sempre speranza,

CAPITOLO 2 - LA PROSTATA: DIAGNOSI E CURA
Cos' è la prostata, - Che cosa non va, - Cosa provoca il cancro alla prostata, - La diagnosi dei problemi di prostata, - Lo stadio della malattia, - Il "grado" del tumore, - Che cosa non permettere al medico e perché, - Che fare?,

CAPITOLO 3 - CHIEDIAMO ALLA SCIENZA DI MOSTRARCI COSA SUCCEDE DAVVERO NEL CORPO: IL TEST BTA
"Coltivare" la buona salute, - Valutazione n.1: il PH, - Valutazione n.2: la Redox, - Valutazione n.3: la resistività, - valutazione d'insieme: PH + rH2 + r = BTA, - Rafforzare il terreno, - Come si svolge il BTA, - Il punto di partenza per tutti gli esami,

CAPITOLO 4 - IL PROGRAMMA DISINTOSSICANTE
IN NOVE PUNTI Fase uno: disintossicare l'organismo iniziando a equilibrare il PH cellulare, - Fase due: rafforzare le difese naturali, - Fase tre: mantenimento,- Nota finale,

CAPITOLO 5 - DEPURARE IL COLON E L'INTERO ORGANISMO CON IL DIGIUNO RISOLUTIVO
Parassiti: Il nemico interno, - Come agisce il digiuno,- Il digiuno risolutivo in otto giorni, - La lista della spesa,- Eliminare i parassiti con Experience, Harmony e Clear, - Che cosa aspettarsi dal digiuno risolutivo,
- Come interrompere il digiuno,- Altre forme di depurazione,

CAPITOLO 6 - ALIMENTAZIONE: UN FATTORE ESSENZIALE PER LA SALUTE DELLA PROSTATA
Gli elementi costitutivi della buona salute ... e di una prostata sana, -Lndicazioni generali per un' alimentazione sana, - L'equilibrio acido-basico, - Combinazioni alimentari, - Acqua pura: la nostra principale esigenza, - Ascoltare il proprio corpo, - Il test Nu Health,

CAPITOLO 7 - DEPURARE E RAFFORZARE GLI ORGANI CON L'OMEOPATIA
Curare il simile con il simile, - Due sistemi di cura, - I rimedi omeopatici,

CAPITOLO 8 - IL RAPPORTO TRA UNA BOCCA SANA E UNA PROSTATA SANA
Le infezioni nascoste portano a malattie gravi, - L'energia dei denti, - Una fabbrica di tossine, - "Batterie" nella bocca, - La soluzione: purificazione dentale, - Test per la tossicità del mercurio, - Inoltre ... , - Depura la bocca depura il corpo,

CAPITOLO 9 - ELEVARE I LIVELLI DI ALBUMINA
Autoinoculazione, - L'abbassamento dell' albumina: il problema "nascosto" delle infezioni e delle malattie, - Quando calano i livelli di albumina, - Perché Ialbumina scende, - Come elevare i livellli di albumina, - Altri problemi che si possono prevenire con una buona igiene,- Troppo facile per essere vero?, - Un ottimo sistema di pulizia, - Elevare i valori dell'albumina è possibile,

CAPITOLO 10 - CONSOLIDARE LA SALUTE CON L'ESERCIZIO FISICO
L'esercizio aerobico, - Training di potenza: salute migliore e lunga vita, - Stabilire un programma di esercizi, - Massaggio della prostata e dei tessuti circostanti, - Il massaggio del sistema linfatico, - L'importanza dell'abbigliamento,

CAPITOLO 11 - IL POTERE TERAPEUTICO DELL'ENERGIA
I chakra e il flusso energetico universale, - Quando l'energia fluisce nei chakra, - Che cosa ostacola il fluire dell' energia?, - Quando i chakra sono bloccati, - L'offuscamento dell' aura, - L'equilibrio dei chakra,

CAPITOLO 12 - LIBERARE LE EMOZIONI CHE PROVOCANO LA MALATTIA
Il fisico dipende dalle emozioni, - Pensieri e malattie specifiche,- Rimuovere i blocchi emotivi, - Liberarsi dei blocchi emotivi profondi utilizzando l' Acqua Formante,

CAPITOLO 13 - MIGLIORARE LA VITA SESSUALE PER LA SALUTE DELLA PROSTATA
Cosa soffoca la nostra passione?, - L'unione del tantra, - Come sviluppare l'unione tantrica,- Risvegliare la dea, - Scegliere il momento, - La danza dell' amore, - Ogni quanto è bene "danzare la danza"?, - Nota finale: il sesso è una cura per il cancro?,

CAPITOLO 14 - ALTRI METODI INTERESSANTI
Terapia antineoplastica, - Medicina ayurvedica, - Cartilagine bovina, - La terapia immuno-incrementatica di Burton,- Il chapparal, - Tè di essiac, - La terapia di Gerson, - Iscador, ] - La terapia nutritiva-metabolica di Kelley,- La terapia delle cellule vive, - La terapia di Livingston, - Macrobiotica, - La dieta anti cancro di Moerman, - L'ossigeno-terapia, - Pau d'arco, - La terapia di Revici,- La cartilagine di squalo, - Il sole, - La terapia dell'urea, -Gramigna,

CAPITOLO 15 - METTERE A PUNTO UN PROGRAMMA DI CURA PERSONALIZZATO

APPENDICI
LETTURE CONSIGLIATE
COME TROVARE I TERAPISTI E I PRODOTTI ADATTI
NOTA SULL'AUTORE
INDICE ANALITICO

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GUARIRE DALLE BRUTTE ESPERIENZE - Vivere bene oggi, senza lasciarsi condizionare dalle negatività di ieri

RETROCOPERTINA

Le esperienze negative lasciano dentro di noi pessimismo, senso di sfiducia, convinzioni limitanti e pregiudizi nei confronti di noi stessi e degli altri. Questo libro già pubblicato con il titolo Non farti fregare dal passato! - propone un metodo rapido e concreto per ripulire la mente da tutte queste scorie psicologiche.
Si tratta di una vera è propria alternativa al percorso della psicanalisi. L'autore non ci chiedi infatti di guardare indietro, di rientrare in contatto con i vissuti dolorosi, ma di capire il perché degli eventi che ci sono ancora capitati. Preferisce fornire al lettore una strategia più pratica, divertente veloce per ristabilire un rapporto positivo con il passato. Gli esercizi e le riflessioni di questo manuale saranno di grande aiuto a chi:

è sfiduciato verso il presente, il futuro, se stesso o gli altri;
non riesce ad uscire dai ricordi negativi;
non crede di meritare granché dalla vita o si sente vittima della sfortuna;
vuole evitare di ripetere gli stessi errori;
desidera trasformare il passato nél suo maestro.


PRESENTAZIONE

Sono lieto di presentare e di consigliare questo libro dal titolo che potrebbe suonare un po' strano, provocatorio. Conosco di persona l'autore, il dottor Rosario Alfano, ne apprezzo la competenza e la professionalità. Nelle pagine che seguono troverete spunti di riflessione preziosi ed esercizi pratici volti a riscoprire ed utilizzare al meglio, per il nostro benessere, quel bagaglio di risorse e di strumenti unici, insiti in ciascuno di noi, nel nostro corpo e nella nostra mente, che molto spesso ignoriamo o trascuriamo.
Il testo di Alfano può farei riscoprire alcune verità che tendiamo a dimenticare. Verità che condivido pienamente e che proverò adesso a sintetizzare.

Siamo tutti quanti, chi più chi meno, contagiati dal mal di fretta e dalla pigrizia mentale che ne deriva. Anziché fermarci ad ascoltare i messaggi che ci giungono dà! nostro corpo, dai nostri sensi, e che ci invitano a vivere più in armonia con noi stessi e col mondo esterno, tendiamo ad arrovellarci il cervello, ricercando tutte le cause del nostro malessere negli eventi sgradevoli del nostro passato o nel modo in cui gli altri ci hanno trattato. Questo può portarci a chiuderei in una sorta di vittimismo lamentevole e rivendicativo, tanto sterile quanto controproducente.
Sarebbe assai più proficuo chiederei piuttosto: «Cosa sto facendo o cosa posso fare di concreto per stare bene?» ed attivarci in prima persona nell'operare scelte positive di cambiamento.
Un'altra domanda che potrebbe aiutarci è la seguente: «È meglio vivere da protagonisti o da spettatori?».
Invece spesso, per non rischiare di «esporci» alla vita, per non farei troppo male, o semplicemente perché ci appare più comodo (e qui torniamo alla pigrizia mentale), ricorriamo al «principio di delega». Finiamo col chiedere ad altri che si espongano e scelgano per noi. Così facendo ci precludiamo il gusto del «giocare», rischiamo di creare dipendenza, di non maturare la capacità endogena di crescere e rafforzarci, di vivere conquistando la nostra libertà interiore.
Il rischio più grande, nella vita, è il non rischiare. È del tutto illusorio pensare che «la soluzione» possa giungerei, sic et sempliciter, dall'intraprendere percorsi terapeutici, pur validi, se non siamo noi a scegliere in modo attivo di risolvere.

L'esistenza è un' alternarsi continuo e dialettico di sofferenza/piacere, tristezza/gioia, luce/ombra ... dal quale non possiamo prescindere. Ognuno di noi deve fare i conti con la sua porzione di «negativo» (errori, limiti, difficoltà, sofferenze, vissuti dolorosi e traumatici). Tuttavia, invece di subire il tutto sentendoci impotenti, possiamo accettare queste cose come parte di noi e rileggerle in chiave diversa, trasformandole in risorsa.
Non è forse vero che l'energia elettrica è prodotta dalla tensione tra un polo positivo ed uno negativo?

La nostra vita è fatta di attimi e l'unico che abbiamo veramente a nostra disposizione è l'attimo presente: il passato è passato e il futuro deve ancora arrivare. Ed è proprio e soltanto nel presente (
«presente» significa anche «dono») che possiamo scegliere di rinascere, di ricostruirci, di progettare e creare un futuro migliore per noi e per gli altri, di «cambiare canale», passando dalla morte alla vita. Non ho usato i termini «morte» e «vita» così, a caso, e ci terrei a chiarirmi meglio: nei processi di cambiamento dobbiamo lasciar «morire» qualcosa in noi, o rinunciarvi, per far «vivere» qualcos'altro.

Possiamo comunicare e trasmettere agli altri, soltanto quel che siamo realmente, e ciò che, di autentico, proviamo dentro di noi. Il nostro corpo, la postura, le espressioni del nostro viso rivelano la verità essenziale del nostro atteggiamento interiore. Ragion per cui, se vogliamo essere ben voluti dalle persone, ciò che veramente conta non è fingere di essere felici, bensì agire come se lo fossimo davvero. In questo modo diventeremo «contagiosi» e ci arriveranno feedback sempre migliori dagli altri.

È indispensabile acquisire quell' apertura e flessibilità mentali che ci rendono più ricettivi, docili, elastici: disponibili ad ascoltare l'altro, a valorizzarne la diversità, ad andare oltre le apparenze, ad arricchirei e crescere «insieme»,attraverso uno scambio/confronto autentico. La rigidità mentale ci rende più fragili.

Dobbiamo imparare a ridere di noi stessi. L'autoironia è quell'ingrediente che ei consente di metterei veramente in discussione, di mettere in discussione quelle nostre «sicurezze» e schemi mentali «inattaccabili» (che paiono proteggerei ma che invece ci imprigionano e soffocano).

Insomma, la vita è bella: giochiamola, viviamola!
Cerchiamo soprattutto di cogliere, di interiorizzare e di mettere a frutto tutti gli spunti positivi da qualunque parte essi ci giungano, senza pregiudizi e preconcetti.
Non dimentichiamo che anche una sola frase, detta al momento giusto e nel giusto modo, può accendere una scintilla, innescare una motivazione ... e questo libro, ve l'assicuro, ne è pieno zeppo.
Non mi rimane che augurarvi buona lettura e, soprattutto, «buon cambiamento».
Un caro saluto,

PIETRO ADORNI Presidente Nazionale LIDAP Onlus
(Lega Italiana contro i Disturbi d'ansia, da Agorafobia e da attacchi di Panico)


PREFAZIONE

Un giorno entra nel mio studio una donna sui quarantacinque anni. Si siede, resta qualche secondo in silenzio, poi mi fa la seguente richiesta:

Voglio perdere la memoria! Mi aiuti! Me ne sono capitate tante che non ne posso più! Ho sempre il passato davanti agli occhi. I miei fallimenti, le persone che ho perso, quelle che mi hanno fatto soffrire. Se non cancello una volta per tutte quello che mi è successo non riuscirò più a stare bene.

Le rispondo che per dimenticare è più economico darsi all'alcol. Le spiego che non condivido il suo proposito e, in alternativa, provo ad offrirle un'altra soluzione: costruire col suo passato un diverso rapporto, non più opprimente, bensì armonico e positivo.
Sentendo queste parole mi chiede, quasi spaventata, se le stessi prospettando una specie di psicanalisi; afferma di averla già provata senza nessun risultato, a parte quello di continuare a rivangare e ravvivare i dolori vissuti.
La tranquillizzo immediatamente, dicendole che non faremo nulla di simile, che non cercheremo di capire le cause originarie del suo problema. Le assicuro che ci concentreremo unicamente sui modi più rapidi per farla stare finalmente bene.
Ottenuta questa delucidazione la donna decide di accettare la mia proposta, pur conservando una certa dose di perplessità.
Iniziamo quindi la prima delle sei sedute che sono state sufficienti a raggiungere l'obiettivo.

Fin qui nulla di speciale: una cliente si rivolge ad un terapeuta per stare meglio, e il terapeuta riesce ad aiutarla in poco tempo. Se si trattasse solo di questo, non avrei mai pensato di scrivere un libro.
Ma c'è dell'altro. Quando mi si presentano casi interessanti chiedo alla persona il consenso di registrare gli incontri, per riascoltarmeli con calma dopo qualche tempo. Lo faccio perché spesso, durante gli incontri, emergono spunti e modelli operativi che possono essere riutilizzati in altre occasioni e con altri soggetti.
Ebbene, quando ho iniziato a sbobinare le sedute in questione, ho scoperto che il materiale raccolto aveva una grande potenzialità. Infatti, non si limitava a descrivere i passaggi fatti da una donna per risolvere il suo problema.
Stavolta non si trattava solo di sporadici spunti. Gli esercizi, le riflessioni e tutti gli schemi che avevo adoperato - se applicati in quella precisa sequenza - potevano rappresentare uno strumento di cambiamento molto potente. Una vera e propria strategia, utilizzabile da chiunque, per arrivare allo stesso risultato della mia cliente:

instaurare una relazione più vantaggiosa con la propria storia personale (brutte esperienze comprese.


Il libro che vi accingete a leggere vuole offrirvi la possibilità di sperimentare l'efficacia di questa strategia.
Ho preferito riportare il più possibile del materiale originario, così com'era. Lo stile è quindi quello del linguaggio parlato.
Insieme al mio collaboratore Rocco Americo ci siamo limitati a snellirlo, eliminando i passaggi non rilevanti e quelle ripetizioni concettuali che avrebbero interferito con la scorrevolezza del testo.
In alcuni casi abbiamo preferito sostituire la formula del dialogo terapeuta-cliente con più sintetiche descrizioni di quanto stesse accadendo. Scelta dettata dalla volontà di trascrivere il tutto nel minor numero di pagine possibili. Così, nell'ipotesi che il testo non sia di vostro gradimento, ci sarete almeno grati per non avervi rubato troppo tempo.

IL METODO

Ho definito il metodo: psico-ecologia retroattiva.

Psico, perché interviene sul nostro cervello.

Ecologia, perché permette di ripulirlo da inutili condizionamenti, falsi timori e convinzioni limitanti.

Retroattiva, in quanto permette di agire nel presente in direzione del passato.

La prima parte contiene la trascrizione delle sei sedute. Alla fine d'ogni seduta troverete inoltre un breve riepilogo dei suoi concetti chiave.
La seconda parte contiene invece gli schemi di tutti gli esercizi suggeriti alla mia cliente nel corso del trattamento. Effettuandoli potrete sperimentare su voi stessi l'efficacia della strategia.
La terza parte raccoglie storielle appartenenti alla saggezza popolare di svariate civiltà, passi tratti da un seminario e da una conferenza da me tenuti, un paio di episodi realmente accaduti, parecchi aforismi e riflessioni celebri.
Ho inserito questo materiale perché ritengo che possa:

rafforzare i messaggi contenuti nelle prime due parti;

motivarvi ad abbandonare schemi comportamentali svantaggiosi;

stimolarvi a creare più armonia fra ieri, oggi e domani.

Buon lavoro.
ROSARIO ALFANO

INDICE

Prefazione
Introduzione

PARTE PRIMA - CAMBIARE a RAPPORTO COL PASSATO

Prima seduta - Il passato come freno
Seconda seduta - Che ne sapete voi della sfortuna?
Terza seduta - La gente è cattiva?
Quarta seduta - Le sabbie mobili
Quinta seduta - Può sempre piovere
Sesta seduta - Il segreto

PARTE SECONDA - ESERCITAZIONI

Esercizi della prima seduta
Esercizi della seconda seduta
Esercizi della terza seduta
Esercizio della quarta seduta
Esercizi della quinta seduta
Esercizio della sesta seduta

PARTE TERZA - ... PER RIFLETTERE

La disgrazia dell' asino
La cavalla
I due angeli
Il cervo e la freccia
L'elefante legato
L'eco
La via
Il nascondiglio della potenza divina
Il senso della vita
Devo, devo, devo!
Un miglio in quattro minuti
Fai la focena, non fare il somaro!
I conti
Aforismi

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GRANDE LESSICO DELL'ANTICO TESTAMENTO (PAIDEIA) - 10 Volumi

Autore:

BOTTERWECK, G. JOHANNES - RINGGREN, HALMER - FABRY, HEINZ-JOSEF

Formato:

18,5 x 25

Pagine:

10.000

Anno:

--

Editore:

PAIDEIA EDITRICE

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2016 d. C.

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GRANDE LESSICO DEL VECCHIO TESTAMENTO

10 VOLUMI

Botterweck, G. Johannes - Ringgren, Halmer - Fabry, Heinz-Josef
Formato 18,5 x 25 - circa 10.000 pagine



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Oppure potete pagare l'opera in 10 rate:

(da circa 65,00 €. c.u. - chiedi informazioni a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. )


PRESENTAZIONE

Il Grande Lessico dell’Antico Testamento, che fa da pendant al Grande Lessico del Nuovo Testamento di G. Kittel, è un’opera transconfessionale, alla quale collaborano studiosi di provenienza sia cristiana (anglicani, cattolici, greci ortodossi, luterani, riformati) sia ebraica, di ogni parte del mondo (Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Svizzera).
Editori del lessico sono G. Johannes Botterweck, già professore di Antico Testamento alla Facoltà Cattolica di Teologia di Bonn, e flelmer Ringgren, professore di Antico Testamento all’Università di Uppsala. L’opera prende in esame le parole di maggior rilevanza storica, religiosa e teologica del lessico della Bibbia ebraica, sviluppando una analisi principalmente semantica più che morfologica (benché questa non venga trascurata) dei termini studiati, illustrando i contesti in cui le parole ricorrono e le diverse sfumature di significato proprie di ogni singola tradizione culturale.
Il materiale preso in esame è non soltanto quello dell’Israele biblico, bensì di tutto il Vicino Oriente antico, all’interno del quale soltanto è possibile giungere a una comprensione soddisfacente dei motivi, tradizioni e concetti soggiacenti agli scritti ebraici antichi. Per facilitare la consultazione dell’opera, parole e frasi in ebraico e in ogni altra lingua semitica sono riportate in traslitterazione e seguite dalla traduzione corrispondente.

 


1° Volume

Osservate come è strutturata
questa grandiosa
opera

G.L.V.Test.Premessa1

 

G.L.V.Test.Premessa2

 

G.L.V.Test.Premessa3

 

G.L.V.Test.gabar1

 

G.L.V.Test.gabar2


Osserva
, ad es.
la spiegazione del termine ebraico

"gabar" da pag. 1841 in poi


G.L.V.Test.gabar3


 

G.L.V.Test.gabar4



G.L.V.Test.gabar3


 

G.L.V.Test.gabar5


 

G.L.V.Test.gabar6


 


G.L.V.Test.gabar7


 

G.L.V.Test.gabar8


 

G.L.V.Test.gabar9


 

G.L.V.Test.gabar10

 



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GRAMMATICA DEL GRECO DEL NUOVO TESTAMENTO

RETROCOPERTINA

La celebre grammatica di Friedrich Blass e Albert Debrunner continua e essere la più completa e sperimentata tra le grandi grammatiche del greco neotestamentario oggi in uso. Più volte riveduta e ampliata, nella nuova edizione di Friedrich Repkopf questa grammatica si distingue per la perpicuità sia della disposizione del materiale sia dell'acribia analitica.
La rielaborazione di F. Rehkopf dà in forma chiara il debito rilievo a quanto la grammatica già offriva e insieme l'arrichisce di nuovo materiale, si che uso dell'opera ne risulta facilitato sopratutto per gli studenti.
Un indice analitico oltremodo circostanziato, indice dei termini greci e un abbondatissimo indice dei passi citati (neo-e veterotestamentari, oltre che dei Padri della chiesa) facilitano grandemente la consultazione dell'opera.

PREMESSA ALLA
QUATTORDICESIMA EDIZIONE

Nel 1896 il filologo classico Friedricb Blass (1843-1907) pubblicò la sua Grammatica del greco neotestamentario. Già nel 1902 si presentò la necessità di un'edizione ampliata, alla quale fece seguito nel 1911 una 3a edizione che ne rappresentava la ristampa invariata.
Nel 1911 l'indoeuropeista e filologo classico Albert Debrunner (1884-1958) diede all'opera nuovo incremento con una 4a edizione. Con una nuova suddivisione dei paragrafi, a loro volta ulteriormente articolati, egli riuscì ad ottenere - sia nel testo in corpo maggiore sia nelle parti in corpo minore - l'auspicata perspicuità. Nel 1943, con la 7a edizione, il Debrunner apportò quasi ad ogni paragrafo ulteriori aggiunte, che dalla 9a edizione (1954) alla 13a (1970) rimasero invariate in un secondo corpo inferiore in appendice ai singoli paragrafi. Nel 1965 David Tabacbovitz pubblicò un supplemento alla 12a edizione. La mancanza di chiarezza che da tutto ciò derivava esigeva ormai una rielaborazione radicale.
L'attuale rielaborazione, perciò, si prefigge di sistemare il materiale precedente in una forma più chiara e al tempo stesso di aggiungerne di nuovo, e soprattutto mira a rendere più agevole agli studenti l'uso della Grammatica.
È stata mantenuta la numerazione dei paragrafi che risale al Debrunner, per non rendere difficoltoso il confronto con le edizioni precedenti; le sottosezioni, invece, si sono dovute spesso ordinare e numerare in modo nuovo. Il testo vuol dare maggior rilievo all' essenziale c a cbiarirlo, quanto più possibile, con esempi. Particolarità, confronti, chiarimenti minuti e bibligrafia - numerati - figurano in corpo minore. In genere, non sono state accolte e spiegate le lezioni che n011 si trovano nel Nestle-Aland (dalla 22° edizione), e inoltre tutto ciò che non contribuisce sostanzialmente a chiarire il greco del Nuovo Testamento. A numerosi paragrafi sono state aggiunte nuove sottosezioni, i problemi grammaticali enunciati nel testo sono stati corredati di ulteriori esempi, e, inoltre, sono stati aumentati chiarimenti e tentativi d'interpretazione di passi difficili o esegeticamente controversi. L'indice dei passi citati è pressoché completo, gli indici delle cose e dei termini sono stati aumentati il meno possibile.
Spero che la Grammatica abbia buona riuscita anche in questa sua nuova forma. Sono molte le persone che devo ringraziare per i consigli e l'aiuto che hanno prestato, e per il tempo e la fatica dedicati a questo lavoro; so che non faranno mancare il loro aiuto neppure in seguito, segnalando errori, oscurità e altre carenze, inevitabili in una rielaborazione così impegnativa. In particolare vorrei ringraziare il mio venerato maestro ]oachim Jeremias, al quale è dedicato questo lavoro per il suo settantacinquesimo compleanno.
Nel corso del lavoro tipografico ho goduto del gentilissimo aiuto offerto dall'Editrice Vandenhoeck & Ruprecht e dalla Tipografia Hubert & Co. Ringrazio la Signorina Susanne Scbildknecbt che ha compilato l'indice dei passi, e la Signorina Dorothea Bathelt che ha letto le bozze e controllato i più importanti passi neo testamentari.
Gottingen, 20 settembre I975.

FRIEDRICH REHKOPF

Avvertenza dell'editore italiano

La traduzione del Blass-Debrunner è stata condotta sulla XIV edizione tedesca riveduta da Friedrich Rehkopf. Sono stati corretti, ovviamente, gli errori di stampa di vario genere e le incongruenze riscontrate nel corso del lavoro di traduzione e di revisione. Anche le edizioni precedenti alla XIV sono servite dove l'ultima edizione tedesca presentava oscurità o lacune, inevitabili in un lavoro in cui i paragrafi furono lasciati sempre inalterati, mentre le aggiunte numerose furono confinate in note ormai dovute a più mani e, quindi, non sempre coerenti o armonizzate col testo primitivo. La bibliografia è stata dal revisore italiano disposta più razionalmente , dov'era necessario, completata. Quando la XIV edizione tedesca rimanda alle edizioni precedenti, l'edizione italiana riporta per esteso la parte necessaria ad evitare il rimando.

INDICE

Premessa alla quattordicesima edizione
Avvertenza dell'editore italiano

Abbreviazioni e blbliografia

1. I libri biblici
2. Autori greci e latini, letteratura cristiana e apocrifa
3. Papiri e iscrizioni
4. Bibliografia
5. Pubblicazioni periodiche e collezioni
6. Abbreviazioni generali

Introduzione
I. Il «greco neotestamentario»
La koinè
La posizione della lingua neotestamentaria all'interno del greco ellenistico

PARTE PRIMA
Fonologia


CAPITOLO I: Ortografia (§§ 8-16)

CAPITOLO II: Fonetica sin tattica
(§§ 17-21)


CAPITOLO III: Le principali modificazioni vocaliche (§§ 22-28)

CAPITOLO IV: Altri mutamenti fonetici
(§§ 29-35)


CAPITOLO V: Trascrizione dei barbarismi
(§§ 36-42)


PARTE SECONDA
Morfologia


CAPITOLO I: Declinazione (§§ 43-64)
1. Prima declinazione (§ 43)
2. Seconda declinazione (§ 44)
3· Contratti della la e 2' declinazione (§ 45)
4· Terza declinazione (§§ 46-48) 105
5· «Metaplasmo» (fluttuazione morfologica) (§§ 49-52)
6. Declinazione delle parole straniere (§§ 53-58) 111
7. Mozione e comparazicne degli aggettivi (§ § 59-62)
8. Numerali (§ 63)
9· Pronomi (§ 64)

CAPITOLO II: Coniugazione (§§ 65-101)
Introduzione (§ 65)
I. Aumento e raddoppiamento (§§ 66-69)
2. Verbi in ....§§ 7°-91)
3· Verbi in .... (§§ 92-100)
Elenco di verbi in ordine alfabetico (§ 101)

CAPITOLO III: Avverbi (§§ 102-106)

CAPITOLO IV: Particelle ed interiezioni (§ 1°7)

CAPITOLO V: Formazione del tema (§§ 108-:;:25)
I. Derivazione mediante suffissi (§§ 108-113)
2. Composizione (§§ 114-124) 179
3. Sulla formazione dei nomi di persona (§ 125)

CAPITOLO VI: Il patrimonio lessicale (§ 126)

PARTE TERZA
Sintassi

CAPITOLO I: Soggetto e predicato (§§ 127-130)
I. Assenza delle forme di ELVC1.L come copula (§§ 127-I28)
2. Assenza del soggetto (§ § 129-13 o)

CAPITOLO II: Concordanza (§§ 131-137)

CAPITOLO III: USO dei generi e dei numeri (§§ 138-142)

CAPITOLO IV: USO dei casi (§§ 143-202)
I. Nominativo (§§ 143-145)
2. Vocativo (§§ 146-147)
3· Accusativo (§§ 148-161)
4. Genitivo (§§ 162-r86)
5. Dativo (§§ 187-202)

CAPITOLO V: Preposizioni
(§§ 2°3-24°)

Generalità (§ 203)
1. Preposizioni con un solo caso (§§ 204-221)
2. Preposizioni con due casi (§§ 222-232)
3. Preposizioni con tre casi (§§ 233-24°)

CAPITOLO VI: Sintassi dell'aggettivo
(§§ 24I-246)

1. Attributo (§§ 241-242)
2. Aggettivo predicativo corrispondente in italiano ad un avverbio o a locuzioni (§ 243)
3. Comparazione (§§ 244-246)

CAPITOLO VII: Sintassi dei numerali (§§ 247-248)

CAPITOLO VIII: L'articolo (§§ 249-276)
1. 'to come pronome (§§ 249-25I)
2 .L'articolo con un sostantivo (§§ 252-262)
3. L'articolo con aggettivi sostantivati (§§ 263-264)
4. L'articolo sostantivante con numerali, avverbi, ecc. (§§ 265-267)
5. L'articolo con apposizioni (§ 268)
6. L'articolo con più attributi (§ 269)
7. L'articolo e la posizione dell'attributo (§§ 270-272)
8. L'articolo con il predicato nominale (§ 273)
9. L'articolo con pronomi ed aggettivi pro nominali (§§ 274-275)
10. L'articolo con più sostantivi congiuntivi con xa.{, (§ 276)

CAPITOLO IX: Sintassi dei pronomi
(§§ 277-306)

I. Pronomi personali (§§ 277-282)
2. Pronomi riflessivi (§ 283)
3. Pronomi possessivi (§§ 284-286)
4. Pronomi reciproci (§ 287)
5. a.v'toç 'stesso' (§ 288)
6. Pronomi dimostrativi (§§ 289-292)
7. Pronomi relativi (§§ 293-297)
8. Pronomi interrogativi (§§ 298-300)
9. Pronomi indefiniti (§§ 301-303)
10. Correlativi derivati (§ 304)
11. Aggettivi pronominali (§§ 305-306)

CAPITOLO X: Sintassi del verbo (§§ 307-425)
Uso dei generi del verbo (§§ 307-317)
Introduzione (§ 307)
a) Attivo (§§ 308-3IO)
b) Passivo (§§ 311-315)
c) Medio (§§ 316-317)
2. Uso dei tempi (§§ 318-356)
Introduzione (§ 318)
a) L'indicativo del presente (§§ 3I9-324)
b) L'imperfetto e l'indicativo dell'aoristo (§§ 325-334)
c) L'imperativo del presente e dell'aoristo (§§ 335-337)
d) L'infinito del presente e dell'aoristo (§ 338)
e) Il participio del presente e dell'aoristo (§ 339)
f) Il perfetto (§§ 340-346)
g) Il piuccheperfetto (§ 347)
b) Il futuro (§§;48-351)
i) Coniugazione perifrastica (§§ 352-356)
3. Uso dei modi (§§ 357-425)
Premessa (§ 357)
a) L'indicativo dei tempi storici (o secondari) nelle proposizioni principali (§§ 358-361)
b) L'indicativo del futuro per espressioni volitive nelle proposizioni principali (§ 362)
c) Il congiuntivo nelle proposizioni principali (§§ 363-366)
d) Indicativo e congiuntivo nelle proposizioni secondarie (§§ 367-383)
e) I tempi dell'indicativo con l'aumento accompagnati da ilv in senso iterativo (§ 367)
f) Proposizioni interrogative indirette (§ 368)
g) Proposizioni finali e f...LT} dopo espressioni di timore (preoccupazione) (§§ 369-370)
h) Proposizioni ipotetiche (§§ 371-376)
i) Proposizioni relative (§§ 377-380)
l) Proposizioni temporali (§§ 381-383)
m) L'ottativo (§§ 384-386)
n) L'imperativo (§ 387)
o) L'infinito (§§ 388-410)
Generalità (§ 388)
a) Infinito e perifrasi con tvo: (§§389-395)
b) Infinito e perifrasi con o"n (§§ 396-397)
c) L'infinito con l'articolo (§§ 398-404)
d) Il caso con l'infinito (§§ 405-4I0)
Il participio (§§ 4II-425)
Premessa (§ 4II)
a) Il participio attributivo (§§ 4I2-4I3)
b) Il participio predicativo (§§ 4I4-4I6)
c) Il participio avverbi aIe (§§ 417-425)

CAPITOLO XI: Negazioni, avverbi, particelle
(§§ 426-457)

1. Negazioni (§§ 426-433)
2. Avverbi (§§ 434-437)
3. Particelle c congiunzioni (§§ 438-457)

CAPITOLO XII: Struttura del periodo
(§§ 458-47I)

Introduzione (§ 458)
1. L'asindeto (§§ 459-46,)
2. Il periodo (§ 464) 564
3. La parentesi (o inciso) (§ 465)
4· L'anacoluto (§§ 466-470)
5. L'uso della paratassi nella lingua popolare (§ 471)

CAPITOLO XIII: Ordine delle parole e delle frasi (§§ 472-473)
1. Ordine delle parole (§§ 472-477)
2. Ordine delle frasi (§ 478) 585

CAPITOLO XIV: Ellissi, bracbilogia, pleonasmo
(§§ 479-484)

1. Ellissi e brachilogia (§§ 479-483)
2. Pleonasmo (§ 484)

CAPITOLO XV: Disposizione delle parole: figure (§§ 485-496)
Osservazioni preliminari (§ 485)
1. Figure di parola (§ § 486-494)
2. Figure di pensiero (§§ 495-496)

Indici
1. Indice delle cose notevoli e dei termini tecnici
2. Indice dei termini greci
3. Indice dei passi citati

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GLI IRRIDUCIBILI DELL'EVOLUZIONISMO DARWINIANO


RETROCOPERTINA

Il libro è breve e studio che integra l'abbondante documentazione scientifica esposta nel volume Darwin bocciato in medicina dello stesso autore, in modo da chiarire la dinamica genetica antievoluzionistica.
Le scoperte sulla genetica clinica e molecolare, le leggi della termodinamica e i dati comparativi con quelli di altre specie relativi all'energia residua dell'isotopo radioattivo del carbonio, sono certezze scientifiche incompatibili con l'empirica credenza e evoluzionistica ancora professata dei suoi irriducibili apostoli.

IL FATTO

Sul quotidiano "La Sicilia" del 16 maggio 2009 è stata pubblicata una recensione del mio libro Daruin bocciato in medicina, a fuma Angelo Torrisi, medico-giornalista di cui ritengo opportuno riportare il testo.
"Sempre più contestata - scrive Torrisi - la teoria di Darwin secondo la quale l'origine dell'uomo deriva da una evoluzione della scimmia. li naturalista inglese affermò 150 anni fa, nel suo trattato. L'origine delle specie, che gli esseri viventi non devono essere considerati creazioni realizzate da un'autorità divina, ma prodotti di un processo naturale. Un'ipotesi empirica basata su indizi e congetture in cui s'innesca la correlazione 'scimpanzè-uomo' che ha posto di fronte, in un perenne dibattito, non solo evoluzionisti e creazionisti ma perfino differenti correnti di questi ultimi, oltre che filosofi, teologi e letterati di tutto l'Universo. Sino a quando l'approfondimento delle conoscenze sulla genetica e la scoperta del DNA hanno impresso un colpo mortale al pensiero dei darwinisti dimostrando come il codice di ogni persona è determinato sin dall'origine ed è unico e irripetibile per cui ogni persona non ha eguali nel suo genere e nella sua specie.
Nella vasta opera di rivisitazione del pensiero darwiniano s'inserisce con spirito critico e una larga documentazione scientifica un medico catanese: Giovanni Lo Presti, originario di Linguaglossa, dermatologo nella divisione specialistica dell'ospedale catanese Vittorio Emanuele. Nel suo libro che già nel titolo (Darwin bocciato in medicina) esprime una decisa posizione antievoluzionistica supportata dalla scienza medica, esprime, in maniera molto documentata, le molteplici considerazioni biologiche, chimiche, fisiche, statistiche, etologiche e anatomo-funzionali che sconfessano quanto affermato da Darwin, contribuendo a reintegrare l'Uomo nel ruolo di anima privilegiata che per legge naturale gli compete e ad affrancarlo dal mondo animale. In pratica, sostiene Lo Presti (in verità quanto segue è il pensiero ripreso da un libro dell'astro fisico subatomico Antonino Zichichi, la cui titolarità è sfuggita al dr. Torrisi), non esistono equazioni che descrivono la teoria dell'origine della vita e dell'evoluzione biologica della specie umana. Né esistono misure riproducibili che possono essere portate come base per dare a quella formulazione matematica il livello minimo di credibilità scientifica: una teoria fino al momento in cui qualcuno non riesce a formularla in maniera scientifica resta fuori di ogni fondamento ed è perciò che quelle sull' origine della vita e della evoluzione biologica della specie umana restano avvolte nel mistero essendo state sostenute da affermazioni cui non fanno purtroppo riscontri risultati riproducibili" .
Il libro gode della prefazione del professore Salvatore Castorina, chirurgo e docente emerito di Anatomia umana all'Università di Catania, che, indipendentemente dal contenuto del libro, nel contesto di rispetto e libertà d'opinioni, avanza l'ipotesi che "si può ammettere una evoluzione programmata ed è pur sempre Dio il promotore di un progetto intelligente che pone al vertice l'Uomo chiamato a sua volta a leggere tra le pieghe di un mistero che si tramanda e che con tutta probabilità troverà nella biologia molecolare la chiave di lettura".
Onde evitare che al libro si desse una connotazione confessionale, anche perché le testimonianze scientifiche contenutevi mi hanno convinto che non c'è spazio per alcun tipo di evoluzionismo, mi sono premurato a evidenziare a p. 22 che "Le conclusioni, le riflessioni e le testimonianze contenute nel testo si basano esclusivamente su acquisizioni scientifiche, al momento date per certe. Ipotesi e posizioni religiose e fideistiche hanno carattere informativo personale in quanto non sottoposti al vaglio della sperimentazione scientifica". Se poi in base a tali acquisizioni si vuole risalire a una Mente universale, lo si lascia alla libera coscienza di ognuno, senza che, per tale motivo, possano essere messe in dubbio consolidate certezze scientifiche.
La recensione provocò l'intervento, sul citato quotidiano del 4 giugno 2009, di quattro cattedratici dell'Università di Catania: Giorgio Montaudo ordinario di Chimica industriale, Giovanni Pilato ordinario di Zoologia, Giovanni Costa ordinario di Ecologia e Alfredo Petralia direttore del dipartimento di Biologia animale. Essi, nel vuoto di competenze specifiche, si sono attribuiti, ipso facto, il divino privilegio di sapere tutto e di possedere la scienza di tutte le cose. Ad esempio, alla dinamica differenziale della meiosi, che attinge a 3 milioni e duecentomila caratteri genetici, distinti per singola persona, attribuiscono falsi approcci evolutivi; agli eventi genetici specifici dell' embriogenesi, validi solo per il momento formativo del feto e per quello maturativo post-natale, riconoscono valori evoluzionistici costanti per tutto l'arco della vita; alle diversità molecolari del DNA mitocondriale femminile, espressione del percorso migratorio delle popolazioni e a quelle del DNA nucleare, depositario della nostra specifica e irripetibile identità, danno erronei valori e significati coerenti alla loro credenza.
Ad ogni modo, questo intervento da Santa Alleanza contro l'eretico dei dogmi evoluzionisti, si sarebbe potuto evitare se i quattro docenti avessero letto il libro nella sua interezza; oppure avessero contrapposto alla testimonianze scientifiche documentate altrettante smentite e non semplici enunciati autoreferenziali propri o di altri sostenitori dell' evoluzionismo.

INDICE

MOTIVAZIONI

IL FATTO

CAPITOLO 1
Risposta al professore di Chimica industriale

CAPITOLO 2
Risposta al professore di Zoologia

CAPITOLO 3
Risposta al professore di Ecologia

CAPITOLO 4
Risposta al professore di Biologia animale

CAPITOLO 5
Considerazioni finali redazionali e commenti

CAPITOLO 6
I vari aspetti della genetica molecolare

CAPITOLO 7
Evoluzionisti e creazionisti

CAPITOLO 8
Gli apostoli atei dell'evoluzionismo

CAPITOLO 9
Riflessioni sull'inattendibilità dell'empirica teoria evoluzionistica

CAPITOLO 10
Le attuali conoscenze scientifiche incompatibili con la teoria evoluzionistica

CAPITOLO 11
Cultura americana ed evoluzionismo

CAPITOLO 12
Evoluzionismo e malattie psicosomatiche

CONGEDO DA DARWIN

BIBLIOGRAFIA

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GLI ESSENI, QUMRAN, GIOVANNI BATTISTA E GESÙ


RETROCOPERTINA

Nell'angolo di nord-ovest del Mar Morto, a 12 Km a sud di Gerico e a 32 Km a nord dell'oasi di Ein Gedi si incontrano, completamente isolate, delle rovine che i beduini chiamano da sempre Khirbet Qunram. I circa 900 manoscritti originali trovati nelle grotte di Qunram fra il 1947 e il 1956 profondamente mutato il quadro dell'antico giudaiusmo finora delineato dagli studiosi. Che cosa si nasconde veramente dietro il mistero di Qunram? Partendo dalle più recenti acquisizioni scientifiche e alla luce di tutti i testi di Qunram, Hartmut Stegemann presenta i fatti in modo comprensibile ed estremamente avvincente e situa chiaramente i testi sul terreno della realtà storica. qual' era lo scopo effettivo dell'insediamento di Qunram? Che cosa speravano gli esseni? Com'era organizzata quest'élite giudaica di studiosi della legge? In che cosa consisteva il loro sapere segreto? Quali erani i loro riti? Giovanni Battista era in origine un esseno? E perchè ha battezzato nel fiume Giordano e non nei bagni rituali degli esseni? In che cosa consiste la specificità della venuta di Gesù? Il battesimo e la cena sono stati praticati già a Qunram, quindi molto prima che esistessero i cristiani?
Grazie ai documenti ritorvati a Qunram, ora per la prima volta è possibile rispondere in modo fondato a simili domande.

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA

L'opportuna pubblicazione in Italia del libro tedesco del collega e amico di Gottingen Hartmut Stegemann su Qumran ci offre l'occasione per un bilancio complessivo su tale genere di studi. Stegemann è uno studioso del NT e dell'antico Vicino Oriente giudaico-cristiano che si è dedicato con particolare applicazione agli studi qumranici, e oggi è uno dei più autorevoli esponenti in tale campo non solo nell'area tedesca, anche perché lavora direttamente sugli originali e cura un gruppo internazionale di giovani studiosi, che stanno preparando ricerche specifiche su frammenti ancora inediti del Museo Rockfeller di Gerusalemme.
Il libro presenta una puntualizzazione sintetica e incisiva di quanto si è scritto di interessante, di quello che si dibatte e soprattutto della vicenda-Qumran dal punto di vista della ricerca storica e archeologica, dei suoi contenuti, dei suoi rapporti con il giudaismo e il cristianesimo nascente. Assiduo frequentatore dell'École Biblique di Gerusalemme, l'a. ne condivide la serietà di ricerca e la ponderatezza di giudizio, per cui il volume anche per il lettore italiano può essere un utile sguardo d'insieme su quanto oggi si può pensare intorno al grande argomento-Qumran, e anche sullo stato della ricerca.
In 50 anni ormai di pubblicazioni su Qumran è già tempo di bilanci e di messe a punto di un certo spessore, che non sia solo parziale, o comunque di parte, possibilmente al di fuori di ogni polemica, reale o fittizia, o mirata a secondi fini, che non siano quelli puramente scientifici e, si presume, oggettivi.
Per quanto riguarda i manoscritti di ogni tipo - e cioè i testi preziosi che copiosamente sono venuti alla luce nella varie grotte - si può ormai convenire che siano stati pubblicati tutti e messi a disposizione degli studiosi e dei lettori, sia nella loro stesura originale - ebraica e aramaica - che nelle traduzioni nelle lingue più note,1 compresa quella italiana:2 restano frammenti di modesta dimensione, in giacenza o in Musei - come il Rockfeller di Gerusalemme - o presso privati, che sono riusciti ad acquistarli, soprattutto nella fase convulsa che seguì alla scoperta negli anni '50, verosimilmente passati anche di mano in mano.3 Dopo la pubblicazione infatti del Rotolo del Tempio da parte dello studioso e archeologo israeliano Y gael Yadin nel 19774 non ci possiamo più attendere novità di rilievo, né in campo giudaico, né tanto meno in campo cristiano, se mai ci sono state.5 È certo comunque che l'apporto dei testi qumranici alla conoscenza del cosiddetto Medio Giudaismo e dell'ambiente delle origini cristiane è stato enorme, e talvolta decisivo.
Quello che ora impegna gli studiosi è l'interpretazione di questo materiale letterario in sé e in rapporto all'ambiente nel quale è sorto e anche alla ricostruzione dello stesso. Quello che è emerso anche nell'ultimo Convegno qumranico (IOQS, Cambridge - GB, 16 - 17/7/1995) è una crescente aggregazione di persone e Istituzioni (soprattutto in USA) allo studio del fenomeno-Qumran.
In Italia la situazione è confortante, sia in seno all' ABI (Associazione Biblica Italiana),6 che nell' AISG (Associazione Italiana per lo studio del Giudaismo), con interventi puntuali e pubblicazioni di pregio, tra le quali segnaliamo la rivista Enoch, e inoltre non pochi sono gli studiosi su Qurnran nei vari Centri accademici.7
Che dire allora sulla situazione attuale degli studi qumranici e sulle eventuali prospettive che si presentano?
La pubblicazione del materiale letterario si può considerare esaurita o quasi. In base alle esplorazioni e ai sondaggi effettuati da varie Istituzioni e archeologi non sembrano possibili nuovi rinvenimenti di manoscritti, almeno nella zona del Mar Morto.8 E gli stessi frammenti in corso di verifica e pubblicazione - esistenti sia presso Musei (come il Rockfeller di Gerusalemme) che privati - non sembrano modificare sostanzialmente il quadro letterario.
Le pubblicazioni di vario genere dall'epoca del ritrovamento dei primi manoscritti nel 1947 si sono succedute senza interruzione e a ritmi talvolta frenetici. I libri - numerosi - e gli articoli - numerosissimi - risentono del loro periodo di apparizione: generalmente enfatizzati ed entusiasti i primi, più ponderati e anche problematici i più recenti.9
Sul piano della ricostruzione storica e ideologica o religiosa si sono fatti passi notevoli, con tentativi di caratterizzare meglio l'ambiente e il movimento, di coglierne con maggior rigore le idee e le motivazioni.

Ma a questo punto il cammino resta aperto a ogni nuovo apporto o precisazione, e talvolta appaiono ancora ricostruzioni anche nuove e anzi radicali, come vedremo.
La letteratura qumranica - quella cioè contenuta nei manoscritti delle grotte a nord-ovest del Mar Morto - ci fornisce anzitutto una serie di testi biblici riprodotti fedelmente nella linea più della versione alessandrina in greco della LXX che del TM (Testo masoretico in ebraico a noi giunto), per quanto le varianti non siano eccezionali, tutt'altro. Comunque si prospetti la soluzione della questione intricatissima del testo10 è evidente che Qumran documenta già dal II sec. a.c. sia una sostanziale fedeltà nella trasmissione del testo biblico, secondo i canoni poi codificati dell'ispirazione e della normatività, sia una relativa libertà interpretativa e anche creativa, come dimostrano versioni e parafrasi in aramaico e generi derivati di tale letteratura. È bene tener presente infatti quanto ricordano non pochi studiosi11 prima della seconda metà del I sec. d.C. non esiste ancora esasperazione e contrapposizione frontale tra i movimenti all'interno dell'ebraismo e dello stesso cristianesimo nascente, come avverrà inevitabilmente con la caduta di Gerusalemme (70 d.C.). E questo coinvolge appunto l'aspetto peculiare e qualificante della letteratura qumranica: le opere di intepretazione come i Pshartm, che tendono ad amplificare, riflettere e attualizzare il testo sacro in base alle proprie visioni e convinzioni religiose, nel genere noto degli stessi Midrashim. E ci introduce quindi nell'ambito della stessa creatività o originalità del movimento qumranico: dagli stessi Salmi (preghiere in forma poetica, dette Hodayyòt12 ai testi normativi, come la Regola della Comunità (1QS), fino ai numerosi testi di genere apocalittico, che rivelano le ansie, le aspettative - spesso deluse - e comunque le speranze del movimento religioso.
Gli studi recenti non hanno favorito particolarmente le esatte configurazioni e la stessa origine del movimento qumranico, tuttavia hanno contribuito ad analizzare l'ampia letteratura fin nei più piccoli meandri e a prospettare piuttosto l'ampia estensione di tale movimento religioso e culturale, non riconducibile al piccolo sito - per quanto suggestivo - di Khirbet Qumran, 12 Km a sud di Gerico, a nord-ovest del Mar Morto, al quale peraltro sono state date interpretazioni varie, e non raramente peregrine.
Ed è proprio nell'ambito di tali prospettive che vorremmo richiamare l'attenzione su nuove proposte intorno all'insediamento qumranico e al suo movimento, promosse in gran parte dai successori di R. De Vaux, l'archeologo-principe di Oumran, e mio venerato maestro.
Come si sa, gli scavi di Qumran (1951-1958) non hanno mai avuto una pubblicazione organica e definitiva - anche per la prematura scomparsa di De Vaux (1971) - ma solo dei Rapporti preliminari in non pochi articoli della Revue Biblique, tanto che potrebbero formare un volume di 153 pp. dense, oltre a piante fotografiche, schizzi e planimetrie, disegni e fotografie.
Solo due anni fa, l'École Biblique di Gerusalemme ha dato alla stampe un sontuoso volume - il primo tra altri - che riporta per la prima volta note di cantiere di P. De Vaux, oltre a numerose fotografie dell'epoca degli scavi, planimetrie e ricostruzioni del sito.13 La documentazione è interessante, ma occorre precisare che gli aa. non si sono limitati a proporre materiale passato, ma nel raccogliere e ristudiare i numerosi dati hanno maturato una serie di ipotesi e proposte che tendono a modificare il quadro qurnranico, a suo tempo prospettato da De Vaux e poi seguito dalla maggioranza degli studiosi, in qualche modo orientato sinteticamente alla ricostruzione analoga a un insediamento monastico. È proprio tale ricostruzione che è stata messa in discussione: ma questo implica conseguentemente la riconsiderazione di tutto il movimento, della sua origine, della sua identità, del suo habitat e della sua espansione e storia.
J.B. Humbert - in un articolo parallelo al testo _14 ha presentato la sua possibile ricostruzione dell'insediamento qumranico, con ipotesi anche ardite, che faranno discutere non poco gli studiosi.15
Prima propone alcune osservazioni critiche.
Anzitutto si pone in discussione la triplice divisione dell'insediamento: dalle origini (epoca del Ferro) al 31 a. C. (terremoto?); dal 31 a. C. al 68 d. C. (arrivo dei romani); dopo. Inoltre tutto il periodo del Ferro (o almeno dal VII sec. a. C.) è documentato in modo insoddisfacente, e irrilevante è il suo collegamento con il periodo ellenistico. L'insediamento esseno poi o almeno il suo inizio resta enigmatico, e la ceramica e le monete raccolte tra la fine del II sec. a. C. e la fine del I sec. a C. non portano a una chiarificazione. La stratigrafia stessa dello scavo qumranico si presenta parziale e non globale, mentre le costruzioni più consistenti possono reggere a varie successioni edilizie, e inoltre il cambiamento di vita e la destinazione degli edifici si può modificare o ristrutturare in vario modo.
Che cosa propone allora sostanzialmente J. B. Humbert? Soprattutto due cose nuove, e in qualche modo sconvolgenti.
1. Una villa o dépendence asmonea nella I metà dal I sec. a. L'argomentazione è complessa, e non pregiudica insediamenti anteriori di gruppi, risalenti verosimilmente fino al post- esilio babilonese, con rapporti più o meno conflittuali con Gerusalemme. Gli scavi della zona del Mar Morto hanno dimostrato che la regione era abitabile a certe condizioni, e si prestava a risorse economiche, dai prodotti agricoli ed esotici ai sali e minerali ricercati dello stesso Mar Morto. Su questo scenario, gli Asmonei Giovanni Ircano (135 - 104 a. C.), e soprattutto Alessandro Ianneo (104 - 76 a. C.) modellarono il loro regno che si spingeva lungo la valle del Giordano e oltre, disseminandolo di fortezze e residenze reali o militari, per controllare i punti strategici e di passaggio. In questa rete politica, commerciale e militare rientrava anche la costruzione della fortezza Hyrcania, nella depressione del deserto di Giuda, tra Gerusalemme e il Mar Morto, mentre il terrazzo marnoso di Kr. Qumran si prestava appunto a villaggio residenziale sulle rive del Mar Morto, secondo canoni ellenistici, introdotti in Medio Oriente dai Diadochi. Quando gli Asmonei si sfalderanno per rivalità e divisioni interne e per l'incalzare di Roma - come il generale pompeiano Gabinio - tali fortezze si trasformarono in luoghi di rifugio: così nel 57 a. C. Alessandro si rifugio nell'Alexandreion, a nord di Gerico e nella stessa Hyrcania, mentre Aristobulo si rifugiò a Macheronte, a est del Mar Morto, lungo il cammino della Via dei Re.
È a questo punto che Humbert individua un chiaro riferimento all'insediamento esseno a Qumran, corrispondente al periodo la di De Vaux: si sarebbe appunto concentrato intorno a un edificio principale preesistente, di stile greco-romano, con cortile circondato da camere intercomunicanti. Tutto fu trasformato, con aggiunte anche di altri edifici, e le stesse mura esterne, che danno unità al complesso, in funzione ovviamente del costume religioso e delle regole rituali del movimento esseno. Questa comunità difficilmente poteva essere superiore ai 10 o 15 membri, poiché la maggioranza dei locali è a destinazione pubblica e religiosa, mentri altri sono adibiti a usi artigianali o a magazzini, oltre ovviamente alla numerose cisterne, piscine, canali di decantazione. Si potrebbe pensare a un nucleo di ministri o ufficiali, con inservienti o custodi, mentre operai e artigiani potevano risiedere altrove. Anche la planimetria di De Vaux è stata modificata: il cosiddetto refettorio o sala del banchetto sarebbe una sala per le offerte rituali, in quanto i pasti comunitari potevano essere solo festivi. Il refettorio si troverebbe più a ovest, accanto a una sala, nella quale sono state trovate numerose vettovaglie. Lo scriptorium sarebbe piuttosto un luogo per la preparazione dei rotoli.
2. E passiamo alla seconda novità: l'individuazione di un recinto nord per i sacrifici, a nord-ovest della famosa torre, in precedenza ritenuto un recinto per bestiame.
Le prove addotte non sono decisive,16 poiché i resti sul terreno - data anche l'erosione - sono scarsamente visibili: Humbert li individua nel muretto di recinzione, descritto da De Vaux, con locali annessi per la preparazione delle persone e l'uccisione degli animali, il passaggio dell'acquedotto con un drenaggio per le acque nel recinto stesso, e inoltre il ritrovamento a ovest di depositi di ossa di animali, in relazione più a sacrifici che a pasti.

Con questo quadro, come si presentavano gli esseni a metà del I sec. a. C.?


Citiamo lo stesso Humbert: «Gli esseni frequentavano Qumran come loro centro e come luogo santo, per le libazioni, le offerte e probabilmente per dei sacrifici. Vengono per le feste, le preghiere e per i pasti, che per alcuni e in certe occasioni presentano un aspetto comunitario».
Alla luce di queste proposte, si può dunque convenire che - se il lavoro di presentazione dei testi è ormai a conclusione o quasi, come si è detto - resta aperto il problema della loro interpretazione, della loro collocazione ambientale, dello spirito del movimento che li ha ispirati e trasmessi. E tale interpretazione investe anche le vestigia archeologiche, che appunto sembrano rimettere in circolazioni nuove interpretazioni e visuali, anche notevolmente allargate.
Qurnran infatti come luogo non esauriva - ci pare -l'esistenza e l'ampiezza del movimento esseno, ma fu solo un punto forte di aggregazione e riferimento ideale soprattutto tra la metà del I sec. a. C. e la sua estinzione quasi totale nel 68 d. c., con l'arrivo dei romani.
Quali le cause e le condizioni di questi dati? Se infatti - da un punto di vista di individuazione del movimento - può apparire irrilevante la conoscenza esatta della sua origine (se durante o dopo l'esilio babilonese, o anche molto dopo), una prima costatazione porta a ritenere che Gerusalemme non polarizzò completamente l'esperienza del giudaismo post-esilico, come codificò una certa letteratura successiva, canonica o rabbinica, ma ci furono altre forme di vita e poli di riferimento.
Qurnran inoltre dimostra lungo la sua storia come anche i rapporti con la Città Santa variassero a seconda delle istituzioni ivi vigenti, che vanno dal clero del secondo tempio, alla sua delegittimazione sotto i Seleucidi, alla rivolta maccabaica, agli Asmonei, fino agli Erodi e a Roma stessa. Il movimento etnico-religioso che ha il punto di riferimento a Qurnran non si può infatti giudicare in modo omogeneo e monolitico nell'arco della sua esperienza plurisecolare, verosimilmente dall'esilio babilonese alla caduta di Gerusalemme. Così come non è possibile allinearlo esclusivamente nella classificazione di esseni, secondo gli schemi degli storici giudei e romani del I sec. d. c., anche se quest'ultima classificazione ne rispecchia la sua fase evolutiva e finale, a noi più nota.
Ci sia allora permesso proporre suggestioni maturate in seguito alle nuove ricostruzioni e proposte.
Il movimento in questione era verosimilmente molto esteso, più di quanto generalmente si è portati a pensare. La sua collocazione quindi poteva estendersi lungo la valle del Giordano e oltre, a nord, e a sud lungo il Mar Morto e oltre il deserto, tanto da chiedersi se non si possa pensare a un'ampia area che vada dall'Egitto alla Siria. Questo spiegherebbe - per es. - come nel periodo del secondo tempio il movimento riuscì a essere alternativo alla stessa Gerusalemme, e come alle origini del cristianesimo Paolo trovi cristiani a Damasco, 6-7 anni dopo la morte di Gesù, e anteriormente a ogni predicazione apostolica.
Come interpretare allora il movimento all'interno del giudaismo e delle origini cristiane?
Stando alla maggioranza degli studiosi, la figura dominante del maestro di giustizia, contrapposta al sacerdote empio, sembra rispecchiare l'epoca della delegittimazione del sacerdozio oniade a Gerusalemme, sotto Antioco IV Epifane, con la nomina dei vari Giasone, Menelao e così via. Saremmo quindi all'inizio dell'insurrezione maccabaica, che appunto anche nel deserto di Giuda intorno a Qurnran avrebbe potuto trovare sostenitori e adepti. Ma - come si è detto, secondo Humbert - non ci sarebbero stati insediamenti del movimento qumranico sotto gli Asmonei G. Ircano e A. Ianneo. Dov'erano allora? che cosa facevano? Ben poco sappiamo. Finora anzi si diceva che il movimento aveva abbandonato Qurnran all'epoca di Erode il Grande, in seguito al presunto terremoto del 31 a. C.
Dov'erano e che cosa facevano?
Sappiamo che Erode ha protetto in qualche modo gli esseni, e lui stesso era un frequentatore della zona di Gerico, dove aveva ingrandito i palazzi asmonei, costruendovi la sua reggia d'inverno, e rilanciando le acque calde termali di Calliroe, a nord-est del Mar Morto, oltre alle varie fortezze disseminate ovunque.
È significativo poi che nella Gerusalemme erodiana proprio a sud del palazzo regale - sul Sion attuale - si formasse un quartiere esseno, dove tra l'altro, secondo i Vangeli e gli Atti degli apostoli si svolsero gli eventi pasquali definitivi di Gesù e dei suoi discepoli.

È dunque possibile che con Erode il Grande, il movimento qumranico o esseno abbia registrato una ripresa, non solo nella Valle del Giordano e mar Morto, ma nella stessa Città Santa, tanto da proporsi poi successivamente come quel grande movimento religioso che conosciamo dall'archeologia e dai manoscritti a noi giunti copiosamente.
Resta comunque - il movimento qumranico - una grande esperienza religiosa ed etnica del deserto, con le caratteristiche tipiche dell'antica religione patriarcale e soprattutto dell'Esodo mosaico, nella quale è radicato inesorabilmente l'ebraismo, ma alla quale si collegano anche gli esordi del cristianesimo, con la vita e la predicazione del Battista, il battesimo e gli inizi del ministero pubblico di Gesù.
Che sia tutto ciò che ha spinto lo stesso giudaismo - dopo il 70 d. C. - a lasciare nel silenzio questo movimento?
E come mai il NT non solo non polemizza, ma a sua volta tace?
Non c'è forse tra questo movimento e lo stesso cristianesimo un terreno d'intesa iniziale, una simbiosi di caratteristiche, che poi inevitabilmente porteranno sia all'estinzione dello stesso essenìsmo,17 che all'espansione del cristianesimo?
Bernardo Gianluigi Boschi

NOTE

1. In inglese: l'edizione fondamentale della Oxford Press, AA. Vv., Discoveries in the Judean Desert (of Jordan), in vari volumi in corso di pubblicazione (cf. ora E. Tov [con S. J. PFANN], The Dead Sea Scrolls on Microfiche: Companion Volume, Leiden - New York - Koln 1993). In francese: J. CARMIGNAC- E. COTHENET - P. GUILBERT - H. LIGNEE, Les Textes de Qumran, I, Paris 1961; II, 1963. In tedesco: E. LOHSE, Die Texte aus Qumran. Miinchen 1964, 21971; J. MAIER, Die Texte von Toten Meer, 2 voll., Base11960; J. MAIER - K. SCHUBERT, Die Qumran - Essener, Miinchen – Basel 1973. In spagnolo: F. GARCIA MARTINEZ, Textos de Qumran. Madrid 1993.

2. F. MICHELINI - TOCCI, I Manoscritti del Mar Morto. Introduzione, traduzione e commento. Bari 1967; L. MORALDI, a cura di, I Manoscritti di Qumràn. Torino 1971, 21986; TEA, 150, 1994.

3. Per il primo caso citiamo il gruppo dello stesso Stegemann, per il secondo caso richiamiamo le Comunicazioni a Cambridge (GB), per es., di E. PUECH e A. LEMAIRE su alcuni frammenti presso privati di brevissimi testi qurnranici nell'ultimo Congresso IOQS (Intern. Org. for Qurnran Studies) del 16-17/7/1995.

4. Y. YADIN, Megillat ham - Miqdas. The Tempie Seroll (Hebrew Edition) Jerusalem 1977, voI. I - III + IIIa. L'edizione inglese apparve nel 1983. In italiano esistono i testi curati da E. Juco in L. MORALDI, a cura di, I manoscritti di Qumriin, Torino 21986, 733-811, e dal compianto A. VIVIAN, a cura di, Il Rotolo del Tempio (TVOA 6, 1), Brescia 1990.

5. Non siamo favorevoli a un'esistenza di testi cristiani a Qumran, neppure del NT, come nel caso dell'ipotesi O'Callaghan, per cui cf. RB 102(1995), 570-591.

6. Come dimostra il Convegno dell'Aquila del settembre 1995 su NT e Qurnran, con prossima relativa pubblicazione degli Atti presso EDB, Bologna 1997.

7. Meno confortante è lo stacco tra gli specialisti e il resto della cultura - anche religiosa - e la stessa informazione, dove attecchiscono facili manipolazioni o estremismi.

8. Questo non esclude - a nostro parere - l'esistenza di un materiale affine, che potrebbe trovarsi dall'Egitto fino alla Siria, attraverso la valle del Giordano. Ma resta un'ipotesi estremamente labile e generica. Salvo, ovviamente, gradevoli e graditi imprevisti.

9. Per quanto riguarda l'Italia non citiamo il numero rilevante di articoli, rinviando alle rassegne specializzate, ma ci permettiamo di segnalare i libri più interessanti, oltre ai citati testi di MICHELINI TOCCI e MORALDI: S. MOSCATI, I manoscritti ebraici del deserto di Giuda, Roma 1955; E. PIATTELLl, Inni di ringraziamento (dai MSS del M. Morto), Firenze 1959; L. CIRILLO, Qumran e le origini dell'Eucarestia nel NT, Napoli 1965; F.S. PERICOLI RIDOLFINI, Alle origini del Monachesimo. Le convergenze essene, Roma 1966; A. PENNA, I figli della Luce, Fossano 1971; L. MORALDI, Il Maestro di Giustizia, Fossano 1971; l.A. SOGGIN, I manoscritti del Mar Morto, Milano 1978; II ed. aggiornata 1987; il cit. A. VIVIAN, Rotolo del Tempio, Brescia 1990; C. MARTONE, La «Regola della Comunità». Edizione critica (Quaderni di Enoch, 8), Torino 1995. Tra i libri poi tradotti in italiano segnaliamo; J.T. MILIK, Dieci anni di scoperte nel deserto di Giuda, Torino 1957; M. BURRows, Prima di Cristo. La scoperta dei rotoli del Mar Morto, Milano 1961; I. JEREMIAS, Il significato teologico dei reperti del Mar Morto, Brescia 1964; K.H. SCHELKLE, La Comunità di Qumran e la Chiesa del Nuovo Testamento, Roma 1970; R.H. EISEMAN - M. WISE, Manoscritti segreti di Qumran, ed. ital. a cura di E. JUCCI, Casale Monferrato 1994; J.A. FRRZ- MYER, Qumran. Le domande e le risposte essenziali sui Manoscritti del Mar Morto (Gdt, 230), Brescia 1994; J.C. VANDERKAM, Manoscritti del Mar Morto. Il dibattito recente oltre le polemiche, Roma 1995; K. BERGER, I Salmi di Qumran, Casale Monferrato 1995.

10. Individuando appunto almeno 2 o più famiglie di testi, o palestinesi - nella linea di F. CROSS - o anche introducendo una pista babilonese per il TM, nella linea di I. Tov.

11. Cf. G. BOCCACCINI, Il Medio Giudaismo. Per una storia del pensiero giudaico tra il terzo secolo a.e.v. e il secondo secolo e.v. (Radici 14), Genova 1993.

12. Cf. K. BERGER, l Salmi di Qumran, Casale Monferrato 1995.

13. Fouilles de Khirbet Qumran. Album de photographies. Répertoire du fonds photographique. Synthèse des notes de chantier du Père Roland De Vaux, présentés par Jean - Baptiste Humbert op et Alain Chambon au nom de l'Ecole biblique et archéologique française de Jérusalem (Novum Testamentum et Orbis Antiquus. Series Archaeologica 1), Fribourg, Suisse - Gottingen 1994. Rinviamo a una nostra presentazione in «Osservatorio Bibliografico» di Rivista Biblica Italiana 3(1996).

14. J.B. HUMBERT, «L'espace sacré à Qumran. Propositions pour l'archéologie», in RB 101(1994), 161-214.

15. Noi stessi ce ne siamo occupati in uno studio in corso di pubblicazione In memoriam di F. VATTIONI, a cura di L. CAGNI.

16. Noi stessi abbiamo espresso perplessità nel art. cito in memoriam di F. VATTIONI.

17. Come mai a Qumran si trovano testi non canonici (come lo stesso Sir) o in greco (per noi più della LXX che del NT)?


INDICE GENERALE

Capitolo 1
SCOPERTE

Capitolo 2
QUADRO DI PARTENZA

Lo stato delle pubblicazioni
L'età dei manoscritti

Capitolo 3
I ROTOLI E L'OPINIONE PUBBLICA MODERNA

Il volume «VerschluBsache Jesus»
Acquisti di manoscritti e diritto internazionale

Il best seller Jesus von Qumran
Il best seller Jesus und die Urchristen

Capitolo 4
GLI SCAVI

Khirbet Qumran
Ein Feshkha
Edifici e installazioni dell'insediamento di Qumran
L'edificio principale .
Altre costruzioni del complesso principale
Gli edifici dell'azienda artigianale-commerciale
Il laboratorio per la concia delle pelli
Altre costruzioni a uso artigianale-commerciale
La sala delle riunioni
I cimiteri

Locali adibiti ad abitazione e dormitorio
La finalità dell'insediamento di Qumran e di Ein Feshkha
Destino dell'insediamento di Qumran

Capitolo 5
LE GROTTE DEI ROTOLI

La data della distruzione di Qumran
Monete
Tradizione storica
Lo stato dei rotoli nelle grotte
Conclusioni
Altre teorie su Qurnran
Professor Norman Golb
La teoria delle grotte cultuali
I Donceels

Le grotte in cui sono stati trovati manoscritti: 1Q-11Q
Grotta 1Q
Grotta 2Q
Grotta 3Q
Grotta 4Q
Grotta 5Q
Grotta 6Q
Grotte 7Q, 8Q e 9Q
L'Esapla di Origene
Grotta 10Q
Grotta 11Q
Conclusioni


Capitolo 6
IL CONTENUTO DELLA BIBLIOTECA DI QUMRAN

Le funzioni originarie della biblioteca di Qurnran
Le nuove conoscenze offerte dai ritrovamenti di Qumran
Manoscritti biblici
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Apocrifi
I libri di Tobia e di Gesù ben Sira
Pseudo-epigrafi
Il libro dei Giubilei
I libri di Enoch
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Nuove opere pre-essene
Il rotolo del Tempio
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L'apocrifo della Genesi
La nuova Gerusalemme
La liturgia angelica
Testi sapienziali
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Opere relative al calendario
La regola della guerra
Scritti esseni
L'istruzione del maestro a Gionata
La raccolta innica Hodayyot
Regole della comunità
Trattati di studiosi della Bibbia
I commenti dei profeti
Una congratulazione per il re Alessandro Ianneo
Un calendario con i giorni commemorativi
Una lista di ammonizioni ufficiali
Conclusioni


Capitolo 7
GLI ESSENI

Antiche relazioni sugli esseni
Le odierne valutazioni sugli esseni
L'origine degli esseni

La carica di sommo sacerdote del maestro di giustizia
La fondazione dell'Unione essena
L'ulteriore storia degli esseni
Le peculiarità degli esseni
Gli esseni popolo di Dio di Israele
Il calendario
I sacrifici nel tempio di Gerusalemme
La comunione dei beni
Bagni rituali, momenti di preghiera e pasti cultuali
Matrimonio, famiglia ed educazione
Ammissione, posizione giuridica ed esclusione
Dottrine degli esseni

Angeli e demoni
Tempo della fine, giudizio finale, messia e tempo della salvezza
La risurrezione dei morti

Capitolo 8
GIOVANNI BATTISTA

Azione e figura del Battista
Relazioni con gli esseni?
L'importanza delle scoperte di Qumran

Capitolo 9
GESÙ

Il regno di Dio
Il giudizio finale
I libri profetici
La Torah
Conclusione

CapitoLo 10
CRISTIANESIMO PRIMITIVO


Capitolo 11
GIUDAISMO RABBINICO


BIBLIOGRAFIA

ABBREVIAZIONI

Antico Testamento
Torah, Pentateuco
Libri storici
Scritti
Libri dei Profeti
Testi di Qumran
Nuovo Testamento

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